GOHAR DASHTI

GOHAR DASHTI RACCONTA LA VULNERABILITA’ DELL’UOMO

La vulnerabilità umana, il senso di separazione nel non riconoscersi in posti e luoghi diversi dai propri, si rincorrono nella narrazione per immagini presentata dagli scatti di Gohar Dashti (Ahvaz, Iran – 1980), fotografa iraniana alla sua seconda personale in Italia.

Apprezzata a livello internazionale, con essenzialità e sottile lirismo, la fotografa comunica lo stato emotivo di un popolo il suo, che come  tanti altri si trova in bilico tra desiderio di evasione e smarrimento,

mostra LIMBO di Gohar Dashti

entusiasmo e delusione per quel profondo senso di vuoto e solitudine che segue una partenza, una fuga per prepararsi ad un cambiamento. A ripercorrere l’essenza di emozioni che appartengono a quanti sono costretti a fuggire dalla propria patria certi poi di trovare altre possibilità, è proprio la sua mostra personale in corso a Milano presso Officine dell’Immagine fino al prossimo 16 aprile 2016. Si tratta della sua seconda personale nel capoluogo lombardo che segue ad altre rassegne di successo in importanti musei dal Victoria and Albert Museum di Londra, al Mori Art Museum di Tokyo, dal Museum of Fine Arts di Boston alla National Gallery of Arts di Washington, La mostra Gohar Dashti. LIMBO a cura di Silvia Cirelli che ha anche pubblicato i testi del catalogo e del volume fotografico, propone le ultime opere della giovane fotografa iraniana, diventata uno dei punti di riferimento del panorama artistico del Medio Oriente.

MOSTRA LIMBO

MOSTRA LIMBO

Gohar Dashti attraverso la sua arte che utilizza le atmosfere percettive e gli effetti della luce per esaltare i contesti per lo più legati ai paesaggi dove si affacciano figure di passaggio nel loro vivere nell’incertezza del futuro, si fa testimone della cultura e della società iraniana, complessa e dalle mille sfaccettature. Nel cogliere le emozioni tra speranza e solitudine, senso di libertà e nostalgia Gohar Dashti percepisce l’arte della fotografia quale strumento ideale per raccontare l’intersecarsi di aspetti apparentemente opposti quali ironia e amarezza, incanto e sofferenza, severità ed evasione. La raffinatezza del suo lessico, strettamente connesso a un’implicita connotazione autobiografica, si traduce in una simmetria creativa audace e incisiva, dove l’estetica dell’allegoria si scopre come costante elemento focale.

Il titolo dell’esposizione, LIMBO, prende spunto dall’ultimo progetto dell’artista, l’emblematica serie Stateless (2014-2015), presentata a Milano come nucleo centrale della mostra.

Realizzata in un remoto paesaggio desertico nell’isola di Qeshm, territorio iraniano che si affaccia sul Golfo Persico, la serie regala panorami incontaminati, dove una natura quasi prepotente incornicia scenari dal sapore malinconico e nostalgico. Nonostante la sublimazione quasi a respirare l’essenza di infiniti spazi del paesaggio circostante, i protagonisti degli scatti sembrano abitare un luogo che non gli appartiene e dove si sentono estranei, percependo la propria vulnerabilità davanti a strade e scorci che non riconoscono

MOSTRA LIMBO

MOSTRA LIMBO

come propri. Ed è questo silenzioso senso di abbandono, e il dolore della separazione dalla propria terra e dalla propria storia e cultura, che hanno ispirato Gohar Dashti nella realizzazione di una delle sue serie più poetiche: un progetto che sintetizza la sofferenza della difficile condizione dell’individuo profugo ed esiliato, e allo stesso tempo restituisce l’identità di una memoria a quanti, a causa di guerre, malattie o soprusi, sono stati costretti ad abbandonare le proprie terre.

L’evocazione di un paesaggio surreale in equilibrio con la componente umana, è riconoscibile anche nella serie Iran, Untitled (2013) in cui l’artista si concentra sulla morfologia emozionale dell’individuo. Gohar Dashti con la potenza delle proprie fotografie riesce a mettere a nudo la vulnerabilità umana, dando spazio all’autenticità delle emozioni che prima o poi riaffiorano.

Silvana Lazzarino

Gohar Dashti. LIMBO

a cura di Silvia Cirelli

Officine dell’Immagine

Via Atto Vannucci 13, Milano

Orari: martedì – venerdì: 15 – 19, sabato 11 – 19;

lunedì e giorni festivi su appuntamento

Fino al 16 aprile 2016

Ingresso libero

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Volto e Corpo

EGOSUPEREGOALTEREGO. Volto e Corpo nell’arte contemporanea

 

In questa società dominata sempre più dalla forza dell’immagine capace di comunicare nell’immediato fatti, azioni ed emozioni, si sta facendo strada il bisogno di apparire dando sempre più spazio al proprio ego che sembra diventare protagonista assoluto di diversi contesti e situazioni. La tendenza dell’ego ad apparire si coniuga con il bisogno dell’individuo di non passare inosservato, ma anzi mostrarsi il più possibile; ed è in questa ricerca di visibilità attraverso le immagini che un ruolo importante lo svolgono i media puntando sul compiacimento dell’ego di ciascun soggetto nel suo mostrarsi e farsi notare.

EgoSuperegoalterEgo

EgoSuperegoalterEgo

Sul concetto di immagine legata al volto e al corpo che rappresentano la fisicità della persona si orienta la mostra Ego-superEgo-alterEgo Volto e Corpo Contemporaneo dell’Arte in corso al  MACRO  Museo d’Arte Contemporanea di Roma fino all’8 maggio 2016. Curata da Claudio Crescentini e promossa da Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia, la mostra, nel valorizzare la collezione permanente d’arte contemporanea capitolina della Galleria d’Arte Moderna di Roma, della Casa Museo Alberto Moravia e del MACRO, propone un’analisi del volto e del corpo attraverso diverse opere in cui l’artista si fa rappresentare e si auto-rappresenta. Sono immagini di volti e corpi restituiti attraverso dipinti, fotografie, installazioni site specific, stencil di diversi artisti contemporanei, che diventano punti fermi su cui gioca il concetto di egocentrismo e di protagonismo. Il percorso offre quindi un’analisi del volto e del corpo nell’arte contemporanea con particolare attenzione alle fotografie ed ai filmati in cui l’artista stesso è protagonista nel suo rappresentare e autorappresentarsi, divettando attore e spettatore insieme, Accanto ad opere in cui l’artista si autorappresenta come quelle di Vito Acconci, Franco Angeli, Giorgio de Chirico, Plinio De Martiis, Stefano Di Stasio, Giosetta Fioroni, Gilbert&George, Francesco Guerrieri, Urs Luthi, Carlo Maria Mariani, Bruce Nauman, Cristiano Pintaldi, sono altre in cui è lui stesso ad essere ripreso, “rappresentato” da un altro artista, come nelle fotografie di Claudio Abate, Marco Delogu, Mimmo Iodice, Nino Migliori. E poi vi sono opere di Ennio Calabria, Candy Candy, Giacinto Cerone, Mariana Ferratto, Luigi Ontani, Luca Maria Patella, Arnulf Rainer, Sissi, Sten e Lex dove l’artista, pur non ritraendo se stesso, si ritrova in un altro personaggio da lui ripreso.

EgoSuperegoalterEgo

EgoSuperegoalterEgo

Sul gioco del rivedersi e del riprendere si indirizza il doppio focus dedicato ad Alberto Moravia e Achille Bonito Oliva, due tra i tanti esempi noti nel panorama culturale italiano e internazionale  contemporaneo. I ritratti di Moravia realizzati da Renato Guttuso, Carlo Levi e Mario Schifano e quelli di Achille Bonito Oliva realizzati da Sandro Chia, Francesco Clemente e Mario Schifano diventano occasione per esplorare i modi con cui  viene colto e restituito lo sguardo della persona, compresa la sua gestualità.

Nell’ambito dell’esposizione rientra la rassegna di film e video Io è un Altro (auto)ritratti d’artista dalla collezione della Cineteca nazionale e del MACRO il cui materiale è stato selezionato da Marco Fabiano e Annamaria Licciardello (CSC-CN). Essa propone proiezioni di film d’artista e video in cui gli artisti, fra gli anni Sessanta e Ottanta si sono soffermati sul tema del volto e del corpo umano con prospettive di autorappresentazione e presentazione di grande impatto tecnico e visivo. Tra le proiezioni che si svolgono all’interno della Sala Cinema due giovedì al mese a partire dalle ore 17.30 fino al 5 maggio 2016 vanno citate: Inquietudine di Mario Carbone, Antonio Ligabue pittore di Raffaele Andreassi (il 14 aprile dalle ore 17.30), Reconstructions 1952-1976 di Sonja Ivekovic, Nascita, sviluppo e morte dell’illusione di Guido Sartorelli (il 28 aprile dalle ore 17.30) e Morire gratis di Sandro Franchina (il 5 maggio dalle ore 17.30).

Un percorso ad indagare le possibili interpretazioni della figura umana riferito all’autoritratto e al ritratto, fino a toccare il fenomeno del selfie che, quale forma di comunicazione e diffusione del se’, si è imposta rapidamente a livello mass-mediale, dando al volto e al corpo, nuovamente, un ruolo di primo piano nella società.

Silvana Lazzarino

 

EGOSUPEREGOALTEREGO

Volto e Corpo Contemporaneo dell’Arte

a cura di Claudio Crescentini

MACRO, Via Nizza, 138- Roma

(Sale Collezione, MACRO Hall, Project room #2, Foyer, Terrazza)

Orario da martedì a domenica 10.30-19.30

(la biglietteria chiude un’ora prima

Per informazioni: telefono 060608

fino all’ 8 maggio 2016.

alcuni articoli pubblicati su ildispari24.it

http://www.ildispari24.it/it/toulouse-lautrec/ 

http://www.ildispari24.it/it/mario-giacomelli/

http://www.ildispari24.it/it/tango-silencio/

http://www.ildispari24.it/it/andrea-pinchi/

http://www.ildispari24.it/it/seme-creativo/

http://www.ildispari24.it/it/successo-per-marco-tullio-barboni/

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http://www.ildispari24.it/it/bulgari/

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MARIO GIACOMELLI

 IL BIANCO E IL NERO NEGLI SCATTI DI GIACOMELLI

Tra i più famosi fotografi italiani Mario Giacomelli (Senigallia 1925-2000) con sguardo attento, ma mai giudicante ha saputo cogliere accanto ai volti del paesaggio rurale o costiero in particolare  della sua terra, le Marche, gli aspetti di una quotidianità legati ad ambienti semplici, umili, talora abitati dalla solitudine dall’abbandono, ma anche dal silenzio e da momenti di svago. Entro questi spazi e paesaggi affiorano silenziosi o spiccano anziani, donne, ragazzi presi dai loro pensieri o intenti in diverse attività.

fotografia di Mario Giacomelli

fotografia di Mario Giacomelli

L’ospizio di Senigallia dove la madre lavorava nella lavanderia e dove lui da ragazzino si recava durante i fine settimana con la sua macchina fotografica, era un mondo da scoprire dove recuperare quella poesia degli affetti e delle emozioni attraverso quegli sguardi assorti, sofferenti, consapevoli di un tempo oramai fuggito via. Poesia delle emozioni e degli affetti che Giacomelli riesce a restituire attraverso ogni immagine di persona e che lo accompagnerà anche negli scatti riservati a scorci paesaggistici e ambienti di interni. Fondamentale per lui è stato l’incontro con il fotografo e intellettuale Giuseppe Cavalli autore del manifesto de La Bussola, il circolo fotografico più importante del Dopoguerra, il quale lo invitava a proseguire nella fotografia e parallelamente a leggere testi poetici.

Alla forza espressiva dei suoi scatti bianco e nero con cui ritrae volti sguardi, di anziani, con cui documenta scorci e vedute di paesaggi dell’entroterra e della costa dove si intravedono anche uomini, donne e bambini, il Museo di Roma di Palazzo Braschi dedica una mostra aperta da mercoledì 23 marzo al 29 maggio 2016. La mostra Mario Giacomelli. La figura nera aspetta il bianco a cura di Alessandra Mauro. promossa da Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e prodotta da Fondazione Forma per la Fotografia, in collaborazione con Archivio Giacomelli di Senigallia, propone per la prima volta al pubblico romano, e non solo, un viaggio appassionante a scoprire gli angoli più sottili e segreti della sua arte e del suo ardore creativo per toccare la sua intimità e profonda poesia che affiora da ogni fotografia.

fotografia Mario Giacomelli

fotografia
Mario Giacomelli

Il percorso attraverso 200 fotografie originali guida il visitatore entro ambienti semplici, spogli che vanno dalle stanze degli ospizi e dai cortili dei seminari della sua città Senigallia a paesaggi rurali come quelli abruzzesi di Scanno, alla costa adriatica.

Si possono ammirare le celebri serie delle prime fotografie, scattate sulla spiaggia di Senigallia nel 1953, quelle dedicate all’Ospizio (“Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”), quelle che riprendono i “pretini” in festa nel seminario della città (“Io non ho mani che mi carezzino il volto”), e poi Lourdes, e le atmosfere fuori dal tempo di Scanno, i contadini de “La buona terra”, e la storia quasi cinematografica di “Un uomo, una donna, un amore”. E ancora le serie dedicate alle grandi poesie il cui ritmo affascinò Giacomelli: tra queste “A Silvia”, “Io sono Nessuno”, “Ritorno”. Da sottolineare anche le straordinarie immagini del paesaggio marchigiano, che Giacomelli non si è mai stancato di fotografare, di riprendere e di sorprendere, ed alcune tra le sue immagini più “materiche”, dove la tensione tra le figure nere e il bianco di fondo si fa attesa drammatica, corposa, lirica.

fotografia di Mario Giacomelli paesaggio agricolo

fotografia di Mario Giacomelli paesaggio agricolo

Entro questi contesti e luoghi il suo occhio fotografico recupera la poesia dell’uomo: i volti degli anziani solcati da rughe profonde a ricordare il tempo che passa e la malinconia che invade il pensiero, i seminaristi in alcuni momenti di svago ripresi mentre si trovano nel cortile del seminario, o ancora le figure di donne vestite di nero che staccano sul suolo dei paesaggi quasi bianchi. Il suo è un documentare la vita dell’uomo mettendo a nudo le sue emozioni e in questo l’essersi accostato alla poesia e ai testi di autori come Leopardi, Montale, Emily Dickinson, Edgar Lee Master, Corazzini, Luzi e Borges ha avuto un significato importante dando una nuova luce ai suoi lavori, Egli affermava “Il mio realismo è molto poetico, nel senso che trascura, va a discapito di alcune cose. A me interessa provare emozioni, saper guardare dentro di me”. Entro questi scenari si evince il contrasto tra bianco e nero che seppur talora può stridere, suona come armonia e poesia specie quando è protagonista la natura il cui paesaggio diventa semplice anche quando a campeggiare sono colline o pendii.

Silvana Lazzarino

Mario Giacomelli.

 La figura nera aspetta il bianco

Museo di Roma – Palazzo Braschi

Piazza San Pantaleo – Roma

Orario: martedì-domenica ore 10.00-19.00

La biglietteria chiude un’ora prima

Informazioni 060608 tutti i giorni 9.00-21.00

dal 23 marzo al 29 maggio/2016

ALCUNI articoli  di Silvana Lazzarino  PUBBLICATI SU Ildispari24.it

http://www.ildispari24.it/it/tango-silencio/

http://www.ildispari24.it/it/andrea-pinchi/

http://www.ildispari24.it/it/seme-creativo/

http://www.ildispari24.it/it/successo-per-marco-tullio-barboni/

http://www.ildispari24.it/it/il-segreto-di-leonardo-da-vinci/

http://www.ildispari24.it/it/bulgari/

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http://www.ildispari24.it/it/convegno-8-marzo/

http://www.ildispari24.it/it/escher-a-treviso/

http://www.ildispari24.it/it/francesco-vaccarone-e-la-poesia-visiva/

http://www.ildispari24.it/it/ugolina-ravera/

 

http://www.ildispari24.it/it/concerto-a-roma/

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TINTO BRASS: UNO SGUARDO LIBERO

 TINTO BRASS: UNO SGUARDO LIBERO

Stefania Sandrelli. Claudia Koll, Debora Caprioglio e Serena Grandi per la loro bellezza procace, ma mai volgare sono diventate delle vere e proprie sex simbol negli anni Ottanta, in particolare grazie ad un regista che di loro ha saputo esaltare curve mozzafiato, ma allo stesso tempo sensualità e fascino,.Giovanni Brass, in arte Tinto Brass.  Attraverso giochi di sguardi, movenze, portamenti Tinto Brass ha costruito un immaginario di donna seducente e passionale descritto in film come La Chiave, Così fan tutte, Miranda che sono entrati a far parte di un genere, quello erotico, cui lui ha saputo dare un valore aggiunto lasciando parlare la bellezza di corpi sensuali e ad un tempo appassionati e misteriosi.

mostra su Tinto Brass

mostra su Tinto Brass

Oggi a Roma al Complesso del Vittoriano negli spazi del Salone centrale si è aperta la prima grande esposizione dedicata a questo maestro del film erotico, ma anche sperimentatore impegnato nel teatro e nel montaggio.

Curata da Caterina Varzi e realizzata da Comunicare Organizzando, la mostra TINTO BRASS: UNO SGUARDO LIBERO che si avvale del patrocinio di Roma Capitale e della collaborazione di Istituto LuceCinecittà, Rai Teche e Acea, presenta un percorso in cui viene dato spazio ad un’immagine di Tinto Brass non solo legata al genere erotico da lui affrontato con leggerezza e talora ironia a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, ma anche al suo aver saputo attraversare altri contesti passando dalla commedia al western, dal giallo al noir. A sottolineare  questo suo viaggio nella vita nei pensieri di uomini e donne a cogliere e svelare le loro ossessioni, paure, entusiasmi, malinconie, tra tradimenti, bugie, passioni, vita sociale, sono le foto di scena dove ad esempio  è ritratto con Alberto Sordi, Roberto Rossellini, le sceneggiature, i copioni originali, i dialoghi e gli articoli di quegli anni apparsi sui giornali. E ancora lettere indirizzate a registi come Mario Soldati, Goffredo Parise e Terry Carter, oggetti di scena, documenti inediti, manifesti e costumi.

Nel genere erotico Tinto Brass esplora le infinite possibilità della seduzione: attraverso il guardare: sono messe in gioco le emozioni prodotte dallo sguardo dovei entrano in azione gli altri sensi a creare attesa e desiderio.

Il pensiero del regista che si riassume nella frase “La vita è semplice ma complicata dalla paura che le persone hanno della libertà” viene ripercorso attraverso questa suggestiva mostra  aperta fino al 23 marzo 2016. Sarà possibile vedere anche alcuni estratti di  ‘Istintobrass’, documentario realizzato nel 2013 dal regista Massimiliano Zanin e presentato in selezione ufficiale alla settantesima Mostra del Cinema di Venezia. Il film racconta la figura e la carriera di Tinto Brass attraverso un’inedita intervista al regista, le parole dei premi Oscar Helen Mirren e Ken Adam e di personaggi del cinema e della critica italiani quali Gigi Proietti, Franco Nero, Adriana Asti, Marco Muller, Marco Giusti, Gianni Canova.

Silvana Lazzarino

 

 TINTO BRASS: UNO SGUARDO LIBERO

Roma Complesso del Vittoriano, Salone centrale

dal 24 febbraio al 23 marzo 2016

 

 

 

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