04ar24 Articoli Otto Milioni 2024 Opere iscritte- Finalista

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Elita Viškere

Lettonia

Durante il concerto della cantante lirica Inese Galante a Dzintari, al mare

 

Il mare è così strano: niente fruscio, niente onde, niente suoni.

Tutto il movimento s’alza dal profondo.

Come dal pozzo della luna salgono le acque misteriose, silenziose e vuote.

Sopra il mare aperto, chi suona stranamente, la conca dell’arcobaleno, rovesciata e circondata da un cielo blu profondamente scuro, pare quasi nero.

Il semicerchio colorato è brillantemente decorato con un velo argentato.

I colori sono sbiaditi, ma le nebulose sono ghiacciate.

Con lo sguardo attento e tranquillo si possono distinguere chiaramente tutte le transizioni di tutti e sette colori dell’arcobaleno.

Uno spettacolo e una sensazione strani, persino lo stupore, alla vista di una tale scena notturna e sentendo il respiro sia unificante che potente.

Sopra umori viola chiari e limpidi vibra la corda dell’orizzonte indefinibile e l’inquieto del mare.

Le punte della luna brillano senza nessuna fretta, proprio come una lampada installata nel paesaggio.

In questo momento, qui, non c’è il vento, non ci sono le onde, ma c’è il suono vorticoso degli abissi che si solleva in un’onda gigantesca e decisa e dà l’impressione della presenza di una possente cascata.

Ascolto e godo della potente bellezza della natura.

Il mare fruscia.

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Otto Milioni 2024 Opere iscritte

Premi Otto Milioni 2024 

Premio internazionale Otto milioni

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Ajub Ibragimov

Germania

Il mondo della luce

 

Voglio raccontarvi la mia opinione del mondo digitale, del mio senso dei colori e dello spazio.

Traggo l’ispirazione dall’energia della natura circostante, che è inesauribile.

Mi piace utilizzare le opportunità del mondo digitale.

Ho anche studiato lo stile di pittura chiamato Ebru, che permette alle persone che hanno da poco iniziato a dipingere di creare rapidamente.

Trame, superfici, correnti, presenza di portali energetici, correnti d’acqua e fiamme di fuoco svolazzanti, c è tutto nel mondo digitale e nel suo preciso arcobaleno.

Claude Monet non era solo un pittore dell’impressionismo, ma ha attirato l’attenzione sul fatto che i colori influenzano il nostro stato psicologico e sono terapeutici.

Spiegava la luce e le sue regole.

Di conseguenza, egli ha organizzato il suo giardino come una tavolozza di colori impressionista, evitando i toni del nero.

I colori freddi gli davano l’illusione della lontananza.

Ha insegnato che le piante con foglie di verdi chiari sono donatrici, e quelle con foglie di verdi scuri sono consumatrici di energia.

I colori verde, viola, dorato e lilla hanno un effetto terapeutico speciale.

Il colore verde indica la presenza di diverse specie di clorofilla, indispensabili per la vita.

I miei preferiti sono l’oro, che guarisce il dolore dell’anima e irradia, così come tutte le sfumature di verde e bianco con la sua serenità.

Neanche a me piace il colore nero.

Non ha le radiazioni proprie.

Le nostre aure e le nostre energie tendono a non essere nere.

Prima o poi noi c’incontreremo nel mondo virtuale.

Noi stessi siamo già diventati una parte anche del mondo digitale.

Siamo sia prigionieri che liberatori nel stesso tempo.

L’ambiente digitale unifica e globalizza.

Il mondo digitale, come l’algebra e la geometria, è infallibile.

Per la creazione della grafica NRT, l’IT ha sviluppato un software che copia lo stile di un artista specifico e lo fornisce a un robot, un artista di Internet.

Riconosce le nostre facce e la nostra grafia.

Spazialità, eclettismo, fusione di passato e futuro, mescolanza, la loro armonia comune: l’intelligenza artificiale fornisce tutto questo.

Rischiamo tutti di perdere la nostra individualità in quest’era di livellamento e concorrenza imitatrice.

L’arte aiuta a resistere a questa enorme unificazione.

Fuori mondo digitale sviluppa la polarizzazione di bianco e nero e il fanatismo inutile.

Nell’ambiente virtuale tutti i processi avvengono rapidamente, ma il nostro tempo e le nostre vite non sono valutati più del movimento e dell’azione, quindi è facile perdere l’individualità.

La velocità sicura è stressante.

Non sappiamo più meditare.

Perdiamo gradualmente la fiducia nell’eternità dell’arte, nelle parole che diciamo, nella musica intera e nei segni del destino.

La creatività aiuta a fondere la realtà digitale con la nostra realtà quotidiana e renderla come un mondo della luce, che ci garantisce la protezione di nostri sogni, le illusioni e i miracoli.

L’arte digitale mi aiuta a incarnare i miei sogni. Sviluppa soprattutto la grafica e la rende accuratissima, ma in un mondo completamente digitalizzato sarebbe più difficile “sfondare” per gli autodidatti.

Significa anche svantaggi, contrasti, futurismo e condizionalità.

Anche la linguistica si cambia nel mondo digitale, paragonando le antiche lingue con quelle ancora vive e ora divenne più facile restaurare le antiche pittogrammi, geroglifici, simbolismo e senso primario delle parole essenziali.

La mia lingua nativa, cecena, è una lingua di origine Nahu – Daghestan, parlata ora da oltre 1,3 milioni di ceceni.

Ad esempio, “seda” significa “stella”,  “Sole” è “Math”,  “Luna” è “Betiz”,  “Faccia” è “Bet”, invece “Pioggia” è “Dolh”.

Mio amico Alvi Dakho, uno storico, sa tanto dei paragoni linguistici e dei viaggi di tribù da un posto all’altro, il motivo perché miti e fiabe sul nostro mondo sono smisurati, mentre gli artisti visuali e tecnici dei giochi visuali utilizzano i soggetti dei miti e degli scritti santi nelle opere d’arte e creano nuove fiction, film, giochi internet e, di conseguenza, anche miti nuovi attualizzati.

Vorrei vedere Sicilia e isola d’Ischia una volta.

C’è un museo in Sicilia che onora lo sceicco ceceno Mansur Ushurma, un Robin Hood locale, un combattente contro la zarina di Russia Caterina.

C’è anche una versione che il vero nome dello sceicco fosse Giambattista Boetti e che fosse nato a Camino, in Piemonte, ma questa versione, sebbene interessante, è discutibile.

Norimberga, la città in cui vivo già da gran tempo, ha molti musei e vi hanno luogo regolarmente mostre d’arte con la mia partecipazione e quella di miei colleghi, tanti di loro autodidatti.

È una città cosmopolita con molti espatriati, molti italiani che possiedono pizzerie e caffè.

Vorrei invitare i miei amici attuali e futuri a Norimberga.

Vi mostrerò tutto ciò che amo fuori del mondo digitale che definisco il mondo della luce per la sua cosmica e stellare rapidità.

 

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Premi Otto Milioni 2024 

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Luciana Capece

Italia

NOTA CRITICA ALLA MOSTRA FOTOGRAFICA DELL’ARTISTA ROCCO SCATTINO

Il Maestro della Fotografia ROCCO SCATTINO di Matera, con imperituro estro, focalizza in bianco e nero la sovranità della natura.

Cattura documenti reali, attraverso il suo obiettivo con impegno e valutazione ad ogni scatto, ove rende loro giustizia nell’ammirarli.

Un puro ricercatore d’essenza!

Uno sviluppo artistico che ne decreta e ne conferma le memorie del tempo.

Con i quattro ELEMENTI categorici al fine della vita del pianeta.

ACQUA – ARIA – FUOCO – TERRA!

Foto professionalmente interpretate dalla straordinaria Attrice- Modella CHIARA PAVONI.

IMPERATRICE DI BELLEZZA MOZZAFIATO!

ACQUA

Come fonte primaria di  sopravvivenza necessita con i suoi criteri di distribuzione al perfetto tempio del creato.

Uno scatto dell’Artista Rocco Scattino che vede nello scorrere linfatico quel meccanismo riproduttivo che come una gemma preziosa, quasi a vestitatura, seduce e avvolge con eleganza il corpo, ben raffigurato dalla Modella in posa Chiara Pavoni.

Eguale a una cascata che stimola carisma e carezze, levigando la mappa della pelle e le sinuose forme.

Simboleggiando anche l’ancestrale origine del peccato, per una catarsi di purificazione che apporta al ricordo battesimale.

L’acqua è un elemento che vanta di protagonismo mitologico, ove si narra che tra argentate striature e specchiati raggi solari… proprio da schiumosa sostanza marina nacque la bella AFRODITE.

La sensualità trasmessa richiama le regole dell’universo poste ALL’ESSERE UMANO nel rispettoso sintonico vivere della natura… culla di lievitazione di semi per frutti planetari.

ARIA

Come simbolo di respiro totale, nutre l’anima e ogni forma di vita.

Scatena scosse di brividi con una mescolanza d’immaginazione.

Un focus fotografico del Grande Maestro Rocco Scattino che incastona l’aria nei suoi colori scuri l’aria occupata tra spazio e atmosfera, ove l’ossigeno ne acquisisce il rumore del vento per rinnovato ricambio costante.

Mentre nel silenzio marcato intrappola l’eco, imprigionandola, dove il grigiore del manto nuvoloso si alterna coi bagliori sfavillanti d’un sole acceso.

La bravissima Attrice Chiara Pavoni nè annusa il profumo naturale, ostentando la sua impeccabile bellezza nel vuoto che la circonda.

Un vero quadro d’Autore di sensoriale stato d’animo, grata a svelarvi con successo in segno di riconoscimento verso l’immenso.

Come testimonianza al teatro della vita!

Quasi a raccontare col nudo corpo, eguale a un libro aperto, le glorie di un tempo fervido… la lungimirante beltà e giovinezza immortale senza mai sbiaditure!

FUOCO

Nella sublime cornice della mappatura terrestre, col suo nudo artistico come una Dea, simile a MEDUSA, sensuale e attraente con una testa incoronata di peperoncini… la Modella  espone un vulcano e forbito erotismo, emblema d’un Fuoco acceso.

Trascendente dalle viscere d’un Sud che intercala la sua Arte Culinaria, tipica della Cultura appartenente, ove prospera  l’immaginazione focosa, paragonata alla vita che arde al braciere dell’amore, come fiamma passionale di desiderio, agli occhi del Maestro Rocco Scattino per sottolineare l’espediente che porta al trionfo dell’amore, accentuato dalla meravigliosa e superba performance dell’Attrice – Modella Chiara Pavoni.

Una fioritura d’energia che trova alleato un cuore innamorato, voglioso di baci, dal sentimento non contaminato.

TERRA

In uno slancio liberatorio, spoglia come al nascere, la Musa Chiara Pavoni racchiude con il suo

corpo, quasi embrionale e sdraiata con le carni che aderiscono al suolo, la proiezione dettata dal Genio della Fotografia Rocco Scattino per far notare mai un abbandono, bensì una protezione della Divina MADRE NATURA che, come un grembo materno, serbi a LEI dediche di Albe e Tramonti di fuoco.

Con un richiamo gestuale in quanto Genitrice e Protettrice da saziarne le vene!

Custodendo L’ARTE DI DIO e il mistero a ELLA connessi, senza mai sbilanciare il ruolo di DONNA come ESSENZA PRIMARIA, ma da abitare il suo ventre terrestre da esperta osservatrice, per determinarne il magistrale diritto d’essere ascoltata come Madre TERRA dalla diletta figlia.

Altrimenti a nulla apporterà il seguito della Genesi Umana.

Prova inconfutabile di un contatto pragmatico.

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Eva Mārtuža

Lettonia

La filosofia della vecchia patata

Mi sento come la patata vecchia, dalla cui carne viene strappata la giovane buccia patatina.

Soprattutto in piena estate, quando la mattina del giorno di Anna arriva con i primi tuberi.

Con le prima pecora ben pascolata e, secondo le tradizioni, sacrificata.

Con la data del matrimonio della nuova figlia del vicino e del suo fidanzato che viene annunciata ad alta voce.

La prima pecora da pascere e sacrificare secondo la fede.

La data del matrimonio della nuova figlia del vicino e del suo fidanzato viene annunciata ad alta voce.

Mi sembrava che tutte le creazioni della natura avessero raggiunto la perfezione, maturando.

Bella e pericolosa è la maturazione.

Il giorno di Anna è il giorno della padrona.

Ahi, le padrone, con quanta grazie voi guardate nei solchi fioriti!

Guardo alla patata sradicata, ai cordoni ombelicali bianchi che accordano dal vecchio tubero della patata a quello nuovo.

La terra è calda, sciolta e profumata.

Gli anatroccoli bianchi giacciono nel cestino.

Delicatamente e senza intoppi sta accadendo, il succo spreme da un graffio accidentale.

Vulnerabili proprio le anime della giovane gente.

Così puliti da sbucciare e sani!

Ma la patatina scorsa io ho lasciato.

La regola della patata vecchia – dare vita una nuova ed essere gettata nel solco, lasciata marcire, scomparire.

No, per rafforzare la fertilità della terra.

Oh, patata vecchi, filosofa della vita, burlona tu …

La donna ha interrotto il solito ritmo di conforto.

Ha dovuto pensarci per capire.

E poi l’uomo ha contato le stelle perché non poteva fare niente di più.

Ma la donna gli ha dato i suoi brevetti di invenzione.

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20240226 DILA APS – IL DISPARI

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Il Dispari 20240226 – Redazione culturale DILA APS

20240226 DILA APS – IL DISPARI

 

Il Dispari 20240226

Così o come

Un racconto di Bruno Mancini inserito in

“Per Aurora volume terzo”

https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-terzo/paperback/product-29y6wr.html?page=1&pageSize=4

Terza puntata

Parte Prima

CAPITOLO PRIMO

Costui, in fondo, era un uomo gioioso e collerico, sensuale rude e tenero, bislacco e profondo, futile e sottile. Un brivido per donne di sani tradizionali principi, per maschi timorosi di confronti e per tutte le belle statuine dei presepi viventi allestiti nelle piazze e nelle feste di paese.

Nessuna persona provvista di buon senso avrebbe voluto provocare un confronto con la sua dissacrante, violenta ed anarchica mancanza d’auto ironia:

-«Coloro che bussano alla porta, i bussanti, i bussatori – e così anche il liquido di una bottiglia dal tappo di sughero biondo come la schiuma della mia birra commerciale o come i baffi scoloriti dalle tremila sigarette che fumo in meno di cinquanta giorni – non sempre sono i migliori nel catalogo degli attesi.

Io credo che l’America avrebbe dichiarato guerra al Giappone per l’affronto delle Hawaii, ma non si sarebbe impegnata nello scacchiere europeo se l’Italia non fosse stata in lizza.

20240226 DILA APS – IL DISPARI

 

Senza la partecipazione del nostro Duce al conflitto, loro, le stelle e strisce, avrebbero comodamente sistemato l’orticello acquatico del vicino Pacifico non creandosi altre preoccupazioni.

Le fabbriche di cannoni ed ogive per proiettili dalle svariate caratteristiche, avrebbero continuato a produrre utili e benessere economico con minime perdite di vite umane, sia in regime di guerra, sia nel successivo tempo di ricostruzione.

Ma “la popolo ed il popolazione” nel continente a stelle e strisce era formato in maggioranza da itali americani.

“Non salviamo i nostri cugini zie e nipoti amici fratelli padri nonni madri cumparielli padrini sorelle consanguinei conoscenti? Il cattivo li opprime.

Noi siamo la libertà.

Loro, gli Italioti, custodi delle nostre radici, delle nostre origini, delle nostre fedi, sono persone a noi care. I nostri consanguinei sono ingenui, semplici, affettuosi, docili, simpatici, gentili, ospitali.

Sono poveri scemi imbrogliati dal fottuto figlio di puttana. Abbiamo lottato contro le Montagne Rocciose, gli Apache, il Fiume Colorado, Geronimo, ed il Deserto del Nevada, che facciamo, gli spettatori nella corsa alla conquista dell’Italia, l’origine delle nostre origini?

Non sia mai detto!

Andiamo.

WE GO.”

E vennero.

Non piangere, bambino, tua madre fu violentata da truppe marocchine, sì, sotto il comando di…, sì, sì, sì… ma non erano i cugini, neppure le settantamila, settecentomila, sette milioni, sette miliardi di tonnellate di bombe a tonnellate sui vicoli palazzi spiazzi giardini pubblici scuole chiese alberghi prostiboli… et de hoc satis.»

Questo racconto tenta di forzarmi la mano ed impormi continue traiettorie, contigue confinanti collaterali collegate complici comuni compiacenti, che non rientrano nella serafica visione morfologica che inizialmente avevo architettato.

Il breve ritratto di un Costui spolverato dal manuale del tipico esistenzialista pacifista comunisteggiante anarcoide, non prevedeva la messa in scena di un superbioso trattato storico sociale.

Costui quindi tornerà accanto alle altre figure nobili della ormai distrutta civiltà che abbiamo vissuto nella ex Isola Verde. Tuttavia, per non convalidare la tesi secondo la quale non avrei rispetto per nessuna giusta curiosità, e tanto meno per gli ormai codificati standard letterari, completerò in poche righe la tesi elaborata da Costui.

Il Cattivissimo perse la guerra, poiché aveva commesso l’errore madornale ed irreparabile di pretendere l’alleanza del Semi Cattivo. Ciò in quanto tutte le operazioni militari del suo Sub alleato si rivelarono tanto velleitarie quanto inutili e dispersive.

La Grecia, l’Albania, la Libia, l’Eritrea, l’Egitto, l’Etiopia, Malta, Cirenaica Trento e Trieste pur non essendo di alcuna valenza nella economia bellica, crearono ostacoli di grossa portata alle armate del Super Io chiamate in soccorso dei bravi soldatini disarmati affamati e male equipaggiati che il Mini Dux aveva gettato allo sbaraglio al grido di “Avanti savoiardi”.

20240226 DILA APS – IL DISPARI

 

Il Dispari 20240226

Un giorno sì e l’altro pure, “Egli, il mini” mandava emissari a chiedere aiuti “Il pan ci manca”, e ad implorare “Benzin benzin”. Per di più generali afflitti dalle vicende di Taranto, Capo Matapam, Tobruc, e poi Grecia, e poi e poi… aggredivano, si fa per dire, il Maine Super con assillante continuità.

Da queste considerazioni Costui traeva la conclusione che il Baffo Tedesco, senza l’intervento raffazzonato e sconclusionato dell’Amico Guaifondaio, potendo utilizzare in maniera non dispersiva forze superiori sui fronti strategicamente determinanti, sarebbe riuscito a sopraffare le difese nemiche.

Egli rafforzava questa sua tesi elaborando il concetto che le Stelle e Strisce erano entrate in guerra contro il Super Deux solo in ragione della presenza dei Nostri concittadini (piccolo interessuccio economico populistico).

Non tutti siamo d’accordo.

Non tutti abbiamo natura di “affermanti”.

Non può non esserci un limite.

è vero che il Super comandava il plotone di esecuzione, ma erano altri a premere i grilletti.

Allora io ancora non sapevo che nello stesso giorno del mio secondo compleanno il Super Iper Max Baffo Maine aveva ammazzato pure se stesso!

Suicida.

Altri personaggi candidati: – Andrea – Ciccio – Aniello…

Volendo comprendere le banalità insite nelle semplificazioni adoperate per ridurre in un breve promemoria una serie di azioni, tra loro simili ma differenti, è sufficiente permeare, spianare, e quindi valutare, quanto viene affermato in uno dei più celebri messaggi popolari. Affidato a noi ragazzi dai saggi vissuti negli anni delle Pinete d’Ischia, esso proclamava: “Occhio che non vede, cuore che non soffre”.

Andrea era cieco e soffriva, sia a causa delle oggettive privazioni di cui la sua quotidianità risultava costellata, sia per i ricordi di quante meravigliose immagini avevano fermato i suoi sguardi nei tempi passati. Egli pativa anche, o forse principalmente, in quanto il buio visivo nel quale era immerso da anni aveva dapprima circoscritta, ed infine definitivamente imprigionata, la sua indole di spontanea prorompente ricerca conoscitiva.

In un evidente contrappunto ai limiti fisici caratterizzati dalla deficiente situazione sensoriale, Andrea aveva affinata una capacità mnemonica quasi oltraggiosa a confronto di quella dei vedenti. Ogni settimana, prevalentemente di venerdì, lo scrutavo mentre era impegnato a scandire una sequenza impressionante di colonne totocalcio alla compagnia di un esiguo gruppo d’amici. Eseguiva, mentalmente, complicate elaborazioni. Dettava serie enormi di dati che altrimenti si potevano attenere solo rivolgendosi a ricevitorie speciali dotate d’apposite attrezzature computerizzate. Robotizzato, era un aggettivo che specificava bene le sue attitudini. Non solo per lui era elementare lo sviluppo del “sistema” di sette doppie (che si articola in cento ventotto colonne di tredici segni ciascuna), ma con stupefacente naturalezza, bevendo un cappuccino e fumando un pacchetto d’Edelweiss, riusciva a dettare la serie completa di colonne di tutti gli altri sistemi, integrali o ridotti, per i quali gli si chiedeva collaborazione: quattro triple, tre triple e tre doppie, cinque triple e tre doppie ecc.

Non dico che ritenevo impossibile memorizzarne le formule, ma che mi colpiva la sua abilità di specificarne le risultanti colonne senza potersi servire d’alcun aiuto. Insomma sono tuttora convinto che è certamente un risultato di grande concentrazione riuscire, senza neppure un foglio di carta ed una penna, ad elaborare quegli insiemi composti da tante numerose variabili.

Il Dispari 20240226

20240226 DILA APS – IL DISPARI

Il Dispari 20240219

Il Dispari 20240219 – Redazione culturale DILA APS

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CRITICA LETTERARIA DI LUCIANA CAPECE

Ringrazio calorosamente la nota Associazione DILA APS rappresentata dal Presidente BRUNO MANCINI (un patrimonio di risonanza divulgativa) per aver dato questa opportunità a me, Scrittrice LUCIANA CAPECE, di avere il vanto e l’onore di pubblicare nella pagina culturale del quotidiano IL DISPARI, linfa magistrale d’un canale Artistico Editoriale d’affermata fama INTERNAZIONALE  Diretto Eccellentemente dal Grande Editore GAETANO DI MEGLIO!

Il Dispari 20240219 – Redazione culturale DILA APS

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“QUESTA NON È UNA POESIA” DI LUCREZIA RUBINI

L’Autrice LUCREZIA RUBINI nella Silloge QUESTA NON È UNA POESIA adotta una tecnica poetica particolare per dare testimonianza esclusiva d’una essenza scritturale al netto di un linguaggio vero, autentico appartenente alla realtà di quella rassegna quotidiana.

La sua ricerca non usuale ma esistenziale con una creatività Artistica esprime sentimenti derivanti sia da scoperte palesi che dalla luce catartica d’introspettiva verità, spesso cruda che lamenta battaglie di violenze insostenibili.

Cardine d’una cecità sociale accertata che notifica quel diktat oscurale di uomini privi di sensibilità e responsabilità che varcano ponti di perversioni imperanti nel disequilibrio mentale.

I Testi della Poetessa RUBINI sono pennellate di rara bellezza una lente d’ingrandimento verso la DONNA amata nella sua ritmica virtuosa ma anche stuprata nella dignità nell’onore e nel corpo con consequenziali ferite.

Cicatrici custodite senza sconti nella teca d’un cuore trafitto concausa di dolore mai appassito.

Ove tracciano sconfitte personali ammantate di solitudine.

Il Libro, in sintetico fraseggio, sprigiona un potenziale d’attenzione e approda nella corsia vitale come viaggio d’unicità e di riscatto che lievita interesse nel lettore e verso la persona che, nonostante il macigno dello stupro logori silente, guarda al primordiale incanto che affonda in radici di libertà, nel decifrare parole liberatorie di appartenenza in un mondo creato su misura solo nella sua logica mentale, ma non dove la natura cosparge di profumi prati verdiani.

Come lo rivela il Componimento: UN MONDO TUTTO MIO un concetto di non condivisione di un universo dai parametri asimmetrici e scombussolati!

La Composizione dei versi PROSTITUTA richiama con eco assordante quel codice d’etica comportamentale che manca nel soggetto uomo senza scrupoli, ove nè addita la stima della detta facile presa gettata via per nulla.

La Scrittrice RUBINI, con insistenza e battito carnale, si sofferma sui punti salienti della figura maschile proiettata ad ostentare il peggio della sua consapevolezza umana lontano dai canoni tradizionali.

La Lirica MOLESTIA denota il dramma di sudici avvisaglie che in alcuni casi sfocia completamente in enfasiata paura, ove la DONNA è obbligata a subirne le tragiche disperazioni ma che nell’indole non disperde il filo logico di contemplare le fatiche per colpa di anime abissate nella cattiveria cui, ben citata, è la morale bella dedica all’Eroe ULISSE.

L’OPERA della Dott.ssa RUBINI è un contributo significativo al passaggio storico complesso- collettivo ma pur sempre di pregevoli annotazioni.

Nei versi predilige il ruolo conservatore dell’amata natura cui tangibile è risalto del vento- mare- cielo e sole ma non passano di certo inosservate l’ossessione e lo stato ansioso anche se attanagliano duramente, aprono le porte speranzose per annoverare riprese creative distaccate quanto possibile dalla centrifuga di stress.

Per rimembranze senza impedimenti risalenti all’ingenuità infantile, a quando il blu brillava all’orizzonte nel sereno vissuto, nel respiro della pace fino alla matura comunicativa giovanile.

<PIONIERI DEL NUOVO MONDO!>

In disaccordo con un tempo non più amico ma, come allora, il singolo individuo può intervistare la generazione sociale, erede per trarre la storia in un presente con i suoi cambiamenti non proprio consono alle simbiotiche vedute d’umano rapporto tra simili.

Ben stilato DALL’ AUTRICE in questo quadro operandi ove, nella galleria di nostalgici ricordi, cataloga commenti di rispettosa analisi antica, altrettanto nel teatro della vita rende protagoniste tematiche di spessore con anomalie viscerali nocive d’una inquietudine propalata da forte riflessione, quasi come un discorrere confidenziale.

Scrittrice – Poetessa – Saggista – Aforista – Prefatrice – Critico Letterario – Critico Teatrale – Recensora

LUCIANA   CAPECE

Il Dispari 20240219 – Redazione culturale DILA APS

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Antonella Ariosto, nuova penna di questa pagina culturale

La scorsa settimana ha iniziata la collaborazione con questa pagina culturale la scrittrice Antonella Ariosto alla quale diamo un caloroso benvenuto nella certezza che i suoi articoli incontreranno il gradimento dei nostri affezionati lettori.

Antonina Ariosto, ma da sempre chiamata Antonella, nasce a Messina.

Fin da piccola, consigliata dalla mamma, legge molto e, appena undicenne, inizia a scrivere versi dedicati alla natura in stretto rapporto con la sua anima.

La madre le consiglia gli studi tecnico commerciale da lei effettivamente portati a termine con buon profitto.

La scrittura, tuttavia, rimarrà sempre il suo piacere più vero determinando il vero incontro con sé stessa.

Ha partecipato e vinto vari concorsi di poesia.

Per diverso tempo in un blog on-line ha scritto articoli dedicati a Roma e trattando argomenti di attualità.

Partecipa attivamente ai contest di scrittura creativa.

Ha scritto e pubblicato un racconto breve “Nina e i suoi voli” (Accademia Edizioni ed Eventi) e

3 libri di poesia “L’anima vola” (casa editrice Pluriversum); “Vita in equilibrio… instabile” (Accademia  Edizioni ed Eventi); “La Valigia di…” (Luciano Zampini editore).

Da qualche anno ha iniziato a scrivere un nuovo racconto che spera di terminare entro breve tempo per presentarlo a Ischia nella Biblioteca Antoniana, anche se la famiglia ha sempre avuto  la precedenza nella sua vita, sia da giovane mamma e sia ora da giovane nonna.

Chiara Pavoni e Antonella Ariosto

Chiara Pavoni e Antonella Ariosto

DILA

NUSIV