Alberto Liguoro

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Alberto Liguoro

Malasanità ad Ischia? Magari!

LE RELIGIONI per la PACE e la CONVIVENZA contro il TERRORISMO

Giovedì 26 Febbraio 2015 ore 18 Sala Consiliare ZONA 5 MILANO

Col moderatore Gianni SANTUCCI giornalista del Corriere della Sera, INCONTRO della CITTADINANZA, introdotto dal Presidente del Consiglio Circoscrizionale Zona 5, Aldo UGLIANO, con:

il RABBINO Paolo SCIUNNACH (Comunità Ebraica)

il RAPPRESENTANTE della Comunità Religiosa Islamica Abd al-Sabur TURRINI (Coreis)

il SACERDOTE Padre Paolo NICELLI (Chiesa Cattolica)

il SIGNOR Anura KALUBOWILAGE in rappresentanza della Religione Buddista (Tempio Buddista di via Pienza a Milano).

Le tematiche proposte, le parole che abbiamo ascoltato dai QUATTRO INVITATI (in quanto rappresentanti delle Religioni, statisticamente con maggiori seguaci, per dare un impronta e un indirizzo di socialità all’incontro; ma non sarebbe stata, certo, di minor valore nel comunicare, per il bene e la vicinanza spirituale, la presenza di altre Religioni) sono di grandissima delicatezza e rilevanza, e potrebbero dare l’avvio ad un entusiasmante percorso di FRATELLANZA tra i POPOLI.

Basta considerare che i concetti e gli ideali di GIUSTIZIA, VERITA’ e PACE, con le diverse sfumature interpretative, come è ovvio, sono presenti in tutte e quattro le RELIGIONI convenute, oltre che nell’IDEALISMO laico, immeritatamente escluso (pur avendo a sua volta, un “contenuto religioso”; perché, se è vero che nessuno ha in tasca il TALISMANO per affermare che “Dio esiste”, è altrettanto vero, che nessuno ha in tasca il TALISMANO per affermare che “Dio NON esiste”; quindi può solo crederci, senza, tuttavia, allontanarsi da quei concetti fondamentali dell’Umanità che, come si è detto, sono costantemente presenti, sulla via del bene).

E’ di tutta evidenza che non è possibile trattare qui, non dico in modo esauriente ed organico, ma neanche superficialmente, l’intreccio spirituale e storico che, a partire da millenni, andando a ritroso nel tempo, e risalendo poi fino ai nostri giorni, ha potuto condurre oggi ad una espressione, una dimostrazione di comune sentire, derivante dalle Religioni, o forse meglio, dalla Religiosità, che, se pure complesso, articolato, irto di ostacoli, è tuttavia possibile, effettivo; sotto i nostri occhi, come hanno potuto constatare i presenti alla serata.

Anche gli interventi dei relatori, il dibattito, le domande, hanno permesso solo brevi, peraltro significativi, accenni a quello che, nel cuore degli uomini, si vorrebbe, ci fosse, da parte di un Ebreo, un Musulmano, un Cristiano, un Buddista; e solo in modo evanescente e velato, tuttavia evidente e reale, si manifesta, senza alcun dubbio, come appartenente in modo assolutamente paritario a tali Religioni, e avvolgere tutti.

Quindi è assolutamente cosa buona e costruttiva che ci siano altri incontri del genere, auspicabilmente con la partecipazione di altre Religioni ancora; penso al lamaismo, all’induismo, alla vasta area del protestantesimo cristiano, e così via.

Va riconosciuto, in ogni caso, all’Amministrazione della Zona 5 di Milano, il merito e l’intuizione della priorità e della continuità.

Viene, infatti, preannunziato, dall’ideatrice di questa serata, della quale più avanti dirò, un altro incontro dove, al tavolo dei relatori, ci saranno, questa volta, solo donne delle varie Religioni. E chi sa quante leggende e pregiudizi potranno essere sfatati; come è sicuramente, ad esempio, l’opinione abbastanza diffusa che, nel mondo dell’Islam, vige il metodo sistematico dell’infibulazione.

Alla luce di quanto sopra, non mi resta, a questo punto, che indossare i panni del cronista, del reporter proprio, di una volta, quello della notizia nuda e cruda, e limitarmi a cercare di descrivere, senza orpelli ed aggiunte, per quanto è, per me, possibile, in pillole, la serata:

Un paio di centinaia di persone riempiono l’aula consiliare, di varia provenienza etnica e religiosa, molte donne, soprattutto musulmane, col velo in testa, scarsa presenza di gioventù.

Due ore piene davanti a noi.

Prima di dare la parola al primo relatore, il Presidente Ugliano, nell’introdurre la serata richiama l’attenzione sull’importanza di occasioni di incontro come questa, per sottolineare come il fenomeno dell’immigrazione si traduce, nella sua concretezza, in milioni di vite oneste, di cittadini che vengono ad arricchire e rendere interessante e variegata la società in cui viviamo; valutazione che la presenza di pochi malfattori, peraltro fisiologica, oltre che nelle loro comunità, anche in quella di accoglienza, non mette in discussione; anche in questo modo possono essere combattuti e messi a tacere i partiti xenofobi.

Il Moderatore Santucci ricorda come, già da molto tempo prima del “famigerato” 11 settembre 2001, esisteva il problema delle preghiere dei musulmani a Milano in viale Jenner, per strada, in mancanza di una moschea; “da 20 anni non si riesce fare una moschea a Milano, dove risiedono 150mila musulmani. – sono state le sue parole – Sarebbe un fatto di civiltà minima, mai posto in essere per questioni elettorali «quanti voti perdiamo se autorizziamo moschee a Milano?» questo si chiedono coloro che dovrebbero provvedere”.

Una signora anziana, appartenente, palesemente, alla tradizionale borghesia milanese, intuitivamente di ordinaria fede cristiana, non riesce a trattenersi; si alza e, con tono pacato, ma fermo, protesta. “E’ da barbari – dice – che in una città dove sono 150mila musulmani, non c’è un luogo decente, dove queste persone possono andare a pregare! Non una moschea, ma almeno 10 moschee occorrerebbero; un numero sufficiente per poter andare a pregare con serenità.”

Applausi da parte di tutti i presenti.

Da qui si entra nel vivo della serata.

 

Leggendo quel che segue, chiedo benevolenza nel valutare la mia interpretazione delle relazioni ascoltate, che non può che essere soggettiva; una buona dose di impegno intellettuale ce l’ho messa, e sincera buona fede.

Il RABBINO Sciunnach ci dice tante cose interessanti, non sintetizzabili qui. Ciò che mi ha colpito, in modo particolare, il richiamo alla PACE, come risultato di VERITA’ e GIUSTIZIA che, pertanto deve andare oltre l’applicazione letterale della LEGGE, e deve contenere in sé, come componente prevalente, la MISERICORDIA. Non esiste un rapporto universale tra il popolo ebraico e gli altri popoli. Ciascun popolo segue legittimamente la propria cultura e la propria tradizione; e se da tutto questo deriva armonia si saranno realizzati i valori e la spiritualità della Bibbia. Raccomanda massima accoglienza agli immigrati, e ricorda che il popolo ebraico fu STRANIERO in terra d’Egitto, attraverso i secoli e molteplici vicende che dimostrano come NON esistono confini NOI/LORO ma essi sono sempre LABILI, OSCURI a volte, e legati alle COVENIENZE del momento.

 

Il RAPPRESENTANTE dell’ISLAM Turrini sottolinea in modo particolare che Dio è UNICO per TUTTI gli UOMINI, ad ogni latitudine; l’ISLAM è UNICO; pur dovendosi qui considerare le diverse Scuole coraniche (non esiste l’ISLAM moderato e quello estremista). Esso riconosce e rispetta Ebrei, Cristiani, ed appartenenti ad ogni altra Religione.

Parole come RADICALISMO e FONDAMENTALISMO non appartengono alla Legge Sacra, ma alla strumentalizzazione, all’asservimento ideologico, che di essa viene fatto. Il musulmano, infatti, secondo l’insegnamento del Corano, DEVE adeguarsi ai costumi, alle usanze e alle regole sociali del Paese in cui vive o si trova, non prevaricare e pretendere di sostituirsi, con la propria visione delle cose, ad esse. Se OGNI UOMO è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio, può esserci solo fratellanza tra gli uomini.

Fu a partire dal 18° secolo che venne a determinarsi, storicamente, una separazione tra IDEOLOGIA e cioè, in concreto, la politica, e RELIGIONE. Le invasioni, la creazione di Califfati ed Emirati, non previsti affatto nel Corano, appartengono a questa frattura. Anche l’ISIS, oggi (quale che sia la sua natura e la sua origine), si sostanzia in una DERIVA IDEOLOGICA che non ha nulla a che vedere con la SACRALITA’. I primi martiri dell’ISIS, proprio per il POTERE dispotico ed egemonico che esso intende realizzare, che nulla ha a che vedere con la RELIGIONE, sono stati e continuano ad essere i musulmani sciiti, poi i cristiani, ecc.

Pur appartenendo alla stessa Religione di origine, coloro che si trovano coinvolti in questa “deriva”, non si sono formati nelle Moschee, nelle scuole di Corano ecc., bensì nelle strade, nei luoghi di malaffare, di delinquenza, nelle banlieue, ecc.

Tale aspetto è particolarmente evidente se si prendono in considerazione gli Occidentali, soprattutto giovani, che vanno ad arruolarsi, o compiono azioni di cd. “estremismo islamico”, perché?

Non certo perché affascinati dall’Islam, ma in modo piuttosto chiaro e inconfutabile, per il malessere, la frustrazione, la nevrosi in cui vivono, anche se non emarginati, anche se materialmente appagati, in una società fortemente competitiva e stressante, sotto molti aspetti, ingiusta ecc..

Il che non ha nulla a che vedere con la Religione.

 

Il SACERDOTE della CHIESA CATTOLICA Nicelli premette che sostituirebbe il termine “convivenza”, con “integrazione”, perché dobbiamo ormai convincerci, senza più titubanze, che viviamo in una Società PLURALISTA, PLURICULTURALE, PLURIRELIGIOSA (ma su questo viene fuori qualche dissenso, in sede di dibattito, sia pure in modo soft, da chi è certamente e assolutamente d’accordo, su quello che potrebbe definirsi un grande abbraccio sociale, ma richiede mantenimento delle diversità che danno colore e arricchimento alla vita pubblica e privata).

Le SECONDE GENERAZIONI delle persone provenienti dal Mondo musulmano (così come da altre latitudini ed altre culture, ovviamente), sono certamente appartenenti a pieno titolo all’Italia e, in genere, al Paese in cui si trovano.

I concetti di PACE, GIUSTIZIA, VERITA’, ribadisce, uniscono tutti, sia pure secondo le diverse interpretazioni, ma è proprio questa la SFIDA dei TEMPI MODERNI, per TUTTI.

Ci sono a Milano 150mila musulmani. Come possono trovarsi essi a proprio agio, senza una Moschea che sia veramente tale? Se la nostra Religione – dice padre Nicelli – richiede un LUOGO SACRO, dove possa essere praticata, come possiamo IMPEDIRLO ad altre Religioni?

Concorda sul fatto che non dobbiamo guardare al FONDAMENTALISMO che è uno SVUOTAMENTO delle Religioni, a favore di IDEOLOGIE politiche, di potere o di conquiste.

PACE è soprattutto risolvere le gravissime situazioni di disagio sociale, etico, esistenziale, ben gravi ed evidenti, al giorno d’oggi, in Italia, come in altri Paesi, anche attraverso la RELIGIONE.

Giovanni Paolo II° diceva che non c’è PACE senza GIUSTIZIA; ma non c’è GIUSTIZIA senza PERDONO; perdono da chiedere, innanzitutto riconoscendo i propri sbagli, come lo stesso Papa fece in Egitto, nei confronti di musulmani e cristiani coopti, e a Gerusalemme, nei confronti degli ebrei, con la lettera del perdono al Muro del Pianto.

 

Il RAPPRESENTANTE del TEMPIO BUDDISTA Kalubowilage, illustra quale è la PROSPETTIVA di PACE del Buddismo.

Ricorda che sono trascorsi 2604 anni dalle parole del Budda, il cui insegnamento era che SE NON ODI ma AMI chi ti odia, spezzi la CATENA dell’ODIO.

I canoni del Buddismo, sono, appunto: GENTILEZZA, COMPASSIONE, IMPARZIALITA’.

Perché far soffrire altri ESSERI VIVENTI? (RICORDANDO che gli ANIMALI, le PIANTE, sono come gli UOMINI, esseri senzienti)

Nella RISPOSTA a questa DOMANDA è la soluzione e il senso della vita, secondo la Religione Buddista (e quindi, anche, del rapporto con le altre Religioni).

Alla domanda: “chi è un Buddista?” la risposta è: “un Buddista è una persona che compie buone azioni; e questo secondo una ragione spirituale, non una ragione sociale”.

 

SI APRE il DIBATTITO

Per forza di cose, stringatissimo.

Non che si possano risolvere, in una sola serata, i problemi del Mondo, ma sarebbe molto gradito, in una prossima occasione, maggior spazio.

Alla fine, la stragrande maggioranza degli intervenuti era ancora presente, ancora incuriosita; ma è stato necessario chiudere.

La domanda ai RELATORI sorge spontanea:

Va bene tutto; il reciproco rispetto e quant’altro, ma se alla fine ogni RELIGIONE ritiene di essere portatrice della VERITA’ ASSOLUTA, siamo di fronte ad un semplice fatto di ORDINE PUBBLICO, di TOLLERANZA, magari di BUONA EDUCAZIONE, verso gli altri, non di PIENA AMMISSIONE e CONSIDERAZIONE.

Come può conciliarsi questo con l’EFFETTIVA, PARITARIA unione (convivenza o integrazione, che dir si voglia) tra le diverse RELIGIONI e i POPOLI? Come può EFFETTIVAMENTE realizzarsi la PACE?

La domanda, di fatto, esclude il rappresentante della RELIGIONE BUDDISTA; perché lì è riscontrabile, senza ombra di dubbio, per i suoi principi ispiratori, il RICONOSCIMENTO PIENO delle altre Religioni, quali portatrici, a loro volta, di SPIRITUALITA’ e VERITA’.

Il RABBINO risponde, senza esitazioni, che la VERITA’ non è monopolio di una sola Religione. Canone fondamentale della Bibbia è che frammenti di Verità siano in ogni Religione. Uno dei motivi, tra l’altro, per cui nessuna forma di proselitismo è ravvisabile nell’Ebraismo.

Il MUSULMANO parte da un diverso concetto; opposto si direbbe:

La VERITA’ è UNA e si riversa nel Mondo; ma molte, diverse interpretazioni sono possibili.

Se Dio avesse voluto, avrebbe fatto sì che esistesse UNA SOLA RELIGIONE; perché non lo ha fatto? Si può umanamente ritenere che non lo ha voluto, perché ogni FORMA di RELIGIONE potesse lealmente e pacificamente concorrere, confrontarsi ed essere in competizione con le ALTRE per ottenere il MEGLIO POSSIBILE, sulla via del BENE.

Non bisogna, quindi, lasciarsi prendere dalla NOSTALGIA della STORIA e non affezionarsi a tutti i costi all’INFALLIBILITA’ del proprio PENSIERO RELIGIOSO,

L’ESCLUSIVISMO è una gravissima aberrazione, una devianza che fa sì che si capovolge la PROSPETTIVA religiosa, per cui si arriva addirittura al punto che finisce con l’essere l’UOMO che fa DIO a propria immagine e somiglianza.

Questo è inaccettabile e va fermamente osteggiato, sia all’esterno, verso ALTRE RELIGIONI, sia all’interno, nel corpo della Religione stessa di appartenenza.

L’esclusivismo interno, in particolare, porta alla DERIVA IDEOLOGICA (come si era già detto), che nulla ha a che vedere con la Religione, come Legge Sacra, e genera il TERRORISMO, l’odio e la violenza verso il PROSSIMO. Proprio per questo, innanzitutto verso coloro che sono più a portata di mano, gli appartenenti alla stessa Religione dalla quale i terroristi provengono.

Ecco, quindi, come, partendo da posizione diverse, il PARTICOLARISMO dell’Ebraismo e l’UNIVERSALISMO dell’Islam, si arriva ad una identica CONCLUSIONE.

Il SACERDOTE CRISTIANO è, sostanzialmente, sulla stessa lunghezza d’onda.

Che ci sia unità; che ognuno rimanga insieme agli altri, ai propri fratelli, quindi, nel proprio CREDO, è un VALORE; ed è, certamente, buona cosa GAREGGIARE nel fare del bene.

Qui egli si richiama, curiosamente, a Voltaire, per il quale “accettare una opinione diversa, la diversità insomma, non significa necessariamente condividerla”. E’ palese il riferimento al RISPETTO.

Pensiero giusto e costruttivo, indubbiamente, anche se traspare, solo in modo esile, sottile direi, da esso, l’accostamento alle altre Religioni, in un senso consistentemente paritario e, in definitiva, il riconoscimento pieno che l’Uomo non può MAI ritenersi portatore della VERITA’ ASSOLUTA.

Credo proprio che occorrerebbe un ESERCIZIO di UMILTA’, qui: Ammettere il limite dell’UOMO, che non può conoscere TUTTA la VERITA’, perché in nessuno dei suoi ambiti di appartenenza essa è COMPLETAMENTE CONTENUTA.

Viene chiaramente all’evidenza, un problema di CONOSCENZA, di VICINANZA.

Se si sapesse di più delle Religioni, sarebbe sconfitta l’ignoranza e scongiurate le reciproche incomprensioni; almeno dove possibile. Si vivrebbe, indubbiamente, meglio e molti benefici potrebbero derivarne, per tutta l’Umanità.

A questo punto ha preso la parola un giovane buddista presente in sala, Chalana Kalubowtlase, il quale, con poche, chiare parole. ha detto qualcosa di molto semplice e attuabile con altrettanta semplicità in un Paese serio e di comprovata democrazia.

Ha detto: “ nelle scuole dovrebbe esserci l’insegnamento di STORIA delle Religioni, non di Religione”.

Se così fosse, nella realtà, sarebbero realizzati due importanti obiettivi:

Innanzitutto l’”ora di Religione”, per quanto, oggi, facoltativa, perderebbe quel carattere di indottrinamento, tipico di uno Stato confessionale.

Inoltre si avvantaggerebbe, in modo significativo, la CULTURA delle RELIGIONI.

Si riuscirà, prima o poi, in Italia a vedere questo splendido giorno di ammodernamento e rafforzamento del corpo sociale? Politica permettendo, con la soluzione e il superamento dei suoi MALI… chi sa…

La sociologa somala Maryan Ismail, musulmana, ideatrice di questa serata, è una persona davvero straordinaria.

Mi richiama alla mente un’altra giovane somala, dal drammatico eppure brillante destino: l’atleta olimpionica Samia Yusuf Omar, ma questa è un’altra storia.

L’attenzione dei presenti e gli interventi si soffermano ora, sul concetto di PERDONO, mentre la serata volge al termine.

Ebbene, la risposta più convincente alla domanda “che cosa è, davvero, il perdono?” viene direttamente dall’esperienza di Maryan.

Prende la parola e, brevemente, ma in modo molto efficace, ci racconta come, nella sua Patria, sconvolta da dieci anni di guerra dimenticata, che hanno fatto seguito ad altre guerre, sventrando il corpo e l’anima della Somalia, dove musulmani hanno massacrato senza pietà altri musulmani, la sua famiglia è stata totalmente distrutta. Un Islam malato, intollerante, assolutamente estraneo agli insegnamenti del Corano, mette in ginocchio tutti.

Tutti i componenti della sua famiglia, o sono morti, o non si sa più che fine abbiano fatto.

Lei può solo scegliere tra vivere una vita senza speranza, senza pace, chiudendosi e arrovellandosi nel suo odio, o intraprendere la via del perdono; sceglie quest’ultima strada ed ora è qui con noi, serena, sorridente e può ancora fare tante cose per aiutare il suo popolo, e per il percorso dell’Umanità.

Nessun uomo è portatore della VERITA’ ASSOLUTA.

Questa che sembrerebbe una considerazione lapalissiana, si rivela, dopo averla constatata e verificata direttamente, con la partecipazione, le domande, i chiarimenti di questo incontro, come se fosse una GRANDE RIVELAZIONE; e basta già questo per andare verso la convivenza e la integrazione, come si vuole, la pace e l’isolamento e sconfitta del TERRORISMO.

Questo è il succo della serata, secondo me.

Ma non mi sento di chiudere questo pezzo, senza far riferimento ad una personale sensazione; qualcosa a cui tengo molto:

In una serata come questa, sarebbe certamente una forzatura dire che si sentiva la presenza di Dio, perché essa può avvertirsi solo nell’intimità delle coscienze, o nel raccoglimento dei luoghi di culto.

Ma sentire qualcosa, come una memoria, come una speranza… questo sì, è possibile.

Può notarsi, a volte, nelle piazze delle città del Medio Oriente o dei Paesi del Maghreb, dove si svolge il mercato, la contemporanea presenza di venditori ambulanti, negozianti, acquirenti o semplici passanti, di varia estrazione etnica e religiosa, e non si nota neanche di quale appartenenza, musulmani sciiti o sunniti, cristiani di varia provenienza, ebrei, atei, anche, o magari pagani, che discutono, ragionano, contrattano, chiacchierano e non è minimamente messo in dubbio, che essi vadano d’accordo (e così doveva essere qualche migliaio di anni fa).

Ho sempre pensato che il mercato è il luogo più pacifico del Mondo. Le questioni, lì sono i piccoli affari e i soldi della gente comune; ma non c’è nessuna questione sui pensieri, le preferenze, e i desideri di ciascuno, che sono liberi. I volti sono distesi, gli occhi sorridono.

E’ una mia personale opinione, per carità; ma… se tutto il Mondo fosse così… la parola d’ordine dovrebbe essere:

“ACCOGLIERE i MERCANTI nel TEMPIO” non cacciarli.

Anche in quelle piazze, in quei mercati, sarebbe forzato dire che si può sentire la presenza di Dio.

Si sente, però, certamente la presenza dell’Uomo, che rivela la sua natura di fondo: la BONTA’, la FRATELLANZA con gli altri Uomini, della quale, eventualmente, anche la trattativa estenuante per risparmiare sul prezzo, anche la piccola frode in commercio fa parte, perché indica INTERESSE, CONSIDERAZIONE per l’altro, il prossimo che è lì, davanti alla bancarella, o all’interno della bottega, alla fontana o di fronte a te, al centro della piazza, e non ODIO o, peggio, INDIFFERENZA.

Ecco, da questa serata, io vado via, appunto, portando con me l’impressione e il ricordo che c’era la presenza dell’Uomo che NON VUOLE UCCIDERE in nome di Dio, MA PIUTTOSTO AMARE, anche in nome di Dio.

Da notare, come si vede in molte foto, che alle pareti appare il Crocefisso; il che è assolutamente inadeguato negli Uffici Pubblici di uno STATO MODERNO, di Democrazia Occidentale (come è comprovato, tra l’altro, anche da una serata come questa) che, per sua definizione, dovrebbe essere assolutamente LAICO e IMPARZIALE.

Alberto Liguoro

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Ischia, ultimo atto

 

CHI L’AVREBBE MAI DETTO…

che nei primi anni del XXI secolo, nonché 3° millennio, in Italia si sarebbe instaurato un regime autoritario?

Il sottotitolo di questo pezzo potrebbe essere l’ANOMALIA DELL’ITALIA.

Vanno fatte delle premesse.

Bisogna partire, secondo me, da quella che definirei una “Convenzione Occidentale”.

Voglio dire che non si tratta, qui, di nulla di trascendentale, solo umane valutazioni e propensioni, la perfezione è in mente Dei.

Mi spiego meglio: oggi come oggi è assodato e inoppugnabilmente accettato, in Italia e nei Paesi omologhi (non voglio tirarla tanto per le lunghe, diciamo: altri Paesi Europei, America, attuale Russia, Giappone ecc.) che il miglior sistema politico è la DEMOCRAZIA.

Su questo punto credo proprio che nessuno oserebbe mai, neanche in senso teorico, tornare indietro.

Bisogna tuttavia rilevare che il concetto di Democrazia non è al riparo da qualsiasi attacco di fondo, come, invece, sono, ad esempio, la sfericità della Terra o il suo movimento intorno al Sole (una volta oggetto di disconoscimento e aspra avversione). Esso è solo “convenzionalmente” indiscusso; appunto una “Convenzione Occidentale”.

Gli stessi principi della Rivoluzione Francese si risolvono, in fin dei conti, in una “Convenzione”; una delle più grandi, se non la più grande dei tempi moderni (perché l’antichità ha già conosciuto i grandi padri della democrazia greci), ma nulla di più, come è dimostrato dal fatto che essa non trova accettazione, ancora oggi, in gran parte del Mondo; si consideri inoltre, che i grandi teorici usciti dalla rivoluzione si guardarono bene dall’applicare i principi di libertà e giustizia, per non parlare di fraternità, alle colonie francesi, che restarono soggette alla madrepatria, e così via.

Detto questo, va da sé, peraltro, che non si può più assolutamente e definitivamente immaginare oggi, in nessuno dei suddetti Paesi, una Dittatura alla Pinochet, per intenderci, o come ai tempi della Grecia dei Colonnelli, per non parlare, poi, del vetusto Fascismo Mussoliniano.

In nessuno di questi Paesi, quindi, varrebbe più l’eventuale argomentazione autoreferenziale di chi governa, secondo cui non potrebbe assolutamente parlarsi di più o meno strisciante o più o meno “pseudo” dittatura, laddove non vi sono desaparecidos, non vi sono torture ecc. perché questo è un dato di fatto semplicemente scontato.

In questi Paesi la differenza tra il Buon Governo e il Cattivo Governo è data dal tasso di Democrazia, cioè la quantità e qualità di Democrazia che si afferma.

C’è sempre una questione di “tasso” in un assetto sistematico; ad esempio è notorio che il tasso di autoritarismo era maggiore nel Nazismo che non nel Fascismo propriamente inteso, parimenti è del tutto ovvio che può esserci un più o meno elevato tasso di Democrazia, e varie gradazioni della stessa.

Per quanto possa sembrare un paradosso la pubblicabilità stessa di questo articolo dipende dal livello di Democrazia attualmente riscontrabile nel nostro Paese.

E’ giunto quindi il momento di effettuare alcune valutazioni:

Quando può dirsi che in un Paese dell’”area occidentale” (usiamo anche convenzionalmente questo termine) c’è un Regime Autoritario?

La risposta, alla luce delle premesse è semplice: quando il tasso di Democrazia è estremamente compresso e frustrato.

Possiamo noi dire che in Italia si è affermato un regime autoritario?

Possiamo dire che tanto accade in Italia con caratteristiche non presenti in alcun altro Paese omologo, e assolutamente singolari, per cui può parlarsi di una ANOMALIA del nostro Paese rispetto ad altri?

Rifuggo sempre con sospetto dalle certezze e dallo sputare sentenze. Dico solo che abbiamo notevoli indizi in tal senso che meriterebbero di essere maggiormente tenuti presente e analizzati:

1 – Chi è leader del Governo non interpella gli altri membri del Governo sulle strategie da seguire, sulla politica interna, sulle riforme, sui rapporti con i Paesi esteri, ma è, viceversa, la compagine governativa ad interpellare il suo leader sulle sue scelte e decisioni per poi applicarle abbastanza pedissequamente.

Altrettanto chi è leader del Partito (nel nostro caso peraltro le due funzioni si cumulano) non interpella i quadri, la struttura ecc. sull’organizzazione, le alleanze, le posizioni da assumere sulle questioni che si presentano ecc. ma, anche qui, il Partito pende, per così dire, dalle labbra del capo.

2 – Gli alleati politici, salvo qua e là esplosioni di nervi, sono d’accordo su tutto a monte, senza dibattito o confronto alcuno, il che getta sinistre luci sulla trasparenza delle alleanze stesse.

3 – I rapporti con gli avversari politici non sono in termini di valutazione di merito dei rispettivi orientamenti, ma in termini di legittimità degli stessi. In altre parole le determinazioni caratterizzanti la conduzione politica del Paese, non derivano da una sintesi di tesi ed antitesi che si confrontano, ma da una imposizione di uno schieramento sull’altro o sugli altri, giustificato, appunto, dalla delegittimazione degli altri. Situazione questa che non ha termini di paragone in altri Paesi (parliamo sempre di quelli considerati) dove il merito è sempre contrastato – come è giusto che sia nell’interesse dei cittadini – ma la legittimità dell’opposizione è fuori discussione.

4 – L’alternanza (questo poi deriva anche come corollario), comunemente riconosciuta come fisiologica in un sistema democratico dove, schematicamente, ci sono periodi di progressismo e conquista di nuovi spazi e obiettivi e periodi di conservatorismo, cioè rafforzamento e stabilizzazione di quanto acquisito, viene invece da noi vissuta come un pericolo. Chi governa vorrebbe farlo in aeternum. Anche nella terminologia adottata in varie sedi, tutto questo traspare; ad esempio qui non si dice “conservatori” e “progressisti” o “laburisti”, ma “reazionari” e “comunisti” o “marxisti” in senso dispregiativo ed estremista. La periodica esposizione alla possibilità di cambiamenti, attraverso le elezioni, è quindi vissuta con fastidio ed un sottile senso di rabbia.

Ne deriva che, allo scoccare del ricambio (prima o poi), mentre altrove la parola d’ordine è “manteniamo tutto quello che è stato fatto e cerchiamo di migliorarlo”, da noi è “distruggiamo tutto quello che è stato fatto (salvo qualcosina per convenienza) e cambiamo tutto il resto” con gli evidenti disagi ed enormi spese per i cittadini, nonché contribuenti.

5 – La politica intesa come governo della “polis” è scomparsa, sostituita dalla imposizione e prevaricazione in tutti i campi; basta vedere le gazzarre in Parlamento e in TV.

Non vi è più alcun rispetto per il popolo al quale poi appartiene la sovranità democratica, trattato come una tifoseria ultrà nella migliore delle ipotesi, una accozzaglia di sudditi cialtroni nella peggiore (ma non la meno frequente).

6 – La dialettica politica come rissa e la posizione individuale degli esponenti politici nella conduzione del Paese, come affare strettamente personale, sono avallate dai mass media: affermazioni come “faccio il parlamentare per non essere arrestato” sono inammissibili, non occorre neanche dire perché, ma i giornali le giustificano pur nella diversità e contrapposizione dei commenti; un titolo come, più o meno “Berlusconi butterà a mare tutti i suoi collaboratori pirla appena rientrerà a Milano” è degno di un Paese bokassiano. E’ elementare che i collaboratori “pirla” o sono rappresentati del popolo e allora non tocca al “capo” buttarli a mare, o sono “colonnelli” del capo, allora non meritano un titolo in prima pagina; lasciamo perdere le donne nei posti di potere “in posizione orizzontale”; lasciamo perdere le figliocce di papy usate più o meno come carte da cioccolatini, ma dove c’è gusto… e parliamo piuttosto della c.d. “casta”.

7 – La casta, o cricca, o cosca, o cupola che dir si voglia può permettersi di affermare che un Governatore condannato a 5 anni di reclusione per gravissimi reati, è sostanzialmente innocente perché una delle accuse (asseritamente la più importante) è risultata infondata; che un parlamentare condannato in appello a 7 anni di reclusione per gravissimi reati è stato, sostanzialmente, assolto perché in primo grado aveva beccato 9 anni; che una sostanziale donazione di un appartamento al centro di Roma è stata effettuata all’insaputa del donatario; che un’autorità che ha il compito di garantire la salvaguardia di uno degli importanti cardini della vita civile dai possibili condizionamenti di un’altra autorità, possa prendere, da quest’ultima, cazziatoni, senza che in questo ci sia nulla di anomalo o scandaloso.

Qui mi fermo, ma non finiscono qua i numeri; chi vuole può cimentarsi nel trovare (tanti) altri spunti.

Ecco da tutto questo, io ritengo, in perfetta buona fede, con pacatezza e dal mio punto di vista, di poter dedurre che in Italia oggi si sia insediato un Regime Autoritario, con le precisazioni premesse, che occupa tutti i posti di potere e di conduzione del Paese.

DI CHI E’ LA COLPA?

Questo è molto difficile da stabilire essendo assolutamente semplicistico e fuorviante far riferimento ad un padre padrone, portatore di interessi personali fortissimi in conflitto con quelli generali ecc.

Lasciamo stare le “colpe storiche” che ci porterebbero in un ginepraio dove tutti i gatti sono bigi, senza vie d’uscita.

Parliamo delle colpe attuali.

Anche qui occorre premettere che nessuno può dirsi portatore assoluto di argomentazioni esaurienti.

Per quanto mi riguarda, mi cimento unicamente nel porre sul piatto della discussione alcune riflessioni:

Chi detiene il potere certamente ritiene di essere nel giusto e di fare sempre la “cosa giusta”.

Quando ero in Magistratura, mi capitò di interrogare un reo confesso di aver assassinato la moglie presunta fedifraga. Io continuavo a dirgli “ma si rende conto di quello che ha fatto?” e lui continuava a rispondermi “mi rendo conto benissimo.” Io “ma lei ora sta qua in galera!” e lui “sì ma mia moglie sta sotto terra. E quella là deve stare.” Era felice. Questo per dire che non esiste un parametro assoluto per stabilire ciò che sia giusto o no.

Fare colpa a qualcuno di qualcosa che ritiene giusta è esattamente come fare un buco nell’acqua.

Diciamo chiaramente che la compagine governativa e di potere (ristretta) si basa su un elettorato ampiamente maggioritario.

E’ d’uopo, allora, rivolgere una rapida occhiata al Paese.

Il nostro è un Paese che è l’esatto contrario, stando alle inerenti statistiche, del Paese quale definito, nel loro film, dai fratelli Coen. Il nostro “è un Paese di vecchi”. C’è poco da dire, è così; quindi tendenzialmente portato verso la sicurezza che un Regime garantisce, piuttosto che verso l’evoluzione della società, con i connessi rischi; piuttosto arroccato su piccole posizioni da conservare piuttosto che interessato a sfidare il futuro; ed è molto forte e ricco di argomentazioni nel sottoscrivere tutto ciò. La parte giovane, vitale, vivace, piena di volontà, spirito costruttivo e creativo, intelligenza, quando non fugge all’Estero, è messa in disparte, non ha consistenza, non ha appoggi, in definitiva non ha forza alcuna.

La presenza del Vaticano in Italia ha il suo peso.

Il Vaticano è una potente macchina elettorale attraverso il passaparola derivante dalla sua funzione di cura d’anime. Ebbene appoggerà sempre il Regime perché gli dà maggiori garanzie di controllo sulle famiglie, che costituiscono la colonna portante del suo potere.

Ma che c’entra tutto questo con la Democrazia?

Lo Stato ha da essere assolutamente LAICO, lo dico da Cattolico praticante (sia pure con mie caratteristiche). La minima ingerenza confessionale andrebbe fermamente e consistentemente respinta proprio in funzione di un futuro democratico che permetterebbe una vita degna di essere vissuta tanto ai cittadini in genere, quanto ai fedeli.

La c.d. “Opposizione” in senso generico, attualmente la Sinistra (ma a posizioni ribaltate e alla luce degli eventi conosciuti cambierebbe poi molto la situazione?), che fa in tutto questo? Io direi… lasciamo perdere,và.

COME SE NE ESCE?

O meglio se tutto quello che si è detto corrispondesse a verità; se gli indizi messi in evidenza fossero davvero probanti; se davvero dovessimo concludere che oggi in Italia, detiene il potere un Regime Autoritario, come uscirne?

Se la domanda di prima era difficile, questa è addirittura impossibile, diciamo.

Anche qui dico qualcosa, lasciando aperta la discussione a 360 gradi, anche sul merito della questione. Magari qualcuno ha gli argomenti giusti per dimostrare che la libertà, il benessere e la giustizia oggi trionfano in Italia.

Questo è il bello della discussione, il bello di (poter) pensare con la propria testa e confrontarsi.

Secondo me, comunque la si veda, la “situazione Italia” non è che si possa risolvere e possa trovare grandi e soddisfacenti approdi dall’oggi al domani. Ci vuole tempo…

Sono cose di cui si parla con amici, conoscenti, sui posti di lavoro, con argomentazioni che, al momento, più che altro lasciano più o meno il tempo che trovano.

Una volta appunto, si diceva, così, tra amici:

La VECCHIA generazione è stata quella “maledetta” della guerra; NOI siamo la generazione “maledetta” del dopoguerra, i nostri FIGLI sono stati rovinati da noi…

Se fosse così dovremmo puntare tutto sulla IV e V generazione: gli adolescenti e i bambini di oggi;

il futuro: i giovani e i quarantenni di domani.

E’ necessario, appunto, molto tempo: VENTI, TRENTA ANNI ma bisogna lavorarci sodo: partire dalle scuole, l’istruzione, almeno quella di base è certamente importantissima; e poi ampliare la cultura, invogliare verso la cultura, nella quale sono compresi anche i principi della Democrazia. Non lasciare mai nulla di intentato. Se c’è un giovane, o giovani che tendono a defilarsi, che magari si lasciano attrarre da falsi miti, lottare, lottare e lottare per recuperarli a se stessi, alla loro gioventù, alla loro dignità.

Che le generazioni che “hanno perso” (Gaber docet) aiutino almeno le nuove a VINCERE.

Alberto Liguoro

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Considerazioni di Bruno Mancini

Nella mia convinzione di diligente studente prima e poi di cittadino orgoglioso di vivere in una nazione capace di chiudere la porta all’autoritarismo fascista mediante la Carta Costituzionale, e anche abile a non cedere il potere ai gruppi politici che avevano distorto il complesso dettato economico sociale proposto dal pensiero di Carlo Mark in tutti i paesi in cui governavano, in tanti anni quindi di vita per lo più pubblica avevo sempre inteso la parola DEMOCRAZIA come abbreviazione e sinonimo di GOVERNO DA PARTE DEL POPOLO in totale antitesi con la parola MONARCHIA (la quale a mio parere, allo scopo di far emergere una più corretta correlazione lessicale tra il termine e la realtà storica espressa, andrebbe riscritta in CASTARCHIA) non assegnando alcun valore al sistema (elettorale, assembleare, rappresentativo ecc.) utilizzato per la sua completa realizzazione.

Erano i tempi durante i quali uomini d’indiscusso livello culturale organizzavano forme di aggregazioni di comuni cittadini (i partiti) il cui obiettivo statutario era quello di presentare una rosa di candidati tra i quali il popolo potesse scegliere i suoi rappresentanti in parlamento.

Nessuno può legittimamente mettere in discussione che gli Eletti -dopo aver soddisfatto i propri interessi personali!- non fossero pronti ad intervenire secondo le richieste generali dei propri elettori.

Democrazia a macchia di leopardo secondo la relazione bianco o nera instaurata tra i due soggetti elettore – eletto.

Democrazia migliorabile in vari modi:

1) L’istituzione di un albo nazionale “Politici” per il cui accesso fosse previsto (parlo al passato in quanto oggi la situazione è irrecuperabile) un percorso di scolarizzazione a livello universitario relativo ai vari settori attinenti la gestione della “cosa pubblica”, e penso alle competenze amministrative, così come quelle giuridiche e sociali, e penso alle capacità gestionali di persone e di beni, alle dottrine di diritto internazionale e via dicendo… e m’indigno ancora oggi paragonando tutti gli obblighi ai quali mi ha sottoposto e mi continua a sottoporre lo Stato italiano per consentirmi di svolgere l’attività di OSTE -quindi addetto alla gestione unicamente dei miei beni- (titolo di studio – antimafia – casellario giudiziario – qualifica professionale acquisita mediante superamenti di esami su materie legislative merceologiche ecc.. – certificati sanitari.. e ti evito la noia di seguirmi in quella che è una lista quasi infinita) al confronto con ciò viene ancora OGGI ritenuto l’unico titolo valido per amministrare. ad esempio, la Regione Lombardia che forse, chiedo perdono se sbaglio, è l’Azienda con il maggiore fatturato e numero di addetti e di…. clienti-sudditi di tutta Italia, ossia parlo della “TESSERA ELETTORALE”!!

Unico requisito necessario per diventare CAPO… POLITICO

Affinché il mio pensiero “sociale” sia chiaro devo precisare che l’accesso e la permanenza ai corsi relativi all’acquisizione dell’iscrizione nell’albo “Politici”, così come tutte le fasi di avvicinamento al titolo dovrebbero essere gestite nell’ambito UNICAMENTE di BORSE DI STUDIO proposte dagli istituti scolastici, valutati dai rettori delle università .. e controllate dalla magistratura.

Noi cittadini vorremmo poter scegliere di assegnare la gestione delle risorse economiche, derivanti dal nostro lavoro, a professionisti (non importa qui capire se di sinistra, di centro, di destra… di alto di medio o di basso ceto) provvisti di competenze documentate da un titolo di studio.

I successivi punti, già di per sé chiari nei titoli, li tratterò, forse, in momenti successivi altrimenti stanotte non riuscirò a giungere al nocciolo del mio pensiero

2) Trasparenza patrimoniale dei candidati

3) Conflitto d’interessi

4) Legislazione aggravante per i reati pubblici

5)…

N)…

Quel sistema a macchia di leopardo, in mancanza dei correttivi richiesti dal popolo sovrano, si è tramutato in un manto nero che impedisce qualsiasi partecipazione attiva del popolo alle decisioni della “CASTA”.

Per intenderci parlo di liste elettorali blindate a favore dei candidati scelti dal RE e privi d’investitura popolare, anche in ambito PD.

Già “CASTA” ____ “MONARCHIA”_____”CASTARCHIA”.

Noi oggi viviamo in un regime di “CASTARCHIA” dove l’uomo della provvidenza ha come solo certificato d’origine “DOC” quella tessera ricevuta dalla P2 di Licio Gelli.

L’italia non è un paese a conduzione democratica.

Ti abbraccio

Bruno

———————————————–

Alberto Liguoro

Amici e colleghi carissimi

Io ho vissuto questa competizione elettorale come una splendida avventura, nella quale mi sono certo impegnato moltissimo (perché penso sempre che lo cose o si fanno o non si fanno, non ci sono mezzi termini) e mi sono certo divertito moltissimo, anzi proprio perché impegnato mi sono divertito. Ho conosciuto tante belle persone, rivisto vecchi amici, imparato nuove cose, quindi è stato un arricchimento.

Ora che importanza vuoi che abbia dove mi sono piazzato e con quanti voti in un contesto nel quale la compagine avversaria ha dominato?

Per me è stata già una grandissima soddisfazione e un bel risultato (questo sì lo confesso, mi sarebbe dispiaciuto non ottenere) aver superato il primo turno. Ora essermi trovato al ballottaggio a ridosso dei panzer, delle truppe cammellate e così via è veramente il top.

Confermo quindi tutti i ringraziamenti e gli auguri, i complimenti  ad Abruzzo e De Felice, i riconoscimenti all’intera squadra che si è battuta anche in condizioni estreme e con la partecipazione di chi non avendo superato il primo turno, se si fosse defilato non avrebbe fatto gridare allo scandalo nessuno, un affettuoso abbraccio e ad majora a Gabriella Fiecchi che, stando alle intervenute precisazioni, è la prima dei non eletti e, dalle sue note biografiche, ha ben titoli per esserlo, anzi avrebbe titoli per essere tra gli eletti.

A tal proposito, scusate la mia novellinaggine, ma penso proprio che bisognerà fare qualcosa, recuperare forze e valori sparsi, appianare diffidenze e motivi di rancore (forse), battere frustrazioni, scoraggiamenti, illusioni, sconfiggere velleità, protagonismi e quant’altro, rivoluzionare un po’ tutto insomma, altrimenti… ciao… per così dire. La compagine di Letizia Gonzales è compatta e fortissima, credo che sia anche brava, ma negli organismi democratici è fondamentale secondo me il confronto dialettico e l’alternanza, guai a dare sempre ragione al vincitore! S’è visto nella Prima Repubblica… ora se è vero questo, non si può battere la compagine avversaria in ordine sparso, suddividendosi qua e là. Si perde. Si può solo fare “bella figura”, e almeno questo sì, penso che bella figura abbiamo fatto con due professionisti inseriti e nessuno delle altre compagini  a riprova di un  vago disperdersi di queste ultime.

Vi prego di non  arricciare il naso di fronte alla mia “novellinaggine” perché forse serve anche questo, inserimento di novità (indipendentemente da quale altitudine –ahimé – di età provengano).

Franco Abruzzo mi ha segnato su un pezzo di carta (glielo ho chiesto io) quali sono i compiti dell’Ordine dei Giornalisti, cose elementari che io ho appreso.

Il punto che più mi vede presente e pronto a battermi è “battaglia per la libertà di stampa”.

Questo è un punto fermo per tutti, ovviamente, anche se non capisco come mai se è così scontato, siamo arrivati al 72° posto nel Mondo, siamo definiti Paese con “semilibertà di stampa”; va bene che come correttezza della Giustizia siamo al 142° posto (confermato anche da Organi massimi della Magistratura, che però che fanno?), ma questo non ci conforta, e poi chi ci dice che non siamo al 142° posto nella Giustizia, proprio perché siamo al 72° posto nella libertà di stampa? Anzi sembrerebbe piuttosto scontato questo.

Ora questo discorso della libertà di stampa, per uno come me, cioè un novellino, è un pallino, uno scoglio da superare, una sfida sulla quale si può anche non dormire la notte.

Ecco in questo senso sono pronto a battermi, a continuare a battermi, e in questo senso credo sia buona cosa l’acqua al mulino che porta un novellino.

Detto questo, tabula rasa, colpo di spugna e pensiamo al futuro.

Se nel futuro c’è da lottare non è un problema per uno che ha scritto una poesia dal titolo “Gli spari del destino”.

Allora io dico: la compagine avversaria ha stravinto (e convinto probabilmente). Ci ha sbaragliato, bisogna riconoscerlo, ma non annientato. Mi è molto piaciuta la similitudine di Franco con i rivoluzionari francesi che la spuntavano sulle agguerrite ed organizzate truppe reazionarie. Poi nella Storia hanno vinto i perdenti, mentre i vincenti erano l’ultima coda di ere che venivano lasciate alle spalle, che si superavano.

Allora facciamo corpo attorno ai presenti nei consigli regionali e nazionali e proponiamo, proponiamo, proponiamo.

Vediamo se alla fine non riusciamo ad imboccare la strada di una nuova era, perché questa… coi giornali e TV che dicono sempre le stesse cose, che si distinguono più per quello che non dicono che per quello che dicono, che hanno l’unica caratteristica di sottolineare lo smarrimento della memoria breve nella nostra società, dove permane solo la memoria remota (tanto quella non infastidisce, se non forse minimamente, salvo aggiustamenti vari, chi detiene il potere)… decisamente non va!

Nel mio ultimo libro di fantascienza RUMORE DI PASSI NEI GIARDINI IMPERIALI (saranno poi “passi che fanno rumore” o ci rimarrà solo “il rumore dei passi”?) alla cui presentazione all’Umanitaria è venuta solo Raffaella Parisi che nuovamente ringrazio, che, di fronte al pessimismo dominante circa il futuro dei grandi Orwell, Wells, Huxley, propone la scommessa, persa, ma solo parzialmente, di un futuro più ottimista, parlo molto anche di questo (nel romanzo le agenzie mondiali che dialetticamente sovrintendono all’informazione si chiamano “La Verità Nuoce” e “Nessuna Nuova Buona Nuova”, il giornale che va per la maggiore in una parte del Mondo è “Dimenticare” che ha fatto la “coraggiosa” scelta di essere il miglior giornale da -non-pubblicare e quindi uscire tutti i giorni con le pagine bianche, New York ha un solo giornale “Under” il bisettimanale gratuito della metropolitana con 6 pagine di pubblicità e, al centro, 2 di notizie da dieci righe equamente distribuite tra New York e il resto del Mondo, e così via… speriamo di non arrivarci.).

E non ditemi, per cortesia, che mi faccio pubblicità, quale pubblicità… per lo schifo di come va anche l’Editoria di libri (più riviste più servizi tv) in Italia! Ma questo è un altro capitolo che, certo, si può anche aprire. Finora lo si è fatto poco, ma probabilmente anche questo perché siamo nella “semilibertà” di stampa. Ribadisco dobbiamo aspirare alla “libertà”. E poi… lo dico da uomo di Legge, dobbiamo chiedere la “riabilitazione” ai critici, agli osservatori che ci hanno valutato severamente, forse, ma realisticamente. Ma dobbiamo meritarcela.

Ora non voglio più rompervi le scatole, l’ho fatto abbastanza. Spero di aver detto qualcosa per cui è valsa la pena di arrivare fin qui, per chi ha avuto questo coraggio.

Buona giornata a tutti e a presto. L’incontro del 10 giugno al Circolo della Stampa è confermato a quanto pare.

Alberto Liguoro

banner ballotaggio

DOMENICA 30 MAGGIO E LUNEDI’ 31 MAGGIO 2010

Elezioni per l’Ordine dei Giornalisti della Lombardia: Ballottaggio

che si terrà all’Unione del commercio di Milano in Corso Venezia 47

Domenica dalle ore 9.45 alle 13.15 e Lunedì dalle ore 9.30 alle ore 14

ALBERTO LIGUORO è candidato quale capolista per il Consiglio Nazionale Pubblicisti (SCHEDA BEIGE)

nella “LISTA CIVICA INDIPENDENTE” guidata da Franco Abruzzo e Gianni De Felice.

“Se sarò eletto lavorerò per il conseguimento di un unico obiettivo: la massima realizzazione della LIBERTA’ di STAMPA. Oggi l’Italia è relegata al 72° posto (rapporto Freedom House).Il nostro Paese deve uscire dalla ‘semi-libertà’ di Stampa.

Noi della ‘Lista Civica Indipendente’ faremo di tutto perché l’INFORMAZIONE in Italia torni ad essere quella che un Paese Civile merita; e gli altri?” Alberto Liguoro

Vi prego di girare questa mail a tutti i vostri contatti e di divulgare tale informazione.

Alberto Liguoro

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Poesie

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Poeti d’oggi

Prose

La Maschera del Tempo

Il Vecchio Teatro

Rumore di passi nei giardini imperiali

RUMORE DI PASSI NEI GIARDINI IMPERIALI

un avvincente romanzo di fantascienza

di

Alberto Liguoro

ed. Maremmi Firenze 2009

pag. 384 € 24.80

ISBN 978-88-517-1559-5

Varie

Catalogo

DVD Poesie

Le Stagioni racconti e poesie

Volumi editi degli Autori

ALBERTO e  DALILA LIGUORO

1) La Maschera del Tempo – thriller – Ed. Maremmi FIRENZE 1998 pag.250  € 15 – ISBN 88-8254-312-9

2) Radici – poesie – Ed. Maremmi FIRENZE 2000 –

pag. 100 € 10 – ISBN 88-8254-639-X

3) Il Vecchio Teatro – romanzo – Ed. Alfredo Guida NAPOLI 2001 – pag.194 € 12 – ISBN 88-7188-479-5

4) Differenti ispirazioni – poesie – Ed. Libroitaliano RAGUSA 2002 – pag.70 € 9 – ISBN 88-7355-181-5

5) Le Stagioni (con lo pseudonimo Algor) – racconti e poesie -Ed Maremmi FI 2004 – pag.150 € 11 –   ISBN 88-517-0502-X

6) Esplosivo – poesie (nuovo corso) – Ed. Libroitaliano World RAGUSA 2004 –  pag.70 € 10 –  ISBN 88-7865-002-1

7) A questo punto – poesie visive – Ed. Libroitaliano World RAGUSA 2007 – pag.115 € 12 –    ISBN 978-88-7865-494-5

8) DVD più libro Poesie con Dalila Liguoro – Ed. ISMECA Bologna 2008 – pag.50 € 16 – ISBN 978-88-89668-60-3

9) POESIE con Dalila – Ed. ISMECA Bologna 2009 –

pag. 44 – € 12 – ISBN 978-88-6416-041-2

 

ANTOLOGIE

1)  Argomenti –  Casa Editrice ISMECA Bologna 2007 – pag.218 € 20 – ISBN 978-88-89668-32-0

2) Poeti d’oggi – Ed. Libroitaliano World Ragusa 2007 –   pag.157 € 25 – ISBN 978-88-7865-640-6

 

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golfo 14122009 recensione liguoro

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ALBERTO LIGUORO – Poeta- Magistrato

Grande amico dell’Isola d’Ischia aderisce al progetto “La mia Isola”

Antologie Poetiche a cura di Roberta Panizza e Bruno Mancini

Scrivere di Alberto Liguoro è come presentare l’ideale prototipo d’artista che è comune a gran parte di chi manifesta i propri impulsi letterari per pura necessità espressiva scevra da ogni altra sovrapposizione d’interessi pratici o commerciali.

 

Chi almeno una volta nella vita si sia abbandonato, senza remore e senza limitazioni, a rendere fruibili “amor ch’ e’ ditta dentro” (Dante Alighieri – Purgatorio XXIV, 53-54)

per le poche o tante persone interessate o semplicemente curiose di saperlo, avrà ben chiara la voglia irrefrenabile di non tenere in alcun conto regole e regolamenti, vocabolari, grammatiche e sintassi in letteratura, oppure cromatismi e prospettive nella produzione pittorica, o anche battute tempi e chiavi negli allestimenti musicali, che attanaglia nel momento della “creazione”.

Alberto Liguoro ha il pregio intellettuale di comprendere la scarsa forza del traino cui affiderà la sua opera “spontanea” ed ha la forza selvaggia e quasi animalesca di pretendere anche in solitudine il rispetto del suo “territorio artistico”.

 

La scrittura di Alberto Liguoro è uno scandalo, uno scandalo mi viene voglia di dire di proporzioni sociali, per quanto essa riesce placidamente ad irridere la superficialità di quei sparuti lettori che si avvicinano alle opere poco o per niente pubblicizzate dai soliti imbonitori giornalistici e televisivi.

Personaggi per lo più strani che spesso, non senza torto, si degnano di aprire i libri “anonimi”, quasi sempre ricevuti in regalo, e lo sfogliano con la supponenza di chi non debba far altro che attendere di essere servito la trama e i personaggi su un vassoio dai decori semplici e banali.

Afflitti dallo snobismo di chi intenda non dover compiere alcuno sforzo cerebrale per trasformare il libro da possesso materiale a possedimento intellettuale, trattandosi di un libro, ripeto, del quale non è stato indotto a leggere pagine in ragione del prudente atteggiamento di chi desideri ben figurare nella massificata società culturale diretta dai soliti nomi, non di rado chiedono al libro figlio di “nessuno” di svolgere la funzione di riparo dai raggi del sole a ferragosto, restando poggiato sul naso per difendergli gli occhi dalla luce, poiché, infatti, a far pensare… a far pensare bastano loro “GLI EDITORI”!

 

La scrittura di Alberto Liguoro è uno scandalo.

E’ uno scandalo anche quando, disattivata la bucolica contemplazione, e con lo spirito in subbuglio, scrive elegie non sul piacere di ascoltare psicodrammatici accadimenti tipo

“Passero solitario, alla campagna

Cantando vai finché non more il giorno;”

 

o su quanto sia doloroso ammettere che

 

“Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori

lascian gli stazzi e vanno verso il mare:”,

 

ma quando la sua penna, più che scrivere semplicemente, incide le coscienze, con frasi che perseverano tenaci nella mente di chi le legge e che lanciano sfregi indelebili contro l’immonda burocrazia fin tanto che non nascondono il disprezzo per la stratificante acquiescenza alla illegalità.

 

E’ scandalo ciò che scrive Alberto Liguoro, è scandalo nelle forme e nelle essenze.

Tenetevi alla larga… rischiate di inquinare malamente il vostro placido disinteresse per tutto quanto non è Mondadori!!

 

Chi sarà mai questo novello Poeta Novelliere?

Coniugato (Maria Rosaria Mollo) con tre figlie (Sabrina, Monica, Dalila), cittadino italiano, nato il 28 marzo 1944 a S.Marco dei Cavoti (Benevento) – Vive a Milano, innamorato pazzo dell’Isola d’Ischia, l’ha eletta a sua residenza estiva.

Nel 1969 entra in Magistratura.

Dal 1986 al 1991 Sostituto Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Milano.

Nel 1991 esce dalla Magistratura col grado di Consigliere di Cassazione e si iscrive all’Ordine degli Avvocati di Milano; in pari data all’Albo Speciale presso la Corte di Cassazione.

Attualmente esercita l’attività di avvocato in Milano.

 

Iscritto all’albo dei pubblicisti presso l’Ordine dei Giornalisti della Lombardia oltre che con le proprie generalità, con lo pseudonimo ALGOR.

Nell’anno 1998 ha avuto una collaborazione continuativa con “L’Indipendente” di Milano.

Nel 1999 una collaborazione con il quotidiano napoletano “Cronache di Napoli”.

Dal 2001 al 2008 ha collaborato periodicamente con la rivista giuridica Diritto e Giustizia – Giuffré.

 

Scrive da sempre, e segue con assiduità le nuove proposte letterarie che rimbalzano sulla stampa italiana, fin a che, un giorno, durante una delle sue consuete vacanze ischitane legge un articolo del quotidiano “Il Golfo” che presenta il progetto di Antologie Poetiche “La mia isola” proposto dal sito di scrittura www.poesiaedintorni.it diretto da Roberta Panizza che ha da tempo designato Ischia come sede (non solo ideale) delle sue proposte culturali, ne annota l’indirizzo e si iscrive.

Trova interessante il dibattito che in esso si svolge, e per aderire al progetto “La mia isola” avvia i fruttuosi contatti che gli consentiranno di partecipare come Autori nell’Antologia Poetica “Ischia, un’isola di…” di prossima pubblicazione.

 

Intervista

 

Quale è il suo rapporto con l’Arte e come è nato?

 

L’Arte è una grave malattia dalla quale non si guarisce mai. Io l’ho contratta inconsapevolmente quando ero ancora bambino.

 

Ischia e la cultura potrebbero rappresentare un binomio vincente turisticamente?

 

Deve essere vincente. Appartiene alla centralità del futuro dell’Isola d’Ischia.

Le alternative sarebbero, da un verso, il degrado e l’imbarbarimento e, dall’altro, la massificazione consumistica. Tutto ciò che nessuno vorrebbe o auspicherebbe.

 

 

Provocatoriamente le chiedo se ha letto l’Antologia poetica “Ischia, un’isola d’amore” e cosa ne pensa?

 

Certo che l’ho letta. Penso che sia uno scossone alla pigrizia e alla noia, L’azione di un detective o di più detective (Bruno Mancini, Roberta Panizza ecc.) che cercano di delineare l’identikit dell’assassino (il poeta) e ricostruire il delitto (la poesia). Azione alla quale sono felice e mi onoro di partecipare, dando il mio contributo allo scopo di giungere alla soluzione del caso, quale agente semplice che collabora, carta e penna in mano.

 

Quale è il messaggio che intende mandare per promuovere l’interesse verso la Poesia?

 

La Poesia è come la vita, appartiene a tutti. Poi ciascuno ne è arbitro, così come è arbitro della propria vita.

 

Le piace Ischia?

Venivo ad Ischia da bambino con i miei genitori. Qui hanno avuto vita le mie prime schermaglie sentimentali. Qui ho conosciuto colei che poi è ancora oggi mia moglie. Qui si è sposata una delle mie figlie. Qui oggi vengono a passare le vacanze i miei nipoti con le famiglie. Io e mia moglie ci torniamo spesso durante l’anno. Due volte ho chiaramente visto il raggio verde. Potrei non amarla? Anzi proprio perché mi è sempre piaciuta per la sua bellezza e varietà è accaduto tutto quanto ho detto.

Devo dire, però, che ultimamente è un po’ mortificata proprio da coloro che le vogliono bene o dicono di volerle bene. Ma si rifarà, ne sono certo. I millenni alle spalle sono certo di buon auspicio per i millenni a venire.

 

Quali sono i prossimi appuntamenti culturali che la vedranno protagonista?

C’è un solo grande appuntamento culturale che li racchiude tutti ed è quello della mia vita che, a 65 anni suonati, credo di poter finalmente orientare nel senso da me sempre desiderato e, per quanto possibile, perseguito, e cioè l’arte dello scrivere, con tutto ciò che comporta, compresa la possibilità di vedere la trasposizione dello scritto in opera scenografica o pittorica.

 

Grazie e alla prossima

DILA

Premi Otto milioni

Bruno Mancini

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