Sholeh Mirfattah Tabrizi insieme a Eudonna

Sholeh Mirfattah Tabrizi

AL FIANCO DI “EUDONNA” NEL SUO IMPEGNO SOCIALE E POLITICO

 Sholeh Mirfattah Tabrizi donna di legge, candidata femminile alle presidenziali in Iran, è aderente al Movimento italiano Eudonna, entità trasversale indipendente,  a leadership femminile, che  nel 2013 ha partecipato all’ agone politico italiano per il Senato.

Dopo essere stata per 15 anni  consulente  per l’allora Sindaco Gino Cesaroni di  Genzano, una località alle porte di Roma si è candidata in diverse  liste comunali di Genzano , come quella di Vittorio Barbaliscia, assai stimato dalla politica locale . Oltre al Comune di Genzano ha svolto un poderoso impegno a favore del Sindaco Adriano PALOZZI,   del Comune di Marino, altra località turistica  dei Castelli romani.   La d.ssa Sholeh Mirfattah Tabrizi, plurilaureata, autrice anche di un libro sull’emancipazione femminile, oltre ad aver  preso parte anche alle elezioni amministrative di un terzo Comune dei Castelli (Albano)  ha giocato un ruolo significativo nel più vasto territorio intorno a Roma, la Regione Lazio,  appoggiando in numerose manifestazioni pubbliche la prima donna Governatrice, Renata Polverini.

Con onestà, competenza e determinazione si è impegnata nel suo lavoro a favore delle fasce più deboli tra minori, anziani, disabili, disoccupati, stranieri integrati. Si è sempre battuta durante i suoi mandati per il rinnovamento delle scuole, biblioteche e uffici pubblici, ha promosso attività legate all’artigianato e al settore enogastronomico fondamentali per l’economia del nostro Paese e ha sostenuto l’importanza del ruolo della Famiglia all’interno della nostra società, attivandosi per migliorarne le condizioni.

Silvana Lazzarino

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Elezioni comunali 2017: Ischia & Barano

Elezioni comunali 2017: Ischia & Barano

Comunicato stampa del 1 Aprile 2017

Elezioni comunali 2017

“Il giorno primo del mese di aprile dell’anno 2017, in Ischia, in via Montetignuso 48 presso lo studio del rag. Salvatore Mazzella

Elezioni comunali 2017: Ischia & Barano Comunicato stampa del 1 Aprile 2017

si è convenuto un accordo politico e programmatico tra le liste civiche e partitiche, sostenute rispettivamente dal rag. Salvatore Mazzella, l’avv. Isidoro Di Meglio, l’avv. Luigi Boccanfuso, il senatore Domenico  de Siano, l’avv. Maria Di Scala,, il dott. Ciro Ferrandino, l’avv. Carmine Bernardo, il dott. Luigi Mattera. Dopo ampio dibattito, le suddette compagini politiche, all’unanimità hanno designato il dott. Gianluca Trani, candidato sindaco del comune di Ischia alle elezioni amministrative del prossimo 11 giugno”.

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Bressy Segretario Generale della Conferenza degli Ambasciatori

Bressy Segretario Generale della Conferenza degli Ambasciatori

Bressy Segretario Generale

Bressy Segretario Generale della Conferenza degli Ambasciatori Bressy: Segretario Generale

Dopo la prima guerra mondiale, la Lituania, Stato baltico di nuova indipendenza [1] , chiedeva alle Potenze Alleate e Associate riunite nella Conferenza della pace di Parigi di ottenere la sovranità sulla regione di Memel, già appartenente alla Prussia ed abitata da tedeschi e lituani.

Le Potenze decidevano invece di staccare il territorio di Memel dalla Germania, ma, piuttosto che cederlo alla Lituania, la cui situazione politica era instabile, affidavano l’amministrazione internazionale di Memel ad un loro Rappresentante, l’Alto Commissario Petisné (art. 99 del Trattato di Versailles del 28 giugno 1919 [2] ). Il 24 febbraio 1922, Petisné trasmetteva al Segretario Generale della Conferenza degli Ambasciatori, Bressy, una richiesta contenuta in una risoluzione votata all’unanimità dal Consiglio di Stato di Memel il 30 dicembre 1921, nella quale si chiedeva che i Governi alleati autorizzassero Memel a concludere un trattato di commercio con la Francia ed accordi economici con gli Alleati.

Nella riunione del 17 maggio 1922 della Conferenza, il Delegato britannico, Cheetham, interveniva nei termini così riportati dal verbale:

Bressy: Segretario Generale della Conferenza degli Ambasciatori

«Sir Milne Cheetham

déclare que de l’avis de son Gouvernement il n’y a aucun intérêt à autoriser la conclusion d’arrangements économiques entre Memel et les pays étrangers non limitrophes. Il peut y avoir des raisons pour autoriser Memel à conclure les arrangements provisoires avec les pays limitrophes puisque le territoire tire ses denrées alimentaires et ses matières premières des pays voisins, et puisque le commerce du territoire est dans une grande mesure une commerce de transit. Mais ces raisons ne s’appliquent pas en ce qui concerne les pays éloignés comme la Grande-Bretagne et la France.

Le Gouvernement britannique considère qu’il n’y a pas intérêt à encourager Memel qui n’est pas un Etat régulièrement constitué mais une institution provisoire à conclure des Traités avec des Puissances étrangères puisque la conclusion de semblables Traités semblerait impliquer la souveraineté permanente du territoire, souveraineté que les Gouvernements alliés ne reconnaissent pas».
(Conferenza Ambasciatori, CA 177, Parigi, 17 maggio 1922, ASE, CPV, 309)
Il Delegato italiano, Sforza, a sua volta, così si esprimeva:

«Le Comte Sforza remarque

que les arguments invoqués par le Gouvernement britannique contre la conclusion des accords commerciaux avec les pays alliés montrent la nécessité d’autoriser de semblables accords avec les pays limitrophes».
(ibidem)
La Conferenza comunicava quindi a Petisné

«Qu’il n’y a pas lieu d’autoriser la conclusion des accords commerciaux entre Memel et les pays alliés qui ne sont pas limitrophes du territoire».
(ibidem)
Il 16 febbraio 1923, la Conferenza degli Ambasciatori decideva poi di cedere il territorio di Memel alla Lituania [3] .

Vedi anche

Conferenza Ambasciatori, CA 183, Parigi, 30 giugno 1922, ASE, CPV, 311; Conferenza Ambasciatori, CA 197, Parigi, 14 dicembre 1922, ASE, CPV, 315; Conferenza Ambasciatori, CA 200, Parigi, 17 gennaio 1923, ibidem; Mussolini a De Martino, Roma, 19 gennaio 1923, h. 0.15, ASE, R Londra, 552; Conferenza Ambasciatori, CA 201, Parigi, 24 gennaio 1923, ASE, CPV, 316; Mussolini a De Martino, Roma, 6 febbraio 1923, h. 3.00, ASE, R Londra, 552; Conferenza Ambasciatori, CA 206, Parigi, 16 febbraio 1923, ASE, CPV, 316;

Mussolini a De Martino, Roma, 22 febbraio 1923, h. 24.00, ASE, R Londra, 552; Mussolini a De Martino, Roma, 1° marzo 1923, h. 24.00, ibidem; Conferenza Ambasciatori, CA 209, Parigi, 16 marzo 1923, ASE, CPV, 316; Conferenza Ambasciatori, CA 255, Parigi, 22 maggio 1924, ASE, CPV, 323; Conferenza Ambasciatori, CA 256, Parigi, 26 maggio 1924, ibidem; Conferenza Ambasciatori, CA 262, Parigi, 31 luglio 1924, ibidem; Conferenza Ambasciatori, CA 267, Parigi, 3 dicembre 1924, ASE, CPV, 325; Conferenza Ambasciatori, CA 268, Parigi, 17 dicembre 1924, ibidem.;

[1] vedi anche: 421/3 –

Il riconoscimento della Lituania;

[2] Tale articolo così recitava: «L’Allemagne renonce, en faveur des Principales Puissances alliées et associées, à tous droits et titres sur les territoires compris entre la mer Baltique, la frontière Nord-Est de la Prusse Orientale décrite à l’article 28 de la Partie II (Frontières d’Allemagne) du présent Traité et les anciennes frontières entre l’Allemagne et la Russie. L’Allemagne s’engage à reconnaître les dispositions que les Principales Puissances alliées et associées prendront relativement à ces territoires, notamment en ce qui concerne la nationalité des habitants» (Trattati e Convenzioni, v. XXIV, p. 159).
[Torna al testo]

[3] vedi anche: 1103/3 – La cessione di Memel alla Lituania; 1462/3 – L’intervento della Lituania a Memel;
[Torna al testo]

421/3 – Il riconoscimento della Lituania

Il 16 settembre 1921 il Delegato italiano alla Conferenza della pace, Garbasso, comunicava al Ministro degli Esteri, Tomasi della Torretta, il testo della lettera con cui il Presidente della Commissione internazionale per i soccorsi alla Russia, Noulens, invitava gli Stati che non ne facevano parte ad intervenire alla riunione della Commissione, prevista a Bruxelles per il 6 ottobre 1921. Garbasso allegava l’elenco degli Stati ai quali sarebbe stata trasmesso l’invito per il tramite degli Agenti Diplomatici francesi. Poiché fra tali Stati figurava la Lituania, che, a differenza dell’Estonia e della Lettonia, non era stata riconosciuta de jure dalle Potenze Alleate [1] , Garbasso sottolineava che

«La Lituania essendo fino ad oggi riconosciuta solamente de facto e non di diritto, è stato esplicitamente dichiarato che l’invito rivoltole non significa in alcun modo il suo riconoscimento di diritto».(Garbasso a Tomasi della Torretta, Parigi, 16 settembre 1921, ASE, CP, 40)

Il 22 settembre 1921 la Lituania veniva ammessa alla Società delle Nazioni, insieme ad Estonia e Lettonia, e chiedeva nuovamente alle Potenze Alleate di essere riconosciuta de jure. Nuovi passi in tal senso venivano fatti dal Governo lituano presso l’Italia e la Francia nel marzo 1922. Il 18 giugno successivo, il nuovo Ministro degli Esteri, Schanzer, telegrafava agli Ambasciatori italiani a Parigi, Sforza, a Londra, De Martino, ed all’Agente Politico italiano a Riga, Macchioro Vivalba, di comunicare ai Governi presso cui erano accreditati che l’Italia riteneva opportuno riconoscere de jure la Lituania. Il 22 giugno 1922, infatti, il Ministro degli Esteri inviava all’Ambasciatore britannico a Roma, Graham, la seguente Nota Verbale:

«Il Regio Governo

condivide il punto di vista del Governo Britannico circa l’opportunità di non ritardare più oltre il riconoscimento de jure del Governo Lituano. […] Circa il modus procedendi il Regio Ministero degli Affari Esteri suggerisce che il riconoscimento avvenga a mezzo di apposita nota indirizzata dai Governi Alleati ai Rappresentanti Lituani nei rispettivi paesi».(Nota Verbale consegnata da Schanzer a Graham, Roma, 22 giugno 1922, ASE P 1919-30, 1413)

Il 23 giugno 1922, De Martino

trasmetteva inoltre al Capo della Delegazione britannica alla Società delle Nazioni, Balfour, la seguente nota:

«Con riferimento alla domanda già da qualche tempo fatta dall’Ambasciata Britannica a Roma al Regio Ministero degli Affari Esteri per conoscere se il Regio Governo sarebbe disposto a riconoscere de jure la Lituania, ho l’onore di informare Vostra Signoria che il Signor Schanzer è convinto della opportunità che il riconoscimento in parola non sia ulteriormente protratto e che esso avvenga coll’invio di una nota da parte dei Governi Alleati ai rappresentanti lituani nei rispettivi Paesi per comunicar loro il riconoscimento de jure del Governo di Kovno».(De Martino a Balfour, Londra, 23 giugno 1922, ASE, R Londra, 532)

Il punto di vista del Governo italiano veniva ribadito in seno alla Conferenza degli Ambasciatori, che, nella seduta del 30 giugno 1922, discuteva l’argomento. Il Delegato francese, Laroche si esprimeva al riguardo nei termini così riportati dal verbale della riunione:

«M. Laroche

donne lecture de la déclaration suivante de la Délégation française. Le Gouvernement britannique a fait savoir qu’il était d’accord avec le Gouvernement français sur l’opportunité de reconnaître de jure le Gouvernement lithuanien et de charger les Représentants des Puissances Alliées à la Conférence des Ambassadeurs de faire une déclaration simultanée dans ce sens au délégué de la Lithuanie à Paris.

Toutefois, le Gouvernement britannique propose de saisir cette occasion pour stipuler que la Lithuanie doit accepter les dispositions des articles 331 à 345 du Traité de Versailles [2] . […] Le Gouvernement italien, de son côté, s’est déclaré favorable à cette reconnaissance, sans condition, et a proposé que les Gouvernements alliés envoient une note aux représentants lithuaniens dans les pays intéressés pour leur notifier la reconnaissance de jure du Governement de Kovno. […]

Conformément à la procédure qui fût adoptée pour signifier leur reconnaissance à la Lettonie et à l’Esthonie, le Président de la Conférence des Ambassadeurs notifierait à la Délégation lithuanienne à Paris, au nom des Gouvernements alliés, la reconnaissance de son Gouvernement par les Gouvernements représentés à la Conférence des Ambassadeurs en liant cette reconnaissance, sous une forme à déterminer au point de vue juridique, à celle de l’acceptation par la Lithuanie des articles 331 à 345 du Traité de Versailles».(Conferenza Ambasciatori, CA 183, Parigi, 30 giugno 1922, ASE, CPV, 311)

Il Delegato italiano, Sforza, ribadiva però che

«Le Gouvernement italien a l’intention de faire une démarche séparée auprès du Gouvernement de Kowno pour lui notifier qu’il le reconnaît de jure. Il convient donc que la résolution de la Conférence soit rédigée de telle sorte qu’elle laisse à chacun des Gouvernement alliés la possibilité d’entreprendre, s’il le désire, une semblable démarche».(ibidem)

Laroche confermava la preferenza anglo-francese per un riconoscimento collettivo, tanto più necessario perché subordinato a certe condizioni. Secondo il verbale,

«Le Comte Sforza ne s’oppose pas à une semblable démarche à condition qu’elle laisse à chaque Gouvernement toute latitude de faire, s’il le désire, une démarche particulière».(ibidem)

La Conferenza degli Ambasciatori decideva quindi che

«Les Gouvernements de la France, de la Grande Bretagne, de l’Italie et du Japon reconnaissent de jure le Gouvernement lithuanien, à la condition que celui-ci s’engage à agréer et observer les dispositions du Traité de Versailles qui concernent la navigation du Niemen. Les Représentants de la France, de la Grande Bretagne, de l’Italie et du Japon à la Conférence des Ambassadeurs porteront la décision ci-dessus à la connaissance du Gouvernement lithuanien par une lettre collective».(ibidem)

Il 30 giugno 1922, Sforza informava quindi Schanzer, che si trovava a Londra, nei seguenti termini:

«Nella odierna seduta della Conferenza degli Ambasciatori

è stato deciso di riconoscere de jure la Lituania. Su proposta francese ed inglese si è pure deciso di cogliere la occasione per chiedere al Governo lituano di accettare le disposizioni degli articoli dal n. 331 al 345 del Trattato di Versailles. Contemporaneamente si regolerà la questione di Memel, nel senso di decidere la unione di Memel alla Lituania fino a quando questa resti indipendente [3] .

Ove la Lituania perdesse la sua indipendenza o fosse incorporata più o meno completamente alla Russia la questione verrebbe riesaminata. Ciò stante era necessario che la comunicazione alla Lituania fosse collettiva e fatta quindi da un passo comune della Conferenza degli Ambasciatori. In esecuzione tuttavia dell’avviso contenuto nell’ultima parte del telegramma di V.E. ho dichiarato che i rispettivi Governi farebbero la comunicazione del riconoscimento de jure ai rispettivi rappresentanti lituani nelle varie capitali, aggiungendo però che una comunicazione formale sarebbe fatta dalla Conferenza degli Ambasciatori».(Sforza a Schanzer, Parigi, 30 giugno 1922, ASE, P 1919-30, 1413)

Il 18 novembre 1922,

il Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Esteri lituano, Galvanauskas, inviava al Presidente della Conferenza degli Ambasciatori, Poincaré, una lettera con la quale il Governo lituano accettava senza riserve il regime internazionale di navigazione sul fiume Niemen quale stabilito dal Trattato di Versailles, specificando che tale regime avrebbe avuto applicazione solo con il ristabilimento di normali rapporti di pace tra la Lituania e la Polonia.

Nella seduta del 14 dicembre 1922, la Conferenza decideva quindi quanto segue:

«Il est décidé que les Gouvernements de la France, de la Grande Bretagne, de l’Italie et du Japon feront connaître au Gouvernement Lithuanien en réponse à sa lettre du 18 Novembre 1922;

I° qu’ils prennent acte de l’acceptation sans réserve par le Gouvernement lithuanien des clauses du Traité de Versailles relatives à la liberté de navigation du Niemen;

2° qu’en conséquence lesdits Gouvernements ont décidé de reconnaître de jure le Gouvernement lithuanien à dater du jour ou la présente communication lui aura été communiquée;

3° Qu’en prenant une semblable décision, les Gouvernements n’entendent nullement se prononcer sur les points suivants soulevés par la lettre de la Délégation lithuanienne: – existe-t-il ou non un état de guerre entre la Lithuanie et la Pologne? – un tel état de guerre justifierait-il l’ajournement des mesures à prendre en vue d’assurer effectivement l’internationalisation du Niemen? – quelle est la valeur des griefs invoquées par le Gouvernement lithuanien contre le Gouvernement polonais à l’occasion du conflit qui divise actuellement ces deux Gouvernements?».(Conferenza Ambasciatori, CA 197, Parigi, 14 dicembre 1922, ASE, CPV, 315)

Il 23 dicembre 1922, l’Ambasciatore italiano a Parigi,

Romano Avezzana, informava il Ministro degli Esteri ad interim, Mussolini, che il 20 dicembre la decisione della Conferenza degli Ambasciatori era stata notificata al Presidente del Consiglio dei Ministri lituano.

Vedi anche

Bonin Longare a Tomasi della Torretta, s.l. ma Parigi, 24 gennaio 1922, h. 21.00, ASE, Conf., 52-4; Tomasi della Torretta a Bonin Longare, Roma, 1° febbraio 1922, ibidem; De Martino a Tomasi della Torretta, Londra, 2 febbraio 1922, h. 2.30, ibidem; Bonin Longare a Tomasi della Torretta, Parigi, 4 febbraio 1922, h. 18.30, ibidem; Tomasi della Torretta a De Martino e Bonin Longare, Roma, 26 febbraio 1922, h. 24.00, ibidem; Schanzer a De Martino, Roma 18 giugno 1922, h. 1.00, ASE, R Londra, 532; Tomasi della Torretta a Sforza, Roma, 18 giugno 1922, h. 0.30, ASE, P 1919-30, 1413; Nota Verbale presentata da Graham a Tomasi della Torretta, Roma, 30 giugno 1922, ibidem; Romano Avezzana a Mussolini, Parigi, 23 dicembre 1922, ibidem.;

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Westminster sotto assedio

Westminster sotto assedio

Quattro vittime e 40 feriti: passanti uccisi sul ponte sul Tamigi.

Westminster sotto assedio:

Un attentatore compie un assalto nel Parlamento, ferisce a morte una guardia prima di essere ucciso

Attacco al cuore della nazione britannica: il Parlamento di Westminster ha vissuto una giornata di terrorismo quando un uomo di nazionalità non ancora identificata ha investito la folla a bordo di un’auto per  scagliarsi poi  contro i poliziotti armato solo di un coltello.  Gli agenti di guardia lo hanno ucciso.
In totale fino ad ora si contano tre persone morte investite e un poliziotto rimasto ucciso a coltellate. Sono non meno di  quaranta i feriti più o meno gravi. Due cittadine italiane sono rimaste lievemente ferite. Si tratta di una donna romana e di una ragazza bolognese.

Tra i feriti sono state identificate alcune studentesse francesi in gita scolastica ed alcuni poliziotti che tornavano da una premiazione. Una donna è stata scaraventata nel Tamigi ma è stata soccorsa e portata in salvo.

L’attentatore

ha concluso la sua corsa schiantandosi contro la cancellata del Parlamento.
Uscito dall’auto, è entrato di corsa nell’area recintata e ha accoltellato a morte un poliziotto, poi ha tentato di colpirne un altro ma è stato abbattuto con diversi colpi.

E’ il giorno per il quale ci eravamo preparati ma che speravamo non accadesse mai: ora è diventato realtà», sono le parole del capo dell’antiterrorismo di Scotland Yard, Mark Rowley.

La Premier Theresa May

era in Parlamento ed è stata rapidamente messa al sicuro.
Il suo è stato un intervento basato sui valori, quelli rappresentati da Westminster: «I terroristi hanno scelto di colpire nel cuore della nostra capitale, dove persone di tutte le nazionalità, religioni e culture si radunano per celebrare i valori di libertà, democrazia e libertà di parola.: ogni tentativo di sconfiggere quei valori con la violenza è destinato a fallire».

A pranzo il ristorante dei Comuni era gremito come sempre, con i tavoli divisi per appartenenza politica, tranne quello bipartisan dei giornalisti stranieri. Nel primo pomeriggio i Lord stavano per iniziare il dibattito sulla legge per l’educazione mentre, in una sala attigua, Lord Boswell di Aynho spiegava ai reporter la centralità del Parlamento.
Nessuno lo ha preso sul serio più dell’attentatore. Attraverso la finestra si sono sentite arrivare dalla strada urla e detonazioni. Pochi secondi di sorpresa e si è capito che il Parlamento era sotto attacco. Tutte le sale sono state immediatamente bloccate e i corridoi invasi da agenti armati: è il lockdown, nessuno può più entrare o uscire. I funzionari rimasti in sala ricevevano notizie frammentarie dall’esterno, ma col passare dei minuti il quadro del dramma che si svolge a pochi metri di distanza si fa chiaro.

Passa una mezz’ora

di attesa concitata e le porte vengono aperte: comincia l’evacuazione. Lungo i corridoi agenti speciali in jeans e t-shirt, con i bicipiti tatuati, il passamontagna sul volto e i visori notturni sulla testa lanciano ordini secchi. Una giovane poliziotta equipaggiata come Terminator urla: «Presto, da questa parte, muovetevi». A ogni angolo i tiratori scelti puntano i fucili nelle quattro direzioni, passando si vede una grande sala dove è stato radunato tutto il personale di servizio.

Alla fine si viene ammassati in uno dei cortili mentre gli elicotteri volteggiano sulle teste. Tutt’attorno il centro di Londra è un’area spettrale: traffico chiuso, metropolitana sospesa, il ponte aperto solo ai mezzi di soccorso.

Gli agenti passano al setaccio tutto Westminster nel timore che ci possano essere dei complici all’interno. L’attesa si fa snervante. Nei corridoi si vedono persone sdraiate a terra, donne che girano scalze, bagni presi d’assalto. Fra i tanti c’è anche Lord Cormack: «Certo che siamo rimasti calmi in aula, siamo britannici, mio caro! In questo Paese non sappiamo cos’è il panico. Sono stato in Parlamento per 47 anni e ricordo il giorno in cui ci hanno bombardati durante la guerra. Ma questa non lo è, non dobbiamo cedere alla paura».

La polizia procede alla bonifica dell’edificio da più direzioni e si viene sospinti tutti nella Great Hall, la parte più antica di Westminster, la grande sala dove vengono esposte le salme dei sovrani defunti e dove i leader stranieri tengono i discorsi solenni. La scena è surreale, si vedono anziani lord e baronesse seduti sui gradini per la stanchezza, altri che filmano o scattano foto: non si era mai visto nulla del genere sotto queste volte.
Ma non è finita: tutte le persone che erano dentro il Parlamento, Lord, deputati, giornalisti e visitatori, vengono fatte uscire e scortate dentro l’adiacente abbazia di Westminster: l’unico edificio nei dintorni in grado di contenere una simile folla.

All’interno dell’Abazia,

i paramenti dei pastori anglicani si mischiano ai mitra degli agenti, i sacrestani tolgono i libri dei canti dagli scranni del coro per far sedere le persone, le diacone scortano verso un punto di ristoro improvvisato. E’ come in guerra, le chiese usate come rifugio. Ma è tanta la compostezza di tutti che potrebbe apparire da lontano come una messa particolarmente gremita. Anche una mamma con in braccio un neonato non fa una piega.

Dal pulpito gli agenti spiegano che dovranno raccogliere le testimonianze di chi ha visto qualcosa: a coordinare le operazioni, un ufficiale sikh col turbante in testa. Questa è pur sempre la Londra multietnica del sindaco Sadiq Khan.
Gli altoparlanti danno notizia delle vittime, si intona una preghiera. Poi le ore passano, la stanchezza prende il sopravvento, la cattedrale si trasforma in un bivacco, con gente sdraiata contro le colonne o a caccia di una presa per il telefono.

Solo a sera si viene lasciati uscire,

dopo essere stati identificati uno per uno. Fuori, le troupe delle tv britanniche sono a caccia di testimonianze, le strade sono deserte, gli elicotteri continuano a ronzare. Ma fatte poche centinaia di metri, i pub già si animano di nuovo. Ci vuole altro per abbattere lo spirito di Londra.

Westminster sotto assedio

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Teleischia Prima pagina stralcio Ridicoli amministratori

Teleischia Prima pagina stralcio Ridicoli amministratori

Teleischia Prima pagina stralcio Ridicoli amministratori

Teleischia – Prima Pagina – Amedeo Romano intervista Bruno Mancini

Ischia 14 Marzo 2017
Teleischia digitale terrestre canale 89 e web www.teleischia.com/live-tv

Amedeo Romano: “Comunque la domanda veniva spontanea, i rapporti con le istituzioni locali quali sono?”

Bruno Mancini: “Non esistono, e quando esistono corri il rischio che in qualche modo ti trovi alla fine di rimanere con il cerino in mano e non sappia come proseguire.Mi riferisco al gemellaggio e non voglio… infierire”

Amedeo Romano: “Certo non infieriamo in questa sede—”

Bruno Mancini: “E mi riferisco anche all’ultima edizione del Natale a Ischia, dove siamo stati inseriti nel programma del Comune di Ischia, soltanto che mezz’ora prima… due mesi prima questo.

Abbiamo fatto le nostre cose, abbiamo fatto venire le persone… cantanti addirittura della Scala. Persone che cantavano alla Scala sono venute a Ischia per partecipare a quella sera, e un’ora prima mi arriva una telefonata che mi dice, guarda che il tuo evento non si fa o comunque si fa in tempi ridotti perché è cambiato programma e c’è un dj che dovrà suonare sul palco. Ahahahaha”

Amedeo Romano: “Ecco. avevano cambiato la…”

Bruno Mancini: “Avevano cambiato, avevano messo un dj durante il nostro spazio…!

Teleischia Prima pagina stralcio Otto milioni Salvatore Lauro Roberta Panizza Stralcio Otto milioni Salvatore Lauro Roberta Panizza

Ischia: Ridicoli amministratori

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