LA ROSA E SANTA RITA

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LA ROSA NELL’IMMAGINARIO ARTISTICO

UN ARTISTA PER UNA ROSA IV edizione

La ROSA dal profumo delicato e intenso, dai colori accesi o pastello spesso sfumati in variazioni cromatiche, fino al bianco, se nell’immaginario collettivo simboleggia l’amore, secondo alcune leggende popolari sembrerebbe essere cresciuta solo in Paradiso. Definita da poeti e artisti “regina dei fiori”, “figlia del cielo”, “gloria della primavera” la rosa rappresenta passione e purezza, carnalità e misticismo. Essa è legata a

LA ROSA E SANTA RITA

Rose di Santa Rita

Santa Rita di Cascia (1381-1457) che proprio come la rosa ha saputo fiorire, malgrado le spine che la vita le ha riservato. In memoria del miracolo del germogliare delle rose della Santa, per un giorno a Roma la Sala Santa Rita vedrà il pavimento ricoprirsi proprio con questo fiore. A rafforzare il significato mistico del miracolo della Santa e il simbolo che racchiude la rosa è la quarta edizione de UN ARTISTA PER UNA ROSA che si terrà a Roma nella Sala Santa Rita con protagoniste la musica, la fotografia e una conferenza a carattere storico artistico .

Promosso dal Dipartimento Attività Culturali e Turismo di Roma Capitale l’evento che si svolgerà dal 22 al 27 maggio 2016, accanto a tre concerti di musica classica a cura della SLA ROSA E SANTA RITAcuola di musica di Sylvestro Ganassi, presenterà un’interessante conferenza e un’installazione artistica. Sarà quest’ultima ad aprire la manifestazione il 22 maggio con protagonisti gli studenti del II anno dell’Istituto Superiore di Fotografia e S__Angelo_-_S__Rita_da_CasciaComunicazione Integrata (ISFCI) di Roma i quali daranno vita ad una grande opera /performance costruita da immagini fotografiche con riprodotte le rose ad occupare la navata della Sala Santa Rita. Gli studenti con la collaborazione dei docenti Ottavio Celestino e Maurizio Valdarnini  daranno forma ad un grande Mandala grazie a centinaia di “opere-rose” prodotte con la tecnica della fotografia a colori (10×15 cm), scattate al Roseto di Roma Capitale, tutte firmate. Una sorta di epifania del roseto della Santa che a fine giornata vedrà le “rose” scomparire invitando, per questo, il pubblico a distaccare le singole fotografie opere/rose che compongono il Mandala.

Di seguito i nomi degli allievi del II anno dell’ISFCI: Giulio Alesse, Luisa Antonangeli, Giancarlo Azzerboni, Daniele Bertè, Claudia De Nicolò, Marilena Divito, Chiara Faedda, Laura Ferrandes, Francesco Natale, Francesca Ocello, Bianca Simonetti, Debora Tarantini, Bianca Trevisani, Tommaso Viggiani, Martina Bifolchi, Mariapaola Braccio, Lorenzo Caramelli, Alessandra M. D’Aleo, Beatrice Graziosi, Alfonso La Monica, Alessandra Oro, Paolo Piantadosi, Federica Renga, Francesco Roviello, Eugenia Scirè.

E’ poi la volta dei concerti di musica classica a cura della Scuola di musica Sylvestro Ganassi. Il primo dei concerti il 22 maggio alle 20.30 sarà l’ENSEMBLE BAROCCO ROMANO (Claire Duri, Susanna Valloni flauti traversieri, Andrea Carboni violino barocco, Ulrike Pranter violoncello barocco, Massimo Genna tiorba, Angela Naccari clavicembalo), cui seguono DOLCI FLAUTI IN CONSORTORCHESTRA GIOVANILE rispettivamente  il 24 e il 27 maggio sempre alle ore 20.30. Tra gli altri saranno eseguiti brani di F.A. Bonporti, G.F. Handel,  P.Locatelli, G.Ph. Telemann,  A. Vivaldi, J.Mattheson,  H.Purcell, e ancora .S. Bach, , J.Haydn e B. Bartok.

Per approfondire la storia della Sala Santa Rita dalla sua istituzione attraverso le trasformazioni urbanistiche della città di Roma, quanti interessati potranno assistere alla conferenza “La chiesa di Santa Rita al Rione Campitelli. Storia di una demolizione e ricostruzione” che sarà tenuta il 25 maggio alle ore 17.00 dalla Dott.ssa Rossella Motta storica dell’arte della Sovrintendenza Capitolina.

Silvana Lazzarino

“UN ARTISTA PER UNA ROSA”

IV edizione

Sala Santa Rita

Roma- Via Montanara (adiacente piazza di Campitelli)

dal 22 al 27 maggio 2016

Informazioni: 060608, www.comune.roma.it/cultura

Ingresso libero

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ASTA MINERVA AUCTIONS N 126

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ASTA MINERVA AUCTIONS N 126

Dipinti Antichi e Arte del XIX secolo

Prima casa d’aste del Centro Sud per numeri di vendite e volume di affari, la MINERVA AUCTIONS è l’unica dal profilo internazionale attiva a Roma con un giro di affari sempre in crescita fin dalla sua nascita. Fondata nel 2012 da Fabio Massimo Bertolo e Silvia Ferrini, la casa d’aste vanta un profilo dinamico con al suo interno esperti nel settore tra arte, oreficeria, letteratura.  Attenta alle esigenze di chi vende e di chi compra, la casa d’Aste garantisce stime affidabili e in linea con il mercato che in questi ultimi tempi si sta muovendo proprio in favore di questo settore della compra/vendita di opere e oggetti d’arte, divenendo sempre più una vera e propria occasione per investire. Diverse sono le categorie che tratta Minerva Auctions nella vendita: si va dall’Arte dell’Ottocento e Primo Novecento all’arte Moderna e

ASTA MINERVA AUCTIONS ASTA N 126

ASTA MINERVA AUCTIONS ASTA N 126

Contemporanea, dai dipinti antichi alla fotografia, dai gioielli agli orologi e argenti ai libri, fino a autografi e stampe; categorie di grande interesse cui si rivolgono collezionisti, esperti nel settore e appassionati d’arte.

Dopo il successo delle aste del mese scorso a Roma presso Palazzo Odescalchi il mondo di Minerva Auctions continua a far parlare di sé presentando il prossimo 26 maggio 2016 l’asta 126, dedicata ai Dipinti Antichi e Arte del XIX secolo, alle ore 15.00.

Nella sede di Palazzo Odescalchi, saranno presentati 245 lotti: da una sezione dedicata agli Old Master, agli arredi e all’arte orientale, fino ad una selezione di dipinti e sculture di fine Ottocento – inizio Novecento, scelti dai responsabili Valentina Ciancio e Luca Santori.

Tra i dipinti antichi il Martirio di San Lorenzo, del vicentino Alessandro Maganza che ricorda analoghe composizioni di Tiziano, dove dominano però i colori autunnali (stima €12.000-18.000), la Salomè a firma di un artista caravaggesco di origini fiamminghe attivo a Napoli intorno al 1620 (stima €15.000–20.000), e poi Il Trionfo di Apollo di Stefano Tofanelli, rara opera del pittore neoclassico per villa Mansi a Lucca, realizzata sul finire del Settecento (stima a richiesta).

Recco - Giovane donna come Flora... MINERVA AUCTIONS

Recco – Giovane donna come Flora… MINERVA AUCTIONS

   Di grande interesse collezionistico diverse opere di grafica tra cui Trompe-l’oeil di Bartolomeo Pellegrini da Piacenza, divertissement settecentesco con vedute di Roma antica e frontespizio di un immaginario trattato dedicato al re Carlo di Borbone (stima €3.000-4.000), e un raffinato nucleo di disegni di artisti settecenteschi di primo piano in Valtellina come Pietro Ligari con La Fede sconfigge l’Eresia e il figlio Cesare Ligàri con Studio di nudo virile a figura intera (stimati rispettivamente €1.000-2.000 e €700-1.000).

Da sottolineare la Giovane donna come Flora di Giuseppe Recco, esponente di spicco della grande pittura barocca napoletana distintosi in particolare per le nature morte (stima €25.000–30.000), l’Autoritratto di Paolo Finoglio, attivo nella prima metà del Seicento a Napoli, in cui si ritrae con la tavolozza in mano (stima € 20.000-25.000), e la Satiressa con tre putti, di grande formato e singolare impatto visivo, opera inedita di scuola genovese (stima €15.000–20.000)

A. Maganza Martirio di San Lorenzo MINERVA AUCTIONS

A. Maganza Martirio di San Lorenzo MINERVA AUCTIONS

All’Arte Orientale e a quella del XIX secolo introduce la collezione archeologica del professor Jørgen Birkedal Hartmann di cui sono presenti alcuni reperti, mentre il Carlino in porcellana di Meissen (lotto 135, stima € 3.000-5.000è rappresenta il pezzo speciale della sezione arredi.

Di soggetto militaresco è l’acquerello Fanteria a cavallo di Enrico Coleman Soldati tra i fondatori del gruppo dei “XXV della Campagna Romana” (stima €5.000-8.000).

L’Autoritratto di Angelo Morbelli realizzato a carboncino (stima €800-1.200), e il Fanciullo addormentato, a china di Domenico Morelli (stima € 800-1.000) sono tra le più significative opere su carta. Antonio Mancini, pittore romano, ma di formazione napoletana con i suoi pastelli e oli regala atmosfere luminose come gli oli su tela: Ragazza con cappello di paglia datato 1880, vibrante di luce (stima €50.000- 80.000), e Autoritratto dove l’artista si ritrae vestito da Pierrot, esposto nel 1930 alla Biennale di Venezia (stima €18.000 – 25.000). Sempre a firma di A Mancini la scultura Ritratto del padre del 1910 (stima €10.000-15.000).

Meissen - Carlino in porcellana MINERVA AUCTIONS

Meissen – Carlino in porcellana MINERVA AUCTIONS

Per la scultura vanno citati: La Sciantosa di Filippo Cifariello (stima €4.000-6.000) realizzato in bronzo in cui l’artista descrive il fascino della  cantante-ballerina ottocentesca e il pregiato Monumento alla Vittoria (stima € 4.000-7.000) che Giannino Castiglioni nel 1929 ha dedicato a Carlo Delcroix, fondatore della Casa Madre dei Mutilati e degli Invalidi di Guerra di Roma, poeta e politico di spicco del Regime.

Da sottolineare anche il bassorilievo in terracotta la Madonna con Bambino di Alceo Dossena, noto falsario di opere in stile rinascimentale che esperti e mercanti nei primi anni Venti del Novecento scambiavano per autentici (stima € 1.000-1.500).  Il trittico Terra feconda di Alessandro Battaglia, esposto in una Biennale veneziana e

A. Battaglia Trittico Terra feconda MINERVA AUCTIONS

A. Battaglia Trittico Terra feconda MINERVA AUCTIONS

presentato nel 1912 alla X Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia è particolarmente suggestivo per la sua luminosità. (stima €15.000-20.000).

Sarà possibile ammirare anticipatamente le opere nell’esposizione che sarà aperta dal 21 al 25 maggio 2016 a Palazzo Odescalchi dalle 10 alle 18.00.

Silvana Lazzarino

Asta: MINERVA AUCTIONS, n. 126

     Dipinti Antichi e Arte del XIX secolo

Palazzo Odescalchi,

Piazza SS. Apostoli 80, Roma

giovedì 26 maggio 2016, ore 15.00

    ESPOSIZIONE delle opere

Roma, Palazzo Odescalchi

Piazza SS. Apostoli 80

ore 10.00 – 18.00

da sabato 21 a mercoledì 25 maggio 2016

e giovedì 26 maggio, ore 10.00 – 13.00

Catalogo on-line: www.minervaauctions.com

Ingresso libero

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LA FABBRICA DEL CIOCCOLATO

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LA FABBRICA DEL CIOCCOLATO:

DANIEL GONZALEZ  E ANNA GALTAROSSA

Capacità di coinvolgere corpo e mente raccontando con uno stile incisivo e immediato, spesso essenziale, ma sempre originale, aspetti legati al vissuto umano e sociale tra quotidiano ed extraquotidiano sono al centro dei lavori di Daniel González artista argentino nato a Buenos Aires nel 1963, che con le sue performance artistiche affascina e coinvolgere il pubblico rendendolo partecipe e protagonista al tempo stesso.

LA FABBRICA DEL CIOCCOLATO Torre Blenio, Canton Ticino

LA FABBRICA DEL CIOCCOLATO
Torre Blenio, Canton Ticino

Daniel González entro questa sua volontà di amplificare il concetto di realtà oltre il suo significato quotidiano con cui ne decontestualizza aspetti e logiche in cui l’individuo si ritrova ad agire e muoversi sviluppa un interessante progetto appositamente pensato per l’inaugurazione della FONDAZIONE LA FABBRICA DEL CIOCCOLATO che apre i suoi battenti alle pendici delle Alpi Ticinesi presso Torre-Dangio nella Valle di Blenio (Canton Ticino – Svizzera) il 21 maggio 2016.

La nuova fondazione la Fabbrica del Cioccolato “Foreignness”, costituita di recente, di cui è presidente Stefano dell’Orto e direttore artistico Franco Marinotti, gestisce l’attività culturale dell’ex complesso industriale Cima Norma di Torre Dangio in Valle di Blenio. Essa è aperta a tutte le espressioni culturali ed artistiche e mira a creare interazione tra le arti e il territorio visto quale patrimonio sociale, culturale e politico. Come sottolineato da Franco Marinotti: “La miscela di passione e connessione con il territorio è la caratteristica principale dei progetti che la Fondazione presenterà nel suo programma pluriennale”

Daniel Gonzales opera in corso in La Fabbrica del cioccolato

Il termine “Foreignness” usato come neologismo per indicare “Estericità”, pur indicando le diverse modalità di essere straniero, estraneo da un determinato contesto, parte proprio dalle diversità per un discorso che mira all’interazione tra le arti nelle diverse forme espressive ed il territorio.

Per l’inaugurazione della Fabbrica del Cioccolato saranno presentate le opere site specific e ambientali Paper Building di Daniel González e Kamchatka’16 di Anna Galtarossa che in modo diverso contribuiscono a creare una nuova visione dell’ambiente e dello stesso edificio della Fabbrica.

Daniel González, attraverso il suo intervento strutturale  “Paper Buildingm tenta quasi di riscrivere la storia di questo edificio che ha visto un periodo di espansione, ma anche momenti difficili tra incendi e inondazioni. Rimasto chiuso per diverso tempo, grazie a questo intervento lungo i 890 metri quadrati

l’edificio sulla facciata viene ricoperto da diversi strati di carta bianca per manifesti così da superare la storia dell’architettura della Fabbrica come era nella tradizione, smarrendone l’identità proprio per il cambiamento rispetto al contesto originario. In questo nuovo assetto quanti presenti saranno invitati ad intervenire aprendo e forzando porte e finestre della Fondazione. Paper Building rappresenta una sorta di abbozzo di architettura che indica un cambiamento di significato dell’ex fabbrica, come a riscrivere la storia di questo edificio pronto ad aprirsi ad altre infinite possibilità grazie alle diverse espressioni e ai linguaggi delle arti

Da quel momento poi si viene a contatto con l’opera di Anna Galtarossa specializzata in sculture e installazioni di grandi dimensioni, che con Kamchatka ’16 conduce il visitatore in una sorta di viaggio

Kamchatka ’16 di ANNA GALTAROSSA alla fabbrica del cioccolato

Kamchatka ’16
di ANNA GALTAROSSA
alla Fabbrica del cioccolato

mentale e fisico nell’immaginario. Si tratta di una mappa mentale trasposta nel mondo fisico: le atmosfere di questa terra, la Kamchatk, penisola situata all’estremo oriente della Siberia a forte attività vulcanica dalla vegetazione straordinaria abitata da animali improbabili vengono riproposte in Ticino nella terra di Blenio. Un universo visionario attraverso un’esplorazione delle tensioni tra cultura e natura. Uno alla volta i visitatori potranno percorrere questo universo visionario: su un carrello mobile come pionieri saranno condotti in un luogo abitato da creature immaginifiche. Alla fine del percorso ad attenderli un guerriero antico che prenderà forma con la collaborazione degli artigiani della Valle di Blenio e con le influenze della natura e dei materiali locali. Si tratta di  un guardiano della valle, uno spirito giunto da lontano per proteggere il luogo. Questo viaggio diventa l’occasione per superare la separazione tra soggetto e oggetto, tra spettatore e opera mettendosi in gioco pronti a cambiare il proprio punto di vista.

Dopo la presentazione delle opere di Daniel González e Anna Galtarossa sarà la volta alle ore 19.00 della performance Emergency Disco Gang Swiss di Daniel González: un flash-mob per ambulanze, pompieri, veicoli della polizia, veicoli stradali da cantiere, macchinari agricoli. L’avvio di questa performance mette in cortocircuito lo status di pericolo dato dalle luci di emergenza con il richiamo al divertimento.

Emergency Disco Gang Swiss di Daniel González in La Fabbrica del cioccolato

Emergency Disco Gang Swiss di Daniel González
in La Fabbrica del cioccolato

L’arte seguendo questi parametri linguistici e comunicativi diventa così un mezzo privilegiato per entrare e uscire in autonomia dal quotidiano, scoprire zone rimaste silenti perché ancorate all’immaginario e allo stesso tempo ritrovare la capacità di riprovare a mettersi in gioco unendo l’aspetto fantastico e realistico.

In linea con l’obiettivo di dare spazio e voce alle diverse forme d’arte il 30 giugno 2016 sarà la volta della proiezione del documentario Cacao collective di 46020 Studio fondato dagli spagnoli Ivo Rovira e Ana Ponce; mentre il 4 agosto la mostra Confronting Comfort’s Continent di Oliver Ressler, visibile fino al 14 settembre 2016 affronterà l’aspetto dell’occupazione nelle fabbriche. Attraverso installazioni video viene affrontato l’aspetto dell’occupazione quale mezzo per permettere agli operai di prendere il controllo della produzione. I lavoratori a partire da meccanismi di democrazia diretta diventano protagonisti, costruendo così relazioni sociali orizzontali sui luoghi di produzione.

Silvana Lazzarino

 

Fondazione La Fabbrica del Cioccolato

artisti: Anna GaltarossaKamchatka ’16 e Daniel González Paper Building

sabato 21 maggio ore 18:00

performance di inaugurazione Emergency Disco Gang Swiss di Daniel González ore  19.00

Stabili Cima Norma

Strada Vecchia 100

CH-6717 Torre-Blenio, Canton Ticino, Svizzera

Orario: dal mercoledì al venerdì dalle ore 14:00 alle 19:00 o su appuntamento

informazioni: info@lafabbricadelcioccolato.ch www.lafabbricadelcioccolato.ch

Kamchatka ’16 di Anna Galtarossa

dal 21 maggio al 1 agosto 2016

Paper Building di Daniel González

dal 21 maggio al 30 settembre 2016

ingresso: gratuito

LA FONDAZIONE LA FABBRICA DEL CIOCCOLATO

La Fondazione La Fabbrica del Cioccolato di recente costituzione ha in carico l’attività culturale nell’ex complesso industriale di Cima Norma di Torre- Dangio in Valle di Blenio.

Il 2016 costituisce il primo anno di attività della Fondazione con un programma che inizia a maggio e si estende per il resto dell’anno. Esso si estrinsecherà come una sorta di Festival delle arti e coinvolgerà varie forme di espressioni artistiche quali pittura, scultura, video, film, teatro, danza, musica che dialogheranno tra loro a formare un laboratorio dinamico e in costante sviluppo.

Obiettivi. La Fondazione intende:

  1. Salvaguardare, proteggere e mantenere il patrimonio archeologico-architettonico dell’ex complesso industriale
  2. Fare del luogo un centro di promozione culturale e artistica ospitando piccoli simposi, seminari, gruppi di lavoro impegnati nella preparazione di esecuzioni d’arte drammatica, cinematografica, musicale, coreografica, d’arte applicata o di qualsiasi altra espressione artistica in un contesto multiculturale.
  3. Promuovere la cooperazione tra le varie discipline artistiche.
  4. Contribuire ad avvicinare gli ambienti dell’economia, della finanza, dell’industria e delle scienze, all’arte e alla cultura.
  5. Sostenere le tradizioni e la cultura regionali, così come l’attività artigianale, ad esempio ospitando atelier che integrino le attività artistiche e culturali.

La Fondazione vuole inoltre contribuire ad organizzare manifestazioni, iniziative e produzioni culturali di qualsiasi genere anche partecipando fattivamente e finanziariamente.

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Il Dispari 2016-05-16

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Il Dispari 2016-05-16

Il Dispari 20160516 comp

Editoriale

Oggi, prima di dare parole all’argomento del quale ho in programma la trattazione, sento il bisogno di partire con una premessa, piuttosto articolata, atta a consentire l’autentica interpretazione del brano con il quale mi propongo d’illustrare, in maniera tanto succinta (molto) quanto poco accademica (spero) “Dalla sedia alla poltrona”, ovvero quello che in un precedente editoriale  ho definito come “il pamphlet scritto da Nicola Pantalone”.
Inizio da “Pamphlet” riconducendone il significato alla sua origine latina, quando, un tizio tuttora sconosciuto e in un luogo molto vago situato tra l’attuale Francia e l’Italia, in un anno indefinito del XII secolo, scrisse la commedia latina medievale in versi dal titolo, anch’esso non perfettamente definito, di “Pamphilus seu de amore – o Pamphilus de amore”.
L’opera, d’impronta ovidiana, conobbe grande fortuna e diffusione in tutta l’Europa letteraria del XII secolo e divenne nota in Francia con il titolo popolare, appunto, di Pamphilet, oggi Pamphlet.
Ai dotti tra voi che, dopo aver letto il Pamphlet scritto da Nicola, mi contesteranno (con buone ragioni) le dissonanze stilistiche tra il latino “Pamphilus seu de amore – o Pamphilus de amore” e l’attuale “Dalla sedia alla poltrona” propongo ciò che Wikipedia scrive: “Dal punto di vista esteriore, il pamphlet è spesso un testo breve… (omissis). Siccome i pamphlet erano a basso prezzo e facili da produrre, furono spesso utilizzati per diffondere idee personali… (omissis). Tendenzialmente, l’autore del pamphlet presenta il proprio testo come uno sfogo estemporaneo, come una reazione viscerale di fronte a una situazione… (omissis)
Un altro tratto tipico è l’equiparazione della presa di parola a un atto di coraggio: l’autore è, nella generale acquiescenza e omologazione delle idee, l’unico individuo in grado di cogliere gli eventi nella piena luce della verità.”
Ogni vita può diventare racconto quando si avverte l’esigenza di narrarla”, così inizia la prefazione scritta da Lina D’Onofrio per il “pamphlet di Nicola.

Allora, chiarito che “pamphlet” è il riconoscimento di una forza divulgativa nata mille anni fa, devo ancora precisare “perché” Nicola Pantalone compare in questa pagina. Ciò in quanto, se (in un’ipotesi molto probabile) qualcuno tra voi, conoscendo il rapporto amichevole che intercorre tra me e Nicola, fosse propenso a pensare che io intenda “magnificare” l’amico per le caratteristiche letterarie del suo libro, allora a lui/loro suggerisco un’interpretazione capovolta, tramite la quale, dalla lettura di questa nota risulta evidente che a Nicola,  autore di “Dalla sedia alla poltrona”, è riservata la giusta gratificazione per essere un mecenate distributore di emozioni verso amici e conoscenti.
“Dalla sedia alla poltrona”, si presenta come l’autobiografia artistica di colui che da una sessantina d’anni canta e suona con il mare e il sole ischitano a passeggio tra dita e ugola.

Si presenta, ma in realtà non lo è poiché il testo viene meno ad alcuni dei requisiti canonici delle autobiografie: il narcisismo, l’autoNicolaeMinareferenzialità, la voglia di stupire e, non ultimo, manca l’oblio in cui, nelle autobiografiche, vengono di solito adagiati i personaggi che nella storia reale abbiano svolto ruoli secondari.
Nicola, invece, non perde occasione per decantare le doti dei suoi amici del lungo viaggio musicale che l’ha portato ad esibirsi in centinaia di locali e alla presenza di spettatori internaziNicolaeBaudoonali.

A Mina, Pippo Baudo e ad altri personaggi super famosi del calibro di Bert Grund o di Mario Merola, tutti intervenuti con apprezzamenti positivi per la sua musica e per la sua simpatica umanità, non è stato riservato, nelle 70 pagine del volume, più spazio o più amabile considerazione di quello che Nicola ha dedicato a Franco Di Costanzo, Ugo Pirone, Rino Lange,  Aurelio Buono, MarioNicola e Merola comp Di Noto, Enrico Roja, Gino Pinto, Saverio Toma,  Gianni De Luca, Pepito Casanoiva e tanti, tanti altri musicisti dei quali solo pochi lettori, forse, hanno ancora qualche sbiadito ricordo.

Far occupare alla musica il trono di regina –mai tiranna, ma mai contestata o contrastata- di un’esistenza vissuta a briglie sciolte è una felicità nascosta, comprensibile solo a coloro i quali abbiano il sangue blu delle passioni prive di secondi o terzi fini. La passione per l’Arte, sinonimo di Vita è pregio abbastanza raro. Nicola Pantalone ha saputo, scrivendo “Dalla sedia alla poltrona”, rendere onore alla sua e a quella dei suoi amici.
Bruno Mancini

Dalla sedia alla poltrona copertina comp

Il Dispari 20160516 1 comp

Silvana Lazzarino

TRA I FINALISTI AL PREMIO INTERNAZIONALE A.U.P.I.  di Milano
La Casa Editrice Otma Edizioni di Otmaro Maestrini, attiva da trent’anni e che organizza con successo importanti Premi letterari, dalla poesia alla narrativa toccando anche le arti pittoriche, in collaborazione con il Comune di Milano, quest’anno ha di nuovo indetto il PREMIO INTERNAZIONALE A.U.P.I. Albo Ufficiale Poeti Pittori Italiani.
Un premio prestigioso dedicato alla poesia (in lingua italiana e in vernacolo), al libro edito, al libro di narrativa inedito, e alla pittura, che ha visto la partecipazione di numerosi poeti e artisti non solo italiani, le cui opere sono state ritenute di alto livello sotto il profilo dello stile e dei contenuti.
La cerimonia di premiazione tenutasi a Milano presso il Circolo Alessandro Volta, introdotta da Otmaro Maestrinied, ha visto una giuria composta da nomi prestigiosi del panorama letterario quali: Lorenzo Croce, Lucia Ferrante, Cristina Flumiani, Ugo Perugini e Maria Teresa Piantanida. Elisabetta Viviani, nota subrette ed anche pittrice intensa ed espressiva, ne è stata la sorridente conduttrice.
Tra i poeti finalisti per la Sezione Poesia a tema libero cui è stato consegnato il Diploma con grande Medaglia Aurea è stata premiata, e tutta la redazione di questa testata si complimenta con lei,  anche la nostra opinionista Silvana Lazzarino (finalista con menzione d’onore) per la poesia L’albatro che riportiamo qui di seguito.
Lo scorso anno nei due Premi della Otma Edizioni “Premio A.U.P.I” e Premio Internazionale “Città di Varallo” cui ha partecipato per la sezione libro edito, Silvana Lazzarino si era classificata al quarto posto assoluto rispettivamente con “Oltre le immagini Tra visione ed emozione” (Pagine srl 2014) e “Cosmogonia” (Edizioni Progetto Cultura 2013). Raccolte poetiche che si soffermano sui ritmi del pensiero. Attraversare l’esistenza tra visibile e invisibile partendo dai luoghi della natura: scrigno di possibili verità.
L’albatro
Un volo senza meta
libero, istintivo
ad ali spiegate
lungo le distese marine
incontaminate
nella solitudine di un cielo
plumbeo, grigio
che prepara alla tempesta.
Tempesta dei sogni
verso l’oscuramento del mondo.

Il Dispari 20160516 tutto ridim
Aniellantonio Mascolo e il padre dei Fauves
MATISSE IN MOSTRA A TORINO A PALAZZO CHIABLESE

L’opera dell’artista ischitano Aniellantonio Mascolo (1903-1979), che nella sua Ischia ha sempre trovato fonte di ispirazione, è stata accostata a quella di Matisse.
Sebbene abbia rinunciato al colore, ma non alla luce in contrasto con gli sfondi scuri, Mascolo si è richiamato al padre dei Fauves per l’uso di forme semplici e appiattite ancorate però ad un certo realismo con cui ha rappresentato i suoi soggetti legati al mondo dei contadini e dei pescatori.
L’energia del disegno, l’uso di un colore puro seppur disteso sulla tela in modo originale nel far emergere figure e oggetti attraverso rappresentazioni dove non esistono più profondità e chiaroscuri, diventano i punti di forza su cui si fonda il movimento dei Fauves nato agli inizi del Novecento di cui Henri Matisse è figura di spicco, originale per la sua potenza espressiva evidenziata dall’uso di una linea incisiva e dal colore avvolgente.
A Matisse che con la sua arte ha rivoluzionato la pittura del Novecento dando inizio ad un nuovo modo di riprodurre la realtà, distante dall’oggettività, è stata dedicata un’interessante esposizione a Torino presso Palazzo Chiablese. Matisse, e il suo tempo, promossa dal Comune di Torino– Assessorato alla Cultura, ha offerto un percorso a scoprire l’universo dell’artista capace, come pochi, di far vibrare il colore nei suoi rimandi espressivi imprimendo alla linea forza ed energia, eleganza e bellezza.
Le circa cinquanta opere di Matisse e quarantasette di artisti a lui contemporanei quali Picasso, Renoir, Bonnard, Modigliani, Miró, Derain, Braque, Marquet, Léger –tutte provenienti dal Centre Pompidou di Parigi- hanno descritto la poetica del grande “maestro dei colori”, le influenze nella produzione e l’esatto contesto delle amicizie e degli scambi artistici. Attraverso dieci sezioni è stata ricostruita la carriera del padre del Fauvismo: dai suoi esordi alla fine dell’Ottocento fino alla sua scomparsa negli anni Sessanta del Novecento; un viaggio alla scoperta del grande precursore delle avanguardie storiche e allo stesso tempo degli altri artisti che hanno animato Parigi nella prima metà del XX secolo.
Accanto alle sottili influenze, le fonti comuni d’ispirazione, è stato evidenziato anche una sorta di “spirito del tempo” che, come un filo rosso, ha unito Matisse agli altri artisti durante il modernismo degli anni Quaranta e Cinquanta.
Il tema della figura umana affrontato seguendo, come per le nature morte e gli ambienti interni una concezione antitradizionale, si sofferma sull’immagine femminile descritta con la sua purezza, sensualità, ed un sottile mistero.
Accanto ad Odalisca con pantaloni rossi (1921) sono state esposte le rappresentazioni dell’atelier: L’Atelier IX (1952-56) di Braquee Lo studio, (1955) di Picasso.
Partendo da figure appiattite e linee controllate, Matisse passa alla tecnica divisionista della separazione dei colori, guardando poi alla bidimensionalità e agli aspetti volumetrici di Cezanne per definire una propria ricerca nel costruire la sintesi della forma definita dal disegno e rivestita dal colore che diventa tessuto avvolgente con cui la figura è proiettata nel contesto rappresentativo.
Inoltre opere di Matisse quali Icaro (1947), Grande interno rosso (1948), Ragazza vestita di bianco, su fondo rosso (1946) sono state messe a confronto con i quadri di Braque Toeletta davanti alla finestra (1942), di LégerIl tempo libero–Omaggio a Louis David (1948-1949) edi Picasso Nudo con berretto turco (1955).
Silvana Lazzarino

Matisse e il suo tempo a Torino

Matisse e il suo tempo
a Torino

Il Dispari 2016-05-09

Il Dispari 20160509 comp

Editoriale

L’editoriale di questa settimana, più di quanto non sia successo finora, vorrebbe disporre di numerose pagine per fomentare la vostra attenzione verso processi culturali quasi tutti disattesi, ingiustamente, dai “padroni del vapore”.
Con ciò volendo intendere gli organi d’informazione che sono pedisseque emanazioni di lobby editoriali.
1) Si è chiusa al Museo di Villa Arbusto, con successo di critica più che di pubblico, la mostra “C’era una volta…” promossa dal Centro per la Letteratura Estone per Bambini di Tallinn, dall’Associazione Italia Estonia di cui è Presidente Ülle Toode, dal Centro Studi sull’Estonia e il Baltico con il supporto di ELKK e la partecipazione dell’Ambasciata di Estonia e il patrocinio del Ministero della Cultura della Repubblica di Estonia.
2) Nicola Pantalone, Nik per tutti, ha stampato un pamphlet sulla sua storia artistica “Dalla sedia alla poltrona” in cui scrive, poco poco, dei suoi incontri con una certa Mina, con un certo Pippo Baudo e con altri personaggi super famosi del calibro di Bert Grund o di Mario Merola e, tanto per non lasciarsi andare alle nostalgie dei ricordi ha anche composto una nuova canzone  “Il brivido più lungo”, vibrante di un’impercettibile ma decisa sensualità.
3) Jo Scaglione ha gratificato l’antologia “Otto milioni 2016” rilasciando licenza di pubblicazione per tre sue poesie edite nella raccolta ”A ritroso nel tempo“.
4) La cantante Rita Cuccaro ha deciso di presentare ad Ischia il suo nuovo CD, contenete canzoni scritte per lei da musicisti di tutta Italia, subito dopo l’inaugurazione della nuova scuola di canto e di musica che avvierà con la nostra ambasciatrice Paola Occhi che ne fungerà anche da Direttrice Artistica.
5) La scrittrice Tina Bruno, ha deciso di volere iniziare a collaborare con la redazione di questa testata.
6) Il critico d’arte Enzo Ruju è in contatto con Pasquale “Dragon” Di Costanzo per organizzare qualcosa di speciale in ambito artistico nell’isola d’Ischia.
7) Gli organi amministrativi dell’Associazione nazionale AICS hanno messo all’ordine del giorno della loro prossima convocazione assembleare il patrocinio ad un nostro progetto culturale.
8) Dall’ufficio preposto alla definizione del palinsesto del prossimo Bookcity ci è stata garantita la disponibilità di una loro sede per lo svolgimento di un nostro evento culturale attinente la quinta edizione del premio internazionale di poesia “Otto milioni”.
9) Ad EXPO in città abbiamo inoltrato domanda di partecipazione che, realisticamente, riteniamo verrà approvata così come è accaduto per l’omologa dello scorso anno.
10) La CCIAA di Milano ci ha invitati a presentare progetti sponsorizzabili da inserire nella bacheca dell’Ente.
11) Il gemellaggio tra Ischia e Torrenova sta riscuotendo l’interesse di molte altre località, tanto che è probabile addirittura l’avvio di una richiesta da parte di una CAPITALE europea.
12) Ecc.
Dall’inizio di Aprile abbiamo preparato un elenco di Artisti attingendo dall’antologia “Adotta una poesia”, in quanto essa fu edita con la sponsorizzazione di questa testata giornalistica e con la fattiva collaborazione di Gaetano Di Meglio. Di Nunzia Zambardi, Vito Iacono, Maria Bigazzi ed Elisa Barone abbiamo scritto  nelle passare settimane; di Sacha Savastano scriviamo oggi, e restano in attesa le presentazioni  di Virginia Murru, Michela Zanarella, Maria Calise, Antonio Mencarini, Alberto Liguoro, Nunzia Binetti, Luciano Somma, Antonio Guarracino, Liga Sarah Lapinska, Vera Roke, Katia Massaro.
Sacha Savastano
Nasce a Napoli nel 1984 e si trasferisce a Ischia fin dell’adolescenza.
Pur trovandosi catapultato in una realtà del tutto diversa, riesce quasi subito a tradurre le sue molte passioni artistiche e sociali in iniziative concrete, specialmente inerenti l’aggregazione giovanile (privilegiando l’allora neonato medium di Internet), figurando tra i fondatori di quell’embrionale agorà telematica che fu Ischianet.org, tra i primi esempi in Campania di Community Online.
Riesce anche ad assecondare la sua passione per la musica, divenendo apprezzato cantante di diversi gruppi rock locali di buon successo.
Al momento della scelta del corso di studio, è stato naturale dare seguito all’amore verso il comunicare, iscrivendosi e laureandosi con lode in “Scienze della Comunicazione” a Napoli. Nel frattempo, ha intrapreso la carriera giornalistica scrivendo per alcune free press locali e curando la rubrica culturale di alcuni siti Internet di divulgazione scientifica.
Ovviamente, l’approccio alla Poesia dell’Autore non poteva non risentire di interessi tanto variegati.
In alcune poesie di Sacha Savastano si può leggere finanche un tormento interiore manifestato nella sua più cruda essenza.
Lui, autore disinibito, non nasconde i propri dubbi, i propri dolori dietro parole edulcorate ed ovattate.
Getta sul piatto della poesia versi e parole che paiono illuminare l’ambiente in cui si pone ad agitare i suoi pensieri di una fredda luce al neon che nulla nasconde e tutto il proprio disagio interiore vuole esternare, come ad esorcizzare la potenza distruttiva della sofferenza e del male.
Savastano si muove controcorrente nel grande fiume della poesia contemporanea che il più delle volte vede i propri versi farsi voce unicamente per idilliache espressioni sentimentali o lamento straziato di cuori romanticamente infranti.
Anche quando si fa sognante, questo autore mantiene il senso pieno della realtà dell’esistere e del soffrire e ci fa partecipi di toccanti pur se implacabili stati interiori noti certo a molti e che poco hanno a che vedere col languido e quasi compiaciuto male d’amore.
Sacha Savastano è un autore che lascerà tracce evidenti di innovazione e di spregiudicatezza.
Bruno Mancini

Il Dispari 20160509 1 comp

EGOSUPEREGOALTEREGO

In questa società dominata sempre più dalla forza dell’immagine capace di comunicare, nell’immediato, fatti, azioni ed emozioni, si sta facendo strada il bisogno di apparire dando sempre più spazio al proprio ego che esprime la necessità dell’individuo di mostrarsi il più possibile.
In questa ricerca di visibilità attraverso le immagini, un ruolo importante lo svolgono i media che guardano al compiacimento dell’ego di ciascun soggetto nel suo mostrarsi e farsi notare.
Sul concetto di immagine legata al volto e al corpo che rappresentano la fisicità della persona si orienta la mostra EGO-SUPEREGO-ALTEREGO VOLTO E CORPO CONTEMPORANEO DELL’ARTE in corso al MACRO -Museo d’Arte Contemporanea di Roma- fino all’8 Maggio 2016. Curata da Claudio Crescentini, essa propone un’analisi del volto e del corpo attraverso diverse opere in cui l’artista si fa rappresentare e si auto-rappresenta.
Volti e corpi sono restituiti attraverso dipinti, fotografie, installazioni site specific, stencil di diversi artisti contemporanei su cui gioca il concetto di egocentrismo e di protagonismo.
Il percorso offre quindi un’analisi del volto e del corpo nell’arte contemporanea con particolare attenzione alle fotografie ed ai filmati in cui l’artista stesso è protagonista nel suo rappresentare e autorappresentarsi, divettando attore e spettatore insieme.
Accanto ad opere in cui l’artista si autorappresenta come quelle di Vito Acconci, Franco Angeli, Giorgio de Chirico, Stefano Di Stasio, Giosetta Fioroni, Bruce Nauman, ve ne sono altre in cui è lui stesso ad essere ripreso, “rappresentato”, da un altro artista, come nelle fotografie di Claudio Abate, Marco Delogu, Mimmo Iodice, Nino Migliori.
E poi vi sono opere di Ennio Calabria, Luigi Ontani, Luca Maria Patella, Sissi, Sten e Lex dove l’artista, pur non ritraendo se stesso, si ritrova in un altro personaggio da lui ripreso.
Sul gioco del rivedersi e del riprendere si indirizza il doppio focus dedicato ad Alberto Moravia e Achille Bonito Oliva.
I ritratti di Moravia realizzati da Renato Guttuso, Carlo Levi e Mario Schifano e quelli di Achille Bonito Oliva realizzati da Sandro Chia, Francesco Clemente e Mario Schifano diventano occasione per esplorare i modi con cui viene colto e restituito lo sguardo della persona, compresa la sua gestualità.
Nell’ambito dell’esposizione rientra la rassegna di film e video IO È UN ALTRO (auto) ritratti d’artista dalla collezione della Cineteca nazionale e del MACRO con proiezioni di film d’artista e video in cui gli artisti, fra gli anni Sessanta e Ottanta si sono soffermati sul tema del volto e del corpo umano con prospettive di autorappresentazione e presentazione di grande impatto tecnico e visivo.
Nel percorso anche il fenomeno del selfie che si è imposto rapidamente a livello mass-mediale, dando al volto e al corpo, nuovamente, un ruolo di primo piano nella società.
Tra gli artisti citati Mario Schifano, esponente della Pop Art italiana, è stato protagonista di diverse mostre in terra napoletana tra cui quella a Salerno presso la Galleria Il Catalogo nella primavera del 2015 e quella più recente a Nola “Ratio et obsessio” allestita presso il convento di Santo Spirito dove sono state esposte 50 sue opere rare.
Silvana Lazzarino

immagine mostra macro 3

Il Dispari 20160509 tutto ridim
Cod 12: Marta Zemgune

L’estate, la terra del fuoco
L’autunno… L’eclisse del sole,
e poi la luna piena e rossa come sangue.
Dove sono le tracce, le schegge
dalle illuminazioni del sole?
Non c’é la soluzione in un’altra costa.
Il cielo…
Dove c’è il ballo dell’amore?
L’amore mio…
L’estate…
Come il desiderio del profumo
dei gelsomini.
La terra del fuoco e gli amanti innocenti,
inoltre, prigionieri dietro se stessi.
Il mio territorio predestinato.
Mentre raggiungerai di nuovo la costa,
mai lasciata.

Cod 22: Mario Di Nicola

Gennaio 1976
Lavo delicatamente i respiri.
Mescolo zucchero e ferro,
per riempire le mie vene.
Nel caldo focolaio della cucina,
addomestico fiamme di quercia.
Mio nonno dorme.
I suoi pantaloni verdi di velluto,
a ricordo del mezzadro.
Spinto.
Fuori nevica,
e le patate bruciate,
ombrano di scuro i denti.
Il gatto struscia alla gamba del tavolo,
mia nonna saggia,
prepara maglie per l’inverno.
Io,
guardo negli occhi una mosca.
E penso di essere l’unico a farlo.

Cod 2: Silvana Lazzarino

Il bacio
Con la velocità di un battito di ciglia,
con la forza dirompente di un uragano,
con la leggerezza nel posarsi di una farfalla sui petali di un fiore,
l’energia di un bacio sfiorato, deciso,
avvicina, unisce due corpi, due anime
emozionandole
lasciando dietro tutto il resto.
Mentre intorno una luce si disperde
a donare vitalità e incanto a questo attimo
che diventa eterno.

 

coupon (2) 20160509

 

Il Dispari 2016-04-25

Il Dispari 2016-04-25

Editoriale

considerata l’amabile accoglienza ricevuta dall’editoriale dell’11 Aprile nel quale abbiamo ripreso
due stralci di presentazioni (di Nunzia Zambardi ad opera di Arianna Mercanti e di Vito Iacono scritto da Roberta Panizza) pubblicati nell’antologia “Adotta una poesia”(Edizione Lulu – http://www.lulu.com/shop/bruno-mancini/adotta-una-poesia/paperback/product-20480490.html– ISBN 978-1-4717-1209-8), ne è scaturita la logica conseguenza di continuare a dare spazio a succinte carrellate di Artisti che, a vario titolo e in differenti occasioni, hanno fatto parte delle iniziative Made in Ischia realizzate con la Direzione culturale di Roberta Panizza.
A tale scopo abbiamo preparato un primo elenco di Artisti ed il relativo calendario di pubblicazione attingendo dalla già citata antologia “Adotta una poesia”, in quanto essa fu edita con la sponsorizzazione di questa testata giornalistica e con la fattiva collaborazione di Gaetano Di Meglio.
Maria Bigazzi, Elisa Barone, Michela Zanarella, Maria Calise, Antonio Mencarini, Alberto Liguoro, Virginia Murru, Nunzia Binetti, Luciano Somma, Sacha Savastano, Antonio Guarracino, Liga Sarah Lapinska, Vera Roke, Katia Massaro, Nunzia Zambardi, sono i quindici personaggi che, due per settimana, compariranno su queste colonne tramite i testi pubblicati appunto in “Adotta una poesia”. Non ve ne sveliamo la cronologia di pubblicazione, per non farvi perdere il piacere della sorpresa nel momento in cui andrete in edicola ad acquistare le vostre copie del giornale!
Con la ovvia avvertenza che si tratta di articoli scritti alcuni anni fa (a firma mia e di Roberta Panizza) sui quali non è stato effettuato alcun intervento di aggiornamento, che ne pensate di dare la precedenza a due gentilissime Signore?
Silvana Lazzarino, dinamica, intraprendente e dagli interessi plurimi, aggiunge a questa pagina un’intervista al giovane campione Tommaso Occhi.
La pagina viene chiusa da tre poesie finaliste della quinta edizione del premio internazionale di poesia “Otto milioni” scritte da Antonella Ronzulli, Giuseppe Capoluongo, Ester Margherita Barbato.

Maria Bigazzi
Nasce nel 1956.
Vive la sua infanzia in campagna nel Valdarno fiorentino, a contatto con la natura.
All’età di otto anni si trasferisce a Firenze, dopo la perdita del padre, dove attualmente vive e lavora.
Ha iniziato a dipingere fin dall’adolescenza come autodidatta.
Dopo gli studi professionali ha maturato la sua esperienza artistica attraverso la ricerca e lo studio di diverse tecniche espressive e pittoriche, dall’olio all’acrilico per approdare infine all’acquerello. Partecipa assiduamente a vari eventi e manifestazioni artistiche in tutta Italia.
È iscritta all’Associazione artistica UCAI e ANLA di Firenze.
Le sue opere sono state esposte in mostre personali e collettive in varie Gallerie d’arte a Firenze e zone limitrofe.
Oltre alla pittura si dedica anche alla poesia e alla fotografia ispirandosi alle emozioni e meraviglie della natura, cercando di coniugare l’espressione “bellezza-dolcezza” in un unico dualismo artistico: la bellezza della pittura, la dolcezza della poesia e la meraviglia della fotografia.
Le pennellate vaporose, la selettiva determinazione delle tinte quasi mai miscelate sulla tela, né mai ripetitive, la visione paesaggistica propria di uno spirito artistico proiettato verso quanto di più positivo e lucente possa offrire la natura, fanno delle composizioni pittoriche di Maria Bigazzi un gradevolissimo connubio di sogno e di realtà, di tecnica e di sperimentalismo, di passioni
e di meditazioni che calano i disincantati visitatori delle sue mostre e del suo atelier nella condizione di Nirvana propria dell’estasi artistica.
Maria Bigazzi è artista a tutto tondo proponendosi anche come scrittrice di testi poetici.
Insieme a Liga Sarah Lapinska, Maria è l’unica Pioniere di LENOIS a far parte di questa nuova antologia sia nella sezione immagini sia nella sezione poetica.

Elisa Barone
Vive a Como dove tuttora svolge la professione di avvocato da oltre la metà dei suoi anni, ma è nata a Salerno.
Ha usato poesia e narrativa per comunicare sentimenti, ricordi, rimpianti, struggimento e commozione anche per fatti non vissuti direttamente ma, talvolta, empaticamente condivisi.
Ha pubblicato una silloge dal titolo “Farfalla” (ed. Ikona, Como, 2001), un libro di narrativa dal titolo “Il romanzo che non c’è” (ed Il Filo, Viterbo).
Poesie e racconti sono pubblicati in varie antologie e si è distinta con importanti riconoscimenti in molti premi letterari.
Della sua passione per la scrittura dice: “Fin dall’infanzia la poesia mi è stata compagna, sfogo, evasione e non ha mai voluto essere altro che un modo di esprimere in versi sentimenti, ricordi, pensieri, emozioni personali o empaticamente condivisi. La prima parte della vita si è svolta a Salerno, l’altra a Como; le due parti della vita, per la diversità dei luoghi, delle abitudini, dei legami affettivi, del clima, dei paesaggi, dell’età sembrerebbero contrapposte eppure si ovrappongono nelle poesie in cui presente e passato si intrecciano, sfumando l’una nell’altra fra ricordi e nostalgia, rimpianti e struggimento. Solo da tre anni ho scritto in prosa, e precisamente
due romanzi che ho presentato a Roma, Como e Salerno.”

Bruno Mancini

Il Dispari 20160425 1 comp

INTERVISTA A TOMMASO OCCHI CAMPIONE DI MINIMOTO

La scuola di canto lirico e poesia in memoria di Lina Cavalieri è un progetto voluto dalla soprano Paola Occhi (intraprendente Socia dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” per la quale svolge il ruolo di Ambasciatrice nelle regioni Emilia Romagna e Basilicata) al quale collaborano figure a lei vicino esperte nel settore come Santina Amici, pianista e coordinatrice onoraria, e Anna Di Trani ufficio stampa e fotografa.
Un progetto innovativo che a detta di Paola Occhi intende dare spazio non solo al canto e alla musica, ma anche alle altre espressioni artistiche quali la danza e la poesia.
A queste, magari in un prossimo futuro, si potrebbe accostare anche lo sport.
Lo sport aiuta a migliorare la qualità della vita anche se praticato come passatempo e divertimento. A livello agonistico lo sport aiuta a forgiare il carattere attraverso una sana competizione che apre al confronto e alla comunicazione con gli altri.
A proposito di sport, durante la visita alla Scuola di Canto lirico che ho compiuto per scriverne su questa pagina, era presente un ospite molto importante, una futura promessa del motociclismo: —-Tommaso Occhi, giovanissimo campione di minimoto, che a soli 12 anni ha raggiunto importanti successi. La fortuita circostanza ha consentito questa breve intervista.

-Tommaso, come nasce la passione per la minimoto.
Il mio interesse risale all’età di tre anni quando trovandomi a casa di mia nonna ero attratto dal rumore dellemoto sull’asfalto e così scendevo per vederle passare sulla strada.
A 5 anni ho chiesto la minimoto, ma era troppo presto a detta dei miei genitori e così ho dovuto aspettare. Finalmente a 9 anni è arrivata la prima minimoto e da quel momento ho partecipato a diverse competizioni.
– A quanti anni hai raggiunto il primo risultato importante?
A dieci anni quando nel 2014 ho partecipato al Trofeo del Persico classificandomi al primo posto dopo quattro gare.
– La tua emozione per questo premio?
Ero felice. Era la prima volta che partecipavo ad un campionato.
– Un inizio importante che ti ha spinto e incoraggiato a proseguire?
Sì, infatti, poi sono arrivati altri risultati come il 3 posto al Trofeo XBikes e il 1° posto nel Trofeo Estense 2014. Poi il 2° posto al Trofeo Emilia Romagna UISPe il 5° posto nel Trofeo Italia (Categoria Pulcini) nel 2015.
– Quante volte ti alleni durante la settimana?
Due volte la settimana. Il sabato e la domenica vado in varie piste per provare.
– Come ti senti l’istante prima della partenza?
Emozionato e teso e l’adrenalina è al massimo. La tensione è forte e questo è dovuto alla paura di cadere e commettere errori.
– A chi rivolgi un pensiero quando corri?
Alla mia famiglia e a quanti mi hanno aiutato.
– In questo percorso dove gli allenamenti richiedono impegno e fatica si forma il carattere del campione, costantemente messo alla prova perché si vince, ma si può anche perdere.
Che pensi a riguardo?
Nello sport si compete con gli avversari dando il meglio di se stessi e mantenendo un comportamento corretto, ma può capitare di perdere. L’importante è non mollare e rialzarsi quando si cade. Ho sempre in mente una frase di Marco Simoncelli che dice: “Si vive di più andando 5 minuti al massimo di quanto faccia certa gente in una vita intera”.

La passione, la grinta e la determinazione aiuteranno Tommaso Occhi a procedere in questo suo sogno, grazie anche alla vicinanza e al sostegno della sua famiglia.
Già così giovane ha dimostrato di avere talento e tutte le carte per raggiungere altri risultati importanti. Chissà magari potrà diventare un futuro campione di motociclismo, proprio come il suo idolo Simoncelli.
Auguriamo a Tommaso un futuro costellato di altri grandi successi e soddisfazioni.
Silvana Lazzarino

SILVANA E TOMMASO OCCHI comp

Il Dispari 20160425 tutto ridim
Cod 16: Antonella Ronzulli
Oltre la libertà
Anime vagabonde
una moto, una tenda
una sacca sul dorso
nell’assenza di stagioni e d’approdi
Esplorano il mondo
oltre lo stesso pensare
assaporano l’essenza
nella libertà del loro insieme
Due cuori, un solo -inestimabile- desiderio
amarsi
in ogni dove
in ogni tempo

Cod 26: Giuseppe Capoluongo
Davanti al fuoco
Ormai è sera
arde ancora il ceppo
seccato dal tempo, passato
in legnaia, in attesa
fiamma che scalda
il povero corpo che ha freddo
lingue rosse nel giallo
verso il cielo, un’offerta
se stesso, per me
seduto in poltrona
sereno, ricordo
le illusioni sul domani
e brucio anch’io
le memorie, una lacrima
non vuole scendere, ondeggia
nell’iride perso, su quei ceppi
già pieni di odori, uccellini
cinguettanti per l’aria, alla ricerca
di cibo, compagni
nella primavera fiorita
dispersa senza paura
delle ombre danzanti nel buio
che mi fanno compagnia
questa sera.

Cod 06: Ester Margherita Barbato
Fatica
Una nuvola sbanda
fra colpi di vento
L’inverno è già qui
nel silenzio che incombe
sul giorno che muore
e il buio è una fitta ancestrale.
Ossessione di scelte irrisolte
di parole non dette
una sete infinita di te che non sei
di ciò che non so
e un’arsura che non trova pace.
Solo i dubbi rinascono all’alba
forti e insani e la vita ora stenta
fra le dita che più non si chiudono
a mordere sogni.
È solo fatica di andare.

Bruno Il dispari

Il Dispari 2016-04-22

Il Dispari 2016-04-22

Una nuova realtà si profila all’orizzonte

Presto il gemellaggio tra il comune di Ischia e Torrenova

Il prossimo 10 Giugno avrà inizio il penultimo atto ufficiale della cerimonia di giuramento del patto di Gemellaggio tra la Città di Ischia e il Comune di Torrenova.
In tale data, infatti, una delegazione dell’Amministrazione comunale di Ischia, in compagnia di rappresentati delle varie attività sociali operanti sul territorio, sarà attesa dall’Amministrazione di Torrenova per dare seguito, mediante la firma di un documento pubblico, alla volontà di realizzare il Gemellaggio espressa attraverso votazioni all’unanimità da parte di entrambi i Consigli comunali.
In data 4 Aprile il Vicesindaco di Ischia Dott. Vincenzo Ferrandino ha indicato, all’Amministrazione Comunale di Torrenova, il sottoscritto quale “referente per eventuali comunicazioni e per il regolare prosieguo delle successive iniziative da intraprendere”, ed ora con la Determinazione Sindacale del 21 Aprile il Comune di Torrenova ha dato incarico ad di gestire “… gli adempimenti procedurali finalizzati alla costituzione di apposito Comitato per dare attuazione concreta al gemellaggio con il Comune di Ischia“. Enzo ha intenzione di riunire, a breve, tutte le Associazioni non solo di Torrenova ma anche di alcuni Comuni limitrofi per organizzare al meglio l’evento.
L’incontro determinante tra le due comunità è avvenuto attraverso la partecipazione al Premio Internazionale di Poesia “Otto milioni – 2013” Made in Ischia, che fu realizzato con la Direzione Artistica della poetessa trentina Roberta Panizza, la collaborazione, appunto, del cantautore siciliano , e le sponsorizzazioni dell‘Istituto Agostino Lauro e del Comune di Torrenova.
Caratteristiche territoriali di Torrenova
Regione Sicilia, Provincia Messina.
Sindaco Dott. Salvatore Castrovinci
Popolazione 4,252 abitanti (01/01/2013 – Istat)
Superficie12,93 km²
Densità 328,92 ab./km²
Alcuni chilometri di spiagge prospicienti le isole Eolie.
Confinante con il Parco naturale dei Nebrodi
Altitudine da 0 a 327 mt.
Ricettività alberghiera n. 2 alberghi per circa 50 posti
Bed and breakfast n. 30 posti
Pubblici esercizi n. 30 circa
Attività commerciali n. 50 circa
Cinema: 0
Associazioni n. 11
Enti 0
Circoli n. 1
Musei 0
Teatri 0
Biblioteche n. 1
Impianti sportivi n. 10
Parchi n. 2
Nella prospettiva di rendere tale atto di Gemellaggio un’occasione utile allo sviluppo della vita sociale, economica, sportiva e culturale delle due comunità, e poiché tra la Città d’Ischia e il Comune di Torrenova esistono numerose analogie nei suddetti ambiti (compreso quello territoriale e storico) che ne hanno consigliato e che ora ne facilitano il processo di Gemellaggio, questo sembra il momento opportuno per iniziare a diffondere in maniera sommaria, ma precisa, qualche caratteristica della cittadina siciliana, e lo facciamo con l’interessante articolo di “Cenni storici di Torrenova”.

Per tutte le informazioni: emmegiischia@gmail.com Tel. 3914830355
Bruno Mancini

Il Dispari 20160422 1 comp

Cenni storici di Torrenova

La storia di Torrenova non è altro che la cronologia storica della Sicilia. Il retaggio architettonico lasciato dai vari popoli che la dominarono, oltre 13 colonizzazioni, è davvero unico al mondo. La stratificazione di tutte queste civiltà è ben visibile nel paese, anche se bisogna fare ancora molto per valorizzarlo. Basti pensare alla famosa Grotta di Scodonì dove, all’interno e nell’area antistante, sono stati trovati manufatti litici e frammenti ceramici appartenenti all’età del Rame e più precisamente alla cultura di Piano Conte.
Torrenova, inizialmente, è stata frazione di San Marco e la sua storia è legata a quella del comune Aluntino. I primi insediamenti umani nel territorio di Torrenova sembrerebbero risalire al Neolitico. Pare, infatti, che un piccolo gruppo di persone si fosse aggregato nei pressi della grotta di Scodonì, dove sono stati ritrovati diversi reperti.
In età greco-romana il territorio appartenne ad Alunzio e fu importante scalo portuale.
Fino ad ora, la prima notizia certa di Torrenova è quella di un toponimo citato da Camillo Camiliani, nella carta topografica allegata alla relazione sulla sua ricognizione del 1584, dove sono esposti in successione: Zappulla, Pietra di Roma, Torre Nuova, Foggia della Rosa Marina (foce del Rosmarino). L’immagine topografica più arcaica che si conosce ed in grado di mostrare la diversità dell’insediamento urbano tra San Marco e Torrenova, è la planimetria redatta da Filippo Davì nel 1852, in cui i nuclei abitati vengono così definiti: Caseggiato di San Marco e villaggio di Torrenuova.
Il nome deriva verosimilmente dalle numerose torri d’avvistamento che dominavano la costa, costruite dopo la fine del medioevo per arginare i continui assalti.
Il toponimo potrebbe alludere ad una delle torri che la Deputazione del regno costruì alla fine del 500 e che Camiliani indica con l’espressione “De Novo Costruita”.
Con la fine delle guerre corsare nel mediterraneo, ed il contemporaneo progredire dei sistemi difensivi, cominciò ad avviarsi un processo di crescita urbana lungo le strade litorali, che portò alla costruzione di villaggi legati alla produzione agricola.
L’Abitato, si sviluppa lungo gli assi viari S.S. 113, la strada Provinciale (che coincide con l’antica via Consolare Pompea), e arterie di raccordo.
Gli impianti urbani, quindi, non sono più unitari come quelli dei centri medievali arroccati sulle montagne ma presentano una configurazione planimetrica che denota un’espansione incontrollata.
Il nucleo urbano originario è da ricercarsi nell’attuale “contrada mare”, con un sistema dispositivo a pettine, composto da un lungo e dritto asse viario parallelo alla linea di costa e da una serie di collegamenti perpendicolari in direzione del mare.
L’economia del paese, si basava prevalentemente su due attività: la coltivazione, lavorazione ed esportazione degli agrumi e la pesca.
Mentre la seconda attività, andò via via dissolvendosi a causa delle forti ondate migratorie degli abitanti verso l’Australia, la prima anche grazie all’estensione della piana torrenovese, che si prestava a questo tipo di coltivazioni, resistette fino alla fine degli anni settanta, anni in cui si potevano contare numerose attività di lavorazione ed esportazione degli agrumi.
Oggi, a testimonianza di ciò, rimane una bellissima struttura, meritevole di restauro (già vincolata dalla Soprintendenza ai beni culturali ed ambientali di Messina), adoperata all’epoca per l’estrazione dello spirito.
Il 24 Novembre 1984, con pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana, Torrenova dopo aver condiviso secoli di storia con San Marco d’Alunzio ottenne l’Autonomia divenendo così il 108° comune della provincia di Messina.

Il Dispari 2016-04-22
nomina ad esperto compnomina ad esperto (2) comp

Il Dispari 2016-04-18

Il Dispari 20160418 comp

Editoriale
La storia e la poesia.
La storia non si scrive una volta e basta

La proposta è di guardare alla Poesia come ad un mondo la cui avvenenza  non si esaurisca nella frase: “è bello ciò che piace”.
Se è vero che nelle varie sfere delle attività umane l’ancestrale bisogno di espressione sia benvenuto, restano pur sempre numerose le difficoltà da superare affinché siano realizzate tutte le componenti utili e necessarie alla distesa e completa formulazione dei concetti che ne sono alla radice.
Accurata conoscenza del vocabolario, della grammatica e della sintassi non sempre sono sufficienti alla realizzazione di tale risultato.
Nei confronti della Poesia ciò scaturisce, in primo luogo, dal nostro disagio critico di distinguere il bello dal brutto prescindendo, in maniera assoluta, da tutti gli altri parametri che abbiano presumibilmente o concretamente contribuito alla realizzazione dell’opera.
Ci sarebbero minori intralci se esistesse un’immutabile definizione del bello o meglio, dell’arte.
Infatti, chiusi gli occhi sul passato e sul presente dell’Autore, basterebbe applicare, se esistessero, le opportune scale -come per la fisica degli elementi- per avere preciso e pronto il brodo di giuggiole poetiche in cui trastullare i nostri bisogni di fantasiosa immedesimazione.
Purtroppo, o meno male, la storia non si scrive una volta e basta.
E con essa i concetti vengono rivoltati, addomesticati, ingarbugliati, in una epopea che raramente ha trovato ingegni abili ad interpretarla definitivamente.
Ciò che possiamo immaginare sia stato il concetto fondante della poetica latina, durante l’apparentemente lontano passato (quasi 2000 anni fa significa meno di 30 vite umane), non accetterebbe per suoi neppure una minima frazione degli attuali confini nei quali racchiudiamo le nostre attuali preferenze letterarie.
E viceversa.
A questo si può aggiungere una teoria provocatoria, secondo la quale, negli anni futuri, a fronte di qualunque usura e distruzione possibile, il lento ma assiduo deterioramento di ogni sistema di trasmissione dei supporti contenenti le informazioni delle nostre attuali forme di vita, letteratura compresa, andrà riducendo costantemente ed inesorabilmente il loro numero (dei supporti, cioè dei libri dei cd dei filmati ecc). E se ciò sembra di una banalità disarmante, tale non è la conclusione (appunto provocatoria) secondo la quale, nell’anno X di un futuro remoto (ma neppure è certo che occorreranno ancora altri duemila anni), la decimazione avrà consentito la salvezza solo di alcuni supporti e, quindi, per l’ancora più banale calcolo delle probabilità riesce facile credere che allora, in quel futuro anno X, la nostre arte sarà quasi sicuramente identificata con un giornalino di Topolino ritrovato all’interno di un misterioso contenitore molto simile alla cartella che usavamo andando alle scuole elementari.
Miliardi di copie di Topolino, avranno il sopravvento su tutti i libri dei premi Nobel e dintorni!
Catullo è stato veramente il più grande della sua epoca? Boh! Non abbiamo certezze.
In pratica, ciò viene affermato dalle stesse persone che pavoneggiano i best seller spudoratamente propinati e messi in vendita come meravigliose espressioni artistiche dalle immorali case editrici internazionali.
Apprezzare la forza della Poesia implica un lungo percorso che ci porta molto lontano, e non può essere compiutamente affrontato in un balzo solo.
Ne occorrono tanti e piccoli, eseguiti, con tempo e pazienza, per far sì che il puzzle della visione poetica occupi la nostra mente, fino a dare un senso alla frase iniziale che invita a guardare alla Poesia come ad un titolo che non si esaurisca nella frase “è bello ciò che piace”.
Bruno Mancini  

Il Dispari 20160418 1 comp

LO SGUARDO LUCIDO DI TOULOUSE LAUTREC
NELLA VITA PARIGINA
TRA CABARET E CAFFÈ CONCERTO

La realtà umana e sociale che anima Parigi di fine Ottocento e dintorni, è al centro dell’opera di Toulouse-Lautrec (Albi 1864 – Malromé – Bordeaux 1901).
Nato in una delle più nobili e antiche famiglie francesi, ben presto lascia il suo ambiente per trasferirsi a Parigi dove entra a contatto con l’atmosfera vivace e disincantata, ma anche triste e degradata della città. Pittore della Belle Époque ambigua e contraddittoria, della vita fugace innocente e perversa, egli si fa interprete raffinato e sensibile dello spaccato umano parigino cogliendone abitudini, vizi, gioie e dolori.
A questo straordinario artista, capace di scandagliare nei ritmi dell’esistenza fra ambienti nobili, borghesi, atmosfere sfarzose ed effimere dei locali notturni, comprese l’ambiente delle corse dei cavalli, è dedicata la mostra Henri de Toulouse-Lautrec, la collezione del Museo di Belle Arti di Budapest in corso a Roma al Museo dell´Ara Pacis fino all’8 maggio 2016.
Promossa e prodotta da Roma Capitale, da Arthemisia Group e Zètema Progetto Cultura, curata da Zsuzsa Gonda e Kata Bodor attraverso circa 170 litografie della collezione, la mostra da risalto all’opera grafica dell’artista tra manifesti, illustrazioni, copertine di spartiti e locandine, alcune delle quali autentiche rarità stampate in tirature limitate, firmate e numerate e corredate dalla dedica dell’artista. Toulouse-Lautrec coglie gli aspetti transitori della realtà a lui circostante soprattutto quella della gente comune descritta con oggettività e profondo realismo. Realismo con cui coglie atteggiamenti e stati d’animo di personaggi che animano la vita notturna e artificiosa di Montmartre: dalle amiche di famiglia alle ballerine, dalle chanteuse alle attrici, fino alle prostitute, compresi intellettuali e artisti ripresi entro cabaret, case di piacere, sale da ballo come il Moulin Rouge al Moulin de la Galettea le Folies Bergère.
Suddiviso in cinque aree tematiche il percorso che procede dalle opere dei primi anni della sua produzione sotto la guida del maestro René Princeteau, fino alle opere post-impressioniste, conduce entro un contesto umano e sociale vitale e leggero, ma anche anticonformista e talora provocatorio lungo rappresentazioni di ambienti notturni della Parigi di fine secolo tra cabaret e caffè concerto: Al Moulin Rouge: La Goulue e sua sorella (1892) e Caudieux(1893).
Il successo di ballerine e cantanti del momento è esaltato da sue litografie e stampe come Aristide Bruant nel suo cabaret (1893) realizzata per il cantautore e cabarettista francese Aristide Bruant e DivanJaponais (1893) in cui ritrae Jane Avril celebre stella del cabaret parigino. L’atmosfera leggera dei bordelli è contenuta anche in “Elles” serie di cromolitografie del 1896: Donna alla tinozza e La clownessa seduta. Anche il tema dell’amore lesbico è trattato con sensibilità in Il grande palco (1897). Intense le raffigurazioni di scene teatrali come il capolavoro della litografia Bustodi Mademoiselle Marcelle Lender (1895) con cui immortala la bellezza dell’attrice del Théâtre des Variétés il cui busto è stampato in otto colori. È poi dato risalto alla vita privata dell’artista tra la passione per le corse dei cavalli, le gite al Bois de Boulogne, l’interesse per una donna sconosciuta vista su una nave: Il fantino, Gita in campagna e Passeggiata in yacht (1895).
Il catalogo della mostra è a cura di Skira.
Toulouse Lautrec è tra i personaggi presenti nel musical per il grande schermo, ispirato all’opera La Traviata di G Verdi,“Moulin Rouge!” (2001) del regista australiano Baz Luhrmannc he ad Ischia in occasione del “Global Film” ha ricevuto il Luchino Visconti Legend Award 2013.
Silvana Lazzarino

TOULOUSE LAUTREC
La collezione del Museo di Belle Arti di Budapest
Roma – Museo dell’Ara Pacis
Orario: tutti i giorni dalle 9,30 alle 19,30, chiuso il 1 Maggio
(La biglietteria chiude un’ora prima)
www.arapacis.it
fino all’8 maggio 2016

Partie de campagne

Partie de campagne

Il Dispari 20160418 tutto ridim

Cod 17: Annamaria Vezio

Mondi di fuori

Traiettorie importanti
attraversano il fianco
In luci accecanti disarmanti
allineano e conducono in luoghi proibiti
Lambiscono con note sublimi
All’occhio della mente mostrano colori
Lì, accanto e discreti
È  il mondo di fuori
di là del mondo di ora
di là del pensiero
In tenera attesa d’esser riconosciuto
tende mani colme:
consapevolezza amore perdono
Cornucopia di vita purissima assoluta
difficile da incontrare
difficile da riconoscere
Difficile
Traiettorie importanti
attraversano il fianco
fendono il passato
cambiano il futuro.

Cod 27: Ester Margherita Barbato

Il peso della razionalità

Hai posato
le tue certezze
sulle mie ali disarmate
-angoli consequenziali
a piani d’allegrezza–
razionalizzando
Ma rigorosa
la logica non garantisce
morbidi atterraggi
a queste deboli
evoluzioni di follia
Fragili cristalli
s’infrangeranno
fra cirro-cumuli
di oculate sentenze

Cod 07: Massimo Rozzi

Quasi l’alba.

Laggiù il cielo si staglia,
limpido fra le  montagne tetre
di un inverno da annuario.
L’azzurro sembra dare sorrisi
fra il grigiore delle cime
senza colore di questo febbraio.
Il silenzio della valle dormiente,
rotto dalla statale appena ingombra,
quei pendolari che nulla sospettano.
Così fermo non voglio rompere
L’abbraccio di questo miscuglio
fra natura e uomo incosciente.
Sognatore estremo rubo l’attimo,
sveglio la gioia del secondo,
dopo un trillo troppo repentino.
Una folata di brina scende,
quel camion sembra il vento
che volteggia sulla polvere notturna.

coupon (7) 18 Aprile 2016

Il Dispari 2016-04-18

Bruno Il dispari

 

Partecipazione antologie LENOIS

Il Dispari: una pagina per DILA

Il Dispari 2015 – 05 – 25

Il Dispari 2015 – 06 – 01

Il Dispari 2015 – 06 – 08

Il Dispari 2015 – 06 – 15

Il Dispari 2015–06–22

Il Dispari 2015–06–29

Il Dispari 2015-07-06

Il Dispari 2015-07-10 bus

Il Dispari 2015-07-13 foto

Il Dispari 2015-07-20

Il Dispari 2015-07-27

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Il Dispari 2015-08-10

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Il Dispari 2015-12-07

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IL DISPARI 2016

Il Dispari 2016-01-04

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Il Dispari 2016-03-07

Il Dispari 2016-03-14

Il Dispari 2016-03-21

DILA   

SISTO V FECE GRANDE ROMA

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SISTO V E DOMENICO FONTANA:DUE UOMINI CHE HANNO AMATO ROMA

Roma sotto il pontificato di Sisto V (Felice Peretti) durato solo cinque anni dal 1585 al1590, vide un periodo di trasformazioni e cambiamenti non solo sul piano urbanistico e architettonico, ma anche in ambito amministrativo e finanziario.

Il Papa e l'Architetto copertina libro di Roberto Dragosei

Il Papa e l’Architetto copertina libro di Roberto Dragosei

Dal restauro e ricollocazione degli antichi obelischi egizi di Roma alla realizzazione di nuove fontane, dalla risistemazione di ponti fino alla progettazione di strade lunghe e diritte, Sisto V dal temperamento forte e deciso, è stato affiancato dal talento di Domenico Fontana, ticinese, architetto e ingegnere di fiducia che tra gli altri interventi mise mano alla cupola di San Pietro cui aggiunse la lanterna con l’aiuto di Giacomo della Porta.

Accanto al progetto per la Villa Peretti andata distrutta nel 1870 e a quello per la Cappella Sistina in Santa Maria Maggiore, Domenico Fontana realizzò la loggia “delle benedizioni” a San Giovanni in Laterano e l’acquedotto “Acqua Felice” che risolse il problema della carenza di acqua in mezza città. Questo acquedotto fu il primo ad essere realizzato dopo la fine dell’Impero romano, a completamento del quale il pontefice volle far collocare un arco monumentale denominato Arco Sisto V.

Gli interventi voluti da Sisto V si estendono anche alla lotta al malaffare e al brigantaggio, e poi le opere di utilità sociale come biblioteche, università e ospizi: in particolare va ricordato un complesso laniero ricavato nel Colosseo che prevedeva alloggi per accogliere operai e famiglie.

Sisto V

Sisto V

Alla scoperta di queste trasformazioni legate al tessuto urbanistico e architettonico della Roma di fine Cinquecento ci conduce l’interessante volume IL PAPA & L’ARCHITETTO di Roberto Dragosei (Gangemi Editore 2015). Architetto, esperto in particolare nella tutela dei beni ambientali e monumentali,  appassionato di Roma e della sua storia, ma anche pittore, Roberto Dragosei con linguaggio dinamico e avvincente incuriosisce il lettore introducendolo passo dopo passo dentro quei luoghi di una Roma lontana fatta di giardini, palazzi, strade lineari, dove il genio di Sisto V e lo straordinario talento di Domenico Fontana si sono incontrati per lasciare un segno indelebile. Segno impresso in quei monumenti, edifici e vie che hanno ridato nuova luce e solennità alla Roma di fine Cinquecento.

Il volume che sarà presentato a Roma presso la Sala Convegni – Gangemi Editore in Via Giulia, martedì 17 maggio 2016 alle ore 17.00, è corredato da immagini e da

Domenico Fontana

Domenico Fontana

piantine, quest’ultime realizzate dall’autore, che documentano quei luoghi tra ville e giardini di grande fascino.

Ad introdurre nelle pagine di questo affascinante volume saranno gli interventi di Lauretta Colonnelli, giornalista di arte e cultura del Corriere della Sera, Oreste Rutigliano Italia Nostra e naturalmente l’autore Roberto Dragosei che proietterà alcune immagini del libro.

Sempre per Gangemi editore Roberto Dragosei ha pubblicato Racconti Romani, Ara Pacis & d’intorni nel 2013, mentre nel 2008 Corde Gemelle per Vivalda Torino, scritto con il fratello gemello Francesco Dragosei e tradotto e venduto in Francia (Guerin Chamonix 2010).

Silvana Lazzarino

“Il Papa & L’Architetto” (Gangemi Editore 2015)

di Roberto Dragosei

Sala Convegni di Gangemi Editore

Via Giulia 142- Roma

Martedì 17 maggio 2016, ore 17.00

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