Come faremo

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Come faremo

La mia vita mai vissuta

Ignazio-L’incendio

Fantasia-Chi sa se tornerò

Il lusso-Io non mi allineo

Ignazia-La tempesta

La voce-Silenzio

Poesia-L’inganno

Il rifugio-Dimora

Orrido-L’attesa

Paura-Dogma (1)

Paura-Dogma (2)

Paura-Dogma (3)

La Frana-E Noi

Un saldo-Un rogo

Velina-Ma che vuoi?

Attingo

Come faremo

Come faremo a chiudere l’attesa
e dare spazio al bellico beduino?
“Aner, andròs”
scandivo da quindici anni in su
o forse… non ricordo, chi se ne frega.

Sono fuggito dalla Grecia antica.
Diogene misura il sovrumano
cercando “L’uomo”.

Mi abisso, mi eccello,
mi smonto… se pure fosse possibile.
Conscio del tuo
–TUO–
pasciuto esistere.

Tra gli altri che porgono la biada
soporifera
ai tuoi neuroni che invece tendono al galoppo.

Magari Liga, Marta, Nunzia
piangono ancora quando da soli
leggiamo i versi previsti nel copione.
Ignazia no.
Lei sbatte i deboli all’inferno.

Discorso senza poesia

Cicala-Formica

Parte seconda

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Logico

A Vasco

A Medea

A Vasco e Medea

A Mario Sisana (1)

A Mario Sisana (2)

Pericolo

Ai comodi abbandoni (1)

Ai comodi abbandoni (2)

Languida menopausa

Maronti Muore

New York

Il bluf

Le guardie notturne

Ti benedica la Musa

Non fosti pioggia

Volteggio

Parte terza

Fessure archibugiere

Ibrido immacolato

Il duplo del mio Ignazio

Indaco

Forse riascolto un’eco

L’ovvio

Non ci sia data di silenziosa eutanasia

La Musa

La sirena delle diciassette

Sbambagiate

Mia merula,

Un’isola diversa

Prosieguo di parentesi

Paradiso apocrifo

Omeopatico tripudio

Loquace

Mantello a ruota

A chi lo dico

 

Attingo

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Attingo

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Ignazio-L’incendio

Fantasia-Chi sa se tornerò

Il lusso-Io non mi allineo

Ignazia-La tempesta

La voce-Silenzio

Poesia-L’inganno

Il rifugio-Dimora

Orrido-L’attesa

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La Frana-E Noi

Un saldo-Un rogo

Velina-Ma che vuoi?

Attingo

Vetriloquo, attingo
immani sciami di onde celebrali
vagolanti tra scroto e cervello
– dicotomia fra genesi e controllo –
– doppio volano rosso come martello e falce –
– feticcio e totem d’esoteriche turlupinanti essenze –
e casso il folle incastro
della mia immagine,
quasi sommessa,
nel palio al pomeriggio senza fine
di cavalieri e dame.

… il magma mi trascina,
in un rombante silenzio
tracimo oltre il pallido miraggio
d’uno sbiadito arcobaleno.

Scalda con forza il sole l’ultima nuvola

… magari io fossi.

Come faremo

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Maronti Muore

New York

Il bluf

Le guardie notturne

Ti benedica la Musa

Non fosti pioggia

Volteggio

Parte terza

Fessure archibugiere

Ibrido immacolato

Il duplo del mio Ignazio

Indaco

Forse riascolto un’eco

L’ovvio

Non ci sia data di silenziosa eutanasia

La Musa

La sirena delle diciassette

Sbambagiate

Mia merula,

Un’isola diversa

Prosieguo di parentesi

Paradiso apocrifo

Omeopatico tripudio

Loquace

Mantello a ruota

A chi lo dico

 

Velina-Ma che vuoi?

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La Frana-E Noi

Un saldo-Un rogo

Velina-Ma che vuoi?

Aspide riconvertita in guanti di serpente
– io non ti uso.
Qualcuno ha scelto per te.

Ficozza trasformata in una velina
– io non ti guardo.
Noto nome e movimento.

Vorrei dormire tra due guanciali
la luce spenta.
Oppure no.

Se dico traballante intendo tremulo chiarore
della luna appostata fra tetto e pino
smaniando per coprire il sogno.

Dopo tanti ti voglio,
ma tu che vuoi?
… continuo domani, o forse mai.

Attingo

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Il bluf

Le guardie notturne

Ti benedica la Musa

Non fosti pioggia

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Ibrido immacolato

Il duplo del mio Ignazio

Indaco

Forse riascolto un’eco

L’ovvio

Non ci sia data di silenziosa eutanasia

La Musa

La sirena delle diciassette

Sbambagiate

Mia merula,

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La Frana-E Noi

Un saldo-Un rogo

Si tenta e si ritenta
si prova e si riprova.
Si gira e si rigira
si volta e si rivolta:
volteggio rivoluzione.

E viene il giorno in cui si pensa
– l’accavallarsi delle lancette:
orologio a cucù con cassa in legno –
spero davvero che sia oppresso d’altri impegni.
Amanti e mogli,
peccati e giuramenti
baldracche e sante,
un saldo un rogo,
amici in fuga dai problemi
e vizi costanti nei bisogni
lasciano i grattacieli
puntati in alto
nessuno è giunto al centro della terra.

Velina-Ma che vuoi?

Attingo

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Le guardie notturne

Ti benedica la Musa

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Ibrido immacolato

Il duplo del mio Ignazio

Indaco

Forse riascolto un’eco

L’ovvio

Non ci sia data di silenziosa eutanasia

La Musa

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La Frana-E Noi

Sono le tre e tredici minuti
un’ora insignificante,
digiuna di attese
sterile di affanni
e
penso alla Madre in auto
con la figlia Quindicianni
meno di quaranta anni in due
trasportate in un fiume di fango
sputo dell’ingordigia umana
fino a che lei
Quindicianni
lei muore annegata…

… e scrivo in prosa

mentre ora soffro per quanto è sciocca la poesia
– inutile –
che genera emozioni
soltanto in chi ne ha già di proprie,
lasciando indifferenti

speculatori

politici collusi

giudici compiacenti

la malavita della bella vita

i giornalisti fuochi di paglia

assuefatti poliziotti-carabinieri finanzieri-guardie forestali marine montane pluviali
divine (i bravi sacerdoti con le loro assoluzioni a meno di trenta denari)

i settemila imputati
di
“Luculliana reiterata perversione
tra Sodoma e Gomorra
d’abusivismi e scempi”
oppure
“Anime scure soggiogate al carro fetido
del mattatore vincente”

comprese mogli figli nipoti e consanguinei
di chi ha lo scettro del potere

i cinquanta e più milioni d’italiani
pensanti sempre
ma che agiamo
solo
quando ad essere pestato è il nostro callo

me

gli altri come me

me ed il mio io
che già fra un’ora mi stenderà sul divano
sigaro avana
whisky di vecchia conoscenza
il dito in cerca di canali
– notturni –
per uomini soli.

Quindicianni
è morta.

La Madre vaga nel mondo dei vivi.
Grazie a questa bella società!

Qualcuno ha detto che il Vesuvio scoppierà
… e Noi?
Noi, sì, Noi!
Noi siamo pronti a sopraffarci per un dollaro bucato
una parola di troppo
la conquista di un posto a capotavola
il sorriso di un’altra donna
la fede e la non fede
la Juve
un semaforo rosso
un sigillo negato
il ruolo di Caronte
nel turbinoso fango del nostro dramma umano.
Fine.
Fine?
Io voglio.
Mi voglio-Ti voglio-Lo voglio
mentre la frana sghignazza
sulla collina forzando l’alveo
per tracimarci fino a mare.

La Frana-E Noi.
La Frana siamo Noi.

Non è delirio avere pena di Quindicianni
“MORTA”.
Non è delirio avere pena per la Madre
“VIVA”.
Non è delirio lanciare oltraggi agli
“ASSASSINI”.

Supplico
per capire se le stelle
Quindicianni
nuotano o volano
innocenti
nei loro nuovi cieli senza albe!

15/16 Novembre 2009

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Languida menopausa

Maronti Muore

New York

Il bluf

Le guardie notturne

Ti benedica la Musa

Non fosti pioggia

Volteggio

Parte terza

Fessure archibugiere

Ibrido immacolato

Il duplo del mio Ignazio

Indaco

Forse riascolto un’eco

L’ovvio

Non ci sia data di silenziosa eutanasia

La Musa

La sirena delle diciassette

Sbambagiate

Mia merula,

Un’isola diversa

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Paradiso apocrifo

Omeopatico tripudio

Loquace

Mantello a ruota

A chi lo dico