Ignazio-L’incendio

Ignazio-L’incendio

La mia vita mai vissuta

Ignazio-L’incendio

Sortilegio di malefica bellezza,
giovane
mi pose nel frutteto dell’Eden
al bordo discendente
tra folto bosco di pini resinosi
e poche zolle fitte di ciliegi
– nell’ansa del torrente –
carichi di frutti.

Anatema d’insulso guardiano,
vergine
volle ch’io fossi un fermo immagine
complice silente,
per giorni notti ore
– lontano dalla luce –,
delle sue umide ombre scolorite
nel grande slam del verbo voglio.

Nemesi storica mi cantò nel petto,
smisurato
come colpo di doppietta
appena appena un soffio d’esuberanza
mi spinse,
le gambe appollaiate,
– segreto aiutami –
in fuga sul ramo di ciliegio,
la bacca tra le labbra.

Troia fattrice delle mie bestemmie,
deflagrazione di foreste,
la folgore che sfregia i tronchi,
Ignazio-L’incendio,
poteva spegnerti con un “Avvampami!”
ridurti miccia candela stoppino
se solo la fiamma non fosse nata cieca.

Fantasia-Chi sa se tornerò

Il lusso-Io non mi allineo

Ignazia-La tempesta

La voce-Silenzio

Poesia-L’inganno

Il rifugio-Dimora

Orrido-L’attesa

Paura-Dogma (1)

Paura-Dogma (2)

Paura-Dogma (3)

La Frana-E Noi

Un saldo-Un rogo

Velina-Ma che vuoi?

Attingo

Come faremo

Discorso senza poesia

Cicala-Formica

Parte seconda

Verticalizza il vertice

Logico

A Vasco

A Medea

A Vasco e Medea

A Mario Sisana (1)

A Mario Sisana (2)

Pericolo

Ai comodi abbandoni (1)

Ai comodi abbandoni (2)

Languida menopausa

Maronti Muore

New York

Il bluf

Le guardie notturne

Ti benedica la Musa

Non fosti pioggia

Volteggio

Parte terza

Fessure archibugiere

Ibrido immacolato

Il duplo del mio Ignazio

Indaco

Forse riascolto un’eco

L’ovvio

Non ci sia data di silenziosa eutanasia

La Musa

La sirena delle diciassette

Sbambagiate

Mia merula,

Un’isola diversa

Prosieguo di parentesi

Paradiso apocrifo

Omeopatico tripudio

Loquace

Mantello a ruota

A chi lo dico

 

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La sirena delle diciassette

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New York

Il bluf

Le guardie notturne

Ti benedica la Musa

Non fosti pioggia

Volteggio

Parte terza

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Ibrido immacolato

Il duplo del mio Ignazio

Indaco

Forse riascolto un’eco

L’ovvio

Non ci sia data di silenziosa eutanasia

La Musa

La sirena delle diciassette

Sbambagiate

Mia merula,

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Indaco

Forse riascolto un’eco

L’ovvio

Non ci sia data di silenziosa eutanasia

La Musa

La sirena delle diciassette

Ebbi
voluta notte di gran baldoria,
al sì d’Ignazia, l’ultima
l’ultima prima
delle mai attese assuefazioni.
Poesia.
Simulacri di processione votiva
– tra milioni di parole pluriformi –
mi parve il degno epilogo
per la sirena delle diciassette.
Oplà finale a spettacolo notturno.

Se la storia si scrive con i fatti,
la storia non è un fatto di coscienza,
e a me rivendico l’apoteosi,
sì certo,
chino a forbire strofe
lasciando intatti distinti e separati
origine e radici.

Sbambagiate

Mia merula,

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L’ovvio

Non ci sia data di silenziosa eutanasia

La Musa

Non sia per gli altri
uggioso affanno
la corsa della penna in sacrestia
– finestra aperta verso il nord
tavolo altare
ostia la carta
alle pareti le mie donnine scollacciate –
e tu neppure tu
tu l’ultima la prima
un passo oltre la porta.
Incanti senza storia,
– di betulle viandanti –,
scarnificano nel mio silenzio,
si scoprono imprudenti,
e lasciano una ciocca d’esuberanza inutile.

Ma Ignazia intanto
Ignazia la bruna
sì Ignazia ventenne
mostra labbra tagliate
tette sfregiate
labbra carnose
tette vistose
il nome del chirurgo
tatuato sul polpaccio.

Venite avanti contadinotte rumene
pomiciatrici polacche
maestrine ucraine
le donne di Messina…

Apro la sacrestia.

Attente! È notte di destini.
Nel cielo flussi luminosi,
è San Lorenzo.
Accetto speranze senza pegno
“Vorrei, vorrei”
“Vorrei che fosse”.
A me sta bene restare anonimo.
Stanotte mangio uva e sputo gli ossi.

La sirena delle diciassette

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Parte seconda

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Maronti Muore

New York

Il bluf

Le guardie notturne

Ti benedica la Musa

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Indaco

Forse riascolto un’eco

L’ovvio

Non ci sia data di silenziosa eutanasia

Edith
spappola le sue lussurie
lì dove può viverle da sola,
Tom
caracolla tra essere e volere
ovunque impatta
e loro insieme
convinti si dipanano nei dupli
e nei negati
come se il nero fosse il seguito del bianco
come se fosse l’unita a contenere il tutto.

Impercettibili assonanze
illudono
chi voglia musica e parole:
– la nona sinfonia di Beethoven –
e loro insieme
strattonano l’antitesi e la stasi,
la libertà ed il coraggio
come se fosse un manto il sentimento.

La Musa

La sirena delle diciassette

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L’ovvio

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Forse riascolto un’eco

L’ovvio

L’ovvio è il condotto ermetico
tragitto a senso unico
come quando al verme sull’amo
la spigola si avventa.
Scoprire che ho voglia di fumare
adesso
mentre
la penna scivola.

Non ci sia data di silenziosa eutanasia

La Musa

La sirena delle diciassette

Sbambagiate

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Loquace

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