Per Aurora – volume primo – Vasco e Medea – Parte seconda – Capitolo dopo fine

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Per Aurora – volume primo – Vasco e Medea – Parte seconda – Capitolo dopo fine

Vasco e Medea – Parte seconda – Capitolo dopo fine

Parte seconda

Capitolo dopo fine

A  Medea

1

Il piccolo bagliore nel cesto

di lumache

vinceva avvinghiato da

bolle

vischiose

profondi mongoli sonni.

 

2

Così Medea scoprì il suo

sesso

innaturale

fendendo sfregiando fra

panche

d’intimoriti

silenzi maciullati in urla.

 

3

Se invece fosti femmina

anima

aliena

the stardust melody show

inno

pacchiano

al mio ottuso incarnato destino.

 

A Vasco

1

A cavallo dell’orso

scimmiotta

la folla disseminata

nel prato di uno stadio

Ah Vasco!

tra fumo stellare

il verso del lupo nella steppa

Uhh Uhh Uhh.

 

2

Ritorna assassino

nell’ombra ballerina dei vincenti

il fallo abbandonato

nella doccia

Ah Vasco!

per uomini incerti

in teneri sguardi alla luna

Uhh Uhh Uhh.

 

3

Quando

un giorno avrai uno specchio

avrai due occhi

per ascoltare una canzone

in solitudine

Ah! Vasco

dimmi quel posto.

Io vengo.

Uhh Uhh Uhh

 

A VASCO E MEDEA

Ancora non si placa

l’eco

maledetta

del suo urlo

tra le braccia

rosse

bastardo.

Ancora non è fermo

il disco

uhh uhh uhh

la notte non è più

sicura

bambina.

Ancora non è sopita l’eco

indecente volteggio

sul letto acciottolato di Medea.

Scorrono nelle case

i volti

falsate riprese

sul palco rosso

del tiranno.

Oh Vasco!

Potessi credervi

sapessi illudervi!

 

Una volta in più Medea riconquista la sua verginità e Vasco il suo dominio.

Anche in questa occasione, invece, il mio lettore barbaramente assediato sconfitto distrutto ridotto in catene,  comprende che

Vivere insieme a me

hai ragione hai ragione te

non è mica semplice,

non lo è stato mai per me.” (Vasco Rossi)

 

Alla prossima.

“… e smettila di piangere…

 siamo soli.” (Vasco Rossi)

 

Fine.

 

2022 Edizioni

DILA

Via Gemito 27

80077 Ischia Porto,

http://emmegiischia.com

LA MIA ISOLA

“Per Aurora volume primo”.

Agosto 2022

€. 14.00

 

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

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Così o come.

L’Appuntamento

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

Capitolo 11

Capitolo 12

Vasco e Medea

Parte prima

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

Capitolo 11

Capitolo 12

Capitolo 13

Parte seconda

Capitolo A

Capitolo B

Capitolo C

Capitolo D

Capitolo E

Capitolo F

Capitolo G

Capitolo H

Capitolo I

Capitolo dopo fine

Per Aurora – volume primo – TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Per Aurora – volume primo di Bruno Mancini

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Per Aurora – volume primo

seconda edizione

Version 3 | ID 29772m

ISBN 978-1-4710-8114-9

Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-8114-9
Version 3 | ID 29772m
Creato: 20 ago 2022
Modificato: 20 ago 2022
Libro, 93 Pagine
Libro stampato: A5 (148 x 210 mm)
Standard Bianco e nero, 60# Bianco
Libro a copertina morbida
Lucido Copertina
Prezzo di vendita: EUR 14.00

Titolo Per Aurora volume primo
Sottotitolo Alla ricerca di belle storie d’amore
Collaboratori Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-7278-9
Marchio editoriale Lulu.com
Edizione Nuova edizione
Seconda edizione
Licenza Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini
Anno del copyright 2022

Lasciargli sul corpo e nella mente i segni squassanti di una passione artificiale, artatamente impudica e violenta, tenera e vendicativa, ponendo in un solo amplesso tutti i registri delle sue esperienze, tutta la prorompente eccessiva sfacciata bellezza del suo corpo di donna non più bambina, i giochi estremi di mani esperte di labbra avvampate di pelle di luna, tenerezze ossessioni, morbidezze stupori, in una altalena di grida e di sussurri che per anni la sua mente aveva elaborato, posizionato, montato come in un film… … con arte e per vendetta.

Per Aurora volume primo

seconda edizione

Il libro contiene

Così o come

L’appuntamento

Vasco e Medea

Aurora volume primo

Info: Bruno Mancini
Cell. 3914830355 – 3914830355 tutti i giorni dalle 14 alle 23
emmegiischia@gmail.com

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Per Aurora – volume primo – Vasco e Medea – Parte seconda – Capitolo I

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Per Aurora – volume primo – Vasco e Medea – Parte seconda – Capitolo I

Vasco e Medea – Parte seconda – Capitolo I

Parte seconda

Capitolo I

Posso affermare che avevano entrambi trovato ciò che veramente cercavano.

Al di là dei feticci ossessivi e dei ritorni al passato.

Per una volta, l’ultima, oltre le disperate solitudini.

La radio, il disco, gli uomini con la camicia rossa, i russi in Ungheria, il cancello con volute di ferro battuto, i loro nomi, Vasco, Medea: altari di false devozioni, patiboli di sacrifici insensati.

Mentre Benna Nera muoveva la pala meccanica, per Vasco rifioriva la sua donna abbandonata, piena di seduzione, dal passato misterioso, sua, donna, intrigante, fascinosa, e lei si aggrappava al suo amore totale, dedicato unico inossidabile, si appagava con una trasgressione voluta, voluta con tutte le forze, in uno stupefacente protagonismo sfacciato.

Stupire.

Medea e Vasco due individui semplici nelle azioni, due tipi particolari superando le apparenze.

La dama senza età seduta al mio fianco, né bella né brutta, né dolce né bassa, né alta e neppure cattiva, Aurora, chiamata da tutti “SIGNORA” guarda le mie mani colme di carte, di fotografie e di nastri registrati.

«Confondi» mi dice «sapere e sentire.

Misceli tutto perdendo, in un amalgama da sabbie mobili, il senso del vero e del falso, finzione e realtà.

Così è la vita, non te ne faccio colpa, da sempre arruffona, di comica indulgenza e di sfrenate accuse.

Vasco e Medea.

Tu la vali.

Io no.

Finzione e realtà come Aurora e Signora, nel regno del mio pensiero trovano luoghi diversi per rendersi eterni.

Mi dispiace.»

Mi concede il tempo di baciarli sulla fronte, e spariscono in una nuvola. Buf.

Fine?

 

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Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

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Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

Capitolo 11

Capitolo 12

Vasco e Medea

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Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

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Capitolo B

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Capitolo D

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Libro, 93 Pagine
Libro stampato: A5 (148 x 210 mm)
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Anno del copyright 2022

Lasciargli sul corpo e nella mente i segni squassanti di una passione artificiale, artatamente impudica e violenta, tenera e vendicativa, ponendo in un solo amplesso tutti i registri delle sue esperienze, tutta la prorompente eccessiva sfacciata bellezza del suo corpo di donna non più bambina, i giochi estremi di mani esperte di labbra avvampate di pelle di luna, tenerezze ossessioni, morbidezze stupori, in una altalena di grida e di sussurri che per anni la sua mente aveva elaborato, posizionato, montato come in un film… … con arte e per vendetta.

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Per Aurora – volume primo – Vasco e Medea – Parte seconda – Capitolo H

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Vasco e Medea – Parte seconda – Capitolo H

Parte seconda

Capitolo H

Il segreto dei sapori non riduce il piacere di un gustoso manicaretto.

Una donna, presente con discrezione negli anni passati della mia vita, guarniva gli arrosti bruciati con un trito di capperi ulive nere e bacche di mirto affondate in brandy di pessima qualità.

Bistecca stupenda.

Il massimo al lume di candela.

Anzi il massimo del massimo guardando Adriano Celentano in un suo spettacolo televisivo.

Lo dico con molta ignoranza e senza allegria.

Se il segreto dei sapori non riduce il piacere di un gustoso manicaretto…

… (Se)…

  • il dubbio di una azione non condiziona l’emotività di una partecipazione attiva.

Un’altra donna, più giovane, che mi pestava i piedi per farsi baciare gli occhi, scopriva di notte, forse dormendo, forse, le tonde colline di sabbia del Sahara a sbalzo sul fondo della sua schiena.

Ancora più bello quando il lume acceso vi abbozzava chiari scuri in movimento.

Stupendo ogni volta che Cicciolina compariva nella storiella del film notturno sul canale 9870000.

Se il dubbio di una azione non condiziona l’emotività di una partecipazione attiva…

  • (Se)…
  • il segreto della verità è l’inganno della forza.

Vasco non disse mai la verità.

Medea non seppe mentire.

Il segreto della verità nasce dentro noi, a chi di più a chi meno, come i peli sul corpo.

In età diverse…

  • di varia intensità…
  • discontinui per sesso e per radici.

I peli sul corpo, barba, baffi, capelli, ciglia, sopracciglia, ascelle, pube, torso, petto, dita, culo, cosce, gambe, nuca, naso, orecchie, forse dimentico, sì dimentico cuore, stomaco, ed allora aggiungo anima e cervello.

Qualcuno li toglie, altri li ignorano.

La prima donna che, spavalda, tentò di vivere nella mia casa, li gratificava di affettuose attenzioni.

Vasco non sapeva mentire.

Medea amava i forti.

La mia prima donna, spavalda, aveva bellissimi capelli.

«Due coyote contemporaneamente Uhhh Uhhh per due minuti quasi senza prendere fiato. Incredibile.

Più lungo dell’ululato del coyote nel film “Oltre le ombre rosse”, quando Ellor Queen esce dal coma procurato dall’agguato per rapina che ha visto morire la sua amata Annì (Mary Vorter), e si sente pronto ad iniziare la caccia ai delinquenti criminali. Dura un minuto.

Non mi sbaglio.

Un minuto secco.

In nessun film ne avevo mai sentito uno simile al loro.

Quasi due minuti.

Insieme.

Se devo dare credito alla mia esperienza quel doppio Uhhhh…

… Uhhhhh mugolato da entrambi contemporaneamente poteva solo significare la fine di una verginità, e vista la posizione… dicono a pecora, a pecora e caprone, a cagna e cane, a cavallona… dicono i giornali: sesso contro natura, innaturale io dico, allora, allora io faccio il vigile notturno, di queste cose ne capisco.

Poi il silenzio, il mio silenzio, uno dei miei silenzi… fino a quando giunse Benna Nera.»

«Forse udendomi arrivare, lo sapete faccio molto rumore, si erano nascosti aspettando che passassi.

Forse esausti da quel doppio Uhhhh Uhhhh che dice Manson Red si erano appisolati, che ne so, certo non li ho visti in mezzo a tutte quelle schifezze, voglio dire non si distinguevano tra quelle masserizie.

Luce niente, nemmeno un lampione per cento metri, finestre aperte nessuna, figuriamoci, sono anni che il vecchio palazzo è disabitato, c’è solo il vecchio, non mi ricordo come si chiama, il custode…»

«Attilio?»

«Sì Attilio proprio lui. Le luci non le accende nemmeno a Natale, e non è perché dorme!

No, di notte va avanti e indietro lungo il viale, conosce tutte le pietre, i fossi, le radici, le tane dei topi, e va avanti e indietro per ore al buio, dal pollaio al cancello, dal cancello al muro rotto, e così e così e così.

Come se aspettasse.

Mai capito chi.

Mai arrivato nessuno.

Cioè non c’era nessuna luce di nessun tipo, nemmeno la luna, controllate, quella notte non era una notte di luna, allora come potevo vederli con quelle due lucette ai lati del mezzo, non servano a niente, solo a segnalarne la sagoma, io vado perché conosco le strade, allora come potevo vederli e come potevo pensare che stavano nell’immondizia silenziosi e fermi?

Così è successo.

Con la benna.

La benna, sì la parte sporgente del mio mezzo, quella specie di cucchiaio gigante posto avanti alla pala meccanica, una coppiglia, volendo posso farne un disegno.

Lo sapete serve a rimuovere i rifiuti, l’immondizia, calcinacci, tronchi d’albero, macigni, è tremenda non si ferma davanti a nessun ostacolo, basta un colpo e bang come un timbro gigantesco schiaccia tutto.

Ad agosto c’era una carretta di auto abbandonata, ci credete con un colpo la ho schiacciata di mezzo metro, con il secondo era poco più alta di una lavatrice, e con il terzo pronta ad essere caricata sul camion.

Poteva capitare a tutti, a me come a lui o come a loro.

Così è successo.

Con la benna.

Ho messo la prima ho accelerato al massimo ho alzato la benna per scamazzare l’immondizia e poi l’ho abbassata di colpo, con forza e la benna li ha…»

«Signori è l’ora del flambè».

 

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Parte prima

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Parte seconda

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Per Aurora – volume primo – Vasco e Medea – Parte seconda – Capitolo F

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Vasco e Medea – Parte seconda – Capitolo F

Parte seconda

Capitolo F

L’uomo vestito di bianco con un anello di rubino al dito, dalla pedana del piano bar inizia a suonare “Never let me go”, un lento motivo di struggente malinconia, nel preciso momento in cui, sulla parete di fronte formata da uno specchio opaco di dimensione eccezionale, si materializzano, come fantasmi, come in un film, scene di vita di incredibile nitidezza srotolate con la stessa inquietante tristezza delle note semplicemente accennate. La sua compagna con un ventaglio di seta giapponese a colori sgargianti e stecche di bambù che ondeggia in docili semicerchi, voltandosi e rivoltando il busto eretto infisso nelle lame del vestito, gli porge una birra, gli accende una sigaretta, gli accarezza i capelli.

L’uomo vestito tutto di bianco con un bocciolo di ginestra (ginestra, fiore amato dalla mia donna) all’occhiello del bavero non guarda.

Non vuole guardare.

Sa già tutto.

Nessuna meraviglia, neppure un briciolo di stupore.

Una vita ad ascoltare i pianti e le sciocchezze di gente che non gli ha mai chiesto “Ma tu?”

Ora suona ad intuito, senza bisogno di conoscere, e non vuole sapere, non guarda, batte i tasti, e ti immerge in una delle sue risposte: “Anche io”.

Ti confonde con un suono, è sua la tua emozione, angoscia, allegria.

Forse alza gli occhi, forse stringe il bicchiere, dondola la testa, sembra tanto vicino alla tastiera, rivolge un tenero sorriso alla compagna dalla pelle ambrata, insieme a lei anima e cervello, le mani quasi toccano il bocciolo di ginestra, non guarda e sa già tutto.

Ecco Vasco: è notte, ritorna al vecchio palazzo.

Vasco, che stringe una grossa coperta rossa arrotolata sotto un braccio, si avvicina con molte cautele al cumulo di rifiuti verso il punto preciso in cui poche ore prima l’aveva visto.

Lo scorge al di sotto di un mucchio di rami di ginestra (ginestra, fiore amato dalla mia donna) e glicini… libera le braccia poggiando la coperta sulle spalle ed inizia a…

«In ogni luogo il silenzio notturno appartiene ad una speciale categoria di sensazioni: quelle che si evidenziano attraverso una grande attenzione.

è una mia idea.

Non è come l’acqua fredda sul corpo nudo, il silenzio di

un luogo è una miriade di vitalità miscelate in apparenti

assenze.

Mi spiego?

In combinazioni differenti per ciascun angolo, piazza, terrazza, casa, albergo, barca, bosco, montagna, ed esso cambia, ma non tutti se ne accorgono… »

«Come una toccata di Bach? Quattro note per ventidue variazioni?»

«… non capisco ma se lo dice Lei!

Ammanta il territorio nella sua specificità, evidenzia gli oltraggi, si insedia, si intrufola, possiede la tua tranquillità senza che tu ne sia consapevole. Non è il mio caso.

Mai.

Io l’ho studiato, li ho studiati, con costanza ed attenzione, con affetto, usando sensibilità fisiche e percettive custodite e difese con la maggiore cura e tenute separate da applicazioni volgari e banali.

è tutto vero.

Se un pullman passa in lontananza so chi lo guida da dove viene e forse anche quante persone sta trasportando!

Esagero, solo fino ad un certo punto.

Certo è che conosco tutti i silenzi di tutte le ore di tutti i

luoghi che ho frequentato.

Di tutta la mia isola.

Lui fu una specie di frammento che improvvisamente si spezza.

Entrava nel raggio di azione della mia particella notturna con cautela ed imperizia, movimenti d’aria, respiri, passetti rapidi, per avvicinarsi ai luoghi prescelti; e poi un lento spostare oggetti disarticolati, gracchianti, sconnessi, per riporli, infine, in vicine sporgenze, e di nuovo in auto con il motore a basso regime e luci fisse sugli anabbaglianti.

Non ho mai udito la sua invasione in una notte di pioggia.»

«Ha mai portato via qualcosa?»

«Solo una volta. Una busta. Pareva un biglietto d’auguri.

E non mi sbaglio.»

  • spostare tutto quanto gli impedisce di prenderlo, toccarlo, impossessarsene.

Azione non agevole, sia per il buio quasi totale, sia per l’intrigo dei rami secchi e graffianti.

è questa la perversione che Manson sta descrivendo e che rapisce Vasco, il tiranno della sua mente, la mania, la forza che lo opprime, il buio della sua coscienza, il nettare di giorni, notti, ore, minuti, di ogni respiro e per tutti i suoi pensieri.

Risalire, attraverso gli oggetti ritrovati nelle scorribande notturne, alla vita intima dei proprietari così da impadronirsene.

La sedia poltrona trono con alto schienale di bambù intrecciato è la fatica dei tagliatori indiani, le dita spezzate dal machete e le ossa gonfie di artrite; è il fumo denso ed umido necessario a curvare i rami per crearne la struttura respirato dalle donne seminude e dai bambini scalzi; è l’ammirazione invidia della commessa del negozio di mobili, di ritorno a sera nel monolocale diviso con la figlia del facchino; è la nonna tra due cuscini accanto al camino, sola, nella casa piena di ninnoli; è la vita di loro tutti che fluisce docile nella sua mente, rifocillandola.

Fare suo l’anima e il cervello di gente sconosciuta ed ignara.

Lo  specchio: cornice di legno intarsiato con quattro forme sporgenti agli angoli prive di apparenti significati.

Grande quanto una finestra.

Una donna, solo per una donna.

Magnifica, eclatante, luminosa.

La regina Brunilde delle case popolari.

Poggiato con delicatezza, senza un graffio, adagiato ad un cumulo di scatole di cartone colme di indumenti una volta sgargianti, modellati per attrarre, indurre in tentazione.

Per Vasco un lungo sogno ad occhi aperti.

Brunilde sconfitta da Biancaneve.

Francesca contro Daniela.

Chi può sapere a quali limiti di follia immaginativa sia giunto il suo includersi, incunearsi, permeare quelle creature sconosciute, quelle fonti di miraggi feticisti?

Una notte di capodanno, mentre i leoni gli ballavano in testa ed il vino e lo spumante gliela facevano girare, si era affacciato al davanzale della finestra sommersa in un turbinio di fuochi artificiali da sbarco in Normandia.

Cinesi, coreani, napoletani veraci, i botti partivano e giungevano da ogni direzione, ed intendo non solo da destra e da sinistra ma anche dal basso e dall’alto.

Finanche una specie di pallone aerostatico chi sa come ancorato e con quale sistema attivato, produceva luccicanti interferenze sugli incendi artificiali e sui fumogeni pastosi ed ammantanti che venivano schizzati da strumenti di folclore tra i più strani e bizzarri.

Vasco, non sapeva neanche più il suo nome.

Volgeva lo sguardo verso la curva in cui la strada piegava ad angolo retto e sotto i bagliori dei fuochi artificiali, accanto ai due bidoni dell’immondizia stazionati pochi metri prima della curva, credeva di vedere un oggetto conosciuto.

L’orologio a pendolo.

Vasco guardava una cassetta di legno piena di residui di frutta e foglie di verdure, assalito dai leoni la fissava fino ad attendere il nuovo scoppio di un lampo, e gli appariva come l’orologio della vecchia villa con la apertura sportello incardinata con il miccione di bronzo lavorato a mano, il vetro in parte opacizzato decorato da disegni di uccelli in volo, il centro rotondo trasparente per le due lancette.

Ed esse erano davvero a forma di sottili alabarde.

Dlon dlon.

I leoni, il vino, lo spumante, la penna, anche la birra.

Scese ad abbracciarla.

La cassetta con le bucce di banana, i fondi di ananas, i torsoli di cavolfiore.

Medea non capiva.

Medea non leggeva i pensieri.

Indecente?

Innocuo?

Certo con il pudore di una solitudine silenziosa.

Trasferire vite altrui nella propria esistenza tramite la spazzatura!

Ma questa notte è speciale.

Questa notte, sa bene di mettere in gioco anche la propria esistenza.

Con la rottura definitiva di ciò che ha di più caro.

Medea.

L’amore.

Ma questa è la notte.

Questa notte è tornato per salvare.

Salvarsi.

Impedire che l’icona della sua gioventù sia distrutta, tritata, maciullata, incenerita, insieme a cumuli di immondizia anonima.

Sul muro di cinta limitrofo ad uno dei cassonetti non è poggiato una radio giradischi degli anni cinquanta.

Non per Vasco.

è la radio del 4 Novembre 1956, e poggiato sul piatto, impolverato, graffiato, c’è il suo primo disco a 45 giri.

Un disco che la puntina di marca Medea aveva solcato e solcato fino a conoscerne ogni abrasione, tutte le rughe, quasi da sempre.

Sul muro giace abbandonata la sua giovinezza.

Dalla catena di eventi immaginari prodotta dalla sua veterana esperienza, dalla visione che gli appare sospinta dai suoi ricordi, dalla coincidenza del nome del cantante e della marca della puntina, dal parallelismo di intenti dei due personaggi visti nella sua ottica dello “Stupore”, dall’ormai quasi certo fallimento del rapporto sentimentale per questa ulteriore fuga notturna, come una Medea…

  • più di una Medea…
  • si sente sconfitto, sconvolto, profanato, e come ogni Medea…
  • più di ogni Medea…
  • vuole distruggere il suo passato attraverso la sopraffazione del frutto del suo amore, profanandosi.

La mia birra è diventata calda, il gelato di fragola e limone della donna al mio fianco, Aurora, si è sciolto.

La donna guascona, come per aprire una porta, effettua un breve spostamento della mano destra verso l’esterno del suo corpo e come in seguito ad un ordine od una magia le luci si spengono, al posto del pianoforte suona un contrabbasso pizzicato nel tipico accompagnamento jazzistico, sul fondo della sala al di qua dello specchio, immobile davanti al cancello di ferro battuto con volute arabesche, appare Medea.

1

Il piccolo bagliore nel cesto

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Parte prima

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Capitolo 4

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Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

Capitolo 11

Capitolo 12

Capitolo 13

Parte seconda

Capitolo A

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Capitolo I

Capitolo dopo fine

Per Aurora – volume primo – TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Per Aurora – volume primo di Bruno Mancini

ACQUISTA COM www.lulu.com

Per Aurora – volume primo

seconda edizione

Version 3 | ID 29772m

ISBN 978-1-4710-8114-9

Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-8114-9
Version 3 | ID 29772m
Creato: 20 ago 2022
Modificato: 20 ago 2022
Libro, 93 Pagine
Libro stampato: A5 (148 x 210 mm)
Standard Bianco e nero, 60# Bianco
Libro a copertina morbida
Lucido Copertina
Prezzo di vendita: EUR 14.00

Titolo Per Aurora volume primo
Sottotitolo Alla ricerca di belle storie d’amore
Collaboratori Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-7278-9
Marchio editoriale Lulu.com
Edizione Nuova edizione
Seconda edizione
Licenza Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini
Anno del copyright 2022

Lasciargli sul corpo e nella mente i segni squassanti di una passione artificiale, artatamente impudica e violenta, tenera e vendicativa, ponendo in un solo amplesso tutti i registri delle sue esperienze, tutta la prorompente eccessiva sfacciata bellezza del suo corpo di donna non più bambina, i giochi estremi di mani esperte di labbra avvampate di pelle di luna, tenerezze ossessioni, morbidezze stupori, in una altalena di grida e di sussurri che per anni la sua mente aveva elaborato, posizionato, montato come in un film… … con arte e per vendetta.

Per Aurora volume primo

seconda edizione

Il libro contiene

Così o come

L’appuntamento

Vasco e Medea

Aurora volume primo

Info: Bruno Mancini
Cell. 3914830355 – 3914830355 tutti i giorni dalle 14 alle 23
emmegiischia@gmail.com

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DILA

Premi Otto milioni

 

Per Aurora – volume primo – Vasco e Medea – Parte seconda – Capitolo E

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Per Aurora – volume primo – Vasco e Medea – Parte seconda – Capitolo E

Vasco e Medea – Parte seconda – Capitolo E

Parte seconda

Capitolo E

Interrompo il vigilante Manson Red, mentre ci sta presentando un ritratto conciso delle particolari abitudini di Vasco, perché non voglio continuare a nascondere di essere stato turbato, e ve ne sarete certamente accorti, dalla opportunità di sedere accanto ad una donna, Aurora, tanto misteriosa quanto guascona.

Il particolare stato emotivo caratteristico di ogni prima volta ha confuso non poco la lucidità delle analisi che ho voluto proporre, e ciò, se non ha impedito che mi addentrassi nei cunicoli delle personalità di Vasco e Medea con una obiettività assolutamente predominante nei confronti di qualsiasi valutazione, ha di certo limitata la scorrevolezza dell’inserimento di pieghe comportamentali meno evidenti e comunque ugualmente rappresentative.

Durante questa prima parte della conversazione con Manson Red, e che il giustiziere rosso continuerà a proporci, quella mancanza è risultata per me evidente e dolorosa, proprio in virtù della precisione con la quale, lui, ha invece evidenziato e dato valore a minimi dettagli.

Ora che l’emozione dei primi momenti è parzialmente superata ripenso al difficile percorso, impervio per il fisico e tormentato per la mente, con cui mi sono fin qui confrontato e, per un verso mi ammanto di orgoglio, per un altro mi pungolo a non sciupare tutto.

Devo continuare tenendo ben presente la necessità di essere più incisivo nel tentativo di catturare la vostra completa attenzione anche verso i particolari apparentemente insignificanti.

Perché possiate valutare, ascoltando confidenze, superando buchi e approssimazioni, assegnando forme ad intuizioni, ricalcando contorni sbiaditi, volteggiando ancora con la fantasia, mimando pensieri, immedesimandovi, ecco, ora lo posso dire, per capire profanandovi, se questa che vi sto proponendo sia veramente una nuova bella storia d’amore.

Aurora, per alcuni è un nome che poco si addice al ruolo che ricopre.

Profanandosi.

Sono seduto accanto alla donna, guascona, Aurora, che tutti chiamano “La Signora».”

Profanandomi.

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Dedica – Brevi commenti amichevoli

Così o come.

L’Appuntamento

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Capitolo 2

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Capitolo 4

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Modificato: 20 ago 2022
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Sottotitolo Alla ricerca di belle storie d’amore
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ISBN 978-1-4710-7278-9
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Anno del copyright 2022

Lasciargli sul corpo e nella mente i segni squassanti di una passione artificiale, artatamente impudica e violenta, tenera e vendicativa, ponendo in un solo amplesso tutti i registri delle sue esperienze, tutta la prorompente eccessiva sfacciata bellezza del suo corpo di donna non più bambina, i giochi estremi di mani esperte di labbra avvampate di pelle di luna, tenerezze ossessioni, morbidezze stupori, in una altalena di grida e di sussurri che per anni la sua mente aveva elaborato, posizionato, montato come in un film… … con arte e per vendetta.

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