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Professionisti DILA APS 20240405 – Il Dispari: Liga Lapinska
Professionisti DILA APS 20240405
Liga Sarah Lapinska intervista Sadulla Davletov del Turkmenistan:
“Peccato che in Italia la cultura turkmena non sia ancora molto conosciuta” seconda parte
Liga Sarah Lapinska:
Come valuti il processo di globalizzazione nell’arte?
Sadulla Davletov:
La globalizzazione dell’arte mondiale e lo scambio di tradizioni culturali, a mio avviso, è un processo naturale e necessario che ha origini nelle civilizzazioni più antiche.
I Neanderthal, che vivevano in Asia Centrale e anche nel territorio del mio nativo Turkmenistan, non solo sapevano accendere il fuoco, ma dipingevano anche sulle pareti delle caverne e non sono vissuti in completo isolamento.
Entravano in contatto con altre specie umane, scambiando le loro esperienze su ciò che stava accadendo in quel momento.
I leader e gli eroi che uniscono tribù e fondano imperi sono nati e nasceranno in futuro.
Sono nati e stanno nascendo anche gli artisti, grandi maestri che, con ciò che creano, servono all’umanità intera, indipendentemente dal loro Paese, dalla nazionalità, dalla diversità linguistica e dalla loro religione.
Grazie alla globalizzazione e alle relazioni internazionali, l’arte unisce le persone più fortemente.
Liga Sarah Lapinska:
Qual è il tuo concetto di arte?
Sadulla Davletov:
Tra i fondatori della storia dell’arte come scienza ci sono molti artisti professionisti italiani.
Sono sempre stati i miei modelli nella vita, ad esempio, Sandro Botticelli, Michelangelo, Raffaello Sanzio, Caravaggio, Tiziano.
Adoro i cantanti italiani.
In Turkmenistan la musica italiana è diventata popolare grazie ai Festival di Sanremo negli anni ’80.
Ad esempio Toto Cutugno, Al Bano e Romina Power, Adriano Celentano, il tenore modenese Luciano Pavarotti.
Le canzoni italiane mi ispirano spiritualmente quando dipingo.
Mi è molto vicino Makhtimquali Faraghi (nato in Iran, nella provincia del Golestan, nella steppa, detta Turkmen Sahra) poeta, illuminato, leader spirituale e gioielliere.
L’argentiere Makhtimquali Faraghi, per tutta la vita si è impegnato nell’educazione della gente semplice; ha studiato molto e viaggiato molto in tutta l’Asia; “Faraghi” è il suo pseudonimo, perché un tempo tutti gli artisti lo adottavano.
“Faraghi” significa “libero” in persiano.
Ha scritto in persiano, arabo e turkmeno.
Lo studioso persiano e poeta laico Omar Hayam era il suo ispiratore più importante.
Makhtimquali, considerato come il fondatore della letteratura turkmena, scrisse le sue poesie in koshun pantomima, in cui furono composte la maggior parte delle canzoni popolari turkmene.
Ecco perché i bardi e, allo stesso tempo, gli sciamani del popolo turkmeno, chiamati bakshy, possono facilmente cantare versi di Makhtimquali.
La sua poesia è diventata canzone del popolo turkmeno e le sue riflessioni scritte sono diventate proverbi popolari.
Si oppose alla corruzione dei nobili e dei gran signori ecclesiastici, tanto da essere considerato addirittura come un santo.
Peccato che in Italia lui e la cultura turkmena in generale non siano ancora molto conosciuti.
Auspico che tu traduca in italiano sempre più opere turkmene e uzbeke e che vengano pubblicate in italiano anche, per esempio, nella bella pagina culturale del quotidiano Il Dispari per la quale sono onorato di rilasciare questa intervista esclusiva.
Consiglio ai giovani Artisti turkmeni e uzbeki di partecipare con crescente entusiasmo ai concorsi artistici indetti in Italia, con particolare attenzione verso il Premio internazionale di Arti varie “OTTO MILIONI”, che so essere stato ideato dal poeta Bruno Mancini e che attualmente è organizzato dall’Associazione di promozione Sociale “Da Ischia L’Arte DILA APS”.