Per Aurora – volume secondo – Anche questa volta: Il Paradiso non esiste

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Per Aurora – volume secondo – Anche questa volta: Il Paradiso non esiste

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Anche questa volta

Il Paradiso non esiste

Dopo una notte nera, di incubi ed insonnie, passata tra una poltrona, una finestra, una birra, un sigaro, un boccale di distillato al peperoncino, un panettone, una musica jazz, una pisciata, una telefonata alla stronzetta di turno, una mezza bottiglia di un così detto spumante, la notte dell’ultimo dell’anno, buttata via nel tentativo di darmi una spiegazione priva di alibi, incertezze, imprecisioni, ipocrisie, teoremi, assiomi, postulati, a caccia di una mosca, nera, grassa, sudicia, petulante, imprevedibile, una notte lunga, interminabile, inusuale, la notte dell’ultimo dell’anno, spiaccicata, tra pranzo e cesso, per un malessere sconosciuto.
Punto.
Per una frase non conclusa

Nella mia testa ballava tutto, anche i leoni, e si dibattevano cambiando colore ogni volta che alzavano la coda.
Ma più che altro la mia faccia si pastellizzava, si avvampava, sorrideva, sorrideva, rideva, rideva, ghignava, ghignava, verso i leoni, indifferenti, disincantati, volteggianti come farfalle, “Farfalla ti voglio, farfalla con me”…
… rieccoli, l’Anima e il Cervello.
Punto.
Punto per una frase non conclusa.
Eppure è stato talmente semplice esorcizzare…
Frase incompleta.
Senza punto.
Con molti punti.
Volutamente incompleta.

—°°°—°°°—

Cosa potevo aspettarmi da quelle due carogne, se non uno sconquasso di equilibri instabili, dopo che avevano dovuto partecipare allo stupido lacrimevole “esercizio di stile”?
Non era arduo supporre che non mi avrebbero perdonato, e non lo fecero, una caduta tanto plateale nella commercializzazione schiumosa avviluppante sirena.
Anche se, per la verità, il germe che mi aveva contagiato non era assolutamente simile all’assunto del capo di accusa.
L’avevo fatto per scherzo.
Balle!
L’avevo fatto per sfida.
Verso chi?
L’avevo fatto per amore.
Sì… l’amore!
L’avevo fatto per
Frase incompleta.
Senza punto.
Senza punti.
Volutamente incompleta.

Stamattina dopo la sbornia alla finestra, tra petardi Maradona e razzi Bin Laden, ho rovinato il cappello, caduto in una pozza di acqua piscia e polvere da sparo.
Che c’entra?
Niente. Ma è successo.
E a noi?
… voi?
Sì, a noi.
E chi siete?
Come, non ci riconosci?
Non vi conosco.
Vedrai. Vedrai.
Vedrete. Vedrete.
Dialogo infinito, finito volutamente.
Sto scrivendo con un’altra penna ed è quasi anche essa esaurita.
Faccio esaurire le penne.

Le penne ti fanno esaurire.
Che ne sai tu dei miei rapporti con le penne?
E tu dei miei rapporti con i tuoi rapporti?
Saprò bene con chi mi rapporto!
Credi?
Sì, sono sicuro, no non contarci, vieni avanti presentati, stai al tuo posto se vuoi capire, capire cosa, non puoi capire facendo domande…
… perché, di nuovo…
… insisti…
Dialogo senza fine, senza punto, senza punti, senza senso, senza protagonisti, senza tempo, senza autore.
Contro di me, perché in «Anche questa volta» mi sono abbandonato alla lusinga di creare una storia, se dicessi comprensibile non espliciterei in toto il programma, se dicessi misteriosa parlerei di un mio miraggio (questa penna fa schifo), permettendo che essa in primo piano surclassasse, annullandoli, sia la libera determinazione di creare, sia il deciso coraggio di tentare.
L’Anima e il Cervello.
Sempre loro.
Questa penna fa proprio schifo.
Finisce che metterò dell’inchiostro nella vecchia stilografica.
Fa più che schifo.
Indispone.
È una penna senza sentimento, dura, oltraggiosa per le virgole, ed i punti, miseri, da sempre poco evidenti, nascosti, serrati tra lettere e maiuscole e parentesi ed a capo; capodanno, il prossimo capodanno non voglio penne tra i piedi per almeno tre giorni.
PUNTO. PUNTO VOLUTO. PUNTO E BASTA.

Un’altro capodanno con l’apostrofo come era scritto sulla porta di quella bottega, di Forcella o dell’India non ricordo, per attirate l’attenzione dei passanti, che ridevano in tanti, si fermavano a volte, ed in molti compravano.
I leoni sono inquieti, sono stati traghettati su un barcone residuato bellico della seconda guerra mondiale, allora usato per lo sbarco in Normandia in Sicilia a Salerno ad Anzio in India in Cecoslovacchia, esagerato in Cecoslovacchia non è possibile, in Norvegia?, la maledetta penna mi interrompe i collegamenti, coiti interrotti, mortificanti spinte vuote che non lasciano segni, vado a mettere inchiostro al regalo di Natale, capodanno è passato, anno nuovo, penna vecchia

FRASE SOSPESA SENZA PUNTO SENZA PUNTEGGIATURA DA RIPRENDERE DOPO LA RICARICA DI INCHIOSTRO. PUNTO.

Eppure era qui, io proprio l’ho portata in questo cassetto, non volevo più utilizzarla, per rispetto.
Aveva fatto bene il suo lavoro, anche se breve, conciso, essenziale.
C’è l’orologio, il coltello, il portachiavi, l’altro portachiavi di legno, l’altro portachiavi senza chiavi, l’altro di legno senza chiavi e rotto, l’altro…
… c’è il bracciale di cuoio, i fermagli, c’è i fermagli (come un altro con l’apostrofo), ci sono il bracciale ed i fermagli che c’erano, il portafoglio pieno di carte inutili indirizzi scontrino fogli sfogliati, che c’erano come il mio album di minifotografie mie tue sue nostre vostre loro di essi di coloro di paesaggi, paesaggie (idem un’altro con l’apostrofo), paesaggioni, la notte dell’ultimo dell’anno solo alla finestra tra la grappa e lo spumante, il cane e l’uccello in gabbia, tanti leoni nella testa ed una penna stilografica regalo di Natale che mi aveva lasciato con un racconto incompleto.
Qui l’ho messa, gettata, per rabbia tra inutilità storiche, tra acini della mia vita a farsi compagnia silenziosi chiusi in un cassetto piramide olocausto sarcofago memoria melodia impolverata polverosa mia
Non so se l’ho già detto, ma i leoni non mangiano e non bevono quando… sì l’ho già detto e lo ripeto.
La femmina alza la coda.
Il maschio accetta.
La penna dov’è, vigliacca, non solo mi ha lasciato con la frase sospesa ma si nasconde già la prima volta che la cerco.
??
Aveva trovato.
La trovai poggiata sulla copertina ecc.
in una macchia d’inchiostro, che forse non mi ero accorto fosse rimasto nella cartuccia quando l’avevo depositata, oppure era uscito a seguito del gesto violento col quale l’avevo gettata nel cassetto.
L’ho rimossa, ho aperta la carpetta e l’unica frase che si poteva capire di “Anche questa volta” era…
Se dopo aver letto dirai: «Ma tu sei uno stronzo!», giuro non mi offendo.
Perché invece di proseguire non provi a leggere daccapo ancora una volta?
Quando la stringevo fra le dita in un rapporto fisico non certo innaturale tra uno scrittore ed una penna, ma poi me la ponevo tra le labbra in un gesto di bambino, umettandola di saliva a contatto con la lingua, le toglievo e ritoglievo il cappuccio in un movimento nervoso di giovane fremente, l’abbandonavo distrutta sulla scrivania sul divano sulla sedia anche per terra nel letto nella camera da bagno sul balcone sotto il sole nella notte tra il vento di finestre spalancate luci soffuse botti di natali e suoni di ciaramelle.
Come un amante.
L’ultima frase “l’au…” era rimasta incompleta poiché la penna aveva preferito fingersi esaurita piuttosto che svelare la sua segreta passione.
Voleva essere solo mia fino alla fine ….
Bussano alla porta.
Apro.
Un fattorino in livrea rossa porgendomi una penna:
«Firmi qui per ricevuta.
È un computer, regalo per lei da parte di….»
«Oh no»
Frase incompleta senza punto senza niente per auto censura. Solo un urlo di dolore, per la porta sbattuta sul muso dell’incolpevole corriere.

aveva trovato in una carpetta gialla posta in un contenitore senza intestazione, il manoscritto “Anche questa volta”, forse più suo che mio, il suo manoscritto, quel racconto esercizio di stile, disordinato, di improba lettura per le frasi frammezzate da abrasioni e correzioni per i rimandi e gli incroci di revisioni in colori differenti, che fungeva da specchio seducente per la sua natura di origine patriarcale.
Neanche questa penna funziona come vorrei.
Aveva trovato il suo racconto, la sua storia, “Anche questa volta”, l’esercizio di stile, o come altro vorremo chiamarlo, il manoscritto, il suo manoscritto, la sua prima ed unica esperienza nel mondo intrigante carogna equivoco fantastico subdolo dissolvente dell’arte, del tentativo artistico, della poesia, della ricerca poetica, della bellezza della solitudine dissoluta, della sconfitta indelebile, della violenza sfrenata, dei leoni, dell’insonnia, dei passi deliranti tra una finestra ed una poltrona un cesso bianco ed un foglio di carta bianco, giallo, di giornale di plastica patinata riciclata come le mani premute sul viso intorno agli occhi il corpo in bilico sul balcone
La mia sofferenza non vale una penna aveva trovato dell’uomo finalmente inutile per se stesso. Il suo manoscritto.
Riuscirò a possedere la penna della mia vita?
Aveva trovato
Lo baciava teneramente coprendo con labbra di rosso indelebile i brani, eretici, dissoluti, morbosi, che richiamavano la loro intimità;
la bocca, tra un sospiro ed uno strappo, mordeva;
lacerava, ferro su carta considerazioni ammiccanti futili offensive, sottolineava, sbarrava, incorniciava, cassava, riscriveva, evidenziava, circondava, adornava, sovrapponeva, punteggiava, e poi disegnava alberi, cuori, strade, stelle, arcobaleni, mari tempestosi, fiori, mani, battelli, ponti, visi, viso, bocche, bocca, occhi, occhi, accarezzava, gingillava,
Cercherò per tutto il mondo la mia penna.
aveva trovato
piangeva teneramente e macchiava i fogli del mio manoscritto,
del suo,
per lei suo,
suo,
rendendolo definitivamente incomprensibile.
Come una amante.
Frase con punto, senza due punti, decifrabile.
Chi «Aveva trovato»?
Era di nuovo la penna finita nella prima parte?
Chi “Aveva trovato”?
Chi era?
Era un fan un tifoso un innamorato deluso respinto abbandonato un collezionista un figlio della colpa un parente delle virgole, un amico di paese lontano dracula era la coscienza di Zeno l’Anima, il venditore di penne il produttore il postino in livrea il Cervello, la mia incertezza il cesso il balcone il cappello il divano il diva no il di vano la tua curiosità la nostra complicità (fino ad ora per niente evidente ma che assumerà una precisa configurazione) il loro ardere le streghe risentimenti, disgusto, smettila, facciamo finire, un leone?
Era l’amante della penna morta?
Perché non provi a leggere daccapo anche questa volta invece di bere l’amaro calice fine all’ultima goccia?
Anche questa volta.

Dedica – Brevi commenti amichevoli

La Notizia virgola – La Condanna punto

LA NOTIZIA

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

LA CONDANNA

Capitolo 1

Capitolo 2

LA NOTIZIA

Capitolo quattordicesimo

Capitolo quindicesimo

Capitolo sedicesimo

Capitolo diciassettesimo

Capitolo diciottesimo

Capitolo diciannovesimo

LA CONDANNA

Capitolo 3

LA NOTIZIA

Capitolo ventesimo

Capitolo ventunesimo

LA CONDANNA

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

LA NOTIZIA

Capitolo ventiduesimo

Capitolo ventitreesimo

LA CONDANNA

Capitolo 7

LA NOTIZIA

Capitolo finale

Anche questa volta – Il Paradiso non esiste – Trama

Anche questa volta

Il Paradiso non esiste

Trama

Sembri

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Per Aurora – volume secondo – TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Per Aurora – volume secondo di Bruno Mancini

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Per Aurora – volume secondo – Vetrina LULU

Per Aurora volume secondo di Bruno Mancini

seconda edizione

ID wdnrww

ISBN 978-1-4710-7753-1


Dettagli
Data di pubblicazione 24 ago 2022
Lingua italiano
ISBN 9781471077531
Categoria Narrativa
Copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Collaboratori Di (autore): Bruno Mancini

Specifiche di Libro
Pagine 102
Parole chiave Amore passione Ischia paradiso storie

Libro Dimensioni: A5 (148 x 210 mm)
Colore del contenuto: Bianco e nero Standard
Tipo di carta: 60# Bianco
Libro Tipo di rilegatura: Libro a copertina morbida
Finitura di copertina: Lucido

Titolo Per Aurora volume secondo
Sottotitolo Alla ricerca di belle storie d’amore
Marchio editoriale/Casa editrice Lulu.com
Licenza di copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini

Descrizione
Dopo una notte nera, di incubi ed insonnie, passata tra una poltrona, una finestra, una birra, un sigaro, un boccale di distillato al peperoncino, un panettone, una musica jazz, una pisciata, una telefonata alla stronzetta di turno, una mezza bottiglia di un così detto spumante, la notte dell’ultimo dell’anno, buttata via nel tentativo di darmi una spiegazione priva di alibi, incertezze, imprecisioni, ipocrisie, teoremi, assiomi, postulati, a caccia di una mosca, nera, grassa, sudicia, petulante, imprevedibile, una notte lunga, interminabile, inusuale, la notte dell’ultimo dell’anno, spiaccicata, tra pranzo e cesso, per un malessere sconosciuto.
Punto.
Per una frase non conclusa.
Note sui collaboratori

Tabella dei contenuti
Per Bruno Mancini: brevi commenti amichevoli.
“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.” “… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

Categoria principale BISAC
POETRY / Subjects & Themes / Love & Erotica
Categoria BISAC 2
FAMILY & RELATIONSHIPS / Love & Romance

Info: Bruno Mancini
Cell. 3914830355 – tutti i giorni dalle 14 alle 23
emmegiischia@gmail.com

Per Aurora – volume secondo – Anche questa volta: Trama

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Per Aurora – volume secondo – Anche questa volta: Trama

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Anche questa volta

Trama

A Natale mi ha regalato una penna stilografica tradizionale. Con questo gesto la mia cara, ha manifestato in modo esplicito la sua complicità (eccola!) affettuosa con i miei scritti, mentre, larvato, dolcemente, con il simbolismo del pennino di memoria scolastica e dell’inchiostro d’altri tempi, mi ha lanciato un messaggio invito a rispettare maggiormente regole e semplicità, e meno male che non ci conosciamo da ieri!
Subito mi invaghisco di quella penna e dei significati che contiene, ed inizio un lavoro risultato alla fine un “esercizio di stile”.
In tutto questo percorso narrativo lascio supporre, che la penna accarezzata, coccolata ecc…trasformata in protagonista, si sia silenziosamente invaghita di un suo compagno di viaggio.
Fino al punto da fingersi esaurita, pur di impedire modifiche alla segretezza ed alla intimità della “sua” storia, con inserimenti che ne avrebbero potuto rappresentare pericolo. Probabile.
Possibile.
Si, se avessi continuato ad usarla.
In effetti, la sua difesa contava sulla premessa che era:
“QUESTA STORIA FINIRÀ QUANDO SARÀ
ESAURITO L’INCHIOSTRO NELLA PENNA CHE HO
DECISO DI UTLIZZARE. NÉ PRIMA NÉ DOPO.”
Infatti, finito l’inchiostro, avrei smesso di scrivere e la storia
sarebbe rimasta inalterata.
Per sempre.
Devo farlo.
Lo faccio.
Così come era nei miei proponimenti, concludo immediatamente la bozza, ma subito dopo, durante la notte di capodanno, l’Anima e il Cervello mi assalgono con violenza priva di rispetto, facendo sbandare le certezze che mi avevano accompagnato nella stesura del racconto, attivando fantasmi di scene non proposte (leoni mari in tempesta, volti, ecc…), e banalità non ribaltate in dimensioni a loro consone.
Lo scritto, accusato di eccessivo lassismo nei confronti di una semplicistica, detestata commercializzazione, deve essere ripreso modificato e finalmente personalizzato.
I due miei intimi giudiziosi compagni m’impongono con bonaria aggressione di trasformarlo in un’opera indiscutibilmente mia, con tutti gli eccessi e gli annessi problemi poiché, nella loro ottica, questi rappresentano bellezze di spontaneità innovazioni ecc…
Mi accingo a tale impresa utilizzando varie penne di diverso tipo, raccattate in un modo qualsiasi, e pare che tutto vada bene, fino a quando, usando l’ultima “fa schifo”, decido di cercare la stilografica, caricarla d’inchiostro e riportarla in azione.
La trovo nel fondo del cassetto in una macchia di inchiostro rosso sangue, essiccato, che la imbratta completamente rendendola inutilizzabile e che aveva permeato il mio manoscritto del racconto “esercizio di stile” rendendolo quasi completamente indecifrabile.Indotto dalla presunzione di avere una profonda conoscenza delle penne, mi illudo che abbia compiuto il gesto estremo per me. Invaghita di me.
La piccola domatrice di segni, l’austera protettrice dei miei bisogni letterari, la giovane, minuta, piacente, vezzosa, silenziosa bionda bruna cenere compagna di ore strane malinconiche tra una finestra, ed una poltrona a contatto con birre e distillati, feroci con i leoni di una frenesia mentale galoppanti al di sotto degli occhi, dietro le pupille, sulla corteccia del Cervello chiuso, accattivanti ogni volta che un volto acquisiva concretezza grafica, un sentimento librava in descrizioni di pura poesia poetica passionale con tutta l’Anima a presidiare lo spazio del foglio rodeo.
Ma, c’è un ma.

La frase: “Il paradiso non esiste”.
Mi disorienta il fatto di aver potuto leggere solo queste parole salvate da tutto il racconto, macchiato ed abraso, su cui la penna aveva rovinato l’inchiostro rosso residuo.
Ma, c’è un ma.
“Il paradiso non esiste.”
Il racconto sembrava chiudersi con interrogativi privi di risposte, sembrava.
Unicamente per la complicità (ancora lei) che tiene legati me e voi, voglio proseguire ed ammettere in questo epilogo, in questa “Trama”, che, nell’ultimo istante utile, mentre andavo a porre la parola fine, avevo afferrato insieme al senso della frase risparmiata dalla macchia di inchiostro rosso sangue, anche la vera natura della pazza violenza mentale di cui sentivo permeato tutto il racconto.
Se questa conclusione potesse darmi conforto, avrei compiuto un esercizio di equilibrio, tra balconi e leoni, degno di un circense di fama mondiale.
Non basta.
Insieme, erosiva di una miniera di malinconia, calmante, dolcemente soporifera, dissociante, la benda nera all’occhio del corsaro.
Nessuna bella amicizia, il braccio sulla spalla, potrà mai tanto.
Nessun affetto, partiamo, facciamo un viaggio.
“Anche a me quella volta” non vale non ottiene risultati.
Durante i pochi giorni felici in cui per la sua vicinanza si acuiva lo stimolo a mostrare il meglio delle mie capacità attrattive, mi ero visto, senza dubbi e dal primo momento, ai suoi occhi seducente pigmalione. “Anche questa volta” sbagliando.
“Anche questa volta” sostituendo arbitrariamente pensieri altrui con ricostruzioni non prive di fascino e lusinghe, ma originate dalla mia natura, fantasiosa, piuttosto che osservatrice.
Poi il dubbio.
Che un altro personaggio avesse condizionato l’esplosione di inchiostro.
Il dolente insinuarsi di un altro personaggio.
Avvicinarsi.
Vicini. Erano vicini.
La mia penna ed il mio manoscritto.
La mia penna ed il «suo» manoscritto.
La penna ed il manoscritto.
Penna e manoscritto.
Vicini.
Uniti in una macchia rosso sangue.
La verità mi coglie ormai privo di capacità reattive, deluso, affaticato psicologicamente con i sentimenti in poltiglia, e comprendo che “Il paradiso non esiste” rappresenta l’essenzialità della «loro» storia.
Una penna ed un racconto.
Con la mia immagine, velo trasparente su intese che non mi coinvolgono, in una di quelle belle favole di vita che la mia amica guascona stringendomi il braccio mi aveva invitato a cercare durante il nostro ultimo “Appuntamento”.
“Il paradiso non esiste”: quasi una epigrafe.
Per il loro breve incontro, terminato con l’immagine di una carpetta ammantata di inchiostro rosso sangue essiccato, lasciato scorrere dalla mia penna giovane piacente vezzosa silenziosa bionda bruna cenere compagna di ore…
… finita per amore, portando con se l’idea della sua prima ed unica passione.
Aveva scelto di portarlo con se in un viaggio…
… dove il paradiso non esiste.
Ancora è lei, la donna guascona, «La Signora», custode da sempre dei luoghi ove tornano serene, immutabili, adulte, le nostre fantasie ed i nostri pensieri, i nostri sentimenti ed immaginazioni, anche forse tutte le nostre vite, una volta che sia esaurita la loro avventura tra emozioni collettive, umane, è lei, Aurora, a raccogliere le mie delusioni con un tocco della mano portata ad accarezzarmi gli occhi.
Amica ed ormai parte di me, è lei Aurora che lascia aperte le mie speranze e mi incatena docile ai miei sogni ed ai miei dubbi (ancora loro!) con un sorriso indulgente.
Portarlo in un viaggio…
… nel suo viaggio senza tempo come questa lunga poesia, senza luogo senza storia come il mio paradiso, senza attori senza ombre come la loro passione.
Accompagnati dall’idea di un amore.
Incontaminato impercettibile.

Fine ?

Chiedo scusa alla mia amica per come ho utilizzato il suo dono (certamente meritevole di sorte migliore), ma io sono fatto così, e come scrittore i due petulanti appiccicosi invadenti padroni della mia mente, l’Anima e il Cervello, non mi lasciano alcuna possibilità di cambiamento.

Fine.

Dedica – Brevi commenti amichevoli

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ISBN 978-1-4710-7753-1


Dettagli
Data di pubblicazione 24 ago 2022
Lingua italiano
ISBN 9781471077531
Categoria Narrativa
Copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Collaboratori Di (autore): Bruno Mancini

Specifiche di Libro
Pagine 102
Parole chiave Amore passione Ischia paradiso storie

Libro Dimensioni: A5 (148 x 210 mm)
Colore del contenuto: Bianco e nero Standard
Tipo di carta: 60# Bianco
Libro Tipo di rilegatura: Libro a copertina morbida
Finitura di copertina: Lucido

Titolo Per Aurora volume secondo
Sottotitolo Alla ricerca di belle storie d’amore
Marchio editoriale/Casa editrice Lulu.com
Licenza di copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini

Descrizione
Dopo una notte nera, di incubi ed insonnie, passata tra una poltrona, una finestra, una birra, un sigaro, un boccale di distillato al peperoncino, un panettone, una musica jazz, una pisciata, una telefonata alla stronzetta di turno, una mezza bottiglia di un così detto spumante, la notte dell’ultimo dell’anno, buttata via nel tentativo di darmi una spiegazione priva di alibi, incertezze, imprecisioni, ipocrisie, teoremi, assiomi, postulati, a caccia di una mosca, nera, grassa, sudicia, petulante, imprevedibile, una notte lunga, interminabile, inusuale, la notte dell’ultimo dell’anno, spiaccicata, tra pranzo e cesso, per un malessere sconosciuto.
Punto.
Per una frase non conclusa.
Note sui collaboratori

Tabella dei contenuti
Per Bruno Mancini: brevi commenti amichevoli.
“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.” “… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

Categoria principale BISAC
POETRY / Subjects & Themes / Love & Erotica
Categoria BISAC 2
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Per Aurora – volume secondo – Capitolo finale

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Per Aurora – volume secondo – Capitolo finale

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Per Aurora
volume secondo

LA NOTIZIA

Capitolo finale

Edoardo: -«Quando ero ragazzo la spiaggia dei Maronti incarnava significati di gran lunga superiori ad ogni altra bellezza naturale di tutta l’Isola.
La sabbia dell’arenile, doppia da non lasciare sul corpo la minima traccia di un granello; l’orizzonte sgombero da qualsiasi terra emersa, mare e cielo a cento ottanta gradi, neanche uno sparuto scoglio oltre la riva; rarissima, una nave da carico lontana molte miglia, poteva essere scambiata per un’ombra di nuvola.
Subito a ridosso dell’arenile, un canneto africano: arso approdo di uccelli migratori affaticati da traversate di giorni interi. Le quaglie stremate da avvicinare quasi fossero pulcini.
Pochi metri di terriccio tufaceo giallo, misto a ciottoli levigati dalle lunghe risacche, ed appare, immensa, la parete scoscesa di una collinetta ricoperta da arbusti e da cespugli.
Bisognava percorrerla, in salita oppure in discesa, seguendo un viottolo angusto che, simile ad un rigagnolo, in molte anse s’interrompeva costringendo sia a saltare tra speroni di rocce sia a compiere pericolose arrampicate.
Inerpicati ed aggrappati a radici e sassi, graffi e ginocchia sbucciate, di solito, targavano i nostri corpi.
Le ragazze dai capelli a trecce e grandi occhi scuri non osavano affrontare l’avventura, a meno che non avessero il petto adolescente pieno di passione, e forte la volontà di cedere abbandonate in un abbraccio segreto e rubato.
Noi rubavamo alla vista degli altri i sentimenti della nostra spontanea ingenuità, e la sincerità dei nostri gesti.
Ai Maronti, sulla sabbia, in un anfratto di grotta, con la mia
amata tra le braccia, al tramonto, di fronte al sole tiepido delle
primavere ischitane, potevo anche pensare “Il paradiso non è
eterno”.»
Edith:

-«Prima dell’alba
regalami un verso
così che io possa
sfrontata babbuccia
ricamo sulla brina
imprimere.

Al sole tenero
Vederla piangere di gioia.»

fine.

 

Dedica – Brevi commenti amichevoli

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LA NOTIZIA

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

LA CONDANNA

Capitolo 1

Capitolo 2

LA NOTIZIA

Capitolo quattordicesimo

Capitolo quindicesimo

Capitolo sedicesimo

Capitolo diciassettesimo

Capitolo diciottesimo

Capitolo diciannovesimo

LA CONDANNA

Capitolo 3

LA NOTIZIA

Capitolo ventesimo

Capitolo ventunesimo

LA CONDANNA

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

LA NOTIZIA

Capitolo ventiduesimo

Capitolo ventitreesimo

LA CONDANNA

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Anche questa volta – Il Paradiso non esiste – Trama

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Il Paradiso non esiste

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Per Aurora – volume secondo – TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Per Aurora – volume secondo di Bruno Mancini

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Per Aurora – volume secondo – Vetrina LULU

Per Aurora volume secondo di Bruno Mancini

seconda edizione

ID wdnrww

ISBN 978-1-4710-7753-1


Dettagli
Data di pubblicazione 24 ago 2022
Lingua italiano
ISBN 9781471077531
Categoria Narrativa
Copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Collaboratori Di (autore): Bruno Mancini

Specifiche di Libro
Pagine 102
Parole chiave Amore passione Ischia paradiso storie

Libro Dimensioni: A5 (148 x 210 mm)
Colore del contenuto: Bianco e nero Standard
Tipo di carta: 60# Bianco
Libro Tipo di rilegatura: Libro a copertina morbida
Finitura di copertina: Lucido

Titolo Per Aurora volume secondo
Sottotitolo Alla ricerca di belle storie d’amore
Marchio editoriale/Casa editrice Lulu.com
Licenza di copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini

Descrizione
Dopo una notte nera, di incubi ed insonnie, passata tra una poltrona, una finestra, una birra, un sigaro, un boccale di distillato al peperoncino, un panettone, una musica jazz, una pisciata, una telefonata alla stronzetta di turno, una mezza bottiglia di un così detto spumante, la notte dell’ultimo dell’anno, buttata via nel tentativo di darmi una spiegazione priva di alibi, incertezze, imprecisioni, ipocrisie, teoremi, assiomi, postulati, a caccia di una mosca, nera, grassa, sudicia, petulante, imprevedibile, una notte lunga, interminabile, inusuale, la notte dell’ultimo dell’anno, spiaccicata, tra pranzo e cesso, per un malessere sconosciuto.
Punto.
Per una frase non conclusa.
Note sui collaboratori

Tabella dei contenuti
Per Bruno Mancini: brevi commenti amichevoli.
“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.” “… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

Categoria principale BISAC
POETRY / Subjects & Themes / Love & Erotica
Categoria BISAC 2
FAMILY & RELATIONSHIPS / Love & Romance

Info: Bruno Mancini
Cell. 3914830355 – tutti i giorni dalle 14 alle 23
emmegiischia@gmail.com

 

Per Aurora – volume secondo – La Condanna capitolo 7

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Per Aurora – volume secondo – La Condanna capitolo 7

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Per Aurora
volume secondo

La Condanna

capitolo 7

Petrus: -«Signora… ho prenotato il biglietto aereo per la Sardegna… poiché devo contravvenire al vostro ordine… interrompendo… ancora la lettura, ma non posso nascondere il mio stupore.
L’applauso che forse si è udito anche qui, e stato tributato dai morti suicidi mandati giù nel terrore eterno, incontrando… un nuovo arrivo.
È giunto proprio ora.
Un uomo.
Deciso, sicuro di sé, arrogante.
Ha attraversato il portone come se stesse entrando nel salotto di casa sua.
Senza un minino cenno di saluto.
Vieni con noi, dicevano tutti quelli che l’incontravano, ed applaudivano, urlavano non abbandonarci alla giustizia dei giusti… si sgolavano mandandogli baci… le donne, gli ultimi soldi rubati… i maschietti.
Lui dritto per il corridoio che conduce alla sala riunioni…» Aurora: -«Che me ne fooo tttt eee Petrùs, di un branco di stronzi inneggianti a qualcuno costui colui coloro!»
Petrus: -«Signora… la mia meraviglia… è che…»
Aurora: -«V AT T E N N E P E T R U ZA w2S.
VATTENE.»
Petrus: -«È arrivato l’uomo che rimbecillisce la gente.»
Aurora: -«Chi?»
Petrus: -«Sì lui, Snob Rob.»
Aurora: -«Come?
Che dici?
Sei pazzo.
Dove?
Ubriaco pazzo sclerotico.
Nemmeno in Sardegna ti farò andare.
In Alaska ti mando.»
Petrus: -«Signora è lui.»
Aurora: -«Lui chi? Insisti.»
Petrus: -«Signora di là morto ucciso da colpo d’arma da fuoco esploso da Bruno Imenottero, c’è Snob Rob o come si fa chiamare…»
Lo sverzino sferzante e schioccante di una frusta.
La mia amica Aurora si voltò con tanta rapidità verso di me da farmi credere avesse la testa snodabile.
Rimase a guardarmi negli occhi con le palpebre aperte oltre misura.
Senza un battito di ciglia.
Per il tempo necessario a rivivere rileggere riascoltare nella sua mente ormai ineluttabilmente collegata alla mia, ogni fotogramma del nostro incontro.
Provavo la sensazione di appartenerle e di esserne il custode.
Sentivo i suoi pensieri miscelarsi ai miei in un amalgama che non lasciava né riconoscere gli uni dagli altri, né riconnettere affermazioni ed aspettative, barlumi di speranze e spietate realtà.
Dalla prima all’ultima frase, parola, tutto veniva atomizzato smembrato parcellizzato nell’analisi che lei effettuava nei labirintici cunicoli, nei profondi visceri, nell’arruffato flusso della mia partecipazione.
Non interrompevo il filo che Aurora aveva inteso creare, non ne ravvisavo la necessità, considerato il risultato acquisito.
Mi sarebbe bastato chiarirle, e chi sa se lo avrei mai fatto, che il mio racconto proseguiva con la malefica soffiata (il racconto di tutta la sporca storia dell’impietoso spettacolo “La morte in diretta” organizzato da Snob Rob su suggerimento di Marco) sussurrata senza scrupolo da Nero all’uomo imenottero.
Così, seguendo il mio suggerimento, il gatto nero aveva spalancato il cancello che avrebbe consentito la realizzazione dei nostri reciproci scopi.
Infatti, la prospettata traccia di una nuova sconfitta, simile ad una rossa muleta, aveva “invespettirlo” (inviperirlo) lo storico rivale di Snob Rob oltre ogni limite sopportabile dalla sua antica acredine.
Al punto tale che si era confuso, con innocua apparenza, tra la folla in attesa dello squallido incivile amorale perverso abominevole show allestito, senza lesinare mezzi tecnici e risorse finanziarie dai due meschini omuncoli.
“Ecco a voi, gentili spettatori e telespettatori di tutto l’universo, radioascoltatori, navigatori cibernetici, ecco a voi, in prima assoluta cosmica, lei, l’unica, vera immensa padrona di tutto e di tutti, in diretta ed in esclusiva… ecco a voi Aurora, La Signora, la… ecc… bla… bla… ecc…”
Solo un attimo prima del previsto spettacolo della decapitazione in mondovisione, la rabbiosa invidia di Bruno
Imenottero, resa violenta dall’ormai imbattibile successo del rivale, freneticamente, lo aveva indotto a sparare contro il Mito ed i suoi complici.
Rivolgendo subito dopo l’arma verso se stesso.
Suicidandosi.
Bruno Imenottero, fulminato all’istante dal colpo di pistola fattosi esplodere al centro della fronte, era quell’ombra da tempo in attesa nell’angolo buio.
Snob Rob, sparato dall’astio incontenibile del collega, colpito al cuore, aveva raggiunto il regno della mia amica (ed il suo nemico collega di bastardi avvelenamenti televisivi), con un leggero ritardo dovuto alla lenta sofferente e dolorosa agonia patita tra ambulanza ed ospedale.
Marco e Adele?
Parvenze umane di cui non valeva la pena fornire ulteriori notizie.
Mortificatori senza ritegno?
Vivevano per lo scoop?
Volevano la morte in diretta?
Eccoli serviti.
Sconfiggere.
Demistificare.
Imporre.
Poco era cambiato.
Solo le vittime.
La morte non è spettacolo.
È pietà.
Che la condanna per loro sia eterna.
Non giunsi a decidere se questo chiarimento fra me ed Aurora ormai aveva ancora senso, in quanto lei anticipò l’imbarazzo della mia conclusione rivolgendosi con voce alta e chiara a tutti i presenti:
-«Tocca a me decidere.
Sempre.»
La mia amica mi baciò sulla fronte, e con il sorriso della
Gioconda disse a Petrus:
-«Come premio andrai da Ciro a Venezia per partecipare al grande tour dell’Ombretta.
Se non sbaglio quarantaquattro bettole in cinque ore, ogni sera per un mese.»
Petrus ritornò giovane e felice: -«Troppa grazia, Signora, non sono allenato abbastanza.»
E lei: -«Inizia a farlo, sparisci.»
Petrus: -«Una quarantina di ombrette tutte allineate, presto. Grazie.»
Poi Aurora, indicando i miei amici, con un ampio cenno di invito, chiese loro la cortesia di un bis.
Avrebbe gradito riascoltare i versi con i quali Edith aveva posto la parola fine a “La Notizia”.
-«Se è questo che vuoi» l’interruppi «devi, ora sono io che decido, ascoltare anche l’ultimo capitolo.»
Annuì.
Edoardo, l’Usignolo e Tom ripresero le loro posizioni sul palco, l’uomo dal fiore di ginestra al bavero dello smoking bianco (ginestra, fiore amato dalla mia donna), cinto alle spalle dal romantico soffice abbraccio della sua anima, sfiorando i tasti ci deliziò svagando tra antiche melodie napoletane. Aurora, Aurora non era più lei.

La donna guascona, la Signora, aveva lasciato in un bacio sulla mia fronte la potenza del suo regno, la immutabilità delle sue decisioni, la presunzione di eternità della sua propria essenza, scegliendo di essere umana, e poetare in mia compagnia tra sorrisi e pianti.
Amare e odiare, senza condanne.

Dedica – Brevi commenti amichevoli

La Notizia virgola – La Condanna punto

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ISBN 9781471077531
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Specifiche di Libro
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Parole chiave Amore passione Ischia paradiso storie

Libro Dimensioni: A5 (148 x 210 mm)
Colore del contenuto: Bianco e nero Standard
Tipo di carta: 60# Bianco
Libro Tipo di rilegatura: Libro a copertina morbida
Finitura di copertina: Lucido

Titolo Per Aurora volume secondo
Sottotitolo Alla ricerca di belle storie d’amore
Marchio editoriale/Casa editrice Lulu.com
Licenza di copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini

Descrizione
Dopo una notte nera, di incubi ed insonnie, passata tra una poltrona, una finestra, una birra, un sigaro, un boccale di distillato al peperoncino, un panettone, una musica jazz, una pisciata, una telefonata alla stronzetta di turno, una mezza bottiglia di un così detto spumante, la notte dell’ultimo dell’anno, buttata via nel tentativo di darmi una spiegazione priva di alibi, incertezze, imprecisioni, ipocrisie, teoremi, assiomi, postulati, a caccia di una mosca, nera, grassa, sudicia, petulante, imprevedibile, una notte lunga, interminabile, inusuale, la notte dell’ultimo dell’anno, spiaccicata, tra pranzo e cesso, per un malessere sconosciuto.
Punto.
Per una frase non conclusa.
Note sui collaboratori

Tabella dei contenuti
Per Bruno Mancini: brevi commenti amichevoli.
“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.” “… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

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Per Aurora – volume secondo – La Notizia capitolo ventitreesimo

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Per Aurora – volume secondo – La Notizia capitolo ventitreesimo

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

La NOTIZIA

capitolo ventitreesimo

Edoardo: -«Un vecchio detto napoletano diceva che non tutte
le ciambelle riescono col buco.»
Edith: -«Napoletano?
Francese.»
Tom: -«Cinese, cinese.»
Edith: -«Era mia zia russa a dirlo sempre.»
Edoardo: -«Un vecchio detto napoletano diceva che non tutte le pizze riescono col cornicione alto.
E vediamo chi mi contraddice.»

—°°°—°°°—

Edoardo: -«Mostrare “La Signora” nel super iper concerto di una sfida in diretta allestita con ogni mezzo disponibile!
Al colmo della incoscienza, dell’ardimento, del rischio, della sfrontatezza, Snob Rob la voleva, presente senza trucchi scenici, nella inequivocabile realtà della sua natura.
Mettendo in gioco tutto, non solo la sua stessa carriera di grande imbonitore.
Scioccare creare disagio squartare il pubblico in due fazioni, guelfi e ghibellini, scannatevi, è giusto o non è giusto, lecito illecito, morale amorale, corretto scorretto, bambini a letto alle ventidue, arriva “La Signora” nuda e crudele.
La sfacciataggine di una perversione ineguagliabile.
Porsi in prima linea ad istigarla e provocarla.
Quasi Ella fosse una delle mille attricette sgualdrine, oppure avesse un minimo senso etico accostarla alle incartapecorite nobildonne dell’ordine dinastico di Via Teulada, ai maghi ed ai ciarlatani, ai buffoni, ai politici corrotti e falsamente esasperati per la politica degli altri, al suo compare Marco.»

Tom: -«Ecco a voi Aurora, la donna guascona.
La vera Signora, nuda e cruda.»
Edith:: -«Blasfemi. Osceni. Maledetti.
Tom: -«Il gioco è fatto.»
Edoardo: -«Ponendo sul piatto del croupier tutto, vita
compresa.»

—°°°—°°°—

Edoardo: -«Molte sono le funzioni che gli individui tendono a segregare. Vuoi per vergogna, vuoi per decoro.
Tra esse certo la fede, quando sinceramente vissuta è la meno sbandierata.
Chi ne è provvisto l’alimenta nel confessionale di una intimità accorta, personale, assolutamente privata e riservata.
Anche il gatto nero, umanizzandosi, aveva sentita possente la necessità di custodire la sua devozione in totale segreto per tutti.
Compreso Snob Rob.
Solo per un caso fortuito Nero si riconosceva nello stesso catechizzatore appellato telefonicamente “Sua Santità” da Bruno Imenottero.
Combinazione nella combinazione, ascoltando con finto disinteresse il dialogo fra Snob Rob e Marco, nell’altalenante disattenzione di un distratto miagolio e del frusciante mugugno di una fusa, lo scaltro felino era giunto a ricavarne l’idea che quel parlare fosse preludio di mortificazione anche per il tedoforo della sua stessa religione.
Cessò di botto il vorticoso prillare intorno ad un piede della sedia.
Inoltre, ed anche questo è importante, il nero quadrupede schifava profondamente le mani sudaticce e scheletriche della micro pugnettara alla quale era stato affidato.

Già una volta aveva tentato di superare una barriera invalicabile.
L’impossibile, pur di parlarmi.
Riconoscendo in me l’unica nuova presenza nel suo ambiente
in grado di svelargli orizzonti sconosciuti, così, decise su
quattro piedi…»
Edith: -«Zampe.»
Edoardo: -«Così decise.
Di fuggire.
Scappare.
Evadere.
Defilarsi.
Squagliarsela, come dicono i gatti non umanizzati, gatton
gatton.
Cercarmi.
Costringermi ad ascoltarlo.
Chiedermi un consiglio.
La notte stessa, mentre Adele innaffiava di piscia il salotto per una forma di incontinenza non curata da bambina, quatto quatto, zitto zitto, lemme lemme, come dicono i gatti, gatton gatton, nero nero, Nero aprì la maniglia della porta, ormai sapeva farlo, e venne fino al tavolo di cucina dove scrivevo ed avevo quasi terminato di bere quella che pensavo fosse l’ultima birra della giornata.
Mi sbagliavo, di birre ne avrei stappate molte altre ascoltandolo.
Mi disse tutto.
Senza voce, senza miao, muovendo gli occhi la coda i baffi le
orecchie, le unghie dei piedi…»
Edith: -«Delle zampe.»
Edoardo: -«…dei piedi, la testa, tutto nero.
Quando mi parve che avesse terminato di espormi le sue perplessità, e che l’immobilità felina dovesse intendersi come offerta di sottomissione animalesca nella attesa di un ordine, quasi fossi il suo padrone “Non sono io”, lo informai, “il Bruno che cerchi.
In questa dimensione, in questa casa, in questa storia, io sono Ignazio, amico di Aurora, Ignazio di Frigeria e d’Alessandro con cuore di poeta.
È Imenottero il tuo patriarca confessionale.
Parla con lui.”
E fu condanna.»

—°°°—°°°—

Edoardo: -«La notizia si diffuse così rapidamente da lasciarmi
di stucco.»
Edith: -«Perché di stucco?»
Edoardo: -«Vero non di stucco ma di marmo.»
Edith: -«Che cambia?»
Edoardo: -«Il marmo è duro.»
Edith: -«Anche, lo stucco.»
Edoardo: -«Il marmo è bianco.»
Edith: -«Anche lo stucco.»
Edoardo: -«Per te ci sarà una differenza!»
Edith: -«Trovala.»
Edoardo: -«La notizia si diffuse così rapidamente da lasciarmi
come un pezzo di stucco marmorizzato.»

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