Il Dispari 20210315 – Redazione culturale DILA

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Il Dispari 20210315 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20210315

Il Dispari 20210315

Marcia Sedoc, da Renzo Arbore a Federico Fellini,

intervistata per IL DISPARI da Liliana Manetti

Marcia Sedoc, nata nell’ex colonia olandese del Suriname da Richel Bell e Ronald Sedoc, due medici di etnia creola/indios, è la prima di sei fratelli.

Verso la fine degli anni sessanta emigrò nei Paesi Bassi, divenendo una top model a soli 17 anni. Trasferitasi a Roma nel 1988, si è distinta come soubrette, ballerina, cantante, attrice di teatro e di cinema.

Nei primi anni ottanta, in Italia venne scelta con un’altrettanto giovane Moana Pozzi da Federico Fellini, per una piccola ma significativa parte in Ginger e Fred.

Dopo poco, Renzo Arbore la vide e le fece fare i provini Rai per il suo programma “Indietro tutta!”

Dotata di forme dolci e provocanti, Marcia si mise ben presto in luce, tanto da essere considerata la capogruppo delle ragazze Cacao Meravigliao e un sex symbol.

Successivamente, per la popolarità raggiunta, Marcia Sedoc è stata spesso ospite in varie trasmissioni Rai quali “Telethon”,” L’Italia in diretta”, “Serata mondiale con Alba Parietti e Valeria Marini”, “Pronto, Raffaella?”, “Maurizio Costanzo Show” e “Uno Mattina”.

Ha preso parte anche alle miniserie “I vigili urbani” con Lino Banfi e “Il commissario Corso”.

È tornata al cinema lavorando per Lamberto Bava in “Le foto di Gioia” con Serena Grandi, dove interpretava il ruolo di Kelly; per Tinto Brass in “Snack Bar Budapest”, per Claudio Fragasso in “After Death”, e per Claudio Bonivento in “Le giraffe”con Sabrina Ferilli e Veronica Pivetti; ha lavorato, inoltre, con i registi Pupi Avati, Gianni Lepre e Bruno Corbucci.

Liliana Manetti, collaboratrice della redazione di questa pagina, ha intervistato Marcia Sedoc in esclusiva per IL DISPARI

D:- Dov’è nata e come è cresciuta?

R:- Io sono nata in Suriname nella capitale Paramaribo dove ho vissuto qualche anno con la mia zia e i miei cugini, perché i miei erano partiti verso l’Olanda per lavoro.
Sono stata molto felice perché era accolta come una loro figlia. Ho dei bellissimi ricordi.
Poi sono partita anche io per Amsterdam per raggiungere la famiglia.

D:- Come è iniziato il suo successo?

R:- È iniziato in Olanda a 16 anni come modella.
Poi in Italia ho fatto cinema e teatro e televisione.
Un bel giorno ho sostenuto il provino per “Indietro tutta” con Renzo Arbore e da quel momento ho spiccato il volo ed ho avuto modo con il famoso gruppo “Cacao meravigliao” di conoscere tutta la penisola d’Italia.

D:- Quali sono state le esperienze artistiche più importanti per lei?

R:- In teatro come protagonista di “Antonio e Cleopatra” tutto il testo in Shakespeare ed è stata la prova più difficile per me, ma è stata anche una scuola di vita.
Lavoravo anche 12 al giorno facendo le prove.
Poi “Ginger and Fred”, e ancora prima con il grande maestro Fellini.
Inoltre ho lavorato con Mastroianni e anche con la grande attrice Moana Pozzi.
Quindi sono andata avanti con un altro film in cui ho partecipato: “Le giraffe” con la regia di Bonivento dove ho lavorato con un’altra grande attrice Irene Pivetti e la grande e mitica Sabrina Ferilli.
Posso andar avanti ma troppo lunga la lista!

D:- Come è stato il rapporto lavorativo con Renzo Arbore?

R:- È stato molto bello e divertente lui è molto allegro ed era molto avanti con il varietà.
È stata  un un’esperienza bellissima.

D:- Ha partecipato anche a concorsi importanti di bellezza?

R:- Sì. Come modella a 18 anni ho vinto miss Black Holland.

D:- Le piace fare sport e viaggiare?

R:- Mi piace molto lo sport. Ho fatto taekwondo, pugilato, calcio, e bicicletta e anche
danza.
Poi amo viaggiare e conoscere tante altre realtà, confrontarmi e imparare.

D:- Ci vuole raccontare i suoi progetti futuri?

R:- Uno dei mie progetti e il Asdbrasilsportclub dove sono vice presidente e porto avanti la nostra squadra femminile.
Poi c’è un altro progetto che abbiamo per i ragazzi speciale per il calcio.
E ancora un laboratorio per lo spettacolo, moda, portamento, teatro e musica
Un programma TV tutto mio prodotto dalla assfajalobyitalia olanda suriname
Prossimamente sullo schermo condotto e ideata da me “Non Solo Cacao”.
Questo sarà l’anno della rinascita, mai perdere la speranza!

Che dire? Un’artista completa e di grande successo che sa sempre andare avanti con grinta e rinnovarsi con le maggiori energie positive.

Liliana Manetti

Il Dispari 20210315

Il Dispari 20210315

 

Monologo per Giuseppe Lorin

” Il Paradiso non è eterno”

 

Giuseppe Lorin, dopo l’applaudita interpretazione video del monologo “Metempsicosi spirituale”

https://youtu.be/FazVBQ4gF9s

(con testo del sottoscritto e musiche di Roberto Prandin eseguite da Domenico Umbro e Raffaele Pagliaruli), è attualmente impegnato nella registrazione di altri testi (tra cui ” Il Paradiso non è eterno” che pubblichiamo qui di seguito) da lui stesso selezionati tra quelli proposti dall’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” in collaborazione con questa testata giornalistica IL DISPARI di Gaetano Di Meglio, con la regista scenografa e attrice Chiara Pavoni, con l’Associazione algerina ADA di Dalila Boukhalfa, con il magazine EUDONNA e la Casa editrice IL SEXTANTE di Mariapia Ciaghi.

 

Il Paradiso non è eterno

Quando ero ragazzo la spiaggia dei Maronti incarnava significati di gran lunga superiori ad ogni altra bellezza naturale di tutta l’Isola d’ Ischia.

La sabbia dell’arenile, doppia da non lasciare sul corpo la minima traccia di un granello. L’orizzonte sgombero da qualsiasi terra emersa, mare e cielo a cento ottanta gradi.

Neanche uno sparuto scoglio oltre la riva.

Rarissima, una nave da carico lontana molte miglia, poteva essere scambiata per un’ombra di nuvola.

Subito a ridosso dell’arenile, un canneto africano: arso approdo di uccelli migratori affaticati da traversate di giorni interi.

Le quaglie stremate da avvicinare quasi fossero pulcini.

Dopo pochi metri di terriccio tufaceo giallo, misto a ciottoli levigati dalle lunghe risacche, ecco che appariva, immensa, la parete scoscesa di una collinetta ricoperta da arbusti e da cespugli.

Bisognava percorrerla, in salita oppure in discesa, seguendo un viottolo angusto il quale, simile ad un rigagnolo, in molte anse s’interrompeva costringendo sia a saltare tra speroni di rocce sia a compiere pericolose arrampicate.

Inerpicati ed aggrappati a radici e sassi, graffi e ginocchia sbucciate, di solito, targavano i nostri corpi.

Le ragazze dai capelli a trecce e grandi occhi scuri non osavano affrontare l’avventura, a meno che non avessero il petto adolescente pieno di passione, e forte la volontà di cedere abbandonate in un abbraccio segreto e rubato.

Noi rubavamo alla vista degli altri i sentimenti della nostra spontanea ingenuità e la sincerità dei nostri gesti.

Ai Maronti, sulla sabbia, in un anfratto di grotta, con la mia amata tra le braccia, al tramonto, di fronte al sole tiepido delle primavere ischitane, potevo anche pensare che “Il paradiso non è eterno” mentre la dondolavo con una poesia:

Prima dell’alba   
regalami un verso   
così che io possa   
sfrontata babbuccia   
ricamo sulla brina  
imprimere.   
 
Al sole tenero   
vederti piangere di gioia.
 

Bruno Mancini

Il Dispari 20210315

Giuseppe Lorin

Il Dispari 20210315

Il Dispari 20210308 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20210308

INSISTENZA di Antonín Kosík edito da Il Sextante

Antonín Kosík (Praga, 1952), è un matematico, un filosofo, uno scrittore, dalle molteplici esperienze internazionali, a cominciare dalla rivista Vulgo.net alla quale hanno aderito anche scrittori italiani.

Antonín Kosík è autore del racconto, o meglio dei “saggi sulla memoria”, dal titolo “Insistenza”  tradotto dalla lingua ceca con copertina di Giulio Acquaviva.

Sono in programma, non appena possibile, alcune sue presentazioni a Napoli, Salerno e Acciaroli e, naturalmente, noi dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte DILA” in collaborazione con questa testata giornalistica IL DISPARI di Gaetano Di Meglio ma, soprattutto, grazie ai sempre più intensi rapporti di proficua cooperazione con Mariapia Ciaghi titolare della Casa editrice IL SEXTANTE e del magazine Eudonna, faremo di tutto affinché anche Ischia sia inserita nel tour del celebre scrittore.

Recensione di PIERLUIGI ALBERTONI

È vero? Dipende?

Per Antonin Kosik, filosofo e matematico nato a Praga nel 1952, l’Idea del ciclista è un cavallerizza e la pedalata una cavalcata.

D’altronde i sogni non importa se è o come si interpretano, importante come Antonin ce li racconta.

Tra l’altro le sue 10 divagazioni non si svolgono, come sarebbe pensabile, nella affascinante Praga, sua città natale, in quella Praga magica tanto cara ad Angelo Maria Ripellino, sfruttando una sensazione di Andrè Breton, ma in un paese dell’America del Sud in cui strani peones come Ignacio Moreno Aranda, vive la sua vita senza farsi andare i grilli e le costolette d’agnello per traverso.

La soluzione: non avvertire mai la strana sensazione di stare in una sala d’attesa del dentista. Spicciola filosofia di un matematico filosofo o filosofo matematico (le due filosofie si compendiano) in cui il massimo sforzo è sapere di far festa al Martedì.

Non per un riposo fideistico, come il Venerdì per i Musulmani, il Sabato per gli Ebrei, la Domenica per i cattolici ma perché al Martedì Ignacio Morena Aranda deve trangugiare l’essere stato lasciato, tanti anni prima, da Rebeca.

Un amore esistenziale inane che però gli era servito per conoscere una giraffa.

Anacronismi e incongruenze fantastiche, di Sogni strampalati come lo sportello in cui si vendono lecca-lecca, fiammiferi e birra ma, in cui, pur trovandosi a venti chilometri dalla più vicina arteria ci si aspettano folle enormi attaccata al campanaccio che non doveva mai smettere di suonare.

Si potrebbe opinare che questo non è la verità.

Però è la vostra verità Diversa da quella di Antonin Kosic, come diversa è la riga tracciata da voi da una retta geometrica.

Semmai è un pezzo di retta che ha in comune con la retta la dichiarazione del vostro intento. Dichiaro che sto tracciando un segmento di retta.

C’è sempre un qualcosa di enunciato, di concordato che si differenzia da quanto si ritiene VERO. Come le ore, al contrario, del cimitero ebraico di Praga.

Un  tempo di sottrazione che soltanto per convenzione si può misurare.

Così si può anche enunciare una verità, che non ha niente a che vedere con la verità acclarata, soltanto e sempre per consenso.

Occorre accettare.

Fidarsi dei poeti.

La verità che si vuole è sempre verosimile e anche se Rebeca non è l’amore, per Ignacio Morena Aranda  può sempre essere una giraffa.

P.S.

Anch’io come il Mario de L’idea del ciclismo per snellire il traffico giro su un tappeto volante.

Ne ho due: uno grande per gli spostamenti importanti ed uno  utilitario per girare in città.

Li tengo arrotolati posteggiati davanti a casa.

Occorre soltanto credere nel processo giusto. Purtroppo non sempre riesce.

Ma siete o non siete uomini di fede?

Monologo per Giuseppe Lorin

“Io mi ero innamorato”

Prologo ad un racconto mai scritto

Non è facile per uno scrittore innamorarsi.

In primo luogo perché il narcisismo, implicito in tutti ed in ciascuno, è certamente estremizzato nel letterato impegnato per propria scelta a costruire illusorie sagome di umanità.

Addobbato con semplici strumenti impietosi di un Deo creatore (un foglio di carta ed una penna), egli non ne è immune.

Paola e Francesco, ovvero Paolo e Francesca, non furono creati per un disperato accattonaggio di malinconica auto stima.

Non siamo tanto ingenui.

Poi, con retorica, potrei anche domandarmi quale possibilità di innamorarsi abbiano i drammaturghi che sbriciolano pensieri inesistenti.

Non tutte le sedie hanno anime di legno e collanti vinilici, né sempre sono state utilizzate in funzione di un appoggio per il culo.

Dove, comunque, lo scrittore mostra evidente l’impotenza a perdersi dietro un grande amore, è nella sua scelta di infiorettare, con costrutti lessicali, concetti disinvoltamente abbandonati da persone comuni durante pubblici colloqui metropolitani.

Io, invece, mi ero innamorato.

Scrittore innamorato.

Non mi riferisco all’amore per un altro essere vivente (uomo, donna, animale, incognito), poiché di simili nostri pasticci sono già sufficientemente pieni i rotocalchi.

Dicevo, avrei voluto dire, avrei voluto dire con un linguaggio equivocante, voglio dire, che gli scrittori difficilmente provano passione per una frase non costruita nella loro officina letteraria.

Ebbene, proprio così, sì, io, imbalsamatore di parole, credei di essermi innamorato di una frase.

«Io sono una birra che non potete bere in un sorso solo.»

Tale sarà per te, temerario lettore, questo mio racconto.

Bruno Mancini

 

 

Il Dispari 20210308

Attenzione!

Il prossimo 10 marzo 2021 è la data di scadenza per le iscrizioni alla decima edizione del Premio internazionale “Otto milioni”, ideato da Bruno Mancini, organizzato dall’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” con la collaborazione dell’Associazione culturale algerina “ADA” di Dalila Boukhalfa, della testata giornalistica IL DISPARI di Gaetano Di Meglio, del magazine EUDONNA e della Casa Editrice IL SEXTANTE di Mariapia Ciaghi.

TEMA LIBERO

Le iscrizione alle sei sezioni del premio (Poesia, Arti Grafiche, Musica, Giornalismo, Recitazione, Narrativa) sono completamente GRATUITE.

INFO e regolamento: dila@emmegiischia.com

Il Dispari 20210308

 

Il Dispari 20210301 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20210301

Il Dispari 20210301

Premio internazionale “Otto milioni” ideato da Bruno Mancini organizzato dall’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” con la collaborazione dell’Associazione culturale algerina “ADA” di Dalila Boukhalfa, della testata giornalistica IL DISPARI di Gaetano Di Meglio, del magazine EUDONNA e della Casa Editrice IL SEXTANTE di Mariapia Ciaghi

decima edizione 2021

TEMA LIBERO

Qui di seguito pubblichiamo un estratto del regolamento che si potrà scaricare integralmente dal sito

Premi “Otto milioni” 2021 decima edizione

 

L’iscrizione al Premio è completamente gratuita per TUTTI.

Il Premo si sviluppa in sei sezioni: Poesia, Arti Grafiche, Musica, Narrativa, Giornalismo, Recitazione.

Autori italiani e stranieri potranno iscrivere loro opere.

Tutte le opere iscritte alle sei sezioni del Premio non dovranno avere ricevuto precedenti premi DILA e dovranno pervenire a dila@emmegiischia.com nella loro stesura finale entro e non oltre il 10 MARZO 2021

1) Per la sezione Poesia, i testi dovranno essere scritti in lingua italiana, inviati in formato word, e composti da un massimo di 30 righe compreso il titolo ed eventuali spazi bianchi tra i versi e/o tra le strofe.

2) Per la sezione Arti grafiche le opere potranno essere composte con qualsiasi tecnica (acquerello, collage, tempera, murales, scultura, olio, fotografia, digitale, ceramica, ecc.) e dovranno essere inviate in formato jpeg o simile.

3) Per la sezione Musica i brani musicali potranno essere eseguiti con qualsiasi stile e qualsiasi strumentazione, anche solo vocale, o solo musicale, dovranno avere la durata massima di 4 minuti, NON dovranno includere contenuti protetti da copyright e dovranno essere inviati in formato mp3 o mp4.

4) Per la sezione  Narrativa i testi dovranno essere scritti in lingua italiana, dovranno essere composti da un massimo di 5.000 caratteri spazi inclusi e titolo compreso, e dovranno essere inviati in formato word.

5) Per la sezione Giornalismo gli articoli dovranno essere scritti in lingua italiana, composti da un massimo di 5.000 caratteri spazi inclusi e titolo compreso, ed inviati in formato word.

6)  Per la sezione Recitazione i brani di recitazione potranno essere eseguiti con qualsiasi stile e qualsiasi strumentazione, dovranno avere la durata massima di 4 minuti, NON dovranno includere contenuti protetti da copyright, dovranno essere inviati in formato mp3 o mp4.

Info & contatti: – Tel. 3914830355 (ore 14-23) – dila@emmegiischia.com

GIUSEPPE LORIN PERSONALITÀ SILENTE DELLA CULTURA ITALIANA

Giuseppe Lorin è attore, regista, romanziere, critico letterario, autore, conduttore e giornalista.

Lui si definisce semplicemente “uomo di cultura”.

Ha studiato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico e si è specializzato all’International Film Institut of London con Richard Attenborough e in Pubblicità e Marketing presso l’Università Luigi Bocconi di Milano.

È ideatore del Premio Internazionale di Poesia e Narrativa “Le Ragunanze”, presidente Michela Zanarella.

Docente di Interpretazione con il Metodo Mimesico e Dizione interpretativa, è anche giornalista pubblicista.

Ha vinto diversi premi e riconoscimenti ed è giurato in importanti premi letterari e cinematografici nazionali ed internazionali.

Con “Cistiberim, Vmbilicvs Vrbis Romae”, vol.1 e “Cistiberim, il Potere e l’Ambizione”, vol.2, che seguono “Transtiberim. Trastevere, il mondo dell’oltretomba”, Bibliotheka edizioni, l’autore è alla sua nona pubblicazione dopo l’apprezzato “Manuale di Dizione” (Nicola Pesce, Tespi ed. – 2009) con prefazione di Corrado Calabrò e contributi di Dacia Maraini, consultabile anche nelle biblioteche statali di settore.

Il suo incommensurabile amore per Roma l’ha portato a scrivere “Da Monteverde al mare” (David and Matthau – 2013), i cui contenuti sono ora nel suo libro “Transtiberim”, poiché la casa editrice li ha messi fuori commercio, “Tra le argille del tempo” (David and Matthau – 2015), primo romanzo postfantastorico, “Roma, i segreti degli antichi luoghi” (David and Matthau – 2016) e “Roma, la verità violata” (Alter Ego – 2017), romanzo pensato per una fiction di cui tre personaggi sono visibili su NonSoloPhoto per Youtube.

Nella primavera 2019, ed in occasione della elezione di Matera a Città della Cultura, Bibliotheka edizioni presenta “Dossier Isabella Morra”, la storia di un femminicidio del ‘500, nel materano, voluto dai fratelli di Isabella, la poetessa uccisa a 29 anni!

Sette poeti hanno apportato, per questo dossier di Giuseppe Lorin, i loro contributi poetici: dalla prefazione di Dante Maffia impreziosita con una sua poesia dedicata a Isabella Morra; a Dacia Maraini; da Corrado Calabrò a Michela Zanarella; da Marcella Continanza a Vittorio Pavoncello e ad Antonella Radogna.

“Transtiberim. Trastevere, il mondo dell’oltretomba” – Bibliotheka edizioni, è da considerarsi un amico-guida per visitare i posti che si trovano sulla sponda destra del Tevere, e così incontriamo Trastevere, uno dei quartieri più suggestivi di Roma, dove immaginate di passeggiare per i vicoli, le piazze, le vie, avendolo accanto in funzione di guida che vi sveli la storia e il significato simbolico di ogni edificio, monumento, fontana e chiesa incontrati.

Infatti, lo scopo di questo agile volume illustrato è l’intenzione di voler ricostruire, rendendone l’incanto al lettore, il fascino di Trastevere, partendo dalle origini del quartiere, non soltanto tramite analisi di tipo artistico-architettonico, ma anche attraverso il racconto di aneddoti che si perdono tra il verosimile e il leggendario e vicende di personaggi più o meno celebri che hanno legato le loro azioni a questo storico rione.

Al pari di questo libro guida è Cistiberim, diviso nei due volumi, per la conoscenza storica dei posti sulla riva sinistra del fiume sacro ai romani.

Così, Giuseppe Lorin, che allo studio della città eterna ha dedicato gran parte della sua vita e della sua esperienza letteraria, ci regala un’opera consultabile a più livelli: dal semplice piacere narrativo all’uso turistico-didattico.

I libri hanno avuto il placet dal nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Per non dimenticare la grandezza e la bellezza di Roma, nonostante le scellerate azioni di chi dovrebbe tutelarne lo sterminato patrimonio culturale, ma non sempre lo fa.

Giuseppe Lorin di se stesso dice:

Il mio interesse per Roma, la città dove sono nato, si è sviluppato gradualmente negli anni.

Avendo genitori non di Roma; mio padre di Padova e Venezia, mia madre di Capua e Napoli, quando venivano a trovarci i parenti dal nord e dal sud d’Italia, mia madre, avendo da sbrigare le faccende domestiche per l’accoglienza dei parenti, delegava me che avevo una decina d’anni, per portarli a visitare Roma, città unica nel suo genere.

Poi, negli studi superiori, con la prof. di Storia dell’Arte si andava il sabato in giro per l’Urbs a conoscere nello specifico i posti storici degli eventi che hanno reso insuperabile questa nostra Roma.

I sentimenti che mi legano a questi luoghi spaziano dai ricordi a momenti quotidiani di emozioni a volte dovute a profumi, a voli improvvisi di pappagalli verdi che ormai a migliaia colorano i parchi della capitale d’Italia.

A ricordi che all’improvviso si fanno vivi solo a vedere un volto che ne ricorda un altro, un gesto affabile nei miei confronti mi emoziona e nel contempo mi meraviglia specialmente se viene da persone che non si conoscono”.

Giuseppe Lorin, dopo l’applaudita interpretazione video del monologo “Metempsicosi spirituale

(con testo del sottoscritto e musiche di Roberto Prandin eseguite da Domenico Umbro e Raffaele Pagliaruli), è attualmente impegnato nella registrazione di altri testi da lui stesso selezionati tra quelli proposti da Autori partecipanti ai progetti Made in Ischia organizzati dall’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” in collaborazione con questa testata giornalistica IL DISPARI di Gaetano Di Meglio, con la regista scenografa e attrice Chiara Pavoni, con l’Associazione algerina ADA di Dalila Boukhalfa, con il magazine EUDONNA e la Casa editrice IL SEXTANTE di Mariapia Ciaghi.

Con ciò creando le premesse della sua partecipazione come ospite d’onore ad uno dei primi eventi culturali che “Da Ischia L’Arte – DILA”, passate le restrizioni per la pandemia, organizzerà ad Ischia.

Quanto prima, contiamo di indicarvi i link ai quali accedere per assistere alle sue nuove performance.

La foto è uno scatto di Jashin Calafato.

Bruno Mancini

 

DILA

NUSIV

Il Dispari 20210308 – Redazione culturale DILA

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Il Dispari 20210308

INSISTENZA di Antonín Kosík edito da Il Sextante

Antonín Kosík (Praga, 1952), è un matematico, un filosofo, uno scrittore, dalle molteplici esperienze internazionali, a cominciare dalla rivista Vulgo.net alla quale hanno aderito anche scrittori italiani.

Antonín Kosík è autore del racconto, o meglio dei “saggi sulla memoria”, dal titolo “Insistenza”  tradotto dalla lingua ceca con copertina di Giulio Acquaviva.

Sono in programma, non appena possibile, alcune sue presentazioni a Napoli, Salerno e Acciaroli e, naturalmente, noi dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte DILA” in collaborazione con questa testata giornalistica IL DISPARI di Gaetano Di Meglio ma, soprattutto, grazie ai sempre più intensi rapporti di proficua cooperazione con Mariapia Ciaghi titolare della Casa editrice IL SEXTANTE e del magazine Eudonna, faremo di tutto affinché anche Ischia sia inserita nel tour del celebre scrittore.

Recensione di PIERLUIGI ALBERTONI

È vero? Dipende?

Per Antonin Kosik, filosofo e matematico nato a Praga nel 1952, l’Idea del ciclista è un cavallerizza e la pedalata una cavalcata.

D’altronde i sogni non importa se è o come si interpretano, importante come Antonin ce li racconta.

Tra l’altro le sue 10 divagazioni non si svolgono, come sarebbe pensabile, nella affascinante Praga, sua città natale, in quella Praga magica tanto cara ad Angelo Maria Ripellino, sfruttando una sensazione di Andrè Breton, ma in un paese dell’America del Sud in cui strani peones come Ignacio Moreno Aranda, vive la sua vita senza farsi andare i grilli e le costolette d’agnello per traverso.

La soluzione: non avvertire mai la strana sensazione di stare in una sala d’attesa del dentista. Spicciola filosofia di un matematico filosofo o filosofo matematico (le due filosofie si compendiano) in cui il massimo sforzo è sapere di far festa al Martedì.

Non per un riposo fideistico, come il Venerdì per i Musulmani, il Sabato per gli Ebrei, la Domenica per i cattolici ma perché al Martedì Ignacio Morena Aranda deve trangugiare l’essere stato lasciato, tanti anni prima, da Rebeca.

Un amore esistenziale inane che però gli era servito per conoscere una giraffa.

Anacronismi e incongruenze fantastiche, di Sogni strampalati come lo sportello in cui si vendono lecca-lecca, fiammiferi e birra ma, in cui, pur trovandosi a venti chilometri dalla più vicina arteria ci si aspettano folle enormi attaccata al campanaccio che non doveva mai smettere di suonare.

Si potrebbe opinare che questo non è la verità.

Però è la vostra verità Diversa da quella di Antonin Kosic, come diversa è la riga tracciata da voi da una retta geometrica.

Semmai è un pezzo di retta che ha in comune con la retta la dichiarazione del vostro intento. Dichiaro che sto tracciando un segmento di retta.

C’è sempre un qualcosa di enunciato, di concordato che si differenzia da quanto si ritiene VERO. Come le ore, al contrario, del cimitero ebraico di Praga.

Un  tempo di sottrazione che soltanto per convenzione si può misurare.

Così si può anche enunciare una verità, che non ha niente a che vedere con la verità acclarata, soltanto e sempre per consenso.

Occorre accettare.

Fidarsi dei poeti.

La verità che si vuole è sempre verosimile e anche se Rebeca non è l’amore, per Ignacio Morena Aranda  può sempre essere una giraffa.

P.S.

Anch’io come il Mario de L’idea del ciclismo per snellire il traffico giro su un tappeto volante.

Ne ho due: uno grande per gli spostamenti importanti ed uno  utilitario per girare in città.

Li tengo arrotolati posteggiati davanti a casa.

Occorre soltanto credere nel processo giusto. Purtroppo non sempre riesce.

Ma siete o non siete uomini di fede?

Monologo per Giuseppe Lorin

“Io mi ero innamorato”

Prologo ad un racconto mai scritto

Non è facile per uno scrittore innamorarsi.

In primo luogo perché il narcisismo, implicito in tutti ed in ciascuno, è certamente estremizzato nel letterato impegnato per propria scelta a costruire illusorie sagome di umanità.

Addobbato con semplici strumenti impietosi di un Deo creatore (un foglio di carta ed una penna), egli non ne è immune.

Paola e Francesco, ovvero Paolo e Francesca, non furono creati per un disperato accattonaggio di malinconica auto stima.

Non siamo tanto ingenui.

Poi, con retorica, potrei anche domandarmi quale possibilità di innamorarsi abbiano i drammaturghi che sbriciolano pensieri inesistenti.

Non tutte le sedie hanno anime di legno e collanti vinilici, né sempre sono state utilizzate in funzione di un appoggio per il culo.

Dove, comunque, lo scrittore mostra evidente l’impotenza a perdersi dietro un grande amore, è nella sua scelta di infiorettare, con costrutti lessicali, concetti disinvoltamente abbandonati da persone comuni durante pubblici colloqui metropolitani.

Io, invece, mi ero innamorato.

Scrittore innamorato.

Non mi riferisco all’amore per un altro essere vivente (uomo, donna, animale, incognito), poiché di simili nostri pasticci sono già sufficientemente pieni i rotocalchi.

Dicevo, avrei voluto dire, avrei voluto dire con un linguaggio equivocante, voglio dire, che gli scrittori difficilmente provano passione per una frase non costruita nella loro officina letteraria.

Ebbene, proprio così, sì, io, imbalsamatore di parole, credei di essermi innamorato di una frase.

«Io sono una birra che non potete bere in un sorso solo.»

Tale sarà per te, temerario lettore, questo mio racconto.

Bruno Mancini

 

 

Il Dispari 20210308

Attenzione!

Il prossimo 10 marzo 2021 è la data di scadenza per le iscrizioni alla decima edizione del Premio internazionale “Otto milioni”, ideato da Bruno Mancini, organizzato dall’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” con la collaborazione dell’Associazione culturale algerina “ADA” di Dalila Boukhalfa, della testata giornalistica IL DISPARI di Gaetano Di Meglio, del magazine EUDONNA e della Casa Editrice IL SEXTANTE di Mariapia Ciaghi.

TEMA LIBERO

Le iscrizione alle sei sezioni del premio (Poesia, Arti Grafiche, Musica, Giornalismo, Recitazione, Narrativa) sono completamente GRATUITE.

INFO e regolamento: dila@emmegiischia.com

Il Dispari 20210308

 

Il Dispari 20210301 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20210301

Il Dispari 20210301

Premio internazionale “Otto milioni” ideato da Bruno Mancini organizzato dall’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” con la collaborazione dell’Associazione culturale algerina “ADA” di Dalila Boukhalfa, della testata giornalistica IL DISPARI di Gaetano Di Meglio, del magazine EUDONNA e della Casa Editrice IL SEXTANTE di Mariapia Ciaghi

decima edizione 2021

TEMA LIBERO

Qui di seguito pubblichiamo un estratto del regolamento che si potrà scaricare integralmente dal sito

Premi “Otto milioni” 2021 decima edizione

 

L’iscrizione al Premio è completamente gratuita per TUTTI.

Il Premo si sviluppa in sei sezioni: Poesia, Arti Grafiche, Musica, Narrativa, Giornalismo, Recitazione.

Autori italiani e stranieri potranno iscrivere loro opere.

Tutte le opere iscritte alle sei sezioni del Premio non dovranno avere ricevuto precedenti premi DILA e dovranno pervenire a dila@emmegiischia.com nella loro stesura finale entro e non oltre il 10 MARZO 2021

1) Per la sezione Poesia, i testi dovranno essere scritti in lingua italiana, inviati in formato word, e composti da un massimo di 30 righe compreso il titolo ed eventuali spazi bianchi tra i versi e/o tra le strofe.

2) Per la sezione Arti grafiche le opere potranno essere composte con qualsiasi tecnica (acquerello, collage, tempera, murales, scultura, olio, fotografia, digitale, ceramica, ecc.) e dovranno essere inviate in formato jpeg o simile.

3) Per la sezione Musica i brani musicali potranno essere eseguiti con qualsiasi stile e qualsiasi strumentazione, anche solo vocale, o solo musicale, dovranno avere la durata massima di 4 minuti, NON dovranno includere contenuti protetti da copyright e dovranno essere inviati in formato mp3 o mp4.

4) Per la sezione  Narrativa i testi dovranno essere scritti in lingua italiana, dovranno essere composti da un massimo di 5.000 caratteri spazi inclusi e titolo compreso, e dovranno essere inviati in formato word.

5) Per la sezione Giornalismo gli articoli dovranno essere scritti in lingua italiana, composti da un massimo di 5.000 caratteri spazi inclusi e titolo compreso, ed inviati in formato word.

6)  Per la sezione Recitazione i brani di recitazione potranno essere eseguiti con qualsiasi stile e qualsiasi strumentazione, dovranno avere la durata massima di 4 minuti, NON dovranno includere contenuti protetti da copyright, dovranno essere inviati in formato mp3 o mp4.

Info & contatti: – Tel. 3914830355 (ore 14-23) – dila@emmegiischia.com

GIUSEPPE LORIN PERSONALITÀ SILENTE DELLA CULTURA ITALIANA

Giuseppe Lorin è attore, regista, romanziere, critico letterario, autore, conduttore e giornalista.

Lui si definisce semplicemente “uomo di cultura”.

Ha studiato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico e si è specializzato all’International Film Institut of London con Richard Attenborough e in Pubblicità e Marketing presso l’Università Luigi Bocconi di Milano.

È ideatore del Premio Internazionale di Poesia e Narrativa “Le Ragunanze”, presidente Michela Zanarella.

Docente di Interpretazione con il Metodo Mimesico e Dizione interpretativa, è anche giornalista pubblicista.

Ha vinto diversi premi e riconoscimenti ed è giurato in importanti premi letterari e cinematografici nazionali ed internazionali.

Con “Cistiberim, Vmbilicvs Vrbis Romae”, vol.1 e “Cistiberim, il Potere e l’Ambizione”, vol.2, che seguono “Transtiberim. Trastevere, il mondo dell’oltretomba”, Bibliotheka edizioni, l’autore è alla sua nona pubblicazione dopo l’apprezzato “Manuale di Dizione” (Nicola Pesce, Tespi ed. – 2009) con prefazione di Corrado Calabrò e contributi di Dacia Maraini, consultabile anche nelle biblioteche statali di settore.

Il suo incommensurabile amore per Roma l’ha portato a scrivere “Da Monteverde al mare” (David and Matthau – 2013), i cui contenuti sono ora nel suo libro “Transtiberim”, poiché la casa editrice li ha messi fuori commercio, “Tra le argille del tempo” (David and Matthau – 2015), primo romanzo postfantastorico, “Roma, i segreti degli antichi luoghi” (David and Matthau – 2016) e “Roma, la verità violata” (Alter Ego – 2017), romanzo pensato per una fiction di cui tre personaggi sono visibili su NonSoloPhoto per Youtube.

Nella primavera 2019, ed in occasione della elezione di Matera a Città della Cultura, Bibliotheka edizioni presenta “Dossier Isabella Morra”, la storia di un femminicidio del ‘500, nel materano, voluto dai fratelli di Isabella, la poetessa uccisa a 29 anni!

Sette poeti hanno apportato, per questo dossier di Giuseppe Lorin, i loro contributi poetici: dalla prefazione di Dante Maffia impreziosita con una sua poesia dedicata a Isabella Morra; a Dacia Maraini; da Corrado Calabrò a Michela Zanarella; da Marcella Continanza a Vittorio Pavoncello e ad Antonella Radogna.

“Transtiberim. Trastevere, il mondo dell’oltretomba” – Bibliotheka edizioni, è da considerarsi un amico-guida per visitare i posti che si trovano sulla sponda destra del Tevere, e così incontriamo Trastevere, uno dei quartieri più suggestivi di Roma, dove immaginate di passeggiare per i vicoli, le piazze, le vie, avendolo accanto in funzione di guida che vi sveli la storia e il significato simbolico di ogni edificio, monumento, fontana e chiesa incontrati.

Infatti, lo scopo di questo agile volume illustrato è l’intenzione di voler ricostruire, rendendone l’incanto al lettore, il fascino di Trastevere, partendo dalle origini del quartiere, non soltanto tramite analisi di tipo artistico-architettonico, ma anche attraverso il racconto di aneddoti che si perdono tra il verosimile e il leggendario e vicende di personaggi più o meno celebri che hanno legato le loro azioni a questo storico rione.

Al pari di questo libro guida è Cistiberim, diviso nei due volumi, per la conoscenza storica dei posti sulla riva sinistra del fiume sacro ai romani.

Così, Giuseppe Lorin, che allo studio della città eterna ha dedicato gran parte della sua vita e della sua esperienza letteraria, ci regala un’opera consultabile a più livelli: dal semplice piacere narrativo all’uso turistico-didattico.

I libri hanno avuto il placet dal nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Per non dimenticare la grandezza e la bellezza di Roma, nonostante le scellerate azioni di chi dovrebbe tutelarne lo sterminato patrimonio culturale, ma non sempre lo fa.

Giuseppe Lorin di se stesso dice:

Il mio interesse per Roma, la città dove sono nato, si è sviluppato gradualmente negli anni.

Avendo genitori non di Roma; mio padre di Padova e Venezia, mia madre di Capua e Napoli, quando venivano a trovarci i parenti dal nord e dal sud d’Italia, mia madre, avendo da sbrigare le faccende domestiche per l’accoglienza dei parenti, delegava me che avevo una decina d’anni, per portarli a visitare Roma, città unica nel suo genere.

Poi, negli studi superiori, con la prof. di Storia dell’Arte si andava il sabato in giro per l’Urbs a conoscere nello specifico i posti storici degli eventi che hanno reso insuperabile questa nostra Roma.

I sentimenti che mi legano a questi luoghi spaziano dai ricordi a momenti quotidiani di emozioni a volte dovute a profumi, a voli improvvisi di pappagalli verdi che ormai a migliaia colorano i parchi della capitale d’Italia.

A ricordi che all’improvviso si fanno vivi solo a vedere un volto che ne ricorda un altro, un gesto affabile nei miei confronti mi emoziona e nel contempo mi meraviglia specialmente se viene da persone che non si conoscono”.

Giuseppe Lorin, dopo l’applaudita interpretazione video del monologo “Metempsicosi spirituale

(con testo del sottoscritto e musiche di Roberto Prandin eseguite da Domenico Umbro e Raffaele Pagliaruli), è attualmente impegnato nella registrazione di altri testi da lui stesso selezionati tra quelli proposti da Autori partecipanti ai progetti Made in Ischia organizzati dall’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” in collaborazione con questa testata giornalistica IL DISPARI di Gaetano Di Meglio, con la regista scenografa e attrice Chiara Pavoni, con l’Associazione algerina ADA di Dalila Boukhalfa, con il magazine EUDONNA e la Casa editrice IL SEXTANTE di Mariapia Ciaghi.

Con ciò creando le premesse della sua partecipazione come ospite d’onore ad uno dei primi eventi culturali che “Da Ischia L’Arte – DILA”, passate le restrizioni per la pandemia, organizzerà ad Ischia.

Quanto prima, contiamo di indicarvi i link ai quali accedere per assistere alle sue nuove performance.

La foto è uno scatto di Jashin Calafato.

Bruno Mancini

 

Il Dispari 20210222 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20210222

Premio internazionale di Poesia “Otto milioni”

REGOLAMENTO

decima edizione 2021

TEMA LIBERO

  1. L’iscrizione al Premio è completamente gratuita per TUTTI.
  2. Una commissione nominata da Bruno Mancini provvederà a selezionare in maniera insindacabile le poesie che parteciperanno alla fase finale del Premio.
  3. Soci dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” avranno diritto ad iscrivere UNA loro poesia direttamente nel gruppo delle finaliste, purché rispettino quanto prescritto negli articoli successivi di questo regolamento. Sono esclusi da questa opportunità i Soci DILA che saranno, eventualmente, inseriti in una Giuria della sezione poesia del Premio. Gli Autori che hanno già partecipato ad una qualsiasi delle Antologie pubblicate da Bruno Mancini sono equiparati agli Associati DILA.
  4. Autori italiani e stranieri potranno iscrivere al Premio non più di 4 poesie ciascuno.
  5. Le poesie iscritte al Premio:
  6. a) non dovranno avere ricevuto precedenti premi DILA;
  7. b) dovranno essere inviate in formato word a dila@emmegiischia.com
  8. c) dovranno essere scritte in lingua italiana
  9. d) dovranno essere composte da un massimo di 30 righe (compreso il titolo ed eventuali spazi bianchi tra i versi e/o tra le strofe).
  10. e) potranno essere scritte in una delle seguenti lingue <arabo, francese, inglese, lettone, russo, spagnolo> purché, SOLO in questo caso, siano accompagnate dal versamento di 10.00€ ciascuna come contributo per la traduzione in italiano che verrà effettuata da poeti collaboratori dell’Ass. DILA. Tali versamenti andranno effettuati sull’IBAN che verrà indicato in maniera privata.
  11. A richiesta degli Autori, TUTTE le poesie iscritte al Premio potranno essere pubblicate nell’antologia “DECIMA EDIZIONE”. Tale loro pubblicazione sarà subordinata al versamento, relativo all’ordine di acquisto di almeno due copie dell’antologia, che dovrà essere effettuato sull’IBAN IT52V0514239930CC1331129692. La ricevuta andrà allegata all’invio della documentazione necessaria all’iscrizione della poesia al Premio.
  12. La mancata adesione alla suddetta opportunità editoriale NON pregiudicherà in alcun modo la partecipazione delle poesie al Premio.
  13. L’antologia sarà regolarmente provvista di un codice ISBN. Il prezzo di copertina del volume in bianco e nero sarà di 22.00 € e la stampa avverrà entro settembre 2021.
  14. L’Autore, per partecipare al Premio, dovrà compilare in tutte le sue parti la dichiarazione annessa a questo regolamento e dovrà inviarla a dila@emmegiischia.com debitamente firmata, insieme al file della poesia proposta.
  15. La votazione conclusiva che designerà la poesia vincitrice, avverrà sommando i punti ricevuti mediante: a)link ai siti web che aderiranno all’iniziativa (1 voto = 1 punto); b)coupon inseriti nelle testate giornalistiche che aderiranno all’iniziativa (1 voto = 10 punti); c) schede allegate all’antologia “ARTE ALTROVE” (1 voto = 30 punti), d) voti espressi da giurie nominate da DILA e dagli sponsor del premio -i punti totali assegnati a ciascuna Giuria saranno pari al totale dei punti espressi al capo a).
  16. Le poesie per partecipare al Premio dovranno pervenire a dila@emmegiischia.com nella loro stesura finale entro e non oltre il 10 MARZO 2021.
  17. Il mancato rispetto di una qualsiasi delle norme di questo regolamento sarà causa di esclusione della poesia dal premio.
  18. I nomi dei finalisti saranno annunciati entro il 30 marzo 2021.
  19. La classifica finale sarà resa nota in una data compresa tra il 10 ottobre e il 31 dicembre 2021.
  20. La cerimonia di premiazione dei vincitori avverrà in una data compresa tra il 20 ottobre e il 31 dicembre 2021. La data e la località della premiazione saranno rese note ai finalisti con un preavviso di 10 giorni.
  21. Trattandosi di un premio ad iscrizione COMPLETAMENTE GRATUITA, Bruno Mancini si riserva il diritto di effettuare qualsiasi variazione a questo regolamento, e gli Autori, inviando i propri testi, ne prendono atto in maniera definitiva.

INFO: emmegiischia@gmail.com – Tel. 3914830355 tutti i giorni dalle 14 alle 22

 

Maria Francesca Mosca – Fili di rugiada

Maria Francesca Mosca, seconda e terza classificata alla nona edizione del Premio internazionale di Poesia “Otto milioni”, ha dato alle stampe un suo volume di poesie intitolato “Fili di Rugiada” con la copertina di Tiziano Cantoni, edito da Ibiskos Ulivieri.

Abbiamo colto l’occasione per chiederle di introdurci al mondo poetico espresso nel libro e lei, che ringraziamo, con molta disponibilità ci ha scritto che…

“L’idea di scrivere questa raccolta liberamente ispirata alle storie degli atleti partecipanti al Giro  d’Italia Handbike, nella ricorrenza della decima edizione, è scaturita in me spontanea dalle emozioni provate seguendo alcune tappe.

Non si possono descrivere, sono lievi sussurri che solo l’animo può cogliere, carezze che si perdono nel vento, cadono rapide come foglie in autunno, ma rinascono ancor più rigogliose e forti con la consapevolezza dei profumi di primavera.

Sono sensazioni fugaci ma profonde, paiono solo sfiorare, ma in realtà tracciano un solco indelebile.

Quando si “vivono” le storie di questi ragazzi si capiscono tante cose, soprattutto emerge il loro  coraggio, la voglia di lottare e di apprezzare la vita.

Ogni giornata è una nuova conquista, in realtà lo è per tutti, ma purtroppo la maggior parte di noi  non ne è consapevole.

Ecco perché “Fili di rugiada”.

Perché l’alba di ogni giorno, con le sue preziose gocce di promesse, crea un legame indissolubile  con la vita stessa e questi “fili” dalla fragilità estrema sono capaci di creare ricami nel tessuto della vita laddove la triste realtà aveva provocato strappi all’apparenza irrimediabili.

 Sanno cucire addosso, in modo indelebile, i sogni per permettere di far volare i valori più veri  come l’amore, l’amicizia, il sano spirito di competizione e, soprattutto, la gioia di vivere.

Ciò che ho voluto far emergere è proprio questo aspetto.

Gli atleti sono bravissimi, alcuni hanno avuto ed hanno importanti affermazioni a livello   nazionale, europeo e mondiale, e questo fa loro ancor più onore e li apprezzo e li applaudo con

incondizionata ammirazione.

Ma la criticità dell’esistenza, la realtà delle emozioni da loro provate e suscitate si concentrano   tutte nella fragilità e nella forza di quei “fili di rugiada”, speranza per chi non ha orizzonti,   confronto per chi crede di averne e, comunque, invisibili ma tenaci legami con la vita stessa,   preziosa in ogni suo attimo.

Così nel testo ho voluto evidenziare da un lato i percorsi di vita degli atleti, diversi tra loro, impegnativi, difficili e con un unico denominatore: l’Amore per la vita, la voglia di riscatto, di esserci sempre e comunque con gioia e determinazione, e dall’altro lato il percorso emozionale di chi, come me, si approccia a questa realtà, magari per la prima volta, e ne rimane coinvolto, sconvolto e affascinato.

Mi è rimasto dentro il sorriso di questi “campioni di vita”, quel sorriso che non è solo esteriore, ma accende gli occhi e li illumina e per questo ho voluto dedicare, ad ognuno di loro, una poesia, come lieve carezza, per dire semplicemente il mio GRAZIE!!”

Maria Francesca Mosca e Silvana Lazzarino

Maria Francesca Mosca presentazione Fili di Rugiada alla libreria Hora Felix Roma. in foto Laila Scorcelletti, M Francesca Mosca, Silvana Lazzarino e Federica Sciandivasci

Maria Francesca Mosca: Fili di rugiada

Fili di rugiada di Maria Francesca Mosca, presentazione Milano

 

Chiara Pavoni – La rinascita 2021

Venerdì 12 febbraio si è svolto un evento, organizzato da FAJALOBY di Marcia Sedoc, presso il Municipio I di Roma con Emanuela Petroni, Pasquale Sciandra, Paolo Polidori, ”Paesi Uniti della Sabina TV Radio – Eventi – News Giornale” di Rieti e Ciadd News RADIO e TV.

La manifestazione è stata organizzata da Marcia Sedoc, Presidente dell’Associazione Fajaloby Olanda Suriname, con il patrocinio del Comune di Roma, del Primo Municipio – Roma Centro storico e del Comitato Roma Capitale, Italia Europa,

Il dibattito è stato moderato dalla grande artista Marcia Sedoc.

Graditi ospiti dell’evento sono stati gli attori: Antonio Fazio con un monologo contro la violenza e Chiara Pavoni, che non è solo un’attrice ma anche una coreografa e ballerina, con una poesia del Presidente dell’Associazione internazionale “Da Ischia L’Arte” Bruno Mancini “Eppure se”.

Foto di Luigi Luogo.
Interviste di Ciad news a cura dell’attrice e giornalista Emanuela Petroni, con foto e dirette Fb di Paul Polidori.

Regia di Pasquale Sciandra.

Produzione e video grafica di Simone Mek.
Un evento epocale in questo periodo in cui il COVID ci costringe ancora in poche attività artistiche e semina vittime anche privatamente e nella vita quotidiana.

Liliana Manetti

DILA

NUSIV

Il Dispari 20210301 – Redazione culturale DILA

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Il Dispari 20210301 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20210301

Il Dispari 20210301

Premio internazionale “Otto milioni” ideato da Bruno Mancini organizzato dall’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” con la collaborazione dell’Associazione culturale algerina “ADA” di Dalila Boukhalfa, della testata giornalistica IL DISPARI di Gaetano Di Meglio, del magazine EUDONNA e della Casa Editrice IL SEXTANTE di Mariapia Ciaghi

decima edizione 2021

TEMA LIBERO

Qui di seguito pubblichiamo un estratto del regolamento che si potrà scaricare integralmente dal sito

Premi “Otto milioni” 2021 decima edizione

 

L’iscrizione al Premio è completamente gratuita per TUTTI.

Il Premo si sviluppa in sei sezioni: Poesia, Arti Grafiche, Musica, Narrativa, Giornalismo, Recitazione.

Autori italiani e stranieri potranno iscrivere loro opere.

Tutte le opere iscritte alle sei sezioni del Premio non dovranno avere ricevuto precedenti premi DILA e dovranno pervenire a dila@emmegiischia.com nella loro stesura finale entro e non oltre il 10 MARZO 2021

1) Per la sezione Poesia, i testi dovranno essere scritti in lingua italiana, inviati in formato word, e composti da un massimo di 30 righe compreso il titolo ed eventuali spazi bianchi tra i versi e/o tra le strofe.

2) Per la sezione Arti grafiche le opere potranno essere composte con qualsiasi tecnica (acquerello, collage, tempera, murales, scultura, olio, fotografia, digitale, ceramica, ecc.) e dovranno essere inviate in formato jpeg o simile.

3) Per la sezione Musica i brani musicali potranno essere eseguiti con qualsiasi stile e qualsiasi strumentazione, anche solo vocale, o solo musicale, dovranno avere la durata massima di 4 minuti, NON dovranno includere contenuti protetti da copyright e dovranno essere inviati in formato mp3 o mp4.

4) Per la sezione  Narrativa i testi dovranno essere scritti in lingua italiana, dovranno essere composti da un massimo di 5.000 caratteri spazi inclusi e titolo compreso, e dovranno essere inviati in formato word.

5) Per la sezione Giornalismo gli articoli dovranno essere scritti in lingua italiana, composti da un massimo di 5.000 caratteri spazi inclusi e titolo compreso, ed inviati in formato word.

6)  Per la sezione Recitazione i brani di recitazione potranno essere eseguiti con qualsiasi stile e qualsiasi strumentazione, dovranno avere la durata massima di 4 minuti, NON dovranno includere contenuti protetti da copyright, dovranno essere inviati in formato mp3 o mp4.

Info & contatti: – Tel. 3914830355 (ore 14-23) – dila@emmegiischia.com

GIUSEPPE LORIN PERSONALITÀ SILENTE DELLA CULTURA ITALIANA

Giuseppe Lorin è attore, regista, romanziere, critico letterario, autore, conduttore e giornalista.

Lui si definisce semplicemente “uomo di cultura”.

Ha studiato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico e si è specializzato all’International Film Institut of London con Richard Attenborough e in Pubblicità e Marketing presso l’Università Luigi Bocconi di Milano.

È ideatore del Premio Internazionale di Poesia e Narrativa “Le Ragunanze”, presidente Michela Zanarella.

Docente di Interpretazione con il Metodo Mimesico e Dizione interpretativa, è anche giornalista pubblicista.

Ha vinto diversi premi e riconoscimenti ed è giurato in importanti premi letterari e cinematografici nazionali ed internazionali.

Con “Cistiberim, Vmbilicvs Vrbis Romae”, vol.1 e “Cistiberim, il Potere e l’Ambizione”, vol.2, che seguono “Transtiberim. Trastevere, il mondo dell’oltretomba”, Bibliotheka edizioni, l’autore è alla sua nona pubblicazione dopo l’apprezzato “Manuale di Dizione” (Nicola Pesce, Tespi ed. – 2009) con prefazione di Corrado Calabrò e contributi di Dacia Maraini, consultabile anche nelle biblioteche statali di settore.

Il suo incommensurabile amore per Roma l’ha portato a scrivere “Da Monteverde al mare” (David and Matthau – 2013), i cui contenuti sono ora nel suo libro “Transtiberim”, poiché la casa editrice li ha messi fuori commercio, “Tra le argille del tempo” (David and Matthau – 2015), primo romanzo postfantastorico, “Roma, i segreti degli antichi luoghi” (David and Matthau – 2016) e “Roma, la verità violata” (Alter Ego – 2017), romanzo pensato per una fiction di cui tre personaggi sono visibili su NonSoloPhoto per Youtube.

Nella primavera 2019, ed in occasione della elezione di Matera a Città della Cultura, Bibliotheka edizioni presenta “Dossier Isabella Morra”, la storia di un femminicidio del ‘500, nel materano, voluto dai fratelli di Isabella, la poetessa uccisa a 29 anni!

Sette poeti hanno apportato, per questo dossier di Giuseppe Lorin, i loro contributi poetici: dalla prefazione di Dante Maffia impreziosita con una sua poesia dedicata a Isabella Morra; a Dacia Maraini; da Corrado Calabrò a Michela Zanarella; da Marcella Continanza a Vittorio Pavoncello e ad Antonella Radogna.

“Transtiberim. Trastevere, il mondo dell’oltretomba” – Bibliotheka edizioni, è da considerarsi un amico-guida per visitare i posti che si trovano sulla sponda destra del Tevere, e così incontriamo Trastevere, uno dei quartieri più suggestivi di Roma, dove immaginate di passeggiare per i vicoli, le piazze, le vie, avendolo accanto in funzione di guida che vi sveli la storia e il significato simbolico di ogni edificio, monumento, fontana e chiesa incontrati.

Infatti, lo scopo di questo agile volume illustrato è l’intenzione di voler ricostruire, rendendone l’incanto al lettore, il fascino di Trastevere, partendo dalle origini del quartiere, non soltanto tramite analisi di tipo artistico-architettonico, ma anche attraverso il racconto di aneddoti che si perdono tra il verosimile e il leggendario e vicende di personaggi più o meno celebri che hanno legato le loro azioni a questo storico rione.

Al pari di questo libro guida è Cistiberim, diviso nei due volumi, per la conoscenza storica dei posti sulla riva sinistra del fiume sacro ai romani.

Così, Giuseppe Lorin, che allo studio della città eterna ha dedicato gran parte della sua vita e della sua esperienza letteraria, ci regala un’opera consultabile a più livelli: dal semplice piacere narrativo all’uso turistico-didattico.

I libri hanno avuto il placet dal nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Per non dimenticare la grandezza e la bellezza di Roma, nonostante le scellerate azioni di chi dovrebbe tutelarne lo sterminato patrimonio culturale, ma non sempre lo fa.

Giuseppe Lorin di se stesso dice:

Il mio interesse per Roma, la città dove sono nato, si è sviluppato gradualmente negli anni.

Avendo genitori non di Roma; mio padre di Padova e Venezia, mia madre di Capua e Napoli, quando venivano a trovarci i parenti dal nord e dal sud d’Italia, mia madre, avendo da sbrigare le faccende domestiche per l’accoglienza dei parenti, delegava me che avevo una decina d’anni, per portarli a visitare Roma, città unica nel suo genere.

Poi, negli studi superiori, con la prof. di Storia dell’Arte si andava il sabato in giro per l’Urbs a conoscere nello specifico i posti storici degli eventi che hanno reso insuperabile questa nostra Roma.

I sentimenti che mi legano a questi luoghi spaziano dai ricordi a momenti quotidiani di emozioni a volte dovute a profumi, a voli improvvisi di pappagalli verdi che ormai a migliaia colorano i parchi della capitale d’Italia.

A ricordi che all’improvviso si fanno vivi solo a vedere un volto che ne ricorda un altro, un gesto affabile nei miei confronti mi emoziona e nel contempo mi meraviglia specialmente se viene da persone che non si conoscono”.

Giuseppe Lorin, dopo l’applaudita interpretazione video del monologo “Metempsicosi spirituale

(con testo del sottoscritto e musiche di Roberto Prandin eseguite da Domenico Umbro e Raffaele Pagliaruli), è attualmente impegnato nella registrazione di altri testi da lui stesso selezionati tra quelli proposti da Autori partecipanti ai progetti Made in Ischia organizzati dall’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” in collaborazione con questa testata giornalistica IL DISPARI di Gaetano Di Meglio, con la regista scenografa e attrice Chiara Pavoni, con l’Associazione algerina ADA di Dalila Boukhalfa, con il magazine EUDONNA e la Casa editrice IL SEXTANTE di Mariapia Ciaghi.

Con ciò creando le premesse della sua partecipazione come ospite d’onore ad uno dei primi eventi culturali che “Da Ischia L’Arte – DILA”, passate le restrizioni per la pandemia, organizzerà ad Ischia.

Quanto prima, contiamo di indicarvi i link ai quali accedere per assistere alle sue nuove performance.

La foto è uno scatto di Jashin Calafato.

Bruno Mancini

 

Il Dispari 20210222 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20210222

Premio internazionale di Poesia “Otto milioni”

REGOLAMENTO

decima edizione 2021

TEMA LIBERO

  1. L’iscrizione al Premio è completamente gratuita per TUTTI.
  2. Una commissione nominata da Bruno Mancini provvederà a selezionare in maniera insindacabile le poesie che parteciperanno alla fase finale del Premio.
  3. Soci dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” avranno diritto ad iscrivere UNA loro poesia direttamente nel gruppo delle finaliste, purché rispettino quanto prescritto negli articoli successivi di questo regolamento. Sono esclusi da questa opportunità i Soci DILA che saranno, eventualmente, inseriti in una Giuria della sezione poesia del Premio. Gli Autori che hanno già partecipato ad una qualsiasi delle Antologie pubblicate da Bruno Mancini sono equiparati agli Associati DILA.
  4. Autori italiani e stranieri potranno iscrivere al Premio non più di 4 poesie ciascuno.
  5. Le poesie iscritte al Premio:
  6. a) non dovranno avere ricevuto precedenti premi DILA;
  7. b) dovranno essere inviate in formato word a dila@emmegiischia.com
  8. c) dovranno essere scritte in lingua italiana
  9. d) dovranno essere composte da un massimo di 30 righe (compreso il titolo ed eventuali spazi bianchi tra i versi e/o tra le strofe).
  10. e) potranno essere scritte in una delle seguenti lingue <arabo, francese, inglese, lettone, russo, spagnolo> purché, SOLO in questo caso, siano accompagnate dal versamento di 10.00€ ciascuna come contributo per la traduzione in italiano che verrà effettuata da poeti collaboratori dell’Ass. DILA. Tali versamenti andranno effettuati sull’IBAN che verrà indicato in maniera privata.
  11. A richiesta degli Autori, TUTTE le poesie iscritte al Premio potranno essere pubblicate nell’antologia “DECIMA EDIZIONE”. Tale loro pubblicazione sarà subordinata al versamento, relativo all’ordine di acquisto di almeno due copie dell’antologia, che dovrà essere effettuato sull’IBAN IT52V0514239930CC1331129692. La ricevuta andrà allegata all’invio della documentazione necessaria all’iscrizione della poesia al Premio.
  12. La mancata adesione alla suddetta opportunità editoriale NON pregiudicherà in alcun modo la partecipazione delle poesie al Premio.
  13. L’antologia sarà regolarmente provvista di un codice ISBN. Il prezzo di copertina del volume in bianco e nero sarà di 22.00 € e la stampa avverrà entro settembre 2021.
  14. L’Autore, per partecipare al Premio, dovrà compilare in tutte le sue parti la dichiarazione annessa a questo regolamento e dovrà inviarla a dila@emmegiischia.com debitamente firmata, insieme al file della poesia proposta.
  15. La votazione conclusiva che designerà la poesia vincitrice, avverrà sommando i punti ricevuti mediante: a)link ai siti web che aderiranno all’iniziativa (1 voto = 1 punto); b)coupon inseriti nelle testate giornalistiche che aderiranno all’iniziativa (1 voto = 10 punti); c) schede allegate all’antologia “ARTE ALTROVE” (1 voto = 30 punti), d) voti espressi da giurie nominate da DILA e dagli sponsor del premio -i punti totali assegnati a ciascuna Giuria saranno pari al totale dei punti espressi al capo a).
  16. Le poesie per partecipare al Premio dovranno pervenire a dila@emmegiischia.com nella loro stesura finale entro e non oltre il 10 MARZO 2021.
  17. Il mancato rispetto di una qualsiasi delle norme di questo regolamento sarà causa di esclusione della poesia dal premio.
  18. I nomi dei finalisti saranno annunciati entro il 30 marzo 2021.
  19. La classifica finale sarà resa nota in una data compresa tra il 10 ottobre e il 31 dicembre 2021.
  20. La cerimonia di premiazione dei vincitori avverrà in una data compresa tra il 20 ottobre e il 31 dicembre 2021. La data e la località della premiazione saranno rese note ai finalisti con un preavviso di 10 giorni.
  21. Trattandosi di un premio ad iscrizione COMPLETAMENTE GRATUITA, Bruno Mancini si riserva il diritto di effettuare qualsiasi variazione a questo regolamento, e gli Autori, inviando i propri testi, ne prendono atto in maniera definitiva.

INFO: emmegiischia@gmail.com – Tel. 3914830355 tutti i giorni dalle 14 alle 22

 

Maria Francesca Mosca – Fili di rugiada

Maria Francesca Mosca, seconda e terza classificata alla nona edizione del Premio internazionale di Poesia “Otto milioni”, ha dato alle stampe un suo volume di poesie intitolato “Fili di Rugiada” con la copertina di Tiziano Cantoni, edito da Ibiskos Ulivieri.

Abbiamo colto l’occasione per chiederle di introdurci al mondo poetico espresso nel libro e lei, che ringraziamo, con molta disponibilità ci ha scritto che…

“L’idea di scrivere questa raccolta liberamente ispirata alle storie degli atleti partecipanti al Giro  d’Italia Handbike, nella ricorrenza della decima edizione, è scaturita in me spontanea dalle emozioni provate seguendo alcune tappe.

Non si possono descrivere, sono lievi sussurri che solo l’animo può cogliere, carezze che si perdono nel vento, cadono rapide come foglie in autunno, ma rinascono ancor più rigogliose e forti con la consapevolezza dei profumi di primavera.

Sono sensazioni fugaci ma profonde, paiono solo sfiorare, ma in realtà tracciano un solco indelebile.

Quando si “vivono” le storie di questi ragazzi si capiscono tante cose, soprattutto emerge il loro  coraggio, la voglia di lottare e di apprezzare la vita.

Ogni giornata è una nuova conquista, in realtà lo è per tutti, ma purtroppo la maggior parte di noi  non ne è consapevole.

Ecco perché “Fili di rugiada”.

Perché l’alba di ogni giorno, con le sue preziose gocce di promesse, crea un legame indissolubile  con la vita stessa e questi “fili” dalla fragilità estrema sono capaci di creare ricami nel tessuto della vita laddove la triste realtà aveva provocato strappi all’apparenza irrimediabili.

 Sanno cucire addosso, in modo indelebile, i sogni per permettere di far volare i valori più veri  come l’amore, l’amicizia, il sano spirito di competizione e, soprattutto, la gioia di vivere.

Ciò che ho voluto far emergere è proprio questo aspetto.

Gli atleti sono bravissimi, alcuni hanno avuto ed hanno importanti affermazioni a livello   nazionale, europeo e mondiale, e questo fa loro ancor più onore e li apprezzo e li applaudo con

incondizionata ammirazione.

Ma la criticità dell’esistenza, la realtà delle emozioni da loro provate e suscitate si concentrano   tutte nella fragilità e nella forza di quei “fili di rugiada”, speranza per chi non ha orizzonti,   confronto per chi crede di averne e, comunque, invisibili ma tenaci legami con la vita stessa,   preziosa in ogni suo attimo.

Così nel testo ho voluto evidenziare da un lato i percorsi di vita degli atleti, diversi tra loro, impegnativi, difficili e con un unico denominatore: l’Amore per la vita, la voglia di riscatto, di esserci sempre e comunque con gioia e determinazione, e dall’altro lato il percorso emozionale di chi, come me, si approccia a questa realtà, magari per la prima volta, e ne rimane coinvolto, sconvolto e affascinato.

Mi è rimasto dentro il sorriso di questi “campioni di vita”, quel sorriso che non è solo esteriore, ma accende gli occhi e li illumina e per questo ho voluto dedicare, ad ognuno di loro, una poesia, come lieve carezza, per dire semplicemente il mio GRAZIE!!”

Maria Francesca Mosca e Silvana Lazzarino

Maria Francesca Mosca presentazione Fili di Rugiada alla libreria Hora Felix Roma. in foto Laila Scorcelletti, M Francesca Mosca, Silvana Lazzarino e Federica Sciandivasci

Maria Francesca Mosca: Fili di rugiada

Fili di rugiada di Maria Francesca Mosca, presentazione Milano

 

Chiara Pavoni – La rinascita 2021

Venerdì 12 febbraio si è svolto un evento, organizzato da FAJALOBY di Marcia Sedoc, presso il Municipio I di Roma con Emanuela Petroni, Pasquale Sciandra, Paolo Polidori, ”Paesi Uniti della Sabina TV Radio – Eventi – News Giornale” di Rieti e Ciadd News RADIO e TV.

La manifestazione è stata organizzata da Marcia Sedoc, Presidente dell’Associazione Fajaloby Olanda Suriname, con il patrocinio del Comune di Roma, del Primo Municipio – Roma Centro storico e del Comitato Roma Capitale, Italia Europa,

Il dibattito è stato moderato dalla grande artista Marcia Sedoc.

Graditi ospiti dell’evento sono stati gli attori: Antonio Fazio con un monologo contro la violenza e Chiara Pavoni, che non è solo un’attrice ma anche una coreografa e ballerina, con una poesia del Presidente dell’Associazione internazionale “Da Ischia L’Arte” Bruno Mancini “Eppure se”.

Foto di Luigi Luogo.
Interviste di Ciad news a cura dell’attrice e giornalista Emanuela Petroni, con foto e dirette Fb di Paul Polidori.

Regia di Pasquale Sciandra.

Produzione e video grafica di Simone Mek.
Un evento epocale in questo periodo in cui il COVID ci costringe ancora in poche attività artistiche e semina vittime anche privatamente e nella vita quotidiana.

Liliana Manetti

Il Dispari 20210215 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20210215

Bruno Mancini | Luciano Somma e Gustavo Martucci cantano la Napoli che vorremmo

Molti di voi ricorderanno la felice collaborazione realizzata da questa testata giornalistica con il poeta Luciano Somma, il quale, detto per chi non lo conoscesse, è stato insignito dei principali riconoscimenti artistici assegnati dalle più importanti Associazioni, Fondazioni ed Enti operanti in Italia, ottenendo centinaia di premi tra cui, per ben due volte, la medaglia d’argento del Presidente della Repubblica italiana.
Luciano Somma continua, da molti anni, la collaborazione con la nostra Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” realizzando video nei quali legge poesie di Autori partecipanti al Premio “Otto milioni” ritenute meritevoli della sua attenzione.

Super esperto della lingua napoletana (lingua e non dialetto!), Luciano Somma è fortemente impegnato anche nella composizione di testi da utilizzare come canzoni; sensibile attivista di percorsi sociali, Luciano Somma patisce con forte partecipazione la disgraziata situazione sanitaria ed economica della nostra Italia in generale e di Napoli in particolare, tanto che ha messo in campo tutte le sue competenze ed ha coinvolto molti suoi amici nella realizzazione di un prodotto musicale volto ad invertire i peggiori luoghi comuni che da sempre fanno scempio della nostra cultura meridionale.

È, infatti, in cantiere un video contenente 10 canzoni con testi di Luciano Somma e musica, voce ed arrangiamento di Gustavo Martucci, che gli autori hanno voluto proporre partendo da NAPULE FUTTETENNE, presentata con successo al Festival di Napoli 2020 , organizzato da Massimo Abbate: manifestazione svoltasi, per la prima volta nella storia, on line causa pandemia, in Mondovisione, riscontrando l’interesse da parte di oltre 2.500.000 di telespettatori!

A Luciano Somma è stato assegnato l’ambito “Premio alla carriera”.

Altri titoli delle canzoni del disco sono “CANZONE VOLA E VA”, “VARCA D’’O BBENE”, “NUN M’HE CAPITO”, “NA TERRA D’AMMORE”, “NAPULE E’ D’’A  MIA”, “‘A CANUSCITE NAPULE”, “VENTO DI NAPOLI”, “EFFETTO NAPOLI”, “MAJE NISCIUNO”.

In ognuno vi è uno spaccato di vita napoletana, per dimostrare che la città non è solo delinquenza e criminalità, sporcizia e disordine, come spesso viene etichettata, ma in essa sono presenti eccellenze di laboriosità seppure disagiate a causa della carenza di strutture necessarie per poter operare occupare tutta la massa lavorativa disponibile.

Ecco dunque il motivo d’una forte percentuale di disoccupati o sottoccupati.

Il disco lancia messaggi sociali prospettando la possibilità di vivere di Pesca, Agricoltura, Turismo, e mettendo all’indice lo “strano scherzo del destino” per cui queste attività languono costringendo molte persone ad inventarsi un lavoro per “tirare a campare”.

“È ora che ci si svegli da questo torpore e s’invitino i giovani ed i giovanissimi, che sono poi le risorse del futuro, a cercare con tutti i mezzi di attivarsi perla realizzazione di una vita più vita, con onestà e dignità”, è questo il messaggio lanciato da Luciano Somma ed è un messaggio che ci sentiamo di condividere.

È un tentativo, certo.

Nessuno nutre certezze, ma è un tentativo che va fatto, ed è stato effettuato, infatti, con forza e determinazione, seppure usando un mezzo apparentemente poco efficace come è la musica leggera, ma che può diventare dirompente se si invitano tutti gli artisti, e Napoli è ricca anche di questo, a promuovere altri messaggi affinché l’eco possa giungere in alto.

E rompere finalmente un’atavica e colpevole sordità.
Grazie Luciano, noi dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” anche a nome delle decine di Associazioni, italiane e straniere, che aderiscono alla nostra NUSIV (network Uniti Si Vince) con Dalila Boukhalfa (Presidente dell’Associazione algerina ADA in prima linea), e noi della Redazione culturale di questo quotidiano IL DISPARI con in testa il Direttore Gaetano Di Meglio ci siamo e ci saremo.

Luciano Somma

BR21 Luciano Somma – Parliamo sottovoce

Luciano Somma ha realizzato molti video letture di testi finalisti del premio internazionale “Otto milioni” dedicato al compianto Comm. Agostino Lauro e di alcune mie poesie.

Perché andiamo

Dalla raccolta di poesie
“Segni” (1964 – 1987)
Dissertazioni

1/A

Perché  andiamo
dove fogli di cactus
affissi alle porte
chiudono umanità.
Dove orme di zoccoli
richiamano fughe.
Dove né bello, né buono,
né vero,
né noi. Andiamo a scrivere
quello che resta dei nostri palpiti,
delle nostre “disillusioni”
contro evanescenze prive di sogno.

Ora se vuoi, è l’ora di andare.

Parliamo sottovoce

Dalla raccolta di poesie “La mia vita mai vissuta”
(1990 – 2014):  
Paura-Dogma (3)


Parliamo sottovoce
creando alambicchi per le nostre intese
dalla vinaccia al puro distillato.
Un vecchio adagio,
proverbio di contrada,
basta a formare il tema di una gita fra i vigneti.
se solo tu fossi un essere vivente
andremmo in cerca di  tartufi
e non di verbi dissotterrati
da logori abbandoni!

Poesia
Amore
Malattia.

Dea della vita
anche a volte sedotta e sfavillante
ma di certo al momento dell’addio
“Intimità dimenticata”.

Parliamo sottovoce

Agli angoli degli occhi

Dalla raccolta di poesie
“Agli angoli degli occhi”
(1962 – 1964): 
Agli angoli degli occhi

 
Agli angoli degli occhi
sotto pigrizie amiche
prepara a morte
nostalgia.
Passa più parti
lampo di tempo indietro
indietro secoli
e sempre come sempre.
Cambia
se non adesso
a morte.
Alla viola nasce il pensiero
e posso ancora muovermi
venirti accanto
e senti la corteccia
vecchia e inutile.
 

Amico

Dalla raccolta di poesie
“La sagra del peccato”
(1957 – 2003):
Amico

Ho poco tempo
per essere
la copia antica
di me stesso,
o come bianca leggenda
attesa
da voce di grotta
sommersa
tra chele ed  aragosta
insinuante
e danze d’alga
incerta
e flussi di onda
nebulosa.

Mi punge una figura
di uomo nudo
col volto incastonato
da denti spezzati,
e un cuore in mano.
C’è ancora,
se voglio
un goccio di pazienza.

Alla carezza gelida

Dalla raccolta di poesie “Davanti al tempo”
 (1960 – 1963):
Alla carezza gelida

Rive odorose d’alghe;
sabbia,
costrutta forma di castello
dalla fantasia fanciulla,
pregna di sole
e di sapore di pesce;
vento compagno
di lunghe solitudini;
soffio della mia vela
quand’era suo dominio il mare,
quando sognavo nella tua ebbrezza regni;
acque
da assiduo moto
risospinte a riva
sui miei piedi
docili
alla carezza gelida;
acque,
insensate,
indomite,
voraci,
gracili giganti deformati
dalla fantasia del tempo:

necessità di sonno
al ritorno.

Ceri nel buio di una notte

Dalla raccolta di poesie “Davanti al tempo”
(1960 – 1963):
Ceri nel buio di una notte

Ceri nel buio di una notte
oltre desiderate vane trasparenze.

Desiderate notti
quando solo si sentiva muovere
senza posa, incantata,
una mano su un cuore
– ed era niente finanche l’eterno –
e l’addolciva e lo spaccava
fiore di neve su azzurro.

Stelle sul mio cammino,
e una scala mostrava e velava,
e tu, che pure velavi.

Ceri nel chiuso di una stanza,
alti sopra disumana speranza.

Speranza di ritorno
solitario a carpire volo d’affetto,
veloce abbaglio
che la mente perdona.

E chiuderò nell’ossessione incerta.

 

https://www.emmegiischia.com/wordpress/il-dispari-20210215/

https://www.emmegiischia.com/wordpress/il-dispari-20210215/

DILA

NUSIV

Il Dispari 20210125 – Redazione culturale DILA

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Il Dispari 20210125 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20210125

Tina Bruno |Recensione: Non è facile far ridere una donna triste

Le poesie del poeta Bruno Mancini hanno sempre un richiamo sentimentale che le unisce e le accomuna con il grande sentimento dell’amore.
La poesia che mi accingo a commentare in queste pagine, “Non è facile far ridere una donna triste“, è tratta dal volume “ARTE ALTROVE”, antologia internazionale di arti varie edita dalla Casa Editrice IL SEXTANTE di Mariapia Ciaghi, presentata in anteprima durante l’ultima edizione di BookCity 2020.

Promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano e dall’Associazione BOOKCITY MILANO (costituita da Fondazione Corriere della Sera, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Fondazione Umberto e Elisabetta Mauri e Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori), la rassegna internazionale dell’editoria e della lettura BookCity #BCM20 è stata sostenuta da Intesa Sanpaolo (main partner), da Esselunga (premium partner), da Fondazione Cariplo con le partecipazioni di Borsa Italiana, Enel, Pirelli, Burgo Group, Federazione Carta e Grafica, Spazio Lenovo, Fondazione AEM, Intesa Sanpaolo Assicura, Messaggerie Libri SpA, Rotolito, Progetto M360, Action Aid (Charity partner), Bird&Bird, ed è stata realizzata sotto gli auspici del Centro per il Libro e la Lettura, in collaborazione con AIE (Associazione Italiana Editori), ALI (Associazione Librai Italiani), AIB (Associazione Italiana Biblioteche), e LIM (Librerie Indipendenti Milano) e con il patrocinio di Regione Lombardia, annoverando come  media partner il Corriere della Sera, il Gruppo Mondadori, la RAI Radio3, la Feltrinelli, ilLibraio.it.  e ibs.it.

La mia personale chiave di lettura mi spinge a ritenere “Non è facile far ridere una donna triste” una poesia molto bella che centra lo stato d’animo delle persone dopo una grande perdita, in questo caso la perdita del compagno.
Il poeta, con molta saggezza, descrive il cambiamento che la vita subisce dopo un grande dolore. La donna descritta dal poeta, anche se continua ad essere gentile nel portamento, nell’ordine, nelle movenze, nei rapporti con gli altri, non sente nessun trasporto per qualcuno e si lascia trascinare nel buio dalla solitudine.

Passano le feste, scorrono le giornate e, come una pellegrina per strada in silenzio con se stessa, lei si muove nella sua casa vuota.
Ha preso coscienza che la vita è triste dopo essere stata tanto amata.
A nulla valgono le gentilezze offerte dagli amici, la loro protezione, il loro amore, perché ciò che ama è chiudersi sempre di più alla vita.

 

Non è facile far ridere una donna triste

Poesia tratta dalla raccolta
di Bruno Mancini
“La mia vita mai vissuta”

Oscillava, l’amata,
in delicate armonie
di tristezze e tenerezze
invasa
oltre capienza del suo pensiero,
da lontananze tenebrose,
resa
sbilenca,sghemba, sbieca
nel quotidiano
frammentare randellare frantumare
filanti attese di ritorni…
e sempre Mario sapeva sprigionare i suoi sorrisi.

Che vale essere angeli cent’anni
se un tocco di follia
mi uccide il corpo
e lascia anime deserte?

Dalila Boukhalfa, Presidente DILA per la nazione Algeria, presenta

Mohamed Yossef Ismail Ali, nuovo collaboratore dei nostri progetti Made in Ischia.

Mohamed Yossef Ismail Ali, giornalista, poeta e scrittore è nato in Egitto nel 1967.

Laureato in chimica, facoltà di scienza presso l’Università egiziana di Ain Shams, ha insegnato a Roma presso una scuola superiore libica.

Corrispondente delle TV: Egiziana Nile News in Italia,  TV Arabia Saudita, TV Qatar sport,

TV Sudan,  TV Siriana, TV Palestina, TV Bahrein, e della Radio Arabia Saudita; nonché del quotidiano Al Masry Al Youm e della rivista Rosa AlYoussef.

Direttore di Arab News Agency (Egitto) in Italia, di Newtr News Agency (Turkia) in Italia, è il portavoce della Comunità Egiziana in Italia.

L’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”, il quotidiano IL DISPARI di Gaetano Di Meglio, la Casa Editrice IL SEXTANTE e il magazine EUDONNA di Mariapia Ciaghi, rivolgono un caloroso “benvenuto” a Mohamed Yossef Ismail Ali nella certezza di una proficua collaborazione nei campi artistici culturali e sociali.

Bruno Mancini

EV7386 – Spazio scenico – Puntata n. 411

EV7386 – Spazio scenico – Puntata n. 411

Il Dispari 20210118 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20210118

Il Dispari 20210118

Dialogo di una schiava

Pièce teatrale scritta da Bruno Mancini per l’attrice Chiara Pavoni

  •  Scena: una poltrona con cuscini, uno specchio, bottiglia di whisky e bicchiere, lampada, melodie napoletane in sottofondo tra le quali “indifferentemente”, maschera, cappello.
  •  Scena illuminata dalla lampada sulla poltrona dove è seduta l’attrice.

 Pelle bianca, sono bella e sono sexy, sono colta e sono ricca, sono femmina e sono giovane.

Certo!

Sono bella, bionda, alta, coscia lunga, lingua soffice e tagliente, mani curate e graffianti, occhi azzurri come il fuoco, capelli soffici nebulose, sono tutto ciò che vuoi se mai mi vorrai.

Come la Bambolina di un film a luci rosse, posso spigionare le tenerezze e le seducenti malinconie della mia femminilità contro la forza plastica delle altrui certezze; versare i misteri intriganti, che fungono per me da seconda pelle, sulla parte più suadente di tutti gli inni alla passione; dominare con il candore della mia esuberante vitalità ogni lussureggiante invadenza.

Ma non mi chiamo Bambolina. Io sono Chiara.

  • Si alza, effettua due tre piroette e si avvicina alla ribalta
  • La lampada viene spenta e si accendono luci dal basso verso l’alto

Alla età di quattro anni giocavo con la mia gattina, le accarezzavo la testa screziata di colori tra il giallo paglierino e le terre di Siena, sussurrandole nell’orecchio che non riusciva a tenere fermo un attimo, “Vedrai, da grande, la tua Lucilla ti porterà in giro per giardini pieni di fiori e di tante fate, e tu diventerai una fata e quando sarai una fata turchina farai diventare anche me una fata bellissima con un vestito rosa e la bacchetta magica e io farò nascere tante stelle nel giardino e tante bambole e tante lucertole per farti giocare… e un principe azzurrissimo per me, soltanto per me.

Ma non mi chiamo Lucilla. Io sono Chiara.

  • Pausa: sorride

Quando diventai un po’ più grande andavo in bicicletta… ero magra gli occhi grigio chiaro e i capelli biondi… non sapevo andarci… avevo le orecchie a sventola, il naso leggermente appuntito con un po’ di lentiggini… perché i pedalini mi scivolavano… la mia bocca era piuttosto grande… e cascavo e qualcuno mi rimetteva in piedi.

A dieci anni nei cortili polverosi e nelle pinete ischitane eravamo in tanti a correrci incontro e giocare in mille modi diversi, lontani dagli adulti, ma protetti dai loro lunghi sguardi vigili.

Nonne e zie vegliavano discretamente su tutte le nostre azioni, eppure qualche bacetto con i compagni, di nascosto, ci scappava sempre.

Per le amichette io ero “Farfallina”, i maschietti preferivano chiamarmi Serenella.

Ma non mi chiamo Farfallina e nemmeno Serenella.  Io sono Chiara.

  • Pausa: ride
  • Il palco viene illuminato di rosso

A tredici anni l’uomo dalla camicia rossa mi abbracciò…

Ricordo un giardino, rinchiuso in un muro di cinta sgangherato, di pietre pomici e laviche sgraziate, bitorzolute, coperte da muschi ed erbe selvatiche, grigiastre; alto oltre la mia testa, se anche fossi salita su uno dei massi sporgenti posti alla base.
Ricordo le gabbie dei conigli, sovrapposte, con mangiatoie formate da intrecci di fili di ferro arrugginiti; i conigli, maschi da una parte, le femmine da un’altra e i piccoli, selezionati per grandezza, collocati in gabbie differenti.
Tutti i pomeriggi fungevo da vivandiera, passando sotto l’albero di limone, intorno al pozzo con al centro il secchio pieno d’acqua, giù per i quattro scalini fino all’angolo del muro pietroso, posto di sghembo a seguire il confine con la boscaglia di castagni e di querce della collina immediatamente sovrastante.
Ricordo che giunta appena oltre la grande pietra sporgente sulla quale poggiava lo spigolo della parete, mi sembrava che il bosco coprisse ogni altra prospettiva, e divenisse, in pochi passi, ingombrante, avvolgente, incatenante…
… però i conigli erano lì, e quel giorno c’era pure lui.
Ma forse è stato un sogno.

Non sono la sua Piccina. Io sono Chiara.

Era così bello toccare le sue braccia muscolose, alzava un secchio d’acqua con un dito; così misteriose le sue parole, più soffio che altro sul mio collo, e quando andavo via mi dava sempre un bacio, e mi stringeva forte sul petto.
Quel giorno aveva una camicia rossa ed una birra in mano.
Io avevo un graffio sul ginocchio.
Ma forse è stato un sogno

Gli dissi che non ero la sua Piccolina. Io sono Chiara.

Lui coprì il graffio sul ginocchio con la grande mano, per un attimo.

Poi prese a coccolarlo con le dita che formavano sentieri di brividi sulla mia pelle, nel nuovo gioco di un morbido girotondo tra le crepe ed i cespugli, le grotte ed i ruscelli della mia intimità.

Fu quando disse che mi voleva bene, lo disse, ne sono sicura, quando quella voce e quelle parole giunsero alla mia mente, fu allora che io gli gettai le braccia al collo così forte da farlo rotolare fino alla piccola zolla di prato nascosta tra due alti cespugli di mirtillo.
Sopra di me.

Poi, mentre mi accarezzava la bocca, sentii dolore lì.

Giù.

Qui giù

E continuava a chiamarmi Bambina. Io sono Chiara.

Ma forse fu dopo il frugare con la mano scivolosa, tremante, tra i bordi allentati delle mie mutandine.
Io non sapevo niente di inganni e di violenze, io non sapevo niente, lo giuro, di Russi e di Ungheresi in lotta tra libertà ed oppressione, io non piangevo, quel giorno, per loro.

Piangevo dicendo “Non sono la tua Piccina. Io sono Chiara.

  • Lunga pausa: piange
  • Si spengono le luci rosse e si crea una luminosità soffusa.

 Avevo venti anni quando incontrai “l’Amore“.

Gino! Gino…

E lui mi chiamava Amore e mi chiamava Tesoro.

Amore… Tesoro…

Fu bello fino a quando non venne il momento della verità.

E lui non andò via, ma mi dedicò una poesia:

Eppure se tu fossi stata violata
– il vicino di casa maledetto -,
se nel fatato mondo d’innocenza
tu
come madre fanciulla del figlio di nessuno
tu fossi stata
come vergine immolata nel tempio d’Efeso,
tu fossi stata violata
come gazzella indifesa dal branco di lupi,
tu fossi stata violata nella grotta pollaio
come una preda soggiogata dall’amico di famiglia,

tu saresti rinata
tra le mie braccia
di pescatore d’emozioni,
incubata in un tenero affetto
oltre ogni possibile attesa,
alitata dal vento del sud che cancella le orme
– maledette –
dei tanti vigliacchi stupratori

… e non potresti perdermi.

Io sono vento

io sono forza

io sono crudo esempio di follia.

Spingimi nei tuoi dilemmi
di lupa insoddisfatta,
nessuno avrà il tuo scalpo.

Modifica il tuo stato
rimuovi l’occupato,
e vieni al sole.

Ma non credevo di essere Amore, non mi chiamavo Tesoro. Io sono Chiara.

Così, per restare nelle sue catene, fui tumulto e brividi, imprimendogli sul corpo e nella mente i segni squassanti di una passione da lungo attesa, artatamente impudica e violenta, tenera e implacabile, ponendo in un solo amplesso tutti i registri delle mie tentazioni, tutta la prorompente eccessiva sfacciata bellezza del mio corpo di donna non più bambina, i giochi estremi di mani vellutate di labbra avvampate di pelle di luna: tenerezze ossessioni, morbidezze stupori, in un’altalena di grida e di sussurri che per anni la mia mente aveva elaborato, posizionato, montato come in un film… con arte e per salvezza.

E poi il tormento di chiedermi cosa avrei fatto senza di lui, da lì ad un mese, o cosa avrei pensato in quello stesso giorno di un luglio futuro, oppure in un qualsiasi altro giovedì 11 Settembre, 18 Settembre, nel Dicembre del…

  • Si accovaccia su un cuscino della poltrona sistemato a terra.

Oggi, so troppo bene quello che penso e ciò che faccio e quel che so.
Che strano, oggi la primavera è forte, la terra si risveglia, nascono tutti i fiori che mi piacciono tanto e muore tutto ciò che mi piaceva senza una ragione precisa.

Accetto di riconoscermi.

Accetto di riconoscermi perché mi sento sola come non mai, peggio, sola come sempre.

Accetto di riconoscere anche la mia solitudine.

Amore, affetto, comprensione, intese, solitudine, solitudine, solitudine, solitudine.

Chi avrebbe potuto prevedere che tutte le mie incertezze si riproponessero ai miei quasi quaranta anni.

Quasi quaranta, uguale zero.

Mi sento come un eroe dimenticato, un vecchio quadro polveroso, la piccola violetta al centro del diario.

I traguardi raggiunti, le paure superate, tutto daccapo.

Essere, essere stata, aver voluto… non vale più.

Non c’è più niente in me, o meglio non ci sarà più niente, perché io non ho più niente da dargli, da chiedergli, nulla che assomigli a vorrei-se tu potessi-se ancora volessi-proviamo-ascoltami-ancora una volta…

Sono lucidissima, so che sto pensando, volutamente pensando, non è un mio sfogo né un momento di depressione né una nuvola passeggera, è il temporale, e il peggio è che non vedo più il sereno.

Decisamente grigio.

Mi sento più bambina di allora…

… il grande amore…

SESSO. SESSO.

L’ho accettato da lui solo perché pensavo fosse una cosa diversa.

La sua poesia!

Immensa e spirituale, il naturale epilogo di due persone che si amano.

E noi non ci amiamo più, non ci amiamo più.

Facciamo l’amore – molto meglio di allora -, ma tutto il resto è un niente immenso.

Mi sembra di aver vissuto fino ad ora in una dimensione diversa e sono piombata all’improvviso, o quasi, sulla terra.

Tutto il passato non importa più.

Sento il disagio che maturando nel silenzio mi opprime.

 Non sono Noia non sono Indifferenza. Io sono Chiara.

  • Pausa: pensierosa
  •  Continua a guardare in un punto, tacendo. Tacendo si alza dal cuscino di finta pelle su cui è accovacciata e riempie di whisky un piccolo bicchiere. Va in giro per la scena, un po’ lentamente e un po’ quasi correndo.
  •  Si posiziona davanti allo specchio, scopre un seno, e inizia a mimare una voglia che scoppia di solitudine.

è dolce toccare il corpo di una donna.

  • Intanto, come se compisse un sacrilegio, prende a carezzare la morbidezza del seno: più chiara delle gambe, la punta più rossa dei capelli.

A lungo fasciato da disattenzione, di una evidente semplicità, il piacere di questo contatto, divenuto scoperta inattesa, si riveste di una dimensione erotica, intrigante, carnale.

O forse devo intendere che anche “Chiara” sia riferito ad uno pseudonimo per occultare?

Occultare cosa? Metamorfosi? Identità? Simbiosi? Inganno? Apparenza?

Una proiezione fantastica nella femminilità!

Sarebbe come dire, sono pronta ad uscire dalla mia pelle, dalla mia vita, da me, senza moine da una porta qualsiasi?

Come dire, se finora la mia vita è stata un gioco, un esercizio di stile, può finire, sono ancora in tempo, il mio è un segreto tuttora inviolato, e se così scelgo, inviolabile.

E sento ancora il bacino muoversi con impercettibili segnali di invito, sempre più invadenti.

Il mio petto, gonfiarsi, altero?

  • Inizia la canzone indifferentemente

Vero: la luna, le stelle, la nuova melodia napoletana indifferentemente si tu m’accire nun te dico niente, la bella mattina trascorsa su un mare d’incanto, la cena ai frutti di mare, il gelato alla panchina e la ginestra -ginestra, fiore amato da sempre- che avevo posto tra i capelli.

Ma quante altre volte avevo reso avvincente un giorno!

Neppure sono certo che Chiara non sia stato, abbandonate remore pudiche, un desiderio necessario di rinascita.

Ma ora so che per me non c’è ritorno, una ipotesi, unica: farlo o dimenticarmi.

  • Sì gira, rallentando i movimenti in movenze di farfalla, e, come una schiava, lascia scivolare l’esile gonna giù, alle caviglie. Le mani stringono i glutei che aveva imparato ad ammirare in prospettive di specchi, e compie i gesti dei tocchi discreti di creme spalmate con cura.
  •  Di botto tutte le luci si spengono.
  •  Nella più fitta oscurità l’allarme di un negozio sostituisce le melodie ormai prive di senso.
  •  Come in una cantilena lei dice

Gli amori sono tutti uguali, come i cinesi, ma ciascuno riconosce il proprio per minimi dettagli, come i cinesi. La sessualità è uguale per tutti, come i cinesi, ciascuno però riconosce la propria per minimi dettagli, come i cinesi.

Smetto la lotta, definitivamente, nella certezza di essere la mia femminilità ed il mio maschio, che io sono Lucilla Farfallina Piccina Piccolina Bambina Amore Tesoro Serena… l’uomo dalla camicia rossa, Gino, sì Gino, anche Gino e anche l’uomo dalla camicia rossa… Non sono Noia e Indifferenza… io sono Chiara  una donna una volta uomo, un uomo una volta donna, perché per me non c’è definizione, io sono poliforme maschio e femmina a volte disgiunti, a volte intricati e avviluppati in un groviglio di impossibili intrecci stretti in un nodo di complicità inestricabili, in un nodo, un nodo indissolubile nonostante tutti gli sforzi di auto-gestione e tutte le arti di persuasione e tutti i limiti e i condizionamenti e tutto l’amore di un’altra donna o di un altro uomo.

Come dire nonostante il mondo.

  • Un faro illumina SOLO la testa e il busto dell’attrice che ora ha un cappello maschile tipo basco che le ingabbia metà parte dei capelli e una cravatta molto evidente.
  •  Mostra una maschera.

Dove tutto resta, lasciando impronte evidenti, io passo muovendomi nel vuoto.

Io sono l’Anima e il Cervello e so lo sbaglio di chi pensa di averne uno proprio, disponibile e muto, io non appartengo, io sono.

Non sono schiava delle convenzioni.

  • Si distende sul divano seguita da un raggio di luce

La scoperta del piacere di accarezzare il seno più liscio delle gambe, più rosso dei capelli, più tenero del mio tormento, diviene ansia di più profonde sensazioni, e già le labbra si aprono ardenti e le sento stimolate da carezze di piuma, e già tocco l’interno delle cosce, più su, più giù, più su dopo ogni stasi, più su in modo spregiudicato; e poi già l’ansia e la smania col respiro in affanno con il sangue in tempesta con la vita in un soffio, si mutano in galoppante allucinazione mentre accarezzo il mio sesso con voluttà sconosciuta, ossessiva puttana pazza, a gambe aperte – Star di un film a luci rosse- nella notte più stellata di prima e più di prima illuminata dalla luna.

Nel fresco frizzante dell’alba imminente il caldo della mano non mi conceda sospiri.

  • Si ode l’avvicinarsi, nel buio, di un’ambulanza. 
  • E lei lancia un urlo di sirena.

Sììììììììììììììììììììììììììììììììììì

  • Felice ad alta voce

Io sono Chiara, non sono Chiara, io sono me.

Io sono la libertà.

Io sono Chiara… NON sono Chiara.

  • Liberata 
  • A braccia alzate

Non sono più la schiava del perdono.

Il Dispari 20210118

 

 Bruno Mancini

Il Dispari 20210111 – Redazione culturale DILA

Chiara Pavoni nel video “Dialogo di una schiava”.

I progetti Made in Ischia dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” aprono alla grande il 2021 con una strepitosa interpretazione di Chiara Pavoni che ha registrato in video il monologo “Dialogo di una schiava” che avevo scritto per lei.

Registra, scenografa, produttrice e soprattutto raffinata attrice, Chiara Pavoni mette in mostra, in una lunga performance quasi cinematografica, tutto il suo bagaglio di esperienze teatrali e cinematografiche che l’hanno avviata a diventare icona delle passioni e delle vicende, a volta inconfessabili -anche a sfondo sessuale-, espresse mediante tutte le varie forme artistiche della letteratura.

Con una grinta soffusa attraverso le innumerevoli corde della sua professionalità, Chiara nel video rende palpabile, senza fronzoli e senza effetti scenici di melodrammatica fattura, un sentimentalismo atroce nel dualismo tra l’ego dilaniato e la libertà che si ottiene con il perdono.

In effetti, pur trattandosi di un “monologo”, ho intitolato il brano “Dialogo di una schiava” perché in esso c’è uno specchio che rappresenta l’emblema dell’alter ego.

Tecnicamente, il racconto si sviluppa affidando le proprie stratificazioni -ideologiche e morali e psicologiche e comportamentali- ai differenti posizionamenti narrativi con i quali l’attore, di volta in volta, è impegnato nel descrivere, ricordare, agire, riferire ecc.

Se appare abbastanza evidente che la trama si sviluppa intorno al punto focale del perdono per uno stupro (non per uno stupratore), non da meno essa affronta anche altre sottili diatribe su “perdoni” per azioni proprie che, se non interiorizzati, minano la stima per se stessi, mancando la quale si diventa tutti schiavi di convenzioni, di dogma, e comunque di principi non riconosciuti come tali.

Forse solo una tale dolorosa e profonda analisi personale può servire a riconquistare serenità (dove, per serenità, nel monologo s’intende liberazione dalla schiavitù subita da tutto ciò che è simile a consuetudini, verità indiscutibili, pregiudizi ecc.).

Perdonare “lo stupro” (così come tutti gli altri temi che fanno parte del monologo… e non solo quelli) vale anche come antidoto per stemperare le, sincere o false, espresse o nascoste, manifestazioni di compassione e di vicinanza.

Certamente il brano si presta a molte possibili interpretazioni su come porle in scena quelle libertà che si ottengono “perdonando”, o su come rappresentare la forza liberatoria che opera quando non ci sente più privati (uomini e/o donne) della propria identità, ma certamente Chiara Pavoni esprime queste ed altre tematiche con una limpida chiarezza recitativa.

La musica di Mauro Restivo, simile alla malia di nostalgiche apparenze, profonda nelle tinte di sdegno e di sconfitte, soave nell’accompagnare il canto liberatorio, segue con cadenze appropriate tutte le fasi recitative e ogni silenzio riflessivo snocciolato nel video.

Gli abbigliamenti, le maschere e i volti truccati da Silvia Bastet e Angela Sercia incorniciano con eleganza, discrezione e abbandoni di falsi pudori il mimetismo necessario ad esternare nel lungo tempo di diversi decenni lo sviluppo dei ricordi impressi nelle scene del monologo.

Il video potrete visionarlo su youtube ai link

Lunedì prossimo, salvo imprevisti, pubblicheremo su questa pagina il testo integrale del monologo.

Ringraziando Mauro Restivo, Silvia Bastet e Angela Sercia che hanno GRATUITAMENTE messo a disposizione non solo le loro competenze professionali, non solo il loro tempo, ma anche tutte le apparecchiature e gli apparati scenografici utilizzarti nel video.

Qui di seguito proponiamo una succinta presentazione del chitarrista Mauro Restivo, ripromettendoci di parlavi di Silvia Bastet e di Angela Sercia in una prossima occasione.

Con ciò, sono convinto che questa opera di vera arte scenica, di grande amore per le attività letterarie, e di disinteressata collaborazione con i progetti Made in Ischia, possa fare entrare Chiara Pavoni e la troupe di suoi (ed ora anche nostri) elitari amici nei vostri cuori, ed auspico che il video ottenga un posto di primo piano nelle vostre videoteche.

 

Bruno Mancini

Chiara Pavoni

Chiara Pavoni

MAURO RESTIVO

La sua musica simile alla malia di nostalgiche apparenze, profonda nelle tinte di sdegno e di sconfitte, soave nell’accompagnare il canto liberatorio, segue con cadenze appropriate tutte le fasi recitative e ogni silenzio riflessivo snocciolato nel video monologo “Dialogo di una schiava” scritto da Bruno Mancini ed interpretato da Chiara Pavoni

Nato a Roma nel 1960, ha ricevuto le prime lezioni di chitarra classica dal M° Gino Palombo, ottenendo il relativo diploma.
Parallelamente ha conseguito i diplomi in Arti applicate e in Maestro D’Arte, finalizzando gli studi alla realizzazione di mostre e concerti.

Per circa quindici anni ha ricoperto il ruolo di Presidente della sezione artistica dell’ATAC.

Ha svolto attività concertistica in Italia e all’estero, con particolare riferimento alla Repubblica Ceca dove si è esibito più volte in recital trasmessi da emittenti radiofoniche.
Il suo interesse per il repertorio musicale bandistico gli ha procurato  l’invito, da parte del M° Olivio di Domenico, a collaborare come chitarrista nella Banda Musicale dell’ATAC.
Degno di nota è stato il suo concerto eseguito in occasione della beatificazione di Padre Pio, trasmesso in diretta su tre emittenti Vaticane.
Si è esibito nell’ambito del Fiuggi Guitar Festival con musiche di A. Lauro, F. Tarrega e L. Almeida.

In seguito al successo ottenuto ha iniziato a collaborare con il M° Massimo Delle Cese e con l’Accademia Romana della Chitarra.

Sua è anche l’organizzazione del Frascati Guitar World Festival dedicato alla Chitarra Classica.
Ha suonato al Palazzo dei Congressi di Roma ed ha composto musiche in abbinamento con le poesie di numerosi scrittori.

Ha collaborato con l’Associazione Rosso Rossini.

Ha eseguire delle Master nel “Festival i Colori della Musica di Celano” nel quale ha fatto anche parte della Giuria.

Ha composto alcuni brani per chitarra classica ispirati ai disegni da lui stesso realizzati.

Insegna presso varie Associazioni.

Responsabile delle Relazioni Esterne della Ass. Circolo Culturale Lya de Barberiis può annoverare  il successo d’importanti concerti.

Mauro Restivo, con la sua splendida interpretazione musicale in accompagnamento al monologo “Dialogo di una schiava” scritto da Bruno Mancini ed interpretato da Chiara Pavoni , su youtube al link https://youtu.be/mF4SlGAKxT4,  entra a far parte a pieno titolo degli amici dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA“, di questo quotidiano diretto da Gaetano Di Meglio, della casa Editrice “Il Sextante” di Mariapia Ciaghi e dell’Associazione culturale algerina “ADA” di Dalila Boukhalfa.

Benvenuto da tutti noi.

Chiara Pavoni

Chiara Pavoni

Silvia Bastet

Silvia Bastet

Angela Sercia

Angela Sercia

Mauro Restivo

Mauro Restivo

 

DILA

NUSIV

VIRUSISCHIA

Il Dispari 20210118 – Redazione culturale DILA

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Il Dispari 20210118 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20210118

Il Dispari 20210118

Dialogo di una schiava

Pièce teatrale scritta da Bruno Mancini per l’attrice Chiara Pavoni

  •  Scena: una poltrona con cuscini, uno specchio, bottiglia di whisky e bicchiere, lampada, melodie napoletane in sottofondo tra le quali “indifferentemente”, maschera, cappello.
  •  Scena illuminata dalla lampada sulla poltrona dove è seduta l’attrice.

 Pelle bianca, sono bella e sono sexy, sono colta e sono ricca, sono femmina e sono giovane.

Certo!

Sono bella, bionda, alta, coscia lunga, lingua soffice e tagliente, mani curate e graffianti, occhi azzurri come il fuoco, capelli soffici nebulose, sono tutto ciò che vuoi se mai mi vorrai.

Come la Bambolina di un film a luci rosse, posso spigionare le tenerezze e le seducenti malinconie della mia femminilità contro la forza plastica delle altrui certezze; versare i misteri intriganti, che fungono per me da seconda pelle, sulla parte più suadente di tutti gli inni alla passione; dominare con il candore della mia esuberante vitalità ogni lussureggiante invadenza.

Ma non mi chiamo Bambolina. Io sono Chiara.

  • Si alza, effettua due tre piroette e si avvicina alla ribalta
  • La lampada viene spenta e si accendono luci dal basso verso l’alto

Alla età di quattro anni giocavo con la mia gattina, le accarezzavo la testa screziata di colori tra il giallo paglierino e le terre di Siena, sussurrandole nell’orecchio che non riusciva a tenere fermo un attimo, “Vedrai, da grande, la tua Lucilla ti porterà in giro per giardini pieni di fiori e di tante fate, e tu diventerai una fata e quando sarai una fata turchina farai diventare anche me una fata bellissima con un vestito rosa e la bacchetta magica e io farò nascere tante stelle nel giardino e tante bambole e tante lucertole per farti giocare… e un principe azzurrissimo per me, soltanto per me.

Ma non mi chiamo Lucilla. Io sono Chiara.

  • Pausa: sorride

Quando diventai un po’ più grande andavo in bicicletta… ero magra gli occhi grigio chiaro e i capelli biondi… non sapevo andarci… avevo le orecchie a sventola, il naso leggermente appuntito con un po’ di lentiggini… perché i pedalini mi scivolavano… la mia bocca era piuttosto grande… e cascavo e qualcuno mi rimetteva in piedi.

A dieci anni nei cortili polverosi e nelle pinete ischitane eravamo in tanti a correrci incontro e giocare in mille modi diversi, lontani dagli adulti, ma protetti dai loro lunghi sguardi vigili.

Nonne e zie vegliavano discretamente su tutte le nostre azioni, eppure qualche bacetto con i compagni, di nascosto, ci scappava sempre.

Per le amichette io ero “Farfallina”, i maschietti preferivano chiamarmi Serenella.

Ma non mi chiamo Farfallina e nemmeno Serenella.  Io sono Chiara.

  • Pausa: ride
  • Il palco viene illuminato di rosso

A tredici anni l’uomo dalla camicia rossa mi abbracciò…

Ricordo un giardino, rinchiuso in un muro di cinta sgangherato, di pietre pomici e laviche sgraziate, bitorzolute, coperte da muschi ed erbe selvatiche, grigiastre; alto oltre la mia testa, se anche fossi salita su uno dei massi sporgenti posti alla base.
Ricordo le gabbie dei conigli, sovrapposte, con mangiatoie formate da intrecci di fili di ferro arrugginiti; i conigli, maschi da una parte, le femmine da un’altra e i piccoli, selezionati per grandezza, collocati in gabbie differenti.
Tutti i pomeriggi fungevo da vivandiera, passando sotto l’albero di limone, intorno al pozzo con al centro il secchio pieno d’acqua, giù per i quattro scalini fino all’angolo del muro pietroso, posto di sghembo a seguire il confine con la boscaglia di castagni e di querce della collina immediatamente sovrastante.
Ricordo che giunta appena oltre la grande pietra sporgente sulla quale poggiava lo spigolo della parete, mi sembrava che il bosco coprisse ogni altra prospettiva, e divenisse, in pochi passi, ingombrante, avvolgente, incatenante…
… però i conigli erano lì, e quel giorno c’era pure lui.
Ma forse è stato un sogno.

Non sono la sua Piccina. Io sono Chiara.

Era così bello toccare le sue braccia muscolose, alzava un secchio d’acqua con un dito; così misteriose le sue parole, più soffio che altro sul mio collo, e quando andavo via mi dava sempre un bacio, e mi stringeva forte sul petto.
Quel giorno aveva una camicia rossa ed una birra in mano.
Io avevo un graffio sul ginocchio.
Ma forse è stato un sogno

Gli dissi che non ero la sua Piccolina. Io sono Chiara.

Lui coprì il graffio sul ginocchio con la grande mano, per un attimo.

Poi prese a coccolarlo con le dita che formavano sentieri di brividi sulla mia pelle, nel nuovo gioco di un morbido girotondo tra le crepe ed i cespugli, le grotte ed i ruscelli della mia intimità.

Fu quando disse che mi voleva bene, lo disse, ne sono sicura, quando quella voce e quelle parole giunsero alla mia mente, fu allora che io gli gettai le braccia al collo così forte da farlo rotolare fino alla piccola zolla di prato nascosta tra due alti cespugli di mirtillo.
Sopra di me.

Poi, mentre mi accarezzava la bocca, sentii dolore lì.

Giù.

Qui giù

E continuava a chiamarmi Bambina. Io sono Chiara.

Ma forse fu dopo il frugare con la mano scivolosa, tremante, tra i bordi allentati delle mie mutandine.
Io non sapevo niente di inganni e di violenze, io non sapevo niente, lo giuro, di Russi e di Ungheresi in lotta tra libertà ed oppressione, io non piangevo, quel giorno, per loro.

Piangevo dicendo “Non sono la tua Piccina. Io sono Chiara.

  • Lunga pausa: piange
  • Si spengono le luci rosse e si crea una luminosità soffusa.

 Avevo venti anni quando incontrai “l’Amore“.

Gino! Gino…

E lui mi chiamava Amore e mi chiamava Tesoro.

Amore… Tesoro…

Fu bello fino a quando non venne il momento della verità.

E lui non andò via, ma mi dedicò una poesia:

Eppure se tu fossi stata violata
– il vicino di casa maledetto -,
se nel fatato mondo d’innocenza
tu
come madre fanciulla del figlio di nessuno
tu fossi stata
come vergine immolata nel tempio d’Efeso,
tu fossi stata violata
come gazzella indifesa dal branco di lupi,
tu fossi stata violata nella grotta pollaio
come una preda soggiogata dall’amico di famiglia,

tu saresti rinata
tra le mie braccia
di pescatore d’emozioni,
incubata in un tenero affetto
oltre ogni possibile attesa,
alitata dal vento del sud che cancella le orme
– maledette –
dei tanti vigliacchi stupratori

… e non potresti perdermi.

Io sono vento

io sono forza

io sono crudo esempio di follia.

Spingimi nei tuoi dilemmi
di lupa insoddisfatta,
nessuno avrà il tuo scalpo.

Modifica il tuo stato
rimuovi l’occupato,
e vieni al sole.

Ma non credevo di essere Amore, non mi chiamavo Tesoro. Io sono Chiara.

Così, per restare nelle sue catene, fui tumulto e brividi, imprimendogli sul corpo e nella mente i segni squassanti di una passione da lungo attesa, artatamente impudica e violenta, tenera e implacabile, ponendo in un solo amplesso tutti i registri delle mie tentazioni, tutta la prorompente eccessiva sfacciata bellezza del mio corpo di donna non più bambina, i giochi estremi di mani vellutate di labbra avvampate di pelle di luna: tenerezze ossessioni, morbidezze stupori, in un’altalena di grida e di sussurri che per anni la mia mente aveva elaborato, posizionato, montato come in un film… con arte e per salvezza.

E poi il tormento di chiedermi cosa avrei fatto senza di lui, da lì ad un mese, o cosa avrei pensato in quello stesso giorno di un luglio futuro, oppure in un qualsiasi altro giovedì 11 Settembre, 18 Settembre, nel Dicembre del…

  • Si accovaccia su un cuscino della poltrona sistemato a terra.

Oggi, so troppo bene quello che penso e ciò che faccio e quel che so.
Che strano, oggi la primavera è forte, la terra si risveglia, nascono tutti i fiori che mi piacciono tanto e muore tutto ciò che mi piaceva senza una ragione precisa.

Accetto di riconoscermi.

Accetto di riconoscermi perché mi sento sola come non mai, peggio, sola come sempre.

Accetto di riconoscere anche la mia solitudine.

Amore, affetto, comprensione, intese, solitudine, solitudine, solitudine, solitudine.

Chi avrebbe potuto prevedere che tutte le mie incertezze si riproponessero ai miei quasi quaranta anni.

Quasi quaranta, uguale zero.

Mi sento come un eroe dimenticato, un vecchio quadro polveroso, la piccola violetta al centro del diario.

I traguardi raggiunti, le paure superate, tutto daccapo.

Essere, essere stata, aver voluto… non vale più.

Non c’è più niente in me, o meglio non ci sarà più niente, perché io non ho più niente da dargli, da chiedergli, nulla che assomigli a vorrei-se tu potessi-se ancora volessi-proviamo-ascoltami-ancora una volta…

Sono lucidissima, so che sto pensando, volutamente pensando, non è un mio sfogo né un momento di depressione né una nuvola passeggera, è il temporale, e il peggio è che non vedo più il sereno.

Decisamente grigio.

Mi sento più bambina di allora…

… il grande amore…

SESSO. SESSO.

L’ho accettato da lui solo perché pensavo fosse una cosa diversa.

La sua poesia!

Immensa e spirituale, il naturale epilogo di due persone che si amano.

E noi non ci amiamo più, non ci amiamo più.

Facciamo l’amore – molto meglio di allora -, ma tutto il resto è un niente immenso.

Mi sembra di aver vissuto fino ad ora in una dimensione diversa e sono piombata all’improvviso, o quasi, sulla terra.

Tutto il passato non importa più.

Sento il disagio che maturando nel silenzio mi opprime.

 Non sono Noia non sono Indifferenza. Io sono Chiara.

  • Pausa: pensierosa
  •  Continua a guardare in un punto, tacendo. Tacendo si alza dal cuscino di finta pelle su cui è accovacciata e riempie di whisky un piccolo bicchiere. Va in giro per la scena, un po’ lentamente e un po’ quasi correndo.
  •  Si posiziona davanti allo specchio, scopre un seno, e inizia a mimare una voglia che scoppia di solitudine.

è dolce toccare il corpo di una donna.

  • Intanto, come se compisse un sacrilegio, prende a carezzare la morbidezza del seno: più chiara delle gambe, la punta più rossa dei capelli.

A lungo fasciato da disattenzione, di una evidente semplicità, il piacere di questo contatto, divenuto scoperta inattesa, si riveste di una dimensione erotica, intrigante, carnale.

O forse devo intendere che anche “Chiara” sia riferito ad uno pseudonimo per occultare?

Occultare cosa? Metamorfosi? Identità? Simbiosi? Inganno? Apparenza?

Una proiezione fantastica nella femminilità!

Sarebbe come dire, sono pronta ad uscire dalla mia pelle, dalla mia vita, da me, senza moine da una porta qualsiasi?

Come dire, se finora la mia vita è stata un gioco, un esercizio di stile, può finire, sono ancora in tempo, il mio è un segreto tuttora inviolato, e se così scelgo, inviolabile.

E sento ancora il bacino muoversi con impercettibili segnali di invito, sempre più invadenti.

Il mio petto, gonfiarsi, altero?

  • Inizia la canzone indifferentemente

Vero: la luna, le stelle, la nuova melodia napoletana indifferentemente si tu m’accire nun te dico niente, la bella mattina trascorsa su un mare d’incanto, la cena ai frutti di mare, il gelato alla panchina e la ginestra -ginestra, fiore amato da sempre- che avevo posto tra i capelli.

Ma quante altre volte avevo reso avvincente un giorno!

Neppure sono certo che Chiara non sia stato, abbandonate remore pudiche, un desiderio necessario di rinascita.

Ma ora so che per me non c’è ritorno, una ipotesi, unica: farlo o dimenticarmi.

  • Sì gira, rallentando i movimenti in movenze di farfalla, e, come una schiava, lascia scivolare l’esile gonna giù, alle caviglie. Le mani stringono i glutei che aveva imparato ad ammirare in prospettive di specchi, e compie i gesti dei tocchi discreti di creme spalmate con cura.
  •  Di botto tutte le luci si spengono.
  •  Nella più fitta oscurità l’allarme di un negozio sostituisce le melodie ormai prive di senso.
  •  Come in una cantilena lei dice

Gli amori sono tutti uguali, come i cinesi, ma ciascuno riconosce il proprio per minimi dettagli, come i cinesi. La sessualità è uguale per tutti, come i cinesi, ciascuno però riconosce la propria per minimi dettagli, come i cinesi.

Smetto la lotta, definitivamente, nella certezza di essere la mia femminilità ed il mio maschio, che io sono Lucilla Farfallina Piccina Piccolina Bambina Amore Tesoro Serena… l’uomo dalla camicia rossa, Gino, sì Gino, anche Gino e anche l’uomo dalla camicia rossa… Non sono Noia e Indifferenza… io sono Chiara  una donna una volta uomo, un uomo una volta donna, perché per me non c’è definizione, io sono poliforme maschio e femmina a volte disgiunti, a volte intricati e avviluppati in un groviglio di impossibili intrecci stretti in un nodo di complicità inestricabili, in un nodo, un nodo indissolubile nonostante tutti gli sforzi di auto-gestione e tutte le arti di persuasione e tutti i limiti e i condizionamenti e tutto l’amore di un’altra donna o di un altro uomo.

Come dire nonostante il mondo.

  • Un faro illumina SOLO la testa e il busto dell’attrice che ora ha un cappello maschile tipo basco che le ingabbia metà parte dei capelli e una cravatta molto evidente.
  •  Mostra una maschera.

Dove tutto resta, lasciando impronte evidenti, io passo muovendomi nel vuoto.

Io sono l’Anima e il Cervello e so lo sbaglio di chi pensa di averne uno proprio, disponibile e muto, io non appartengo, io sono.

Non sono schiava delle convenzioni.

  • Si distende sul divano seguita da un raggio di luce

La scoperta del piacere di accarezzare il seno più liscio delle gambe, più rosso dei capelli, più tenero del mio tormento, diviene ansia di più profonde sensazioni, e già le labbra si aprono ardenti e le sento stimolate da carezze di piuma, e già tocco l’interno delle cosce, più su, più giù, più su dopo ogni stasi, più su in modo spregiudicato; e poi già l’ansia e la smania col respiro in affanno con il sangue in tempesta con la vita in un soffio, si mutano in galoppante allucinazione mentre accarezzo il mio sesso con voluttà sconosciuta, ossessiva puttana pazza, a gambe aperte – Star di un film a luci rosse- nella notte più stellata di prima e più di prima illuminata dalla luna.

Nel fresco frizzante dell’alba imminente il caldo della mano non mi conceda sospiri.

  • Si ode l’avvicinarsi, nel buio, di un’ambulanza. 
  • E lei lancia un urlo di sirena.

Sììììììììììììììììììììììììììììììììììì

  • Felice ad alta voce

Io sono Chiara, non sono Chiara, io sono me.

Io sono la libertà.

Io sono Chiara… NON sono Chiara.

  • Liberata 
  • A braccia alzate

Non sono più la schiava del perdono.

Il Dispari 20210118

 

 

Bruno Mancini

Il Dispari 20210111 – Redazione culturale DILA

Chiara Pavoni nel video “Dialogo di una schiava”.

I progetti Made in Ischia dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” aprono alla grande il 2021 con una strepitosa interpretazione di Chiara Pavoni che ha registrato in video il monologo “Dialogo di una schiava” che avevo scritto per lei.

Registra, scenografa, produttrice e soprattutto raffinata attrice, Chiara Pavoni mette in mostra, in una lunga performance quasi cinematografica, tutto il suo bagaglio di esperienze teatrali e cinematografiche che l’hanno avviata a diventare icona delle passioni e delle vicende, a volta inconfessabili -anche a sfondo sessuale-, espresse mediante tutte le varie forme artistiche della letteratura.

Con una grinta soffusa attraverso le innumerevoli corde della sua professionalità, Chiara nel video rende palpabile, senza fronzoli e senza effetti scenici di melodrammatica fattura, un sentimentalismo atroce nel dualismo tra l’ego dilaniato e la libertà che si ottiene con il perdono.

In effetti, pur trattandosi di un “monologo”, ho intitolato il brano “Dialogo di una schiava” perché in esso c’è uno specchio che rappresenta l’emblema dell’alter ego.

Tecnicamente, il racconto si sviluppa affidando le proprie stratificazioni -ideologiche e morali e psicologiche e comportamentali- ai differenti posizionamenti narrativi con i quali l’attore, di volta in volta, è impegnato nel descrivere, ricordare, agire, riferire ecc.

Se appare abbastanza evidente che la trama si sviluppa intorno al punto focale del perdono per uno stupro (non per uno stupratore), non da meno essa affronta anche altre sottili diatribe su “perdoni” per azioni proprie che, se non interiorizzati, minano la stima per se stessi, mancando la quale si diventa tutti schiavi di convenzioni, di dogma, e comunque di principi non riconosciuti come tali.

Forse solo una tale dolorosa e profonda analisi personale può servire a riconquistare serenità (dove, per serenità, nel monologo s’intende liberazione dalla schiavitù subita da tutto ciò che è simile a consuetudini, verità indiscutibili, pregiudizi ecc.).

Perdonare “lo stupro” (così come tutti gli altri temi che fanno parte del monologo… e non solo quelli) vale anche come antidoto per stemperare le, sincere o false, espresse o nascoste, manifestazioni di compassione e di vicinanza.

Certamente il brano si presta a molte possibili interpretazioni su come porle in scena quelle libertà che si ottengono “perdonando”, o su come rappresentare la forza liberatoria che opera quando non ci sente più privati (uomini e/o donne) della propria identità, ma certamente Chiara Pavoni esprime queste ed altre tematiche con una limpida chiarezza recitativa.

La musica di Mauro Restivo, simile alla malia di nostalgiche apparenze, profonda nelle tinte di sdegno e di sconfitte, soave nell’accompagnare il canto liberatorio, segue con cadenze appropriate tutte le fasi recitative e ogni silenzio riflessivo snocciolato nel video.

Gli abbigliamenti, le maschere e i volti truccati da Silvia Bastet e Angela Sercia incorniciano con eleganza, discrezione e abbandoni di falsi pudori il mimetismo necessario ad esternare nel lungo tempo di diversi decenni lo sviluppo dei ricordi impressi nelle scene del monologo.

Il video potrete visionarlo su youtube ai link

Lunedì prossimo, salvo imprevisti, pubblicheremo su questa pagina il testo integrale del monologo.

Ringraziando Mauro Restivo, Silvia Bastet e Angela Sercia che hanno GRATUITAMENTE messo a disposizione non solo le loro competenze professionali, non solo il loro tempo, ma anche tutte le apparecchiature e gli apparati scenografici utilizzarti nel video.

Qui di seguito proponiamo una succinta presentazione del chitarrista Mauro Restivo, ripromettendoci di parlavi di Silvia Bastet e di Angela Sercia in una prossima occasione.

Con ciò, sono convinto che questa opera di vera arte scenica, di grande amore per le attività letterarie, e di disinteressata collaborazione con i progetti Made in Ischia, possa fare entrare Chiara Pavoni e la troupe di suoi (ed ora anche nostri) elitari amici nei vostri cuori, ed auspico che il video ottenga un posto di primo piano nelle vostre videoteche.

 

Bruno Mancini

Chiara Pavoni

Chiara Pavoni

MAURO RESTIVO

La sua musica simile alla malia di nostalgiche apparenze, profonda nelle tinte di sdegno e di sconfitte, soave nell’accompagnare il canto liberatorio, segue con cadenze appropriate tutte le fasi recitative e ogni silenzio riflessivo snocciolato nel video monologo “Dialogo di una schiava” scritto da Bruno Mancini ed interpretato da Chiara Pavoni

Nato a Roma nel 1960, ha ricevuto le prime lezioni di chitarra classica dal M° Gino Palombo, ottenendo il relativo diploma.
Parallelamente ha conseguito i diplomi in Arti applicate e in Maestro D’Arte, finalizzando gli studi alla realizzazione di mostre e concerti.

Per circa quindici anni ha ricoperto il ruolo di Presidente della sezione artistica dell’ATAC.

Ha svolto attività concertistica in Italia e all’estero, con particolare riferimento alla Repubblica Ceca dove si è esibito più volte in recital trasmessi da emittenti radiofoniche.
Il suo interesse per il repertorio musicale bandistico gli ha procurato  l’invito, da parte del M° Olivio di Domenico, a collaborare come chitarrista nella Banda Musicale dell’ATAC.
Degno di nota è stato il suo concerto eseguito in occasione della beatificazione di Padre Pio, trasmesso in diretta su tre emittenti Vaticane.
Si è esibito nell’ambito del Fiuggi Guitar Festival con musiche di A. Lauro, F. Tarrega e L. Almeida.

In seguito al successo ottenuto ha iniziato a collaborare con il M° Massimo Delle Cese e con l’Accademia Romana della Chitarra.

Sua è anche l’organizzazione del Frascati Guitar World Festival dedicato alla Chitarra Classica.
Ha suonato al Palazzo dei Congressi di Roma ed ha composto musiche in abbinamento con le poesie di numerosi scrittori.

Ha collaborato con l’Associazione Rosso Rossini.

Ha eseguire delle Master nel “Festival i Colori della Musica di Celano” nel quale ha fatto anche parte della Giuria.

Ha composto alcuni brani per chitarra classica ispirati ai disegni da lui stesso realizzati.

Insegna presso varie Associazioni.

Responsabile delle Relazioni Esterne della Ass. Circolo Culturale Lya de Barberiis può annoverare  il successo d’importanti concerti.

Mauro Restivo, con la sua splendida interpretazione musicale in accompagnamento al monologo “Dialogo di una schiava” scritto da Bruno Mancini ed interpretato da Chiara Pavoni , su youtube al link https://youtu.be/mF4SlGAKxT4,  entra a far parte a pieno titolo degli amici dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA“, di questo quotidiano diretto da Gaetano Di Meglio, della casa Editrice “Il Sextante” di Mariapia Ciaghi e dell’Associazione culturale algerina “ADA” di Dalila Boukhalfa.

Benvenuto da tutti noi.

Chiara Pavoni

Chiara Pavoni

Silvia Bastet

Silvia Bastet

Angela Sercia

Angela Sercia

Mauro Restivo

Mauro Restivo

 

Il Dispari 20210104

Il Dispari 20210104 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20210104 – Redazione culturale DILA

IL 2020 NELLE FOTO DI ALCUNI DEI PRINCIPALI  PROTAGONISTI DILA

Ringraziamenti, complimenti e auguri a coloro che maggiormente hanno fatto grande, comunque, il 2020 dei progetti Made in Ischia della Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”.

In un anno terribile per tutti, sono state innumerevoli le manifestazioni di entusiastica partecipazione ai progetti e agli eventi Made in Ischia dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” che, seppure limitati in ambiti territoriali e carenti di risorse finanziarie, hanno ribadite le forti spinte artistiche, culturali e sociali a volte ideate e a volte organizzate dalla nostra associazione.

La realizzazione di due eventi immessi nel palinsesto di BookCity; l’inserimento di 20 puntate video nella rassegna di promozione editoriale “Il Maggio dei libri”; l’attuazione della nona edizione del  premio internazionale di arti varie “Otto milioni”; la stampa delle antologie “Sinfonia per l’Africa” e “Arte Altrove”; la pubblicazione di notizie e di aggiornamenti culturali, di recensioni e di contenuti letterari, di attività e di collaborazioni sociali proposte con cadenza settimanale su questa pagina del quotidiano IL DISPARI; numerosi scambi di partecipazioni ad eventi internazionali sviluppati principalmente in l’Algeria e in Lettonia; le attività redazionali nel magazine Eudonna e nelle collane poetiche della Casa Editrice Il Sextante… sono solo parte del bilancio annuale che ci rendono particolarmente orgogliosi di avere continuato sulla strada giusta indicata dal primo slogan che abbiamo lanciato all’inizio di questa storia “Operare affinché l’Arte in  generale e la poesia in particolare riconquistino il palco di primo piano che compete loro nell’attuale società italiana”.

Con molta umiltà firmo io questo editoriale, ma sono certo dell’adesione incondizionata da parte di tutti i personaggi ai quali viene rivolto il piccolo omaggio di questa rassegna fotografica.

Auguri a tutti, ma proprio a TUTTI, per uno splendido 2021!

Bruno Mancini

Ajub Ibragimov

Ajub Ibragimov

Andrea Del Buono

Andrea Del Buono

Angela Maria Tiberi

Angela Maria Tiberi e Giovanni Rotunno

Antonio Mencarini

Benito Corradini

Benito Corradini

Bruno Mancini e Rosalba Grella

Bruno Mancini e Rosalba Grella

Chiara Pavoni

Chiara Pavoni

Dalila Boukhalfa

Dalila Boukhalfa

Domenico Umbro

Domenico Umbro

Emanuela Di Stefano

Emanuela Di Stefano

Gaetano Di Meglio

Gaetano Di Meglio

Giuseppe Lorin

Giuseppe Lorin

Jeanfilip

Jeanfilip

Katia Massaro

Katia Massaro

Liga Sarah Lapinska

Liga Sarah Lapinska

Liliana Manetti

Liliana Manetti

Lucia Fusco

Lucia Fusco

Maria Francesca Mosca

Maria Francesca Mosca

Maria Luisa Neri

Maria Luisa Neri

Mariapia Ciaghi - Aldo Forbice - Paola Valori - Bruno Mancini

Mariapia Ciaghi – Aldo Forbice – Paola Valori – Bruno Mancini

Michela Zanarella

Michela Zanarella

Milena Petrarca e Dalila Boukhalfa

o Milena Petrarca e Dalila Boukhalfa

Nicola Pantalone

Nicola Pantalone

Paola Occhi e il Papa Francesco

Paola Occhi e il Papa Francesco

Roberta Panizza

Roberta Panizza

Roberto Prandin

Roberto Prandin

Rosalba Grella

Rosalba Grella

Santina Amici

Santina Amici

Stefano Degli Abbati

Stefano Degli Abbati

Tina Bruno

Tina Bruno

Valentina Gavrish

Valentina Gavrish

Federica Sciandivasci - Maria Francesca Mosca -Laila Scorcelletti-Silvana Lazzarino

Federica Sciandivasci – Maria Francesca Mosca -Laila Scorcelletti-Silvana Lazzarino

Caterina Dominici - Bruno Mancini - Adriana Iftimie Ceroli - Assunta Gneo - Mariapia Ciaghi

Caterina Dominici – Bruno Mancini – Adriana Iftimie Ceroli – Assunta Gneo – Mariapia Ciaghi

Lucia Annicelli Gaetano Di Meglio Lucia Marchi Mariapia Ciaghi

Lucia Annicelli Gaetano Di Meglio Lucia Marchi Mariapia Ciaghi

DILA

NUSIV

VIRUSISCHIA