Massimiliano Bartesaghi e le sue prospettive urbane

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MASSIMILIANO BARTESAGHI IN MOSTRA AD ANZIO A VILLA SARSINA

Capace di cogliere immagini di spazi e luoghi restituite entro una visione nuova a partire da dinamiche differenti, MASSIMILIANO BARTESAGHI fa della fotografia il mezzo privilegiato per  raccontare il suo punto di vista e le possibili aperture visive ed emotive con cui filtrare ogni aspetto della realtà e dell’esistenza. Appassionato fin da giovanissimo di fotografia tanto da iniziare a realizzare i suoi primi scatti a soli 9 anni con una Kodak Instamatic regalo della Prima Comunione, si è formato da autodidatta passando alle reflex prima analogiche e poi digitali nel 2005, per giungere alla Canon 5D mark II che utilizza attualmente. Lo studio della fotografia portato avanti negli anni gli ha permesso di procedere con l’indagare quanto a lui intorno senza prediligere un genere particolare, ma lasciandosi guidare dalle emozioni e dalle sensazioni del momento.

A questo artista che nei suoi numerosi viaggi tra Roma, Parigi, Berlino, New York, Tokyo ha restituito con una diversa prospettiva gli scenari di queste straordinaria città è dedicata una suggestiva mostra nella cittadina di Anzio dal 29 agosto al 5 settembre 2017 presso gli spazi di Villa Sarsina. L’esposizione, che rientra negli appuntamenti legati al PHOTOFESTIAVAL “Attraverso le Pieghe del Tempo” di cui è direttore artistico la dottoressa Lisa Bernardini, sarà inaugurata il prossimo 29 agosto alle ore 18.00 con il taglio del nastro da parte dell’Assessore Laura Nolfi e la presenza di due nomi d’eccellenza quali  Anthony Peth conduttore radio-televisivo sempre piu’ in vista anche nella conduzione di eventi italiani nel campo della cultura e dello spettacolo e Loredana Finicelli critica d’arte e. curatrice ed esperta di tecnologie digitali applicate alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio artistico. Oltre a questo la Dott.ssa,Loredana Finicelli è Dottore di ricerca in Storia dell’Arte moderna e contemporanea presso La Sapienza, Università degli Studi di Roma, e, dal 2007, docente di “Multimedialità dei Beni culturali” per l’Accademia di Belle Arti di Frosinone.

GEOMETRIE URBANE, questo il titolo della mostra, patrocinata dall’Assessorato alla Cultura della Città di Anzio e curata da Lisa Bernardini Presidente dell’Associazione culturale “L’Occhio dell’Arte”,  sarà dal 22 al 25 settembre 2017 allo Spoleto  Festival Art in collaborazione con la storica dell’arte Loredana Finicelli.

il percorso espositivo presenta gli scatti di Massimiliano Bartesaghi disposti su pannelli fotografici 40×50 per restituire agli osservatori  visioni legate a mondi  paralleli riferite proprio alle sopracitate città. Il primo scatto legato a questo ciclo delle “Geometrie Urbane” è quello realizzato da Bartesaghi durante una vacanza a Berlino nel 2005, cui sono seguiti molti altri sempre entro un’ottica particolare con cui rappresenta le diverse architetture urbane.

Loredana Finicelli

Ci si trova di fronte a spazi nuovi eppure visti e conosciuti, dove strade e percorsi metropolitani visitati sono reinterpretati con linee e segmenti geometrici in costante divenire in cui la forza della luce crea continuità e alterazione della visione.

Le immagini degli scatti fotografici restituiscono una lettura libera quasi surreale dove si rinnovano i rapporti tra spazio e profondità: i palazzi alti e svettanti, le microstrutture in prospettiva di labirinti cittadini, le geometrie di interni di metropolitane fanno affiorare quella regolarità geometrica tra visione e illusione che creano stupore e fascino. Il segno periodico di linee decise e squadrate e le geometrie che riempiono lo spazio diventano protagonisti a suggerire un nuovo modo di percepire il rapporto tra piani e spazio. Attraverso questa nuova relazione tra piani e spazio si creano ritmi armonici ed equilibrati proprio come equilibrato e perfetto è l’universo matematico attraverso cui viene restituita una visione trasfigurata della realtà che per certi aspetti ricorda stilemi surrealisti.

La straordinaria architettura di quei luoghi lascia affiorare quel sottile e impercettibile reticolo geometrico insito dietro le cose da cui partire per poi successivamente dare forma a visioni interiori. Da una rappresentazione della realtà sotto un nuovo punto di vista si passa a scoprire un orizzonte legato alle immagini interiori. Sembra che geometriche prospettive delle città tra strade, grattacieli, cavalcavia, palazzi, monumenti, viali si condensino creando accostamenti tra il vicino e il lontano, il visibile e ciò che inizialmente è invisibile, per dare spazio ad una nuova visione fatta di rappresentazioni metafisiche con cui esplorare i luoghi della memoria emotiva.

Silvana Lazzarino

GEOMETRIE URBANE

 Fotografie di Massimiliano Bartesaghi

a cura di Lisa Bernardini Presidente dell’Associazione L’Occhio dell’Arte

Villa Corsini Sarsina- ANZIO

29 AGOSTO- 5 SETTEMBRE

INAUGURAZIONE 29 AGOSTO ORE 18.00

Ingresso libero

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L’uomo e le contraddizioni nelle sculture di Roberto Barni

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L’UOMO E LE CONTRADDIZIONI NELLE SCULTURE DI ROBERTO BARNI IN MOSTRA A PIETRASANTA ALLA GALLERIA POGGIALI

Nei ritmi in divenire di un presente dove tutto scorre lungo il filo dell’innovazione tra perfezione e incertezza in cui l’uomo tenta di ritrovare equilibrio volgendo talora il suo sguardo ad un passato troppo lontano per tornare indietro e anche ad un futuro tardo a venire, si inserisce il discorso artistico di ROBERTO BARNI che si sofferma sugli sforzi compiuti dall’uomo nel creare dei ponti di comunicazione attraverso l’emancipazione e il suo sempre più perdere la propria individualità.

Roberto Barni Capogiri d’oro in mostra a Pietrasanta Galleria Poggiali

Roberto Barni, nato a Pistoia nel 1939, guarda a questa esistenza con al centro l’uomo ansioso di conoscere la verità su questa vita dove il tempo sembra arenarsi innanzi a contrasti e divergenze che creano separazioni.

Attraverso le sue sculture viene sottolineato come gesti e azioni dell’uomo si orientino verso una ripetitività passiva generando indifferenza, ma anche atteggiamenti di disappunto e rifiuto, nonché quel relegare lo stesso uomo alla condizione di servo, sottomesso a obblighi. La mostra dedicata a ROBERTO BARNI che inaugura il prossimo 26 agosto 2017 alle ore 18.30 a Pietrasanta presso la GALLERIA POGGIALI racconta proprio questo aspetto dell’esistenza che imprigiona e  omologa lo stesso individuo ridotto a seguire schemi predefiniti.

Appositamente pensato per gli spazi della galleria Poggiali (in via Garibaldi) e per quelli dell’Ex Fonderia d’Arte Luigi Tommasi (in via Marconi), il progetto della mostra CONTROVERSIE, aperta fino al  15 settembre 2017 presenta per la prima volta entro una galleria le quattro sculture monumentali in bronzo di ROBERTO BARNI: Atto Muto, Capogiri d’oro, Camminare in croce, Doppia controversia. Esposte di recente a Venezia in occasione della Biennale nel complesso della celebre Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, queste sculture sottolineano come ancora nell’epoca dei robot all’uomo siano assegnati dei compiti umili e alienanti. Questo è evidente in “Atto Muto” dove tre uomini silenti reggono un piano circolare, opera collocata nello spazio antistante l’Ex Fonderia.

Robert Barni Atto Muto in mostra a Pietrasanta Galleria Poggiali

In “Capogiri d’oro” esposta nella project room di via Garibaldi 8, tre pedoni si trovano capovolti in una gabbia semi–conica a suggerire l’incapacità dell’uomo di gestire e controllare l’uso di tutto quanto è legato ai beni materiali e di consumo di cui sempre più sta diventando schiavo.

Il senso di smarrimento dell’uomo, di incapacità di trovare la sua strada è espresso nella scultura “Camminare in croce” dove quattro uomini congiunti per i piedi e separati da uno spazio pari ad un angolo retto, percorrono direzioni diametralmente opposte a formare una croce simbolo di sofferenza. Si tratta di uomini privi di personalità. Come sottolinea Alberto Boatto si tratta di uomini che “hanno cessato di possedere il privilegio di un’individualità, di una fisionomia riconducibile a una persona singola, per presentarsi col profilo assottigliato di un emblema anonimo costantemente affaccendato e in cammino”.

Il tentativo di emancipazione dove leggere diversi atteggiamenti e punti di vista che appartengono all’uomo, ma necessari per risalire la china, cui si oppone un atteggiamento contrario che ne impedisce la realizzazione (controversia) sono visibili in “Doppia controversia” dove è rappresentata una stele umana in cui la verticalità è accentuata dalla

L’uomo ele contraddizioni nelle sculture di Roberto Barni in mostra alla galleria Poggiali Pietrasanta  “Ho buona memoria”

posizione delle braccia aderenti al corpo.

Presso l’ex Fonderia accanto ad “Atto Muto”, “Camminare in croce” e “Doppia Controversia”, sarà possibile ammirare: “Continuo”, “Ho buona memoria” e “Remar Contro”, opere particolarmente iconografiche della poetica di Roberto Barni. In particolare facciamo riferimento a “Remar Contro” esposta insieme all’opera di Adolfo Natalini, nell’estate del 2016, nella mostra “Il presente non basta” presso la Galleria Poggiali a Pietrasanta. I due rematori di “Remar contro” nella loro posizione che impedisce alla barca (bagnarola) di procedere, restituiscono l’immagine di un presente che non cambia. Se da un lato il passato è lontano, dall’altro il futuro sembra irraggiungibile: il passato rema contro il futuro perché non guarda avanti, e il futuro rema contro il passato bloccando il presente nella sua fissità immutabile nel tempo. L’imbarcazione che non si muove rimanda alla difficoltà a vivere e sopravvivere in questo presente dove sempre più si avvertono separazioni e distanze.

Silvana Lazzarino

ROBERTO BARNI

Controversie

Galleria Poggiali

Via Garibaldi 8- Pietrasanta

Via Marconi 48, Ex Fonderia d’Arte Luigi Tommasi – Pietrasanta

Orario: dal lunedì alla domenica: 10.00 – 12.30 | 18 – 24

Inaugurazione sabato 26 agosto 2017 ore 18-30

Dal 26 agosto al 15 settembre 2017

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Mario Fratti l’orgoglio italiano a New York

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Mario Fratti l’orgoglio italiano a New York

MARIO FRATTI 

Il teatro specchio di vita

Capace di restituire attraverso il teatro aspetti intensi e forti legati al tessuto umano e sociale che ripercorrono anche la storia a lui contemporanea, MARIO FRATTI, grande drammaturgo, scrittore e saggista, restituisce ai suoi personaggi autenticità nel loro essere vittime e carnefici di un destino predefinito dove spesso si sentono in trappola. Con pennellate asciutte e dirette Mario Fratti descrive nei suoi testi teatrali la vita nelle sfaccettature più complesse tra passioni, drammi, gelosie e vendette, entro cui gli stessi personaggi sono chiamati a confrontarsi passando da momenti di angoscia e smarrimento ad altri in cui l’ottimismo sembra possibile. Nato il 5 luglio del 1927 a L’Aquila, Mario Fratti si è presto

Mario Fratti l'orgoglio italiano a New York

Mario Frattti

accostato al teatro dando prova di un talento straordinario riconosciuto a livello internazionale. Dopo un breve periodo tra i partigiani antifascisti, dopo la laurea presso la Ca’ Foscari di Venezia in Lingue e Letterature Straniere, si orienta al radiodramma e al romanzo, per decidere poi di scrivere unicamente per il teatro. Poco apprezzato in Italia, è in America a New York, dove giunge nel 1963, che trova riconoscimenti e il successo e dove decide di restare rientrando per varie occasioni in Italia.

Accanto al teatro si è dedicato alla docenza presso la prestigiosa Columbia University e poi all’Hunter College, dove ha insegnato fino al 1994. Oltre cento i testi da lui scritti e tradotti in venti lingue e rappresentati in tutto il mondo in 600 teatri. Opere che dal Suicido al Terrorista, dalla Gabbia agli Amanti, da Eleonora Duse a La vittima, dai Missionari a Brooklyn e Hugo, ispirata a Hugo Chavez, hanno risuonato e risuonano come una denuncia sociale in particolare soffermandosi sul divario sociale tra ricchi e poveri, in nome della giustizia sociale e dell’uguaglianza. Diretta e pungente la sua scrittura che in parte si richiama a quella di Luigi Pirandello e a Brecht, ha dato vita a storie lontane e vicine dove si snodano ingiustizie e ipocrisie, paure e speranze e dove l’uomo è sempre più solo con il proprio destino, incapace di guardare dentro se stesso e sempre più portato a utilizzare maschere, incapace di aprirsi al mondo che lo giudica e lo tiene in “gabbia”.

Mario Fratti e Goffredo Palmerini

Mario Fratti tra gli autori italiani più rappresentati in tutto il mondo ha scritto diverse commedie di cui va ricordata “Nine” ispirata al film di Fellini “Otto e mezzo” diventata un musical di grande successo con duemila repliche nei teatri di Broadway e poi un film con la regia di Rob Marshall. Numerosi sono stati i premi e i riconoscimenti ricevuti nella sua carriera tra cui il premio Rosso di San Secondo, Selezione O’ Neil, il Richard Rogers e sette “Tony Award”. Da sottolineare il riconoscimento per il successo raggiunto e il prestigio reso alla sua città natale, l’Aquila,  e all’Abruzzo consegnatogli dal Presidente del Consiglio Regionale d’Abruzzo Giuseppe Di Pangrazio in occasione dei festeggiamenti per i suoi 90 anni lo scorso 5 luglio 2017 all’Aquila accolto dalle autorità e dal calore di amici e colleghi. Ad accompagnare la targa con un medaglione tondo di bronzo è la pergamena su cui sono state incise le seguenti parole: “ a Mario Fratti drammaturgo insigne e docente universitario emerito punto di riferimento della Cultura italiana negli Stati Uniti d’America il Consiglio Regionale d’Abruzzo in segno di ammirazione e gratitudine per l’onore e il prestigio che in ogni angolo del mondo Egli rende all’Abruzzo sua terra d’origine”.

Silvana Lazzarino

 

INTERVISTA A MARIO FRATTI

  1. Come nasce la passione per il teatro?

A partire da quanto accade nella vita dove sempre più si assiste a dialoghi e conflitti tra le persone.. Il teatro è un mezzo privilegiato per raccontare la vita.

  1. Quali gli autori della storia del teatro internazionale cui si è ispirato maggiormente e perché?   Pirandello e Bertolt Brecht per i loro testi impegnati dove l’uomo è posto al centro di diverse problematiche.

3.Che ricordo ha del suo esordio nella scrittura teatrale?

Ho esordito nel 1962 con l’atto unico il “Suicidio” al Festival dei Due Mondi di Spoleto.

  1. Ha ricevuto qualche apprezzamento?

Lee Strasberg rimase molto colpito dalla rappresentazione. Grazie a lui ebbi l’occasione di rappresentarlo a New York all’Actor’s Studio e fu un successo anche per la perfetta messa in scena e l’ottima interpretazione degli attori.

5. Come mai ha deciso di trasferiti negli stati Uniti e in particolare a New York? Cosa l’ha colpita di questa straordinaria città e cosa l’ha spinta a restare?

Ho scelto di restare per la grande opportunità che questa città mi offriva.

  1. Le sue opere teatrali sottolineano la condizione dell’uomo di oggi, ma anche di 50 anni fa: un uomo chiuso nella propria solitudine incapace di manifestarsi per come è, sospeso tra essere e apparire. Tematiche queste che ritroviamo in altri grandi drammaturghi quali Pirandello. Quale aspetto della drammaturgia di Pirandello l’ha colpita?

La maschera, perché portiamo tutti una maschera.

7. “La Gabbia” tra i suoi maggiori successi è un dramma che parla della follia. Quali i punti di riferimento per il soggetto?

Mi sono ispirato ad un caso vero.

8. Di che parla?

Di una donna che salva un uomo sensibile che vive rinchiuso in una gabbia.

  1. Quale l’opera cui tiene di più e perché?

Non ce ne è una in particolare, sono orgoglioso di tutte perché sincere.

  1. Mi può parlare del Premio Magna Grecia Latina – New York?

Questo premio è stato creato con la collaborazione della famosa pittrice Milena Petrarca per unire le due culture.

11.Come ha incontrato Milena Petrarca presidente del Premio Magna Grecia a Latina?

L’ho incontrata al premio. E’ una grande artista e l’ammiro molto.

  1. Mi parli del Premio Fratti.

E’ stato creato per premiare i giovani di talento.

  1. In che modo ha contribuito alla diffusione del teatro italiano a New York?

Organizzando spettacoli e letture drammatiche invitando artisti e autori italiani.

  1. Quale il messaggio di fondo presente nella sua opera e cosa vuole sottolineare?

Il bisogno di collaborazione tra le persone.

  1. Lei è per un’uguaglianza sociale in cui a tutti sia data la possibilità di vivere dignitosamente e questo lo ha fatto presente nei suoi testi. Nessuno, almeno penso ha trattato questo argomento in modo così diretto arrivando con semplicità al pubblico.

Anche Cristo e Marx sono stati chiari e diretti nel parlare di uguaglianza e spirito di solidarietà.

  1. Il mestiere di attore permette di fuggire da se stessi e entrare in altre vite. Cosa pensa a riguardo?

Il recitare permette all’attore di vivere intensamente diverse sfaccettature della vita ogni volta che interpreta un ruolo sulla scena.

  1. Ha avuto modo di conoscere anche Tennesee Williams grande drammaturgo e scrittore. Come vi siete incontrati?

E’ stato facile incontrarci e conoscerci dato che abitiamo nello steso edificio e spesso abbiamo parlato dei suoi testi.

  1. Ha mantenuto un legame con la sua città natale L’Aquila?

Torno all’Aquila sempre volentieri e almeno una volta l’anno. E’ come aver mantenuto un legame tra le mie origini e l’universo americano grazie anche a spettacoli e rappresentazioni vissute come scambio culturale tra la compagnia americana e quella dell’Aquila.

19. Le sue rappresentazioni riempiono tutti i teatri del mondo dalla Russia alla Spagna, dalla Repubblica Cieca a Cuba, fino in Finlandia e in Cina. Una soddisfazione davvero grande anche per il messaggio che la sua opera racchiude: quello della lotta di classe. Me ne parli e quale il lavoro che meglio incarna questa tematica?

Sicuramente la “Vedova Bianca” dove si parla di mafia.

  1. Oltre a commedie e musical ha scritto anche un romanzo “Diario proibito” che non è stato capito perché considerato antifascista. Come mai?

Perché non volevano che si parlasse di crimini fascisti.

  1. Il suo teatro è semplice, essenziale e arriva al pubblico giocando sull’imprevedibilità e sulla sorpresa. Quale il segreto del suo successo?

Parto dalla conclusione di una storia e questo mi permette di sviluppare bene il mio lavoro.

  1. Ha scritto davvero molto e sempre con passione e spirito critico. Le sue commedie continuano a riscuotere successo ad ogni rappresentazione in tutto il mondo. A novant’anni Mario Fratti ha ancora un sogno da realizzare?

Voglio scrivere altri testi positivi e ottimisti.

Silvana Lazzarino

Silvana Lazzarino

Giornalista e poetessa. E- mail: sissilazza@virgilio.it

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La Belle Époque con Toulouse Lautrec

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La Belle Époque di Toulouse Lautrec a Verona Palazzo Forti

La Parigi di fine Ottocento con protagoniste cantanti, attrici, ballerine, acrobate riprese nei loro contesti tra sale da ballo, caffè-concerto e i palcoscenici sono al centro dell’opera di TOULOUSE LAUTREC (Albi 1864- Saint-André-du-Bois1901) che con la sua arte provocatoria e anticonformista ha caratterizzato l’epoca de la Belle Époque.

La Belle Époque Toluouse Lautrec a Verona

Nato in una delle più nobili e antiche famiglie francesi, le cui origini risalivano all’epoca di Carlo Magno, Toulouse Lautrec ben presto lascia il suo ambiente per trasferirsi a Parigi dove entra a contatto con l’atmosfera vivace e disincantata, ma anche triste e degradata della città. Pittore della Belle Époque ambigua e contraddittoria, della vita fugace buona e cattiva, innocente e perversa, egli si fa interprete raffinato e sensibile dello spaccato umano parigino cogliendone abitudini, vizi, gioie e dolori.

A questo straordinario artista, considerato il più famoso maestro di manifesti e stampe tra il XIX e XX Secolo, capace di scandagliare nei ritmi dell’esistenza fra ambienti nobili, borghesi, atmosfere sfarzose ed effimere dei locali notturni, è dedicata un’interessante mostra  TOULOUSE LAUTREC. LA  BELLE  ÉPOQUE in corso a Verona a AMO Palazzo  Forti fino al 3 settembre 2017. Morto a soli 36 anni devastato dalla sifilide e dall’alcolismo, Toulouse Lautrec è ricordato in particolare per i manifesti

La Belle Époque Toulouse Lautreca a Verona

pubblicitari e i ritratti di personaggi dell’epoca come le ben note immagini del  balletto  al  Moulin Rouge  e  di  Aristide  Bruant  e  delle  discinte  prostitute  nelle maisons closes (le  case  chiuse)  in  cui  aveva  il  suo atelier.

Curata da Stefano Zuffi e patrocinata dal Comune di Verona, prodotta e organizzata dal Gruppo Arthemisia, la mostra attraverso circa centosettanta opere provenienti dall’Herakleidon Museum di Atene, tra acquerelli, manifesti, litografie, disegni e illustrazioni insieme a video, fotografie e arredi dell’epoca, restituisce uno spaccato della Parigi bohémienne. Distribuite in dieci sezioni, le opere con forte realismo raccontano l’universo parigino borghese e la vita notturna e artificiosa di Montmatre in cui vivono madri, amiche di famiglia, ballerine, chanteuses, attrici, prostitute, ma anche intellettuali e artisti. Senza accenti disincantati, senza ipocrisia, ma con toccante verità Toulouse-Luatrec sottolinea volti, atteggiamenti e stati d’animo di questi protagonisti descrivendo i luoghi da loro frequentati dai cabaret ai varietà, dal circo alle case di piacere, alle sale da ballo, come il Moulin Rouge, il Moulin de la Galette, le Folies Bergère. La linea sinuosa e aggressiva, il colore uniforme e privo di modulazioni, la libertà di inquadrature e prospettiva regalano movimento alle

La Belle Époque Toulouse Lautrec a Verona

figure e il senso della profondità spaziale. Accanto a Jane Avril, 1893) la stella del cabaret parigino ritratta con guanti neri fino al gomito, Divan Japonais 1893, La Revue Blanche (1895),La Troupe de Mademoiselle Églantine(1896) e May Belfort (1895), sono La passeggera della cabina 54 del 1895 e Aristide Bruant nel suo cabaret del 1893. E poi i disegni di grande incisività realizzati a penna e a matita, tra questi il ritratto del padre conte Adolphe de Toulouse-Lautrec Portrait of H. de Toulouse-Lautrec (1895), le grafiche promozionali e illustrazioni per giornali come per “La Revue blanche” del 1895 e anche. per il libro “Au Pied du Sinaϊ” (1897).

Entro una realtà parigina effervescente e amara, vivace e malinconica, si muovono i suoi personaggi ritratti con accenti di profonda umanità ad evidenziare l’interesse dell’artista nel rivelare ciò che si nasconde dietro la superficiale apparenza della realtà. Egli così diceva: “la novità è raramente l’essenziale. Questo ha a che fare con una cosa sola: rappresentare un soggetto meglio di quanto faccia la sua natura intrinseca”.

Silvana Lazzarino

 

 TOULOUSE LAUTREC La  Belle  Époque

AMO Arena Museo Opera

Palazzo Forti Verona

Via Achille Forti, 1.

ORARI Lunedì 14.30 -19.30, da martedì a domenica 9.30 -19.30 (la biglietteria chiude un’ora prima)

Fino al 3 settembre 2017

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Torre Grossa: a San Gimignano un viaggio nel Medioevo

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TORRE GROSSA DI SAN GIMIGNANO IL VIDEO MAPPING 3D  Medieval Vertigo

Definita la Manhattan del Medioevo, San Gimignano è anche famosa per le sue torri medievali di cui oggi se ne possono ammirare sedici rispetto alle 72 dell’epoca, tra cui la Torre del Podestà o Torre Grossa la più alta che tocca i 54 metri rispetto ai 51 della Torre Rognosa. Simbolo di fortezza civica, la Torre Grossa si trova in piazza Duomo e mostra il paramento a vista in pietra tagliata in bozze ben regolari, e in cima una cella campanaria a copertura piramidale, circondata da un camminamento protetto da parapetto poggiante su archetti pensili.

Torre Grossa Medieval verrtigo
videomapping 3D

Duecentodiciotto scalini separano il visitatore dalla cima di questa Tore in un percorso verso l’alto che in cima regala una vista incantevole sul panorama della città. Si possono scorgere così palazzi, tetti, vicoli e piazze tra il rosso del cotto e il grigio del travertino, compresa la mole boscosa del Poggio del Comune, e ancora le bianche vette delle Alpi Apuane e i colorati vigneti del Chianti, senza dimenticare i rilievi del Casentino. Uno scenario dove non passano inosservate il campanile della Collegiata di Casole d’Elsa e i palazzi rinascimentali della vicina Colle di Val d’Elsa e la corona di torri di Monteriggioni, mentre sul fondo valle si può seguire il percorso dalla Via Francigena, dal Castello di San Miniato ai borghi di Montaione e Gambassi Terme. A dare ancor più spettacolarità a questo panorama di luoghi naturali e costruzioni architettonici visibili dalla cima della Torre Grossa, sarà “MEDIEVAL VERTIGO Videomapping 3D che sarà inaugurato il 10 agosto 2017 alle 18.30 a San Gimignano.

Si tratta di uno spettacolo videomapping 3D, promosso dal Comune di San Gimignano e realizzato da Unità C1, in italiano e in inglese, con colonne sonore originali, composte per l’occasione. Lungo il percorso verso la cima della Torre Grossa il visitatore spettatore sarà virtualmente come trasportato in un viaggio nello spazio e nella storia della Torre e della città di San Gimignano. La salita verso l’alto sarà accompagnata da visioni dinamiche ed emozionanti, che rievocano eventi costruttivi, storici, culturali.

Torre Grossa Medieval Verrtigo
Videomapping 3D

Dopo l’animarsi di carrucole, oblò, paratie e pannelli, funi e catene con l’accensione dei motori di un’astratta e complessa Macchina cosmica, nel salire prendono forma gli ambienti del Palazzo Comunale come la Sala delle armi con le scene di caccia e tornei legati ai cavalieri angioini ad opera di Azzo di Masetto. E poi gli scontri tra guelfi e ghibellini, come tra le famiglie rivali a San Gimignano degli Ardinghelli e dei Salvucci. Scenari dipinti, come usciti dalla penna di Dante nel rappresentare l’Inferno mostrano diavoli volanti ispirati ai cicli del Duomo e di San Lorenzo in Ponte dove operarono artisti quali Taddeo di Bartolo e Cenni di Francesco di ser Cenni e di contro una fugace visione della “Maestà” dipinta nel 1317 da Lippo Memmi pittore della scuola senese seguace di Simone Martini.

E poi si procede dagli “exempla” morali in negativo ad opera di Memmo di Filippuccio rivolti al Podestà che non doveva cedere alla corruzione, per arrivare al noto profilo di San Gimignano conosciuto in tutto il mondo dove le torri fanno a gara per toccare il cielo, mentre le dolci colline sangimignanesi mostrano le viti e lo zafferano. E poi la volta dei Santi con la beata Fina e le sue viole gialle, San Sebastiano e il suo ampio mantello con il quale protegge i cittadini colpiti dal terribile morbo della peste che provoca ferite come le numerose frecce che trafissero il martire. Il mantello di San Sebastiano diventa quello di San Gimignano, il santo vescovo di Modena che ha dato il nome alla città. Della produzione di questo suggestivo spettacolo se ne è occupata Civita-Opera gestore dei Musei Civici di San Gimignano, unitamente alla  nuova illuminazione e manutenzione straordinaria della Torre.

Silvana Lazzarino

Medieval Vertigo

Videomapping 3D sulla Torre Grossa di San Gimignano

dal 10 agosto 2017

Orari di apertura:1 Aprile – 30 Settembre: 10.00 – 19.30

1 Ottobre – 31 Marzo: 11.00 – 17.30, 1 Gennaio: 12.30 – 17.30, il 25 Dicembre (chiusi)

ingresso consentito fino a mezz’ora prima l’orario di chiusura dei musei

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