Francesco Oggianu va oltre il visibile

Francesco Oggianu va oltre il visibile

FOTOGRAFARE OLTRE LA REALTA’  IN MOSTRA A GROTTAFERRATA (RM)

Lo sguardo di Francesco Oggianu entra negli spazi a lui intorno e nelle emozioni delle persone che li abitano e percorrono, cogliendo con eleganza e disinvoltura attraverso il mezzo fotografico ogni espressione percepita o immaginata di quei luoghi e di chi li vive.

Luoghi e spazi ripresi in contesti quotidiani, ma anche in momenti di svago. Il suo guardare va oltre la semplice restituzione di quanto accade a lui intorno, perché nel suo raccontare la vita cerca di andare al di la di quella immagine iniziale, svelandone il lato nascosto, forse misterioso che grazie ad un equilibrio di luci e ombre e ad un’inquadratura mirata, riesce a tirare fuori.

Dal visibile trae l’invisibile per far parlare nostalgici pensieri, emozioni lontane che riaffiorano, o semplicemente stati d’animo legati a suggestivi scenari che regalano i diversi volti di una natura ora selvaggia, ora rasserenante.

Francesco Oggianu mostra fotografica

Francesco Oggianu
mostra fotografica

A Francesco Oggianu, fiorentino, ma residente da tempo in provincia di Roma, impiegato civile alle dipendenze del Ministero della Difesa con una grande passione: quella per il mondo delle reflex è dedicata una mostra “A MODO MIO dove sono presenti oltre 20 lavori, in corso a Grottaferrata (Roma) ospitata da PANGEA International Restaurant e aperta fino al 10 febbraio 2017.

A questa arte si appassiona fin da giovanissimo, ma è solo negli ultimi anni che inizia ad indagare appieno la realtà che lo circonda utilizzando la macchina fotografica.

Una passione che lo porta a prendere parte a numerosi concorsi nazionali (anche vincendoli) e a numerose collettive in location prestigiose e all’interno di festival con richiami anche internazionali.

Dagli inizi in analogico alla dimensione digitale, Francesco Oggianu si è trasformato a sua volta, negli anni, in maniera radicale, osservando i vari contesti con ottiche per lui via via più sofisticate.

Da pochissimo sta usando una EOS 6D, prediligendo grandangolari, ma usando un po’ tutti gli obbiettivi disponibili sul mercato.

Diverse le tematiche con cui si confronta, ma al primo posto restano sempre i paesaggi, senza dimenticare il ritratti e Macro come si può evincere dai suoi portfoli.

Tra le sue esperienze professionali più recenti va citata la partecipazione nel 2012 ad un workshop del Bianco e Nero con il francese Dominique Bollinger, tenutosi in provincia di Siena.

Ma a dare una nuova impronta al suo modo di confrontarsi con il quotidiano è stato l’incontro con il grande Maestro del Colore Franco Fontana, con cui Oggianu ha trascorso giorni di corso in stile full immersion che lo hanno profondamente maturato.

Da allora è scattato n lui il bisogno di cercare oltre le cose, oltre gli aspetti della realtà, mirando costantemente di “rendere visibile l’invisibile”, come direbbe il Fontana stesso, e di fotografare tutto quello a cui pensa.

Silvana Lazzarino

Francesco Oggianu

A MODO MIO

Mostra fotografica

PANGEA International Restaurant

Corso del Popolo 90 – Grottaferrata (RM)

Fino al 10 febbraio 2017

Ingresso libero

Per informazioni telefono:06-90273598 – 3313251504

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OCCHIO DEL SECOLO Henri Cartier Bresson

OCCHIO DEL SECOLO Henri Cartier Bresson. Fotografo in mostra a Villa Reale a Monza

“Fotografare, è riconoscere un fatto nello stesso attimo ed in una frazione di secondo e organizzare con rigore le forme percepite visivamente che esprimono questo fatto e lo significano. E’ mettere sulla stessa linea di mira la mente, lo sguardo e il cuore”.immagine-mostra-bresson-7

Con questa frase Henri Cartier Bresson (Chanteloup-en-Brie 1908 – L´Isle-sur-la-Sorgue 2004) indica quanto sia importante nel suo lavoro di fotografo cogliere a pieno quanto accade a lui intorno, e cogliere quel preciso istante in cui persone, gesti azioni prendono vita innanzi ai suoi occhi. Considerato il pioniere del foto-giornalismo, tanto da meritare l´appellativo di “occhio del secolo”, poliedrico nel mostrarsi versatile anche con la pittura e il disegno, Henri Cartier Bresson ha saputo interpretare attraverso i suoi scatti ogni luogo segreto e intimo del sentire umano con spiccata sensibilità e immediato realismo. Ha saputo come pochi restituire sotto diversi profili la vita sociale da quella pubblica a quello più privata e domestica, facendo della macchina da presa un mezzo a servizio del proprio pensiero visivo ed emotivo con cui testimoniare diversi contesti che scorrevano innanzi al suo sguardo sempre affascinato dallo sfilare di situazioni nuove e imprevedibili.

occhio del secolo bresson

occhio del secolo bresson

Semplicità, immediatezza nel riprendere un dato momento accompagnano il suo lavoro fin dagli inizi quando nei primi anni Trenta con la sua prima Leica realizza i primi scatti da cui si evince una particolare attenzione a fatti e accadimenti che raccontano lo scorrere del tempo ordinario e straordinario. Alla sua arte fotografica, che restituisce la percezione di quanto accade nel tessuto esistenziale a lui contemporaneo è dedicata una suggestiva mostra presso gli spazi della Villa Reale a Monza aperta fino al 26 febbraio 2017, attraverso cui il visitatore viene a contatto con immagini forti e intense, intime e poetiche.

Curata da Denis Curti ed organizzata da Civita Mostre con il supporto di Cultura Domani la mostra Henri Cartier Bresson Fotografo è promossa dal Consorzio Villa Reale e Parco di Monza e da Nuova Villa Reale di Monza in collaborazione con la Fondazione Henri Cartier-Bresson (istituzione creata nel 2000 assieme alla moglie Martine Franck ed alla figlia Mélanie) e Magnum Photos Paris.

Occhio del secolo: Bresson

Occhio del secolo: Bresson

Attratto inizialmente dalla pittura e dagli ambienti del surrealismo francese, è al ritorno dal suo viaggio in Costa d’Avorio agli inizi degli anni Trenta che Bresson comincia ad interessarsi alla fotografia desiderando immortalare gli aspetti della realtà. A sostenerlo in questo percorso sono in particolare due figure: il fotografo intellettuale polacco David Szymin con cui strinse un forte legame di amicizia e il fotografo ungherese Endré Friedmann, poi noto col nome di Robert Capa. Ad affascinarlo è anche il cinema tantoché nel 1931 inizia a lavorare come assistente per Jean Renoir per poi nel 1937 firmare il suo primo film “Return to life”. Gli anni del secondo conflitto mondiale tra il prendere parte alla resistenza francese, la prigionia per mano dei nazisti da cui riesce a fuggire, il rientro in patria dove collabora ad un’organizzazione di assistenza ai prigionieri evasi, lo vedono a fasi alterne impegnato nella sua attività di fotografo in particolare nell’immortalare quei momenti drammatici, ma anche di speranza legati agli avvenimenti bellici come nel 1945 quando fotografa la

Occhio del secolo: Bresson

Occhio del secolo: Bresson

liberazione di Parigi. Alla fine degli anni Quaranta inizia a lavorare per la rivista femminile “Harper’s Bazar” e nel 1947 insieme a Robert Capa, George Rodger, David Seymour e William Vandivert fonda la famosa Agenzia Magnum. Da questo momento ha inizio per lui un lungo periodo in cui la sua passione per la fotografia lo condurrà in diversi angoli del pianeta: dalla Cina agli Stati Uniti, dal Canada all’ India, al Giappone, fino all’ Unione Sovietica. Non manca l’ Italia dove tra il 1950 e il 1970 compie numerosi viaggi toccando anche la Sardegna.

Attraverso 140 opere il percorso espositivo invita a ad approfondire il modus operandi di questo straordinario artista, la sua ricerca del contatto con gli altri, con i luoghi e le situazioni più diverse come i fatti legati alla guerra restituiti con spessore realistico talora duro e forte o gli aspetti più spensierati degli anni Sessanta espressi con poesia ed emotività.

Seguendo il percorso si passa da un Henri’ Bresson fotografo vicino al movimento Surrealista intorno agli anni Trenta al militante documentarista della Guerra civile spagnola e della Seconda guerra mondiale, per poi passare al reporter degli anni Cinquanta e Sessanta, fino agli anni Settanta dove emerge l’aspetto più intimista della sua arte. Le immagini presenti in mostra ripercorrendo l’intera vita professionale del fotografo oltre ad essere una preziosa testimonianza di documento e storia sono riflesso di emozioni legate agli universi più intimi e famigliari. Accanto a Place de l’Europe, Stazione Saint Lazare, Parigi e Alicante, sono Prostitute. Calle Cuauhtemoctzin, Salerno, e Viale del Prado. Scatti che destano sorpresa rivelando diversi contenuti, anche legati ad aspetti nascosti e apparentemente minimi o insignificanti, ma in grado di mostrare l’inconsueto e far nascere la meraviglia in chi le osserva. Per parlare di Henri Cartier-Bresson come sostiene la curatrice Denis Curti, è importante tenere in considerazione la sua biografia.

Occhio del secolo Bresson

Occhio del secolo Bresson

Testimone attento e partecipe del suo tempo Bresson introduce il visitatore lungo un viaggio dove è svelata una doppia visione che da una parte rintraccia la storia dei suoi lavori soffermandosi sull’evoluzione del suo cammino artistico vario e complesso, e dall’altra restituisce la storia del Ventesimo Secolo attraverso il suo sguardo di fotografo attento e partecipe.

Il suo sguardo riusciva a percepire l’energia di un luogo, l’atipicità di un momento, l’eloquenza di un gesto o di una postura, riuscendo sempre a intuire il momento giusto per immortalarli, per poi archiviarli per sempre nella memoria della sua inseparabile Leica. Tra i ritratti di personaggi famosi, appartenenti a diversi ambiti, da lui immortalati accanto ad Albert Camus, Coco Chanel, Marcel Duchamp, Mahatma Gandhi, John Huston e Martin Luther King vanno citati Henri Matisse, Marilyn Monroe, Richard Nixon e ancora Ezra Pound, Jean-Paul Sartre ed Igor Stravinsky.

Come egli afferma; “Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà di percezione convergono davanti alla realtà che fugge. In quell’istante, la cattura dell’immagine si rivela un grande piacere fisico e intellettuale.”

Nel restituire la contemporaneità delle cose e della vita cogliendone all’istante il tratto peculiare, Bresson ha scritto il vocabolario della fotografia moderna influenzando intere generazioni di fotografi a lui successive.

Silvana Lazzarino

HENRI CARTIER-BRESSON FOTOGRAFO

Villa Reale di Monza

Secondo Piano Nobile

Viale Brianza, 1 – Monza

Orari dal martedì alla domenica, ore 10 – 19

venerdì ore 10 – 22. lunedì chiuso (la biglietteria chiude un’ora prima)

fino al 26 febbraio 2017

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SEBASTIAO SALGADO, GENESI

SEBASTIAO SALGADO RACCONTA CON I SUOI SCATTI 

LA BELLEZA DEI LUOGHI PIU’ REMOTI DEL PIANETA

Nonostante il progresso tecnologico e scientifico in diversi campi: dall’edilizia alla scienza, dall’informatica alla medicina, abbia trasformato in questi ultimi cinquant’anni il paesaggio del nostro Pianeta sottraendo preziosi tesori e risorse naturali, alcune aree geografiche conservano ancora intatto il proprio aspetto originario, perché lì non si è spinta la mano dell’uomo.

SEBASTIAO SALGADO Etiopia

SEBASTIAO SALGADO
Etiopia

Per scoprire le bellezze incontaminate di queste terre lontane dove si estendono foreste, deserti, oceani, ghiacciai in cui regna un perfetto equilibrio tra natura, animali e ambiente, basta fermarsi innanzi ai paesaggi immortalati dal fotografo brasiliano Sebastiao Salgado (Aimorés-Brasile 1944), che restituisce la poesia e l’energia di queste distese naturali dove tutto è rimasto come alle origini.

A questo artista, figura d’eccellenza nel panorama della fotografia e del documentario del nostro tempo, è dedicata un’interessante mostra, GENESI. Sebastião Salgado aperta presso gli spazi della Chiesa di San Giacomo in San Domenico a Forlì, fino al prossimo 29 gennaio 2017. Promossa dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì in collaborazione con il Comune di Forlì, ideata da Amazonas Images e curata da Lélia Wanick Salgado, l’esposizione organizzata da Civita Mostre in collaborazione con Contrasto, attraverso 245 splendide fotografie in bianco e nero, accompagna il visitatore in un percorso suggestivo attraverso le zone più remote dei cinque continenti in cui regnano armonia ed equilibrio.

SEBASTIAO SALGADO Brasile

SEBASTIAO SALGADO
Brasile

Nata da un viaggio durato otto anni, alla scoperta della bellezza nei luoghi più remoti del Pianeta la mostra, protagonista di un tour internazionale  di grande successo, vuole indicare come lo sguardo di Salgado sia volto a sottolineare l’urgenza di salvare il nostro Pianeta invitando a seguire stili di vita più rispettosi nei confronti dell’ambiente e della natura che ci circonda e ci appartiene. Si tratta di “un progetto” visto come egli afferma “come percorso potenziale verso la riscoperta del ruolo dell’uomo in natura”.

Le avvolgenti immagini fotografiche che spaziano dalla Alaska all’Africa, dall’America all’Asia, fino alla Siberia e all’Antartide, grazie ad un ricercato gioco di luci e ombre, di primi piani nitidi e sfondi sfocati, immortalano vedute di foreste, distese oceaniche, deserti, ghiacciai, lasciando trasparire una perfetta combinazione nella varietà di vita animale e vegetale in esse presente, oltre al rapporto in perfetto equilibrio che la stessa natura e gli esseri viventi hanno con l’ambiente.

SEBASTIAO SALGADO kafue national-park Zambia

SEBASTIAO SALGADO
kafue national-park Zambia

Rapporto anch’esso fondato sull’armonia che Salgado indaga con sguardo attento e incisivo riportando alla luce quei valori legati al rispetto e alla tutela dell’ambiente naturale circostante, necessari per la salvaguardia dell’ecosistema. La scelta del titolo Genesi da parte di Salgado rispecchia il desiderio di tornare alle origini della vita; come lui stesso afferma “desidero ritornare alle origini del pianeta: all’aria, all’acqua e al fuoco da cui è scaturita la vita; alle specie animali che hanno resistito all’addomesticamento e sono ancora “selvagge”; alle remote tribù dagli stili di vita “primitivi” e ancora incontaminati; agli esempi esistenti di forme primigenie di insediamenti e organizzazione umane”.

Un’armonia di forme, elementi, suoni che avvolgono paesaggi, ricche e folte vegetazioni, dove si muovono animali rari e unici per specie e razza.

Si procede dalle foreste tropicali dell’Amazzonia, del Congo, dell’Indonesia e della Nuova Guinea, ai ghiacciai dell’Antartide, dalla taiga dell’Alaska ai deserti dell’America e dell’Africa, fino ad arrivare alle montagne dell’America, del Cile e della Siberia. E’ in questi scenari che Salgado ha immortalato animali quali le tartarughe giganti, le iguane e i leoni marini stando a contatto con il loro habitat delle Galapagos, poi le zebre e gli animali selvatici tra il Kenya e la Tanzania. Anche le popolazioni indigene hanno suscitato un certo fascino: dai Pigmei delle foreste equatoriali del Congo settentrionale ai nomadi Boscimani del

SEBASTIAO SALGADO isole South Sandwuich

SEBASTIAO SALGADO
isole South Sandwuich

Kalahari in Sud Africa, dagli indiani Yanomami e Cayapò dell’Amazzonia brasiliana alle tribù delle più remote foreste della Nuova Guinea. Così accanto ai deserti dell’America e dell’Africa alla distesa del Kafue National Park nello Zambia con in primo piano l’elefante, sono le foreste tropicali dell’Amazzonia, dell’Indonesia, quest’ultima immortalata insieme ai Koroway, popolazione indigena che vive in abitazioni sugli alberi.

E poi il Grand Canyon ripreso dalla riserva degli indiani navajo, la Siberia con i Nenci e le renne riprese da diverse angolazioni ed i ghiacciai dell’Antartide con i pinguini delle Isole South Sandwich.

Paradisi terresti sospesi nel tempo, fissati per sempre in queste splendide fotografie che testimoniano quanto sia prezioso questo patrimonio naturale, unico nella sua bellezza e armonia di forme, patrimonio da mantenere nella sua integrità per l’equilibrio di tutto il pianeta di cui l’uomo fa parte. Si tratta di una ricerca estetica e allo stesso tempo etica e spirituale, come ha sottolineato Salgado affermando: “un modo per dire soprattutto alle nuove generazioni che il Pianeta è ancora vivo e va preservato. Abbiamo fatto una ricerca e abbiamo fatto una scoperta molto interessante: circa il 46% del mondo è ancora come il giorno della genesi, insieme possiamo continuare a fare in modo che questa bellezza non scompaia”.

Queste immagini descrivono un viaggio attraverso i linguaggi della natura che invitano l’essere umano a ripensare alla propria finitudine innanzi all’immensità del creato. Dalla contemplazione della superficie dei ghiacciai a perdita d’occhio, allo smarrimento di fronte all’approssimarsi di una tempesta o innanzi alle distese oceaniche l’uomo può solo fermarsi e ascoltare quanto di suggestivo e infinitamente grande sia intorno e dentro ogni essere vivente.                                                                                                                                

  Silvana Lazzarino

 

GENESI. Sebastião Salgado

a cura di Lélia Wanick Salgado

allestimento a cura di Teresa Bellonzi

Chiesa di San Giacomo in San Domenico

Forlì, piazza Guido da Montefeltro

Orario: da martedì a venerdì 9.30-18-30

Sabato, domenica e festivi (1 novembre, 8 dicembre 2016 e 1 e 6 gennaio 2017) 10.00-19.00

sabato 24 e 31 dicembre 9.30-13.30, chiuso lunedì, 25 e 26 dicembre 2016. La biglietteria chiude un ora prima.

fino al 29 gennaio 2017

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VESNA PAVAN E LE SUE FOTOGRAFIE

VESNA PAVAN al fianco delle donne sfigurate con l’acido e violentate

A Milano la sua esposizione fotografica per dire  NO alla violenza sulle donne

Decise e indifese, forti e fragili, le donne hanno dovuto lottare per ottenere diritti e giusti riconoscimenti alla pari degli uomini. Diverse sono state le conquiste cui sono giunte nel corso degli anni: dal diritto di voto alla legalizzazione dell’aborto, alla possibilità di far carriera in ambito politico e giuridico. Con le proprie capacità e risorse la donna ha dimostrato di potersi affermare tanto in politica quanto in ambito imprenditoriale ricoprendo ruoli prima impensabili. Malgrado le donne

VESNA PAVAN Mostra fotografica Fermo Immagine

VESNA PAVAN
Mostra fotografica Fermo Immagine

abbiamo raggiunto queste conquiste acquisendo più forza e voce, resta sempre un’ombra che le imprigiona quella della violenza che le minaccia facendole sentire indifese e sole, spesso costrette a portarsi dietro questa ferita nel silenzio nella speranza che qualcosa possa cambiare.

Alle donne vittime della violenza e della deturpazione da acido in occasione della GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE Vesna Pavan artista e fotografa di origine friulana, dedica una mostra fotografica per sostenere attraverso il linguaggio universale dell’arte quante di esse impegnate nella famiglia e nella società e coinvolte in progetti, sogni e speranze, ancora debbano fare i conti con questa realtà drammatica purtroppo non sconfitta del tutto.

Vesna Pavan

Vesna Pavan

Figlia d’arte, nata a Spilimbergo (PN) nel 1976, Vesna Pavan la cui prima esposizione risale al 1992, nella sua ricerca stilistico espressiva coniuga influenze orientali e un esuberante tocco contemporaneo facendo della fotografia un luogo fisico e metafisico attraverso cui creare stupore e spaesamento. Questo anche grazie all’interazione tra pittura e fotografia dove non mancano contaminazioni tra il design, la moda e la tecnologia.

Con questa personale fotografica FERMO IMMAGINE che si inaugura il 25 novembre 2016 a Milano Lambrate (Via Montenevoso 7) presso la galleria “Spazio M70” VESNA PAVAN artista di gran talento e sensibilità, riconferma il suo impegno sociale a favore delle vittime di deturpazioni da acido.

Vesna Pavan mostra fotografica FERMO IMMAGINE Milano

Vesna Pavan
mostra fotografica FERMO IMMAGINE Milano

Vesna Pavan ambasciatrice dell’Arte Italiana in Russia ha voluto dare risalto al volto delle donne poiché nel volto è impressa ogni emozione: il volto femminile per lei è molto importante ed è per questo che ha deciso di raccogliere fondi per ridare una speranza alle donne il cui volto è stato deturpato dall’acido.

L’esposizione che resterà aperta fino al 30 novembre 2016 presenta circa duecento foto selezionate dalla stessa Vesna Pavan tra le immagini più significative, viste in TV negli ultimi due anni e mezzo. “Fermo Immagine” invita a riflettere da una parte su come queste immagini video siano proiettate in modo così veloce durante i telegiornali, tanto da non riuscire ad averne una visione chiara ed una comprensione completa; dall’altra sul numero spaventoso di donne che hanno subito violenze, percosse e mutilazioni negli ultimi due anni e la necessita di fare qualcosa affinché la situazione possa cambiare.

All’inaugurazione sarà presentato in anteprima assoluta il video raffigurante l’installazione multi-sensoriale, che l’artista aveva allestito all’interno dello stesso spazio espositivo il 14 febbraio 2015, in occasione della presentazione di RED&FUCHSIA. Saranno presenti all’evento di grande portata sociale anche personaggi autorevoli tra cui lo stimato chirurgo plastico e ricostruttivo Gianluca Campiglio . Sulla sua arte intensa ed espressiva per la capacità di raccontare il vero, hanno scritto Vittorio Sgarbi, Luca Beatrice e Paolo Levi.

 RED&FUCHSIA è un progetto umanitario che Pavan sta portando avanti da più di un anno in collaborazione con il Rotary Club di Certosa di Pavia, con il nobile scopo di raccogliere fondi da destinare ad  ASFI  (Acid Survivors Foundation India) e ASTI (Acid Survivors Trust International), associazioni umanitarie che assistono quotidianamente le donne che hanno subito violenza. Centoventicinque opere appartenenti al ciclo SKIN sono state realizzate da Vesna appositamente per essere vendute all’asta nelle sedi Rotary di 24 paesi, dall’Italia all’India, e i proventi verranno devoluti interamente alle due associazioni.

Silvana Lazzarino

VESNA PAVAN

Fermo Immagine

“Spazio M7”

Via Monte Nevoso 7, 20133 Milano (MM Lambrate)

Dal 25 al 30 novembre

Ingresso libero su appuntamento

Per informazioni sull’intera produzione artistica di Vesna sono disponibili sui siti www.vesnapavan.com e www.skinart.info.

 

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EUROPEAN PHOTO EXHIBITION

EUROPEAN PHOTO EXHIBITION AWARD A VIAREGGIO

PER RACCONTARE L’EUROPA CHE CAMBIA

I linguaggi innovativi e in continua trasformazione della fotografia che restituisce oltre il tempo e lo spazio realtà vicine e lontane, di ieri e di oggi entrando in diversi contesti legati al vissuto umano e sociale, sono protagonisti dell’appuntamento con la terza edizione della European Photo Exhibition Award, esposizione fotografica itinerante dedicata a 12 fotografi provenienti da diversi paesi europei.

European photo exhibition

European photo exhibition

La mostra, esposta a Viareggio presso gli spazi di Villa Argentina dal prossimo 15 ottobre 2016, è il risultato del progetto promosso dalla Fondazione Banca del Monte di Lucca in collaborazione con la Provincia di Lucca il cui intento è stato quello di dare a giovani fotografi di talento l’opportunità di farsi conoscere mostrando abilità tecnica e originalità nel restituire attraverso i loro scatti diversi contesti culturali e sociali di città e luoghi d’Europa.

Le fotografie della mostra illustrano come questi 12 fotografi a partire dal tema “confini sfuggenti” abbiano saputo restituire con diverse sfumature e stili, i cambiamenti sociali e culturali che hanno investito il Vecchio continente.

European photo exibition foto di Pierfrancesco Celada

European photo exibition
foto di Pierfrancesco Celada

L’esposizione che resterà aperta fino all’11.dicembre 2016, a ingresso libero vede accanto agli italiani Arianna Arcara e Pierfrancesco Celada, selezionati da Enrico Stefanelli, ideatore e anima del Photolux Festival, interessanti talenti provenienti da altri nove paesi europei: Aune Eriksen (Norvegia), Jakob Ganslmeier (Germania), Margarida Gouveia (Portogallo), Marie Hald (Danimarca), Dominic Hawgood (Regno Unito), Robin Hinsch (Germania), Ildikó Péter (Ungheria), Eivind H. Natvig (Norvegia), Marie Sommer (Francia) e Christina Werner (Austria). Ciascuno di essi ha saputo attraverso immagini e installazioni cogliere il contesto legato all’evoluzione dei territori europei, sia come un’unica entità sia come stati singoli. “European Photo Exhibition Award”, definita la “palestra europea della fotografia” intende dare vita ad uno spazio libero in cui trattare e sviluppare tematiche e aspetti di spicco a livello europeo da sottoporre quali tracce a talentuosi fotografi che vivono e lavorano in Europa e che ancora sono agli inizi della loro carriera di fotografi professionisti.

Untitled

Europena photo exhibition foto di Arianna Arcara

Un percorso a toccare i costanti e complessi cambiamenti che hanno investito l’Europa su diversi fronti. E’ evidenziato come la società segua i ritmi dei un’economia postindustriale e il forte aumento del flusso e delle reti di comunicazione e delle merci. Ad incidere sul cambiamento oltre all’aumento della mobilità delle persone, in particolare la ripresa del fenomeno dell’immigrazione (e la conseguente intensificazione del dibattito sulle condizioni di integrazione, ma anche di controllo e legalità) sono gli effetti della globalizzazione economica, tecnologica e culturale. Da qui emerge come siano già in atto in Europa forti cambiamenti delle condizioni di vita e delle strutture sociali e culturali, una percezione che è stata recentemente accentuata dalla grave crisi economica e politica e che ha avuto conseguenze devastanti per la società dove si avvertono nuovi fronti di frammentazione nello spazio europeo e l’emergere di nuovi tipi di fenomeni e di conflitto.

Il progetto espositivo dopo il successo della prima tappa svoltasi a Parigi nella sede della Fondazione Gulbenkian, e a conclusione di questa seconda a Viareggio, approderà nel 2017 nelle città di Amburgo ed Oslo.

Silvana Lazzarino

EUROPEAN PHOTO EXHIBITION AWARD

Villa Argentina

tra via Antonio Fratti e Via Amerigo Vespucci, al n. 44 – Viareggio (Lucca)

Orario: 10-13 (ultimo ingresso alle 12,30) e 15-18,30 (ultimo ingresso alle 18)

tutti i giorni (festivi compresi), salvo il lunedì.

dal 15 ottobre all’11 dicembre 2016

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