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UNA STORIA DI TROPPO
Bruno Mancini
Poesie
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SCOPRIRONO
EUTANASIA
TEMPO
EQUIVOCO
POVERO AMORE MIO
SPIGOLO
UNA STORIA DI TROPPO
Il quinto dito di una mano.
Forti emozioni più
forti, fortissime.
Lei troppo prima.
Nel tempo perduto di un viaggio astrale
la nostra coppia
solitaria
– in solitudini senza tempo –
s’arrocca in semplici schemi
– d’amore è troppo -.
Lei – pensa – troppo unica.
“Rivederci un giorno”
“Appuntamento in centro”
“Va bene, ai treni”
“All’ora di punta”
“Che non sia Carnevale”
Troppo amore non serve.
Lei – pensa – troppo uguale.
Troppo nuda
troppo sincera
troppo significante.
L’attesa è del troppo gradevole.
Ma il vecchio corsaro ora vuole la noia
– pretende
attende –
l’ultima emozione prima
ignota, offensiva.
Sul fasciame di un suo vascello
– disteso –
alla fonda in acque mitiche
– solo –
il sole affisso all’albero alto
– chiuso –
lasciati avvizzire i ricordi
cerca – e sbaglia –
la Noia.
L’ultima emozione è più
forte, fortissima:
se assale è solo da sola
solissima
senza illudersi d’essere attesa
assimilata
per poi dissolvere anche i rimpianti
– scrupoli –
di non essere ancora
appartenuta.
E Franco potrà dire
“Il tema è favola
la storia è antica
il passo è breve
accettati
e lascia libere le tue certezze”.