Grande successo all’Enoteca Letteraria con il libro di Silvana Lazzarino

Grande successo all’enoteca Letteraria con  “La Seduzione dell’immagine dall’arte ai versi poetici: Alba Gonzales e Patrizia Canola mie Muse ispiratrici” molto apprezzato anche dal critico d’arte e filosofo Franco Campegiani

Serata dedicata all’incontro tra poesia e arte, quella che si è svolta nella Capitale lo scorso 22 aprile 2018 all’Enoteca Letteraria di Via di Quattro Fontane dove è stato presentato il libro di poesie di Silvana Lazzarino, giornalista/pubblicista e poetessa, dedicato a due artiste di grande successo Alba Gonzales e Patrizia Canola. Nell’opera “LA SEDUZIONE DELL’IMAMGINE DALL’ARTE AI VERSI POETICI: ALBA GONZALES E PATRIZIA CANOLA MIE MUSE ISPIRATRICI” edita dal Centro Tipografico livornese, l’arte diventa protagonista in modo nuovo attraverso i versi poetici che ad essa si ispirano per valorizzarne contenuti ed emozioni. La poesia si presenta sotto nuova veste diventando interprete degli stati d’animo derivanti dalla lettura visiva ed emotiva delle opere d’arte.

da sini Patrizia Canola Silvana Lazzarino e Alba Gonzales

In questa silloge davvero originale ed unica nel suo genere, Silvana Lazzarino ha scelto ed eletto a sue Muse ispiratrici ALBA GONZALES scultrice e PATRIZIA CANOLA pittrice. artiste di richiamo internazionale con mostre personali e collettive che le hanno portate ad essere conosciute ad apprezzate in tutto il mondo dal pubblico e dalla critica.

A moderare l’incontro letterario è stata Maria Rizzi, Consigliera Regione Lazio, affermata scrittrice di romanzi gialli e di racconti di successo,  cui sono seguite le coinvolgenti letture delle poesie ad opera della bravissima Federica Sciandivasci. L’eccellente interpretazione della Sciandivasci, ha permesso al pubblico presente in sala di immergersi nell’atmosfera della presentazione del libro affidata a Sandro Angelucci, critico letterario, saggista e famoso poeta, che ha illustrato il percorso della poetessa soffermandosi sul valore della poesia che in questo specifico ruolo, diventa “l’arte” per eccellenza nella sua capacità di veicolare quanto insito nelle sculture e nei dipinti delle due artiste. Tra gli esempi da lui ciati sono “Chimera e le Maschere” scultura di grande eleganza e mistero di Alba Gonzales dove si parla di doppio, verità e finzione, e “Campo d’avena” dipinto dai colori accesi e avvolgenti di Patrizia Canola dove si parla di respiro della Natura.

Silvana Lazzarino e Sandro Angelucci

Riguardo queste opere Sandro Angelucci così spiega “ nell’opera (di altissimo livello) della Gonzales Chimera e le maschere,  mi è parso davvero che la donna non voglia essere distratta dalle apparenze, tanto da voltarsi verso il serpente (biblicamente, simbolo della tentazione) mentre con la mano copre la vista della maschera, denotando interesse per ciò che, solo illusoriamente, induce a disobbedire ma, nei fatti, è promessa di armonia”.  E continua per il dipinto della Canola: “Campo d’avena; un quadro in cui il colore spicca in modo precipuo e distintivo raggiungendo un’efficacia evocativa di assoluto riguardo (si notino le varie tonalità di gialli, di verdi e, nondimeno, quel filo di celeste in alto: indice di aspirazione al cielo da parte di ogni creatura vivente)”.

Ad accompagnare la relazione di Sandro Angelucci conclusasi sottolineando il messaggio dalle tre artiste che è quello di non arrendersi e di non rinunciare alla bellezza, e ad essere parte del “Grande Respiro” che da la vita, sono state le immagini riferite alle opere delle die artiste proiettate in sequenza sullo schermo così da coinvolgere visivamente ed emotivamente il pubblico.

Silvana Lazzarino nel presentare le motivazioni che l’hanno spinta a creare quest’opera così originale, ha tenuto a sottolineare come “le sculture di Alba Gonzales costruite sulla storia dell’uomo alla costante ricerca di verità tra dramma e passione, ed i dipinti di Patrizia Canola intensi abitati da una luce che esplora i volti della natura, sono un mosaico attraverso cui rileggere l’esistenza fatta di verità e finzione, bellezza e inganno con al centro l’uomo che si interroga sul destino e sul mistero della vita nascosto in ogni piccolo angolo della Terra”.

Patrizia Canola, Sandro Angelucci e Silvana Lazzarino

Per quanti leggeranno questo libro dove poesia ed arte entrano l’una in contatto con l’altra per una sinergia di parole e immagini, troveranno di grande pregio la prefazione curata dal noto giornalista Giancarlo Perna presente alla serata, che in modo impeccabile ha colto in pieno in senso di questo viaggio tra immagini e versi, un unicum nel suo genere. Queste le sue parole presenti nella prefazione: “La felice particolarità di questo libro -che ne fa un unicum editoriale- è l’abbinamento di immagine e versi. Sulla pagina sinistra di chi guarda c’è la fotografia dell’opera a colori. A destra, la poesia che le è dedicata. Venti versi al massimo, brevi e meditati. Talvolta struggenti per il senso acuto del tempo che fugge. Sempre però collegati e intensamente descrittivi dell’opera raffigurata a fianco”.

Un viaggio tra verità e bellezza, storia e mito alla ricerca di se stessi, delle emozioni più nascoste che possiamo ritrovare lasciandoci cullare da quanto la Natura ci dona ogni giorno,

 

“Con queste poesie ho cercato di fermare la bellezza insita nei lavori di Alba Gonzales e Patrizia Canola” scrive Silvana Lazzarino nel libro e prosegue “ artiste di grande spessore e raffinatezza, capaci come poche di regalare il respiro della vita con le sue ombre e le su luci, le sue fragilità e certezze.

Tonino Puccica, Federica Sciandivasci, Patrizia Canoal, Silvana Lazzarino, Maria Rizzi e Alba Gonzales

Per concludere questo sguardo poetico sugli orizzonti emotivi delle opere delle due artiste cito una frase di un genio dell’arte quale è stato Leonardo Da Vinci: che così affermava: “La Pittura è una poesia muta e la Poesia è una pittura cieca”.

Tra gli interventi del pubblico da sottolineare quello di Franco Campegiani filosofo e critico d’arte che ha conosciuto Alba Gonzales alla1’edizione della Biennale Internazionale della Pietra città di Marino alla fine degli anni Settanta

Campegiani ha apprezzato i discorsi di Silvana Lazzarino e del relatore Sandro Angelucci che hanno insistito sull’importanza della “poiesi” intesa come capacità di stare dentro le cose e sul mistero dell’esistenza e dell’essere.

Partecipazione ed entusiasmo dei presenti per un evento di grande spessore che ha visto al lavoro i fotografi Vittorio Bertolaccini di “youreporter.it de Il Corriere della Sera” e Lorenzo Milani marito della pittrice Patrizia Canola.

LA NOTIZIA E’ USCITA ANCHE SUL SITO DELL’ANSA:

http://www.ansa.it/lazio/notizie/2018/04/22/seduzione-immagine-diventa-poesia_004958c7-49fe-4334-88b6-2365d6a15083.html

Ringraziamenti speciali vanno a Tonino Puccica, Maria Rizzi, Federica Sciandivasci e ai fotografi Vittorio Bertolaccini e Lorenzo Milani.

Per info sulle artiste: www.albagonzales.com e www.patriziacanola.com

 

 

 

 

 

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Luciano Ventrone e il fascino nascosto della natura morta a Gualdo Tadino

Luciano Ventrone: la mostra dedicata alle sue nature morte inaugurata da Vittorio Sgarbi e Cesare Biasini Selvaggi, esposta nella Chiesa Monumentale di San Francesco

Oltre l’ordinario, nascosta nel reale si cela quell’immagine che spesso sfugge ad un primo impatto, aprendo all’invisibile: è quella proiezione di un nuovo orizzonte visivo ed emotivo restituita da LUCIANO VENTRONE che a partire dall’uso della fotografia realizza dipinti proiettati verso il superamento  della resa oggettiva della realtà.

Luciano Ventrone mostra a Gualdo Tadino. Accordi naturali

La fotografia diventa per l’artista romano che da oltre trent’anni si dedica a soggetti di nature morte, punto di partenza per cogliere l’oltre e guardare all’astrazione dell’oggetto, superando la semplice apparenza. In particolare le nature morte, slegate dal loro essere materia, sono da Ventrone restituite in pittura attraverso una perfetta e armoniosa combinazione di punti di luci e colore che superano la stessa rappresentazione reale.     Tra gli artisti contemporanei più stimati e apprezzati a livello internazionale Luciano Ventrone, nato a Roma nel 1942, da voce ad un universo fatto di percezioni legate a quel microcosmo che risiede negli aspetti del reale e nelle nature morte con cui far vibrare emozioni di felicità e nostalgia tra illusione e verità che accompagnano l’uomo nella ricerca di risposte al suo destino dove il passato ritorna come presenza costante e silenziosa.

Il suo sguardo soffermandosi sui vari aspetti della realtà e delle nature morte, cattura particolari sempre più dettagliati e quasi invisibili, perché calati entro una realtà dove le immagini si susseguono senza fine allontanando dal banale senso delle cose verso “l’ipernaturale”.

Luciano Ventrone mostra a Gualdo Tadino.  Filo di perle

E’ questo senso autentico delle cose, il loro lato nascosto – tra luoghi vicini e lontani e nature morte- dove emergono luce e colore, a caratterizzare la mostra a lui dedicata “Meraviglia ed estasi “ che ssi è inaugurata domenica 15 aprile 2018 alle ore 17.30 a Gualdo Tadino (Perugia) presso il Teatro Talia (in Via Ruggero Guerriero) alla presenza di Vittorio Sgarbi e Cesare Biasini Selvaggi che ne sono i curatori.   Promossa da Polo Museale città di Gualdo Tadino, con il patrocinio del Comune di Gualdo Tadino, l’esposizione, organizzata dall’Associazione Archivi Ventrone è allestita negli spazi della Chiesa Monumentale di San Francesco a Gualdo Tadino dove resterà aperta dal 17 aprile al 28 ottobre 2018.

Un percorso intenso dove le nature morte di Luciano Ventrone cattureranno l’interesse dei visitatori per la forza evocativa con cui viene restituito l’universo delle emozioni a partire da rappresentazioni di fiori, frutta e oggetti in posa che proiettano verso percezioni volte oltre i sensi quasi ad avvertire l’ ipernaturale.

La scelta di Gualdo Tadino non è stata casuale: come hanno sottolineato gli organizzatori la stessa cittadina è stata patria di Matteo da Gualdo (1435 circa-1507), tra gli antesignani del genere della natura morta – con la sua celebre tavola raffigurante l’’Albero di Jesse’, della fine del XV secolo- genere pittorico che Ventrone ha interpretato secondo uno stile e un linguaggio innovativo tra i più apprezzati.

Luciano Ventrone mostra a Gualdo Tadino. Approdo

 

Ad accomunare le opere in mostra, realizzate grazie ad una tecnica senza imperfezioni, esagerata e metafisica è l’interazione tra luce, forma e colore a suggerire rappresentazioni scenografiche suggestive dalla forte spettacolarità tali da coinvolgere occhio e mente in un’armonia di stupore e estasi. Delle nature morte Ventrone restituisce l’intrinseca bellezza, la plasticità delle forme, il fascino nascosto esaltato dai riflessi delle luci su superfici ora concave e convesse dove si incontrano e accostano diverse gamme di colori caldi e intensi, opachi e vivaci. Emergono ricordi, nostalgie, attese, guardando al tempo che passa tra sogni e speranze dove affiorano vanità e fragilità per ritrovare se stessi nel mosaico di emozioni che accompagnano la vita.

Tra le opere vanno citate: “Accordi Naturali”, “Antichi sapori” (2011/2017), “Approdo” (2010/2018) e  i  due inediti paesaggi: “Silvi Marina” (2013/2017) e “I racconti del vento” (2006), rispettivamente una marina e un deserto (soggetto eseguito solo in quattro versioni). Esse sono vere e proprie istantanee di luce e colore, dove il sole sostituisce la fredda e artificiale luminosità elettrica delle nature morte riflettendo quella luce calda che vena d’avorio il mare Adriatico nei pomeriggi d’agosto, così come le dune di sabbia della Libia. E poi “Fragilità” (2013/2017), “Il filo di perle”(2010/2018) e “Il tempo delle vanità” (1998), senza dimenticare  “Mosaico” (2011), raffigurante una melagrana gigante spaccata, esposto nel Padiglione Italia della 54° edizione della Biennale di Venezia. Il Catalogo è edito da Carlo Cambi Editore.

Silvana Lazzarino

 

LUCIANO VENTRONE

MERAVIGLIA ED ESTASI

a cura di Vittorio Sgarbi e Cesare Biasini Selvaggi

Chiesa monumentale di San Francesco,

Corso Italia, Gualdo Tadino (Perugia)

Orari: da martedì a domenica 10.00 – 13.00; 15.00 – 19.00

dal 17 aprile al 28 ottobre 2018

Per informazioni: tel. 075. 9142445

 

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Quarta parte “Penne Note Matite” – Antologia della sesta edizione del Premio internazionale “Otto milioni”

Quarta parte “Penne Note Matite” – Antologia della sesta edizione del Premio internazionale “Otto milioni”

Prima parte “Penne Note Matite”

Seconda parte “Penne Note Matite”

Terza parte “Penne Note Matite”

Quarta parte “Penne Note Matite”

Quinta parte “Penne Note Matite”

Sesta parte “Penne Note Matite”

Settima parte “Penne Note Matite”

Ottava parte “Penne Note Matite”

Nona parte “Penne Note Matite”

Decima parte “Penne Note Matite”

Quarta parte "Penne Note Matite" -  Premio internazionale "Otto milioni"

Penne Note Matite – Prima di copertina

Penne Note Matite testo completo dell'Antologia della sesta edizione del Premio internazionale "Otto milioni"

Penne Note Matite –  Quarta di copertina posteriore

Penne Note Matite –  Copertina completa

Pag. 52-53

Nadeem Ansari
Liga Sarah Lapinska
Sebastiano Grasso

Liga Sarah Lapinska
Recensione vincitrice del premio di giornalismo “Otto milioni”

Ischia nostalgia

Ho conosciuto il poeta scrittore, appassionato di cultura, e pescatore Bruno Mancini nel web già tanto tempo fa, quasi per caso.
Insieme con una mia lettera gli ho inviato la mia poesia:

La tua canzonetta, cantata mille volte,
in mille violini, in mille venti.
Ho cercato le note negli archivi,
intanto, ancora, mentre
i tigli nella pioggia,
i fuochi nella nebbia
cantavano, cantavano, logoravano, logoravano
la melodia perduta.
Sembrava, non la dimenticherò
mai mai mai,
proprio sangue fluente tra i mie tendini.
Le note non ho più cercato nella stampa sui fogli,
nelle righe sulle mie mani,
tra gli arcani dei venti nell’arte visuale dei cieli,
Intanto, ancora, mentre
da sopra, violenti,
infuriati i primi silenzi,
in attimi mai più,
stracciavano note dimenticate
sempre sempre sempre
coprendo il dolce suono della tua canzonetta.

Appena letto questa poesia, Bruno mi ha invitato a partecipare nel suo (insieme con i suoi amici migliori) progetto culturale non-commerciale.
Nei suoi programmi, ogni anno vengono pubblicate antologie (nelle quali ci sono poesie, riproduzioni di quadri ed opere realizzate con altri stili dell’arte visuale, recensioni di altri libri), hanno luogo mostre, vengono intervisti artisti e sostenitori, registrate canzoni, organizzati

Pag. 54-55

eventi veramente diversi, sia in biblioteche, sia nelle strade di notte,
ballando con i fuochi, per il piacere dei bambini, e tanto altro ancora.
La Città di Ischia si trova sull’isola chiamata Ischia, non distante da Napoli. Dall’isola d’Ischia, quando il tempo è chiaro, si può vedere sia Capri, sia Ventotene.

Nel nostro sito LENOIS (acronimo di LE NOstre Isole), basato su Fabebook, si sono iscritte circa 30.000 persone.

Non tutti sono artisti. Non tutti sono entusiasti dell’arte.

L’obiettivo dei veri entusiasti di LENOIS è unire gente diversa, capace non solo di vedere, ma anche di guardare, capace non solo di sentire, ma anche di ascoltare.

Le migliaia di articoli pubblicati su LENOIS e nei libri si possono leggere solo in italiano perché, per ora, mancano traduttori di buona volontà per divulgare le nostre idee in lingue diversi nel mondo.

Il nostro progetto LENOIS, come lo sono, di solito, i progetti non commerciali e le personalità di coloro che non hanno come scopo essenziale il guadagno (anche se loro, certo, vogliono guadagnare e sanno benissimo come investire il denaro) ha subito tante metamorfosi.

Il nostro sito LENOIS a volte è stato bloccato. Gli hacker hanno inserito informazioni false con “scherzi’ crudeli, deridendo le opere, di altri e di tutto il gruppo, che loro stessi non sono in grado di capire.

Ci sono individui, che preferiscono costruire, ma ci sono altri che provano gioia enorme nel distruggere le opere e gli entusiasmi altrui, sfruttando, quasi fosse un dono della natura, la fiducia ricevuta dai compagni, dagli sponsor, e dagli altri artisti.

Distruggere il rispetto per l’arte o il pensiero di un altro, e ancora, e di nuovo, contro coloro i quali essi non sono in grado di capire.

Solo all’inizio sembra che distruggere sia più facile che non approfondire gli argomenti.

Quando al posto di un albero tagliato ne viene seminato un altro, quello cresce molto lentamente.

Se qualcuno si sente ingannato e sta perdendo la speranza, allora, se è abbastanza forte, e gli sono di nuovo vicini gli amici empatici e capaci di credere in lui fermamente quasi dicendo “Siamo con te!”, può accadere che in lui la speranza non rinasca più, e lui, seppure più valente e più sincero, diventi cinico e scettico come lo sono gli altri scettici e cinici che poi, comunque, cercano, seguendo la loro
subcoscienza, smarriti il bambino che era in lui.

Cercano ancora altri entusiasmi.

Perciò la civiltà, parlando senza pathos, non continuerà senza gli artisti, gli scienziati, i medici, gli eroi veri, ossia, senza l’amore vero.

Amore per il proprio lavoro affinché ciò che si è creato possa continuare a vivere. E sempre esistono tanti individui con due facce, come c’insegnano le idee degli egiziani antichi e Kabbala, e le mie visioni dualistiche di chi talvolta costruisce e talvolta distrugge.

Costruiscono e distruggono talvolta unendosi a persone piene di entusiasmi, sfruttando la loro spiritualità per poi renderle vittime, talvolta in combutta con gente completamente cinica.

Nell’anno 2009, ad Ischia, particolarmente grazie a Roberta Panizza e Bruno Mancini, è stata pubblicata l’antologia “Ischia, un isola di poesia” nella quale si possono leggere le mie poesie in lingue italiana e lettone, e vedere i miei disegni.

Gradualmente, abbiamo implicato nei nostri progetti anche tanti altri autori. Io, prima quelli della Lettonia, e poi anche di altri Paesi.

Come Bruno, pure io penso che l’antologia e il concorso legato ad essa, adesso disponibile non solo per i poeti e per gli artisti visuali, ma anche per musicisti, si svilupperà, come sempre, in un più ampio progetto internazionale.

Vogliamo, e non credo che resterà solo un sogno, costruire tante collaborazioni, gemellaggi tra le città, reali e vive, non solo formali e non solo digitali.

Nel progetto abbiamo invitato tanti rappresentanti lettoni, sia poeti, sia pittori, sia ceramisti, e adesso anche scultori e musicisti.

Tante volte nella vita del nostro sito LENOIS sono accaduti attimi tristi, come sempre quando contro quelli di buona volontà lottano i cinici senza ragione e scopo.

Però, lo sviluppo di LENOIS testimonia che i cinici non sono nemmeno così tanti, comunque spesso sono hiper-attivi, mentre, purtroppo, alcuni di quelli di buona volontà, e spesso quelli con due facce, mancano di un valore tra i più fondamentali: il coraggio.

Pag. 56-57

Alcuni perdono il loro entusiasmo se, per esempio, la loro poesia non viene premiata, e l’invidia di base supera tutte le loro buone intenzioni.
Invece, altri diventano di nuovo entusiasti, fissando, che il dato progetto ha un evidente successo.

Proprio come quelli che tradiscono un amico quasi dimenticato.

Un amico di nuovo guarito o che ha superato problemi legali, un amico uscito dalla povertà o da altri simili problemi, verso il quale, ovviamente, vale la pena di sorridere di nuovo e di offrirgli ancora una volta la propria eterna amicizia.

Ce ne sono tanti, ma ce ne saranno sempre tantissimi che investiranno in un progetto più cuore e più energia proprio quando un progetto importante viene minacciato, quando è bloccato dagli hacker, quando le risa degli scettici e i mormorii degli invidiosi fanno il loro sporco lavoro capace di far perdere la convinzione a chi non è fortemente determinato.

Questo valore si chiama semplicemente: sincerità.

Non dico di essere sinceri verso qualsiasi progetto o verso qualsiasi persona, ma essere sinceri quando il progetto è sotto minaccia.

Lo sviluppo desiderato dipenderà dalla sincerità e dalla fiducia, dal coraggio e dall’amore, e la sua forza verrà da quelli, che, se sarà necessario, lavoreranno gratis come Bruno.

Bruno una volta mi ha detto:

Quello che diamo gratis agli altri, spesso non viene apprezzato.
Ci sono persone che capiscono il valore solo delle cose comprate con tanti soldi, non importa se si tratti di un prodotto pseudo artistico, di pseudo amore o di pseudo sincerità.”

Noi non neghiamo il guadagno e non siamo eremiti.

Anzi, siamo capaci di amare la vita e sappiamo non cercarla solo nei libri, che sono un riflesso, una variazione del mondo e della vita.

Noi non crediamo ad un mondo in cui tutto è denaro trasferito da una tasca ad un’altra, non lasciando quasi spazio per la luce del sole.

Ecco, questa e la forza fondamentale del nostro progetto e, nello stesso tempo, anche il rischio più serio.
Il rischio non solo di non essere apprezzati ogni volta che siamo pronti ad elargire gratis o forse in cambio di un riconoscimento simbolico.

Coloro che hanno possibilità economiche possono investire in questo progetto con la massima tranquillità, perché le garanzie più importanti sono i tanti entusiasti che non lasceranno il progetto neppure in tempo di crisi, che non dimenticheranno l’amico, uomo, animale, o anche solo
una rosa, seppure fosse già morta.

Coloro che non hanno la possibilità di far conoscere ad altri le proprie opere artistiche, il proprio “io e noi” attraverso i progetti commerciali, vengono invitati e sono benvenuti se decidono di parteciparsi qui, se la loro arte è sincera e non è ipocrita.

Tutti insieme: artisti attualmente famosi, debuttanti, troppo sicuri e troppo timidi.

Purtroppo, tanti sono troppo timidi e scrivono, e dipingono qualcosa nascondendolo in angoli silenziosi.

Hanno le idee chiare, ma hanno anche il pudore di non diventare importuni.
Quindi, nel dubbio di se stessi, loro cominciano a dubitare dei talenti degli altri.

Sentenze banali?
Del tipo che ha un senso solo quello che facciamo con tutto il cuore.
Del tipo che il fondamento artistico è nell’amore, nella sincerità e nel coraggio. Ma così è dovunque! Mai dire mai. Siamo tutti legati.
La bellezza e la creatività, insieme alla forza d’animo, sono le leve per salvare il mondo, parlando, di nuovo, senza tensione emotiva.

Finalmente nell’anno 2014, come vincitrice del Premio con la mia poesia “Io, l’ultima donna ingenua”, ho avuto la possibilità di visitare Ischia e incontrarmi con gli amici, alcuni dei quelli avevo già conosciuti nello spazio digitale: Bruno Mancini, Nunzia Zambardi, Enrico Buono, Gino Iorio, Lino Buono, Antonio di Nauta, Guerino Cigliano, Vincenzo Savarese, Katia Massaro, Maria Luisa Neri, Antonio Scarfone ed altri.

Lì, al Sud, la gente canta a piena voce per strada e non vengono considerati imbecilli.

Non ci sono posti strani dove, come più normali, vengono valutati quelli che bestemmiano per strada.

Una nobile donna, Maria Grazia Casola, davvero eccellente, che ha una villa situata vicino al porto nel quale, ritornando tardi dai numerosi eventi, ammiravo sempre splendide nel buio, bianche, piccole navi, lascia la porta aperta con le chiavi nella toppa.

Pag. 58-59

Poliziotti gentili mi hanno aiutata quando, scambiando gli indirizzi e diretta verso l’Hotel Parco Verde dove mi aspettava ancora un evento, ho rischiato di danneggiare il portone di un’altra casa simile alla villa dove alloggiavo.
Immigrati, con le teche collocate sui loro colli magri, vendono souvenir e, insieme al sorriso, regalano una collana di coralli.
Ho portato in Lettonia un loro souvenir, insieme ad una conchiglia.

I cani, abbandonati dai loro proprietari, ben nutriti, un po’ corpulenti, dormano tranquilli e comodi, attraverso tutto il marciapiede, e non hanno paura che qualcuno possa calpestare l’estremità della loro coda, o anche scalciarli con le gambe mentre sono addormentati.

Non si può calpestare una coda o un vaso di fiori.

Sì accadde tutto, ma dobbiamo essere premurosi con gli altri fino alla coda, con la speranza, con l’energia creativa e con la bellezza verso noi stessi e verso gli altri.

La forza è anche fragilità.

Il mio amico Bruno scrive:

“Un sorriso di mare smeraldo
un profumo di ortensia maculata
lo scampanare di turisti pascolanti
lo sciacquio di granita biancastri,

TEMPO,

la sposa non mi chiede altro

i miei ingorghi pazienteranno ancora
tra un’onda senza fine al tramonto
nel poggio di agrumi e di ninfee.

Non rubate la mia vita,
prendete i sogni.

Dalla raccolta poetica di Bruno Mancini “Non rubate la mia vita”
http://www.lulu.com/product/a-copertina-morbida/non-rubate-la-mia-vita/3521454?

http://www.lulu.com/shop/bruno-mancini/non-rubate-la-mia-vita/paperback/product-3521454.html

Liga Sarah Lapinska

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Paola Occhi

Presidente della Sede operativa di Mirandola per conto dell’Associazione “Da Ischia L’Arte – DILA”
Presidente Nazionale Cantanti lirici
Ambasciatrice della Pace DILA per l’Emilia Romagna e la Basilicata.

Pag. 60-61

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ASSOCIAZIONE CULTURALE “DA ISCHIA L’ARTE – DILA”
Paola Occhi

Presidente della Sede Operativa di Mirandola
Presenta il progetto

Benessere & Natura

L’urbanizzazione e il lavoro frenetico offuscano il vero bisogno di conoscenza dei luoghi che ci circondano.
Riappropriamoci della natura per curare il nostro benessere.
La tua avventura può iniziare da questo momento.
INFO: Paola Occhi
Via Montegrappa, 7 – 41037 Mirandola (MO)
Contatto e-mail info@nazionalecantantilirici.it
Telefono 3313175886

Pag. 62-63

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ASSOCIAZIONE CULTURALE “DA ISCHIA L’ARTE – DILA”
Paola Occhi
Presidente Nazionale Cantanti Lirici
Presenta il progetto

Ama Madre Terra

Il progetto parte dalla conoscenza delle Api, perché è da loro che dipende l’equilibrio del nostro ecosistema.
Si tuffano nei fiori pieni di nettare.
Portano la vita, il polline ai fiori, permettendo alle piante di riprodursi, rinforzarsi, vivere.
Miele, Propoli, Polline, Pappa Reale, i prodotti delle Api sono fondamentali per il nostro benessere.
Il ritorno alla Terra è indispensabile per educare alla natura e raggiungere l’armonia che abbiamo perduto. Oggi le Api stanno scomparendo, minacciate dal “progresso” dell’uomo.
Salvare le Api è un obiettivo vitale per il presente e il futuro di tutti.

INFO: Paola Occhi
Via Montegrappa, 7 – 41037 Mirandola (MO)
Contatto e-mail info@nazionalecantantilirici.it
Telefono 3313175886

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cure 2 children onlus
www.cure2children.it

 

Pag. 64-65

La poetica di Angela Maria Tiberi non è consigliata a tutti coloro che abbiano freddo il cuore e scarso il senso dell’Amore.
Non riuscendo a farla propria, potrebbero ritenere, scioccamente, che si tratti di utopistiche trasposizioni in versi di ideali obsoleti, senza capire che i veri “vecchi” sono solo coloro che non sanno più credere all’amore.

A chi volesse verificare e approfondire questa nostra, necessariamente succinta presentazione delle note
artistiche di Angela Maria Tiberi, consigliamo la lettura del suo ultimo libro “Gioco d’amore a Sermoneta”, dal quale riceverà certamente sensazioni di serenità, pace e amore.
Bruno Mancini

Angela Maria Tiberi
Pianoforte nero

Ricordi tristi e dolorosi
ritornano nella mia mente.
Vedo due bambini ad ascoltare
la melodia del piano nero,
suonata dal loro giovane padre.
Quanta armonia e sintonia c’erano nell’aria di festa.
Sembrava che il tempo si fosse fermato
per fare l’inchino a questo bel quadretto familiare.
Giorni felici e spensierati, mai si pensava alla morte
che con la sua trappola era pronta ad adescare
la felicità di due cuori amanti in un solo istante.
Amore mio, te ne andasti in silenzio senza un lamento,
non ricevesti il nostro bacio di addio.
Quanta malinconia sento nel mio cuore
a causa di questo mondo avido,
senza amore ed incomprensibile per noi mortali.
Io aspetto ancora te con i miei capelli grigi e con le rughe
che segnano il mio viso rigato dal pianto.
La dolce musica ancora sento nelle mie orecchie e le risate dei
nostri bambini inconsapevoli della sofferenza che presto
avrebbe solcato il loro cuore con la tua scomparsa improvvisa.
Sbattono le onde sulla roccia come il tempo trascorso
da quel giorno improvviso che te ne andasti da noi senza un sorriso.
Il tempo è fuggito, ma la musica è rimasta
nei nostri cuori del piano nero.
La melodia ci accompagna illudendoci che presto ci sarà il tuo ritorno
e continuo ad amarti nel silenzio e nella notte ti sogno in quegli attimi
d’amore rimasti intatti nel profondo del cuore e continuo a dirti:
Ti amo, mio dolce ed unico amore…

Dalla poesia Pianoforte nero, con il seguente testo adattato da Bruno Mancini, Valentina Gavrish ha musicato e cantato una canzone.

Pag. 66-67

Pianoforte Nero

Strofa
Ricordi tristi e dolorosi
ritornano nella mia mente.
Vedo due bimbi ad ascoltare
la melodia del piano nero,
suonata dal loro giovane padre.
Quanta armonia e sintonia
c’erano nell’aria di festa.
nel tempo che si era fermato:
inchino al bel quadretto familiare.
Giorni felici e spensierati,
mai si pensava alla morte
trappola pronta ad adescare
felicità rubata ai cuori amanti

Ritornello
Amore mio, te n’andasti in silenzio senza un lamento,
senza il nostro bacio di addio.
Ti amo, mio dolce ed unico amore…

Strofa
Sento malinconia nel cuore
per questo mondo avido,
senza amore per noi mortali.
Io aspetto ancora te da sempre
con i capelli grigi e con le rughe
Il viso rigato dal pianto.
dolce musica ancora sento
le risate dei nostri bimbi
prima della tua scomparsa improvvisa.
Sbattono onde sulla roccia
da quel giorno senza un sorriso
tempo fuggito ma musica
del piano nero rimasta nei cuori.

Ritornello
Amore mio, te n’andasti in silenzio senza un lamento,
senza il nostro bacio di addio.
Ti amo, mio dolce ed unico amore

Strofa
Ci accompagna la melodia
c’illudiamo del tuo ritorno
continuo ad amarti in silenzio
ti sogno in quegli attimi ancora
d’amore fino al profondo del cuore

Ritornello
Amore mio, te n’andasti in silenzio senza un lamento,
senza il nostro bacio di addio.
Ti amo, mio dolce ed unico amore.

Valentina Gavrish

è una cantante musicista ucraina residente in Italia da molti anni. In Italia ha indirizzata la sua attività artistica principalmente verso la composizione musicale, utilizzando testi di poeti partecipanti ai progetti culturali Made in Ischia ideati da Bruno Mancini con la Direzione Artistica di Roberta Panizza.
Senza disdegnare d’incidere brani, proposti con arrangiamenti scritti anche da suoi amici, che ha cantato con suggestioni esotiche.
Oltre ad Angela Maria Tiberi, gli stessi Bruno Mancini e Roberta Panizza le hanno fornito testi che lei ha modellato in canzoni spesso risultate di piacevole impatto, tipo “Gilda” diventata sigla della trasmissione televisiva “Da Ischia l’Arte” trasmessa per oltre 60 puntate dall’emittente televisiva Teleischia (digitale terrestre canale 89 e web http://www.teleischia.com). Questa che presentiamo è la copertina di un florilegio di canzoni ucraine che Valentina ha musicato negli ultimi anni.

Pag. 68-69

Sezione affidata ad Angela Maria Tiberi,

Presidente della Sede operativa di Pontina per conto
dell’Associazione Da Ischia L’Arte – DILA

Michelangelo Angrisani

è un grande maestro di varie discipline artistiche, la cui magnificenza è stata onorata in molte nazioni.

Presidente dell’Accademia Internazionale “Arte e Cultura” (con delegazioni in Romania, Spagna, Croazia, Israele, Brasile, Belgio), Michelangelo Angrisani con il suo annuario rende gloria a diversi artisti nazionali e stranieri.

La qualità artistica di Angrisani è stata più volte premiata dalle più alte Autorità dello Stato italiano: medaglia d’argento del Presidente della Repubblica; medaglia d’argento del Presidente della Camera dei Deputati; medaglia di bronzo del Presidente del Senato della Repubblica.

Angrisani è un innovatore della bellezza artistica e creatore di nuove tecniche pittoriche.

Colore nel legno, dove il colore si sposa in armonia con la natura.
Colore nel marmo, dove il colore accalda il freddo del marmo.
L’olio sul cartoncino, per dipingere il sogno, la mente, l’irreale.
L’olio su carta feltra, per trasformare materiale da rifiuto in opere d’Arte.

Hanno scritto di lui critici d’arte italiani e stranieri, quotidiani locali, nazionali ed esteri.

Tante le citazioni su riviste artistiche e cataloghi nazionali e internazionali. Attualmente, le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private, di musei italiani ed esteri.

Angela Maria Tiberi

Flora Rucco,

dott.ssa in Conservazione dei Beni Culturali. Segretaria Naz. Ass. Museo delle Donne del Mediterraneo “Calmana”. Presidente dell’Ass. Artistica e culturale “Exper’art”. Insegnante, cura progetti creativi di Arte e “Yoga” per l’Educazione alla Pace.

Organizza eventi artistici e culturali curandone la critica d’arte.

Poetessa e pittrice, ha pubblicato il libro di poesie “Ecos” e il libro di poesie e immagini “Flussi Meridiani – Risveglio”.

Partecipa a varie Mostre collettive.

Corpo migrante

Nudo corpo migrante
senza più volto e un nome,
crocifisso, al filo della speranza,
senza più aspirazione
corpo di migrazione.
In fuga
da deserti e terre roventi,
muto e inerme, giunto
agli approdi marini.
Corpo sottile
inchiodato alla miseria
specchio dei miseri
per l’opulenza del Mondo.
Senza più un fil di voce
ma l’ombra di un sospiro
di una madre
impresso al cuore.
Dissolve crudele
l’urlo salmastro in mare
mediterraneo d’amare
turbato dal male.
Corpo allineato
come pattumiera del Mondo
Il varco della speranza
è di un corpo celeste
di stelle, alla terra straniera.

Angela Maria Tiberi

Pag. 70-71

Silvana Arbia

– Magistrato – Presidente della Fondazione internazionale Silvana Arbia.
Già alla Corte d’Appello a Milano, poi ad Arusha (Tanzania) col Tribunale penale internazionale per i crimini commessi in Ruanda (nove anni come chief of prosecutions nella Procura generale), adesso alla Corte penale internazionale dell’Aja con un mandato di cinque anni, eletta a capo della Registry, uno dei quattro organi in cui si articola la Corte penale internazionale.

Silvana ARBIA partecipò, come membro della delegazione italiana, alla conferenza tenutasi nel 1998 a Roma, in cui venne scritto lo statuto di quella che poi sarà la Corte Penale Internazionale.

Il 28 Febbraio 2008 viene eletta Registar (cancelliere) presso il Registry, il principale organo amministrativo della Corte Penale Internazionale.

Il suo compito è fornire supporto amministrativo ed extra-giudiziario nel perseguimento delle strategie della Corte.

La protezione e l’assistenza delle vittime e dei testimoni, la cooperazione giudiziaria, l’amministrazione del centro di detenzione, e della difesa, l’organizzazione e la gestione dei field offices, la gestione finanziaria e la sicurezza della Corte sono funzioni chiavi del Registry.

In questo ruolo è coinvolta nei casi attualmente trattati dalla corte: fra questi, il procedimento contro il presidente sudanese Omar Hasan Ahmad al-Bashir e le indagini sulle violenze occorse nel 2008 in Kenya, quelle in Libia, in Costa d’Avorio.

RICONOSCIMENTI

• Premio “Nicola Sole” 2010
• “Paul Harris” (da Rotary Catania)
• Premio “Carlo Levi” 2012
• Premio “Donne Zonta” 2012
• “Paul Harris” (da Rotary Basilicata) 2012
• “Peace Prize” da Soroptimist International of Europe 2013
• Il 29 Agosto 2015, l’Amministrazione Comunale di Pomarico le conferisce il Premio Lucania
• Oro per la Cultura Giuridica
• Chèvalier de la Legion d’Honneur.

Ultimo libro: Mentre il mondo stava a guardare – Vittime, carnefici e crimini internazionali: le battaglie di una donna magistrato nel nome della giustizia, pubblicato da Strade Blu – Mondadori, nel novembre 2011. Premio Carlo Levi 2012.

Angela Maria Tiberi intervista Silvana Arbia sui “Bambini soldato”.

D – Si parla spesso in questi giorni di “Bambini soldato”, “Child soldiers”, “Enfants soldats”, e simili e pare che nonostante i numerosi sforzi per arginare tale pratica, centinaia di migliaia sono i bambini coinvolti in operazioni militari e il mondo rimane cieco e sordo, spesso tollerante.

R – La definizione di bambini soldato, come stabilita nel 1997 nei c.d. Principi di Città del Capo comprende non sono quelli armati e che combattono, ma

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Sesta parte “Penne Note Matite” – Antologia della sesta edizione del Premio internazionale “Otto milioni”

Sesta parte “Penne Note Matite” – Antologia della sesta edizione del Premio internazionale “Otto milioni”

Prima parte “Penne Note Matite”

Seconda parte “Penne Note Matite”

Terza parte “Penne Note Matite”

Quarta parte “Penne Note Matite”

Quinta parte “Penne Note Matite”

Sesta parte “Penne Note Matite”

Settima parte “Penne Note Matite”

Ottava parte “Penne Note Matite”

Nona parte “Penne Note Matite”

Decima parte “Penne Note Matite”

Sesta parte "Penne Note Matite" - Antologia della sesta edizione del Premio internazionale "Otto milioni"

Penne Note Matite – Prima di copertina

Penne Note Matite testo completo dell'Antologia della sesta edizione del Premio internazionale "Otto milioni"

Penne Note Matite –  Quarta di copertina posteriore

Penne Note Matite –  Copertina completa

Pag. 88-89

Tina Bruno,

opinionista della Redazione culturale del quotidiano “Il Dispari” di Gaetano Di Meglio,
scrittrice poetessa romana, durante tutto il suo percorso letterario ha curato in modo particolare il mondo infantile, scrivendo, tra l’altro, “Favole Educative”. Un libro dedicato non soltanto ai bambini, ma anche agli adulti che si prendono cura dell’educazione formativa dei piccoli.

Tale libro, è importante ricordarlo, ha partecipato a numerosi concorsi di narrativa, ricevendo sempre ampi consensi fino a che, tra le varie recensioni e giudizi positivi, il volume è stato gratificato dalla Commissione del concorso internazionale “Scriviamo Insieme” come ”Il Migliore Libro Dì Letteratura Per L’infanzia”: senza dubbio una consacrazione a livello nazionale della qualità educativa e delle capacità letterarie di Tina Bruno.

La vita

Un soffio, un respiro, un pianto ed eccoti nato.
Finalmente la vita assapora l’esistenza.
Fai sentire la tua presenza a chi non la conosceva.
Vicino a te colei che in grembo
per nove mesi ti portò, respirando per te.
Nutrendosi per te, curandosi per te!
Tu eri lì, protetto, nascosto lontano dai rumori.
Lei percepiva ogni tuo movimento,
ogni istante della tua vita era legato a lei.
Ora sei nato e lei continua a curarti,
a proteggerti, amarti a vivere per te!
Tu sei un’altra vita e fra un po’sarai autonomo.
Ricorda però, che, lei, è sempre vicina a te.
Tu sei il dono più bello che lei abbia ricevuto dalla vita.

Roberto Prandin,

fino al momento in cui scriviamo questa pagina ha musicato quattro nostre poesie e sta scrivendo una sinfonia per l’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” dedicata a Ischia!

Invitato da Guido Arbonelli ad aggiungersi alla folta schiera di valenti artisti che compongono il gruppo d’assalto con il quale la nostra Associazione DILA intende portare, attraverso il MADE in Ischia, l’Arte in generale e la Poesia in particolare sul palco di primo piano che compete loro nell’attuale società italiana, si è presentato scrivendo una lunga lettera della quale riportiamo qui di seguito le parti salienti.

C’è da premettere che la valentia di Roberto Prandin è riconosciuta a livello più che nazionale, e noi siamo orgogliosi di poterlo considerare un membro collaboratore della nostra Tribù, ma ciò che maggiormente ci entusiasma è la prospettiva che Ischia avrà a breve, dopo tante canzoni e canzonette, finalmente, la sua SINFONIA!

Ecco cosa ci ha scritto Roberto Prandin intitolando la lettera

SYMPHONY FOR ISCHIA

Avete presente un globetrotter? Ecco, quello sono io.
Da 40 anni a questa parte o forse da sempre.
Una vita a correre di qua e la con la musica nel cuore, una specie di febbre che ti spinge a creare a cercare cose nuove, e nel contempo soluzioni lavorative che permettano di arrivare a fine mese con dignità ma anche con due soldi in tasca, il che non guasta mai. Anzi.
E così, nato da famiglia decisamente povera, emigrata in Svizzera nel 45, alcuni mesi dopo la fine della seconda Guerra mondiale, quelli della valigia di cartone tanto per intenderci, ho fatto un po’ di tutto: il lavandaio, il garcon del fiorista, l’aiuto commesso, il boccia del muratore, anzi del manovale, questo verso i 15 anni.

Avevo un progetto.
Amavo la musica alla follia.

Onestamente più delle ragazze anche se non mi sono certo mai tirato

Pag. 90-91

indietro. Ma come non di rado avveniva, ai quei tempi ci si sentiva rispondere: se studi musica poi finisci sotto un ponte.
Ma io no, insistevo: testa dura. Pertanto, a 10 anni mi ero messo in mente di suonare la chitarra classica.

Ricordo che nella cassa aveva un crepa.
Pazienza.
In fondo le note uscivano ugualmente.

La rivendetti qualche anno dopo per comperare un primo flauto, scalcagnato pure quello.
Nel 1963 dal teutonico lago di Costanza ci trasferimmo a Lugano.
Per mio padre rappresentava un passo verso il ritorno in Italia.
Ma non fu esattamente cosi poiché, ci rimanemmo per più di 40 anni.

Oggi vivo a Perugia ma a Lugano di tanto in tanto ci ritorno, principalmente per salutare i numerosi amici che continuo ad avere alla pari di tanti altri conosciuti qua per le strade del mondo.
Torno per un attimo alla mia adolescenza.

Dai 15 ai venticinque studiai flauto e composizione.
Molto seriamente.
Specie composizione che per me rappresenta la massima soddisfazione fisico-sonora in assoluto.
Mi diplomai a 23 in flauto ma non in composizione: suonavo male il pianoforte poiché non trovavo il tempo per studiarlo come si sarebbe dovuto, anche perché, tra il 1979 ed il 91, avevo trovato da vivere facendo il cronista per il Giornale del Popolo di Lugano.

Per conseguire il diploma di composizione ci vuole l’ottavo di pianoforte.

Impossibile.

Ciò mi ha creato un senso di colpa che porterò con me sino al giorno del giudizio, se ci sarà.

Però studiai anche Marketing Management & Communication a Milano, conseguendo un Master.

Ciò mi ha aperto la strada all’insegnamento universitario.
Nel frattempo avevo vinto alcuni concorsi: presso la Malta University of Malta dove insegnai per 5 anni Cultural Management, poi All’Uni per Stranieri di Perugia, nei Master della Regione Toscana, al Conservatorio di Cesena e all’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Questo tra il 1997 e il 2009.

Nel frattempo il Governo Berlusconi fece la riforma universitaria. Rimasi a piedi.

Io che ero a contratto, sempre reiterato senza problemi mi trovai immerso in un dramma.
Ritornai in Svizzera e feci il prof invitato all’Università professionale.
Due anni fa mi pre pensionai e mi ritirai a Perugia, dove scrivo a getto continuo.
Ovviamente musica.

Ritengo che l’armonia per un compositore sia l’essenziale, anche se si è scelto la contemporanea.

Per ciò che mi riguarda, ho definito uno stile che attinge in parte al newjazz trasformandone le movenze e le sequenze sonore attraverso un ibrido che transita dal Bel canto all’esperienza contemporanea.
Ma di quest’ultima non sono un patito anche se riconosco nei vari Berio, Stockhausen, Fukushima e altri ancora, una vera e propria genialità.
ùù

Io mi esprimo in modo diverso.

Negli ultimi 7 anni ho scritto un centinaio di pezzi.

Recentemente ho terminato due dei 4 Concertus Peruginensis per Archi, l’Opera 31 e pochi giorni fa il Duetto d’amore per due clarinetti Op. 33 Nr1 per i miei amici Guido Arbonelli e Natalia Benedetti.

E Ischia cosa c’entra con tutto ciò? Domanda più che pertinente.

Pag. 92-93

Quando, circa un anno fa, il mio amico Guido mi ha illustrato il progetto che sta attuando con l’Associazione culturale Da Ischia L’Arte – DILA presieduta da Bruno Mancini, oltre a rimanerne affascinato ed entusiasta, ho ricordato che a 20 anni feci, in compagnia di un amico di Imola, pure lui figlio di emigranti, un viaggio nel Meridione.

Ci fermammo alcuni giorni a Napoli.
Ricordo perfettamente il Golfo, qualche cosa che a definire meravigliosa è ancora riduttivo.
Penso, una delle meraviglie del mondo: da mozzare il fiato.

Ci spiegarono la conformazione geografica e culturale di tutto quanto “vive” nel golfo.
Ebbene tra me e me, ricordo, come se fosse oggi, mi dissi, additando quell’isola: mi piacerebbe andare, ad Ischia.
A Napoli ci tornai di sfuggita 20 anni or sono: ero di passaggio.

Ischia non ebbi l’occasione di visitarla. Ma ho intenzione di recuperare. Spero presto, anche per il fatto che gli anni trascorrono inesorabilmente.

Questa nuova sfida artistica e culturale rappresentata dal new Made in Ischia di Mancini e del suo gruppo internazionale, unita all’azzurro del cielo ischitano che si specchia nel mare argenteo, mi danno la speranza ed il desiderio di scrivere un pezzo: For Ischia.

Sì, un pezzo proprio per Ischia e per DILA.
Forse per piccola orchestra. Ci sto pensando. Non so cosa ne potrebbe uscire, poiché quando mi metto a scrivere, fino a un secondo prima di mettere giù la prima nota, non so le dita cosa improvviseranno.
La composizione è un mistero.

Non giro con la valigia di cartone, ma dentro di me è come se l’avessi.
Ciao Ischia, verrò. Presto.

P.S:L’ultima informazione ricevuta dice che la Sinfonia è già pronta all’80%

Natalia Benedetti e Guido Arbonelli “Duo Namaste”

La parola Namaste è originaria di una zona compresa tra l’India e il Nepal ma è utilizzata anche in molte regioni dell’Asia e nell’Australia meridionale.
Essa, pur essendo letteralmente traducibile con “mi inchino a te” in quanto deriva dal sanscrito “namas” (inchinarsi, salutare con reverenza) e “te” (a te), viene comunemente associata ad una valenza spirituale, per cui può forse essere interpretata in modo più completo come un saluto alle qualità divine che sono in te.

Unita al gesto di congiungere le mani e chinare il capo, acquisisce l’ulteriore significato di “le qualità divine che sono in me si inchinano alle qualità divine che sono in te”.

Ciò può definirne quindi il significato ultimo come un saluto tramite il quale si riconosce la sacralità sia di chi porge il benvenuto sia di chi lo riceve.

Natalia Benedetti e Guido Arbonelli hanno scelto questo nome per il loro duo di clarinetti e canto, quale augurio di grande simbiosi che vogliono stabilire con i loro ascoltatori.

Ad Ischia ne abbiamo avuto un esempio recente durante la loro esibizione del Natale 2016

durante la quale hanno suonato anche il bellissimo inno “Girotondo di emozioni”, scritto da Guido e cantato da Natalia, dedicato a Ischia con il quale hanno vinto il premio internazionale “Otto milioni” edizione 2016.

Natalia è anche professore di strumento e direttrice dell’Orchestra della scuola media Cocchi-Aosta e Liceo Jacopone di Todi, mentre Guido, oggi docente al Conservatorio “Cherubini” di Firenze, ha fatto parte di numerose orchestre internazionali quali la NIS simphony orchestra (Serbia), Orchestra Sinfonica di Perugia e dell’Umbria, Arturo Toscanini orchestra, Queen’s College orchestra-Usa, Orchestra Sinfonica di Constanta-Romania, nonché delle orchestre della Rai di Torino e Napoli, ed ha tenuto il corso per Professori d’orchestra presso il Teatro lirico Sperimentale di Spoleto nell’anno 2007.

Pag. 94-95

Ilde Consales

Professore universitario di ruolo di Linguistica italiana presso Roma Tre University.

Precedentemente Ricercatore di ruolo e Docente universitario presso Università Roma Tre; Docente di Linguistica italiana e di Didattica della lingua italiana presso l’Università degli Studi di Macerata; Ricercatore a progetto presso Università per Stranieri di Siena; Ricercatore al CNR di Firenze presso Accademia della Crusca; Dottorato di Ricerca (PhD) presso Università degli Studi Roma Tre; Relatrice al 2° Convegno Internazionale di Linguistica e Glottologia Italiana (CILGI 2) presso la Uniwersytet Wrocławski patrocinato dall’Accademia della Crusca e dalla Società degli Italianisti Polacchi; Relatrice in qualità di Visiting Professor presso la Slezská Univerzita v Opavě (Rep. Ceca).

Ma Ilde Consales è anche Soprano e cantante del Duo Tamiri con al pianoforte Santina Amici.

Negli ultimi mesi ha effettuato concerti presso l’Orto Botanico di Roma per l’AER (Associazione Ecologica Romana), voci recitanti Lucilla Di Pasquale, Isabella Colucci, musiche di Tiersen, Fauré, Bellini, Händel, Martini, Pergolesi, poesie di Tognolini, Lorca, Dell’Era, Schwarz, Klimer – 11 Maggio 2017; nella Chiesa di S. Maria dei Miracoli a Roma (meglio nota come una delle due “Chiese gemelle” di Piazza del Popolo, ed è quella di destra provenendo da Piazzale Flaminio) con Valentina Licastro (flauto), Carla Martirano (flauto), Santina Amici (organo), per i musicisti Cambristi di Roma con musiche di Bach, Händel, Vivaldi, Gluck, Massenet, Schubert, Marcello, Chaminade, Tulou, Gomez – 11 Giugno, 2017; nella Chiesa di S. Michele Arcangelo, Romari con Santina Amici all’organo (18 Marzo 2017).

L’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” ha raggiunto un accorso con Ilde Consales grazie al quale lei sarà interprete canora per la realizzazione di video di alto spessore artistico, nei quali saranno uniti poesia, canto, musica, arti visive, recitazione, spot commerciali e immagini della splendida isola d’Ischia.

Vincenzo Savarese.

Nessuno mai, che io sappia, ha parlato in pubblico tanto, e tanto bene, dei progetti Made in Ischia che nell’arco di un decennio Roberta Panizza ed io abbiamo ideato indicandoli con varie sigle.

Tutti sempre proiettati verso la realizzazione del sogno/slogan di “ottenere, per l’Arte in generale e per la Poesia in particolare, il palco di primo piano che compete loro nell’attuale società italiana”

Vincenzo Savarese, giornalista a tutto tondo

con particolare attività nello sport televisivo, è stato il primo ad aprirci le porte di uno studio TV, inserendo nella sua trasmissione “A bordo campo” uno spazio dedicato ad interviste con gli Artisti aderenti a quella che lui ha voluto chiamare la “Tribù della nostra isola”.

Come ringraziarlo?

Questa volta lasciando parlare le immagini!

Bruno Mancini

Pag. 96-97

Luciano Di Meglio

Le trombe marine

Uno dei maggiori pericoli per i pescatori di piccole imbarcazioni erano le trombe marine: “Meteora acquosa formata da colonne di acqua in forma di spirale e conica, con la base in alto e il vertice abbasso, che si sollevano tra il mare e le nubi”.
I pescatori per difendersi da questo pericolo si tramandavano un metodo molto originale: esponevano il sedere nudo verso la tromba marina e con riti magici e preghiere riuscivano a spezzare il pericolo per le loro piccole imbarcazioni.

La preghiera

Pater noster
Pater noster
In cielo, in terra e in mare
Voi state
Guardaci da questo diavolo
Pater noster
Pater noster
Spezza la coda del diavolo
Che senza coda
Non è più nessuno

La magia

Cor’ zèfaro (coda di lucifero).
Steven ncopp’ a varca, tutti a faticà, quann zi Giusepp, o’ cchiù vecchio piscatore do uagno, alluccanno dicette: “A cor’ e zèfaro ”. Tutti nuj nu poco appaurate, ma curiuse, uardamme a cor’ e zèfaro e verenne sta muntagna r’acqua e zi Giusepp cu cul’ a for ca murmuriav parol magiche o priave? A nu mument’ annato cu tanta maraviglia sta muntagna r’acqua se spezzaie e scumparette. Addimmannamme a zi Giusepp che magia avesse fatto e che avesse ditto. Isso rispunnette: “Pure sta vota o riavolo ha perso!

Ricerca di Luciano Di Meglio per il Museo Etnografico del Mare isola d’Ischia.

Pag. 98-99

Patrizia Canola,

nata a Milano ne1 1952, ha da sempre avuto la passione per la pittura, manifestando per essa una particolare predisposizione, già fino dai primi anni di scuola, che l’ha portata ad osservare continuamente tutti i diversi contesti, in particolare i paesaggi e gli scorci della Toscana, del Veneto, della Liguria, dei luoghi in cui si spostava con la sua famiglia prima di trasferirsi in una cittadina della Brianza dove tuttora vive e lavora.

Ha frequentato la “Scuola di Arte Pura Applicata a Merate” perfezionando lo studio dell’anatomia, delle proporzioni, degli spazi, sempre accompagnata dalla passione per la pittura, e senza tralasciare il tema del paesaggio seducente ed intrigante con le sue diverse variazioni cromatiche a seconda delle ore del giorno.

Sulla scia degli Impressionisti, da lei molto amati, Patrizia Canola ha scelto di dipingere all’aperto, eleggendo a suoi luoghi preferiti il percorso dell’Adda Vecchia, le Prealpi Orobiche, il Parco di Montevecchia e la Valle del Curone situati in un territorio della Brianza a lei molto vicino non solo geograficamente ma anche emotivamente parlando.

Accanto alla pittura di paesaggi, nei quali lo studio della luce è fondamentale per la definizione di ogni dettaglio, Patrizia Canola si è dedicata alla ritrattistica, non solo di espressività umane, ma anche spinta allo studio di animali e di nature morte. I cavalli, in particolare, affascinanti nei loro movimento; i singoli alberi, quasi simboli di emozioni nelle loro forme a volte imponenti e in altri casi disarticolate; le nature morte spumeggianti nei placidi tripudi cromatici di fiori e frutta; hanno ricevuto grandi attenzioni artistiche ed emotive da parte della pittrice.

Ultimamente, si assiste ad un’evoluzione del suo stile che, pur sempre sorretto da raffinata tecnica in grado di supportare ogni esigenza ideologica, si va indirizzando verso la proposizione di pensieri metafisici.

Assistiamo alla produzione di opere nelle quali le figure non sono più nettamente definite. e dove prevalgono colori molto chiari, tendenti al bianco, ricercati per raccontare il suo modo di sentire la vita filtrata attraverso una grande sensibilità che pone al centro quesiti sul destino dell’uomo e sul senso stesso della vita.

Ciò rende prevalenti le tematiche ideologiche legate al sentimento della libertà ed al futuro il cui delinearsi dipende essenzialmente dall’uomo.

Futuro che può apparire incerto e indefinito, ma necessita di scelte precise e coerenti.

Aspetti che Patrizia Canola riesce, con grande eleganza e poesia, a definire sulle tele, regalando emozioni senza tempo, così come senza tempo è, nella sua visione, la vita dell’uomo fatta di scelte e di speranze.

Patrizia Canola ha esposto in Italia e all’estero ottenendo importanti successi e riconoscimenti.

Tra i critici che hanno scritto lodevoli apprezzamenti sulle sue opere. vanno citati: Catia Monacelli direttore Polo Museale della città di Gualdo Tadino, Marina Pizziolo, Luigi Cavadini, Clara Canzi Colombo perito d’Arte presso il Tribunale di Monza, Antonino de Bono e Nello Bagarotti.

Nel 2017, un nutrito numero di importanti opere pittoriche di Patrizia Canola sono state esposte per quattro mesi nel Museo Etnografico del Mare della Città di Ischia in una Mostra personale voluta ed organizzata dall’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” con la Direzione Artistica di Silvana Lazzarino che ha scritta questa presentazione:

NEGLI ORIZZONTI DELLA VITA TRA LUCE E COLORE

In permanenza, si possono ammirare sette dipinti dell’artista nei quali a trionfare è la natura, con luci e colori e, in particolare, il motivo dell’acqua delle coste marine della Sardegna e delle Marche rispettivamente con “Colori di Sardegna” ed “Estate marchigiana”, dove lo sguardo si lascia catturare da avvolgenti riflessi di colori che uniscono cielo e mare; elemento dell’acqua che culla e accarezza le

Pag. 100-101

bianche “Ninfee” leggere come ballerine. Intense poi le atmosfere
lungo l’Adda del dipinto “I colori del fiume Adda” in cui campeggiano gialli e verdi accompagnati da tonalità blu dell’acqua dove l’ambiente circostante si riflette.

Come anche di ampio respiro è “Campo di lavanda” con il viola della lavanda in primo piano che risalta sull’azzurro e le increspature scure del cielo.

E poi le colorate “Melagrane”. Distante da tonalità così vivici e intense è l’atmosfera ovattata come da sogno che si respira nel dipinto “Inverno” dove cromie grigie, tendenti all’azzurro sembrano rarefatte come attutite ad indicare un momento di riflessione e sospensione del pensiero, necessario all’uomo per ritrovare se stesso guardando dentro di sé a partire dalla natura che si riposa.

PRINCIPALI ESPOSIZIONI

Prima del 2000: Bergamo – Bi.D. Art – personale; Bari – Expo Arte Bari – personale e collettiva; Basilea – Art Basel 1982 – collettiva;
Firenze – Galleria 14 – personale; Piacenza – Galleria la Meridiana – personale; Portofino – Galleria San Giorgio – personale; San Pellegrino Terme – Galleria Berna – personale; Cernobbio – Studio d’Arte La Casa Rossa – personale.

Dal 2000 al 2016:

Gualdo Tadino -“ Nel Respiro di Gaia, la Madre Terra”- personale; Venezia – Palazzo Zenobio “Art Escape” – collettiva; Gualdo Tadino – “Dalla Terra Al Cielo – Dal Figurativo all’Informale“ a cura di Vittorio Sgarbi; Fregene – Centro Pianeta Azzurro – personale; Varedo – Villa Bagatti Valsecchi “EXPOARTEITALIANA” a cura di Vittorio Sgarbi; Gualdo Tadino – “De Rerum Natura” – personale; Roma – Ambasciata Repubblica Irak – Internazionale dell’Arte; Arcore – Villa Borromeo “Impressioni dal Vero “ – personale; Venezia – Art Expo Sala San Leonardo – Cannareggio.
Nel 2017: Crotone – Santa Severina 2° Biennale Internazionale; Ischia – Museo Etnografico del Mare; Roma – Palazzo Crocetti “Esposizione Triennale di Roma”; Venezia – “Art Walkk 2017” – Bi-Personale.

Antonio Fiore,

poeta ben noto ai nostri lettori per l’assiduità con la quale è giunto finalista in tutti i premio “Otto milioni” ai quali ha partecipato (in alcuni è stato premiato con le poesie “Tinti di cenere”, “La tela del tempo” e “Cuori che si raccontano”), questa volta ci delizia non solo con le due poesie “A mia madre” e “Vecchio lenzuolo” che troverete in un’altra sezione della presente Antologia, ma anche come raffinato, simpatico e profondo bozzettista nonché osservatore della vita, simbolica e reale, che gli ruota intorno.

Antonio con sentimenti, retaggi, e maestria poetica di atavica virtù, ha descritto la quotidianità fotografica di un popolo formato dai suoi concittadini, ricorrendo a reminiscenze e vetuste immagini di “Piazza municipio”.

Una narrazione che scorre tra ben oltre mezzo secolo di vita cittadina.

Antonio Fiore ha avuto la bravura di conciliare luoghi, presenti e passati in un unico mix che sembra formare un sublime dipinto senza tempo.

Bruno Mancini

Gricignano: Piazza Municipio dopo oltre mezzo secolo.

Ah! se potessi fermare il tempo, quel tiranno tempo che tutto usura e mette fine tranne i ricordi, reminiscenze impigliate nella rete della mente.

La vetusta piazza colonnata d’alberi incornicia lo sfondo del prestigioso municipio, case, negozi, bar, circoli politici e non, che sembrano sostenersi l’uno con gli altri, un ombreggiare di mille ricordi risonanti.

Lo storico tabacchino di lungo corso fumeggia ancora di inconfutabili ricordi di prima sigaretta, e da lì a poco persiste la casa parrocchiale che diede i natali all’emerito compianto parroco Don Pasquale Lanzano.

E come si può non ricordare il circolo dei pensionati presente sulla piazza da qualche decennio che, ancora in cerca di una stabile dimora, con le sue vicissitudini attuali e passate quotidianamente anima il luogo di tanta saggezza.
Le fredde panchine di pietra nera sono sempre lì per accogliere qualsivoglia

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viandante che sosta all’ombra delle maestose ghiande sfavillanti al sole d’estate.

Gli immancabili amici di piazza accomodanti sulle sedie corredate di tavolini innanzi ai mitici bar che triangolano la metratura della piazza.

Il tutto consolidato dall’armonia complementare di sfottò degli assidui amici ricorrenti di sabato, domenica e feste santificate, nonché popolata da incalliti giocatori di tressette, scala quaranta e dell’intramontabile scopa a perdere.

Dopo oltre mezzo secolo nulla è cambiato se non la facciata dell’elegante municipio con il suo maestoso orologio campanile, fermo quasi da sempre.

Eppure, a vedersi sembra ieri, ma non è cosi, ormai più di due generazioni si sono susseguite nel tempo, di quel tiranno tempo che tutto cancella ma non i ricordi.

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Michela Pietropaolo
NEVE SU BAGDAD

Era di notte
e la terra tremava.
Lampi e luci in lontananza.
I boati ed il calore delle fiamme.
Occhi celati dietro un velo
impauriti, affamati
i miei
che per un attimo ho chiuso
e così ho sognato.
C’era il silenzio, c’era quiete.
Non un soffio, non un alito di vento.
Su quella terra ormai rossa
c’erano corpi
immobili, inermi
di soldati, di bambini.
Cadeva la neve
e la luna spendeva
ma no, poi capii
era solo la cenere.
Pensai finalmente è finita.
Pensai ad un abbraccio
ad un sorriso
ad una zuppa che mi scaldasse.
Udii un suono, più vicino.
erano lì, alle porte,
aprii gli occhi
ed il mio sogno era finito.

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Seconda parte “Penne Note Matite” – Antologia della sesta edizione del Premio internazionale “Otto milioni”

Seconda parte “Penne Note Matite” – Antologia della sesta edizione del Premio internazionale “Otto milioni”

Prima parte “Penne Note Matite”

Seconda parte “Penne Note Matite”

Terza parte “Penne Note Matite”

Quarta parte “Penne Note Matite”

Quinta parte “Penne Note Matite”

Sesta parte “Penne Note Matite”

Settima parte “Penne Note Matite”

Ottava parte “Penne Note Matite”

Nona parte “Penne Note Matite”

Decima parte “Penne Note Matite”

Seconda parte "Penne Note Matite" - Antologia della sesta edizione del Premio internazionale "Otto milioni"

Penne Note Matite – Prima di copertina

Penne Note Matite testo completo dell'Antologia della sesta edizione del Premio internazionale "Otto milioni"

Penne Note Matite –  Quarta di copertina posteriore

Penne Note Matite –  Copertina completa

Pag. 16-17

Cod. 20 – Francesca Luzzio
Prego Maria

In chiesa suona malinconico il violino,
ed io muoio:
ogni nota è prova funerea,
è un passo verso la fine.

Socchiusi gli occhi, prego Maria.

Un raggio filtra e s’intravede la via:
verde intenso di colle si staglia
nell’azzurro del cielo
e crea contrasto armonico
di vitalità.

M’inerpico festosa
e tendo una mano:
nutro corpi che hanno fame,
ricamo stoffe bianche e nere…

Rinnovato sentimento di vita
prova propulsioni di utilità.

Cod. 21 – Milena Petrarca
Esplorando il tuo paradiso perduto…

Ecco i miei versi
Dipinti per te
Enigmatica Donna
Che stai li nel
Tuo Paradiso
PERDUTO
Aspetti la gioia
Come un sogno
DIVINO
Esplori con gli occhi
La tua Luce
DELL’ANIMA
E così illumini
Il tuo universo
D’AMORE.

Pag. 18-19

Cod. 22 – Milena Petrarca
Schegge di una vita spezzata…

Sguardo spalancato
Nel vuoto
Sottomessa
E dimessa trafitta
Da saette
Di lame di cielo
Ti lasci cadere
Esanime
Rassegnata
E triste raccogli
Le schegge
Di una vita
Spezzata

Cod. 23 – Milena Petrarca
Sospesa nel tempo…

In un mare
Di stelle
Navighi
Nell’infinito
Ipnotizzata.
Dal blu
Più intenso
Del tuo mondo
Interiore
Subconscio
Alito di vento
Soffio dell’anima
Esisti tu
Come stella
Sospesa nel tempo.

Pag. 20-21

Cod. 24 – Antonio Mencarini
Per un amico scomparso

Un lampo di luce nel tempo
un nobile cuore guidato dal sentimento
l’ansia di fare il bene
di dare il bene
di ricevere il bene.
Un battito d’ali di gabbiano
sul mare della vita.
È durata un nulla la tua esistenza
ma sei riuscito a renderla degna di vivere.
Sei partito per non so dove:
una domanda mi attanaglia – Ti rivedrò?
Non so, non credo ma nei dubbi spero.
Addio amico mio
finché vivrò ti avrò nel cuore.

Cod. 25 – Antonio Fiore
Vecchio lenzuolo

Aggrappati al dorsale del tempo che va
lì dove s’addormenta il tramonto
liberi pensieri migrano come il vento
che va per dissolversi verso il suo orizzonte.

Siamo due amanti senza tempo
e sul nostro letto ci ritroviamo
a ripassare le sbiadite emozioni
arrotolante su un bianco lenzuolo.

Stasera i cuori si compiegano
ai sogni ingialliti dai profumi di ieri,
e dove gli aspri odori viziati annidano
le velate reminiscenze rigate sulla pelle.

Se la notte non divaga con il vento
tra un ricordo e un’emozione
noi riscriveremo sulle mura del tempo
le indelebili sillabe per ricomporre
questo sogno vissuto a metà.

Finché il cuore avrà strada da camminare
il cielo darà luce ai nostri sogni premonitori,
e noi, indelebili ispiratori del nostro tempo
ricopriremo il letto di quel bianco lenzuolo
macchiato di inebrianti profumi del passato.

Il nostro amore non ha tempo né paura
perché siamo due temerari per natura.
Della nostra storia siamo gli unici scrittori
e come due amanti instancabili ne siamo i lettori
in questa ingiallita notte di un vecchio lenzuolo.

Pag. 22-23

Liga Sarah Lapinska, poetessa, pittrice, traduttrice, Socia Fondatrice dell’Associazione culturale “Da Ischia l’Arte – DILA” per la quale ricopre il ruolo di Ambasciatrice in Lettonia, è nata a Riga in Lettonia.

Nel 2014, con la poesia “Io l’ultima donna ingenua”, ha ottenuto il primo posto nella terza edizione del premio internazionale di poesia “Otto Milioni”.

Nel 2015, con la poesia “Ti tacerò” ha ottenuto il primo premio per la migliore poesia di Autore straniero partecipante alla quarta edizione del premio internazionale di poesia “Otto Milioni”.

Nel 2016, con la poesia “Continuo in te” ha ottenuto il terzo posto alla quinta edizione del premio internazionale di poesia “Otto Milioni”.

Nel 2017, ha ottenuto il secondo posto nel premio internazionale di arti grafiche “Otto milioni”.

Nel 2017, ha ottenuto il primo posto nel premio internazionale di recensioni “Otto milioni”.

Dall’Italia alla Lettonia
Le traduzioni in lettone sono di Liga Sarah Lapinska

Felice Serino
Aleph

Nell’oltre non c’è ombra
-lo sai- ombra che ti possa
nascondere allo sguardo

è una chiarità che t’attraversa
non come qui che guardi
per speculum in aenigmate

lì non si consultano dizionari
né atlanti: sei tu la biblioteca
il motore di ricerca

-alfabeto voce conoscenza- :
nel Tutto tu sei e tutto
è te – (l’aleph del poeta cieco)*

è dove ti si svela ogni
contrario – la vita non è prima
della morte

*Jorge Luis Borges

Felice Serino
Aleph

Nav ēnas viņpus,
-tu zini, ēna, kas var tevi
paslēpt skatienam.

Tā ir skaidrība, kas šķērso tevi,
ne tikai kā skatieni šeit,
lai spectulum aenigmate.

Tur nepalīdz vārdnīcas
un atlanti.Bibliotēka esi tu,
pētījumu motors

-alfabēts balss apziņa,
visā tu esi viss
un pats-(akla dzejnieka aleph)*

un kur tevi modina katra
pretruna-dzive nav pirms
nāves.

*Aleph-ebreju alfabētā pirmais burts, iesākums

Pag. 24-25

Davide Rocco Colacrai
L’uomo dentro (in memoria di Giorgio Agatino Giammona e Antonio Galatola* )

Ogni clown è la somma dei dolori
che lo hanno battezzato,
ogni dolore una miseria che viene assorbita
da giorni sopportati senza verità,
le miserie a ricordare chi è l’uomo dietro
nel congiungere le composizioni del passato
al coraggio di sopravvivere
per cambiare,
e tutto prosciugato da una solitudine
dalla chimica del piombo,
ai piedi certi di un fico padre.
Ogni clown è un sognatore d’amore
che resta assente,
e lo si riconosce su un dito a rinnegare
come una lupara,
e lo si può assaggiare solo tra le ombre di una normalità
che non esiste,
nell’essere fasciato tutto da un’omertà senza nomi
che si accumulano come briciole
in sussurri che pesano,
ogni sussurro a fondersi in quel giudizio jarruso**
nel soddisfare le certezze dentro
sulle quali gli uomini radicano la propria definizione
nell’essere ciascuno il jolly di se stesso.
Ogni clown è un cantastorie
che raccoglie come orecchie di San Pietro
i nostri pregiudizi, tramutandoli,
sotto l’amaro linguaggio di un arancio,
in un sorriso sporco di sangue.
Si sa che il circo fa ridere una volta sola.

*Giorgio Agatino Giammona e Antonio Galatola erano una coppia di omosessuali uccisi a Giarre, Catania, nel 1980 – **Jarruso è un termine del dialetto siculo per indicare, in modo spregiativo, un omosessuale

Davide Rocco Colacrai
Lekšējais cilvēks – Džordžo Agostīno Džammonas un Antonio Galatolas piemiņai.

Katrs klauns ir skumju kopsumma,
skumju,kas to ir dauzījušas.
Ik skumjas, ik bēda uzsūkušās
kopš dienām, kas ciestas bez patiesības,
bēdas un atmiņa par iekšējo cilvēku,
apkopojot pagātnes domrakstus,
drosmē-izdzīvot,
lai mainītos
visā, ko vientulības svina
ķīmija izkaltējusi,
vīģes koka tēvišķajā drošībā.
Katrs klauns ir mīlas sapņotājs,
kura klātbūtne paliek,
un kas atdzimst atvāztā pirkstā
gluži kā kramenīca,
un ko var mērīt tikai starp normālā ēnām,
normālā, kas nemaz neeksistē,
būtībā, ko nospiež klusēšana bez vārdiem,
kas saveļas kā drupača
smagnējos čukstos.
Katrs čuksts tiek izkveldēts pediņu tiesā,
apmierinot iekšējo patiesību,
kurā ļaudis balsta savu pašvērtējumu,
jebkura būtībā ir pašam savs džokers.
Katrs klauns ir vārdotājs,
kurš, gluži kā Sanpjetro gliemežnīcas1.
savāc mūsu aizspriedumus, šķīdinot
zem apelsīna rūgtenās mēles
smaidā, kas notraipīts asinīm,
jo cirks liek smieties tikai vienreiz.

Pag. 26-27

Franco Maccioni

Un’alba
Nell’alba di un nuovo giorno,
tra alberi spogli e colline
annerite, percepisco
una brezza che trasporta
lontano una nebbia biancastra
mentre l’odore della salsedine
che viene dal mare
mi fa sentire male!
Un sole malato che mi spaventa
in questa alba diversa, osservo,
mentre il cuore, che brama d’amore,
si riempie di pianto
e un volo basso di gabbiani
mi lascia perplesso e sgomento!

Franco Maccioni
Rītausma

Jaunas dienas rītausmā
starp izģērbtiem kokiem un pakalniem,
kuri gaismojas,uztveru
vēja brīzi, kas aiznes
tālumā zilgmaino miglu,
kamēr sāls smarža,
kas nāk no jūras,
padara mani sūru.
Slimu sauli, kas biedē mani
vēroju rītausmā savādajā,
kamēr sirds, kas ilgojas mīlas,
ar asarām pildās,
un zemais kaiju lidojums
mani mulsina,mani satriec.

Angela Maria Tiberi
Artista

Piccolo uomo, ti distingui dagli altri
per le tue opere creative raccolte in una parola
chiamata Arte.
Fai spettacolo con la voce, con le tue mani, con il movimento del tuo corpo
lanciato in volo fino a raccogliere le gocce del cielo.
Mai ti fermi, continui ad improvvisare
anche i versi per espandere nei cuori la bellezza del Creato.
Sì, in questa vita come mortale
tu non rimani come le mura possenti di
un castello fatto di sogni e di chimere.
Resti nell’immagine di quel tuo amato fan o di chi
ti ha applaudito in quell’ istante della tua gloria.
Tu appartieni alla bellezza della vita e
tale tu rimarrai anche se la tua storia sarà
eternamente finita.
Rendere onore tutti ti devono ma tu resterai umile,
e mai
la tua ombra scomparirà
anche quando il tuo fiato torna nel cielo e tutto il tuo
mondo scomparirà.

Pag. 28-29

Angela Maria Tiberi
Mākslinieks

Mazais cilvēk, tu atšķiries no citiem,
jo tavi radošie darbi,apkopoti vienā vārdā,
saucas Māksla.
Ar savu balsi, ar rokām savām,
ar sava auguma kustībām,
kurš lidojumā top valgs no debesu lāsēm.
Tu nekad neapstājies, turpini improvizēt
arī savās vārsmās, lai Radītāja skaistums
sirdis labākas dara.
Šai dzīvē, jā, kā mirstīgais,
tu apjoz kā valnis
no sapņiem un himērām celto torni.
Paliec tevis mīlētā fana iztēlē,
kas tev aplaudējis tavas slavas mirklī.

Tu piederi dzīves skaistajām izpausmēm
un tāds tu paliksi, arī, ja tavas gaitas
beigsies uz mūžiem.
Visiem tevi jāgodā būtu, bet tu tiksi pazemots
un nekad
tava ēna neaizies,
arī, kad tava elpa atgriezīsies debesīs un visa
pasaule tava pazudīs.

Bruno Mancini.
Quando sarò pensiero

Quando sarò pensiero
su cigli di visioni
dagli orizzonti nitidi
verso stele di mie antiche iscrizioni,
oppure anche
il tempo in cui sarò passione
nel buio ottuso
per lunghi sguardi amorosi
lasciati illanguidire dalle mie tristezze,
di certo o forse
il giorno che sarò ricordo
tra vociare arruffato
di vecchi amici alticci
sulle note matte delle mie sortite,
non posso, voglio,
quando sarò pensiero,
quando sarò pensiero
la docile coerenza
strappata a mani unite
dai cesti di delizie
per gli epigrammi delle tue certezze,
non posso, voglio,
il tempo in cui sarò passione,
il tempo in cui sarò passione
la mascherata tenerezza
oltre effimere apparenze
di abbracci mafiosi
interrata sotto il magna del tuo vulcano,
non posso, voglio,
il giorno che sarò ricordo,
il giorno che sarò ricordo
il giorno voglio
il nostro giorno voglio
intero
dal primo all’ultimo minuto
dal primo all’ultimo sorriso
dal primo all’ultimo tuo bacio.

Pag. 30-31

Bruno Mancini.
Kad es būšu doma

Kad es būšu doma
vīziju skropstās,
apvāršņu dzīlēs,
pāri manu seno rakstu stēlām
vai arī
laiks,kurā es būšu dzīve
noslēgtā tumsilgiem un rūgtiem skatieniem
meklēs mazliet manas skumjas
protams vai iespējams
dienā, kad būšu atmiņa
šķetinot veco,visādo
draugu mudžekli
manas trakās,liktenīgās vēstis
Nevaru, gribu
kad es būšu doma
kad es būšu doma
liegi savīta
vienotu roku sarauta
svētlaimes skrandās
tavu pārliecību epigrammām
Nevaru, gribu
laiks, kurā es būšu dzīve,
laiks, kurā es būšu dzīve
aizmaskots maigums
vai arī uzšķiļ parādības
mafijas tipa skaujās
zem tava vulkāna versmes
izdzist
Nevaru, gribu
dienā, kad būšu atmiņa,
dienā, kad būšu atmiņa
viendien gribu
veselu
no pirmās līdz pēdējai minūtei
no pirmā līdz pēdējam mirklim
no pirmā līdz pēdējam smaidam
no pirmā līdz pēdējam tavam skūpstam.

Bruno Mancini
Agli angoli degli occhi

Agli angoli degli occhi
sotto pigrizie amiche
prepara a morte
nostalgia.
Passa più parti
lampo di tempo indietro
indietro secoli
e sempre come sempre.
Cambia
se non adesso
a morte.
Alla viola nasce il pensiero
e posso ancora muovermi
venirti accanto
e senti la corteccia vecchia e inutile.

Bruno Mancini
Acu kaktiņos

Acu kaktiņos
Zem slinkām vīpsnām
gars darina
nostalģiju.
Jo vairāk runā
laiku pa laikam sevī
sevī gadsimti.
Un vienmēr, kā jau vienmēr
mainās.
Ja ne tagad,
Garā.
Doma dzimst noteikta
un varu atkal kustēt
apkārt
jūtot vecu,bezjēgas noteiktību.

DILA

 

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