ART ESCAPE 2016 a Venezia

ART ESCAPE MOSTRA DI ARTE CONTEMPORANEA A PALAZZO ZENOBIO

Patrizia Canola artista di fama internazionale espone Rifrazioni e Campo di grano

 Art Escape, la suggestiva esposizione di arte contemporanea che si aprirà il prossimo 3 settembre 2016 nei suggestivi spazi di Palazzo Zenobio a Venezia sarà occasione per staccarsi dalla routine quotidiana, spesso soffocante. e prendersi un po’ di tempo per ritrovare nuove emozioni viaggiando nei diversi

locandina mostra pal Zenobio e i due dipinti di Patrizia Canola in mostralinguaggi proposti dagli artisti volti ad esplorare accanto ai paesaggi legati alla natura, gli orizzonti del pensiero umano tra ricordi e desideri, attese e malinconie.

La mostra di arte contemporanea ART ESCAPE 2016, curata da Loredana Trestin, attraverso opere di artisti selezionate mediante un concorso, vuole essere infatti un modo per fuggire dai ritmi frenetici e dallo stress quotidiano e guardare con gli occhi e la mente la vita attraverso sinergie fatte di colori, ritmi di linee, luci e ombre restituite attraverso i diversi linguaggi dell’arte che svela e nasconde, esplora e mimetizza.

Dipinti, sculture, fotografie opere a carattere digitale e installazioni di diversi artisti selezionati da una commissione di esperti nel settore saranno visibili fino al 3 ottobre 2016 in questa mostra nata dalla collaborazione artistica di due realtà culturali: Divulgarti Consulting di Genova e Associazione Artistica “I2colli” di Terni.

Art Escape Rifrazioni di Patrizia Canola

Art Escape
Rifrazioni di Patrizia Canola

Tra gli artisti in mostra spicca per il profondo lirismo e spessore emotivo PATRIZIA CANOLA l’affermata pittrice che invita a guardare il mondo circostante con altri occhi soffermandosi sulle atmosfere dense di poesia e bellezza, mistero e armonia proprie della natura. La natura con i suoi volti ora solari e vibranti, ora cupi e malinconici invita l’individuo ad interrogarsi sul suo esistere regalando attimi di sospensione dove ritrovare se stesso andando incontro a quel senso di infinito che si nasconde nel vibrare delle spighe di grano al leggero soffio del vento, o nelle trasparenze delle acque cristalline di un torrente, o ancora nell’abbraccio di distese arboree dove l’occhio si perde immaginando cosa possa nascondersi oltre. Il respiro della natura emerge nei suoi zampilli di luci e ombre a toccare le corde del pensiero che si lascia guidare in questo viaggio verso sensazioni nuove, inesplorate, cui spesso nella ruotine di tutti i giorni non

Art Escape Campo di grano di Patrizia Canola

Art Escape
Campo di grano di Patrizia Canola

si da importanza. Nel percorso espositivo spiccano i due dipinti di Patrizia Canola, intensi per il modo in cui attraverso rifrazioni di luci e leggere percezioni d’ombra, toccano i ritmi della vita fuori e dentro ciascun individuo. Si tratta di Campo di grano e Rifrazioni dove due diversi spazi naturali si mostrano in tutta la loro bellezza restituendo la poesia della luce fatta di colori in cui ritrovare stati d’animo sopiti da tempo, e attimi di sospensione in cui la mente è finalmente libera di volare per seguire desideri e sogni  di libertà.

Venezia diventa la città ideale per evadere dal quotidiano grazie a questo percorso collettivo le cui opere desteranno emozioni nuove attraverso rappresentazioni suggestive e intense che raccontano della poesia della natura, delle interazioni di forme e colori in libertà. Un’occasione per interrogarsi sull’esistenza e soffermarsi sulle emozioni tra certezze e dubbi, gioie e malinconie. Emozioni e stati d’animo che restano spesso in sordina per il soffocante ritmo della vita di tutti i giorni.

Silvana Lazzarino

 ART ESCAPE 2016

Palazzo Zenobio

Venezia, Fondamenta del Soccorso, Dorsoduro. 2597

Curatore: Loredana Trestin, assistenti Roberta Carboni, Maria Cristina Bianchi.

Organizzazione a cura di Annarita Boccolini, assistenti Baldoni Loriana, Federica Federici.

Dal 3 settembre al 3 ottobre 2016

Ingresso libero

Inaugurazione sabato 3 settembre 2016 ore 10.30

 

 

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Il Dispari 2016-08-22

Il Dispari 2016-08-22

Il Dispari 2016-08-22

Editoriale

L’incertezza della certezza non smette mai di stupire!

In questi giorni sto rileggendo alcuni libri di uno scrittore che ho ammirato praticamente da sempre.
Nel testo di un vecchio volume, edito nel 1962 ed ormai senza copertine e con le pagine quasi distaccate dalla rilegatura, mi ha fatto piacere considerare che alcune mie sottolineature, antiche di oltre 50 anni, continuino ad avere per me lo stesso rilievo positivo di allora.

Ad un tratto ho smesso di leggere e sono restato per molti minuti fermo a valutare prima, ed accarezzare poi, un pensiero tra il nostalgico e l’incredibile.

Ero da solo nel tramonto in riva al mare (il mare è uno dei personaggi importanti del libro), quando mi sono reso conto, infatti, di aver vissuta quasi tutta la vita nella logica etica e pragmatica, sentimentale e sociale, derivante ed appartenente ad una frase sottolineata con un sottile tratto di matita.

E ciò che ancora ora mi seduce in questa scoperta non è tanto la certezza di avere agito e pensato nel modus vivendi, desiderato seppure a volte maledetto, stigmatizzato nella frase dello scrittore, ma la rivelazione di non essermene reso assolutamente conto pur nella lunga inseparabilità che ci ha uniti.
Senza lotta non si può stare soli; ma star soli vuol dire non voler più lottare.”

L’incertezza della certezza non smette mai di stupire!
Bruno Mancini

P.S. Sempre lui, ma da un altro volume:
Ma ormai io non potevo più perdonarle di essere una donna, una che trasforma il sapore remoto del vento in sapore di carne.
Più lo rileggo e più sono convinto di aver fatto bene ad ammirarlo per oltre mezzo secolo.

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THE QUESTION OF BEINGS – YAHON CHANG

Un’occasione importante con cui restituire nuova visibilità all’arte contemporanea valorizzando i suoi ambiti internazionali espressi attraverso stili e meccanismi espressivi diversi, è proposta dall’esposizione in corso a MACRO Testaccio di Roma dove alcune installazioni internazionali, provenienti dalla 56 Esposizione Internazionale d’Arte – Biennale di Venezia, sono state ricomposte e rimodellate site-specific.

La mostra THE QUESTION OF BEINGS – YAHON CHANG @ ROMA che rientra nell’ambito di “From La Biennale di Venezia to MACRO. International Perspectives”, nuovo progetto espositivo, ideato da Paolo De Grandis e Claudio Crescentini, intende far convergere “prospettive” d’arte di due città che lavorano per far viaggiare le esperienze dell’arte internazionale sul territorio nazionale.
Venezia e Roma sono legate da un’importante tradizione storico-artistica cui hanno dato nuovo impulso arricchendo e valorizzando gli orizzonti dell’arte contemporanea per creare maggiori iniziative in ambito internazionale.

The Question of Beings – YahonChang @ Roma entra negli spazi del Macro La Pelanda dopo essere stata alla 56. Esposizione Internazionale d’Arte – la Biennale di Venezia.
Se a Venezia l’installazione creata dall’acclamato artista taiwanese Yahon Chang con dipinti a inchiostro e carta, intendeva esplorare la natura inconscia e conscia dell’individuo con particolare attenzione alla sofferenza e alla difficoltà dell’uomo nel rapportarsi con il mondo esterno, per gli spazi del MACRO La

Pelanda l’opera, entro un nuovo contesto, subisce variazioni per affrontare un discorso che guarda al dialogo tra l’uomo e l’ambiente a lui circostante, compresa la natura. L’installazione, costituita da opere ad inchiostro su drappi di tela ciascuno lungo dai 10 ai 20 metri che scendono dal soffitto, invita il pubblico a perdersi nei meandri di un labirinto di opere raffiguranti vari volti di esseri umani.
I lunghi drappi con rimandi al tradizionale dipinto paesaggistico cinese revocano, per analogia, la cascata.

Sulle tele sono ritratti diversi visi di esseri senzienti, ma anche astratti ed espressivi a suggerire la metafora della vita dove si è a contatto con il sacro, il mondano e l’animalità.
Appartengono all’installazione anche le sculture in ferro che, decorate dalle pennellate dell’artista, suggeriscono come questa vita sia precaria e incerta.
La semplicità dei materiali ferrosi, il loro essere attaccati dagli agenti esterni, rappresenta la natura effimera dell’esistenza.

Sebbene il ferro sia un materiale industriale durevole, la sua superficie se non trattata tende ad ossidarsi e deteriorarsi, ma sulla scultura di ferro restano tracce delle pennellate che accentuano i tratti figurativi dei visi incisi sulla superficie.
Entro questo spazio, arricchito di nuovi significati e rinnovato, le opere di YahonChang danno vita ad una visione di un’esistenza instabile dove rintracciare segni di speranza a partire da una sentita riflessione interiore volgendo lo sguardo a quanto la natura regala ogni giorno.

Come la maggior parte dei cinesi, Yahon Chang è rimasto incantato dal nostro Paese.
In particolare Ischia e la Campania sono le mete preferite dai cinesi per i loro viaggi in Italia, posti splendidi sotto i profilo artistico e paesaggistico.

Silvana Lazzarino

THE QUESTION OF BEINGS – YAHON CHANG @ ROMA
MACRO Testaccio, La Pelanda – Centro di produzione culturale
Piazza Orazio Giustiniani, 4, 00153- Roma
Orario: da martedì a giovedì ore 15.00 – 20.00
venerdì ore 15.00 – 23.00, sabato ore 11.00 – 23.00, domenica ore 11.00 – 20.00
lunedì chiuso.
fino al 28 agosto 2016
ingresso gratuito

YAHON CHANG @ ROMA

YAHON CHANG @ ROMA

Oltre Itaca, radendo il cielo

Una copertina semplice ma elegante, con una foto di Antonella Colucci (in arte Antonella Kool) dove si rappresenta l’amplesso tra cielo e mare su una linea obliqua dell’orizzonte che dà l’idea dell’«Oltre», racchiude l’opera “Oltre Itaca, radendo il cielo”, espressione poetica del gruppo EpicaEtica.

In un deserto acidificante, in una crisi non solo economica ma anche morale, 25 autori di varia levatura e fama che ivi riportiamo Federica Bonzi, Italo Zingoni, Francesca Giustini, Matteo Crosera, Rossella D’Alba, Rosa d’Onofrio, Antonella Ronzulli, Mario Di Nicola, Annamaria Pecoraro, Rosaria Chiariello, Adriana Bertani, Rosanna Spezzati, Lucia D’alessandro, Laura Klemm, Anna Manzi, Lucrezia Abbrescia, Cristiano Maiorino, Redent Enzo Lomanno, Fernanda Besagno, Antonia Izzi, Loretta Citarei, Anna Bonarrigo, Moreno Botti, Kostas Mich Stamatis, han cantato le ansie, le speranze, le illusioni, le delusioni e i sogni che costellano l’incedere umano, fornendoci un affresco attuale e poliedrico sulle vie e le esigenze dell’uomo con un linguaggio espressivo non reificante che è solo dell’Arte e della Poesia.

Le varie sfaccettature dello Spirito s’aprono ad un confronto serio e dialettico nel panorama dell’oggi come momento sì di Crisis ma nel contempo di Kairos: è questo alito pulsante in ciascuna opera che ci fornisce una chiave di lettura delle “exis” della contemporaneità: essere se stessi, a sé presenti, tesi verso la ricerca mai di facili compromessi, di aleatorie soluzioni bensì di fattive alternative, non da ultimo, la libertà dell’animo come conditio sine qua non per agire nel mondo, dopo aver scandagliato gli abissi umani.

Un sentiero luminoso emerge come filo conduttore che lega tale diverse voci per formazione ed esperienza ma profondamente umane.
Itaca è il topos mentale per antonomasia del ritorno non tanto di Odisseo alla sua petrosa isola ma del ritrovar-si, di trovare sé e le proprie radici culturali, esigenza più che agita in un mondo, l’odierno, dove il valore è in crisi e non tanto i valori, così avvertiamo l’abissale smarrimento in codesto atlante delle ragioni e regioni antropiche.

Gli autori dipingono quanto detto in espressioni coinvolgenti, struggenti e si spingono verso mete di azzurrità mai appagata, oltre: urgenza dello pneuma che vivifica e dilata l’esprit, esigenze ineludibili.
Chi scrive ringrazia la casa editrice novese, Litho Commerciale, che ha creduto in tale progetto, iniziando così la collana “Eos”, la dea dell’Aurora, che, scendendo dal cielo, si strugge per amore e irrora di Rugiada il mondo, fecondandolo mentre fa nascere il nuovo giorno, un dì luminoso di idee.
Enrico Marco Cipollini e Antonella Ronzulli

N.d.R. Enrico Marco Cipollini è docente di filosofia saggista e critico letterario; Antonella Ronzulli, Socia Sostenitrice dell’Associazione culturale DILA “Da Ischia L’Arte”è attualmente Direttore Editoriale della Casa Editrice Litho Commerciale che edita le antologie della nostra Associazione DILA.

Il Dispari 20160822 tutto ridim

Cod 15: Pasquale Di Costanzo
Notte a Ischia

Scintille, bagliori
il mare sembra incendiarsi.
Si contempla con lo stesso fervore
che i nostri occhi donano
un attento sguardo
a monili preziosi.
Si passa del tempo a rimirar
quella scia di luci magiche
e talvolta,
abbandonandosi
chiudendo gli occhi
sembra di essere su mille scalini,
che dall’azzurro mare
si affondano come dardi infuocati
nel magico infinito della notte.

è la signora luna…
che s’imbelletta nello specchio
angolo remoto e incantevole
mare d’Ischia.

Cod 25: Luciano Manfredi.
Sotto il pergolato

Il muricciolo è ricoperto
d’ombelico di venere,
insozzato di spruzzi
dell’ultima torchiatura,
l’erba profuma ancora
della vinaccia che tu hai ammucchiato
e dalla canna di ferro,
nel fango, scorre piano
sulle impronte che hai lasciato;
lì, c’è un ombelico volto all’insù,
colmo d’acqua,
che fa da specchio al cielo
ricamato di nuvole chiare
e si regge a stento nel bordo
lasciato dalla tua suola.
Le perle
intarsiate di rugiada ancora acerbe
sul finire dell’estate fra le
tue palme intingeranno
di rosso la tua pelle
e dopo il fermentar
il succo delizierà il palato
dei cantori anziani,
accompagnati dalla
musica delle cicale.
I boccioli cominciano a ricamare le vigne,
e tu, Madre seduta sotto il pergolato,
con le tue guance bruciate dal sole:
Sei primavera che cela il cielo
in attesa che le foglie lo ricoprano.

Cod 05: Antonio Fiore
Cuori che si raccontano

Oh leggiadra stella
di terra calpesta
se potessi
nel tuo cuore
dipingerei il mio cielo.
Coi miei occhi darei voce
ai reconditi tuoi pensieri
e silenzioso come la fievole pioggia
che non fa rumore mi poserei
dove il sole non brucia la tua pelle.
Con la luce del mio cuore
svestirei l’azzurro dei tuoi occhi
per dipingere in te i miei sogni,
ed insieme, in groppa alle ali del tempo
voleremo oltre l’immensità del nostro cielo.
E là, dove i sogni non hanno confini
e gli amori striati come i colori d’arcobaleno
si uniscono per sorreggere le nuvole,
noi due, sulle ali del cuore, e cullati dal vento
andremo dove c’è sempre il sole.

Bruno oggi parliamo di IL DISPARI

 Il Dispari 2016-08-15

Il Dispari 2016-08-15

Editoriale

Oggi è ferragosto, cioè il giorno dell’anno principalmente dedicato, per convenienza e per consuetudine, all’ozio sfrenato.
Più sedentario di carnevale, meno emblematico di San Silvestro, privo dei laccioli natalizi, il 15 Agosto pretende il massimo del disimpegno da ogni attività, fosse anche quella di dover “pensare” leggendo una pagina di giornale.
E allora il bravo conoscitore delle vostre esigenze, speranze, forze e debolezze, oggi evita di affrontare qualsiasi argomento e vi lascia in balia della poesia.
Che sia poesia di mare e di sole è un regalo extra!

Alla carezza gelida

Rive odorose d’alghe;
sabbia,
costrutta forma di castello
dalla fantasia fanciulla,
pregna di sole
e di sapore di pesce;
vento compagno
di lunghe solitudini;
soffio della mia vela
quand’era suo dominio il mare,
quando sognavo nella tua ebbrezza regni;
acque
da assiduo moto
risospinte a riva
sui miei piedi
docili
alla carezza gelida;
acque,
insensate,
indomite,
voraci,
gracili giganti deformati
dalla fantasia del tempo:

necessità di sonno
al ritorno.

Dalla mia raccolta “Davanti al tempo” (1956-1964)

Il Dispari 2016-08-15

ELISA BARONE

UNA DONNA AVVOCATO CON LA PASSIONE PER LA SCRITTURA.

Non solo atti, ma anche versi nella sua carriera.
Colta, raffinata, sensibile, attenta a quanto accade intorno e pronta a sostenere quanti si trovano a confrontarsi con i dettami della legge, ELISA BARONE, ha fatto della sua professione di avvocato una missione volta a far valere i diritti dei propri assistiti nella ricerca di una verità spesso poco chiara e controversa.
Dopo la laurea in Giurisprudenza conseguita a pieni voti, presso l’Università Federico II di Napoli dove ha incontrato il suo futuro marito anch’egli divenuto avvocato di successo, Elisa Barone ha lasciata la sua città natale, Salerno, per trasferirsi a Como.

Avvocato civilista con incursioni nel penale, ha trattato diversi casi legati a contesti che vanno dal famigliare al sociale e al privato, riuscendo sempre con grinta e determinazione a difendere i suoi assistiti.
Elisa Barone è andata costantemente alla ricerca delle fonti del diritto, interpretando correttamente la normativa e argomentando al meglio le diverse posizioni dei suoi assistiti. Assistiti con cui Elisa Barone ha sempre cercato un dialogo vero e quella indispensabile fiducia finalizzata a creare il giusto clima per sostenerli senza alcun tipo di chiusure o di remore.
Accanto a questa tempra decisa che l’ha vista in prima linea nelle aule dei Tribunali, Elisa Barone ha mostrato di avere una straordinaria predisposizione per la scrittura creativa.
Fin da bambina, cioè già alle elementari, era particolarmente portata per i racconti, temi e poesie e questa sua disinvoltura nel raccontare era stata notata anche in seguito alle scuole medie.
Un talento innato quello di Elisa Barone che non solo esplora il campo della poesia, ma anche quello del romanzo.
Al centro dei suoi versi, in particolare, vi sono storie d’amore, quadri familiari, vicende legate alla società e al destino di profughi, rifugiati e vittime innocenti di una guerra dettata dal potere.
E ancora il suo sguardo si volge a scrutare l’uomo che si interroga sul proprio destino dove abitano paure, incertezze, ma anche speranze e attese.
Il suo primo libro di poesie “Farfalla” condensa le emozioni legate al sentimento d’amore che fa vibrare il cuore e sorridere, tremare e piangere. Sono amori giovanili, affetti familiari spesso difficili come il rapporto con sua madre cui è dedicata la prima poesia della silloge.

Altro genere dove Elisa Barone sta riscontrando molte soddisfazioni è il romanzo, cui si dedica da dieci anni, attraverso il quale ha la possibilità di raccontare vicende e fatti che traggono spesso ispirazione da situazioni reali, legate a contesti sociali, ma anche da ricordi personali e dalla cronaca come la vicenda del terrorista del NAR Valerio Fioravanti che le ha ispirato il romanzo “Il cuore al di là del male”.

Numerosi sono i premi ed i riconoscimenti ottenuti da Elisa Barone in questi primi 15 anni di carriera letteraria.
In tale contesto vanno citati la prima premiazione ricevuta per la poesia “Farfalla” al Concorso letterario Nazionale “Pinayrano” e il premio al Concorso “Nero su Bianco”, indetto dall’Accademia F. Petrarca, con medaglia, diploma ed investitura di Letterato del XXI Secolo per il libro “Il romanzo che non c’è”.

Salernitana di origine con la passione per il mare, non poteva mancare tra le mete scelte per le vacanze la bella isola di Ischia dove Elisa Barone recentemente ha avuto l’occasione di incontrare Bruno Mancini poeta e scrittore, nonché presidente dell’Associazione da Ischia L’Arte – DILA il quale l’ha invitata a scrivere altre poesie e a partecipare a concorsi letterari indetti dalla stessa DILA.
Silvana Lazzarino

Il Dispari 2016-08-15

Cod 13: Natalya Kalinovskaya
Ho il mio proprio calendario

Ho il mio proprio calendario
e il modo poco conosciuto
di contare le estati.
C’è qui molto spesso l’eclissi dell’anima,
molto spesso di nuovo inizia Gennaio.
Poi, conto il tempo non per secondi,
il mio resoconto va in direzione del ritorno.
La mia era è proprio 20 anni
dalla mia nascita domani. Avanti, vola via!
Al mio polso io trasferisco i 40 milioni battuti
per un secondo,
invece la mia memoria, ritorna ai cento quadri,
scattati, di conseguenza, indietro.
Lascio via gli stampi ossessivi
e di nuovo cerco mondo ogni mattina,
con l’intuizione.
Ho il mio proprio calendario,
dove vedo l’arcobaleno mai in sette colori.
La mia fantasia, forse e poco,
basterà almeno per un paio di mille sogni.

Cod 23: Liga Sarah Lapinska
Continuo in te

Continuo in te:
più profondamente della speranza nebbiosa,
quali siamo nell’ultima ora prima dell’alba,
nell’illusione della vita insieme nuova ed antica,
sull’Atlantide inesplorato prima dell’aurora,
più forte di tutti i desideri nel crepuscolo;
nella rete dei capillari di carni e di anime
e delle radici vibranti;
sul fuoco quasi immenso
nel passato della terra mai invecchiata;
lì, dove radici generano i nuovi mondi,
tutti strettamente legati a me,
che mi continuo in te
e nelle nuvole sopra l’Atlantide
ancora non scoperte da noi:
da noi sempre attori, da noi sempre testimoni,
da noi cresciuti nei rizomi di giaggioli
che non ricordiamo più
durante giorni pieni di nembi,
mentre ti continui in me.
Il vento porta nuvole e
poi ritorna senza.
Cosi, io mi continuo in te.
Cosi, io mi ritorno.

Cod 3: Franco Maccioni
Tutto tace

Tutto tace questa notte…
le luci della sera fuggono
verso altri mondi!
Una leggera brezza
sfiora il mio viso…
una dolce malinconia
m’assale…
forse, ricordi lontani,
stretti abbracci
di un amore materno
che non c’è più!
Tristezza e pianto…
profumo di gelsomini
accompagnano sempre
il mio cammino!
Tutto tace questa notte…
solo una luce brilla
dentro il mio cuore….
la tua… mamma!

Bruno oggi parliamo di museo

Il Dispari 2016-08-08

Il Dispari 20160808 comp

Editoriale

Ubi maior minor cessat… e questa settimana la forza “piccola” delle parole cede il posto alla potenza espressiva delle foto che evidenziano in maniera egregia l’entusiastica accoglienza che ha ricevuta la prima puntata del nuovo progetto culturale “In vacanza con l’Arte” realizzata lo scorso 2 Agosto dall’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” negli ambienti del Museo del Mare della Città di Ischia.

Le poetesse Santa Vetturi, Dina Ferorelli, Maria Schiralli, e Giuditta Abatescianni (giunte appositamente ad Ischia da vari paesi d’Italia) hanno presentato le loro produzioni letterarie incontrando un gruppo di Artisti ischitani, capeggiati dal Presidente del Museo Rino Lauro, tra i quali abbiamo notato Magda Kismet, Raffaele De Maio e Luigi Esposito.

Ylenia Pilato, Direttrice artistica dei progetti di arti visive in programma da DILA nel Museo, e Liga Sarah Lapinska Ambasciatrice DILA in Lettonia hanno esposto alcune loro opere che potrete ammirare fino al prossimo 18 Agosto.

L’invito ad assistere ed a partecipare è sempre rivolto in modo speciale a tutti coloro i quali, residenti e turisti, ritengano che l’arte e la cultura possano essere validi motivi per privilegiare le mete delle vacanze.

Bruno Mancini

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Matteo Tosi: “Ischia mi è rimasta nel cuore”

Lo abbiamo visto in tv nelle fiction più note, da Carabinieri a Incantesimo, lo abbiamo amato al cinema e in teatro, il suo volto non passa di certo inosservato. Ha talento, bellezza e tanta umiltà. L’attore di origine veneta continua il suo percorso di successo internazionale senza dimenticare mai quanto siano importanti le proprie origini.  E da Dolce Amore, soap filippina, che lo vede protagonista, ricorda il suo amore per Ischia, dove spera presto di tornare, magari proprio con un film.

Sei tra i protagonisti della soap di successo nelle Filippine ‘Dolce amore’, dove interpreti Silvio De Luca, che cosa ha significato per te questa esperienza fuori dal contesto italiano?

Non è la prima volta che lavoro all’estero e con cast internazionali e come le altre volte, anche questa, rappresenta l’opportunità di conoscere nuove realtà lavorative, collaborando con artisti e tecnici di altri paesi. È un modo “speciale” per arricchirsi, sia personalmente che artisticamente, ed è anche l’opportunità di venire in contatto con un nuovo pubblico. Questo è poi un caso unico. Per la prima volta in una serie straniera si parla italiano, oltre all’inglese e il tagalog. Il pubblico filippino è allenato ad ascoltare un prodotto anche in più lingue, mentre in Italia, se tutto non viene doppiato è impensabile venga visto. In questo siamo decisamente più indietro. Nelle Filippine tutti parlano inglese oltre alla lingua ufficiale.

Che cosa pensi delle nuove scoperte comunicative nell’arte cinematografica?

L’industria cinematografica italiana è alle prese ormai da anni con la crisi economica, questo però non ha fermato un fermento importante, degno di attenzione di un certo modo di fare cinema. Il cinema Indipendente fatto di piccole e piccolissime produzioni si conferma come una delle più importanti risorse di sperimentazione e d’arte dell’industria attuale, un po’come sta succedendo in tutto il mondo. I giovani filmaker dimostrano di avere intuito, talento e capacità, trovando sempre modi nuovi ed innovativi di veicolare la propria arte. Credo però che ci dovrebbe essere più impegno da parte dell’Istituzioni, e non solo, nel cercare di sostenere efficacemente questo nuovo modello produttivo e distributivo, proprio per far uscire quell’anima nascosta e che al contrario di quanto pensano le grandi distribuzioni attira molti spettatori, più di quelli che noi immaginiamo.

Sei apprezzato e stimato sia a livello nazionale che internazionale, ma che cosa ti lega al sud e in particolare ad Ischia?

Ischia mi è rimasta nel cuore dopo una vacanza che feci qualche anno fa. Ricordo ancora la dolcezza inebriante della brezza in quel inizio di giugno. E’ un luogo incantevole dallo scenario unico che in modo naturale ti proietta dentro la sua anima, sospesa tra cielo, terra montuosa e mare. E per me che amo e faccio il cinema diventa doppiamente bella sapendo che ospita un importante festival. Chissà, magari un giorno ci ritornerò, e non solo per vacanza ma con un bel film da presentare!

Michela Zanarella

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Matteo Tosi 2
Bruno oggi parliamo d scrivi posie

Il Dispari 2016-08-01

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Editoriale
In vacanza con l’Arte – n° 1

Domani, a partire dalle ore 20.30, presso la sede dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte” situata nel Museo etnografico del mare della Città di Ischia – Palazzo dell’orologio di Ischia ponte-, è in programma un interessante incontro con una delegazione di poeti e scrittori pugliesi particolarmente impegnati anche in pregevoli attività di carattere sociale.
La presentazione delle loro produzioni letterarie, la lettura di testi, musica, dipinti, collage, progetti ed esperienze umane saranno i temi entro i quali si svilupperà l’incontro tra loro ed alcuni artisti ischitani invitati dal Presidente del Museo, Rino Lauro.
Ylenia Pilato, socia fondatrice DILA, fungerà da coordinatrice e da intervistatrice per la produzione di video utili a divulgare le fasi salienti della serata.
Saranno esposti collage di Ylenia Pilato e disegni dell’Artista lettone Liga Sarah Lapinska.
L’invito ad assistere ed a partecipare è rivolto in modo speciale a tutti coloro i quali, residenti e turisti, ritengano che l’arte e la cultura possano essere validi motivi per privilegiare le mete delle vacanze.
Qui di seguito troverete brevi schede delle scrittrici che hanno scelto di venire ad Ischia pur di affidare la presentazione delle loro opere alla nostra Associazione culturale DILA.
Ingresso libero.
Info: emmegiischia@gmail.com – tel. 3914830355
Bruno Mancini

DINA FERORELLI, nata a Bitetto (Ba), è laureata in Pedagogia e lavora come docente.
Ha pubblicato i volumi di poesia “Cerchi di luce” e “Mattino di girasoli”.
Alcuni suoi testi sono presenti in diverse antologie, tra cui quelle curate da Santa Vetturi.
“La mia poesia nasce dall’idea che siamo al mondo e percorriamo insieme il nostro viaggio, per questo non possiamo ignorare le atroci sofferenze di altri uomini, nostri fratelli!
Abbiamo delle responsabilità: aiutarli a portare il loro pesante fardello di vita, offrire un sorriso,tendere la mano, far sbocciare una rosa di speranza.
Perché non si muoia più per fame o per guerre o per mano di menti folli e dispotiche, perché il dolore che c’è al mondo è troppo grande per lasciare che i nostri fratelli lo portino sulle spalle da soli!”

MARIA SCHIRALLI nata a Trani nel 1950, vive a Bari fin da bambina.
Diplomata in Applicazioni tecniche, ha conseguito il titolo di infermiera professionale e assistente sanitaria visitatrice.
Da sempre amante della cultura e dell’arte, si è messa in gioco ella stessa scrivendo numerose filastrocche e qualche poesia.
Da tre anni segue il Corso di Scrittura creativa della Libera Università della terza Età “Eurolevante” avente come guida la professoressa Mariella Castoro.
Suoi testi sono pubblicati nelle antologie “Più istruzione, più sviluppo” e “BanglaNepaLove. La solidarietà della cultura” a cura di Santa Vetturi. Ha ricevuto numerose Menzioni d’Onore in concorsi nazionali per le sue poesie.

GIUDITTA ABATESCIANNI è nata e vive a Bari.
Funzionario in pensione della pubblica amministrazione, si dedica con passione a tutto ciò che la mette in comunicazione con il sociale.
La tipologia della sua esperienza professionale e la curiosità l’hanno sempre spinta ad ascoltare empaticamente esperienze e testimonianze di storie vissute.
Da qui l’input a scrivere racconti e poesie, per viag-giare nell’universo dell’interiorità.
Frequenta corsi di scrittura creativa, recita nel teatro amatoriale, collabora gratuitamente con scuole primarie come autrice e regista teatrale, nutrendosi e arricchendosi dell’autentica genuinità del mondo infantile e adolescenziale.
Il racconto “La bambina dalle trecce viola” è inserito nell’antologia “Haiti chiama Bari”.
Ha pubblicato “U Maleverme”.
È coautrice delle antologie “Florilegio barese” , “SOS BANGLADESH”, “Il futuro in una biblioteca”, “BangladesHelp”, “Più istruzione, più sviluppo”, “BanglaNepaLove”, “La solidarietà della cultura” e “Drops from the world”, tutte a cura di Santa Vetturi.
È del 2015 la pubblicazione del libro “Pennellate baresi”.
Nel giro degli ultimi due anni ha vinto più di dieci premi letterari.

2 Agosto Museo DILA locandina OK

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FABIO VIALE E LA SUA SOUVENIR PIETÀ

ALLA BASILICA DI SAN LORENZO A FIRENZE

Scultore e “cultore del marmo” con uno sguardo alla classicità, ma proiettato verso nuove sperimentazioni anche oltre il concettuale, Fabio Viale, nato a Cuneo nel 1975 si è accostato molto presto alla scultura, riuscendo a gestire con disinvoltura un approccio sempre in divenire con questa disciplina artistica affascinante e in “presa diretta” con la materia.
Fabio Viale lavora e trasforma il marmo per trarre da esso nuova vita attraverso opere che passano dalla semplicità alla complessità dove respirare eleganza e leggerezza, ma anche forza e dinamismo.
Alla ricerca di nuovi risultati sperimentando le leggi della meccanica e della fisica, egli ha dato vita, ad esempio, alla famosa barca in marmo con motore: “Ahgalla”che è riuscito a far muovere in mare; o al pneumatico gigante sempre in marmo, che ha tanto destato curiosità ed interesse.
I suoi lavori che si muovono in un’ottica contemporanea con richiami al classico, ma solo come spunto da rielaborare alla luce del presente, si mostrano spesso semplici, altre volte innovativi specie se combinati con meccanismi legati alle tecnologie per ottimizzare il prodotto definitivo. Lavori che dall’Italia alla Russia, all’America, hanno conquistato un pubblico sempre più internazionale tramite sue mostre personali.

Da sottolineare la mostra di New York alla Sperone Westwater Gallery e tra i premi ricevuti il Premio Cairo 2015.
Le sue opere che guardano alle immagini dei capolavori di maestri del passato (come Michelangelo) e si orientano verso simboli legati al quotidiano, propongono rappresentazioni nuove, spesso orientate al superamento dei limiti mediante l’uso di diverse simbologie come i tatuaggi o gli penumatici già esposti in due mostre presso la galleria Poggiali e Forconi.
A Firenze in occasione della “Settimana Michelangiolesca” promossa dal Comune di Firenze, organizzata dal MUS e in collaborazione con Opera Medicea Laurenziana, Basilica di San Lorenzo, Giunti, Arte Dossier, Studi d’Arte Cave Michelangelo e la partecipazione della Galleria Poggiali e Forconi, FABIO VIALE torna con SOUVENIR PIETA’ 2006-2016. L’opera in marmo,visibile fino al 2 agosto 2016 presso la Basilica di San Lorenzo, sottolinea la peculiarità e l’attenzione con cui lo scultore ha saputo riprodurre il Cristo della Pietà Vaticana in due versioni entrambe senza la presenza della Vergine.
Emerge nelle due sculture la morbidezza delle linee, la plasticitàdel corpo e dei tessuti del panno che gli cinge la vita ad indicare una certa bellezza e purezza presenti anche nella morte che avvicina al divino.
Una rappresentazione intensa che ruota introno a quel corpo adagiato, mentre riposa, senza segni di sofferenza fisica, per dare spazio alla speranza nell’abbandono ad una volontà superiore.
Il volto del Cristo levigato, sembra come rapito in un sonno che è ascesa verso il divino.
Una riproduzione del Cristo da leggere in un’ottica contemporanea che invita all’accettazione e al perdono.
La speranza è di avere Fabio Viale ad Ischia in occasione di uno dei prossimi incontri organizzati dalla nostra DILA nel Museo del mare presieduto da Rino Lauro, ma la quasi certezza e di ricevere il suo assenso a rilasciarci un’intervista esclusiva da pubblicare in questa pagina.
Silvana Lazzarino

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Fabio Viale

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Partecipazione antologie LENOIS

Il Dispari: una pagina per DILA

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 Editoriale

Come abbiamo anticipato nell’editoriale pubblicato il 9 Maggio scrivendo “Tina Bruno ha deciso di volere iniziare a collaborare con la redazione di questa testata”, oggi pubblichiamo il suo primo articolo accompagnato da una breve sintesi della sua produzione in campo artistico e sociale. Nella convinzione che lei entrerà presto e con pieno diritto nel gruppo di autori da voi stimati, le rivolgiamo un caloroso “BENVENUTA!”

La crisi del mondo sociale

Per l’adulto accettare un bambino vuol dire entrare nel suo mondo

La crisi che sta coinvolgendo il mondo della scuola e di altre istituzioni sociali in quest’ultimo periodo è causata dai metodi errati di alcuni operatori che, pur avendo una base di cultura umanistica, non la praticano. Infatti, dove i valori umani sono esaltati, le riforme, la creatività, le arti e l’immaginazione bocciano il “Narcisismo” che perde il fascino dell’onnipotenza.
Alle soglie del “21° Secolo” non si può assistere, né tanto meno si possono accettare, scene di violenza sui bambini da parte di alcuni adulti: insegnanti, educatori, genitori, i quali, dimenticando la cultura dell’infanzia e i messaggi educativi che essa trasmette, condizionano il bambino e il suo apprendimento.
Il progresso di un popolo parte dal rispetto dei valori umani tipici dell’uomo che si distingue dagli animali proprio per qualità superiori, che a volte, però, disconosce.
Così facendo, si annullano secoli di storia e di sviluppo che hanno portato a una nuova concezione del bambino.
Dovere dell’adulto è di favorire al massimo la socializzazione dei bambini, con bambini e con adulti, per far sì che la violenza, essendo il frutto del disadattamento sociale, sia sconfitta.
A detta di molti teorici gli impulsi repressi da piccoli per paura, se non trovano sbocchi, da grandi si ritorcono contro i bambini.
Gli adulti devono usare l’amore e non la violenza quando un bambino sbaglia, fa i capricci o rifiuta qualcosa. Devono apprezzare il suo comportamento, tenendo sempre presente che si tratta di un essere senza storia e che attraverso le varie esperienze giocose, apprendibili, comunicative e relazionali sta imparando a costruirla.
Per l’adulto accettare un bambino vuol dire entrare nel suo mondo e accettare quella sua smania di crescere, esplorare, scoprire, provare che comincia nella culla e non si ferma mai; vuol dire accettare il suo insaziabile bisogno di capire; la meraviglia e lo stupore che prova di fronte alle piccole cose; i suoi perché e dargli la possibilità di farsi un’immagine positiva del mondo che lo circonda.
Vuol dire non forzare il suo fare e agire, dargli tempo, rispettare i suoi prodotti perché sono frutto del suo essere, vuol dire non alzare mai le mani per menare, ma capire il suo comportamento e discutere ordinatamente sulle sue richieste, senza estendere il proprio dominio per auto-realizzarsi. Vuol dire amarlo
Tina Bruno

Note biografiche 

Tina Bruno ha cominciato, solo da qualche anno, a produrre scritti per pubblicazioni giornalistiche, dedicando le sue attenzioni ai bambini con i quali per tanti anni ha condiviso la sua vita.
Ha scritto due libri di poesie e favole per i bambini del nido, uno per quelli che frequentano la scuola dell’Infanzia e Primaria, cinque manuali di formazione per insegnanti ed educatori, cinque volumi di poesia per adulti, uno di novelle e racconti per adulti, e ha partecipato ad oltre centocinquanta antologie riportando primi, secondi, terzi e quinti premi, premi speciali, encomi solenni e diplomi d’onore. Dal MIUR è stata designata nel 2015 per tenere lezioni di favolistica presso quattro scuole facenti parte del progetto “LIBRIAMOCI”. Nel palmares di Tina Bruno c’è scritto che è risultata finalista nel concorso “Salvatore Quasimodo” (ed. Aletti) e in due edizioni del nostro Premio internazionale di poesia “Otto Milioni“ (ideato da Bruno Mancini con la Direzione Artistica di Roberta Panizza).

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ANGHELOPOULOS ALLA PRO BIENNALE

Vittorio Sgarbi ha inaugurato lo scorso 8 maggio 2016 l’apertura della PRO BIENNALE a Venezia presso la Milano Art Gallery Pavilion, negli spazi dell’antico Palazzo Giustinian Faccanon, prima sede storica ufficiale del noto Gazzettino.
Ospite d’onore al vernissage della mostra organizzata dal manager della cultura Salvo Nugnes, Vittorio Sgarbi ha festeggiato il suo 64° compleanno attorniato da vip, amici, artisti e fans estimatori.
Tra le personalità e i nomi noti vanno citati Katia Ricciarelli, Francesco Alberoni, Alessandro Meluzzi, José Dalì, e Alviero Martini.
L’esposizione che resterà aperta fino al 30 maggio 2016 ad ingresso libero, ospita, come ogni anno artisti di spicco a livello internazionale tra cui A. T ANGHELOPOULOS la cui opera dai segni e dalle forme avvolgenti racconta dell’uomo nel suo essere costantemente sospeso tra la dimensione terrena e quella spirituale nascosta nei luoghi sottili e imprevedibili di un’esistenza che alterna incertezza e speranza.
Le immagini della sua pittura racchiudono le energie dell’universo ad abbracciare terra e cielo, materia e spirito, di cui l’uomo è protagonista fragile e impotente di fronte a questa esistenza spesso eticamente precaria, dove i legami umani e sociali sembrano sfumare per cedere il passo a chiusure e egoismi.
Aspetti questi evidenziati sulla tela da segni fitti e intricati che vengono via via sostituiti da colori accesi e dalla presenza dell’oro ad indicare una possibile speranza per una comunicazione prima inattesa poi probabile che rimette in gioco la condizione per l’uomo di ritrovare parti segrete di se stesso. Autore di dipinti di straordinario fascino per il loro aprire alla riflessione sugli eterni interrogativi dell’uomo nella sua costante ricerca di quel limite tra visibile e invisibile, Anghelopoulos per questa mostra presenta un lavoro ispirata al tema del “doppio”.
Si tratta di Vita Interiore – Inner Life (2015) ispirata al doppio “Ritratto dei Duchi di Urbino” di Piero della Francesca (1465-72) che si trova alla Galleria degli Uffizi di Firenze.
L’opera di Anghelopoulos che appartiene ad una serie di ritratti celebri del Rinascimento, riscopre sotto una nuova dimensione la coppia dei duchi d’Urbino volendo rappresentare il lato misterioso e oscuro dell’uomo.
I due coniugi Federico da Montefeltro e Battista Sforza raffigurati da Anghelopoulos mostrano l’altro lato del volto (profilo), quello destro lui, quello sinistro lei, dandosi la schiena.
Una posizione che indica distanza e consapevolezza dei propri ruoli da parte dei due coniugi. Svelando dopo oltre cinquecento anni l’altro profilo, eternamente nascosto, è come se i personaggi tornassero a riappropriarsi di una nuova vita nell’oggi, più autentici e padroni di se stessi.“Un appuntamento sempre molto atteso, quello della mostra Pro Biennale” come ha sottolineato l’organizzatore Salvo Nugnes a conferma della presenza anche per questa edizione di artisti italiani e stranieri di grande interesse nel panorama contemporaneo. Un evento importante per Anghelopoulos che ancora una volta con questa opera regala una visione interiore da cui far riaffiorare quelle zone nascoste del pensiero, dove si celano stralci di un vissuto che si vorrebbe tenere segreto per sempre.
Tra i vip presenti citiamola soprano Katia Ricciarelli che ad Ischia il 4 gennaio del 2011 ha incantato quanti erano presenti al suo concerto presso la Basilica di Santa Maria Maddalena a Casamicciola dove ha intonato tra le altre le arie “Ave Maria” di Gounod e “Panis Angelicus” di Franck.
Silvana Lazzarino

Silvana Lazzarino Manifesto Pro Biennale

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Marzia Carocci

Il taccuino rosso di Eleanor

Oggi la cronaca è piena di fatti orribili e, tra questi, non mancano le madri che fanno prostituire le proprie figlie o per povertà, o, peggio, per soddisfare vizi, assuefazioni divenute con il tempo malattie, come il bisogno della droga per continuare a vivere, se vita può considerarsi quella di una persona drogata, come la madre di Eleanor che, razionalmente e con lucidità, induce, anzi costringe la figlia alla prostituzione: “Con il passare del tempo, mamma iniziò a vezzeggiarmi, mi diceva di truccarmi, di esaltare il mio corpo… a volte mi regalava indumenti intimi che trovavo pacchiani… Poi compresi il suo comportamento… entrò un tipo… Mi sentii spogliare e frugare, la sensazione era di un disgusto che mai potrei descrivere con le parole… Staccai la mano da lui come se avessi preso una scarica elettrica e mi allontanai… Mamma mi guardò malissimo… Poi si alzò barcollante, prese le chiavi di casa… chiuse la porta alle sue spalle lasciandomi sola con il suo amico. ” (pagg. 16, 17). Siamo di fronte a un romanzo-denuncia che pone in primo piano il disfacimento della nostra società, né si sbaglia nel dire che è come un pugno nello stomaco che scuote dall’indifferenza e dal disinteresse, che induce a guardasi attorno e ad interrogarsi senza incanti e consolazioni. Marzia Carocci denuncia, punta il dito contro un contesto socio-economico ed etico-morale di cui sono vittime anche la madre e il padre, ma soprattutto denuncia la violenza contro le donne, la pedofilia, mali persistenti della nostra civiltà e che nel romanzo vengono proposti soprattutto attraverso la narrazione di vicende, stati d’animo, emozioni vissute da Eleanor, vittima della madre, a sua volta vittima e carnefice, che la immola, ancora bambina, al dio “Droga”. La violenza contro il sesso femminile è vecchia quanto l’umanità, considerato che la maggior parte dei popoli ha sempre avuto un’organizzazione patriarcale che ha posto le donne, a prescindere dalla loro età, in una condizione d’inferiorità e sottomissione e tanta è la letteratura che propone tale tema, basta ricordare, ad esempio, nell’Ottocento, la manzoniana Monaca di Monza, la piccola Cosette dei Miserabili di V. Hugo o ancora la pura Sonja, di Delitto e castigo di F.Dostoevstkij, o se vogliamo limitarci ai nostri tempi, l’opera di S. Landini, “Ferite a morte”, oppure quella di S. Agnello Hornby, “Il male che si deve raccontare”, o ancora i racconti di D. Maraini in ”L’amore rubato”, etc…
Orbene, “Il taccuino rosso di Eleanor”, a buon diritto, entra nell’alveo di tale letteratura che, come un fiume in piena, si spera possa in futuro contribuire ad eliminare pregiudizi e comportamenti violenti.
Marzia Carocci narra la storia di Eleonor con intensa partecipazione emotiva e ciò giustifica la posizione omodiegetica della narratrice, lo stile sciolto, scorrevole, incalzante nella proposizione di eventi, pensieri, sentimenti e il lessico pulito, che, nonostante la materia trattata, mantiene sempre la decenza, lasciando alla fantasia del lettore ogni esplicazione di comportamenti e parole che, pur nella sobrietà espressiva, la scrittrice lascia intendere
Francesca Luzzio

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ll Dispari 2016-05-23

Il Dispari 2016-05-23

Editoriale

Parlando di poesia non si può prescindere dal prendere posizione su un argomento collaterale molto importante, anzi direi determinante, per la migliore divulgazione delle opere proposte.

Parlo della funzione comunicativa che ci si aspetta avvenga seguendo determinati parametri interpretativi. Per maggiore chiarezza dico che non tutti siamo d’accordo su quali debbano/possano essere gli artifizi linguisti e scenici più consoni alla presentazione in pubblico delle opere poetiche.

Chiarito che io sono decisamente convinto che nessuno meglio dell’autore, sia pure afono e sia pure balbuziente, possa “dare voce” ai suoi versi, esistono altre opinioni intese a privilegiare la professionalità recitativa e scenica del lettore.

Solo per inciso mi piace ricordare la magistrale serie di letture dei suoi versi che Giuseppe Ungaretti ebbe modo di proporre, tanti e tanti anni fa, quando la tv era ancora in bianco e nero e la sera mandava in onda programmi di acculturamento per analfabeti del tipo “Non è mai troppo tardi”. Quella fu per me una folgorazione, tanto era ammaliante, seducente, prepotente, la vis emotiva che ne derivava!

Comunque, riprendendo il discorso generale, esiste un’ulteriore divisione di massima tra coloro che optano per la seconda ipotesi (privilegiare la professionalità recitativa e scenica del lettore) ed essa suddivide la “recitazione” in due categorie, la prima delle quali tende a privilegiare una lettura priva di orpelli e di inflessioni teatrali (vedi il grande Benigni nello show sulla Divina Commedia), mentre la seconda vorrebbe che l’interprete dettasse, attraverso la sua professionalità, le intensità emotive, coinvolgendo il pubblico mediante quelli che inizialmente ho definito artifizi linguisti e scenici, quasi avvicinando l’interpretazione alle peculiarità delle interpretazioni melodrammatiche.

Per me che ho avuto il sommo privilegio di incontrarlo sulla strada dei nostri progetti, convincendolo a diventarne la VOX, Antonio Mencarini è il classico esempio di sintesi e di perfezione interpretativa.

Antonio riesce a bloccare l’attenzione di chi lo ascolta padroneggiando un timbro di voce “parlata” il quale, tutt’altro che anonimo, rende perfettamente l’anima nascosta dietro ogni verso, ma lo fa, ed è qui la grandezza di VOX, lasciando che siano le parole e non i gesti o le inflessioni a condurre l’ascoltatore nel mondo della lirica proposta.

Lui sa come entrare nei sentimenti svelati o nascosti dentro i versi, siano essi composti da parole semplici espresse in maniera naif, o siano elaborati in ermetismi apparentemente inestricabili.

Antonio Mencarini, è un ancien talento naturale, un giovane lettore in pubblico, un amante della poesia da sempre.

Bruno Mancini

Antonio Mencarini

Antonio Mencarini

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Vi racconto l’impossibile

Per la serie Esopo news

Domenica 15 Maggio 2016, ho trascorso una bellissima giornata in compagnia di moglie, figlia e del suo compagno.

Ischia, anche con il cielo coperto e con zone ventose è una meraviglia da scoprire in continuazione.

Verso le 14 abbiamo preso posto in uno dei ristoranti-pizzeria più accorsati di Forio. Tanto per aggiungere qualche particolare, dico che si trova in pieno centro, ha un ottimo rapporto tra qualità, servizio e prezzi e noi siamo clienti abbastanza conosciuti.

Purtroppo la giornata uggiosa non permetteva di pranzare all’aperto e la direzione, visto il notevole afflusso di clienti, ha allestito una sala “provvisoria” in uno dei locali che di solito è utilizzato per la consumazione di gelati, bevande e panini.

Un ambiente rettangolare con tre tavoli allineati su due file. Sala piena di umani adulti più un cane ed un lattante.

A noi è stato assegnato il tavolo al centro della fila di sinistra entrando.

Abbiamo preso posto senza alternare le coppie. Rosalba ed io da una parte e Mirna e Chris dall’altra… vedi piantina.

sala ristoranteComprensibilmente, considerato  il notevole numero di avventori, il servizio ha ritardato più del solito, tanto che abbiamo avuto modo di osservare i comportamenti degli altri clienti, pur se da prospettive diverse. Io verso il cane e Mirna verso il lattante.

Bene, anzi male perché ora racconterò l’impossibile.

La tizia n.1, quella nel mio angolo di visuale, grassa e piuttosto volgare, mangiava una pietanza con del sugo nel quale intingeva in continuazione enormi pezzi di pane: faceva cioè la così detta scarpetta. E va bene, passi pure il “piccolo” schifo .

A noi non erano ancora giunte le pietanze e la scena poteva non essere considerata particolarmente disgustosa, Però, qualche minuto dopo, mentre avevo appena iniziato a mangiare la pizza, mi accorgo che la tizia n. 1, sempre lei, dopo aver masticato una grossa scorza di pane imbrattata con il sugo ormai alla fine, l’ha tolta dalla bocca e l’ha posizionata accanto al muso del cane. Secondo grande schifo! Il cane l’ha leccata un paio di volte, l’ha annusata più volte e poi, disgustato non si sa da cosa, ha girato il muso in segno di nausea. Terzo grande schifo. Sapete cosa ha fatto la tizia n. 1 per completare il poker? L’impossibile: ha raccolto da terra la scorza di pane imbrattata nel sugo e che lei aveva masticato prima di offrire in pasto al cane che l’aveva leccata più volte prima di rifiutarla e l’ha messa, così sporca e schifosa, nel piatto in cui aveva mangiato.

Orrore massimo!

Eppure il massimo non era ancora raggiunto.

Stavo raccontando la vicenda a Mirna incredula, quando la vedo sbiancare, sbarrare gli occhi ed estraniarsi completamente dal mio racconto, bisbigliando “No… è impossibile… non ci credo…”. In effetti stava accadendo che la tizia n 2, più grassa e più volgare della n.1, aveva sdraiato il lattante sul tavolo e gli stava cambiando il pannolino sporco di pupù!

E quindi, a Francesco che ci invita a voler bene ai vicini più di quanto non facciamo nei confronti degli animali rispondo; “Viva i porci e le porche”!

Bruno Mancini

 

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ANDREA VENTURA

RITRATTI SENZA TEMPO DI PERSONAGGI STORICI E DI SUCCESSO

Il fascino e il successo della società americana tra mondanità, spettacolo, politica non poteva sfuggire allo sguardo attento di ANDREA VENTURA, artista milanese, ma ben presto trapiantato a New York dove i suoi ritratti in poco tempo hanno catturato l’attenzione di critica e pubblico tanto da essere tra i più richiesti per le copertine delle più prestigiose riviste americane ed europee.

Tra i maggiori illustratori del mondo Andrea Ventura attraverso uno stile intenso con riferimenti alla pop art ha reso i protagonisti del cinema, della letteratura e della musica, ma anche della scienza e della politica, delle icone perfettamente calate nell’ordinario dando spazio alle loro espressioni. A ripercorrere questa carrellata di ritratti di protagonisti della scena internazionale che hanno lasciato un segno importante nella loro vita con pubblicazioni, scoperte, successi musicali e letterari, è la suggestiva mostra presso la Galleria TRICROMIA a Romain Via della Barchetta, 13, aperta fino al 28 maggio 2016.

Tra i protagonisti dei ritratti citiamo Eugenio Montale che, nella sua raccolta “Satura” (Mondadori, 1971), in data 22 ottobre 1967 fa riferimento ad Ischia, nel pieno del suo sviluppo turistico con autobus stracolmi di vacanzieri tedeschi, scrivendo:

“Spesso ti ricordavi (io poco) del signor Cap.

L’ho visto nel torpedone, a Ischia appena due volte.

E’ un avvocato di Klagenfurf, quello che manda gli auguri.

Doveva venirci a trovare…”;

e citiamo Woody Allen, regista e attore, che ha ricevuto il “Foreign Award”nel 2011 all’Ischia Film Festival. (nato con l’intento di conferire un riconoscimento artistico alle opere, ai registi, ai direttori della fotografia e agli scenografi che hanno valorizzato “location” italiane o straniere per invogliare nello spettatore il desiderio di conoscerne e visitarne le bellezze) realizzato dall’Associazione Culturale Art Movie e Music ed il cui ideatore e Direttore Artistico è l’ischitano Michelangelo Messina

La galleria Tricromia, specializzata nell’arte dell’illustrazione apre i suoi spazi a Andrea Ventura artista visivo tra i più̀ richiesti al mondo che nei suoi lavori mira a far emergere quella forza espressiva nei volti dei suoi soggetti grazie ad un tratto deciso e ad una scelta particolare di alcune tonalità̀ di grigio, verde e azzurri che accostati in modo diverso danno ai soggetti una particolare intensità nello sguardo e nella posa, spesso vigorosa e statuaria.

La mostra ANDREA VENTURA “NEW YORKER E DINTORNI” che si richiama nel titolo alla “casa” lavorativa per eccellenza, il New Yorker dove lo stesso artista è stato per diversi anni, realizzando importanti lavori, conduce il visitatore entro uno scenario dove si svelano storie di glorie e successi attraverso impegno e ricerca, speranza e coraggio, storie ordinarie eppure straordinarie vissute da uomini e donne divenuti famosi, unici per quanto raggiunto.

Da Eugenio Montale a Woody Allen, da Robert Darwin a Samuel Beckett, da Sigmund Freud a Carlo Levi, da Orhan Pamuk ad Elsa Morante, fino a Jean Luc Godard e David Bovie, essi sono rappresentati da Ventura come statue a mezzo busto, impassibili e calmi, attenti e acuti, talvolta superbi e vincenti negli sguardi che catturano per intensità e vivacità. Nel raffigurare i suoi protagonisti in una posa plastica Ventura li proietta come in una specie di gianicolo personale dove si evince un riferimento ai busti dei garibaldini visibili all’alba nelle passeggiate romane sul Gianicolo.L’esposizione presenta anche numerosi disegni e copertine delle più prestigiose riviste americane ed europee. Il ritratto di Hoellebecq, scrittore e saggista francese scelto per il manifesto della mostra è stato realizzato per Harper’s nel 2015.

Silvana Lazzarino

 

ANDREA VENTURA

“NEW YORKER E DINTORNI”                                                                       

Galleria TRICROMIA

Via della Barchetta, 13 – 00186 Roma

orari dal martedì al venerdì 15.00 – 19.00

sabato 10.00 – 19.00

fino al 28 Maggio 2016

per informazioni tel 066896970 / 3397856006

Ritratto Michel-Hoellebecq mostra ANDREA VENTURA NEW YORKER E DINTORNI

Ritratto Michel-Hoellebecq
mostra ANDREA VENTURA NEW YORKER E DINTORNI

Bruno oggi parliamo di IL DISPARI

Il Dispari 2016-05-16

Il Dispari 20160516 comp

Editoriale

Oggi, prima di dare parole all’argomento del quale ho in programma la trattazione, sento il bisogno di partire con una premessa, piuttosto articolata, atta a consentire l’autentica interpretazione del brano con il quale mi propongo d’illustrare, in maniera tanto succinta (molto) quanto poco accademica (spero) “Dalla sedia alla poltrona”, ovvero quello che in un precedente editoriale  ho definito come “il pamphlet scritto da Nicola Pantalone”.
Inizio da “Pamphlet” riconducendone il significato alla sua origine latina, quando, un tizio tuttora sconosciuto e in un luogo molto vago situato tra l’attuale Francia e l’Italia, in un anno indefinito del XII secolo, scrisse la commedia latina medievale in versi dal titolo, anch’esso non perfettamente definito, di “Pamphilus seu de amore – o Pamphilus de amore”.
L’opera, d’impronta ovidiana, conobbe grande fortuna e diffusione in tutta l’Europa letteraria del XII secolo e divenne nota in Francia con il titolo popolare, appunto, di Pamphilet, oggi Pamphlet.
Ai dotti tra voi che, dopo aver letto il Pamphlet scritto da Nicola, mi contesteranno (con buone ragioni) le dissonanze stilistiche tra il latino “Pamphilus seu de amore – o Pamphilus de amore” e l’attuale “Dalla sedia alla poltrona” propongo ciò che Wikipedia scrive: “Dal punto di vista esteriore, il pamphlet è spesso un testo breve… (omissis). Siccome i pamphlet erano a basso prezzo e facili da produrre, furono spesso utilizzati per diffondere idee personali… (omissis). Tendenzialmente, l’autore del pamphlet presenta il proprio testo come uno sfogo estemporaneo, come una reazione viscerale di fronte a una situazione… (omissis)
Un altro tratto tipico è l’equiparazione della presa di parola a un atto di coraggio: l’autore è, nella generale acquiescenza e omologazione delle idee, l’unico individuo in grado di cogliere gli eventi nella piena luce della verità.”
Ogni vita può diventare racconto quando si avverte l’esigenza di narrarla”, così inizia la prefazione scritta da Lina D’Onofrio per il “pamphlet di Nicola.

Allora, chiarito che “pamphlet” è il riconoscimento di una forza divulgativa nata mille anni fa, devo ancora precisare “perché” Nicola Pantalone compare in questa pagina. Ciò in quanto, se (in un’ipotesi molto probabile) qualcuno tra voi, conoscendo il rapporto amichevole che intercorre tra me e Nicola, fosse propenso a pensare che io intenda “magnificare” l’amico per le caratteristiche letterarie del suo libro, allora a lui/loro suggerisco un’interpretazione capovolta, tramite la quale, dalla lettura di questa nota risulta evidente che a Nicola,  autore di “Dalla sedia alla poltrona”, è riservata la giusta gratificazione per essere un mecenate distributore di emozioni verso amici e conoscenti.
“Dalla sedia alla poltrona”, si presenta come l’autobiografia artistica di colui che da una sessantina d’anni canta e suona con il mare e il sole ischitano a passeggio tra dita e ugola.

Si presenta, ma in realtà non lo è poiché il testo viene meno ad alcuni dei requisiti canonici delle autobiografie: il narcisismo, l’autoNicolaeMinareferenzialità, la voglia di stupire e, non ultimo, manca l’oblio in cui, nelle autobiografiche, vengono di solito adagiati i personaggi che nella storia reale abbiano svolto ruoli secondari.
Nicola, invece, non perde occasione per decantare le doti dei suoi amici del lungo viaggio musicale che l’ha portato ad esibirsi in centinaia di locali e alla presenza di spettatori internaziNicolaeBaudoonali.

A Mina, Pippo Baudo e ad altri personaggi super famosi del calibro di Bert Grund o di Mario Merola, tutti intervenuti con apprezzamenti positivi per la sua musica e per la sua simpatica umanità, non è stato riservato, nelle 70 pagine del volume, più spazio o più amabile considerazione di quello che Nicola ha dedicato a Franco Di Costanzo, Ugo Pirone, Rino Lange,  Aurelio Buono, MarioNicola e Merola comp Di Noto, Enrico Roja, Gino Pinto, Saverio Toma,  Gianni De Luca, Pepito Casanoiva e tanti, tanti altri musicisti dei quali solo pochi lettori, forse, hanno ancora qualche sbiadito ricordo.

Far occupare alla musica il trono di regina –mai tiranna, ma mai contestata o contrastata- di un’esistenza vissuta a briglie sciolte è una felicità nascosta, comprensibile solo a coloro i quali abbiano il sangue blu delle passioni prive di secondi o terzi fini. La passione per l’Arte, sinonimo di Vita è pregio abbastanza raro. Nicola Pantalone ha saputo, scrivendo “Dalla sedia alla poltrona”, rendere onore alla sua e a quella dei suoi amici.
Bruno Mancini

Dalla sedia alla poltrona copertina comp

Il Dispari 20160516 1 comp

Silvana Lazzarino

TRA I FINALISTI AL PREMIO INTERNAZIONALE A.U.P.I.  di Milano
La Casa Editrice Otma Edizioni di Otmaro Maestrini, attiva da trent’anni e che organizza con successo importanti Premi letterari, dalla poesia alla narrativa toccando anche le arti pittoriche, in collaborazione con il Comune di Milano, quest’anno ha di nuovo indetto il PREMIO INTERNAZIONALE A.U.P.I. Albo Ufficiale Poeti Pittori Italiani.
Un premio prestigioso dedicato alla poesia (in lingua italiana e in vernacolo), al libro edito, al libro di narrativa inedito, e alla pittura, che ha visto la partecipazione di numerosi poeti e artisti non solo italiani, le cui opere sono state ritenute di alto livello sotto il profilo dello stile e dei contenuti.
La cerimonia di premiazione tenutasi a Milano presso il Circolo Alessandro Volta, introdotta da Otmaro Maestrinied, ha visto una giuria composta da nomi prestigiosi del panorama letterario quali: Lorenzo Croce, Lucia Ferrante, Cristina Flumiani, Ugo Perugini e Maria Teresa Piantanida. Elisabetta Viviani, nota subrette ed anche pittrice intensa ed espressiva, ne è stata la sorridente conduttrice.
Tra i poeti finalisti per la Sezione Poesia a tema libero cui è stato consegnato il Diploma con grande Medaglia Aurea è stata premiata, e tutta la redazione di questa testata si complimenta con lei,  anche la nostra opinionista Silvana Lazzarino (finalista con menzione d’onore) per la poesia L’albatro che riportiamo qui di seguito.
Lo scorso anno nei due Premi della Otma Edizioni “Premio A.U.P.I” e Premio Internazionale “Città di Varallo” cui ha partecipato per la sezione libro edito, Silvana Lazzarino si era classificata al quarto posto assoluto rispettivamente con “Oltre le immagini Tra visione ed emozione” (Pagine srl 2014) e “Cosmogonia” (Edizioni Progetto Cultura 2013). Raccolte poetiche che si soffermano sui ritmi del pensiero. Attraversare l’esistenza tra visibile e invisibile partendo dai luoghi della natura: scrigno di possibili verità.
L’albatro
Un volo senza meta
libero, istintivo
ad ali spiegate
lungo le distese marine
incontaminate
nella solitudine di un cielo
plumbeo, grigio
che prepara alla tempesta.
Tempesta dei sogni
verso l’oscuramento del mondo.

Il Dispari 20160516 tutto ridim
Aniellantonio Mascolo e il padre dei Fauves
MATISSE IN MOSTRA A TORINO A PALAZZO CHIABLESE

L’opera dell’artista ischitano Aniellantonio Mascolo (1903-1979), che nella sua Ischia ha sempre trovato fonte di ispirazione, è stata accostata a quella di Matisse.
Sebbene abbia rinunciato al colore, ma non alla luce in contrasto con gli sfondi scuri, Mascolo si è richiamato al padre dei Fauves per l’uso di forme semplici e appiattite ancorate però ad un certo realismo con cui ha rappresentato i suoi soggetti legati al mondo dei contadini e dei pescatori.
L’energia del disegno, l’uso di un colore puro seppur disteso sulla tela in modo originale nel far emergere figure e oggetti attraverso rappresentazioni dove non esistono più profondità e chiaroscuri, diventano i punti di forza su cui si fonda il movimento dei Fauves nato agli inizi del Novecento di cui Henri Matisse è figura di spicco, originale per la sua potenza espressiva evidenziata dall’uso di una linea incisiva e dal colore avvolgente.
A Matisse che con la sua arte ha rivoluzionato la pittura del Novecento dando inizio ad un nuovo modo di riprodurre la realtà, distante dall’oggettività, è stata dedicata un’interessante esposizione a Torino presso Palazzo Chiablese. Matisse, e il suo tempo, promossa dal Comune di Torino– Assessorato alla Cultura, ha offerto un percorso a scoprire l’universo dell’artista capace, come pochi, di far vibrare il colore nei suoi rimandi espressivi imprimendo alla linea forza ed energia, eleganza e bellezza.
Le circa cinquanta opere di Matisse e quarantasette di artisti a lui contemporanei quali Picasso, Renoir, Bonnard, Modigliani, Miró, Derain, Braque, Marquet, Léger –tutte provenienti dal Centre Pompidou di Parigi- hanno descritto la poetica del grande “maestro dei colori”, le influenze nella produzione e l’esatto contesto delle amicizie e degli scambi artistici. Attraverso dieci sezioni è stata ricostruita la carriera del padre del Fauvismo: dai suoi esordi alla fine dell’Ottocento fino alla sua scomparsa negli anni Sessanta del Novecento; un viaggio alla scoperta del grande precursore delle avanguardie storiche e allo stesso tempo degli altri artisti che hanno animato Parigi nella prima metà del XX secolo.
Accanto alle sottili influenze, le fonti comuni d’ispirazione, è stato evidenziato anche una sorta di “spirito del tempo” che, come un filo rosso, ha unito Matisse agli altri artisti durante il modernismo degli anni Quaranta e Cinquanta.
Il tema della figura umana affrontato seguendo, come per le nature morte e gli ambienti interni una concezione antitradizionale, si sofferma sull’immagine femminile descritta con la sua purezza, sensualità, ed un sottile mistero.
Accanto ad Odalisca con pantaloni rossi (1921) sono state esposte le rappresentazioni dell’atelier: L’Atelier IX (1952-56) di Braquee Lo studio, (1955) di Picasso.
Partendo da figure appiattite e linee controllate, Matisse passa alla tecnica divisionista della separazione dei colori, guardando poi alla bidimensionalità e agli aspetti volumetrici di Cezanne per definire una propria ricerca nel costruire la sintesi della forma definita dal disegno e rivestita dal colore che diventa tessuto avvolgente con cui la figura è proiettata nel contesto rappresentativo.
Inoltre opere di Matisse quali Icaro (1947), Grande interno rosso (1948), Ragazza vestita di bianco, su fondo rosso (1946) sono state messe a confronto con i quadri di Braque Toeletta davanti alla finestra (1942), di LégerIl tempo libero–Omaggio a Louis David (1948-1949) edi Picasso Nudo con berretto turco (1955).
Silvana Lazzarino

Matisse e il suo tempo a Torino

Matisse e il suo tempo
a Torino

Il Dispari 2016-05-09

Il Dispari 20160509 comp

Editoriale

L’editoriale di questa settimana, più di quanto non sia successo finora, vorrebbe disporre di numerose pagine per fomentare la vostra attenzione verso processi culturali quasi tutti disattesi, ingiustamente, dai “padroni del vapore”.
Con ciò volendo intendere gli organi d’informazione che sono pedisseque emanazioni di lobby editoriali.
1) Si è chiusa al Museo di Villa Arbusto, con successo di critica più che di pubblico, la mostra “C’era una volta…” promossa dal Centro per la Letteratura Estone per Bambini di Tallinn, dall’Associazione Italia Estonia di cui è Presidente Ülle Toode, dal Centro Studi sull’Estonia e il Baltico con il supporto di ELKK e la partecipazione dell’Ambasciata di Estonia e il patrocinio del Ministero della Cultura della Repubblica di Estonia.
2) Nicola Pantalone, Nik per tutti, ha stampato un pamphlet sulla sua storia artistica “Dalla sedia alla poltrona” in cui scrive, poco poco, dei suoi incontri con una certa Mina, con un certo Pippo Baudo e con altri personaggi super famosi del calibro di Bert Grund o di Mario Merola e, tanto per non lasciarsi andare alle nostalgie dei ricordi ha anche composto una nuova canzone  “Il brivido più lungo”, vibrante di un’impercettibile ma decisa sensualità.
3) Jo Scaglione ha gratificato l’antologia “Otto milioni 2016” rilasciando licenza di pubblicazione per tre sue poesie edite nella raccolta ”A ritroso nel tempo“.
4) La cantante Rita Cuccaro ha deciso di presentare ad Ischia il suo nuovo CD, contenete canzoni scritte per lei da musicisti di tutta Italia, subito dopo l’inaugurazione della nuova scuola di canto e di musica che avvierà con la nostra ambasciatrice Paola Occhi che ne fungerà anche da Direttrice Artistica.
5) La scrittrice Tina Bruno, ha deciso di volere iniziare a collaborare con la redazione di questa testata.
6) Il critico d’arte Enzo Ruju è in contatto con Pasquale “Dragon” Di Costanzo per organizzare qualcosa di speciale in ambito artistico nell’isola d’Ischia.
7) Gli organi amministrativi dell’Associazione nazionale AICS hanno messo all’ordine del giorno della loro prossima convocazione assembleare il patrocinio ad un nostro progetto culturale.
8) Dall’ufficio preposto alla definizione del palinsesto del prossimo Bookcity ci è stata garantita la disponibilità di una loro sede per lo svolgimento di un nostro evento culturale attinente la quinta edizione del premio internazionale di poesia “Otto milioni”.
9) Ad EXPO in città abbiamo inoltrato domanda di partecipazione che, realisticamente, riteniamo verrà approvata così come è accaduto per l’omologa dello scorso anno.
10) La CCIAA di Milano ci ha invitati a presentare progetti sponsorizzabili da inserire nella bacheca dell’Ente.
11) Il gemellaggio tra Ischia e Torrenova sta riscuotendo l’interesse di molte altre località, tanto che è probabile addirittura l’avvio di una richiesta da parte di una CAPITALE europea.
12) Ecc.
Dall’inizio di Aprile abbiamo preparato un elenco di Artisti attingendo dall’antologia “Adotta una poesia”, in quanto essa fu edita con la sponsorizzazione di questa testata giornalistica e con la fattiva collaborazione di Gaetano Di Meglio. Di Nunzia Zambardi, Vito Iacono, Maria Bigazzi ed Elisa Barone abbiamo scritto  nelle passare settimane; di Sacha Savastano scriviamo oggi, e restano in attesa le presentazioni  di Virginia Murru, Michela Zanarella, Maria Calise, Antonio Mencarini, Alberto Liguoro, Nunzia Binetti, Luciano Somma, Antonio Guarracino, Liga Sarah Lapinska, Vera Roke, Katia Massaro.
Sacha Savastano
Nasce a Napoli nel 1984 e si trasferisce a Ischia fin dell’adolescenza.
Pur trovandosi catapultato in una realtà del tutto diversa, riesce quasi subito a tradurre le sue molte passioni artistiche e sociali in iniziative concrete, specialmente inerenti l’aggregazione giovanile (privilegiando l’allora neonato medium di Internet), figurando tra i fondatori di quell’embrionale agorà telematica che fu Ischianet.org, tra i primi esempi in Campania di Community Online.
Riesce anche ad assecondare la sua passione per la musica, divenendo apprezzato cantante di diversi gruppi rock locali di buon successo.
Al momento della scelta del corso di studio, è stato naturale dare seguito all’amore verso il comunicare, iscrivendosi e laureandosi con lode in “Scienze della Comunicazione” a Napoli. Nel frattempo, ha intrapreso la carriera giornalistica scrivendo per alcune free press locali e curando la rubrica culturale di alcuni siti Internet di divulgazione scientifica.
Ovviamente, l’approccio alla Poesia dell’Autore non poteva non risentire di interessi tanto variegati.
In alcune poesie di Sacha Savastano si può leggere finanche un tormento interiore manifestato nella sua più cruda essenza.
Lui, autore disinibito, non nasconde i propri dubbi, i propri dolori dietro parole edulcorate ed ovattate.
Getta sul piatto della poesia versi e parole che paiono illuminare l’ambiente in cui si pone ad agitare i suoi pensieri di una fredda luce al neon che nulla nasconde e tutto il proprio disagio interiore vuole esternare, come ad esorcizzare la potenza distruttiva della sofferenza e del male.
Savastano si muove controcorrente nel grande fiume della poesia contemporanea che il più delle volte vede i propri versi farsi voce unicamente per idilliache espressioni sentimentali o lamento straziato di cuori romanticamente infranti.
Anche quando si fa sognante, questo autore mantiene il senso pieno della realtà dell’esistere e del soffrire e ci fa partecipi di toccanti pur se implacabili stati interiori noti certo a molti e che poco hanno a che vedere col languido e quasi compiaciuto male d’amore.
Sacha Savastano è un autore che lascerà tracce evidenti di innovazione e di spregiudicatezza.
Bruno Mancini

Il Dispari 20160509 1 comp

EGOSUPEREGOALTEREGO

In questa società dominata sempre più dalla forza dell’immagine capace di comunicare, nell’immediato, fatti, azioni ed emozioni, si sta facendo strada il bisogno di apparire dando sempre più spazio al proprio ego che esprime la necessità dell’individuo di mostrarsi il più possibile.
In questa ricerca di visibilità attraverso le immagini, un ruolo importante lo svolgono i media che guardano al compiacimento dell’ego di ciascun soggetto nel suo mostrarsi e farsi notare.
Sul concetto di immagine legata al volto e al corpo che rappresentano la fisicità della persona si orienta la mostra EGO-SUPEREGO-ALTEREGO VOLTO E CORPO CONTEMPORANEO DELL’ARTE in corso al MACRO -Museo d’Arte Contemporanea di Roma- fino all’8 Maggio 2016. Curata da Claudio Crescentini, essa propone un’analisi del volto e del corpo attraverso diverse opere in cui l’artista si fa rappresentare e si auto-rappresenta.
Volti e corpi sono restituiti attraverso dipinti, fotografie, installazioni site specific, stencil di diversi artisti contemporanei su cui gioca il concetto di egocentrismo e di protagonismo.
Il percorso offre quindi un’analisi del volto e del corpo nell’arte contemporanea con particolare attenzione alle fotografie ed ai filmati in cui l’artista stesso è protagonista nel suo rappresentare e autorappresentarsi, divettando attore e spettatore insieme.
Accanto ad opere in cui l’artista si autorappresenta come quelle di Vito Acconci, Franco Angeli, Giorgio de Chirico, Stefano Di Stasio, Giosetta Fioroni, Bruce Nauman, ve ne sono altre in cui è lui stesso ad essere ripreso, “rappresentato”, da un altro artista, come nelle fotografie di Claudio Abate, Marco Delogu, Mimmo Iodice, Nino Migliori.
E poi vi sono opere di Ennio Calabria, Luigi Ontani, Luca Maria Patella, Sissi, Sten e Lex dove l’artista, pur non ritraendo se stesso, si ritrova in un altro personaggio da lui ripreso.
Sul gioco del rivedersi e del riprendere si indirizza il doppio focus dedicato ad Alberto Moravia e Achille Bonito Oliva.
I ritratti di Moravia realizzati da Renato Guttuso, Carlo Levi e Mario Schifano e quelli di Achille Bonito Oliva realizzati da Sandro Chia, Francesco Clemente e Mario Schifano diventano occasione per esplorare i modi con cui viene colto e restituito lo sguardo della persona, compresa la sua gestualità.
Nell’ambito dell’esposizione rientra la rassegna di film e video IO È UN ALTRO (auto) ritratti d’artista dalla collezione della Cineteca nazionale e del MACRO con proiezioni di film d’artista e video in cui gli artisti, fra gli anni Sessanta e Ottanta si sono soffermati sul tema del volto e del corpo umano con prospettive di autorappresentazione e presentazione di grande impatto tecnico e visivo.
Nel percorso anche il fenomeno del selfie che si è imposto rapidamente a livello mass-mediale, dando al volto e al corpo, nuovamente, un ruolo di primo piano nella società.
Tra gli artisti citati Mario Schifano, esponente della Pop Art italiana, è stato protagonista di diverse mostre in terra napoletana tra cui quella a Salerno presso la Galleria Il Catalogo nella primavera del 2015 e quella più recente a Nola “Ratio et obsessio” allestita presso il convento di Santo Spirito dove sono state esposte 50 sue opere rare.
Silvana Lazzarino

immagine mostra macro 3

Il Dispari 20160509 tutto ridim
Cod 12: Marta Zemgune

L’estate, la terra del fuoco
L’autunno… L’eclisse del sole,
e poi la luna piena e rossa come sangue.
Dove sono le tracce, le schegge
dalle illuminazioni del sole?
Non c’é la soluzione in un’altra costa.
Il cielo…
Dove c’è il ballo dell’amore?
L’amore mio…
L’estate…
Come il desiderio del profumo
dei gelsomini.
La terra del fuoco e gli amanti innocenti,
inoltre, prigionieri dietro se stessi.
Il mio territorio predestinato.
Mentre raggiungerai di nuovo la costa,
mai lasciata.

Cod 22: Mario Di Nicola

Gennaio 1976
Lavo delicatamente i respiri.
Mescolo zucchero e ferro,
per riempire le mie vene.
Nel caldo focolaio della cucina,
addomestico fiamme di quercia.
Mio nonno dorme.
I suoi pantaloni verdi di velluto,
a ricordo del mezzadro.
Spinto.
Fuori nevica,
e le patate bruciate,
ombrano di scuro i denti.
Il gatto struscia alla gamba del tavolo,
mia nonna saggia,
prepara maglie per l’inverno.
Io,
guardo negli occhi una mosca.
E penso di essere l’unico a farlo.

Cod 2: Silvana Lazzarino

Il bacio
Con la velocità di un battito di ciglia,
con la forza dirompente di un uragano,
con la leggerezza nel posarsi di una farfalla sui petali di un fiore,
l’energia di un bacio sfiorato, deciso,
avvicina, unisce due corpi, due anime
emozionandole
lasciando dietro tutto il resto.
Mentre intorno una luce si disperde
a donare vitalità e incanto a questo attimo
che diventa eterno.

 

coupon (2) 20160509

 

Il Dispari 2016-04-25

Il Dispari 2016-04-25

Editoriale

considerata l’amabile accoglienza ricevuta dall’editoriale dell’11 Aprile nel quale abbiamo ripreso
due stralci di presentazioni (di Nunzia Zambardi ad opera di Arianna Mercanti e di Vito Iacono scritto da Roberta Panizza) pubblicati nell’antologia “Adotta una poesia”(Edizione Lulu – http://www.lulu.com/shop/bruno-mancini/adotta-una-poesia/paperback/product-20480490.html– ISBN 978-1-4717-1209-8), ne è scaturita la logica conseguenza di continuare a dare spazio a succinte carrellate di Artisti che, a vario titolo e in differenti occasioni, hanno fatto parte delle iniziative Made in Ischia realizzate con la Direzione culturale di Roberta Panizza.
A tale scopo abbiamo preparato un primo elenco di Artisti ed il relativo calendario di pubblicazione attingendo dalla già citata antologia “Adotta una poesia”, in quanto essa fu edita con la sponsorizzazione di questa testata giornalistica e con la fattiva collaborazione di Gaetano Di Meglio.
Maria Bigazzi, Elisa Barone, Michela Zanarella, Maria Calise, Antonio Mencarini, Alberto Liguoro, Virginia Murru, Nunzia Binetti, Luciano Somma, Sacha Savastano, Antonio Guarracino, Liga Sarah Lapinska, Vera Roke, Katia Massaro, Nunzia Zambardi, sono i quindici personaggi che, due per settimana, compariranno su queste colonne tramite i testi pubblicati appunto in “Adotta una poesia”. Non ve ne sveliamo la cronologia di pubblicazione, per non farvi perdere il piacere della sorpresa nel momento in cui andrete in edicola ad acquistare le vostre copie del giornale!
Con la ovvia avvertenza che si tratta di articoli scritti alcuni anni fa (a firma mia e di Roberta Panizza) sui quali non è stato effettuato alcun intervento di aggiornamento, che ne pensate di dare la precedenza a due gentilissime Signore?
Silvana Lazzarino, dinamica, intraprendente e dagli interessi plurimi, aggiunge a questa pagina un’intervista al giovane campione Tommaso Occhi.
La pagina viene chiusa da tre poesie finaliste della quinta edizione del premio internazionale di poesia “Otto milioni” scritte da Antonella Ronzulli, Giuseppe Capoluongo, Ester Margherita Barbato.

Maria Bigazzi
Nasce nel 1956.
Vive la sua infanzia in campagna nel Valdarno fiorentino, a contatto con la natura.
All’età di otto anni si trasferisce a Firenze, dopo la perdita del padre, dove attualmente vive e lavora.
Ha iniziato a dipingere fin dall’adolescenza come autodidatta.
Dopo gli studi professionali ha maturato la sua esperienza artistica attraverso la ricerca e lo studio di diverse tecniche espressive e pittoriche, dall’olio all’acrilico per approdare infine all’acquerello. Partecipa assiduamente a vari eventi e manifestazioni artistiche in tutta Italia.
È iscritta all’Associazione artistica UCAI e ANLA di Firenze.
Le sue opere sono state esposte in mostre personali e collettive in varie Gallerie d’arte a Firenze e zone limitrofe.
Oltre alla pittura si dedica anche alla poesia e alla fotografia ispirandosi alle emozioni e meraviglie della natura, cercando di coniugare l’espressione “bellezza-dolcezza” in un unico dualismo artistico: la bellezza della pittura, la dolcezza della poesia e la meraviglia della fotografia.
Le pennellate vaporose, la selettiva determinazione delle tinte quasi mai miscelate sulla tela, né mai ripetitive, la visione paesaggistica propria di uno spirito artistico proiettato verso quanto di più positivo e lucente possa offrire la natura, fanno delle composizioni pittoriche di Maria Bigazzi un gradevolissimo connubio di sogno e di realtà, di tecnica e di sperimentalismo, di passioni
e di meditazioni che calano i disincantati visitatori delle sue mostre e del suo atelier nella condizione di Nirvana propria dell’estasi artistica.
Maria Bigazzi è artista a tutto tondo proponendosi anche come scrittrice di testi poetici.
Insieme a Liga Sarah Lapinska, Maria è l’unica Pioniere di LENOIS a far parte di questa nuova antologia sia nella sezione immagini sia nella sezione poetica.

Elisa Barone
Vive a Como dove tuttora svolge la professione di avvocato da oltre la metà dei suoi anni, ma è nata a Salerno.
Ha usato poesia e narrativa per comunicare sentimenti, ricordi, rimpianti, struggimento e commozione anche per fatti non vissuti direttamente ma, talvolta, empaticamente condivisi.
Ha pubblicato una silloge dal titolo “Farfalla” (ed. Ikona, Como, 2001), un libro di narrativa dal titolo “Il romanzo che non c’è” (ed Il Filo, Viterbo).
Poesie e racconti sono pubblicati in varie antologie e si è distinta con importanti riconoscimenti in molti premi letterari.
Della sua passione per la scrittura dice: “Fin dall’infanzia la poesia mi è stata compagna, sfogo, evasione e non ha mai voluto essere altro che un modo di esprimere in versi sentimenti, ricordi, pensieri, emozioni personali o empaticamente condivisi. La prima parte della vita si è svolta a Salerno, l’altra a Como; le due parti della vita, per la diversità dei luoghi, delle abitudini, dei legami affettivi, del clima, dei paesaggi, dell’età sembrerebbero contrapposte eppure si ovrappongono nelle poesie in cui presente e passato si intrecciano, sfumando l’una nell’altra fra ricordi e nostalgia, rimpianti e struggimento. Solo da tre anni ho scritto in prosa, e precisamente
due romanzi che ho presentato a Roma, Como e Salerno.”

Bruno Mancini

Il Dispari 20160425 1 comp

INTERVISTA A TOMMASO OCCHI CAMPIONE DI MINIMOTO

La scuola di canto lirico e poesia in memoria di Lina Cavalieri è un progetto voluto dalla soprano Paola Occhi (intraprendente Socia dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” per la quale svolge il ruolo di Ambasciatrice nelle regioni Emilia Romagna e Basilicata) al quale collaborano figure a lei vicino esperte nel settore come Santina Amici, pianista e coordinatrice onoraria, e Anna Di Trani ufficio stampa e fotografa.
Un progetto innovativo che a detta di Paola Occhi intende dare spazio non solo al canto e alla musica, ma anche alle altre espressioni artistiche quali la danza e la poesia.
A queste, magari in un prossimo futuro, si potrebbe accostare anche lo sport.
Lo sport aiuta a migliorare la qualità della vita anche se praticato come passatempo e divertimento. A livello agonistico lo sport aiuta a forgiare il carattere attraverso una sana competizione che apre al confronto e alla comunicazione con gli altri.
A proposito di sport, durante la visita alla Scuola di Canto lirico che ho compiuto per scriverne su questa pagina, era presente un ospite molto importante, una futura promessa del motociclismo: —-Tommaso Occhi, giovanissimo campione di minimoto, che a soli 12 anni ha raggiunto importanti successi. La fortuita circostanza ha consentito questa breve intervista.

-Tommaso, come nasce la passione per la minimoto.
Il mio interesse risale all’età di tre anni quando trovandomi a casa di mia nonna ero attratto dal rumore dellemoto sull’asfalto e così scendevo per vederle passare sulla strada.
A 5 anni ho chiesto la minimoto, ma era troppo presto a detta dei miei genitori e così ho dovuto aspettare. Finalmente a 9 anni è arrivata la prima minimoto e da quel momento ho partecipato a diverse competizioni.
– A quanti anni hai raggiunto il primo risultato importante?
A dieci anni quando nel 2014 ho partecipato al Trofeo del Persico classificandomi al primo posto dopo quattro gare.
– La tua emozione per questo premio?
Ero felice. Era la prima volta che partecipavo ad un campionato.
– Un inizio importante che ti ha spinto e incoraggiato a proseguire?
Sì, infatti, poi sono arrivati altri risultati come il 3 posto al Trofeo XBikes e il 1° posto nel Trofeo Estense 2014. Poi il 2° posto al Trofeo Emilia Romagna UISPe il 5° posto nel Trofeo Italia (Categoria Pulcini) nel 2015.
– Quante volte ti alleni durante la settimana?
Due volte la settimana. Il sabato e la domenica vado in varie piste per provare.
– Come ti senti l’istante prima della partenza?
Emozionato e teso e l’adrenalina è al massimo. La tensione è forte e questo è dovuto alla paura di cadere e commettere errori.
– A chi rivolgi un pensiero quando corri?
Alla mia famiglia e a quanti mi hanno aiutato.
– In questo percorso dove gli allenamenti richiedono impegno e fatica si forma il carattere del campione, costantemente messo alla prova perché si vince, ma si può anche perdere.
Che pensi a riguardo?
Nello sport si compete con gli avversari dando il meglio di se stessi e mantenendo un comportamento corretto, ma può capitare di perdere. L’importante è non mollare e rialzarsi quando si cade. Ho sempre in mente una frase di Marco Simoncelli che dice: “Si vive di più andando 5 minuti al massimo di quanto faccia certa gente in una vita intera”.

La passione, la grinta e la determinazione aiuteranno Tommaso Occhi a procedere in questo suo sogno, grazie anche alla vicinanza e al sostegno della sua famiglia.
Già così giovane ha dimostrato di avere talento e tutte le carte per raggiungere altri risultati importanti. Chissà magari potrà diventare un futuro campione di motociclismo, proprio come il suo idolo Simoncelli.
Auguriamo a Tommaso un futuro costellato di altri grandi successi e soddisfazioni.
Silvana Lazzarino

SILVANA E TOMMASO OCCHI comp

Il Dispari 20160425 tutto ridim
Cod 16: Antonella Ronzulli
Oltre la libertà
Anime vagabonde
una moto, una tenda
una sacca sul dorso
nell’assenza di stagioni e d’approdi
Esplorano il mondo
oltre lo stesso pensare
assaporano l’essenza
nella libertà del loro insieme
Due cuori, un solo -inestimabile- desiderio
amarsi
in ogni dove
in ogni tempo

Cod 26: Giuseppe Capoluongo
Davanti al fuoco
Ormai è sera
arde ancora il ceppo
seccato dal tempo, passato
in legnaia, in attesa
fiamma che scalda
il povero corpo che ha freddo
lingue rosse nel giallo
verso il cielo, un’offerta
se stesso, per me
seduto in poltrona
sereno, ricordo
le illusioni sul domani
e brucio anch’io
le memorie, una lacrima
non vuole scendere, ondeggia
nell’iride perso, su quei ceppi
già pieni di odori, uccellini
cinguettanti per l’aria, alla ricerca
di cibo, compagni
nella primavera fiorita
dispersa senza paura
delle ombre danzanti nel buio
che mi fanno compagnia
questa sera.

Cod 06: Ester Margherita Barbato
Fatica
Una nuvola sbanda
fra colpi di vento
L’inverno è già qui
nel silenzio che incombe
sul giorno che muore
e il buio è una fitta ancestrale.
Ossessione di scelte irrisolte
di parole non dette
una sete infinita di te che non sei
di ciò che non so
e un’arsura che non trova pace.
Solo i dubbi rinascono all’alba
forti e insani e la vita ora stenta
fra le dita che più non si chiudono
a mordere sogni.
È solo fatica di andare.

 

Bruno Il dispari

Partecipazione antologie LENOIS

Il Dispari: una pagina per DILA

Il Dispari 2015 – 05 – 25

Il Dispari 2015 – 06 – 01

Il Dispari 2015 – 06 – 08

Il Dispari 2015 – 06 – 15

Il Dispari 2015–06–22

Il Dispari 2015–06–29

Il Dispari 2015-07-06

Il Dispari 2015-07-10 bus

Il Dispari 2015-07-13 foto

Il Dispari 2015-07-20

Il Dispari 2015-07-27

Il Dispari 2015-08-03

Il Dispari 2015-08-10

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SGARBI PRESENTA ANGHELOPOULOS

SGARBI ALLA PRO BIENNALE PRESENTA ANGHELOPOULOS

Vittorio Sgarbi ha inaugurato lo scorso 8 maggio 2016 l’apertura della PRO BIENNALE a Venezia presso la Milano Art Gallery Pavilion, negli spazi dell’antico Palazzo Giustinian Faccanon, prima sede storica ufficiale del noto Gazzettino.

SGARBI E NUGNES ALLA PRO BIENNALE Venezia

SGARBI E NUGNES
ALLA PRO BIENNALE
Venezia

Ospite d’onore al vernissage della mostra organizzata dal manager della cultura Salvo Nugnes, Vittorio Sgarbi ha festeggiato il suo 64° compleanno attorniato da vip, amici, artisti e fans estimatori. Tra le personalità e i nomi noti vanno citati Katia Ricciarelli, Francesco Alberoni, Alessandro Meluzzi, José Dalì, e Alviero Martini. L’esposizione che resterà aperta fino al 30 maggio 2016 ad ingresso libero, ospita, come ogni anno artisti di spicco a livello internazionale tra cui A. T ANGHELOPOULOS la cui opera dai segni e dalle forme avvolgenti racconta dell’uomo nel suo essere costantemente sospeso tra la dimensione terrena e quella spirituale nascosta nei luoghi sottili e imprevedibili di un’esistenza che alterna incertezza e speranza. Le immagini della sua pittura racchiudono le energie dell’universo ad abbracciare terra e cielo, materia e spirito, di cui l’uomo è protagonista fragile e impotente di fronte a questa esistenza spesso eticamente precaria, dove i legami umani e sociali sembrano sfumare per cedere il passo a chiusure e egoismi. Aspetti questi evidenziati sulla tela da segni fitti e intricati che vengono via via sostituiti da colori accesi e dalla presenza dell’oro che, disposto a larghi strati o in filigrana, crea una sospensione temporale a suggerire l’esistenza di una possibile dimensione ultraterrena, o forme superiori di conoscenza cui aspirare. Si fa strada una visione nuova che apre alla speranza di una comunicazione prima inattesa poi possibile che rimette in gioco la capacità dell’uomo di ritrovare parti segrete di se stesso. Autore di dipinti di straordinario fascino per il loro aprire alla riflessione sugli eterni interrogativi dell’uomo nella sua costante ricerca di quel limite tra finito e infinito, visibile e invisibile, Anghelopoulos per questa mostra presenta un lavoro di forte impatto visivo ed emotivo ispirata al tema del “doppio”.

I Duchi di Urbino di A.T. ANGHELOPOULOS PREO BIENNALE Venezia

“Vita interiore” ispirata al doppio ritratto dei Duchi di Urbino.
A.T. ANGHELOPOULOS
PRO BIENNALE Venezia

 

Si tratta di Vita Interiore – Inner Life (2015) ispirata al  doppio “Ritratto dei Duchi di Urbino” di Piero della Francesca (1465-72) che si trova alla Galleria degli Uffizi di Firenze. L’opera di Anghelopoulos che appartiene ad una serie di ritratti celebri del Rinascimento, riscopre sotto un nuova dimensione la coppia dei duchi d’Urbino volendo rappresentare il lato misterioso e oscuro dell’uomo. I due coniugi Federico da Montefeltro e Battista Sforza raffigurati da Anghelopoulos mostrano l’altro lato (profilo) del volto: lui quello destro, lei il sinistro dandosi la schiena. Una posizione che indica distanza già forse accennata nel dipinto di Piero della Francesca data la posa fiera del duca impegnato nel governare e sui campi di battaglia e l’atteggiamento pacato della moglie, donna saggia e curata nell’aspetto. Svelando dopo oltre cinquecento anni l’altro profilo, eternamente nascosto, è come se i personaggi tornassero a riappropriarsi di una nuova vita nell’oggi, più autentici e padroni di se stessi.

SGARBI PRO BIENNALE Venezia

SGARBI
PRO BIENNALE
Venezia

“Un appuntamento sempre molto atteso, quello della mostra Pro Biennale” come ha sottolineato l’organizzatore Salvo Nugnes a conferma della presenza anche per questa edizione di artisti italiani e stranieri di grande interesse nel panorama contemporaneo. L’ottimo lavoro condotto da Salvo Nugnes sul piano organizzativo dell’evento e la volontà di voler valorizzare una sede così prestigiosa ed elegante quale quella di Palazzo Giustinian sono state molto apprezzate da Sgarbi con le seguenti parole: “La sede di Palazzo Giustinian Faccanon, scelta anche per la scorsa edizione, è bellissima, senza dubbio una sede interessante e poco utilizzata e sfruttata nel suo potenziale. Quindi Salvo, in quanto organizzatore dell’evento, ha fatto un buon recupero di questo luogo”.

Un evento importante per Anghelopoulos che ancora una volta con questa opera regala una visione interiore da cui far riaffiorare quelle zone nascoste del pensiero, dove si celano stralci di un vissuto che si vorrebbe tenere segreto per sempre.

Silvana Lazzarino

PRO BIENNALE

Milano Art Gallery Pavilion,

Palazzo Giustinian Faccanon,

San Marco, 5016- Venezia

aperta fino al 30 maggio 2016

Ingresso libero

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Quattro secoli di pittura a Venezia

Quattro secoli di pittura a Venezia

Gloria di Luce e Colore: quattro secoli di pittura a Venezia

L’esposizione si propone di dare lucida dimostrazione degli accennati caratteri di straordinaria unicità della pittura prodotta a Venezia fra Quattrocento e Settecento.
Nel contempo, ha l’ambizione di tracciarne, almeno per sommi capi, il pluri-secolare sviluppo. Ciò, attraverso una calibrata successione di eloquenti esempi – i dipinti esposti – tutti significativi sia del preciso contesto culturale e storico che li vide nascere, sia della individuata personalità del pittore creatore.
Dunque, della pittura a Venezia le opere nel loro insieme restituiranno le caratteristiche basilari e costanti, illustrate in sequenza cronologica attraverso il loro chiaro legame con i diversi momenti storici, culturali, stilistici e di gusto via via attraversati.
Inoltre, considerati singolarmente, i dipinti – tutti selezionati col metro dell’alta qualità pittorica – proporranno ciascuno valori in sé significanti su diversi e spesso polivalenti piani: dal valore concettuale al documento storico-iconografico, fino alle conturbanti qualità più edonistiche della pittura.
Così, dal ‘filo rosso’ tracciato da tante affascinanti opere di ottimi artisti, spesso spiccheranno assoluti capolavori, realizzati dai sommi maestri che hanno reso universale grandezza e fama della pittura veneziana e, con essa, di Venezia stessa.

Il racconto si dipanerà dal primo Rinascimento coi suoi valori peculiari: la riscoperta dell’Antico, la realtà dell’uomo e della natura, la poesia del paesaggio, il racconto per immagini (Mantegna, Alvise Vivarini, Gentile Bellini, Giovanni Bellini, Cima da Conegliano, Carpaccio).
Il grande Cinquecento si aprirà con le seduzioni del colore ‘tonale’ tutto e solo veneziano, ma anche con intima introspezione psicologica (Giorgione, Tiziano, Savoldo, Lorenzo Lotto). Poi la pittura, impregnatasi di raffinato e talvolta potente ‘manierismo’ sugli esempi giunti da Roma, segnerà un particolare momento di gloria politica e d’immagine della Serenissima (Veronese, Tintoretto, Jacopo Bassano).
Le successive età del Barocco, del Rococò, fino alle soglie di un ritrovato classicismo attrarranno con irresistibili seduzioni di colore e luce (Sebastiano Ricci, Rosalba Carriera, Giambattista Piazzetta), ma anche di piacevole racconto (Pietro Longhi), fino alle ‘messe in scena’ del ‘mago del pennello’ Giambattista Tiepolo. Non da meno sarà l’ammirata specialità veneziana della ‘veduta’, dominata in contrapposto dalla maestria scientifica di Canaletto e dall’estro poetico e lieve di Francesco Guardi, conviventi espressioni di illuministica razionalità ordinatrice e di inquieta sensibilità, in un mondo ormai mutato che, tramontata la Serenissima con le ragioni che per tanti secoli la fecero grande, così consegnava Venezia al mito perenne.

Redattore: Renzo De Simone
Informazioni Evento:

Data Inizio: 24 marzo 2016
Data Fine: 20 ottobre 2016
Luogo: Pechino (Cina) – Museo Nazionale della Cina di Piazza Tienanmen

Quattro secoli di pittura a Venezia

 

 

Bruno Il dispari

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