SIMONE SBARAGLIA

SIMONE SBARAGLIA

il fotografo che guarda gli animali negli occhi

“A TU PER TU CON LA NATURA”

Il nostro Pianeta, nonostante abbia visto in questi ultimi cinquant’anni una progressiva trasformazione del proprio paesaggio dovuta al progresso tecnologico e scientifico che ha sottratto preziosi tesori e risorse naturali, conserva ancora intatto il proprio aspetto originario in quelle aree geografiche dove la mano dell’uomo ancora non si è spinta.

A TU PER TU CN LA NATURA mostra di Simone Sbaraglia

A TU PER TU CN LA NATURA
mostra di Simone Sbaraglia

A raccontare attraverso immagini intense e mozzafiato le bellezze incontaminate di queste terre lontane dove si estendono foreste, deserti, oceani, ghiacciai in cui regna un perfetto equilibrio tra natura e animali, è SIMONE SBARAGLIA fotografo naturalista professionista che restituisce la poesia e l’energia di queste distese naturali dove abitano specie da salvaguardare.

A questo artista dalla formazione matematica, appassionato di fotografia e di viaggi, capace di entrare nei luoghi di una natura dove ancora sì respirano armonia ed squilibrio, è dedicata un’interessante mostra, A TU PER TU CON LA NATURA a Roma allestita nella Sala della Balena presso il Museo Civico di Zoologia, (Via Aldrovandi 18) aperta dall’8 luglio al 18 settembre 2016.

A TU PER TU CON LA NATURA mostra di Simone Sbaraglia

A TU PER TU CON LA NATURA
mostra di Simone Sbaraglia

Promossa da Roma Capitale– Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con i servizi museali di Zètema Progetto Cultura, la mostra offre l’occasione di immergersi nella bellezza di paradisi selvaggi e di una fauna non sempre facile da vedere, per coglierne l’anima ed il respiro entrando con gli occhi e la mente nei luoghi più remoti dei cinque continenti. Dopo un iniziale e prestigioso lavoro nella ricerca svolto negli Stati Uniti Simone Sbaraglia si è completamente dedicato alla fotografia da professionista volgendo il proprio interesse ai paesaggi del nostro Pianeta per documentarne non solo la bellezza e l’armonia, ma anche la fragilità con l’intento di richiamare l’attenzione alla salvaguardia di quanto ancora rimasto intatto e incontaminato anche per le generazioni future.

A TU PER TU CON LA NATURA mostra di Simone Sbaraglia

A TU PER TU CON LA NATURA
mostra di Simone Sbaraglia

Dal Nord e Sud America all’Europa, dal Canada all’Alaska, dall’Africa all’Asia, egli ha realizzato numerosi reportage anche sulle specie ed ecosistemi a rischio, osservando da vicino il paesaggio e il comportamento degli animali ripresi anche a distanza molto ravvicinata. Ed è questo riprendere la natura così da vicino ad aver ispirato il titolo dell’esposizione per testimoniare l’importanza di un approccio alla fotografia dove non esistono più distanze tra l’occhio del fotografo ed i suoi soggetti. E’ solo entrando in rapporto diretto con i suoi soggetti che il fotografo diviene parte dei diversi aspetti e volti di un paesaggio dalle emozioni sempre nove da comunicare per far filtrare un messaggio universale basato sull’amore, armonia, equilibrio e quella semplicità che è nel modo di raccontare quanto visto e vissuto.

A TY PER TU CON LA NATURA mostra di Simone Sbaraglia

A TY PER TU CON LA NATURA
mostra di Simone Sbaraglia

Il suo viaggio a cogliere il trionfo di una bellezza da svelare e preservare intorno al Pianeta Terra è ripercorso in questa mostra lungo le sette sezioni che mettono a nudo il punto di vista della natura attraverso colori, forme, sguardi, panorami mozzafiato. Le sezioni Ecosistemi, Volti, Luoghi, Momenti, Ritmo, Amore, Forme, rappresentano un’ode al mondo naturale e alla sua armonia, per mostrare le meraviglie del nostro Pianeta da amare e dunque rispettare. La bellezza legata agli scenari naturali e ai diversi paesaggi dove abitano specie da proteggere, diventa una costante negli scatti di Simone Sbaraglia il quale afferma: “Anche questa volta alla base del mio lavoro c’è la bellezza, mia personale ossessione senza la quale tutto diventa degrado e corruzione, quella bellezza che fa da contrasto al dilagare di superficialità e ingiustizia e che è sinonimo di equilibrio e armonia. Il mondo è immerso nel caos eppure nel caos c’è ordine, eleganza e perfezione”.

 A TU PER TU CON LA NATURA mostrar di Simone Sbaraglia

A TU PER TU CON LA NATURA
mostrar di Simone Sbaraglia

Fotografie a colori che restituiscono un paesaggio suggestivo attraverso le zone più remote dei cinque continenti in cui regnano armonia ed equilibrio. Le immagini avvolgenti grazie ad un ricercato gioco di luci e ombre, di primi piani nitidi e sfondi sfocati, immortalano vedute di foreste, distese oceaniche, sentieri innevati, dando spazio ad una varietà di vita animale in essa presente. In primo piano o sullo sfondo infatti sono protagonisti diverse specie animali tra cui l’orso, il gorilla, la tigre, l’elefante. A proposito di animali è curioso come molti di questi scatti loro dedicati siano frutto di incontri ravvicinati per effettuare i quali l’artista ha impiegato molto studio e spirito di osservazione cercando di attendere il momento giusto per immortalare soggetti piuttosto indipendenti non certo abituati alla presenza dell’uomo. Sicuramente gli animali con cui Simone Sbaraglia è riuscito ad entrare più in confidenza sono stati i primati.

A riguardo citiamo un episodio con un macaco riportando le sue parole: “Nel viaggio a Sulawesi per

A TU PER TU CON LA NATURA mostra di Simone Sbaraglia

A TU PER TU CON LA NATURA
mostra di Simone Sbaraglia

fotografare i Macachi Neri, specie ad altissimo rischio d’estinzione, ho vissuto per tre settimane seguendo lo stesso branco. Inizialmente al mio arrivo la mattina scappavano tutti, andandosi a nascondere fra gli alberi, pian piano si sono abituati alla mia presenza fino a considerarmi uno di loro. L’emozione più grande l’ho vissuta dopo qualche giorno quando un giovane maschio, tra l’altro con una mano invalidata da una tagliola, vedendomi arrivare è sceso dal suo ramo per venirmi in braccio, dandomi delle pacche sulla spalla in segno di amicizia e accettazione”.

Altrettanto emozionante il momento da lui vissuto al cospetto di un piccolo di orango di nome Mario ricordato nelle sue parole qui riportate: “Mario, un piccolo di orango era molto diffidente nei miei confronti e per spaventarmi si appese fra due rami mostrandomi i denti, prendendo una posizione di una perfezione geometrica tale da regalarmi la fotografia con cui ho poi vinto il Glanzlichter 2013“.

 A TU PER TU CON LA NATURA mostra di Simone Sbaraglia

A TU PER TU CON LA NATURA
mostra di Simone Sbaraglia

Ogni immagine nella sua incisività e delicatezza, potenza espressiva e comunicativa ci ricorda quanto sia prezioso questo patrimonio tra spazi snaturali e specie animali, da mantenere nella sua integrità per l’equilibrio di tutto il Pianeta di cui l’uomo fa parte.

Un viaggio attraverso i linguaggi della natura che invitano l’essere umano a ripensare alla propria finitudine innanzi all’immensità del creato. Dalla contemplazione della superficie dei ghiacciai a perdita d’occhio, allo smarrimento di fronte alle distese oceaniche, allo stupore nel trovarsi faccia a faccia con lo sguardo curioso di un piccolo di orango, l’uomo può solo fermarsi e ascoltare quanto di suggestivo e infinitamente grande sia intorno e dentro ogni essere vivente. Ed è questa consapevolezza che accompagna il visitatore in questo percorso dove la natura dialoga con le sue infinite voci sommerse ed i suoi volti ora luminosi ora notturni.

Silvana Lazzarino

 

 

“A TU PER TU CON LA NATURA”

di Simone Sbaraglia, il fotografo che guarda gli animali negli occhi

Museo Civico di Zoologia, via Aldrovandi 18

8 luglio – 18 settembre 2016

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MARIO GIACOMELLI

 IL BIANCO E IL NERO NEGLI SCATTI DI GIACOMELLI

Tra i più famosi fotografi italiani Mario Giacomelli (Senigallia 1925-2000) con sguardo attento, ma mai giudicante ha saputo cogliere accanto ai volti del paesaggio rurale o costiero in particolare  della sua terra, le Marche, gli aspetti di una quotidianità legati ad ambienti semplici, umili, talora abitati dalla solitudine dall’abbandono, ma anche dal silenzio e da momenti di svago. Entro questi spazi e paesaggi affiorano silenziosi o spiccano anziani, donne, ragazzi presi dai loro pensieri o intenti in diverse attività.

fotografia di Mario Giacomelli

fotografia di Mario Giacomelli

L’ospizio di Senigallia dove la madre lavorava nella lavanderia e dove lui da ragazzino si recava durante i fine settimana con la sua macchina fotografica, era un mondo da scoprire dove recuperare quella poesia degli affetti e delle emozioni attraverso quegli sguardi assorti, sofferenti, consapevoli di un tempo oramai fuggito via. Poesia delle emozioni e degli affetti che Giacomelli riesce a restituire attraverso ogni immagine di persona e che lo accompagnerà anche negli scatti riservati a scorci paesaggistici e ambienti di interni. Fondamentale per lui è stato l’incontro con il fotografo e intellettuale Giuseppe Cavalli autore del manifesto de La Bussola, il circolo fotografico più importante del Dopoguerra, il quale lo invitava a proseguire nella fotografia e parallelamente a leggere testi poetici.

Alla forza espressiva dei suoi scatti bianco e nero con cui ritrae volti sguardi, di anziani, con cui documenta scorci e vedute di paesaggi dell’entroterra e della costa dove si intravedono anche uomini, donne e bambini, il Museo di Roma di Palazzo Braschi dedica una mostra aperta da mercoledì 23 marzo al 29 maggio 2016. La mostra Mario Giacomelli. La figura nera aspetta il bianco a cura di Alessandra Mauro. promossa da Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e prodotta da Fondazione Forma per la Fotografia, in collaborazione con Archivio Giacomelli di Senigallia, propone per la prima volta al pubblico romano, e non solo, un viaggio appassionante a scoprire gli angoli più sottili e segreti della sua arte e del suo ardore creativo per toccare la sua intimità e profonda poesia che affiora da ogni fotografia.

fotografia Mario Giacomelli

fotografia
Mario Giacomelli

Il percorso attraverso 200 fotografie originali guida il visitatore entro ambienti semplici, spogli che vanno dalle stanze degli ospizi e dai cortili dei seminari della sua città Senigallia a paesaggi rurali come quelli abruzzesi di Scanno, alla costa adriatica.

Si possono ammirare le celebri serie delle prime fotografie, scattate sulla spiaggia di Senigallia nel 1953, quelle dedicate all’Ospizio (“Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”), quelle che riprendono i “pretini” in festa nel seminario della città (“Io non ho mani che mi carezzino il volto”), e poi Lourdes, e le atmosfere fuori dal tempo di Scanno, i contadini de “La buona terra”, e la storia quasi cinematografica di “Un uomo, una donna, un amore”. E ancora le serie dedicate alle grandi poesie il cui ritmo affascinò Giacomelli: tra queste “A Silvia”, “Io sono Nessuno”, “Ritorno”. Da sottolineare anche le straordinarie immagini del paesaggio marchigiano, che Giacomelli non si è mai stancato di fotografare, di riprendere e di sorprendere, ed alcune tra le sue immagini più “materiche”, dove la tensione tra le figure nere e il bianco di fondo si fa attesa drammatica, corposa, lirica.

fotografia di Mario Giacomelli paesaggio agricolo

fotografia di Mario Giacomelli paesaggio agricolo

Entro questi contesti e luoghi il suo occhio fotografico recupera la poesia dell’uomo: i volti degli anziani solcati da rughe profonde a ricordare il tempo che passa e la malinconia che invade il pensiero, i seminaristi in alcuni momenti di svago ripresi mentre si trovano nel cortile del seminario, o ancora le figure di donne vestite di nero che staccano sul suolo dei paesaggi quasi bianchi. Il suo è un documentare la vita dell’uomo mettendo a nudo le sue emozioni e in questo l’essersi accostato alla poesia e ai testi di autori come Leopardi, Montale, Emily Dickinson, Edgar Lee Master, Corazzini, Luzi e Borges ha avuto un significato importante dando una nuova luce ai suoi lavori, Egli affermava “Il mio realismo è molto poetico, nel senso che trascura, va a discapito di alcune cose. A me interessa provare emozioni, saper guardare dentro di me”. Entro questi scenari si evince il contrasto tra bianco e nero che seppur talora può stridere, suona come armonia e poesia specie quando è protagonista la natura il cui paesaggio diventa semplice anche quando a campeggiare sono colline o pendii.

Silvana Lazzarino

Mario Giacomelli.

 La figura nera aspetta il bianco

Museo di Roma – Palazzo Braschi

Piazza San Pantaleo – Roma

Orario: martedì-domenica ore 10.00-19.00

La biglietteria chiude un’ora prima

Informazioni 060608 tutti i giorni 9.00-21.00

dal 23 marzo al 29 maggio/2016

ALCUNI articoli  di Silvana Lazzarino  PUBBLICATI SU Ildispari24.it

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Escher a Treviso

Escher e le geometrie dell’universo

Sequenze geometriche dove segni grafici descrivono con eleganza rappresentazioni reali, oniriche legate all’universo esterno proprio dei volti della natura e all’universo interiore nel suo rapportarsi ai processi esistenziali, attraversano l’opera di Maurits Cornelis Escher (Leuwarden- Paesi Bassi, 1898- Laren 1972), incisore e grafico olandese di raffinato gusto e sorprendente originalità. L’interesse per le grandi teorie di inizio Novecento quali la relatività e lo sviluppo della psicanalisi, oltre alla vicinanza di un padre ingegnere e diverse discussioni con fisici e matematici hanno suscitato in lui un nuovo modo di osservare la realtà circostante di cui ha saputo cogliere gli aspetti scientifici entro i flussi delle emozioni.

Escher- Mano con sfera riflettente

Escher- Mano con sfera riflettente

Alla sua opera è dedicata una suggestiva mostra che dopo le tappe di Roma e Bologna giunge a Treviso presso il Complesso Monumentale  di Santa Caterina .fino al prossimo 3 aprile 2016.

L’esposizione Escher, patrocinata dal Comune di Treviso, curata da Marco Bussagli e e Federico Giudiceandrea e prodotta da Arthemisia Group, attraverso 140 opere- provenienti da prestigiosi musei, biblioteche e istituzioni nazionali, ripercorre l’iter dell’artista con rappresentazioni che danno vita a costruzioni impossibili, esplorazioni infinite, giochi di specchi, motivi e geometrie paradossali. Tra le tante spiccano Mano con sfera riflettente, Metamorfosi II, e Casa di scale (relatività).

Attraverso l’elaborazione e lo studio di rapporti tra spazio e profondità Escher invita ad un nuovo modo di osservare la natura e il suo paesaggio mediante un punto di vista diverso tale da far emergere in filigrana quella bellezza della regolarità geometrica che talora diviene magia e gioco. L’arte di Escher infatti presenta contaminazioni del pensiero scientifico che diventa punto di partenza per una lettura simbolico matematica del contesto esistenziale in cui le geometrie in evoluzione nello spazio e i disegni periodici diventano protagonisti.

Escher- Vinicolo d'unione

Escher- Vinicolo d’unione

Il percorso espositivo, suddiviso in sei sezioni, procede dagli anni Venti del secolo scorso in cui si evincono le influenze dell’incisore Jessurun de Mesquita al periodo trascorso in Italia (1923 -1935) dove Escher si sofferma sulla dimensione del paesaggio, per arrivare agli anni successivi al 1941 trascorsi nella cittadina di Baarn, oggi sede della Escher Foundation. E’ inoltre posto l’accento su aspetti mai affrontati prima come il rapporto con Piranesi e il confronto con la dimensione concettuale di Luca Patella.

Attraverso le opere con cui Escher traduce i principi della relatività, della creazione e della relazione tra piani e spazio, il visitatore entra negli universi legati alla natura, ai paesaggi, alle architetture e ai mondi onirici dello stesso artista. Escher ha saputo dar vita a forme geometriche in continuo divenire elaborando una spazialità nuova entro cui le stesse geometrie creano ritmi armonici ed equilibrati proprio come equilibrato è l’universo matematico.

Lo sguardo di Escher, a partire dall’osservazione diretta della natura sull’onda del fascino che esercitarono su di lui i paesaggi di Roma, Firenze, Ravello, della campagna senese e della Sicilia, compresi i luoghi più grigi della Svizzera e dell’Olanda, ha saputo catturare non solo le meraviglie offerte dagli scorci del nostro paese, ma anche le piccole realtà naturali: dai soffioni agli scarabei, dalle foglie alle cavallette, dai frattali ai gechi.

Escher- Pozzanghera

Escher- Pozzanghera

Da una rappresentazione diretta e realistica ella realtà si passa a scoprire un orizzonte legato alle immagini interiori dell’artista con cui sono descritte architetture, prospettive e spazi in cui l’effetto ottico gioca un ruolo fondamentale. L’organo deputato alla visione è l’occhio che ricorda per Escher la rotondità della Terra, il ciclo della creazione senza inizio né fine.

Ogni aspetto in natura rimanda alla rotondità della sfera e l’occhio permette di esplorare i misteri del creato. Ed è proprio il suo occhio che l’artista ha voluto riprodurre in una famosa litografia ingrandito fino all’eccesso in cui è riflesso il motore da cui dipende l’esistenza: un teschio simbolo della caducità della vita. Intense le rappresentazioni metafisiche legate alle immagini della natura in cui geometria e ripetitività coniugano eleganza e razionalità. In questa ottica vanno lette: Ex libris, Scarebei, Metamorfosi e ancora le combinazioni dinamiche tra figure e fondo come nelle incisioni Tre sfere, Relatività, Convesso e Concavo. In particolare in Tre mondi superficie, profondità e riflesso sono poste in un unico piano quello dell’acqua che accavalla mondi reali e mondi riflessi tra sogno e geometria, invenzione e percezione visiva, fantasia e rigore.immagine mostra escher altra in primo piano

L’esposizione presenta una sezione in cui la sua opera è messa a confronto con quella di artisti a lui contemporanei e successivi che da lui hanno tratto ispirazione e riferimenti stilistico linguistici: accanto a Marcel Duchamp e Giorgio De Chirico, sono Giacomo Balla e Luca Maria Patella.

L’universo descritto da Escher denso di gioia e dinamismo, costellato di raffigurazioni di mondi impossibili, esplora con entusiasmo lo spazio circostante con le sue diverse disposizioni dove geometrie sviluppano via via forme in costante cambiamento in cui la bidimensionalità si interseca con la tridimensionalità. Anche Napoli ha dedicato ad Escher una suggestiva esposizione nel 2005 a Castel Sant’Elmo con opere anche legate al paesaggio italiano e alla costa mediterranea.

Silvana Lazzarino

ESCHER

Museo di Santa Caterina

Piazzetta Mario Botter 1, 31100 Treviso

Orari; Lunedi 14.30 – 20.00

da martedì a domenica dalle 10.00 alle 20.00

la biglietteria chiude un’ora prima

fino al 3 aprile 2016

(prenotazione obbligatoria)

Infoline e prevendita telefono 0422/1847103

(attiva dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 17.00)

www.mostraescher.it

 

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