Per Aurora – volume quarto – Quarto giorno

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Per Aurora – volume quarto – Quarto giorno

Quarto giorno

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Quarto giorno

Edoardo: -«Domenica 8 Agosto…»
Edith: -«AT – TEN – TI.»
Edoardo: -«Il colonnello comandante la commissione medica preposta alla visita di leva, entrò scortato da due militari in pieno assetto di battaglia.
Con passi decisi e rumorosi, dalle nostre spalle si diresse verso la scrivania che avevamo di fronte, sommersa da alcune decine di fascicoli sgualciti e disomogenei.
Allineati e coperti.
Li avevo fissati a lungo durante i venti minuti di attesa -fermo in posizione di riposo-, e praticamente mi ero immaginato una storia per ciascuno di essi.
Il mio, di maggiore corposità -considerato il lungo percorso di uffici ed ufficietti attraverso i quali era transitato-, e che ricordavo essere di colore blu chiaro, lo identificavo, quasi con certezza, nel terzo in alto della seconda fila partendo dall’angolo sinistro.
Il colonnello, nel superarci, ricambiò il saluto militare al picchetto, e prese posto al centro della pedana approntata per l’occasione.
Non era sudato, il nove agosto di quarantadue anni fa, il colonnello bardato con camicia giacca e cravatta, decorazioni multiple, cappello con visiera, calzini e scarpe di cuoio pesante (forse anche maglia della salute e brache di lana lunghe fino ai ginocchi).

Non era sudato.
Nonostante il caldo torrido che stagnava sul disalberato cortile adiacente, e che penetrava nel locale in cui ci avevano ordinato di restare in fila allineati.
Neppure un ventilatore, alle due pomeridiane del nove agosto di quarantadue anni fa, trentotto gradi all’ombra, fermi immobili ormai da due ore, senza cibo, senza acqua, senza piscia, noi trenta ragazzi in attesa di visita medica per la leva obbligatoria.»
Edith: -«RI’ – PO’ – SO’.»
Edoardo: -«I nostri giovanili sbatacchianti pendulacchi dondolarono dal centro a destra e poi a sinistra ed ancora a destra ed al centro.»
Edith: -«Signor Colonnello, ecco i…».
Edoardo: -«Di quella esperienza mi è rimasto il senso di una intesa sotterranea, collettiva, non esplicitata, ma forte come può essere, in alcuni momenti storici una suggestione di potere che determina travolgenti rivolte popolari, una complicità spesso silente che oggi ho creduto di rivivere.
Per quale altro motivo, Giulio, il ragazzo scrittore musicista di padre importante, stamattina avrebbe deciso di attendere il mio arrivo allo Snack, confuso tra i tanti consumatori di sfizioserie e gli altrettanto numerosi curiosi di notizie e di pettegolezzi?
Sono arrivato in bicicletta, senza fretta, ben attento a non farmi cogliere alla sprovvista dall’agguato nel quale il bastardo cane stronzo (lasciato sempre libero dal padrone più animale, più bastardo e più stronzo di lui) di tanto in tanto riesce a sorprendermi. Portavo con me i giornali di cui sono abbonato e che ritiro all’edicola dell’amico Franco.
Questa mattina, da poche ore erano usciti, non uno solo, ma due quotidiani riportanti la notizia del furto e della successiva richiesta di riscatto.
Mimì è stato insuperabile. Ha coinvolto finanche una delle maggiori testate nazionali!
Due articoli per molti versi simili.
Precisi, incisivi, quasi sconvolgenti per la semplicità dell’esposizione e lo sdegno che provocano nel lettore (è il mio caso, naturalmente).
Mimì è stato il solito demoniaco trombatore di giovani notizie abbandonate e disperse.
Mimì è stato il solito guascone.
Si fosse limitato ad esporre l’accaduto riportandolo nel settore riservato alla cronaca -anche soltanto con un trafiletto monotono ed insignificante-, avrebbe, comunque, adempiuto al suo dovere di Direttore Proprietario Cronista.
Anche agendo in maniera meno sensazionalista e più sparagnina avrebbe ugualmente riservato, con suo pieno merito, una sufficiente soddisfazione a me questuante storico abbonato.
Invece, il grosso furetto bramoso epicureo di svolazzanti “Si dice”, bipede autoctono del sottobosco in cui alimenta le sue esclusive fonti informative, il Director Maximo ha applicato la metafora giornalistica dell’uomo che morde il cane -notizia di certo più eclatante dell’inverso-.
Ed io sono diventato l’Intrepido.
Il famelico giustiziere che addenta l’infame alla radice della sua formazione ombelicale.
Un uomo solo alla riscossa.
Un eroe contro l’ignoto.
Per Maradona.
Per un Simbolo.
Un Mito.
Un Popolo.»
Edith: -«Ecco una copia dei giornali da conservare prima che vengano barbaramente sgualciti dagli assatanati predatori di notizie che frequentano il locale.»


Edoardo: -«Ecco la ragione per la quale il discreto Giulio si è accostato ponendomi quasi di nascosto una mano sulla spalla, mi ha chiesto di seguirlo nell’angolo meno trafficato accanto al deposito bibite, si è aperto con voluttà la camicia a fiori hawaiani, e mi ha invitato a toccare… »
Edith: -«Toccala!»
Edoardo: -«Toccare? Io non metto la mano sotto la camicia di nessun uomo, giovane o vecchio che sia!»
Edith: -«Coraggio! Non è mai stata lavata! Toccala!»
Edoardo: -«Ma che… »
Edith: -«E’ la maglia che Diego indossava nella partita di Coppa Uefa contro il Werder Bremen nell’edizione 1989-1990.
Ancora impregnata del suo sudore!»
Edoardo: -«La maglia?»
Edith: -«L’ho portata per te.
Te l’affido.
Sei troppo forte.»
Edoardo: -«Non ci posso credere… tu… »
Edith: -«Sì, ti presto la maglia originale di Diego. Esatto.
Per darti la possibilità di scornacchiare quel fetente mariuolo.
Fanne ciò che vuoi.
Quando credi, mi telefoni e me la restituisci.
Dove posso posarla senza farmi notare dalla gente?»
Edoardo: -«Evito, perché sarebbe troppo lungo e noioso, di riportare tutti i pensieri che si sono accavallati ingarbugliati attorcigliati annodati e strozzati nel breve tempo trascorso tra l’arrivederci (un abbraccio appena accennato) con Giulio complice ed ammiccante, e la temeraria scelta di sistemare la mitica numero 10 nella vetrina dell’ingresso centrale.
Solo un folle come me può correre un così grosso rischio lanciando una sfida tanto palese quanto incosciente, tanto pubblica da non poter essere ignorata, ma dalla tanto fragile difesa.
Lo saprà nel giro di pochi minuti.
L’isola è piccola.
Al massimo in qualche ora.
È certo.
Il mariuolo non potrà non venirne a conoscenza.
Subito, al massimo in qualche ora.
Sarà come introdurgli un dito in un occhio.
Non potrà non agire.
Il problema è capire come e quando.
Con la forza, con l’inganno, attendendo la notte?
Vedremo.
La maglia numero 10 nella vetrina dell’ingresso centrale incorniciata dalla scritta più beffarda possibile…»
Edith: -«Mariuolo, nun si nisciuno.
Questa è la maglia di Diego. Provaci!»
Edoardo: -«P.S. Avevo già chiuso questa pagina di diario, ma prima di stendermi a letto avevo ancora una mezza birra semifredda da bere.
Mi sono accostato al computer, ho aperto la casella di posta e vi ho trovato un messaggio proveniente da comeicinesi@libero.it.
Il contenuto mi ha stupito ed inquietato… »
Edith: -«Abbiamo lanciato per te un “Passa Parola” universale.»
Edoardo: -«Perché anonima?
Dicendo “per te” ha voluto puntualizzare una conoscenza, un’amicizia, una familiarità?
Come ha fatto a conoscere il mio indirizzo?
Con quali mezzi “Passa Parola”?
Perché “universale”?
Tutte domande con innumerevoli ipotetiche risposte.
Nessuna certezza.
Come una presenza indecifrabile, soprannaturale che va oltre il pur
indefinito popolo d’internet.
Mah!
La birra è finita…»
Edith: -«Buona notte.»

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Dedica

Il furto della foto

PARTE PRIMA

Agosto

PARTE SECONDA

Primo giorno

Secondo giorno

Terzo giorno

Quarto giorno

Quinto giorno

Sesto giorno

Settimo giorno

Ottavo giorno

Nono giorno

Decimo giorno

Undicesimo giorno

PARTE TERZA

CAPITOLO PRIMO

CAPITOLO SECONDO

CAPITOLO TERZO

CAPITOLO QUARTO

PARTE QUARTA

Poesie dei sogni

Per Aurora – volume quarto – TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

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Per Aurora – volume quarto – Vetrina LULU

Per Aurora volume quarto di Bruno Mancini

seconda edizione

ID 4wwn72

ISBN 9781471072789


Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-7278-9
Versione 2 | ID 4wwn72
Creato: 28 ago 2022
Modificato: 29 ago 2022
Libro, 89 Pagine
Libro stampato: A5 (148 x 210 mm)
Standard Bianco e nero, 60# Bianco
Libro a copertina morbida
Lucido Copertina
Prezzo di vendita: EUR 14.00


Informazioni sul copyright
Revisiona le informazioni sul copyright
Titolo Il furto della foto di Maradona
Sottotitolo Per Aurora volume quarto
Collaboratori Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-7278-9
Marchio editoriale Lulu.com
Edizione Originale digitale
Seconda edizione
Licenza Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini
Anno del copyright 2022

Descrizione
Fatti e misfatti realmente accaduti, ma un po’ romanzati
Note sui collaboratori (1454 / 2500)
Per Bruno Mancini: brevi commenti amichevoli.
“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.”
“… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

Per Aurora volume quarto

seconda edizione

Racconti
Il furto della foto.
Poesie dei sogni

Per Aurora – volume quarto – TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Per Aurora volume quarto

Info: Bruno Mancini
Cell. 3914830355 tutti i giorni dalle 14 alle 23
emmegiischia@gmail.com

 

Per Aurora – volume quarto – Terzo giorno

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Per Aurora – volume quarto – Terzo giorno

Terzo giorno

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Terzo giorno

Edoardo: -«Sabato 7 Agosto…
I miei primi pensieri stamattina sono stati dedicati alla richiesta di riscatto.
Avrò dormito sui chiodi tanto mi sono sentito in fibrillazione.
I pori schizzavano sangue bollente, non sudore.
Cosa fare?
Avrei voluto affrontarli.
Magari fingendo un cedimento alle loro richieste.
La vocina della vecchia saggezza popolare mi ha stoppato sottovoce, ricordandomi che i vigliacchi sono sempre vigliacchi. Ed allora? Cosa fare?
Ho, per un attimo, pensato di rivolgermi ai gendarmi.
La Patria paga un Servizio Difesa Cittadini (SEDICE).
Io sono italiano, cittadino, contribuente ed usufruttuario della severa struttura gerarchica predisposta a tale scopo.
E’ tutto semplice: mi presento allo sportello, declino le mie
generalità, espongo il crimine di cui sono stato vittima e l’ulteriore successivo tentativo d’estorsione, saluto deferentemente, mi allontano dall’ufficio e confido che loro risolvano il caso senza crearmi ulteriori disagi.
Semplice?
Dovrebbe.
Potrebbe.
Ma non è.
Nella realtà, a tale successione di propositi possono seguire questi accadimenti:
MI PRESENTO ALLO SPORTELLO…»
Edith: -«L’orario di apertura al pubblico dell’ufficio SEDICE addetto alle pratiche di:
AGGRESSIONI
FURTI
SCIPPI
STUPRI
VIOLENZE
MINACCE
RICATTI
SEQUESTRI
TRENTATI OMICIDI
OMICIDI
STRAGI
è dalle ore NOVE alle ore NOVE E TRENTA di tutti i lunedì dispari dei mesi pari degli anni bisestili.
La Sede Operativa d’ogni relativo previsto Sportello sarà comunicata, a mezzo organi d’informazione, almeno venticinque giorni prima.»
Edoardo: -«Vuol dire dover leggere tutti i giornali e guardare in contemporanea le trasmissioni televisive di tutte le emittenti operanti nell’etere nazionale, per ventiquattro ore il giorno. A partire da un lunedì dispari di un mese pari di un anno bisestile, fino al venticinquesimo giorno precedente il successivo lunedì dispari di un mese pari di un anno bisestile.
DECLINO LE MIE GENERALITA’… »
Edith: -« Lei è?…
Di?…
E di?…
Nato a?…
Il?…
Residente a?…
Dal?…
Domicilio?…
Dal?…
Titolo di studio?…
Conseguito il?…
Presso l’Istituto?…
Con voto finale?…
Professione?…
Iscritto al?…
Sesso?…
Dal?…
Situazione familiare?…

Figli?…
Figlie?…
Figliastri?…
Documento di riconoscimento?…
Numero?…
Rilasciato da?…
In data?…
Codice fiscale?…
Rilasciato da?…
Il?…
Segno zodiacale?…
Ascendente?…
Autocertificazione di esistenza in vita alla data?…
Di?…
Rilasciata da?…
Il?… »
Una voce -«N.B. Tutte le caselle devono essere riempite espressamente alla presenza del nostro funzionario.
Non sono permessi né lettura di appunti, né tanto meno telefonate di conferma od informazione.»
Edith: -«Fra tutti i questionari perfettamente rispondenti ai dati posseduti presso il nostro Archivio Noti e Notizie (ARNONO) verranno estratte a sorte alla presenza di un Funzionario Alto Profilo Notarile (FAPRONO), di un Rappresentante della Comunità Difesa Popolare (CODIPO) e di sette Delegati Partiti Parlamentari (DEPAPI), DUE profili di generalità che saranno ammesse alla successiva Sessione Informazione Criminale (SEICRI) che si terrà (se sarà possibile) a Parlamento riunito in sessione plenaria, da
quarantacinque a centocinquanta giorni dopo che saranno stati giudicati gli eventuali ricorsi alla graduatoria da presentare entro sette anni sette mesi sette giorni e sette ore dalla data di affissione all’Albo Pretorio della Comunità Europea Criminologia (CEP).
Si ricorda altresì che la Commissione ad hoc verrà nominata per sette quindicesimi dai ricorrenti, per sei quindicesimi da FAPRONO e per un quindicesimo dai provvisori assegnatari dell’ammissione al SEICRI.

Per completezza d’informazione si ribadisce in giorni illimitati la scadenza di cui prima, durante e dopo l’informativa passata presente futuribile postuma ed estinta.»
Una voce: -«N.B. Le tasse d’iscrizione sono forfetariamente determinate in un euro al giorno, sette euro alla settimana, trenta euro al mese, trecentosessantacinque euro e venti centesimi all’anno (Secondo la tradizione di Pulcinella), da versare anticipatamente con vaglia postale scortato da almeno due guardie giurate armate e provviste di giubbotti antiproiettili, intestato a NOI PER VOI Casella postale 61FE SCALOGNA SCALO ITALIA.»
Edoardo: -«ESPONGO IL CRIMINE DI CUI SONO STATO VITTIMA E L’ULTERIORE SUCCESSIVO TENTATIVO D’ESTORSIONE… »
Edith: -« Mi dica.»
Edoardo: -«Sono stato derubato di…»
Edith: -«Come fa ad affermarlo?»
Edoardo: -«Ho poggiato la foto sul cavalletto… »
Edith: -«Sia preciso, pony, da tiro, da corsa? Specifichi meglio. Trotto o galoppo?»
Edoardo: -«Cavalletto di pino siberiano incardinato…»
Edith: -«Struttura ecclesiastica cattolica?
Cardinale Russo?
Chiarisca.»
Edoardo: -«Con chiavarde… »
Edith: -«Moderi i termini se non vuole assaporare lo stringente abbraccio delle mie manette.
È fortunato.
Oggi sono stato premiato con medaglia, assegno e licenza mensile, per aver superato il record d’efficienza consistente in venticinque giorni di lavoro consecutivo.
I profani non possono comprendere quanto ciò sia difficile per il nostro equilibrio fisico mentale.
Non divaghiamo.
Lei dov’era all’ora del delitto?
Ha un alibi?
Confessa?»
Edoardo: -«SALUTO DEFERENTEMENTE… »
Edith: -«Le comunico che da questo momento lei è sottoposto ad indagine giudiziaria tesa ad appurare fatti misfatti e contraffatti di cui quando.
Può usare lo strumento telefonico per contattare persona atta a ricevere formulazione completa dei suoi attuali problemi giuridici.
Trenta secondi a partire da ora.
Via.
Trenta secondi trascorsi.
Lei non vuole o non può addivenire ad una soluzione compromissoria, pertanto… »
Edoardo: -«MI ALLONTANO DALL’UFFICIO… »
Edith: -«Formalmente, ufficialmente, gerarchicamente, mi corre veloce, espresso, rapido, il compito di informarla, obbligarla, costringerla a non lasciare il suolo nazionale, non allontanarsi dal territorio regionale, presenziare dall’alba al tramonto e dal tramonto all’alba nei limiti geografici del comune di residenza, non uscire dall’abitazione ad hoc, ad acta, ad limitum, delineata dai nostri hic haec hoc.»
Edoardo: -«CONFIDO CHE LORO RISOLVANO IL CASO SENZA CREARMI ULTERIORI DISAGI.
Non sarei sopravvissuto alla delusione del triste inganno.
Quindi?
Ed allora?
Cosa fare?
Ho preso pesantemente posto sulla poltrona accanto al telefono, ho sbirciato oltre il balcone per rassicurarmi d’essere solo, ho aperto il quaderno -con in copertina un epitaffio per Vasco- che funge da agenda, sgualcito, lacerato, abraso, schizzato di birra, pomodoro, insetticida, bruciacchiato da mozziconi di sigarette e residui di zampironi, scarabocchiato con disegni prevalentemente a spirali e losanghe, con gli angoli palesemente umettati e riumettati, insalivati, sputacchiati: l’agenda rubrica telefonica.
Tra i nomi, le sigle, le abbreviazioni, i soprannomi, i doppioni, le notazioni estemporanee, le cancellature, i rimandi, nessun altro all’infuori di me è mai stato in grado di decifrare il codice atto ad abbinare un numero telefonico ad una persona. Per me è banale.
L’utilizzo come se fosse un album di fotografie.
Ad ogni pagina corrisponde l’immagine di un ricordo di gruppo: A/B/C, 1961, la posa canonica fatta scattare dall’Istituto Scolastico qualche giorno prima dell’esame di maturità a ricordo della classe terza A.
Il secondo in alto a sinistra, dietro il Preside, non saprei più dire come si chiami, ma di lui non mi sfuggono né le sembianze, né le caratteristiche intellettuali.
Il recapito telefonico che cercavo era al centro della parte inferiore destra, scritto in rosso, nella pagina D/E/F. Già, infatti, si chiama Domenico.
Le assurdità dei nostri genitori a proposito dei nomi imposti – affibbiati- agli indifesi bambini, non hanno mai finito di stupirmi.
Non che oggi la situazione generale sia priva di critiche ed obiezioni, ma loro, negli anni trenta, quaranta e cinquanta, brillavano per conformismo, ipocrisia, assuefazione…
La Domenica è femminile.
Domenico è maschile.
Benito chiamava il figlio Bruno, e loro imponevano il nome Bruno ai loro figli.
A Napoli tutti Gennaro, a Bari tutti Nicola.
Gli ho telefonato…»
Edith: -«Domenico, mi è accaduto questo, questo, questo e quest’altro.»
Un uomo: -«’Overo! Tu che dici!
Ti mando subito un giornalista.
Arò stai?
Vabbuo, vabbuo, aspetta nu quart d’ora.
Tienimi informato se ci sono sviluppi.
Salutami a … a coso… sì a Tonino.
T’abbraccio.»

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Dedica

Il furto della foto

PARTE PRIMA

Agosto

PARTE SECONDA

Primo giorno

Secondo giorno

Terzo giorno

Quarto giorno

Quinto giorno

Sesto giorno

Settimo giorno

Ottavo giorno

Nono giorno

Decimo giorno

Undicesimo giorno

PARTE TERZA

CAPITOLO PRIMO

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CAPITOLO QUARTO

PARTE QUARTA

Poesie dei sogni

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ISBN 9781471072789


Bruno Mancini
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Modificato: 29 ago 2022
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Titolo Il furto della foto di Maradona
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“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.”
“… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
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Secondo giorno

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Secondo giorno

Edoardo: -«Venerdì 6 Agosto… Circa mezzanotte, squilla il telefono. Un’ora insolita per tutto.
Nessuno chiama al Bar a quest’ora per ordinare un caffè.
Gilda dorme da due ore. I figli non mi telefonano mai, poiché i soldi sarebbero l’unico motivo, e, quelli, li possono prendere solo venendo personalmente. Gli sbadati che confondono il mio numero con l’altro simile della rivendita di bombole gas, non hanno mai chiamato dopo le undici di sera.
Carabinieri, Polizia, Vigili Urbani, Commercialista, Avvocati, Banche, Fornitori, Cafi, Evi, Sip, Telecom, Tim, Wind, chi più chi meno non mi sembrano…
Al mio solito ho risposto dicendo: chi è?»
Edith: -«Siamo la banda del Torchio.
Maradona sta con noi.
Sta bene… »
Edoardo: -«Ah, voi siete gli stronzi che hanno rubato la fotografia.
Figli di puttane e nipoti di puttanone… »
Edith: -«Se lo vuoi devi pagare.
Mille euro… »
Edoardo: -«Stronzo, merda umana, figlio di zoccola e nipote di zoccolona, con la fotografia sai che ci fai?
La metti nel cesso e la guardi quando ti pulisci il culo, rotto di stronzo ricchione figlio e nipote di puttana che sei.»
Edith: -«Come?
La fotografia di Maradona nel cesso?»
Edoardo: -«In mano a te o nel cesso è la stessa cosa, stronzo.»

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PARTE PRIMA

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PARTE SECONDA

Primo giorno

Secondo giorno

Terzo giorno

Quarto giorno

Quinto giorno

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Titolo Il furto della foto di Maradona
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ISBN 978-1-4710-7278-9
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Anno del copyright 2022

Descrizione
Fatti e misfatti realmente accaduti, ma un po’ romanzati
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“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.”
“… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

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Per Aurora – volume quarto – Primo giorno

Primo giorno

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Primo giorno

Edoardo: -«Giovedì 5 Agosto…
Alle dodici, come tutte le mattine, ho posizionato, tra la nuova insegna del locale “Da Gilda Snack Bar”, ed il bordo del marciapiede, il solito cavalletto con… ».
Edith: -« Gli inviti pubblicitari del giorno:
“Oggi ravioli con caciotta di pecore cilentane.
“La mia pizza è migliore della tua.”
“Solo un pazzo non beve il nostro Vinazzo.”
“Vinazzo, il vino del… ”
“Maradona è meglio e Pelé, venite a bevere un tè.”
In bella vista una maxi foto, 40X60.»
Edoardo: -«Mostra Il Pibe mentre si accinge a tirare un calcio di punizione.
Barriera superata.
Incrocio dei pali.
Portiere incredulo.
Palla nel sacco.
Cinquantaseimila urli.
Goooool.
Centododicimila mani applaudenti.
Goooool. Goooool.
Sei milioni di cuori in subbuglio.
Pum pum pum
Goooool. Goooool. Goooool.
Una sola canzone: “Maradona è meglio e Pelé”
Goool
Goool
Goool.
10 Maggio 1987, chi c’era non potrà dimenticare.

Io c’ero.

Messe in disparte, accantonate, dimenticate tutte le vergogne della nostra atavica inciviltà, ogni mortificazione della nostra servile accondiscendenza, gli slanci eroici dei nostri falliti assalti ai criminali soprusi, il vilipendio continuo delle nostre tradizioni, il nostro essere un popolo cittadino con tutti capi e nessun padrone -tutti compari e nessun amico-, la miseria del nostro dolore incompreso, la mortificazione permanente della gente senza diritti e senza rispetto per le leggi, gool, Diego è grande, noi siamo campioni, il Pibe è il meglio, noi usciamo tutti dai ghetti dai vasci dai fossi. Il 10 Maggio 1987, all’invasione pacifica, alla festa della festa, c’eravamo tutti da tutti i vicoli e da ogni quartiere.
Sfilarono i contrabbandieri di Santa Lucia, i femminielli dei Gradoni di Chiaia, i mariuoli dei Cagnazi, gli avvocati dei Quattro Palazzi, i politici di Piazza Municipio, i cozzicari di Mergellina, i pescivendoli, i medici, gli ambulanti, bambini e mamme ciascuno per proprio conto.
Mancavano soltanto le Frecce Tricolori, il Presidente della Repubblica, il Papa e Bin Laden, ognuno per un valido motivo.
10 Maggio 1987.
La foto di Diego mentre calcia una punizione dal limite dell’area di rigore, con la maglia azzurra che non si fregia ancora dello scudetto sul petto.
La sfera, accarezzata dal superbo piede di un mito, si alza da terra insieme ad un unico filo d’erba, si dirige verso gli avversari che, saltando, tentano di intercettarla, li sfiora superandoli, si allontana dalla nutrita barriera posta a protezione dell’angolo indifeso della rete. Il portiere rimane immobile, esterrefatto, intanto che la palla senza fretta, rotolando dolcemente su se stessa come una perchia tra le alghe smosse dall’onda di marea, telecomandata, s’insacca baciando beffarda l’incrocio dei pali.
Goool.
Goool:
Alle dodici, come tutti i giorni da un mese circa, l’ho sistemata sul cavalletto leggio. Due ore dopo, esattamente alle13,45 la foto non era più al suo posto.
Rubata.
Ho scelto, in un primo momento, di continuare ad agire fingendo di non essermene accorto: fare buon viso a cattivo gioco, al fine di superare nel miglior modo possibile la rabbia che mi opprimeva per l’impotenza verso la loscaggine inaudita ormai in pieno sviluppo finanche nei nostri luoghi a carattere ludico. Ho privilegiato, in maniera concreta, la necessità di superare con un breve stallo l’attesa di una improbabile favorevole soluzione.
Forse il palo era stato quel giovane, circa venticinque anni e spiccato accento foriano, quasi panzese, il cui gomito sinistro si mostrava completamente ricoperto da un tatuaggio a forma di ragnatela gigante.
Può darsi che sia entrato nel bar per distogliere la mia eventuale attenzione dal luogo del misfatto… »
Edith: -«Un caffé.»
Edoardo: -«Per costringermi in una zona del locale dalla quale non sarei stato in grado di controllare il leggio con la foto.
Quindi, a cosa fatta, un cenno d’intesa con il compare, e tutto è filato liscio.
Il fesso sono stato io.
Tuttavia mio nonno diceva sempre che “Alla fine della guerra si contano i morti.”
Oggi e stata la mia Pearl Harbour.
Il mio giorno 5/08… e l’americano 6/01/1941 sono fratelli gemelli.
Mariuolo fetente, ti schiatterò la testa.
Ti farò fare la fine dei Kamikaze giapponesi… BONSAI, e giù in picchiata nell’aria che luccica.
Nel primo pomeriggio, in contrapposizione alla finzione precedente per la sterile acquiescenza all’azione inqualificabile della truce canaglia, ho riempito, platealmente, lo spazio lasciato vuoto dal furto con la scritta:
QUI C’ERA LA FOTO DI MARADONA
RUBATA IL 5/08… ALLE ORE 13.
Da quel preciso momento, oltre ogni mia aspettativa, in poche ore, centinaia di persone si sono fermate a leggere e commentare.
Incredibile.
Una processione che non pregava “Pace” ma che voleva ordinare “Vendetta”.
Tanta, tanta gente si è fermata a leggere!
Più guardavo la scena della incredibile fila, lunga come all’ufficio postale nei giorni programmati per i pagamenti delle tasse (quasi sempre), e più mi assillavano precisi particolari di un ragazzotto tatuato.
Era circa l’una, il giovane dall’accento panzese, con una ragnatela scura tatuata sul gomito sinistro, aveva bevuto un caffè, aveva pagato senza fretta, e, uscendo, si era soffermato un battito di ciglia, niente di più, a guardare l’altra foto di Maradona che giganteggiava tra i liquori e gli sciroppi.
Un caso?
I casi sono due, o era un complice del ladro, oppure era stato il suo inconsapevole grimaldello.
Però, lo ricordo nitidamente, una volta giunto sul marciapiede, vicino all’insegna, ha alzato il braccio ed ha salutato ad alta voce una persona in movimento sull’altra parte della strada.
Un conoscente?
Un caso?
I casi sono due, o il conoscente era il mariuolo, oppure non lo era.
Ed allora?
Se il conoscente che lui salutava con ostentazione fosse stato il mariuolo, presumibilmente egli non ne era il complice, poiché, nell’ipotesi di correità avrebbe senza dubbio evitato il gesto che li accomunava.
Ugualmente, nel caso in cui mariuolo non fosse stato il conoscente, il suo saluto non lo indiziava di complicità nel furto.
Quindi i casi non sono due, ma uno: il giovane tatuato non è stato il complice del conoscente mariuolo.
Perché è chiaro che il ladrone non è stato l’uomo salutato. Mariuolo fetente, ti schiaccerò le tonsille passandoti un braccio dal culo.
Ti farò fare: BONSAIIIII settantuno volte con la testa di cazzo contro una corazzata americana nell’oceano Pacifico.
05/08… inizia la mia guerra al vigliacco furfante cornuto.»

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Dedica

Il furto della foto

PARTE PRIMA

Agosto

PARTE SECONDA

Primo giorno

Secondo giorno

Terzo giorno

Quarto giorno

Quinto giorno

Sesto giorno

Settimo giorno

Ottavo giorno

Nono giorno

Decimo giorno

Undicesimo giorno

PARTE TERZA

CAPITOLO PRIMO

CAPITOLO SECONDO

CAPITOLO TERZO

CAPITOLO QUARTO

PARTE QUARTA

Poesie dei sogni

Per Aurora – volume quarto – TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

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Per Aurora volume quarto di Bruno Mancini

seconda edizione

ID 4wwn72

ISBN 9781471072789


Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-7278-9
Versione 2 | ID 4wwn72
Creato: 28 ago 2022
Modificato: 29 ago 2022
Libro, 89 Pagine
Libro stampato: A5 (148 x 210 mm)
Standard Bianco e nero, 60# Bianco
Libro a copertina morbida
Lucido Copertina
Prezzo di vendita: EUR 14.00


Informazioni sul copyright
Revisiona le informazioni sul copyright
Titolo Il furto della foto di Maradona
Sottotitolo Per Aurora volume quarto
Collaboratori Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-7278-9
Marchio editoriale Lulu.com
Edizione Originale digitale
Seconda edizione
Licenza Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini
Anno del copyright 2022

Descrizione
Fatti e misfatti realmente accaduti, ma un po’ romanzati
Note sui collaboratori (1454 / 2500)
Per Bruno Mancini: brevi commenti amichevoli.
“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.”
“… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

Per Aurora volume quarto

seconda edizione

Racconti
Il furto della foto.
Poesie dei sogni

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Per Aurora volume quarto

Info: Bruno Mancini
Cell. 3914830355 tutti i giorni dalle 14 alle 23
emmegiischia@gmail.com

 

Per Aurora – volume quarto – Agosto

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Per Aurora – volume quarto – Agosto

Agosto

Agosto…

PARTE PRIMA

Bruno: -«Mia cara Aurora, Petrus, amici, oggi tenterò, una volta ancora, di convincervi che alcune situazioni apparentemente “normali” covano invece, prorompenti,

“Le belle storie d’amore”.

In questo luogo, ove nessuna falsità ottiene ascolto, in questo vostro regno di giustizia ed uguaglianza, alla presenza della mia amica Signora Aurora, Donna Guascona eterna dispensatrice d’imparziali decisioni, qui, come in alcun altro lembo dell’esistente, si dissolve la miopia dei semplici per quanto essa attenda ad annettere in ciascun catalogo compartimentale solo elementi rispondenti a criteri di scelta elencati nei relativi rigidi formulari.
Con ciò mi riferisco, tra l’altro, alla moltitudine di qualificazioni riconducibili, sia nell’ambito della moralità sociale, e sia alla sfera dei sentimenti universali.
Sei onesto se:
1) non rubi le caramelle ai bambini
2) non rubi le caramelle
3) non rubi.
1) non butti i soldi dalla finestra
2) non butti i soldi
3) non butti.
Io credo che non tutti coloro che non rubano le caramelle ai bambini siano onesti, né, tanto meno, sia piacevole essere giudicati avari per il solo fatto di non buttare i soldi dalla finestra.
Ci vorranno ancora millenni per capire se Adamo abbia amato Eva, e viceversa.

“Le belle storie d’amore”.

Come i temporali estivi: tuoni fulmini venti onde frane annegamenti dispersi, trombe d’aria, nuvole nere, ombrelloni volanti, tende strappate, antenne divelte, luci spente, strade allagate, auto in panne, pescatori allarmati, il buon odore di terra bagnata, l’arcobaleno immenso tra Punta Caruso e Piano Liguori, il pulito dell’aria rinfrescata, la luna rossa come mai prima.

“Le belle storie d’amore”.

Come un giorno di sole a gennaio: Bologna imbiancata, gli spala neve, le auto brillanti come cristalli di ghiaccio, pedoni all’angolo del Pavalione, piadine, pizzette, ripieni di carne e ricotta, Venezia, un’ombretta di rosso rubino a mezzogiorno, le calle allagate, gli scafi fermi alle banchine, i colombi in voli brevi e beccate interminabili.
Ci vorranno ancora tempi indefiniti per capire se gli zingari amino una terra e se una terra ami gli zingari.

“Le belle storie d’amore”.

Appaiono tutte somiglianti, ma solo se vengono prese in considerazione per la rispondenza ai canoni catalogati.

“Le belle storie d’amore”.

In vero, nessuna è, non dico identica, ma neppure simile ad un’altra.
Esse sono tra di loro uguali, così come lo sono, fisicamente, i cinesi:
“Miliardi d’individui dai tratti identici: stessi occhi, stessa statura, stesso modo di porgere, stesso incedere.
Eppure gestiscono, con comportamenti del tutto analoghi ai nostri, i rapporti e le individualità.
Si riconoscono.
Le storie d’amore sono tutte uguali.
Io non sono né Gino né Lelio, e tu non sei Clara e neppure Antonella. Da Elena a Giulietta, dal Principe Azzurro a Dante, le vicende degli innamorati s’identificano, nel tema comune dell’irrinunciabile, perfino con la infinita determinazione Per me non conta altro della gente comune.
Ed allora io sono Gino, divento Lelio sono… tu sei….
La passione universale ed eterna del mito Medea è identica alla testarda ostinazione che in ogni attimo rende moltitudini di persone anonime, protagoniste di trombe d’aria tanto brevi, impercettibili e disattese, da smuovere a stento l’atmosfera sopita come quella delle loro famiglie, o quella delle piccole comunità nelle quali articolano l’intimità della loro vita, e, solo eccezionalmente, nei casi brutali più eclatanti, i venti delle loro vicende divengono elementi di curiose pruderie e pettegolezzi per le cronache da fondo pagina di giornali locali.
Le storie d’amore sono tutte fotocopie nel linguaggio e nella gestualità -come i cinesi-, eppure ciascuno di noi ripete e riconosce le proprie.
Io sono Clara, sono te, sono Antonella, tu sei me e Gino e Lelio.”

Forse in un’altra parte delle mie scorribande letterarie avevo già detto qualcosa di simile, forse sono ancora convinto di questa idea, forse vorrei avervi alleati nel superamento di ogni barriera convenzionale, borghese, indiscutibile, dogmatica.
La libertà di decidere con proprie convinzioni quando, come, se e perché, ammiccare riconoscendo

“Le belle storie d’amore”.
Certo il mio tentativo non sarà agevole, però conto almeno sulla vostra attenzione.
Vi ringrazio anticipatamente, e prego il buon Petrus di stappare per noi l’Aglianico migliore.
A volontà per un brindisi augurale.
Prima di introdurre la gentile partecipazione di Edoardo, Edith, Tom (ed alcune altre voci anonime) a voi ben noti, ed ai quali porgo un sentito sentimento di profondo affetto… grazie per l’applauso, credo sia determinante ed opportuno spiegare che, per dare precisa concretezza e specifica visibilità alle azioni successive al furto della foto di Maradona (questo infatti sarà alla base dell’argomento trattato), ho effettuato alcuni stralci dalle pagine del diario in cui avevo annotato le mie personali considerazioni sull’argomento. Esatto.
Vi verranno proposti i giorni nella loro naturale successione, e, per rendere incisiva la rappresentazione anche dei valori morali espressi, tralascerò, sbiadendoli ed accantonandoli, tutti gli elementi che non abbiano un nesso con i tempi ed i fatti in narrazione o che non ne siano stati diretta conseguenza.
Un grande sforzo di immedesimazione, alla fine, spero, premierà la vostra disponibilità.
Voglio aggiungere che ho inteso compiere una trascrizione in formato teatrale degli appunti inseriti nelle pagine dell’agenda-diario per non appesantire una lettura, la quale, altrimenti, avrebbe avuto necessità di molteplici interruzioni, sia per spiegazioni relative alle fonti, e sia per chiarimenti in ordine alla successione cronologica degli eventi.
Ascolterete, dalle voci dei nostri amici, le annotazioni che avevo scritto nella foga degli incalzanti episodi. Integrali, disarticolate, senza censure né aggiunte.
Nei termini esatti con i quali descrivevo, a me stesso, i fatti e le sensazioni di quei giorni.
Mi sono concesso una civetteria?
Non credo.
Anzi, voglio sperare che in conclusione sarà chiaro l’intento di spersonalizzare gli eventi per ricondurli ad una oggettività che ne qualifichi i significati.

Edoardo sarà la mia voce. La voce dell’autore del diario.

Tom effettuerà un unico intervento, nel finale, ma non sarà di poca importanza.

Edith… la mia cara Edith saltellerà tra note di diverso timbro, con la sua incredibile bravura, proponendoci differenti figure inserite nel contesto del racconto: uomini e donne, di dialetti e culture, oserei dire, variegate.

Ho avuto necessità di distinguere alcuni interventi, ed a tale scopo mi sono avvalso di voci anonime, che non compariranno fisicamente.

Per il momento è tutto.
Buon ascolto.
A dopo.
Grazie.»

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Secondo giorno

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Creato: 28 ago 2022
Modificato: 29 ago 2022
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