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Sul palco si inizia
e la sala si buia
– non devi sentire gli umori –
“Attore”
scollato
nel cubo, dal resto.
Sospeso il goccio
e la rugiada
il melograno
“Prologo”
cava la prima scheggia.
Un giorno
guardami.
Un giorno
guardati.
Un giorno
guardaci.
Un giorno… un giorno… un giorno.
Proscenio scettico
l’alone della ribalta
– più ombre che molti –
“Attore”:
librante
sul solco, tra i fumi.
Mi guardo un giorno
e penso.
Ti guardo un giorno
e rido.
Ci guardo un giorno
stupisco.
Un giorno… un giorno… un giorno.
E’ quando si smette
che accendono
e spargono giudizi
“Attore”
infuso
nel vuoto, tra gli altri.
Annebbia il fato
annebbia il rischio
il principe
“Eccomi”
il telo è teso.
Poi guardo un giorno
e c’ero.
Poi guardo un giorno
tu c’eri.
Poi guardo un giorno
insieme.
Un giorno… un giorno… un giorno.
Lei bruna sedeva
“Mi schianti e mi strazi.”
Lei donna ansimava
“Abbandonata e sola.”
…
Così va dietro un sogno
– ancora schiacciando le noci
tra nocche –
bandelle
nella galleria del vento.
…
Un sogno eterno
come l’ombra
di luci-riflessi-luna
mobile
deforme, appiccicosa
più scura del buio,
tacita,
sfuggente,
più forte del chiaro.
—°°°—
Lui rosso fuggiva
“Scorteccia l’anima”
Lui maschio taceva.
“Liberata contorta.”
Strisciava ai piedi un rischio
– di dune incoerenti
tra rovi –
sbuffi
in grotte di voli anonimi.
Un rischio pesante
come palle da schiavi
di gesti-attese-silenzi
senza catene,
ingiuste,
consunte, represse,
diffuse
schiumose,
più interne del tronco.
—°°°—
Per me
un rischio e il foglio
dell’erba
e del prato.
Per me
un sogno e il foglio
dove la pista è il deserto
del fato
del soffio e
del vento.
E devo voltarmi
a capire
se
è notte o c’è il sole
se è un sogno od un rischio.
Se non hai scritto mai
poesie
d’amore, o di tristezze
oppure
aspetti ancora il tram
a Vico Equense,
tu, Ciccio o Franco,
scollinerai su fianchi
di vulcani
spappolerai finestre di cartone
da nuovo a nuovo
effetto.
Ma quando mai saprai il mio nome:
“Ignazio di Frigeria e D’Alessandro”
poeta d’ozi
poeta di battaglie
poeta d’Oltrepò Pavese.
LE MUMMIE E LE VESTALI
LA FORZA DI IGNAZIE
Se io fossi stata solo figlia
se io fossi stata solo
se io fossi stata
se io fossi
se io
se
per vicoli stretti e fumosi
attenta smarrita
avrei venduto gli occhi.
Se io fossi stata solo sposa
se io fossi stata solo
se io fossi stata
se io fossi
se io
se
per luccichii mimetici
solitaria rarità
avrei gelato le parole.
Se io fossi stata solo madre
se io fossi stata solo
se io fossi stata
se io fossi
se io
se
per veglie e voglie
condannata smarrita
avrei sedato i suoni.
Se io fossi stata solo donna
se io fossi stata solo
se io fossi stata
se io fossi
se io
se
per folli folle disumane
paradisi perduti
avrei tritato i pensieri.
°———°———°———°
Ma tu offendimi
con albe boreali
e poi sussurrami
di tuoni di tempeste
ma tu affondami in nuvole di abbracci
e poi ritrovami
nelle bugie dei sogni
io vivo da sempre
quasi fossi vestale
attonita.
LA FORZA DI IGNAZII
Come giunco
tra rane
sbattuto
frustato
sferzato
quando avevo vent’anni
ho lasciato mio padre
lui ne aveva cinquanta.
Come graffio
su specchio
stridente
gelante
sfregiante
quando avevo altri anni
ho lasciato l’amata
lei non so.
Come gancio
al labbro
stupisce
tradisce
scurisce
quando avevo più anni
ho lasciato mio figlio
lui era grande.
Come bruco
fra frane
intanato
stordito
immoto
in questo giorno d’afa
ho lasciato la mia immagine
lei non lo capirà.
°———°———°———
Ma tu lisciami
e fasciami
e abbracciami
e stringimi
e scoprimi e coprimi
e narrami e ignorami
e forgiami favola ottusa
io vivo da sempre
quasi fossi una mummia
deluso.
Ancora hai voglia
di scindere i miei se
come s’io fossi lampada
pendente
al soffio mobile
la luce e buio io
fossi senza penombre
io
fossi
sia
sono
radice e foglia
il male e il bene
bastardo io
sia
sono valigia e pugni
sorrisi e inganni
testardo io
sono
la culla delle tue incertezze
il dondolo delle tue dolcezze.
NEBBIA
Stasera preferisco
fumare.
La musica del bosco
evito.
Chi guardo?
Ancora rombi.
E l’alito della farfalla.
Di nostro
resta l’opera
e l’ira
e l’ultima falena
al neon.
Ritornano biondi capelli
Ritornano neri capelli
Ritornano rossi capelli
Ritorna il caimano.
LA MASCHERA E IL CAPPELLO
(NASCONDE) (NASCONDE)
Su questa striscia gialla
che spacca l’autostrada
io sono in emergenza.
Tra queste braccia volgari
di giovane spagnolo
io sono abbandonata.
L’ho fatto sulla sedia del barbiere.
Sul castello di sabbia.
L’ho fatto sotto un ponte ferroviario.
Sotto le foglie dei platani.
L’ho fatto tra due litri di gin polacco.
Tra i tappeti del camino.
°———°———°———
Nessuno rispetta il turno
ma tu scommetti che sono
io sono
sono.
°———°———°———
Avevi una maschera
che ti copriva il naso.
Avevo un cappello
che mi schiacciava i capelli.
Avevi una maschera
che ti copriva il culo.
Avevo un cappello
che mi schiacciava il cazzo.
°———°———°———
Innocente
su questo cesso fetido
di antica galera
innocuo
io sono nella merda.
DOMENICHE DI FOLLE
Tutti in piazza
in piazza
arriva il Papa
il Papa
bum
qualcuno ha sparato.
Tutti ai viali
ai viali
arriva il Presidente
il Presidente
bum
qualcuno ha sparato.
Tutti al campo
al campo
arriva Pelé
Pelé
olé
qualcuno ha urlato.
Perché?
LA CARTA E LA PALLINA
Tentando Ignazia
l’ultimo secolo
è l’ultimo secondo.
– Tra gli astri e le poltiglie.
E’ il primo bacio
che ti fa arrossire.
– Per esseri dannati.
E’ il primo pugno
che ti fa avvilire.
– se non cerchi riscatti.
°———°———°———
Se insegui Ignazia
DIMENTICA
le scarpe più rotte
– Se basta!
le storie raccontate da tua madre
– Non posso!
le tasche bucate
– Alludi?
le storie raccontate da tuo padre
– Quali?
le musiche di notte
– Mai perse!
le storie raccontate dall’amata
– Potessi!
le morbide cravatte
– Perché?
Le storie raccontate da tuo figlio
– Le credi?
°———°———°———
Se incontri Ignazia
DIMENTICA
il giorno che dicesti
“Ed io ti parlerò di cani e di animali”
– Se basta!
DIMENTICA
il giorno che pensasti
“Io ero una bestia rara.
Quando finisci l’amore”
– Alludi?
DIMENTICA
il giorno che chiedesti
“Rendimi pari
desideri e sbagli”
– Mai persi!
DIMENTICA
il giorno che sognasti
“Fingiamoli coriandoli
questi brandelli di giorni”
– Perché?
°———°———°———
Quando ti chiameranno Ignazio
DIMENTICA
che cerchi ancora Ignazia
DIMENTICA
che cerchi ancora
DIMENTICA
che cerchi
DIMENTICA
che
Ignazio
è giù nell’arena
Ignazio
è giù per la sfida
Ignazio
è giù col toro
Ignazio
è giù
Ignazio
è
dove l’ultimo secondo
– Rien ne va plus
dove l’ultimo secondo
– Cip
dove l’ultimo secondo
– Bang
è lungo come un secolo
soltanto un secolo
un secolo
soltanto.
DIO
BUROCRAZIA
L’ARTISTA
Ho fatto il mondo a gusto mio:
lacci e lacciuoli
– Lucciole e lanterne.
peste e colera.
– Posti e colori.
Se guardi il quadro
sono io.
Volava in Viet-Nam.
– Sui fiumi in Viet-Nam.
Mai baciato un bimbo.
– Baciarli tutti.
Mai venduto niente.
– Niente ho regalato.
Neppure se stesso.
– Neppure me stessa.
°———°———°———
Ha conosciuto Ignazia
in una sera triste
lamentosa di cicale
le gambe abbandonate.
– Lentamente.
La star, la splendida
contro l’eroe dell’est
agguati e trappole
le gambe abbandonate.
– La mente mente.
“Ti porterò in America”.
Svanì l’attesa
l’ebbe di corsa
le gambe abbandonate.
– Immanente lamento.
“Sarai sempre con me”.
Le braccia aperte
il sangue stretto
le gambe abbandonate.
– Confusione ingorgo.
“Se mi lasci mi uccido”.
Occhi addolciti
le labbra socchiuse
le gambe abbandonate.
– Frontiera senza sbarre.
“E non mi basti mai”.
Il volo si ferma
il cuore si ferma
le gambe abbandonate.
– Ignazio, Ignazio… ….
P.S.
Eventuale titolo esplicativo:
“L’eroe e l’eroina”.
Stordiamo ancora
le onde pazze
ai fianchi dei dirupi
la lenta attesa dell’evento.
Il passerotto è azzurro.
11/00
IL FATTO E LA PASSIONE
Ignazia mi stende sul letto
Ignazio è già steso sul letto
non è il mio letto
la prima volta
non c’è il mio odore
e penso ancora a nostro figlio
non c’è il cuscino
e forse pensa a nostro figlio
odio gli alberghi
al cane
è scomodo per il mio corpo
alle tasse
“Sbrigati Ignazia”
senza fantasia
senza fantasia
senza mistero
senza mistero
senza colori
senza colori
è scomodo per il mio corpo
e voglio dargli un bacio.
“Sbrigati Ignazia”.
Ignazia mi abbaglia
E’ la mia luce
muovendo un lume mi scruta
neanche spengola TV
non è la mia gola
sguardi veloci
non è il mio ventre
tum tum tum
non è il mio pube
mi piace questo ritmo
odio le mani sul petto
tum tum tum
fissato da occhiali dorati
sempre uguale
“Sbrigati Ignazia”
tum tum tum
la lingua in bocca
va bene così
il ciuccio all’uccello
tum tum tum
lo spray e l’aerosol
la scena è perfetta
fissato da occhi dorati
ora è il mio turno.
“Sbrigati Ignazia”.
Ignazia mi stordisce
Ignazio è già stordito
non è il suo volto banale
il suo volto è teso
non c’è una piega
forse lui sogna
non c’è una ruga
il mare in pedalò
non c’è un sorriso
i monti
odio i peli nel naso
Parigi in bicicletta
è enorme sui miei occhi
l’isola all’alba
“Sbrigati Ignazia”
il suono del suo stereo
le ciglia
l’ultima baldracca
i baffi
no, non voglio
i peli sul culo
mi sogna
è enorme sui miei occhi
mi sogna.
“Sbrigati Ignazia”.
Ignazia sta cambiando la mia vita
la vita cambia gli uomini
è ansimante e sudata
mi ama
ora è solo con le sue voglie
e mi uccide
mi ama
ora è solo
o mi uccide
mi ama
ora… … … … … … … … … … …
odio i ritorni ……………………………… …
“SBRIGATI IGNAZIA”…………………
mi ama ……………………………….
simbiosi perfetta
e mi uccide
mi ama
muoviti coglione
o mi uccide
mi ama
pulsa puttano
odio i ritardi
sbatti perdio
“SBRIGATI DONNA”.
batti!!
Mi ha già cambiato il cuore
ed io
non so se
quando avrò smesso
il flamenco
su capitelli in fumo
d’antico
quando avrò smesso
d’essere
padrone di Aladino
quando avrò sciolto
i remi
al mio vascello
vorrò sapere se
se
se
se Ignazio di Frigeria e D’Alessandro
se
se
se riuscirò ad amarla ancora
se
se
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