Per Aurora – volume secondo – LA NOTIZIA Capitolo 9

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Per Aurora – volume secondo – LA NOTIZIA Capitolo 9

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Per Aurora
volume secondo

Capitolo 9

Fino a quel momento nessuno degli spettatori presenti alla lettura del mio racconto pareva provare emozioni particolari, anzi, se avessi dovuto dare importanza ai fugaci sguardi che rivolgevo con discrezione al selezionato gruppo di attenti ascoltatori, avrei potuto anche credere che l’immobilismo delle loro espressioni fosse quasi l’apparente evidenza di una noia affettuosamente dissimulata.
Mi procurò, per ciò, una delusione non del tutto inaspettata la gestualità inequivocabile con la quale Aurora, l’amica che sedeva al mio fianco, fece cenno di sospendere la presentazione del testo.
Tuttavia, le sue parole, mi lasciarono vagamente intendere che la ragione dell’improvvisa decisione, con buone probabilità, non fosse da attribuire unicamente ad un prevedibile disinteresse per il mio stile narrativo (forse non sufficientemente avvincente o poco ammiccante).
Infatti cercando il mio sguardo, e con un tono di voce sostenuto, la mia amica Aurora, da tutti rispettosamente chiamata “La Signora”, disse:
-«Per me è sufficiente.
Dì pure ai simboli della tua anima e del tuo cervello di smettere la lettura.
Hai scritto con grande coraggio, scavando tra ricordi e sofferenze, un libro documento.
Come lo hai intitolato?
Ah! Sì La Notizia.»
Ed io, dissimulando amarezza e contrarietà, anche per aver modo di approfondire i motivi della sua scelta:
-«Professore Edoardo, la prego, si accomodi al mio fianco.
Con i suoi toni ha fatto intendere più delle parole; con la sobrietà concettuale della sua espressività ha magnificate le frasi.
Lei leggeva, ed a me sembrava di ascoltare i miei pensieri.
Grazie.
Tom, anche lei è stato convincente oltre ogni mia attesa.
Sia gentile, si unisca a noi, venga gentile Edith, venga.
Il suo contro canto: un usignolo.»
Aurora: -«Hanno assecondato con molto ardore la natura
della tua storia.
Complimenti.»
Mi parve evidente che avrei dovuto ricercare la ragione della richiesta sospensione in un motivo extra letterario, … mi spinsi, con chiarezza verso la ricerca di una verità che mi sfuggiva, dicendole:
-«Però adesso mi confondi.
Se questi sono apprezzamenti positivi, perché hai chiesto che terminassero la lettura?
Che cosa non è stato di tuo gradimento?
Oppure il racconto ti ha soltanto annoiata?
Mi manca un anello per congiungere la catena di dubbi.» Aurora: -«Il mio tempo non è per il piacere dell’arte, né tua né di altri.
Fermarmi a ridere o piangere, turbarmi ed esaltarmi, sono azioni che esulano dal concetto del ruolo che volontariamente svolgo.
La mia missione è un’altra: decidere.
Sempre.
Ogni volta è una nuova sfida, tra il bene e il male, tra limiti umani e circostanze avverse, tra giuste speranze e deluse attese, per me che non concedo appelli.
Decido.»
Non l’interruppi, ma, non appena ebbe terminato la frase, mi posi una mano sulla tempia e lasciai libertà ai miei pensieri:
-«Quindi non mi hai invitato ad ascoltare la musica che preferisco, a bere birre fredde delle migliori marche, fumare sigari da favola, pascolare tra le anime più belle ed innaffiare la mente all’ombra delle fronti più frondose, non hai ideato ciò per poter vivere un giorno umana tra umani, coccolata nel sussurro di un germe di passione.
Perché hai chiesto?
Porta con te il tuo ultimo libro, hai detto, e lascialo leggere a chi più lo merita.
Vero? È vero.
Perché?
Lo scopo era un altro.
Tu non desideravi godere e far conoscere la forza della mia prosa e le delizie delle mie poesie!
Quale era?
Cos’era?
Cosa è?
Perché?
Posso chiamarti ancora Aurora oppure ritorni ad essere per me “Signora”, “Donna guascona”, dimmi.
Decidi.»
Lei, pur non bloccando il flusso delle mie domande, in
un attimo lanciò un ordine:
-«FERMATE IL TEMPO.
Per il nostro amico esso è prezioso.
Molto prezioso.
Calate un sipario sulla rappresentazione scenica del suo
libro di memorie.
È.
Fate uscire il pubblico…»
-«Che significa?
Devo andare?»
-«Il tempo è fermo. RESTA.
Aprite e lasciate scorrere la barriera che ci separa dai morti suicidi.»
-«Che significa?
Cos’è questa…»
-«Ancora un momento, fidati e saprai.
E voi defunti un passo avanti, verso la luce.
Li conosci?»
-«Sì.»
-«Tutti?»
-«Sì.»
-«Sono o non sono le persone delle quali hai narrato le
nefandezze nel tuo libro di memorie che abbiamo in
parte ascoltato?
Come lo hai titolato?
Ah, sì, La Notizia.»
-«Certo.
Sono loro.»
-«Morti suicidi, tutti.
A distanza di poche ore.
Appena informati della pubblicazione.
Impiccati, sparati, precipitati, di infarto (un infarto suicida), dissanguati.
Vai Petrus, è il tuo momento, sali sul palco e leggi pure il resoconto che hai preparato per il nostro amico.»
Petrus: -«Grazie, Signora.
Un cenno di rispetto al nostro amico.

Numero uno.
Trenta Aprile, compleanno del nostro amico, otto persone in una roulotte rubatagli (Giuseppe, l’amante di Giuseppe, la sorella di Giuseppe, il marito avvocato della sorella di Giuseppe, i loro due figli maschi e la unica femmina, il figlio avuto da Giuseppe con l’amante), ognuno con un candelotto di dinamite ficcato per tre quarti nell’ano, hanno riempito di gas e di benzina labroulotte rubata al nostro amico, e quindi, dando fuoco, hanno provocato uno scoppio tremendo Bumm Bumm Bumm BummbBumm Bumm Bumm Bumm.
Almeno otto Bumm, suicidandosi.
L’osso più grande consegnatoci era di dimensione inferiore a mezzo stuzzicadenti…»
Aurora senza sorridere mi chiese: -«Regalo per il tuo compleanno?»
Era una chiara provocazione e volli consentirmi di essere sfacciatamente sincero:
-«Mi dispiace per la roulotte, non meritava quella fine.»

Petrus: -«Numero due.
Trenta Aprile.
Un boccale di birra, per favore.
Grazie.
Il venditore di gettoni, che Santa Emma tempo addietro aveva chiamato figlio di puttana, ha collegato la corrente elettrica trifase (380 Volt) a tre terminali del suo corpo.
Uno al pisellino, un altro al buco del culo, il terzo nel punto di congiunzione tra gli occhi ed il naso.
Ha tolto il vetro ad uno dei flippers che aveva rubato al nostro amico, si è disteso sui poppers, targets, buttons, ha messo una gamba nel vaso del cesso, l’altra gamba tra le pale del motore dell’aria condizionata, e poi ha alzato l’interruttore dando corrente al tutto. Fzzzzz Fzzzzz Fzzzzz Fzzzzz Fzzzzz Fzzzzz Fzzzzz Fzzzzz
Insomma almeno otto Fzzzzz come gli otto Bumm.
Una scena, raccontano, raccapricciante.
Nera polpetta abbrustolita.
Pensare che odiava i negri, diceva sempre che puzzavano. Anche se li incrociava per strada.
Puzzavano diceva.
Ridotto uguale al fumaiolo della peggiore nave carretta in partenza da Casamicciola…»
Aurora, come parlasse da sola, disse: -«Ancora trenta
Aprile, sembra fatto apposta!
E fatto per te!»
Il cerchio dei miei dubbi si stava rapidamente stringendo, ed ebbi l’intenzione di accelerarne il corso anche a costo di risultare presuntuoso: -«Per me?
Non ho mai avuto.
Io, mia cara Aurora, ho sempre dato.
Sono triste per il flipper, era un Bally 1985.»

Petrus: -«Numero tre.
Trenta Aprile.
Ora gradirei un limoncello, doppio.
Grazie.
Cecilia si è introdotta nel casello dei maiali che aveva costruito anni prima nel giardino rubato con inganno al nostro amico, ed è stata trattata dagli otto porci come un panzarotto.
Grugn Grugn Grugn Grugn Grugn Grugn Grugn Grugn
Almeno otto Grugn come otto Fzzzzz e come otto Bumm.
Di lei sono rimaste le mutande sporche di merda ed un biglietto su cui aveva scritto: Cecilia panzarotto muore suicida tra i porci come lei…»
Aurora, volgendo non solo il capo bensì tutto il busto dalla mia parte, mi chiese:
-«Cosa ne pensi?
Orribile coincidenza?
Maledizione del trenta Aprile?»
Fui allora convinto della sfida insidiata nei passi psicologici che ella compiva sempre nella stessa direzione, ma risultandomi ancora celato il quesito che avrebbe voluto chiarire con il suo atteggiamento, ne incoraggiai la ormai sfacciata provocazione continuando a risponderle con manifesto insolente disprezzo per le persone, e con assoluta indifferenza per le loro tragiche morti:
-«Mi sembra di vederla nel lurido cascinale. Suo ambiente.
Ho dolore per i porci che hanno mangiato quella grande
schifezza».

Petrus: -«Numero quattro.
Trenta Aprile.
C’è una grappa per me?
Grazie.
Una donna Violetta, carica di gioielli rubati al nostro amico, si è sdraiata supina a gambe divaricate su una rotaia all’interno della galleria ferroviaria Napoli Centro.
Il treno le è entrato, a centotrenta chilometri l’ora, in testa passando dalla fica che, per una volta non ha resistito all’impatto.
Una gamba ed un braccio di qua, un braccio ed una gamba di là, tutto il resto che era nel mezzo è diventato un foglio di carta igienica rossa.
Otto carrozze che trasportavano rifiuti solidi urbani
Tum-tutum Tun-tutum Tum-tutum Tum-tutum Tum-tutum Tum-tutum Tum-tutum Tum-tutum.
Almeno otto Tum-tutum come otto Grugn come otto Fzzzzz come otto Bumm.
Morta suicida…»
Aurora sembrava scossa, frastornata.
Avrebbe voluto sentire ma non credere, conoscere ma non giudicare.
Ascoltare la mia verità ma condizionarla con la sua saggezza:

-«Povera donna. Il trenta Aprile è già primavera.»
Per me la partita poteva anche chiudersi con un nostro doloroso addio se mi fosse stato ingiunto di tralasciare, anche solo a parole, l’ira profonda per la malvagità del suo animo.
Non volevo rinunziare alla cristallina purezza del vero odio:
-«Bambina povera.
Ragazza squillo.
Donna zoccola.
Vecchia mariola.
Piuttosto, Aurora, fai smettere questa farsa, perché ho capito che tu…»
Aurora: -«Petrus continua solo con l’essenziale, tralasciando i particolari.
Grazie.
Gradisci un cioccolatino al Cognac?»

Petrus: -«Perché no. Numero cinque.
Trenta Aprile.
Il sindaco del paese vicino.
Numero sei.
Trenta Aprile.
Il dottore commercialista…»
Aurora: -«Petrus tutti suicidi il trenta Aprile?»
-«Sì.»
-«Sii gentile, solo le indicazioni personali.
Vuoi un bicchiere di Don Alfonso Perrazzo?»
-«Solo un pazzo non beve Perrazzo.
Perrazzo il vino del caz… Ah Ah…»
-«Petrus!»
-«Scusate. Molto volentieri, forse più di un bicchiere, una
bottiglia! Grazie.
L’elenco comprende non solo gli otto di Giuseppe, più Luigi, Salvatore, Scisciò, Francesco d’Avellino, Violetta, la moglie del futuro ministro, Cecilia, ma anche un graduato dei carabinieri, un segretario di tribunale, il fratello del sindaco di un altro comune, con la moglie il figlio e la figlia, un funzionario di polizia, un parente, due parenti, tre parenti, un ufficiale sanitario, un addetto alle dogane, un proprietario di bar, un, non si legge bene, ah sì, un armatore falso spiluccato dalle alici nel mar baltico, un cane, un cavallaro, trentamila pipistrelli e tutte le stramaledette zanzare dell’isola d’Ischia.»
Aurora: -«Basta?»
Petrus: -«Sono tutti.»
Aurora: -«Manca il gatto nero.»
Petrus: -«No, non manca poiché la sorella maggiore del nostro amico è riuscita a salvarlo all’ultimo momento, trasformandolo in un vero animale. Ah! Ah! Ah!»
Aurora: -«Petrus! Ti sembra il momento di ridere?»
Petrus: -«Signora, scusate, ma il gioco di parole immaginato mi ha burlato.
Posso avere una coppa di Champagne?
Meglio doppia.
Grazie.»
Nessuna elucubrazione mentale e nessun ragionamento psicologico possono farci accedere ai segreti delle anime altrui così come la giusta attenzione prestata alla espressività inconsapevole delle labbra di una donna.
La donna guascona tradì la sua attesa ponendo il labbro inferiore leggermente socchiuso fin sopra l’altro.
Quasi avesse aperta una finestra su un sole albeggiante tra mare e cielo, con quel gesto mi chiarì la determinazione della sua giustizia.
Decisi di affrontare il toro.

 

Dedica – Brevi commenti amichevoli

La Notizia virgola – La Condanna punto

LA NOTIZIA

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

LA CONDANNA

Capitolo 1

Capitolo 2

LA NOTIZIA

Capitolo quattordicesimo

Capitolo quindicesimo

Capitolo sedicesimo

Capitolo diciassettesimo

Capitolo diciottesimo

Capitolo diciannovesimo

LA CONDANNA

Capitolo 3

LA NOTIZIA

Capitolo ventesimo

Capitolo ventunesimo

LA CONDANNA

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

LA NOTIZIA

Capitolo ventiduesimo

Capitolo ventitreesimo

LA CONDANNA

Capitolo 7

LA  NOTIZIA

Capitolo finale

Anche questa volta – Il Paradiso non esiste – Trama

Anche questa volta

Trama

Il Paradiso non esiste

Sembri

Sembri

Per Aurora – volume secondo – TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Per Aurora – volume secondo di Bruno Mancini

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Per Aurora volume secondo di Bruno Mancini

seconda edizione

ID wdnrww

ISBN 978-1-4710-7753-1


Dettagli
Data di pubblicazione 24 ago 2022
Lingua italiano
ISBN 9781471077531
Categoria Narrativa
Copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Collaboratori Di (autore): Bruno Mancini

Specifiche di Libro
Pagine 102
Parole chiave Amore passione Ischia paradiso storie

Libro Dimensioni: A5 (148 x 210 mm)
Colore del contenuto: Bianco e nero Standard
Tipo di carta: 60# Bianco
Libro Tipo di rilegatura: Libro a copertina morbida
Finitura di copertina: Lucido

Titolo Per Aurora volume secondo
Sottotitolo Alla ricerca di belle storie d’amore
Marchio editoriale/Casa editrice Lulu.com
Licenza di copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini

Descrizione
Dopo una notte nera, di incubi ed insonnie, passata tra una poltrona, una finestra, una birra, un sigaro, un boccale di distillato al peperoncino, un panettone, una musica jazz, una pisciata, una telefonata alla stronzetta di turno, una mezza bottiglia di un così detto spumante, la notte dell’ultimo dell’anno, buttata via nel tentativo di darmi una spiegazione priva di alibi, incertezze, imprecisioni, ipocrisie, teoremi, assiomi, postulati, a caccia di una mosca, nera, grassa, sudicia, petulante, imprevedibile, una notte lunga, interminabile, inusuale, la notte dell’ultimo dell’anno, spiaccicata, tra pranzo e cesso, per un malessere sconosciuto.
Punto.
Per una frase non conclusa.
Note sui collaboratori

Tabella dei contenuti
Per Bruno Mancini: brevi commenti amichevoli.
“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.” “… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

Categoria principale BISAC
POETRY / Subjects & Themes / Love & Erotica
Categoria BISAC 2
FAMILY & RELATIONSHIPS / Love & Romance

Info: Bruno Mancini
Cell. 3914830355 – tutti i giorni dalle 14 alle 23
emmegiischia@gmail.com

 

DILA

Premi Otto milioni

Bruno Mancini

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