11ar24 Articoli Otto Milioni 2024 Opere iscritte- Finalista

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Antonella Ariosto

Italia

Intervista all’Artista Paola Di Silvestro

Domenica 4 febbraio alle ore 17, incontro musicale, artistico, culturale a “Interno 4′” Roma, presentatrice dell’evento Chiara Pavoni, splendida padrona di casa.

Premiazioni ed esibizioni degli artisti della DILA Aps, a cura del Presidente Bruno Mancini e ulteriori premi a cura del Presidente della Fondazione LA SPONDA Benito Corradini.

Tra i tanti bravissimi artisti premiati nel concorso, ho il piacere di intervistare una brillante e poliedrica artista: Paola Di Silvestro, la quale si è esibita a Interno 4 con un suo personale arrangiamento voce-chitarra della stupenda canzone “Summertime”.

Cara Paola, innanzitutto grazie per aver accettato questa intervista esclusiva per la pagina culturale del quotidiano IL DISPARI Diretto da Gaetano Di Meglio della quale l’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte – DILA APS” cura la redazione tramite il suo Presidente Bruno Mancini..

Ho apprezzato molto la tua voce personale e il tuo arrangiamento.

Anche in precedenza, sempre qui a Interno 4, avevo avuto modo di essere presente ad altre tue esibizioni.

Inizio subito con la prima domanda:

D: Paola domanda fondamentale, da quanto tempi danzi, canti, suoni?

R: Ho iniziato ad esibirmi con la danza da giovanissima,verso i diciassette anni, ma ho sempre fatto audizioni multiartistiche.

Ho fatto parte di compagnie di danza e dopo qualche tempo anche in compagnie di canto lirico.

D: Quali sono i tuoi progetti attuali e quelli futuri?

R: In questo momento sto percorrendo un nuovo cammino, chitarra- voce, con arrangiamenti personali.

A breve inoltre dei concerti madrigali.

D: Ad oggi, ti ritieni soddisfatta delle tue esperienze  artistiche?

R: A livello artistico posso dire di aver raggiunto un buon livello e quindi un buon curriculum. 

Purtroppo il mio è un campo molto difficile, tanta gavetta e poco professionismo.

Bisognerebbe creare e tutelare a livello professionista anche gli Artisti che, spesso, per mantenersi devono avere un altro lavoro.

D: Se potessi suggerire una domanda a chi ti intervista, quale sarebbe?

R: Sicuramente mi farei chiedere se mi piace quello che faccio. E la mia risposta sarebbe che sì, credo e amo quello che faccio.

La continua crescita, la costante ricerca non solo musicale ma anche a livello poetico e storico che aumenta la mia crescita personale.

La passione intensa nel poter lavorare con il materiale letterario, poetico e musicale e creare in modo personale.

D: Cosa vorresti suggerire a chi si occupa a livelli istituzionale di cultura?

R: Credo che noi tutti artisti dovremmo unirci e chiedere alle istituzioni competenti di prendere visione della necessità di crescita lavorativa professionale.

Un riconoscimento effettivo per migliorare e tutelare il lavoro degli artisti, non solo a livello remunerativo ma anche come luoghi dove esibirsi.

 

Con quest’ultima risposta, saluto e ringrazio Paola  Di Silvestro per aver accettato  la mia intervista, augurandole una ottima riuscita dei suoi imminenti progetti.

 

Antonella Ariosto

 

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Premi Otto Milioni 2024 

Premio internazionale Otto milioni

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Luciana Capece

Italia

“QUESTA NON È UNA POESIA” DI LUCREZIA RUBINI

L’Autrice LUCREZIA RUBINI nella Silloge QUESTA NON È UNA POESIA adotta una tecnica poetica particolare per dare testimonianza esclusiva d’una essenza scritturale al netto di un linguaggio vero, autentico appartenente alla realtà di quella rassegna quotidiana.

La sua ricerca non usuale ma esistenziale con una creatività Artistica esprime sentimenti derivanti sia da scoperte palesi che dalla luce catartica d’introspettiva verità, spesso cruda che lamenta battaglie di violenze insostenibili.

Cardine d’una cecità sociale accertata che notifica quel diktat oscurale di uomini privi di sensibilità e responsabilità che varcano ponti di perversioni imperanti nel disequilibrio mentale.

I Testi della Poetessa RUBINI sono pennellate di rara bellezza una lente d’ingrandimento verso la DONNA amata nella sua ritmica virtuosa ma anche stuprata nella dignità nell’onore e nel corpo con consequenziali ferite.

Cicatrici custodite senza sconti nella teca d’un cuore trafitto concausa di dolore mai appassito.

Ove tracciano sconfitte personali ammantate di solitudine.

Il Libro, in sintetico fraseggio, sprigiona un potenziale d’attenzione e approda nella corsia vitale come viaggio d’unicità e di riscatto che lievita interesse nel lettore e verso la persona che, nonostante il macigno dello stupro logori silente, guarda al primordiale incanto che affonda in radici di libertà, nel decifrare parole liberatorie di appartenenza in un mondo creato su misura solo nella sua logica mentale, ma non dove la natura cosparge di profumi prati verdiani.

Come lo rivela il Componimento: UN MONDO TUTTO MIO un concetto di non condivisione di un universo dai parametri asimmetrici e scombussolati!

La Composizione dei versi PROSTITUTA richiama con eco assordante quel codice d’etica comportamentale che manca nel soggetto uomo senza scrupoli, ove nè addita la stima della detta facile presa gettata via per nulla.

La Scrittrice RUBINI, con insistenza e battito carnale, si sofferma sui punti salienti della figura maschile proiettata ad ostentare il peggio della sua consapevolezza umana lontano dai canoni tradizionali.

La Lirica MOLESTIA denota il dramma di sudici avvisaglie che in alcuni casi sfocia completamente in enfasiata paura, ove la DONNA è obbligata a subirne le tragiche disperazioni ma che nell’indole non disperde il filo logico di contemplare le fatiche per colpa di anime abissate nella cattiveria cui, ben citata, è la morale bella dedica all’Eroe ULISSE.

L’OPERA della Dott.ssa RUBINI è un contributo significativo al passaggio storico complesso- collettivo ma pur sempre di pregevoli annotazioni.

Nei versi predilige il ruolo conservatore dell’amata natura cui tangibile è risalto del vento- mare- cielo e sole ma non passano di certo inosservate l’ossessione e lo stato ansioso anche se attanagliano duramente, aprono le porte speranzose per annoverare riprese creative distaccate quanto possibile dalla centrifuga di stress.

Per rimembranze senza impedimenti risalenti all’ingenuità infantile, a quando il blu brillava all’orizzonte nel sereno vissuto, nel respiro della pace fino alla matura comunicativa giovanile.

<PIONIERI DEL NUOVO MONDO!>

In disaccordo con un tempo non più amico ma, come allora, il singolo individuo può intervistare la generazione sociale, erede per trarre la storia in un presente con i suoi cambiamenti non proprio consono alle simbiotiche vedute d’umano rapporto tra simili.

Ben stilato DALL’ AUTRICE in questo quadro operandi ove, nella galleria di nostalgici ricordi, cataloga commenti di rispettosa analisi antica, altrettanto nel teatro della vita rende protagoniste tematiche di spessore con anomalie viscerali nocive d’una inquietudine propalata da forte riflessione, quasi come un discorrere confidenziale.

 

LUCIANA   CAPECE

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Carla Rugger

Italia

“Segni” di Bruno Mancini

Ho letto il libro di poesia di Bruno Mancini “Segni”, e sono rimasta sconvolta, in bene naturalmente, attratta dalla lirica “Tre quasi poesie per Ignazio”… ma altre mi hanno incuriosito per una loro stranezza e per quel filo invisibile che è la sua poetica più espressiva.

Si discosta per il suo linguaggio, si fa metafora, o linguaggio di chiusura in cui vi è sempre un codice da interpretare, svelare, di una luce che abbagli all’improvviso, un turbamento iniziale che ha spiragli inconsueti nella memoria che non inganna.

La Poesia diventa ed è dramma, attraversa la Storia umana in cui donarci speranza e illusione.

Il Poeta percepisce voci e sussurri, si accorge di ciò che altri non s’accorgono.

Ebbene, del resto, la Poesia apre varchi infiniti alla coscienza dell’uomo.

Nulla placa le ansie del futuro ma rivela, ed è una rivelazione basata non solo sulla ragione ma sopratutto sul sentimento che tutto vivifica ed esalta.

Il cammino del Poeta Bruno Mancini è rivolto anche verso l’inconoscibile, un senso di mistero lo avvolge, il ritmo del suo linguaggio spesso gli è sconosciuto, si trasforma in azione incisiva e ardente.

Ma la sua Poesia non dovrà essere descrittiva perché la Poesia non dice – intuisce la profondità dell’anima, della natura e delle cose, si fa tutt’uno con il mondo.

La lirica “Segni” che da il titolo al libro è molto bella, e mi viene da aggiungere al verso “Canto elegiaco, Canto di mare” la mia elegia “Canto del Poeta Bruno Mancini”.

 

SEGNI

 

Rendimi pari desideri e sbagli:
è alle acque il sogno.

 

Sbattono soli su scogliere
in fiamme.

 

Rompono stasi,
squadrano paesi,
traguardi di vicoli e ghetti
di stagni e di betulle,
“Curvi i bambini a leggere le sabbie”

.

Svolgiti,
arrenditi.

 

Altro è sudare
altro è sommergersi.

 

Battono onde su scogliere
ruvide.

 

Non siamo stati insieme
lungo la Senna
– sui monti della follia –
a passo di Tamigi
– in anni di malinconia –
alla foce dell’Arno

– d’autunno -.

 

Canto elegiaco
canto di mare.

 

 

Carla Rugger

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Milena Petrarca

Italia

IL QUADRO RIVELATO.

Bruno Ricci Guzzo è proprietario di un dipinto Meraviglioso un Cristo dagli occhi d’Angelo, una rivelazione, una magia, una mia scoperta che ha catturato il mio cuore.

Questo dipinto attraverso studi e grandi ricerche artistiche ho dedotto che è attribuito molto probabilmente al grande Raffaello Sanzio, un artista, che adoro.

Qualche mese fa il dott Bruno Ricci Guzzo mi pregò di fare una consulenza su questo dipinto, prima mi mostrò il quadro che nel lontano 1976 fece restaurare  da un esperto restauratore il signor Dionisi Rolando consigliato dalla dottoressa Aliberti Gaudioso Filippa, della Soprintendenza alle Gallerie del Lazio, Roma, allora le chiesi una foto prima del restauro e da questa foto vidi sulla parte sinistra in basso uno strano timbro a fuoco erano le iniziali S R  di Raffaello Sanzio attraverso studi e ricerche del Busi un grande ricercatore di firme dei grandi pittori allora scoprii la stessa firma  e così è nata la mia rivelazione.

Ecco la mia intervista fatta a Bruno Ricci Guzzo.

  1. Come ha avuto il possesso del quadro?
  2. Nel lontano 3 luglio 1973 in qualità di funzionario tecnico ottavo livello  della Regione Lazio, giorno di missione in servizio per effettuare sopraluoghi presso aziende agricole per motivi istituzionali.

In una di queste aziende  Contrada La Fiora, notai  un dipinto tutto rovinato  su una parete, mi avvicinai e fui molto sorpreso era un dipinto su tela, notai con sommo dispiacere che l’immagine rappresentava il volto di GESÙ, purtroppo era in pessime condizioni, invitai la proprietaria a farlo restaurare, ma  mi rispose che non aveva alcun interesse.

L’immagine mi aveva colpito moltissimo sotto il profilo artistico e religioso.

Prima di salutarci rinnovai la mia richiesta di acquisto, precisando che l’avrei fatto restaurare e tenuto gelosamente sempre con me e per nessuna ragione l’avrei venduto.

Divenimmo ad un accordo con scambio del dipinto con l’immagine della Madonna in argento di artigianato napoletano.

Sono passati oltre 50 anni il quadro è tenuto in ottime condizioni e ben custodito mantenendo la promessa fatta.

Prima di congedarmi, volli conoscere la vera storia di come questo quadro fosse entrato in quella piccola azienda agricola.

La signora Mandatori mi raccontò che da circa 4 generazioni venne nel territorio dello Stato Pontificio per visite pastorali, un gruppo di VESCOVI e CARDINALI, chiesero ospitalità alla famiglia di allora suoi discendenti e soggiornarono circa 15 giorni.

Al mattino uscivano per visite pastorali e alla sera ritiravano per pranzare.

Alla fine del soggiorno il capo delegazione prima di partire per ROMA offrì al capo famiglia Mandatori del denaro per l’ospitalità ricevuta, questi garbatamente rifiutò, anzi si senti onorato di averli tenuti ospiti.

Si ricorda che Terracina, compresa la località LA FIORA, all’epoca faceva parte dello STATO PONTIFICIO.

A questo punto il capo delegazione volle offrire in segno di simpatia e riconoscenza il quadro in questione con il quale si officiava la SANTA MESSA sia sulla nave del PAPATO che nella casa rurale periodo in cui soggiornò la delegazione.

Il quadro rappresentava una icona da viaggio e davanti ad essa si officiava LA SANTA MESSA.

  1. Da quando ha iniziato ad avere cura dei quadri antichi?
  2. Sin da giovane mi sono sempre interessato a conoscere i quadri antichi e i vari pittori e scultori che li avevano dipinti e scolpiti soprattutto nei periodi dall’inizio del 300 fino al primo ventennio del 900.

In prevalenza ritratti di arte sacra, paesaggi e nature morte.

  1. Successo che ha ottenuto per la cura dei quadri antichi?
  2. Non è stata una vera cura dei quadri.

L’unica cura è stata nel capitarmi per puro caso di scoprire un quadro bellissimo in quella azienda agricola di farlo restaurare e poi con grande gioia portare la foto a colori del quadro restaurato in visione alla ex, proprietaria la signora Mandatori la quale vedendola mi disse: “Sono contenta è venuto molto bello e sono convinta che sarà custodito meglio.

  1. Può raccontare brevemente una sintesi della sua biografia?
  2. La mia è stata una vita ricca ed attiva alla ricerca del bello, piena di interessi culturali, artistici, ambientali svolgendo azione di formazione e promozione di sviluppo zootecnico, con mini impianti di biometano negli allevamenti bufalini delle province di Latina e Frosinone.

Sono specializzato nel campo della Canapa Sativa industriale, fornendo consulenza della sua coltivazione e utilizzo.

Svolgo il compito di Direttore delle risorse idriche REGIONE LAZIO.

Direttore del Censimento Generale in Agricoltura.

Funzionario direttivo Agricoltura di LATINA.

  1. Quale progetto di lavoro intende realizzare?    –
  2. L’obiettivo principale è quello di realizzare un progetto “Agritech” che si interesserà di ricerca e sviluppo in “AGRICOLTURA – ENERGIA – AMBIENTE – ARTE – Settori di notevole interesse.

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Viesturs Āboliņš

Fermiamo la guerra

In questo giorno, il 15 maggio di 50 anni fa, c’era una indimenticabile mattinata di sole:  a Kaliningrad fiorivano i castagni, gli uccelli cinguettavano, c’era dappertutto l’odore della primavera e anche l’aroma della felicità per la prossima estate.

Per l’ultima volta ho attraversato il posto di blocco del reggimento della nostra Prima Guardia Mosca-Minsk dell’Ordine della Bandiera Rossa di Suvorov e Kutuzov, la  divisione dei fucili a motore.

Un giovane, un valoroso sergente, in perfetta uniforme, con il distintivo delle guardie e le insegne per un buon servizio, con un berretto elegante e la valigetta di smobilitazione in mano.

Ricordo tutto, anche il cancello del posto di blocco e davanti ad esso una buca sull’asfalto piena di pioggia notturna.

Con piacere festoso, sono andato alla fermata e ho aspettato l’autobus che mi partisse verso una grande vita che volevo vivere in modo intelligente, interessante e significativa.

La mia divisione  “liberò” le rovine di Königsberg dai tedeschi.

Oggi sono uscito sulla loggia: calvo, sdentato, goffo.

Gli anni a venire non sono più visibili, ma ciò che era, tutto ciò che è mio, non può essere portato via.

Ascolto le notizie del mattino dal fronte: la “liberazione” dell’Ucraina dagli ucraini continua con successo.

Questi ultimi 50 anni hanno incluso tutto: i miei anni da studente, l’amore, il lavoro, l’amicizia, la felicità.

Sono  felicissimo di essere stato abbastanza intelligente da comprendere la vita e non essere anima e corpo con gli aggressori.

Capisco i caduti ucraini, che sono morti con ridicole borse del supermercato in mano – nelle borse ci sono un paio di bottiglie di bombe molotov, che non possono nemmeno essere portate ai “liberatori”.

Capisco gli uomini bravi dei lottatori di Volkssturm a Königsberg, quelli adolescenti e anziani che nel 1945 attaccarono i miei commilitoni che avanzavano da ogni angolo.

Capisco i soldati sovietici che hanno difeso la loro vita pacifica e che giacciono ancora insepolti a migliaia.

Capisco i finlandesi che sparavano disperatamente dai fortini della linea Mannerheim.

Capisco cosa significa essere un soldato che difende la sua casa, la sua famiglia.

Ci sono due grandi differenze: una guerra per proteggere il proprio modo di vivere e una guerra per imporre il proprio modo di vivere.

E non importa quale stile di vita alieno “progressista” sia imposto dalle baionette dei “liberatori”, dagli arresti e dai campi di concentramento: fascismo, comunismo, putinismo, democrazia o qualcosa che non ha ancora un nome.

Un soldato deve restare un umano, deve pensare, deve comprendere il mondo, altrimenti è semplicemente una parte biologica sconsiderata di un’arma da cui sparano vari “pensatori e filosofi”.

Ieri ho guardato un video su YouTube – 9 maggio a Riga nel 2024 – persone che depongono fiori nel Giorno della Vittoria.

Non c’è più un monumento ai “liberatori della MADRE SOVIETICA”, non c’è più quel magico pilastro di cemento attorno al quale la gente era riunita con una stima potente della loro rettitudine e della forza brutta – “NOI SIAMO VINCITORI!”, NOI abbiamo salvato tutti, solo NOI sappiamo come tutti dovrebbero vivere correttamente!

Prova a parlare con i VINCITORI che SANNO TUTTO – non ti ascolteranno – non ne hanno bisogno.

Il loro comunismo, portato dalle baionette, è crollato, ma loro non se ne sono nemmeno accorti.

Sono completamente storditi dalla compiaciuta grandezza.

Solo quando i “nazisti” ruppero il pilastro concreto della Vittoria dello stile di vita sovietica, le persone che iniziarono improvvisamente in massa a deporre fiori non sulla loro grandezza vittoriosa, ma sulle tombe dei soldati – questi sono fiori per LORO, i loro antenati caduti , e non per te, la guerra “vincitrice” e “vittoriosa oggi” in tutto il mondo.

No, non è possibile vincere qualsiasi guerra con la forza: la vita ha dimostrato che chi sconfigge gli altri, poi lui stesso diventa un aggressore,  un aggressore che si considera superiore alle persone che lo circondano.

Riusciremo a diventare umani e a fermare questa guerra?

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