Per Aurora – volume secondo – La Notizia capitolo quattordicesimo

Per Aurora – volume secondo – La Notizia capitolo quattordicesimo

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Per Aurora
volume secondo

La Notizia

Capitolo quattordicesimo

Edoardo: -«Se niente è immutabile, niente è immortale.
Nell’ipotesi che gli avessero pestato i piedi con la virulenza di bisonti scatenati, avrebbe resistito battendo un solo tasto incudine campana.
C’è chi può asserire l’immutabilità di una persona razza animale arbusto stirpe popolo pensiero idea stronzata diritto dovere non dovere diritto di non dovere cazzata?
Il suo nome Marco, in Inghilterra Mark, in Giappone, cangiante affabulazione.
Scandinavizzazione.
Puttanazione.
Sciopero della sete, la prossima volta sciopero della pisciata. Vediamo chi vince.
Uno spinello finisce e cambia stato sociale economico lessicale?»

—°°°—°°°—

Adele: -«Marco, il mio pannello solare è quasi rotto.»
Marco: -«Di pannello solare, splendido splendente generatore di luce luminosa, di pannello ce ne è uno, Io, tutti gli altri sono nel casello della finta libertà.
E smettila di guardarti allo specchio vanesia patana padana. Digiuna con me, forza, non pisciamo per un mese, vedrai, riusciremo a non cagare più.
Adele, sai che belli noi due stitici in giro per il tra-mondo.»
Adele: -«Non lusingarmi, finiscila, lo sai che poi non riesco a resisterti.
Potrei perire nelle tue magnifiche discorrenze.»
Marco: -«Discorrenze?
Da quale scrignosità hai tratto questo preziosismo armonico?
Non divaghiamo.
Niente è immutabile, niente a maggior ragione è immortale. Sai cosa vuol dire?
Che la morte eterna non esiste!
Un accadimento temporaneo, un evento provvisorio cui si può porre rimedio, modificare, emendare…»
Adele: -«Smerdare?»
Marco: -«Sciocchina, birichina, spinellomanina, barboncella, europeina, ho detto emendare che significa: fingendo di migliorare, cambiare in peggio per chi patisce l’emendo.
Hai tu compreso?
Due millenni di sciopero del sesso!
Questa volta per te minima punizione.
Se non fossi stato interloquito…»
Adele: -«Interloquito? Interrotto!»
Marco: -«Ancora questo interrotto.
Ti ho detto mille volte che si pronunzia in danese:
INTERRUPTUS.
Invece noi vogliamo la pillola, l’aborto, il calcio nella pancia della mamma e sulla faccia del bambino.
Interruptus non va bene, quindi se non fossi stato interloquito in così sciocca maniera, avrei semplicemente dimostrato che io sono immortale.
Niente è immutabile per ciò
Niente è immortale poiché
Anche la morte deve sottostare a questa legge
La morte non è immortale allora
La mia morte non sarà immortale quindi Io sono immortale.»

—°°°—°°°—

Edoardo: -«Birra! Birra!

Ragazzo dal fiore all’occhiello, ti vedo distratto, ascolta il Vate
del Voto universale mentre fuma una erbaccia del cazzo.
Adele…Adele…Adele… dove ti sei cacciata piccola gallinaccia
internazionale, vai, fatti ficcare un liquido spermatico nell’utero.
Che bello, se si forma uno zigote, farete un altro
aborto.
Digiuni.
Però è un’idea: lo sciopero dell’aborto!
Via via passerotta schifosa.
Birra!
Birra!»

Dedica – Brevi commenti amichevoli

La Notizia virgola – La Condanna punto

LA NOTIZIA

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

LA CONDANNA

Capitolo 1

Capitolo 2

LA NOTIZIA

Capitolo quattordicesimo

Capitolo quindicesimo

Capitolo sedicesimo

Capitolo diciassettesimo

Capitolo diciottesimo

Capitolo diciannovesimo

LA CONDANNA

Capitolo 3

LA NOTIZIA

Capitolo ventesimo

Capitolo ventunesimo

LA CONDANNA

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

LA NOTIZIA

Capitolo ventiduesimo

Capitolo ventitreesimo

LA CONDANNA

Capitolo 7

LA  NOTIZIA

Capitolo finale

Anche questa volta – Il Paradiso non esiste – Trama

Anche questa volta

Trama

Il Paradiso non esiste

Sembri

Sembri

Per Aurora – volume secondo – TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Per Aurora – volume secondo di Bruno Mancini

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Per Aurora – volume secondo – Vetrina LULU

Per Aurora volume secondo di Bruno Mancini

seconda edizione

ID wdnrww

ISBN 978-1-4710-7753-1


Dettagli
Data di pubblicazione 24 ago 2022
Lingua italiano
ISBN 9781471077531
Categoria Narrativa
Copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Collaboratori Di (autore): Bruno Mancini

Specifiche di Libro
Pagine 102
Parole chiave Amore passione Ischia paradiso storie

Libro Dimensioni: A5 (148 x 210 mm)
Colore del contenuto: Bianco e nero Standard
Tipo di carta: 60# Bianco
Libro Tipo di rilegatura: Libro a copertina morbida
Finitura di copertina: Lucido

Titolo Per Aurora volume secondo
Sottotitolo Alla ricerca di belle storie d’amore
Marchio editoriale/Casa editrice Lulu.com
Licenza di copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini

Descrizione
Dopo una notte nera, di incubi ed insonnie, passata tra una poltrona, una finestra, una birra, un sigaro, un boccale di distillato al peperoncino, un panettone, una musica jazz, una pisciata, una telefonata alla stronzetta di turno, una mezza bottiglia di un così detto spumante, la notte dell’ultimo dell’anno, buttata via nel tentativo di darmi una spiegazione priva di alibi, incertezze, imprecisioni, ipocrisie, teoremi, assiomi, postulati, a caccia di una mosca, nera, grassa, sudicia, petulante, imprevedibile, una notte lunga, interminabile, inusuale, la notte dell’ultimo dell’anno, spiaccicata, tra pranzo e cesso, per un malessere sconosciuto.
Punto.
Per una frase non conclusa.
Note sui collaboratori

Tabella dei contenuti
Per Bruno Mancini: brevi commenti amichevoli.
“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.” “… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

Categoria principale BISAC
POETRY / Subjects & Themes / Love & Erotica
Categoria BISAC 2
FAMILY & RELATIONSHIPS / Love & Romance

Info: Bruno Mancini
Cell. 3914830355 – tutti i giorni dalle 14 alle 23
emmegiischia@gmail.com

 

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Per Aurora – volume secondo – La Condanna capitolo 1

Per Aurora – volume secondo – La Condanna capitolo 1

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

LA CONDANNA

Capitolo 1

Non avevo ancora completamente realizzato cosa fare, se accettare da Aurora il nuovo attestato di amicizia, salutare ed abbandonare il suo regno pur essendo a conoscenza degli eventi pronti ad investirla con nuova e più grande pericolosità, oppure, rimettendo in moto la narrazione (con Edoardo, Tom ed Edith sul palco), lasciare che i miei timori balenassero nella sua psiche se non come certezza, almeno come sospetto.
Così agendo, ne ero consapevole, poteva tuttavia accadere che lei, Aurora, interpretasse in maniera non assolutamente conforme ai miei intenti i risvolti delle azioni e dei convincimenti insiti nella narrazione della parte del racconto che avrei dovuto proporre.
Non muovevo, né in un senso, né nell’altro la mia determinazione, quasi imbambolato, sognante, ad occhi aperti immobili, con a fianco la mia Anima e il mio Cervello tutti magicamente adagiati nelle oblianti attenzioni della nostra amica.
Nessuna altra idea.
L’uomo vestito di bianco riprese il suo posto al pianoforte suonando in nostro onore le più belle melodie napoletane del suo immenso repertorio.
Una indubbia corrente di pensieri gli consentiva di percepire i miei desideri, tramutandoli in musicalità prima che io li esprimessi.
“Indifferentemente” ritornava ad ogni mio impulso, sempre con maggiore intensità.
Una volta intonata da trombe parlanti, ed era lui vestito di bianco a farlo, la successiva, come se cime di palme e di eucalipti, ondeggiando, rumoreggiassero più simili a violoncelli e contrabbassi che ad alberi tra venti tropicali in foreste dense di pioggia.
“E nuie pe’ recità l’urtima scena…”
La donna dalle mani ambrate e con un ventaglio di seta giapponese a colori sgargianti e stecche di bambù, non smetteva di coccolarlo.
La calma giornata di primavera copriva, con un silenzio innaturale di tutto quanto intorno a noi era realtà fisica dell’esistenza, la nostra stessa voglia di agire, ammantandoci di soddisfatta pigrizia.
L’uomo della ginestra (ginestra, fiore amato dalla mia donna) all’occhiello del bavero, l’indimenticabile protagonista del mio primo incontro con Aurora, era stato da lei invitato ad allietare il nostro gruppo suonando il pianoforte.
Fuggita dal mondo per incontrarlo nel loro ultimo appuntamento, la sua anima gli teneva una mano poggiata sulla spalla.
Edoardo sfogliava e leggeva in silenzio il mio racconto dal punto in cui era stato interrotto, Edith, vorrei dire, usignuoleggiava (ma non credo che l’insensibile correttore delle bozze mi consentirà questa astrusità) antiche canzoni in un inconfondibile accompagnamento.
Aurora, Aurora non lo dimostrava, ma era commossa, intensamente felice e turbata dalla prima sensazione umana della sua esistenza:
-«Petrus, beviamo con il nostro amico che da ora in poi chiameremo Ignazio.
Consigliaci.
Stappa quanto di meglio abbiamo.»
-«Davvero?
Davvero anche per Voi, Signora?»
-«È al loro onore che spetta questo mio brindisi.
Meritano che io beva con loro.
Avanti, Petrus.»
-«Valpolicella e gassosa?»
-«Non chiedere, mesci.»
-«La Signora adesso è veramente Aurora.»
Fu una frase a scuotere il mio torpore e ad impormi la decisione che rifiutavo di assumere.
Aurora aveva detto: “È al loro onore che spetta questo mio brindisi”.
Il mio onore decise che non poteva assistere senza partecipare.
Cercai il raggiungimento dello scopo evitando di intaccare il sacrale concetto dell’individualità che ho sempre coltivato.
Lei avrebbe dovuto comprendere attraverso i fatti.
I figli di puttana insinuano.
La Vita no, la Vita mostra.
Dissi:
-«Vuoi e puoi chiamarmi come preferisci.
I nomi sono convenzioni ed è il padrone di casa che stabilisce le regole.
Puoi offrirmi l’eccelsa sapienza di Petrus nello scegliere il vino del migliore vitigno nell’annata di eccezionale qualità, puoi concedermi le mille serenate ballate canzoni delle mie terre, sublimate dall’uomo con l’anello di rubino al dito, ma perché non chiedi cosa io gradisco?
Un urlo? Aceto? Oppure forse altro?»
Lei: -«Se tu non fossi Ignazio ti crederei un meschino accattone, ma tu hai altro in mente che non la tua convenienza, parla, che vuoi?»
Io: -«Detto così, il concetto è gratificante, ma non sono sicuro che sia esatto.
Corro comunque il rischio e chiedo che tu ascolti almeno un’altra parte del mio racconto.
Non sarà certo un capolavoro, però da quando mi hai chiamato, ricordi “Vieni e fai leggere per me il tuo nuovo racconto a chi più lo merita”, da allora la mia ambizione ha ruotato intorno al piacere di ascoltare le espressioni dei tuoi sensi durante lo svolgersi della narrazione.
Mentre analizzavi segni sospetti della mia partecipazione alle azioni suicide degli infami maledetti, io assaporavo la repressa dicotomia tra l’abbandono innocente e puerile della tua anima e l’attento distacco del tuo cervello.
Naturalmente mi riferisco al loro rapporto con il racconto che Edoardo e Edith e Tom stavano rappresentando.
Ora che in te il dubbio è stato chiarito, sarebbe magico, per la ricerca di sensazioni da sempre padrona del mio intimo più segreto, ascoltare in tua compagnia, se non tutto il seguito di “La Notizia”, almeno una parte che credo significativa.»
Lei: -«Adesso so che avevo ragione dicendo che hai altro in mente.
Proviamo, e se non fosse così, non sarebbe il tuo piacere un premio immeritato.
Petrus, alza il sipario.
Vuoi bere una metaxa?»
Petrus: -«Signora, e me lo chiedete?
Sono almeno venti anni che non la schiocco tra lingua e palato.
In un bicchiere caldo grande e pieno.
Grazie.
Signore e Signori, a gentile richiesta, Edoardo, Edith e non so chi altro, leggeranno non so quale capitolo di non ricordo quale libro.
Ancora metaxa, prego.
Grazie.
Noi ascolteremo come vuole la nostra Signora, compiti e
composti.
Musica, silenzio.
Carò se arriva qualcuno chiama me.
Questa metaxa sarebbe eccezionale se non finisse così presto. Un’altra. Grazie.
Posso dare inizio alla lettura?
Sì?
Capitolo? …Quattordicesimo?
Nono, in quanto per ultimo è stato letto l’ottavo! Quattordicesimo?…
Perché quattordicesimo?…
Va bene, va bene, quattordicesimo… quattordicesimo.
Libro?
La Notizia. OK. Via.
No, non toccate il mio bicchiere, lo porto con me.»

Dedica – Brevi commenti amichevoli

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Anche questa volta – Il Paradiso non esiste – Trama

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Dopo una notte nera, di incubi ed insonnie, passata tra una poltrona, una finestra, una birra, un sigaro, un boccale di distillato al peperoncino, un panettone, una musica jazz, una pisciata, una telefonata alla stronzetta di turno, una mezza bottiglia di un così detto spumante, la notte dell’ultimo dell’anno, buttata via nel tentativo di darmi una spiegazione priva di alibi, incertezze, imprecisioni, ipocrisie, teoremi, assiomi, postulati, a caccia di una mosca, nera, grassa, sudicia, petulante, imprevedibile, una notte lunga, interminabile, inusuale, la notte dell’ultimo dell’anno, spiaccicata, tra pranzo e cesso, per un malessere sconosciuto.
Punto.
Per una frase non conclusa.
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“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.” “… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

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Per Aurora – volume secondo – LA NOTIZIA Capitolo 10

Per Aurora – volume secondo – LA NOTIZIA Capitolo 10

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Per Aurora
volume secondo

Capitolo 10

Restando seduto mi girai quasi completamente verso di lei:
-«Anche io al tuo posto, nonostante la stima e posso dire anche l’affetto che ci lega, sarei stato incline a nutrire qualche perplessità su un mio possibile coinvolgimento.
Non conoscendo la successione degli eventi si è di certo colpiti dalla fulminea concomitanza degli atti finali.
Bene hai fatto a convocarmi, non lo dico per essere ruffiano, ora lo credo.
Per me è sempre una lezione di dignità tornare nel mondo di rara giustizia ed uguaglianza che riesci a governare senza clamori e senza tensioni.
Pochi, dall’alto del tuo potere, avrebbero vinta la riluttanza di compiere una azione che invece molti, non io, sono propensi a considerare un segno di debolezza.
Vedi Aurora, dopo il nostro primo incontro, ricordi, l’uomo vestito di bianco con una ginestra (ginestra, fiore amato dalla mia donna) all’occhiello del bavero, e lei che fuggiva con un ventaglio di seta giapponese, bene subito dopo ho capito di possedere un privilegio enorme.
Io sono fiero dell’attenzione con la quale la Signora, donna guascona, tu Aurora, t’immergi nei miei racconti per rendere più convinte le tue decisioni.
Questo mi inorgoglisce.
Ma io sono la Vita, Aurora, non punisco!
Intreccio, dipano, racconto, ascolto, se voglio turbo se posso insegno.
La Vita non uccide, la Vita scorre.
I loro suicidi, apparentemente strani e di certo concomitanti, non mi appartengono, sono appendici delle loro umanità.
Così come a Luigi gli occhi furbi, ed al futuro ministro la lingua in movimento fuori delle labbra.
Sì è vero, non li ho accompagnati nell’ultimo viaggio non soltanto perché ero troppo intento a scegliere quale tra il canzoniere di Gino e la storia di Mario e Peppino presentare alla immortalità del tuo giudizio.
C’erano anche quelle zanzare che cercavano il mio sangue, quel gatto nero che voleva la mia attenzione, quella scavatrice che rompeva la mia concentrazione, i pipistrelli intorno al lume nella strada.
Non posso giurare che le notizie non mi siano giunte, però so bene che se pure le avessi apprese in un momento di minore impegno, devo essere crudelmente sincero, no, non li avrei degnati di un saluto.»
Aurora: -«Adesso è tutto chiaro.
Portateli giù.»
Petrus: -«Quali suicidi?»
Aurora: -«Tutti.»
Petrus: -«Anche Cecilia, il sindaco del paese vicino, il graduato dei carabinieri, il segretario del tribunale, Violetta, Giuseppe, la sorella di Giuseppe, l’avvocato marito della sorella di Giuseppe ed i loro figli, l’amante di Giuseppe ed il figlio dell’amante di Giuseppe, un amico, l’uomo dei gettoni, Francesco d’Avellino, l’armatore furbo, Salvatore, il cavallaro, il…»
Aurora: -«TUTTI.
TUTTI.
Tutti loro, morti suicidi dopo aver avuta la notizia del libro che il mio amico sincero e fedele aveva appena pubblicato.
Non è per questo che meritano indulgenza.
Alcuni, tanto grande la vergogna, non ne avevano letto neppure un rigo.
La sola notizia della sua pubblicazione è bastata a fulminarne le vite sprecate.
Meglio sarebbe stato che lui l’avesse titolato
“LA CONDANNA”.
TUTTI QUI.
TUTTI GIÙ.»
Poi rivolta verso me:
-«Alla fine del nostro primo incontro ti presi sotto braccio; quando ci salutammo nell’occasione di Vasco e Medea ti dissi “Tu vali la vita, io no”; questa volta ti lascio con una promessa.
Prima o poi, nel tuo linguaggio fra un giorno o fra un anno, vorrò provare una emozione e sarò lì da te per divenire umana e dolce.
Preparati in sorriso.
RIAPRITE IL TEMPO
Il nostro amico è nuovamente Vita.
Professor Edoardo, bel lavoro.
Grazie Tom.
Ed a te, gentile Edith, l’onore di leggere il finale del racconto.»

Edith:

-«Prima dell’alba
regalami un verso
così che io possa
sfrontata babbuccia
ricamo sulla brina
imprimere.

Al sole tenero
Vederla piangere di gioia.»

Fine.

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ISBN 9781471077531
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Libro Dimensioni: A5 (148 x 210 mm)
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Dopo una notte nera, di incubi ed insonnie, passata tra una poltrona, una finestra, una birra, un sigaro, un boccale di distillato al peperoncino, un panettone, una musica jazz, una pisciata, una telefonata alla stronzetta di turno, una mezza bottiglia di un così detto spumante, la notte dell’ultimo dell’anno, buttata via nel tentativo di darmi una spiegazione priva di alibi, incertezze, imprecisioni, ipocrisie, teoremi, assiomi, postulati, a caccia di una mosca, nera, grassa, sudicia, petulante, imprevedibile, una notte lunga, interminabile, inusuale, la notte dell’ultimo dell’anno, spiaccicata, tra pranzo e cesso, per un malessere sconosciuto.
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“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.” “… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
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Per Aurora – volume secondo – LA NOTIZIA Capitolo 9

Per Aurora – volume secondo – LA NOTIZIA Capitolo 9

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Per Aurora
volume secondo

Capitolo 9

Fino a quel momento nessuno degli spettatori presenti alla lettura del mio racconto pareva provare emozioni particolari, anzi, se avessi dovuto dare importanza ai fugaci sguardi che rivolgevo con discrezione al selezionato gruppo di attenti ascoltatori, avrei potuto anche credere che l’immobilismo delle loro espressioni fosse quasi l’apparente evidenza di una noia affettuosamente dissimulata.
Mi procurò, per ciò, una delusione non del tutto inaspettata la gestualità inequivocabile con la quale Aurora, l’amica che sedeva al mio fianco, fece cenno di sospendere la presentazione del testo.
Tuttavia, le sue parole, mi lasciarono vagamente intendere che la ragione dell’improvvisa decisione, con buone probabilità, non fosse da attribuire unicamente ad un prevedibile disinteresse per il mio stile narrativo (forse non sufficientemente avvincente o poco ammiccante).
Infatti cercando il mio sguardo, e con un tono di voce sostenuto, la mia amica Aurora, da tutti rispettosamente chiamata “La Signora”, disse:
-«Per me è sufficiente.
Dì pure ai simboli della tua anima e del tuo cervello di smettere la lettura.
Hai scritto con grande coraggio, scavando tra ricordi e sofferenze, un libro documento.
Come lo hai intitolato?
Ah! Sì La Notizia.»
Ed io, dissimulando amarezza e contrarietà, anche per aver modo di approfondire i motivi della sua scelta:
-«Professore Edoardo, la prego, si accomodi al mio fianco.
Con i suoi toni ha fatto intendere più delle parole; con la sobrietà concettuale della sua espressività ha magnificate le frasi.
Lei leggeva, ed a me sembrava di ascoltare i miei pensieri.
Grazie.
Tom, anche lei è stato convincente oltre ogni mia attesa.
Sia gentile, si unisca a noi, venga gentile Edith, venga.
Il suo contro canto: un usignolo.»
Aurora: -«Hanno assecondato con molto ardore la natura
della tua storia.
Complimenti.»
Mi parve evidente che avrei dovuto ricercare la ragione della richiesta sospensione in un motivo extra letterario, … mi spinsi, con chiarezza verso la ricerca di una verità che mi sfuggiva, dicendole:
-«Però adesso mi confondi.
Se questi sono apprezzamenti positivi, perché hai chiesto che terminassero la lettura?
Che cosa non è stato di tuo gradimento?
Oppure il racconto ti ha soltanto annoiata?
Mi manca un anello per congiungere la catena di dubbi.» Aurora: -«Il mio tempo non è per il piacere dell’arte, né tua né di altri.
Fermarmi a ridere o piangere, turbarmi ed esaltarmi, sono azioni che esulano dal concetto del ruolo che volontariamente svolgo.
La mia missione è un’altra: decidere.
Sempre.
Ogni volta è una nuova sfida, tra il bene e il male, tra limiti umani e circostanze avverse, tra giuste speranze e deluse attese, per me che non concedo appelli.
Decido.»
Non l’interruppi, ma, non appena ebbe terminato la frase, mi posi una mano sulla tempia e lasciai libertà ai miei pensieri:
-«Quindi non mi hai invitato ad ascoltare la musica che preferisco, a bere birre fredde delle migliori marche, fumare sigari da favola, pascolare tra le anime più belle ed innaffiare la mente all’ombra delle fronti più frondose, non hai ideato ciò per poter vivere un giorno umana tra umani, coccolata nel sussurro di un germe di passione.
Perché hai chiesto?
Porta con te il tuo ultimo libro, hai detto, e lascialo leggere a chi più lo merita.
Vero? È vero.
Perché?
Lo scopo era un altro.
Tu non desideravi godere e far conoscere la forza della mia prosa e le delizie delle mie poesie!
Quale era?
Cos’era?
Cosa è?
Perché?
Posso chiamarti ancora Aurora oppure ritorni ad essere per me “Signora”, “Donna guascona”, dimmi.
Decidi.»
Lei, pur non bloccando il flusso delle mie domande, in
un attimo lanciò un ordine:
-«FERMATE IL TEMPO.
Per il nostro amico esso è prezioso.
Molto prezioso.
Calate un sipario sulla rappresentazione scenica del suo
libro di memorie.
È.
Fate uscire il pubblico…»
-«Che significa?
Devo andare?»
-«Il tempo è fermo. RESTA.
Aprite e lasciate scorrere la barriera che ci separa dai morti suicidi.»
-«Che significa?
Cos’è questa…»
-«Ancora un momento, fidati e saprai.
E voi defunti un passo avanti, verso la luce.
Li conosci?»
-«Sì.»
-«Tutti?»
-«Sì.»
-«Sono o non sono le persone delle quali hai narrato le
nefandezze nel tuo libro di memorie che abbiamo in
parte ascoltato?
Come lo hai titolato?
Ah, sì, La Notizia.»
-«Certo.
Sono loro.»
-«Morti suicidi, tutti.
A distanza di poche ore.
Appena informati della pubblicazione.
Impiccati, sparati, precipitati, di infarto (un infarto suicida), dissanguati.
Vai Petrus, è il tuo momento, sali sul palco e leggi pure il resoconto che hai preparato per il nostro amico.»
Petrus: -«Grazie, Signora.
Un cenno di rispetto al nostro amico.

Numero uno.
Trenta Aprile, compleanno del nostro amico, otto persone in una roulotte rubatagli (Giuseppe, l’amante di Giuseppe, la sorella di Giuseppe, il marito avvocato della sorella di Giuseppe, i loro due figli maschi e la unica femmina, il figlio avuto da Giuseppe con l’amante), ognuno con un candelotto di dinamite ficcato per tre quarti nell’ano, hanno riempito di gas e di benzina labroulotte rubata al nostro amico, e quindi, dando fuoco, hanno provocato uno scoppio tremendo Bumm Bumm Bumm BummbBumm Bumm Bumm Bumm.
Almeno otto Bumm, suicidandosi.
L’osso più grande consegnatoci era di dimensione inferiore a mezzo stuzzicadenti…»
Aurora senza sorridere mi chiese: -«Regalo per il tuo compleanno?»
Era una chiara provocazione e volli consentirmi di essere sfacciatamente sincero:
-«Mi dispiace per la roulotte, non meritava quella fine.»

Petrus: -«Numero due.
Trenta Aprile.
Un boccale di birra, per favore.
Grazie.
Il venditore di gettoni, che Santa Emma tempo addietro aveva chiamato figlio di puttana, ha collegato la corrente elettrica trifase (380 Volt) a tre terminali del suo corpo.
Uno al pisellino, un altro al buco del culo, il terzo nel punto di congiunzione tra gli occhi ed il naso.
Ha tolto il vetro ad uno dei flippers che aveva rubato al nostro amico, si è disteso sui poppers, targets, buttons, ha messo una gamba nel vaso del cesso, l’altra gamba tra le pale del motore dell’aria condizionata, e poi ha alzato l’interruttore dando corrente al tutto. Fzzzzz Fzzzzz Fzzzzz Fzzzzz Fzzzzz Fzzzzz Fzzzzz Fzzzzz
Insomma almeno otto Fzzzzz come gli otto Bumm.
Una scena, raccontano, raccapricciante.
Nera polpetta abbrustolita.
Pensare che odiava i negri, diceva sempre che puzzavano. Anche se li incrociava per strada.
Puzzavano diceva.
Ridotto uguale al fumaiolo della peggiore nave carretta in partenza da Casamicciola…»
Aurora, come parlasse da sola, disse: -«Ancora trenta
Aprile, sembra fatto apposta!
E fatto per te!»
Il cerchio dei miei dubbi si stava rapidamente stringendo, ed ebbi l’intenzione di accelerarne il corso anche a costo di risultare presuntuoso: -«Per me?
Non ho mai avuto.
Io, mia cara Aurora, ho sempre dato.
Sono triste per il flipper, era un Bally 1985.»

Petrus: -«Numero tre.
Trenta Aprile.
Ora gradirei un limoncello, doppio.
Grazie.
Cecilia si è introdotta nel casello dei maiali che aveva costruito anni prima nel giardino rubato con inganno al nostro amico, ed è stata trattata dagli otto porci come un panzarotto.
Grugn Grugn Grugn Grugn Grugn Grugn Grugn Grugn
Almeno otto Grugn come otto Fzzzzz e come otto Bumm.
Di lei sono rimaste le mutande sporche di merda ed un biglietto su cui aveva scritto: Cecilia panzarotto muore suicida tra i porci come lei…»
Aurora, volgendo non solo il capo bensì tutto il busto dalla mia parte, mi chiese:
-«Cosa ne pensi?
Orribile coincidenza?
Maledizione del trenta Aprile?»
Fui allora convinto della sfida insidiata nei passi psicologici che ella compiva sempre nella stessa direzione, ma risultandomi ancora celato il quesito che avrebbe voluto chiarire con il suo atteggiamento, ne incoraggiai la ormai sfacciata provocazione continuando a risponderle con manifesto insolente disprezzo per le persone, e con assoluta indifferenza per le loro tragiche morti:
-«Mi sembra di vederla nel lurido cascinale. Suo ambiente.
Ho dolore per i porci che hanno mangiato quella grande
schifezza».

Petrus: -«Numero quattro.
Trenta Aprile.
C’è una grappa per me?
Grazie.
Una donna Violetta, carica di gioielli rubati al nostro amico, si è sdraiata supina a gambe divaricate su una rotaia all’interno della galleria ferroviaria Napoli Centro.
Il treno le è entrato, a centotrenta chilometri l’ora, in testa passando dalla fica che, per una volta non ha resistito all’impatto.
Una gamba ed un braccio di qua, un braccio ed una gamba di là, tutto il resto che era nel mezzo è diventato un foglio di carta igienica rossa.
Otto carrozze che trasportavano rifiuti solidi urbani
Tum-tutum Tun-tutum Tum-tutum Tum-tutum Tum-tutum Tum-tutum Tum-tutum Tum-tutum.
Almeno otto Tum-tutum come otto Grugn come otto Fzzzzz come otto Bumm.
Morta suicida…»
Aurora sembrava scossa, frastornata.
Avrebbe voluto sentire ma non credere, conoscere ma non giudicare.
Ascoltare la mia verità ma condizionarla con la sua saggezza:

-«Povera donna. Il trenta Aprile è già primavera.»
Per me la partita poteva anche chiudersi con un nostro doloroso addio se mi fosse stato ingiunto di tralasciare, anche solo a parole, l’ira profonda per la malvagità del suo animo.
Non volevo rinunziare alla cristallina purezza del vero odio:
-«Bambina povera.
Ragazza squillo.
Donna zoccola.
Vecchia mariola.
Piuttosto, Aurora, fai smettere questa farsa, perché ho capito che tu…»
Aurora: -«Petrus continua solo con l’essenziale, tralasciando i particolari.
Grazie.
Gradisci un cioccolatino al Cognac?»

Petrus: -«Perché no. Numero cinque.
Trenta Aprile.
Il sindaco del paese vicino.
Numero sei.
Trenta Aprile.
Il dottore commercialista…»
Aurora: -«Petrus tutti suicidi il trenta Aprile?»
-«Sì.»
-«Sii gentile, solo le indicazioni personali.
Vuoi un bicchiere di Don Alfonso Perrazzo?»
-«Solo un pazzo non beve Perrazzo.
Perrazzo il vino del caz… Ah Ah…»
-«Petrus!»
-«Scusate. Molto volentieri, forse più di un bicchiere, una
bottiglia! Grazie.
L’elenco comprende non solo gli otto di Giuseppe, più Luigi, Salvatore, Scisciò, Francesco d’Avellino, Violetta, la moglie del futuro ministro, Cecilia, ma anche un graduato dei carabinieri, un segretario di tribunale, il fratello del sindaco di un altro comune, con la moglie il figlio e la figlia, un funzionario di polizia, un parente, due parenti, tre parenti, un ufficiale sanitario, un addetto alle dogane, un proprietario di bar, un, non si legge bene, ah sì, un armatore falso spiluccato dalle alici nel mar baltico, un cane, un cavallaro, trentamila pipistrelli e tutte le stramaledette zanzare dell’isola d’Ischia.»
Aurora: -«Basta?»
Petrus: -«Sono tutti.»
Aurora: -«Manca il gatto nero.»
Petrus: -«No, non manca poiché la sorella maggiore del nostro amico è riuscita a salvarlo all’ultimo momento, trasformandolo in un vero animale. Ah! Ah! Ah!»
Aurora: -«Petrus! Ti sembra il momento di ridere?»
Petrus: -«Signora, scusate, ma il gioco di parole immaginato mi ha burlato.
Posso avere una coppa di Champagne?
Meglio doppia.
Grazie.»
Nessuna elucubrazione mentale e nessun ragionamento psicologico possono farci accedere ai segreti delle anime altrui così come la giusta attenzione prestata alla espressività inconsapevole delle labbra di una donna.
La donna guascona tradì la sua attesa ponendo il labbro inferiore leggermente socchiuso fin sopra l’altro.
Quasi avesse aperta una finestra su un sole albeggiante tra mare e cielo, con quel gesto mi chiarì la determinazione della sua giustizia.
Decisi di affrontare il toro.

 

Dedica – Brevi commenti amichevoli

La Notizia virgola – La Condanna punto

LA NOTIZIA

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

LA CONDANNA

Capitolo 1

Capitolo 2

LA NOTIZIA

Capitolo quattordicesimo

Capitolo quindicesimo

Capitolo sedicesimo

Capitolo diciassettesimo

Capitolo diciottesimo

Capitolo diciannovesimo

LA CONDANNA

Capitolo 3

LA NOTIZIA

Capitolo ventesimo

Capitolo ventunesimo

LA CONDANNA

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

LA NOTIZIA

Capitolo ventiduesimo

Capitolo ventitreesimo

LA CONDANNA

Capitolo 7

LA  NOTIZIA

Capitolo finale

Anche questa volta – Il Paradiso non esiste – Trama

Anche questa volta

Trama

Il Paradiso non esiste

Sembri

Sembri

Per Aurora – volume secondo – TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Per Aurora – volume secondo di Bruno Mancini

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Per Aurora – volume secondo – Vetrina LULU

Per Aurora volume secondo di Bruno Mancini

seconda edizione

ID wdnrww

ISBN 978-1-4710-7753-1


Dettagli
Data di pubblicazione 24 ago 2022
Lingua italiano
ISBN 9781471077531
Categoria Narrativa
Copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Collaboratori Di (autore): Bruno Mancini

Specifiche di Libro
Pagine 102
Parole chiave Amore passione Ischia paradiso storie

Libro Dimensioni: A5 (148 x 210 mm)
Colore del contenuto: Bianco e nero Standard
Tipo di carta: 60# Bianco
Libro Tipo di rilegatura: Libro a copertina morbida
Finitura di copertina: Lucido

Titolo Per Aurora volume secondo
Sottotitolo Alla ricerca di belle storie d’amore
Marchio editoriale/Casa editrice Lulu.com
Licenza di copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini

Descrizione
Dopo una notte nera, di incubi ed insonnie, passata tra una poltrona, una finestra, una birra, un sigaro, un boccale di distillato al peperoncino, un panettone, una musica jazz, una pisciata, una telefonata alla stronzetta di turno, una mezza bottiglia di un così detto spumante, la notte dell’ultimo dell’anno, buttata via nel tentativo di darmi una spiegazione priva di alibi, incertezze, imprecisioni, ipocrisie, teoremi, assiomi, postulati, a caccia di una mosca, nera, grassa, sudicia, petulante, imprevedibile, una notte lunga, interminabile, inusuale, la notte dell’ultimo dell’anno, spiaccicata, tra pranzo e cesso, per un malessere sconosciuto.
Punto.
Per una frase non conclusa.
Note sui collaboratori

Tabella dei contenuti
Per Bruno Mancini: brevi commenti amichevoli.
“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.” “… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

Categoria principale BISAC
POETRY / Subjects & Themes / Love & Erotica
Categoria BISAC 2
FAMILY & RELATIONSHIPS / Love & Romance

Info: Bruno Mancini
Cell. 3914830355 – tutti i giorni dalle 14 alle 23
emmegiischia@gmail.com

 

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Per Aurora – volume secondo – LA NOTIZIA Capitolo 8

Per Aurora – volume secondo – LA NOTIZIA Capitolo 8

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Per Aurora
volume secondo

Per Aurora
volume secondo

Capitolo 8

Edoardo: -«Con la celerità di una telefonata, forse via fax o tramite internet, la notizia scavalcò la mia isola, planando silenziosamente nella mente inquieta dell’Avvocato di Avellino che voglio chiamare Francesco.
Un giorno pensando a lui, mi trovai a dover decidere se fosse stato più o meno difficile dire balle, fesserie, puttanate, oppure crederle vere.
Passerotto non andare via è una bufala enorme.
Tutti ad occhi aperti direbbero…»
Edith: -«… La chiama passerotto, il subdolo!»
Tom: -«… Ai passerotti non si parla e non si chiede.
Si infila uno spiedo nel culo.»
Edith: -«… Lo, o la chiama passerotto? E dove si trovano? Andare via da dove?»
Tom: -«… La passerotta (passe- rotta) di soreta.
Il mio lo chiamo anguillotto.»
Edoardo: -«Eppure ha venduto milioni di dischi, fatto
innamorare e piangere migliaia di persone, le mamme ancora lo considerano uno dei brani simbolo dell’amore spontaneo.»
Edith: -«Anche l’Avvocato di Avellino era così?»
Edoardo: -«Francesco vendeva soldi, consulenze, appalti, informazioni, depistaggi, raccomandazioni, gioielli, passaporti, dollari, lavoratori cinesi, testimoni, incidenti, assicurazioni, pubblicazioni editoriali, Africa, America, Europa, Giappone, in tutto il mondo, sempre, perfettamente documentando.
Assolutamente ineccepibile, originale.»
Edith: -«L’Avvocato di Avellino, ah! l’Avvocato quante ne sapeva!»
Edoardo: -«Lui, eloquio elegante ma non sfarzoso né pretenzioso, aspetto un briciolo altero con un leggero tocco di composta gestualità meridionale.
Per il resto, di camaleontico mimetismo nell’assecondare l’interlocutore di turno.
Occhiali con sottile montatura d’oro giallo, scrivania senza una carta, una cartella, un granello di polvere, un telefono una penna, un posacenere, un fermaglio…
Se uccido questa zanzara proseguo per un’altra mezza ora. Si avvicina, rompe i coglioni, ronzando e partendo.
Immobilizzato, aspetto in agguato che mi creda distratto, e la uccido. Giuro.
Posata sul ginocchio. Mi sono dato una manata enorme ma è fuggita, ci riprovo. L’affamata non si vede.
È meglio se mi muovo un poco.»
Tom: -«La tua birra è agli sgoccioli.»
Edoardo: -«Vieni zanzara vieni.
Il richiamo del mio pensiero non la convince.
Vieni, vieni.
Niente.
Un giorno l’ho visto vendere per dieci milioni di lire, la benedizione personale del Papa.»
Tom: -«L’ho visto chi?»
Edoardo: -«L’Avvocato no, Francesco di Avellino.»
Tom: -«Personale?»
Edoardo: -«Sì, il soggetto si inginocchia ed il Papa gli tocca la fronte, benedicendolo.»
Edith: -«Forse era uno scemo? Un malato, un drogato, un disperato fisico mentale patologico nevrotico?»
Edoardo: -«Chi?»
Edith: -«Quello che ha pagato i dieci milioni.»
Edoardo: -«Passerotto non andare via.
Invece si trattava del più grande tirchio usuraio di tutta l’Isola d’Ischia.
Non ricordo il cognome, ma il nome era certamente Camillo.
È velocissima.
È vuota non ha succhiato, quindi ha una partenza bruciante da formula uno con poca benzina nel serbatoio. Devo essere furbo e chiuderle la strada di fuga.
Arrivare primo alla curva successiva alla…
Eccola, sul calzino destro, posizione difficile.
Se vado dall’alto scappa dal basso, se uso due mani ho poco campo per prendere una rincorsa sufficiente. Con due mani, via.
Vuota sparisce volando prima dell’arrivo delle mie mani.»
Edith: -«Si ricomincia?
Il vecchio e l’aria!»
Edoardo: -«Squallida cronaca di una battaglia senza regole.»
Tom: -«Nessun Camillo dell’Isola d’Ischia è mai stato
benedetto di persona dal Papa.»
Edoardo: -«Lo so.»
Tom: -«Quindi le documentazioni assolutamente ineccepibili non erano originali.»
Edoardo: -«Sbagli per la fretta di giungere ad una
conclusione.»
Edith: -«Sbaglia, perché?»
Edoardo: -«La verità è che Egli, l’Avvocato Francesco di
Avellino era sempre l’ORIGINE dei suoi appalti,
raccomandazioni ecc…
Tutto falso, anche l’origine.
Aveva fatto diventare falso pure me.
Mi vendeva per un uomo di potere che non ero, rubando la mia onestà.
Passerotto non andare via.
Stronza dove sei?
Babbuino, ti giro intorno.
Zanzarotta non andare via.
L’Avvocato Francesco d’Avellino gongola, Camillo tirchio
usuraio non benedetto dal Papa raccoglie le lacrime per non sprecarle.»
Tom: -«Più facile dirle o crederle?»
Edoardo: -«Le bufale?»
Tom: -«Sì.»
Edoardo: -«Non lo so.»

 

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Capitolo diciassettesimo

Capitolo diciottesimo

Capitolo diciannovesimo

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Anche questa volta – Il Paradiso non esiste – Trama

Anche questa volta

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Il Paradiso non esiste

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seconda edizione

ID wdnrww

ISBN 978-1-4710-7753-1


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Data di pubblicazione 24 ago 2022
Lingua italiano
ISBN 9781471077531
Categoria Narrativa
Copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Collaboratori Di (autore): Bruno Mancini

Specifiche di Libro
Pagine 102
Parole chiave Amore passione Ischia paradiso storie

Libro Dimensioni: A5 (148 x 210 mm)
Colore del contenuto: Bianco e nero Standard
Tipo di carta: 60# Bianco
Libro Tipo di rilegatura: Libro a copertina morbida
Finitura di copertina: Lucido

Titolo Per Aurora volume secondo
Sottotitolo Alla ricerca di belle storie d’amore
Marchio editoriale/Casa editrice Lulu.com
Licenza di copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini

Descrizione
Dopo una notte nera, di incubi ed insonnie, passata tra una poltrona, una finestra, una birra, un sigaro, un boccale di distillato al peperoncino, un panettone, una musica jazz, una pisciata, una telefonata alla stronzetta di turno, una mezza bottiglia di un così detto spumante, la notte dell’ultimo dell’anno, buttata via nel tentativo di darmi una spiegazione priva di alibi, incertezze, imprecisioni, ipocrisie, teoremi, assiomi, postulati, a caccia di una mosca, nera, grassa, sudicia, petulante, imprevedibile, una notte lunga, interminabile, inusuale, la notte dell’ultimo dell’anno, spiaccicata, tra pranzo e cesso, per un malessere sconosciuto.
Punto.
Per una frase non conclusa.
Note sui collaboratori

Tabella dei contenuti
Per Bruno Mancini: brevi commenti amichevoli.
“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.” “… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

Categoria principale BISAC
POETRY / Subjects & Themes / Love & Erotica
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