Un omaggio ai tifosi del Napoli

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Un omaggio ai tifosi del Napoli

Un omaggio ai tifosi del NapoliIl furto della foto

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Primo giorno

«… In bella vista una maxi foto, 40X60.»

Edoardo: -«Mostra Il Pibe mentre si accinge a tirare un calcio di punizione.

Barriera superata.

Incrocio dei pali.

Portiere incredulo.

Palla nel sacco.

Cinquantaseimila urli.

Goooool.

Centododicimila mani applaudenti.

Goooool. Goooool.

Sei milioni di cuori in subbuglio.

Pum pum pum

Goooool. Goooool. Goooool.

Una sola canzone: “Maradona è meglio e Pelé”

Goool

Goool

Goool.

10 Maggio 1987, chi c’era non potrà dimenticare.

Io c’ero.

Messe in disparte, accantonate, dimenticate tutte le vergogne della nostra atavica inciviltà, ogni mortificazione della nostra servile accondiscendenza, gli slanci eroici dei nostri falliti assalti ai criminali soprusi, il vilipendio continuo delle nostre tradizioni, il nostro essere un popolo cittadino con tutti capi e nessun padrone -tutti compari e nessun amico-, la miseria del nostro dolore incompreso, la mortificazione permanente della gente senza diritti e senza rispetto per le leggi, gool, Diego è grande, noi siamo campioni, il Pibe è il meglio, noi usciamo tutti dai ghetti dai vasci dai fossi. Il 10 Maggio 1987, all’invasione pacifica, alla festa della festa, c’eravamo tutti da tutti i vicoli e da ogni quartiere.

Sfilarono i contrabbandieri di Santa Lucia, i femminielli dei Gradoni di Chiaia, i mariuoli dei Cagnazi, gli avvocati dei Quattro Palazzi, i politici di Piazza Municipio, i cozzicari di Mergellina, i pescivendoli, i medici, gli ambulanti, bambini e mamme ciascuno per proprio conto.

Mancavano soltanto le Frecce Tricolori, il Presidente della Repubblica, il Papa e Bin Laden, ognuno per un valido motivo.

10 Maggio 1987.

La foto di Diego mentre calcia una punizione dal limite dell’area di rigore, con la maglia azzurra che non si fregia ancora dello scudetto sul petto.

La sfera, accarezzata dal superbo piede di un mito, si alza da terra insieme ad un unico filo d’erba, si dirige verso gli avversari che, saltando, tentano di intercettarla, li sfiora superandoli, si allontana dalla nutrita barriera posta a protezione dell’angolo indifeso della rete. Il portiere rimane immobile, esterrefatto, intanto che la palla senza fretta, rotolando dolcemente su se stessa come una perchia tra le alghe smosse dall’onda di marea, telecomandata, s’insacca baciando beffarda l’incrocio dei pali.

Goool.

Goool:

Alle dodici, come tutti i giorni da un mese circa, l’ho sistemata sul cavalletto leggio. Due ore dopo, esattamente alle13,45 la foto non era più al suo posto.

Rubata.

Ho scelto, in un primo momento, di continuare ad agire fingendo di non essermene accorto: fare buon viso a cattivo gioco, al fine di superare nel miglior modo possibile la rabbia che mi opprimeva per l’impotenza verso la loscaggine inaudita ormai in pieno sviluppo finanche nei nostri luoghi a carattere ludico. Ho privilegiato, in maniera concreta, la necessità di superare con un breve stallo l’attesa di una improbabile favorevole soluzione…

 

Il furto della foto

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Il furto della fotoDi Bruno Mancini
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10 Maggio 1987,chi c’era non potrà dimenticare.
Io c’ero.Messe in disparte,accantonate, dimenticate tutte le vergogne… Altro >

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DILA

Premi Otto milioni

Bruno Mancini