Terza parte “Penne Note Matite” – Antologia della sesta edizione del Premio internazionale “Otto milioni”

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Terza parte “Penne Note Matite” – Antologia della sesta edizione del Premio internazionale “Otto milioni”

Prima parte “Penne Note Matite”

Seconda parte “Penne Note Matite”

Terza parte “Penne Note Matite”

Quarta parte “Penne Note Matite”

Quinta parte “Penne Note Matite”

Sesta parte “Penne Note Matite”

Settima parte “Penne Note Matite”

Ottava parte “Penne Note Matite”

Nona parte “Penne Note Matite”

Decima parte “Penne Note Matite”

Terza parte “Penne Note Matite” – Antologia della sesta edizione del Premio internazionale “Otto milioni”

Penne Note Matite – Prima di copertina

Penne Note Matite testo completo dell'Antologia della sesta edizione del Premio internazionale "Otto milioni"

Penne Note Matite –  Quarta di copertina posteriore

Penne Note Matite –  Copertina completa

Pag. 32-33

Bruno Mancini
Brulichio

Brulichio di tante palline
buttate a caso insieme per terra.
Come fai a parlarmi?
Quel fiore che vive una notte
per ogni
cent’anni.
Come fai a parlarmi?
Ricordarmi qualcosa.
A quest’ora. A quest’ora.
La pelle ubbriacata
come s’io stessi ancora
ad ungerla di gin
nell’ombelico vuoto piccola coppa,
e a grande mano
stendessi al seno,
al collo.
Girati.
Tutta la schiena
e natiche.
Piuma.
Sulle montagne
un forte vento di neve
ha ricoperto gli alberi.
Come fai a parlarmi?
Quella tua lunga verginità
presa in due ore
su un letto di tovaglie.
Brulichio di tante palline
buttate a caso insieme per terra

Bruno Mancini
Noņirb

Noņirb lērums krellīšu
nejaušā sviedienā,kopā, pret zemi.
Kā tu uzrunā mani?
Šis zieds, kas dzīvo vienu nakti
ik pa divdesmit gadiem.
Kā tu uzrunā mani?
Atceries mani kaut kādi
šai stundā, šai stundā
reibstoša āda
kā es pats, vēl
iesviķojot džinu
tukša kausa sīka kopija
un liela roka
virzās pie krūtīm,
tad kakla.
Pagriezies.
Samilzis mūris
vēršas par pūku
Nostaļģija
stiprā sniegputenī
kas saplosa kokus.
Kā tu uzrunā mani?
tik ilga tava jaunavība
paņemta divās stundās
atsperu gultā.
Noņirb lērums krellīšu
Nejaušā sviedienā,kopā, pret zemi.

Bruno Mancini
Segni

Rendimi pari desideri e sbagli:
è alle acque il sogno.

Sbattono soli su scogliere
in fiamme.

Rompono stasi,
squadrano paesi,
traguardi di vicoli e ghetti
di stagni e di betulle,
“Curvi i bambini a leggere le sabbie”.

Svolgiti,
arrenditi.

Altro è sudare
altro è sommergersi.

Battono onde su scogliere
ruvide.

Non siamo stati insieme
lungo la Senna
– sui monti della follia –
a passo di Tamigi
– in anni di malinconia –
alla foce dell’Arno – d’autunno -.

Canto elegiaco
canto di mare.

Bruno Mancini
Zīmes

Atgriez man dažas ilgas un kļūdas
Tā,virs sapņu ūdeņiem.

Sitas daži,lai iekļūtu
liesmās.

Sadrūp stāvus,
kaisoties pa zemēm,
mazu ieliņu,graustu pilnām
un ar dīķiem,ar bērziem.
‘’Bērni noliecas,lasot smiltis’’.

Šaipus,
Padodoties.

Kas cits ir sviedri,
kas cits ir zemūdens dzīles.

Sist viļņus,lai veidotu
riņķus.

Mēs neesam te kopā
gar Sēnu,
-kalnos virs pūļa
pie Temzas
-skumju gados-
Pašu sejās.

Nodzēsta dakts,
Trīsoša dziesma.

Pag. 34-35

Roberta Panizza
Tu, poesia

Tu, sul ciglio del mio baratro
aliti umori di sottofondi e mare
-salmastro che emerge nelle notti-
e spingi a guardare ciò che dentro
muove l’urlo in pieno petto.

No, non posso con gli occhi toccare
a lungo il tuo volto che mi fa pietra
in faccia al ghigno delle serpi destino
e mi racconto spiandomi di sbieco
a te, definizione dell’esistere senza.

Mai spesso lascio che il tuo magnesio
mi dilani di luce dentro
fingendomi sempre che sia tu a non volere.

Roberta Panizza
Tu, dzeja

Tu, uz manas pieviltās skropstas
zemapziņu kaprīzās vēsmas un jūra
-dzirdu, kas sarosās naktīs-
un dzen skatīt to,kas izlauž
kliedzienu visā skaļumā.

Nē, es nevaru ar acīm aizskārt
ilgi tavu seju, jo par akmeni topu
stingā veidolā likteņa lokos
un es stāstu, pa spraugu raugoties,
ir definēta eksistence bez.

Tik bieži kusu, ka tavs magnēts
mani ar iekšēju gaismu izstiepj
allaž tēlojot, ka tu negribi to.

Roberta Panizza
Per sempre

In soliloquio d’orbite
ci cattura il nostro sole
e vaghiamo
nella profonda quiete del noi.

Altri pianeti percorrono
il grande cielo mascherato d’eterno
e silenzioso
ma noi disconosciamo il tempo
intrecciando nel rotondo danzare
le nostre aritmiche melodie.

Pulviscoli di solitudine
-orfani di proprie gravità-
ci superano accanto bisbigliando
le loro scandalose profezie.

Roberta Panizza
Vienmēr

Orbītu lokos
kas iesloga mūsu sauli
un blandās
dziļā mūsu mierā.

Citas planētas šķērso
milzu debesis, maskējoties par mūžību
un klusumu
tomēr mēs neatpazīstam laiku
griežoties riņķa dejā
mūsu aritmiskajās melodijās.

Vientulības staipekņi
-pašu smagmes bāri-
plīvo, visapkārt čukstēdami
skandalozus pravietojumus.

Pag. 36-37

Roberta Panizza
Profezie

Lo dice l’aria
se porta venti dal calore greve
scivolati da un futuro umido di gelo
sulle braci forti di ieri
se pesante nebbia agli occhi cade
e non ti vedo.

Lontananza
è un sentimento di invalicabili perché

-orogenesi tra noi-
che svuota di universi il cuore.

Roberta Panizza
Pravietojumi

To saka gaiss
Ja atnes vējš versmainu svelmi
Atmetot tevi no nākotnes mikli saltas.

vakardienas stiprajās rokās
ja smagnēja migla krīt acīs
un neredzu tevi.

Tālums
ir no bezjēdziģām sajūtām, jo
-lai tas paliek starp mums-
iztukšo sirds visumu.

Roberta Panizza
Ti cerco

Mischia i cuori la sorte-destino
e li getta sul tappeto morbido dei sogni
prato di steli curvi di rugiada
che nello sciogliere dell’indaco
ancora non credono al mattino.

È fragore di luce al magnesio questo giorno
e nulla dice ai passi confusi sul selciato.
Ma io ti cerco
in faccia alle intelligenze del creato
che sanno forse i miei ti voglio
certezza e senso ancora
nella pallida sequela dei tramonti.

Roberta Panizza
Meklēju tevi

Mulsina sirdis liktenis-nolemtība
un met tās sapņu mīkstajos paklājos
līku rasas stiebru pļavās
violetos klintājos
aizvien tās netic rītam,

Šīs dienas trauslais magnētisms
Kad nav, ko sacīt par biklajiem soļiem,tālāk
Bet es meklèju tevi,
radības viedajos veidolos
kas varbūt zina manus gribu tevi
noteiktība un jēga,aizvien
bālajos saulrietu dublos.

 

Pag. 38-39

Sezione affidata a Liga Sarah Lapinska, Ambasciatrice in Lettonia per conto dell’Associazione culturale
“Da Ischia L’Arte – DILA”.
Opere poetiche finaliste degli autori selezionati da Liga Sarah Lapinska per la partecipazione alla
sesta edizione del premio internazionale “Otto milioni”.

Cod. 02 – Liga Sarah Lapinska
No, non sono felici

No, loro non sono felici nei giochi con bacchette magiche per illudersi -mai gli altri se tutto
si ripete come sempre nella vita.
Paura: andare fuori dall’imitazione.
Alcuni hanno occhi, altri hanno orecchi ben oltre oceani –con radio ultra potenti-, ma non hanno Tribù. Non le Nazioni.

No, loro non muovono legioni,
isolati in se stessi.
La ricerca totale crea solo
fraintendimenti e finge cordialità:
“Come stai? Sai, sono inquieto per te.”
Sempre qualcuno chiede notizie dell’altro, per il suo piccolo interesse.
Con i suoi miseri intrighi.
Secondo le regole?
Poi, senza argomenti propri
per i quali aspettare risposte,
vive e tremende, sono tristi anche scherzando, di solito.
Quindi, spesso, io li abbandono,
come non si potrebbe mai senza conoscerli questi infelici, quasi potenti, dalle lunghe inutili esperienze.

Cod. 03 – Vera Roke
M’inchino

Per te, terra nativa mia,
per i tuoi campi verdi
e le colline ricoperte di tigli.

Per ogni contadino
che dona la semina al suolo.
Per le sere calde,
tra campanelli e fiori.

M’inchino in basso
per te, che sei dapprima la madre mia,
e con le mie radici,
ti abbraccio profondamente.

Non cercherò il paradiso
in un’altra terra.
Voglio crearlo qui,
come mio dovere d’onore.

Cod. 04 – Jānis Lapinskis
Per l’uomo

Puoi splendere come il sole
ed essere colorato come l’arcobaleno, duro come un diamante d’India.
Puoi muoverti come un atomo,
essere paziente… proprio l’oceano.
Essere superiore e buffone e nulla.
Tutti i prati esauriti.
Le crepe sono larghe
e rammendati i fori.
La cima crescerà di un’altra cima,
invece la radice diventerà la terra.
Non valgono nulla le tue ambizioni!
Chi crescerà?-Chiedi tu.
Devi fracassare quello che c’è
per diventare arcobaleno.
Essere del sole nel cielo.
Taglia la trama. Strappa il foro.
L’albero cresce meglio sulla radura.
Chi vuole respirare, deve uccidere.
Chi vuole mangiare, deve uccidere.
Chi non è assassino, diventa vittima.
Diventa rovina colui che non crea rovina.
Non tema il vuoto. Il vuoto non esiste.

Cod. 06 – Modris Andzàns
L’arco limitato

Quanto poco ci curiamo
di chi ci sta vicino.
Non vogliono incontrarlo… e basta. Anche se le nostre case sono distanti il tratto di un sentiero, i nostri interessi li scagliano fuori da noi stessi.
Più importante è l’itinerario,
e via di corsa per andare via.
Per andare via verso la vita, e spingerci avanti, come se niente potesse toccarci.
L’importante è raggiungere un posto concreto.
Ma il ponte può crollare e si finisce la corsa.

Il mondo mercantile domina intorno a noi, e sembra un bene se ci dividiamo dai nostri vicini.
Comunque, chi si trova là, oltre uno sguardo per noi è “l’altro” visto solo come peccato.

Vedo che pure io sono stato bacato da questa epidemia.
Abito in una cuccia, ancora senza la catena, e non credo che splenderà diventando fratello dell’uomo a me più vicino.

Pag. 40-41

Cod. 10 – Eva Strazdiņa
Prova a credere

Ieri ho sognato il mare.
Oggi bagniamo i nostri piedi,
in due, nelle onde quiete,
baciando le labbra una dell’altro.
Sono felice con te, lo vedi.

Ero in una prigione di depressione,
solitaria con il mio dolore, in due.
Oggi splende il sole sopra il mare,
nel mio cuore giovane, ma spezzato,
oggi guarito, perché sono tua.

Dopo la sera delle onde nere
risorgerà la mattina più chiara.
Crescerà l’erba brillante, si sveglieranno i cuori.
Siamo felici tra il mare e tra i prati,
in due con le onde, in due con le erbe.
Sono felice con te, non più stanca.

Cod. 11 – Mairita Dūze
I pensieri

Come colombe i pensieri miei
volano con me.
Girano, girano,
sia più in alto, sia più in basso.

Talvolta loro ronzano dolci nell’orecchio,
talvolta loro pungono proprio come api.
Talvolta loro sibilano proprio come serpenti,
talvolta si ascoltano, attenti a me.

Da dove venite, voi,
dove abitate, in quali angoli dell’anima?
Nel cuore mio ardente,
o forse venite dall’Universo?

Durante tutta la vita volano con me.
Pare che mai abbiano pace.
Solo nelle notti loro riposano,
o forse solo a me sembra cosi?

Devono ronzare dolcemente,
per ciò, finché loro operano,
io posso vivere tranquilla
con la consapevolezza di essere viva.

Cod. 12 – Didzis Laidins
Il vento dondola

ll vento dondola la porta, le finestre.
Voglio, sì, voglio chiamarti.
Il mio attimo gioca con questo giorno.

Ti chiamerò ancora domani.
Il vento dondola la porta, le finestre.

Lo so c’incontreremo presto.
L’anima con il suo sorriso
potrà aspettarti, potrà.

Il vento dondola la porte, le finestre.
Faccio quello che so meglio, di più,
aprendo tutto ciò che è chiuso,
vado insieme con il vento.

Il vento dondola la porte, le finestre.
Io vedo come sventolano i capelli tuoi.
Se qualcosa ancora non è detto,
lo dirai proprio tu.

Cod. 13 – Elīna Zālīte
Dedicata al musicista di strada

Nel sotterraneo di Riga: il blues.
Un sassofono ci versa suoni sopra i piedi.
I passanti non ascoltano. I passanti corrono
in fretta, al lavoro, al teatro, a casa.

Il blues culla il sotterraneo di Riga.
Nel tunnel gioca un eremita, silenziosamente.
C’è un posto dove i sogni e le speranze spingono.
C’è un posto dove l’anima viene spezzata a metà.

Nel sotterraneo di Riga risuona di nuovo il blues.
Monete cadano come schiaffi sulla guancia.
Riga ha i suoi talenti.
Poveri.
Nudi.

Pag. 42-43

Cod. 14 – Ligija Kovaļevska
Per la mia Latgalia

Dai laghi chiari di Latgalia
l’anima mia prende ristoro,
sopra coline verdi, passeggiando.
Il mio spirito riceve forza.
Alzando punte verso il cielo,
le torri delle chiese suonano campane,
sulla mia patria, tanto distesa,
la clemenza di Dio fluisce.
Crescono i figli come i tigli che qui fioriscono.
Ed altrove il sole non è cosi bello, mentre tramonta.
Dio stesso canta la sua canzone per la mia Latgalia.

Cod. 15 – Janis Zarins “Jan”
Il poeta

Il poeta sta sul ciglio stradale
e scrive di giorno, di notte, di sole-
la Musa mia.

Essendo sempre di poeta,
nelle mani dolcemente vibra,
la penna stilografica tua.

Il poeta sta sul ciglio stradale,
e scrive di amore, di felicità-
la Rosa sua.

Essendo sempre di poeta,
per unire le parole con i pensieri,
la carta di foglia è tua.

Il poeta sta sul ciglio stradale
e scrive di desideri, di memoria-
l’Amore suo.

Essendo sempre di poeta,
nessuno ne distinguerà le parole
e la vita mia.
Questo è mondo mio.

Cod. 16 – Eva Martuza
Mi accarezzo al buio

Quando nel buio s’incanta il cielo delle stelle,
devo trasformarmi-
non lo so -nel mare, nel fiume, nel pozzo-
non lo so, ma mi sento.
Mentre il cielo nel buio s’incanta delle stelle.
mi verso in te come il mare infinito.

Il fiume, esonda dalle sue rive, in poco abisso.
Pare anche a te che mando le mie ragioni in giro?
Quando il cielo nel buio s’incanta delle stelle?
Temo la libertà dei sentimenti,
e poi mi nascondo nella luce.

Cod. 17 – Anita Zvaigzne
Non importa

Non importa cosa c’era ieri.
Nelle mie mani i fiori ghiacciano.

Ho freddo nel gelo.
Pioppi tremuli con le betulle s’incontrano,
noi mai.

Ribelle ed ingannata.
Nevicano polveri della memoria.
Mi dispiace un po’.
Il rosso delle fiamme.
Erano gli anni della luce.
Eri tu con me.

Fioriscono i noccioli.
Tra la felicità e la disgrazia,
solo un passo.

Le frangole vicino al fiume,
là le tue memorie,
come tua eredità.

Adesso, senza radici,
libera come uccello nell’aria
nell’attimo dell’eternità.

Pag. 44-45

Cod. 18 – Liga Sarah Lapinska
Verso la via Tarot

La luna cresce ogni ora,
Gli anelli miei cadono nelle tasche.
Forse è la stessa via?
No.
Questo stigma resterà per sempre.
Disgeleranno acciaio e ghiaccio.
É cambiato tutto, solo le facce
talvolta cambiano, talvolta sono le stesse.
La prima stella della sera,
solo pare, che sia piccolina,
non così distante, nemmeno.
Adesso vado verso la via di Tarot, verso la possibilità, non voluta.
La torre in rovina liberi la mia strada.
Sopra la via di Tarot m’alzo in volo, mentre un diavolino nel palmo porta il fuoco.
Dalle ceneri germogliano scintille.
Quando teniamo nelle palme il fuoco, siamo le semine per un nuovo albero del mondo.
Nelle mani, dove stringo il destino tuo, lasciando via le esperienze.
Le morti.
Non è un secondo così indipendente.

Cod. 26 – Nika Kolinz
Ma in questo mondo niente non è imparziale

Ma in questo mondo non è niente imparziale:
diversi gusti e opinioni d’arte.
E tempeste di parole rumoreggiano per i più attivi.
In tal modo uccidono i sentimenti veri.

Puoi essere un niente, secondo gli altri.
Non subito i creatori vengono accettati.
La gente non vede i geni, costruendo
i critici palazzi di virtù.

Presto dolori di questioni invadenti,
però, non subito sviluppano le città.
Comunque, la storia innalza i migliori
e salva loro nei libri per sempre.

Cod. 27 – Nika Kolinz
Zittisco

Zittisco, pensando di te,
abbracciandoti per le spalle, nel passato.
Però restiamo distanti:
sono con la presenza del dubbio.

Davvero vorrei tornare indietro?
Non si può più, sono invecchiata…
Lascio la memoria quasi chiusa,
per rammentare al prossimo risveglio.

Cod. 28 – Liga Sarah Lapinska
Dove mi aspetta

La primavera arriverà inaspettata, attraverso ipotesi e autunno, dove la neve incerta
sopra i rami degli alberi sulle foglie morte si tiene, si tiene, si tiene.

Come si tiene su me.
Incanterò con la forza e la fragilità il nuovo sole, ma non lo prometto, è una speranza che passa qua e là, piena di dubbi, maligni, che passi, passi, passi.

Per vibrazioni sintetiche
uccelli migranti di nuovo gridano, e una dalle Lune, smarrita, uscita dalla sua orbita cercherà là e indietro, se altri sanno vera strada, forse al Sud,
lentamente, lentamente, lentamente.

Come ho aspettato qui mi aspettano là i primi uccelli di maggio e la forza della clorofilla,
e in ogni mia traccia, e in tanti dai miei incanti, quando sarò più profondamente in voi,
mi ricambieranno in tutti unici,
come io sono unica, unica, unica.

Pag. 46-47

Cod. 29 – Liga Sarah Lapinska
Quando sarò la pietra

Quando sarò la pietra, cosi tranquilla come il sonno, cosi forte come il centro dell’universo infinito, mentre pulsano le erbe, ed i passi che le comprimono,
attraverso in fretta, e passo a passo, silenzioso sarà il mio respiro.
Piccola ed agitata, invece, l’anima mia, come un magnete limpido in mulinello di magma mi ricorda da bambina per sentirmi più protetta a fianco di una grande pietra, coperta da muschio bianco.
Ora no, bambini, mentre io sono la pietra, non sono protetti da nessun Dio, da nessuna ombra.
Nuda contro il cielo vola con le sue ali rapaci nel blu l’aquila del mare, con i suoi venti incantati
attorno a me, cosi tranquilla da non credere.
Ah, sì! Voglio ritornare bambina, con due occhi grandi e verdi.
Voglio giocare con le bambole, adesso abbandonate nel prato senza fiori, nel prato di ninna nanna.
Ah, sì! Prima della notte, chissà cosa diventerò domani.
Voglio ritornare bambina, nel prima di una donna.
Voglio diventare pietra, nel prima di bambina.
Una piccola pietra, simile all’ambra.
L’anima grande, ma senza ali.
Mi protegga il mito come il tempo del mito.
Tutto dipende da frequenze e coincidenze tranne la mia ultima vita, l’amore mio nella notte,
il prato senza i fiori.
La pietra domani sfiorirà.

Cod. 30 – Anna Rancàne
Ogni giorno qualcuno

Ogni giorno qualcuno costruisce una chiesa,
ogni notte qualcuno la distrugge
fino al frumento.
Al mattino tutto si deve iniziare di nuovo.
Stracciando le ceneri ed i destini,
si può trovare il rosario estirpato,
in ogni perla -la preghiera non realizzata.
Ogni notte una chiesa collassa.
Si deve costruirla, ancora, di nuovo.
Serve murare le pietre nuove
in se stesse.

Sezione affidata a Liga Sarah Lapinska, Ambasciatrice in Lettonia per l’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”.
Florilegio opere grafiche degli autori da lei selezionati per la partecipazione al Premio internazionale “Otto milioni”.

Pag. 48-49

Sergey Kyrychenko Einars Repše Antonio Molina Vasconselos Miguel Piñero Vera Roke Ajub Ibragimov


Pag. 50-51

Sergey Kyrychenko
Heino Blum
Vilis Vizulis
Maurizio Pedace
Simone Vela
Janis Drozdovs

DILA

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DILA

Premi Otto milioni

Bruno Mancini

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