Un taglio alla fune del timone – Davanti al tempo-04

Un taglio alla fune del timone – Davanti al tempo-04

Davanti al tempo 04

Un taglio alla fune del timone

Un taglio alla fune del timone
sobbalza come la trottola sulle molliche di pane.
Sfugge corda indefinita.
Movenza soffice d’ora di sole.
E’ vortice di fantasia di specchi.
Se invece sei colpevole
e mentisti
se sei colpevole
e fuggi
e verso luci te ne fuggi
ossessive,
se sei colpevole
e premi
respiri e sangue
t’annulli avvilendoti
tu mi rincontrerai
acerbi altari a lustrare
indifferenti vuoti a credere
parole a piangere
sfide a creare
curvi colori oscuri e matti a muovere
in malinconie
tossiche
più di un fumo giallo e denso.
Ed io ti parlerò
di cani e di animali
delle mie pallide albe di sconfitte
di ore mai vissute
di stelle.
Ed io ti creerò bellezze
e ti richiamerò ricordi
e la mia mente
lenti accordi espia.

Davanti al tempo

Sono quella cornice vuota

E sento bestemmiare

Il volo verticale di un elicottero

Un taglio alla fune del timone

Ho fatto un bagno casto

In un giorno

Tacetevi le parrucche

Pa pa pa

Capodanno

Ove non fossi stato

Là per la china

Davanti al tempo

Pulita ebbra visione

Tu non ignori

Lontano

E il battito del tramonto s’avanza

Misero

Allora sotto un mucchio di pàmpani

Ritroverai

Alzasti un altare

Tutto

Sruma

Giammai nuotai paesaggi

Nutre del suo rossore

Parla creatura

Ceri nel buio di una stanza

Orrore di gente perduta

Io desidero che l’ossa si sveglino

Padroni e dannati

Aprile millenovecento

Sorgi dal sonno possente speranza

Solo un’anguilla

Nel silenzioso

Un orrido abbandono

Un volto nel riposo dei colori

Scarno come il suo volto

Un gelido profumo d’acquavite

Io sono tuo silenzio

Insabbiando la barca

L’armonica lunga

Opachi chiarori di onde

Mentre insegue il sibilo del tempo

Mesta d’iridi fosforescente aurora

Scomposizione n°21-1

Scomposizione n°21-2

Scomposizione n°21-3

Scomposizione n°21-4

Attesa

La zingara parla

Bimbi verranno a lacerare i sonni

Aspramente

Segni d’amanti pregni di mistero

Candiano

Il sole già ti rende bianco

Fermarsi ancora un secolo

Un cielo d’ottobre

Apocalisse

Pensieri

E mi consolo

Ricordo

Il sapore dell’amore

Sarà speranza vana di salvezza

Passa la calamita d’uomini

Lampi di vitrea luce

Un eremita

Trapasso nel tuo essere sapendoti

Estasi

Felicità

Popolo pluriforme

Pensieri pensieri pensieri

Lacrimabondo salice

Perché

Sempre

Nel fremere delle foglie

Ora nel tuo ricordo

L’estate del ping-pong

Io non potrò più resistere

Venti cipressi per te

Io annego

Niente

Silfide nebulosa

Sui sassi

Bolle d’aria

Profuma

Scorre sul fiume gelida

Bianca la sua casa

Tremando

Quasi prova di fede e di amore

Rombo furente

Furtiva si stacca da quella quercia

Abbandono

Lapidato

Su un prato

Capelli al vento

Vivi e morti

Ottobre

Sentimento del passato

Nel mio deserto soffoco

Tu saresti…

Solleva dalla terra

Terra lontana

Voglio in un respiro vibrare

Nel nostro inferno poso

Il terrore della sterilità

Gocce d’anima

Sulla sabbia vergine

Alla carezza gelida

Estate

Sassi strappati nel salto di frana

Sul mare Tirreno

Son solo

Sul balcone assolato

Visione

Nudo

Mentre il sole è al nathir

Uomini

In una notte d’agosto

Sulle gocce del mare

Musica

Invidia

Vivo

Similitudine

Presso Formia

Conforto

Alba

Un ultimo lamento

Quando i suoni son note

Quando il silenzio è

Perché non basta volere

Quante volte ho vinto

Milano-Napoli

In un pomeriggio

In una domenica

Quando vivere è men che morire

Un nugolo di febbri mi dilania

Salgo su treni in corsa

In una stanza la luce

Torrente bianco

Chicchi di gioia

Quando quest’ora

T’azzannano nel tremore

Fingiamoli coriandoli

Temerario

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Il volo verticale di un elicottero – Davanti al tempo-03

Il volo verticale di un elicottero – Davanti al tempo-01

Davanti al tempo 03

Il volo verticale di un elicottero

Il volo verticale di un elicottero
distinguo
il fumo di un battello
si spande innocuo.
Profeta eccomi.
Vicino ai miei bagliori.
Brucio superfici senza suoni
piuttosto che patire suoni di seghe.
Mi ricordo il crepitio di una mitraglia
sotto gli archi scuri di un portone
addosso ai cani uomini
il piombo dei proiettili.
E le piante pesanti di corpi
ed i fiori sparsi per terra:
quel grido di pianto di bimba.
Mentre c’erano scarpe chiodate.
Mi ricordo la cella bassa
e il sapore di aria viziata
-alle volte
sporche
ignobili croci
affannano –
il brusio.
Mentre c’erano scarpe chiodate.
Sua madre sporca di sangue
accoccolata
tra luci ed ombre di ferro.
E lì pensammo di bene e di male,
di male di male e di bene.
E poi capimmo
pietà
che, sola, eri triste. 

Davanti al tempo

Sono quella cornice vuota

E sento bestemmiare

Il volo verticale di un elicottero

Un taglio alla fune del timone

Ho fatto un bagno casto

In un giorno

Tacetevi le parrucche

Pa pa pa

Capodanno

Ove non fossi stato

Là per la china

Davanti al tempo

Pulita ebbra visione

Tu non ignori

Lontano

E il battito del tramonto s’avanza

Misero

Allora sotto un mucchio di pàmpani

Ritroverai

Alzasti un altare

Tutto

Sruma

Giammai nuotai paesaggi

Nutre del suo rossore

Parla creatura

Ceri nel buio di una stanza

Orrore di gente perduta

Io desidero che l’ossa si sveglino

Padroni e dannati

Aprile millenovecento

Sorgi dal sonno possente speranza

Solo un’anguilla

Nel silenzioso

Un orrido abbandono

Un volto nel riposo dei colori

Scarno come il suo volto

Un gelido profumo d’acquavite

Io sono tuo silenzio

Insabbiando la barca

L’armonica lunga

Opachi chiarori di onde

Mentre insegue il sibilo del tempo

Mesta d’iridi fosforescente aurora

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Scomposizione n°21-3

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Bimbi verranno a lacerare i sonni

Aspramente

Segni d’amanti pregni di mistero

Candiano

Il sole già ti rende bianco

Fermarsi ancora un secolo

Un cielo d’ottobre

Apocalisse

Pensieri

E mi consolo

Ricordo

Il sapore dell’amore

Sarà speranza vana di salvezza

Passa la calamita d’uomini

Lampi di vitrea luce

Un eremita

Trapasso nel tuo essere sapendoti

Estasi

Felicità

Popolo pluriforme

Pensieri pensieri pensieri

Lacrimabondo salice

Perché

Sempre

Nel fremere delle foglie

Ora nel tuo ricordo

L’estate del ping-pong

Io non potrò più resistere

Venti cipressi per te

Io annego

Niente

Silfide nebulosa

Sui sassi

Bolle d’aria

Profuma

Scorre sul fiume gelida

Bianca la sua casa

Tremando

Quasi prova di fede e di amore

Rombo furente

Furtiva si stacca da quella quercia

Abbandono

Lapidato

Su un prato

Capelli al vento

Vivi e morti

Ottobre

Sentimento del passato

Nel mio deserto soffoco

Tu saresti…

Solleva dalla terra

Terra lontana

Voglio in un respiro vibrare

Nel nostro inferno poso

Il terrore della sterilità

Gocce d’anima

Sulla sabbia vergine

Alla carezza gelida

Estate

Sassi strappati nel salto di frana

Sul mare Tirreno

Son solo

Sul balcone assolato

Visione

Nudo

Mentre il sole è al nathir

Uomini

In una notte d’agosto

Sulle gocce del mare

Musica

Invidia

Vivo

Similitudine

Presso Formia

Conforto

Alba

Un ultimo lamento

Quando i suoni son note

Quando il silenzio è

Perché non basta volere

Quante volte ho vinto

Milano-Napoli

In un pomeriggio

In una domenica

Quando vivere è men che morire

Un nugolo di febbri mi dilania

Salgo su treni in corsa

In una stanza la luce

Torrente bianco

Chicchi di gioia

Quando quest’ora

T’azzannano nel tremore

Fingiamoli coriandoli

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E sento bestemmiare il cielo – Davanti al tempo-02

E sento bestemmiare il cielo – Davanti al tempo-02

Davanti al tempo 02

E sento bestemmiare il cielo

E sento bestemmiare il cielo
e sento l’aria pungermi la carne
e sento quel malvagio gallo
in vicinanza di morte
di Cristo ricordarmi il tradimento.

E suona ancora la mia campana
e sono ancora sulla mia pelle vive
le sinfonie di quei silenzi d’alba,
ma ora mi riporta il primo sole
la sola angoscia di sentirmi osso.

Davanti al tempo


Sono quella cornice vuota

E sento bestemmiare

Il volo verticale di un elicottero

Un taglio alla fune del timone

Ho fatto un bagno casto

In un giorno

Tacetevi le parrucche

Pa pa pa

Capodanno

Ove non fossi stato

Là per la china

Davanti al tempo

Pulita ebbra visione

Tu non ignori

Lontano

E il battito del tramonto s’avanza

Misero

Allora sotto un mucchio di pàmpani

Ritroverai

Alzasti un altare

Tutto

Sruma

Giammai nuotai paesaggi

Nutre del suo rossore

Parla creatura

Ceri nel buio di una stanza

Orrore di gente perduta

Io desidero che l’ossa si sveglino

Padroni e dannati

Aprile millenovecento

Sorgi dal sonno possente speranza

Solo un’anguilla

Nel silenzioso

Un orrido abbandono

Un volto nel riposo dei colori

Scarno come il suo volto

Un gelido profumo d’acquavite

Io sono tuo silenzio

Insabbiando la barca

L’armonica lunga

Opachi chiarori di onde

Mentre insegue il sibilo del tempo

Mesta d’iridi fosforescente aurora

Scomposizione n°21-1

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Scomposizione n°21-3

Scomposizione n°21-4

Attesa

La zingara parla

Bimbi verranno a lacerare i sonni

Aspramente

Segni d’amanti pregni di mistero

Candiano

Il sole già ti rende bianco

Fermarsi ancora un secolo

Un cielo d’ottobre

Apocalisse

Pensieri

E mi consolo

Ricordo

Il sapore dell’amore

Sarà speranza vana di salvezza

Passa la calamita d’uomini

Lampi di vitrea luce

Un eremita

Trapasso nel tuo essere sapendoti

Estasi

Felicità

Popolo pluriforme

Pensieri pensieri pensieri

Lacrimabondo salice

Perché

Sempre

Nel fremere delle foglie

Ora nel tuo ricordo

L’estate del ping-pong

Io non potrò più resistere

Venti cipressi per te

Io annego

Niente

Silfide nebulosa

Sui sassi

Bolle d’aria

Profuma

Scorre sul fiume gelida

Bianca la sua casa

Tremando

Quasi prova di fede e di amore

Rombo furente

Furtiva si stacca da quella quercia

Abbandono

Lapidato

Su un prato

Capelli al vento

Vivi e morti

Ottobre

Sentimento del passato

Nel mio deserto soffoco

Tu saresti…

Solleva dalla terra

Terra lontana

Voglio in un respiro vibrare

Nel nostro inferno poso

Il terrore della sterilità

Gocce d’anima

Sulla sabbia vergine

Alla carezza gelida

Estate

Sassi strappati nel salto di frana

Sul mare Tirreno

Son solo

Sul balcone assolato

Visione

Nudo

Mentre il sole è al nathir

Uomini

In una notte d’agosto

Sulle gocce del mare

Musica

Invidia

Vivo

Similitudine

Presso Formia

Conforto

Alba

Un ultimo lamento

Quando i suoni son note

Quando il silenzio è

Perché non basta volere

Quante volte ho vinto

Milano-Napoli

In un pomeriggio

In una domenica

Quando vivere è men che morire

Un nugolo di febbri mi dilania

Salgo su treni in corsa

In una stanza la luce

Torrente bianco

Chicchi di gioia

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T’azzannano nel tremore

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Sono quella cornice vuota – Davanti al tempo-01

Sono quella cornice vuota – Davanti al tempo-01

Davanti al tempo 01

Sono quella cornice vuota

Sono quella cornice vuota:
quel vuoto incoronato.
Sotto un vento d’incanto
sono un curvo pastore d’illusioni.
Sono quel tronco cavo che vidi un mattino,
in sofferenza d’arsura,
nero d’insetti:
ma in lui bucava, estrema reliquia
la povertà silente nel perdono.

Davanti al tempo

Sono quella cornice vuota

E sento bestemmiare

Il volo verticale di un elicottero

Un taglio alla fune del timone

Ho fatto un bagno casto

In un giorno

Tacetevi le parrucche

Pa pa pa

Capodanno

Ove non fossi stato

Là per la china

Davanti al tempo

Pulita ebbra visione

Tu non ignori

Lontano

E il battito del tramonto s’avanza

Misero

Allora sotto un mucchio di pàmpani

Ritroverai

Alzasti un altare

Tutto

Sruma

Giammai nuotai paesaggi

Nutre del suo rossore

Parla creatura

Ceri nel buio di una stanza

Orrore di gente perduta

Io desidero che l’ossa si sveglino

Padroni e dannati

Aprile millenovecento

Sorgi dal sonno possente speranza

Solo un’anguilla

Nel silenzioso

Un orrido abbandono

Un volto nel riposo dei colori

Scarno come il suo volto

Un gelido profumo d’acquavite

Io sono tuo silenzio

Insabbiando la barca

L’armonica lunga

Opachi chiarori di onde

Mentre insegue il sibilo del tempo

Mesta d’iridi fosforescente aurora

Scomposizione n°21-1

Scomposizione n°21-2

Scomposizione n°21-3

Scomposizione n°21-4

Attesa

La zingara parla

Bimbi verranno a lacerare i sonni

Aspramente

Segni d’amanti pregni di mistero

Candiano

Il sole già ti rende bianco

Fermarsi ancora un secolo

Un cielo d’ottobre

Apocalisse

Pensieri

E mi consolo

Ricordo

Il sapore dell’amore

Sarà speranza vana di salvezza

Passa la calamita d’uomini

Lampi di vitrea luce

Un eremita

Trapasso nel tuo essere sapendoti

Estasi

Felicità

Popolo pluriforme

Pensieri pensieri pensieri

Lacrimabondo salice

Perché

Sempre

Nel fremere delle foglie

Ora nel tuo ricordo

L’estate del ping-pong

Io non potrò più resistere

Venti cipressi per te

Io annego

Niente

Silfide nebulosa

Sui sassi

Bolle d’aria

Profuma

Scorre sul fiume gelida

Bianca la sua casa

Tremando

Quasi prova di fede e di amore

Rombo furente

Furtiva si stacca da quella quercia

Abbandono

Lapidato

Su un prato

Capelli al vento

Vivi e morti

Ottobre

Sentimento del passato

Nel mio deserto soffoco

Tu saresti…

Solleva dalla terra

Terra lontana

Voglio in un respiro vibrare

Nel nostro inferno poso

Il terrore della sterilità

Gocce d’anima

Sulla sabbia vergine

Alla carezza gelida

Estate

Sassi strappati nel salto di frana

Sul mare Tirreno

Son solo

Sul balcone assolato

Visione

Nudo

Mentre il sole è al nathir

Uomini

In una notte d’agosto

Sulle gocce del mare

Musica

Invidia

Vivo

Similitudine

Presso Formia

Conforto

Alba

Un ultimo lamento

Quando i suoni son note

Quando il silenzio è

Perché non basta volere

Quante volte ho vinto

Milano-Napoli

In un pomeriggio

In una domenica

Quando vivere è men che morire

Un nugolo di febbri mi dilania

Salgo su treni in corsa

In una stanza la luce

Torrente bianco

Chicchi di gioia

Quando quest’ora

T’azzannano nel tremore

Fingiamoli coriandoli

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Il Dispari 20190311 – Redazione culturale

Il Dispari 20190311 – Redazione culturale

Il Dispari 20190311

Il Dispari 20190311 – Redazione culturale

Editoriale

Alberto Manguel, Guido Angeletti, Andres Pociña, Lucia Marchi, Caterina Dominici, Marco Benedetti, DILA, Il Dispari, Adriana Iftimie Ceroli, Mario Ceroli… tutti insieme con Mariapia Ciaghi a Granada.

Si è svolto a Granada nei giorni 25, 26, 27 febbraio 2019, il ”Congresso Internazionale El Libro“, evento che ha riunito tanti insigni studiosi di storia del libro.

Ad aprirlo, Alberto Manguel, scrittore, traduttore ed editore di fama internazionale; vincitore di molti premi letterari.
Erede di J.L. Borges nella direzione della Biblioteca Nazionale Argentina di Buenos Aires, Manguel, classe ’48, è di origini argentine ma cittadino del mondo.

A chiuderlo Mariapia Ciaghi, editrice, giornalista, opinionista di questa pagina culturale, traduttrice e regista cinematografica, italiana di origini trentina ma cittadina del mondo.

Ha rivolto il più caloroso saluto agli illustri relatori e agli ospiti convenuti per celebrare tutti insieme questi incontri che sicuramente hanno aggiunto un tassello significativo alla sollecitazione di studi sul pianeta-libro e allo stimolo di future auspicabili indagini sull’evoluzione delle logiche e delle procedure produttive, distributive e di fruizione dell’editoria.

Invitata in qualità di editrice indipendente italiana per la qualità delle sue pubblicazioni, sia periodiche sia di testi, ha sintetizzato i cambiamenti che nell’arco degli ultimi anni hanno investito la piccola e media editoria in Italia.

Ecco uno stralcio del suo intervento:

Le difficoltà che incontrano la piccola e media editoria e le librerie indipendenti costituiscono un problema culturale di ampio respiro che riguarda l’intera comunità civile.

Infatti, a essere in pericolo non è esclusivamente un settore merceologico, che soccombe sotto la feroce espansione di monopoli, ma è la stessa possibilità di diffusione del patrimonio culturale. (…) La pluralità delle idee e dei contenuti editoriali può essere garantita esclusivamente dalla pluralità degli editori e degli attori che operano nel settore.

Allo stato attuale, il panorama editoriale italiano, essendo controllato per oltre il 60% da cinque grandi gruppi editoriali, sembra non poter garantire quel concetto fondamentale di biodiversità che, applicato al mondo del libro, indica la diversità dei libri presenti in un determinato contesto, ovvero la biblio diversità.

L’articolo 41 della Costituzione dice che l’iniziativa economica è libera ma anche che non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale, o in modo da recare danno alla libertà, alla dignità umana. Mi sembra che la perdita della biblio diversità rientri pienamente in queste categorie“.

La propensione di Mariapia Ciaghi, titolare della casa editrice Il Sextante e del magazine Eudonna, ad avere a che fare con la creatività, declinata nei più svariati campi (arte, teatro, cinema) è alla base di ogni sua scelta editoriale.

A dimostrazione di queste “estensioni del libro” come le ha definite la Ciaghi, è stata esposta la scultura “Hipatia” di Guido Angeletti ed è stato proiettato il trailer (diretto appunto, da Mariapia Ciaghi) tratto dalla pubblicazione dell’opera drammatica dell’autore spagnolo Andres Pociña “Resa dei conti” tradotta ed editata ugualmente da Mariapia Ciaghi.

L’intervento di Mariapia Ciaghi si è avviato alla conclusione con il ringraziamento per i supporti ottenuti dalla direttrice della Biblioteca Casanatense Lucia Marchi, dalla studiosa trentina Caterina Dominici, dalla produzione di Marco Benedetti e dalla Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” artefice di importanti collaborazioni sfociate, tra l’altro, nell’accesso alla villa residenza e laboratorio creativo messa a disposizione da Adriana Iftime Ceroli e dal Maestro di fama internazionale Mario Ceroli, per registrare le scene del trailer.

Senza enfasi, è comunque realistico dire che l’intervento ha riscosso un autorevole apprezzamento dal mondo spagnolo affascinato anche dalle “estensioni” del libro (nonché dalla estetica della creatività italiana) e, per completezza d’informazione, vale la pena annunciare l’affermata disponibilità di Mariapia Ciagh a partecipare ad un prossimo evento in preparazione nella Biblioteca comunale Antoniana di Ischia.

Bruno Mancini

CREATOR: gd-jpeg v1.0 (using IJG JPEG v62), quality = 90

Simbolicamente il delfino

La figura del delfino è correlata a quella delle acque e delle metamorfosi.
Una legenda narra che alcuni pirati ubriachi, dopo aver legato Dioniso all’albero della nave, caddero in mare e furono trasformati in delfini.

Un delfino è raffigurato accanto al tripode di Apollo, a Delfi.

Era anche il simbolo della chiaroveggenza, della saggezza e della prudenza.

Queste qualità, assieme alla velocità del suo nuoto, l’hanno fatto idealizzare come un maestro della navigazione, perciò viene rappresentato, come Poseidone, con un tridente o un’ancora.
Nell’arte greca, l’uomo era raffigurato spesso sopra un delfino.

Quest’animale sacro aveva un ruolo principale nei riti funebri in Creta, dove la gente pensava che i morti si ritirassero alla fine del mondo, nell’isola dei superfelici, e che i delfini li trasportassero sulla loro schiena fino alle nuove dimore al di là della tomba.

Plutarco descrive il viaggio di Ariòn, trasportato e accompagnato dai delfini che lo aiutano a difendersi dalla furia dei marinai che volevano ucciderlo.

Ariòn si gettò in mare e fu salvato dai delfini che gli ridettero la speranza nella vita, e ricevette anche gloria dagli Dei (Il banchetto dei sette saggi).

Questa storia è ricca di simbologie, di trasparente interpretazione: Arion alla fine passa alla vita misericordiosa e spirituale grazie ai delfini.

La narrazione su Dioniso conferma l’interpretazione del delfino come simbolo di conversione.

Infatti, Dioniso prese la nave per andare a Naxos, ma si accorse che in realtà la direzione era l’Asia, dove i pirati volevano venderlo come schiavo.

Allora lui trasformò le vele in serpenti, riempì la barca di vitigni e fece sentire il suono di flauti invisibili.

Così i pirati impazzirono e si gettarono in acqua, diventando delfini.
Il fatto poi che questi animali aiutino gli umani deriva dalla leggenda che vuole i pirati pentiti delle loro azioni.

Adriana Iftimie Ceroli

“Promo uno” di Bruno Mancini – Seconda puntata

Dando seguito a quanto è già stato pubblicato lo scorso 15 febbraio sulle colonne di questa pagina, continuo oggi a pubblicare, in anteprima, tutte le poesie inserite nel mio volume “Promo uno”.

Poiché in “Promo uno” propongo in ordine alfabetico un florilegio di 52 poemi tratti da tutte le raccolte pubblicate (Davanti al tempo – Iª edizione 1964; Agli angoli degli occhi – Iª edizione 1966; Segni -Iª edizione 1988; Sasquatch – Iª edizione 2000 ISBN 9781445220161; La sagra del peccato – Iª edizione 2006 ISBN 9781446187777; Incarto caramelle di uva passita – Iª edizione 2007 ISBN 9781326738006; Non rubate la mia vita – Iª edizione 2008 ISBN 9781409233848; Io fui mortale – Iª edizione 2010 ISBN 9781326785390; La mia vita mai vissuta – Iª edizione 2013 ISBN 9781291629972; Non sono un principe – Iª edizione 2014 ISBN 9781291664447;) userò lo stesso criterio alfabetico nella determinazione dei testi da pubblicare di volta in volta su questa pagina.

Dalla raccolta “Agli angoli degli occhi”

Agli angoli degli occhi

Agli angoli degli occhi
sotto pigrizie amiche
prepara a morte
nostalgia.
Passa più parti
lampo di tempo indietro
indietro secoli
e sempre come sempre.
Cambia
se non adesso
a morte.
Alla viola nasce il pensiero
e posso ancora muovermi
venirti accanto
e senti la corteccia
vecchia e inutile

Dalla raccolta “Davanti al tempo”

Alla carezza gelida

Rive odorose d’alghe;
sabbia,
costrutta forma di castello
dalla fantasia fanciulla,
pregna di sole
e di sapore di pesce;
vento compagno
di lunghe solitudini;
soffio della mia vela
quand’era suo dominio il mare,
quando sognavo nella tua ebbrezza regni;
acque
da assiduo moto
risospinte a riva
sui miei piedi
docili
alla carezza gelida;
acque,
insensate,
indomite,
voraci,
gracili giganti deformati
dalla fantasia del tempo:

necessità di sonno
al ritorno.

Dalla raccolta “La sagra del peccato”

Amico

Ho poco tempo
per essere
la copia antica
di me stesso,
o come bianca leggenda
attesa
da voce di grotta
sommersa
tra chele ed aragosta
insinuante
e danze d’alga
incerta
e flussi di onda
nebulosa.

Mi punge una figura
di uomo nudo
col volto incastonato
da denti spezzati,
e un cuore in mano.

C’è ancora,
se voglio
un goccio di pazienza.

Buona lettura

Bruno Mancini

Il Dispari 20190304

Rino Rosario Sortino, un giornalista dalle ampie vedute

Angela Maria Tiberi ci presenta Rino Sortino, nuovo amico dei progetti culturali Made in Ischia proposti dall’Associazione “Da Ischia L’Arte – DILA”, e prossimo collaboratore di questa redazione.

Rino Rosario Sortino è un giornalista iscritto nell’albo dei Free Lance, nato a Tripoli (Libia).
Dopo aver lavorato per diversi anni quale impiegato civile al Ministero della Difesa, si è laureato in Scienze Politiche presso l’Università “La Sapienza” di Roma.

Le sue prime esperienze nel campo del giornalismo le fece come inviato allo Stadio Francioni di Latina, per descrivere le cronache della locale squadra di calcio che allora militava in Serie C.

Dopo anni di esperienza, nel settore riservato dello stadio, ebbe la grande opportunità di partecipare come opinionista sportivo negli anni 2006-7-8 alla trasmissione “Passione Sport” condotta da Pierluigi Grande in onda su Lazio TV e su Gold TV.

In quella settimanale trasmissione televisiva, che aveva raggiunto una certa popolarità nel settore, gli era assegnato il grande onore di raccontare le gesta di campioni del passato che avevano lasciato un’impronta indelebile nel mondo dello sport.

In seguito, dopo aver scritto su diversi giornali on line, tra i quali è doveroso ricordare Latina Biz, ha preso parte a diverse giurie nel campo della moda e dello spettacolo in varie località italiane.

Rino, in seguito, ha inteso dedicarsi ad altri panorami oltre lo sport.

Ha, quindi, allargato i propri orizzonti ed ha scritto riguardo differenti argomentazioni su Latina Flash, una rivista del capoluogo laziale che indirizza i suoi interessi all’arte, alla cultura e allo spettacolo.

Latina Flash è una rivista, on line, oltre che cartacea, i cui lettori la seguono con grande partecipazione, in Italia e all’estero, e lo dimostra il fatto che da quando ha un sito operativo su internet, è stata visualizzata da circa sessanta milioni di persone.

Rino Sortino partecipa, inoltre, settimanalmente alla trasmissione Monitor in onda il giovedì sera su Lazio TV condotta dal bravissimo Direttore Egidio Fia, ed esprime di volta in volta i suoi pareri su molte problematiche sociali.

Già dalle prossime settimane potremo leggere i suoi articoli su questa pagina.

Benvenuto Rino!

Angela Maria Tiberi

Simbolicamente la scrittura

La storia della scrittura risale a circa 6000 anni fa.
I grandi maestri spirituali, Socrate, Buddha, Gesù Cristo non hanno lasciato come testimonianza nulla di scritto.
Un antico documento, rappresenta Toth, divinità egiziana anche della scrittura, che estrae alcuni caratteri dai ritratti degli dei.
Perciò essa ha un’origine sacra e si identifica con l’essere umano.
È il segno visivo dell’attività divina, della manifestazione della parola.

Qualche esoterico musulmano sosteneva che le parole sono il corpo di Dio.

In India, Saraswati era la dea le cui parti del corpo erano le lettere dell’alfabeto.
La pronuncia del nome della divinità suprema degli ebraici, Yahveh, è composta da quattro lettere, come quello di Allah, e ciò rappresenta la determinazione quaternaria dell’unità.
Il simbolismo cosmologico delle lettere è sopravvissuto nel rituale praticato nei tempi in cui la chiesa cattolica evocava la propria dominazione sul tempo e sullo spazio, parlando degli alfabeti latini e greci.

È facile intendere che le lettere conferivano alla Santa Scrittura un pluralismo di sensi gerarchizzati, che secondo Dante erano quattro di numero, mentre per il Corano, sette.

Seguirono gl’ideogrammi ed i geroglifici.

La scrittura cinese è essenzialmente simbolica, perché non usa alcun segno al quale si possa attribuire un altro tipo di significato.
Così possiamo affermare che scrivere o parlare in cinese comporti più la preoccupazione di diventare efficace che non quella di ubbidire ad un bisogno strettamente intellettivo.

Anche i celti usavano la scrittura.

Essa sorgeva dal dio incatenato, Ogmios, e aveva valore magico.
Il fondatore della linguistica moderna, Ferdinand de Saussure, ha fatto una distinzione pertinente: il linguaggio e la scrittura sono due sistemi ben distinti.
La scrittura materializza la rivelazione tagliando il legame umano per sostituirlo con delle lettere o dei segni.
Per fare reagire la rivelazione c’è bisogno del parlare.
Nelle anime non si scrive con l’inchiostro”, diceva Josepf de Maistre.

Adriana Iftimie Ceroli

Dissonanze: linguaggi e prospettive nella fotografia contemporanea.

Inaugurazione 14 Marzo 2019.

Progetto a più voci attraverso i nuovi linguaggi video e della fotografia di cinque fotografi, selezionati tra grandi maestri e giovano emergenti con opere di Claudio De Micheli, Sergio Silvestrini, Carlo Maria Crespi Perellino, Gianni Boattini e Alessandro Pizzo.

L’esposizione è curata da Paola Valori per le iniziative di Micro, in partnership con la casa editrice Il Sextante di Mariapia Ciaghi, che ne edita il catalogo, come punto di partenza comune, approfondimento e riflessione sul contemporaneo.

Il finissage della rassegna, che ha aderito al Mese della fotografia, accoglierà un doppio evento per celebrare il giorno internazionale della poesia con la partecipazione di voci internazionali quali il poeta e scrittore spagnolo Joan Barcelò, il poeta e scrittore inglese David Wilkinson, il poeta ischitano Bruno Mancini, la poetessa bulgara Anna Maria Perrova Ghiuselev, la poetessa romena Adriana Iftimie Ceroli e la saggista e critica Caterina Dominici.

A seguire performance su “Baudelaire, e la madre Caroline” di e con Federica Bassetti.

Roma, 14-21 Marzo 2019 c/o Micro Arti Visive

Le iscrizioni alle sei sezioni (poesia, letteratura, arti grafiche, 
musica, giornalismo, recitazione) del Premio “Otto milioni” 2019 
saranno aperte fino al prossimo 12 marzo.
Potrete consultare e scaricare i regolamenti al link:
https://www.emmegiischia.com/wordpress/bandi-completi/

Il Dispari 20190225

Editoriale

Poesia, narrativa, musica, arti grafiche, giornalismo e recitazione sono le sei sezioni dell’ottava edizione del premio “Otto milioni” 2019 ad iscrizione completamente GRATUITA

Con la pubblicazione odierna dei bandi relativi ai premi “Otto milioni” 2019, iniziano sia le nuove avventure annuali delle competizioni artistiche ad essi collegate; sia la composizione dell’antologia “Magari un brivido… “ che conterrà, tra l’altro, le opere finaliste di tutte le sezioni del premio i cui autori avranno manifestata l’intenzione di aderire alla proposta promozionale abbinata al suo inserimento nel catalogo della Casa editrice “Il Sextante” di Mariapia Ciaghi. Forse non tutti sapete che una mia forma mentale mi spinge sempre a volere rottamare le cose che non funzionano (recuperando pezzi di ricambio) e a modificare quelle che funzionano, perché credo che lo studio dei miglioramenti sia opportuno dedicarlo a ciò che abbia già dimostrato di valere qualcosa. Indubbiamente il premio “Otto milioni”, giunto alla ottava edizione, ha già dato prova di valere molto nel panorama artistico italiano se è vero che la proclamazione dei vincitori è diventato un appuntamento costante del Bookcity di Milano organizzato, vi ricordo per inciso, dall’Assessorato alla cultura del Comune di Milano con la collaborazione di varie Fondazioni d‘importanza internazionale tra le quali cito solo le Fondazione Feltrinelli, Corriere della Sera e la Repubblica. Quindi, secondo il suddetto principio, il Premio va cambiato… in meglio ovviamente, ed ecco che alle cinque sezioni del 2018 (poesia, narrativa, musica, arti grafiche, giornalismo) quest’anno se ne aggiungerà una sesta relativa alla “recitazione”. Le opere iscritte alle sei sezioni del premio continueranno ad essere giudicate con il consolidato sistema di votazione che desidero confermare anche per questa edizione. In sintesi si tratta di un sistema a quattro strati di votazioni per ciascuna sezione così riepilogabili: 1) selezione delle opere qualificabili escludendo quelle non corrispondenti alle norme dei regolamenti 2) selezione delle opere da mandare in finale attraverso il parere congiunto di Roberta Panizza e mio 3) votazioni opere finaliste a mezzo i siti web aderenti all’iniziativa, tramite coupon pubblicati sulla pagina culturale di questo quotidiano “Il Dispari”, e nelle antologie “Magari un brivido…” di prossima divulgazione 4) votazione opere finaliste tramite quattro Giurie completamente indipendenti una dall’altra. Per ognuna delle sei sezioni è stato preparato un bando con tutte le istruzioni utili alla iscrizione ed alla partecipazione al corrispondente premio.

In questa stessa pagina trovate il bando relativo alla sezione “Poesia”.

Per consultare tutti gli altri, che evitiamo di trascrivere per limiti di spazio, vi basterà accedere al link: https://www.emmegiischia.com/wordpress/otto-milioni-2019/Nella convinzione che anche dalla nostra isola d’Ischia sarete in tanti a voler partecipare, auguro a tutti un caloroso in bocca al lupo Bruno Mancini

Premio internazionale di poesia “Otto milioni”

REGOLAMENTO ottava edizione 2019 – TEMA LIBERO

1. L’iscrizione al Premio è completamente gratuita per TUTTI. 2. Una commissione nominata da Bruno Mancini provvederà a selezionare in maniera insindacabile le poesie che parteciperanno alla fase finale del Premio. 3. I Soci dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” avranno diritto ad iscrivere UNA loro poesia direttamente nel gruppo delle finaliste, purché rispettino quanto prescritto negli articoli successivi di questo regolamento. Sono esclusi da questa opportunità i Soci DILA che saranno, eventualmente, inseriti in una Giuria della sezione poesia del Premio. 4. Gli Autori che hanno già partecipato ad una qualsiasi delle Antologie pubblicate da Bruno Mancini sono equiparati agli Associati DILA. 5. Autori italiani e stranieri potranno iscrivere al Premio non più di 4 poesie ciascuno. 6. Le poesie iscritte al Premio: a) non dovranno avere ricevuto precedenti premi; b) dovranno essere inviate in formato word a emmegiischia@gmail.com; c) dovranno essere scritte in lingua italiana d) dovranno essere composte da un massimo di 30 righe (compreso il titolo ed eventuali spazi bianchi tra i versi e/o tra le strofe). e) potranno essere scritte in una delle seguenti lingue <arabo, francese, inglese, lettone, russo, spagnolo> purché, SOLO in questo caso, siano accompagnate dal versamento di 10.00€ ciascuna come contributo per la traduzione in italiano che verrà effettuata da poeti collaboratori dell’Ass. DILA. Tali versamenti andranno effettuati sull’IBAN che verrà indicato in maniera privata. 7. A richiesta degli Autori, TUTTE le poesie finaliste potranno essere pubblicate nell’antologia “Magari un brivido… ”. Tale loro pubblicazione sarà subordinata all’ordine di acquisto di almeno due copie dell’antologia. L’antologia sarà regolarmente provvista di un codice ISBN. Il prezzo di copertina del volume in bianco e nero sarà di 22.00 € e la stampa avverrà entro settembre 2019. 8. L’Autore, per partecipare al Premio, dovrà compilare in tutte le sue parti la dichiarazione annessa a questo regolamento e dovrà inviarla a emmegiischia@gmail.com debitamente firmata, insieme al file della poesia proposta. 9. La votazione conclusiva che designerà la poesia vincitrice, avverrà sommando i punti ricevuti mediante: a) link ai siti web che aderiranno all’iniziativa (1 voto = 1 punto); b) coupon inseriti nelle testate giornalistiche che aderiranno all’iniziativa (1 voto = 10 punti); c) schede allegate all’antologia “Magari un brivido…” (1 voto = 30 punti), d) voti espressi da giurie nominate da DILA e dagli sponsor del premio -i punti totali assegnati a ciascuna Giuria saranno pari al totale dei punti espressi al capo a. 10. Le poesie per partecipare al Premio dovranno pervenire, nella loro stesura finale, a emmegiischia@gmail.com entro e non oltre il 10 MARZO 2019. 11. I nomi dei finalisti saranno annunciati entro il 30 marzo 2019. 12. La classifica finale sarà resa nota in una data compresa tra il 10 ottobre e il 31 dicembre 2019. 13. La cerimonia di premiazione dei vincitori avverrà in una data compresa tra il 20 ottobre e il 31 dicembre 2019. La data e la località della premiazione saranno rese note ai finalisti con un preavviso di almeno 10 giorni. 14. Trattandosi di un premio ad iscrizione COMPLETAMENTE GRATUITA, Bruno Mancini si riserva il diritto di effettuare qualsiasi variazione a questo regolamento, e gli Autori, inviando i propri testi, ne prendono atto in maniera definitiva.

 

Due mie poesie dedicate.

Dalla raccolta di poesie “La sagra del peccato” (1957 – 2003): Nella foresta

Nella foresta di alghe marine boccaglio e maschera, furtivo, smuovo la tana della murena; è già matura la mia fobia. La piccola occhi celesti gote di rosso furente inquieta, sotto un monte di gocce salate, nella tana della murena; è già deciso il mio ritiro. Ma quando andremo a caccia di meduse? Dove? In cerca di tartufi, a cogliere ciliegie? E poi? In giro in bicicletta, al cinema all’aperto? La mia passione è pazza. Se fosse figlia la chiamerei Viviana.

Dalla raccolta di poesie “Non rubate la mia vita” (2005 – 2007): Sembri

Oggi. Oggi dai trespoli selvagge cocorite oggi da Chio sovrana tralci di vitigni oggi etiopi zefiri ambrati giallo deserto di sabbie egiziache oggi sui prati delle tue lusinghe affascinanti. Così o come nel fertile appanno la goccia sul vetro. —°°°—°°°— Domani. Domani ti pongo addosso trina d’Alsazia domani raggiante ritorno d’incenso e di eucalipto domani che dipana i nostri intrighi le foto con sorrisi le lettere d’amore domani incise negli angoli dei mondi dal picco della mia follia. Discesa o risalita con docile affanno la mano alla roccia. —°°°—°°°— Oggi o domani. Oggi o domani forse ingorde speranze sonnamboliche ipnosi nella veglia incredula della nostra vita. Atlante affaticato io resto piolo. Calliope appartata tu sembri una sposa. Bruno Mancini

DILA

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