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La previsione del passato
Nulla è perduto tranne l’onore!
Per la serie Esopo news
Quando, nel 1962, iniziò a circolare prepotentemente l’enigma delle “Convergenze parallele”, di certo qualche miserrimo mortale restò imbambolato come me che sottrassi molte ore al lavoro, agli svaghi e al sonno per il solo scopo di comprendere quale lezione di geometria, di fisica o di matematica non avessi appreso a dovere durane il biennio di studi universitari che stavo seguendo alla facoltà di fisica dell’Università Federico II di Napoli.
Ma, nonostante fossero andati a vuoto tutti i tentativi di conciliare l’inconciliabile espresso da tale proclama politico, non volli mai ammettere, allora, che esso fosse niente altro che un’ingiuria alla ragione. In vero, anche in quegli anni ero convinto che, dal punto di vista retorico, l’espressione fosse da catalogare come un ossimoro, poiché essa nasceva dall’accostamento di due parole in antitesi. Ovvero che le convergenze parallele fossero un classico esempio di paradosso. Mi erano di conforto, alla tesi del paradosso, i dettami della geometria euclidea, secondo la quale due rette parallele non possono convergere nel piano, tanto che, recitano i testi sacri della geometria, due rette si dicono parallele proprio quando sono prive di punti in comune, cioè quando non si intersecano.
Volete sapere il perché di tale mio stolto rifiuto?
è presto detto: le “convergenze parallele” erano state partorite da una mente sublime della coscienza politica e culturale dell’Italia di quel periodo. Tratte da un discorso proposto durante il congresso di Firenze della Democrazia cristiana nel 1959.
L’autore, Aldo Moro, per aver osato tanto, fu trucidato dalle Brigate Rosse, decretando, con la sua morte, la loro fine, ma questo è un altro discorso
Tutto ciò fa parte del passato
Ora siamo messi, quotidianamente, di fronte, come gregge nemmeno belante, alle nuove prevaricazioni della politica dei culseggiati (neologismo sinonimo di “un tizio che ha avuto l’investitura da parte della sua famiglia-lobby-loggia-partito-mandamento ad occupare i posti resi disponibili in virtù di accordi siglati all’insegna della pecunia non olet, oppure al traino di un voto a te un appalto a me”)
Oggi, nella nuova era del feudalesimo politico, qualcuno di voi sciuperà un solo minuto della sua vita per far sentire una voce forte che dica “La previsione del passato è una grande ca… volata”?
Lo chiedo, poiché alcuni Comuni, anche dell’isola d’Ischia, hanno approvato nei giorni scorsi (fine Agosto 2015) il “Bilancio di previsione per l’esercizio 2015”.
Ossia: “La previsione del passato”.
Una differenza c’è tra le “convergenze parallele” e questa ingiuria al mandato ricevuto dal popolo consistente nella beffa dell’approvazione del bilancio di previsione per un esercizio contabile giunto già ai due terzi dell’attività da “prevedere”, ed essa consiste nella circostanza che in questo caso non è il docente Aldo Moro che inibisce, con la sua cultura di chiara fama, lo sviluppo di una discussione critica, ma sono piccoli nanetti (ovviamente nanetti politicamente parlando nei confronti di Aldo Moro) che cercano di salvare se stessi e i propri amici culseggiati dall’epilogo comunque ineluttabile delle amministrazioni comunali da loro faticosamente gestite.
Francesco I di Valois (Cognac, 12 settembre 1494 – Rambouillet, 31 marzo 1547), che fu re di Francia (dal 1515 alla sua morte) con il nome di Francesco primo, scrisse alla madre Luisa di Savoia dopo la battaglia, persa, di Pavia nel 1525: “Tutto è perduto tranne l’onore”.
Esopo, ormai è notorio, non si rassegna alle furbizie, alle prevaricazioni, alle sudditanze silenziose e così, parafrasando Francesco I di Valois, chiude questa favola immaginando che i moderni culseggiati, dopo aver spudoratamente “previsto il passato”, scrivano ai loro cari: “Nulla è perduto tranne l’onore!”.
Bruno Mancini
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Scritto da Bruno Mancini
Bruno Mancini scrittore
è nato a Napoli nel 1943 e risiede ad Ischia, dalla età di tre anni.
A lui piace dire che l’origine della sua ispirazione o forse solo un iniziale impulso ancestrale ed istintivo, il vero basilare momento poetico della sua vita, si è concretizzato nell’incontro, propriamente fisico, tra i suoi sensi acerbi, infantili, e le secolari, immutate, tentazioni autoctone dell’Isola d’Ischia, dove le leggi della natura sembravano fluire ancora difese da valori di primitive protezioni.
Anche se aggiunge, con molta auto ironia e con un pizzico di provocazione:
“Le mie primissime esternazioni poetiche le ho espresse in tenerissima età, quando ancora non avevo pronunziato per la prima volta la parola mamma, ed alla fine di ogni abbondante poppata liberavo graziose ispirazioni poetizzando mediante dei rimati vagiti“.
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Bruno Mancini scrittore
Brevi commenti amichevoli ricavati dalle varie recensioni ai suoi libri pubblicati:
“Vedo una folla che si muove compatta verso un’unica meta guidata dagli incitamenti di colui che punta il dito ed una penna, che crea volti per i sentimenti.”
“…si fondono nell’intero componimento in una prospettiva ampia che contempla l’umano, l’umano cammino. Ed è una Commedia, una Commedia divina in chiave poetica, in versi che sento anche io estremamente dolorosi, con il preciso intento di affidarli alla penna , che non li disperda ma li urli e li renda in qualche modo eterni”.
“… lodo quel senso di eco lontano che riverbera le parole enfatizzandone i concetti”.
“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“…seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.”
“…lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“ Bella poesia, con alti picchi in termini d’emozione e intensità.”
“…sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Ed io invece, Bruno, ho letto a ritroso, prima la seconda parte, bellissima, ed ora la seconda, altrettanto splendida. Senso o non senso è una poesia dal forte impatto emotivo. Giochi con il lessico e le iterazioni, che adoro, ed è questa una delle poesie più belle che abbia letto qui dentro, quel genere di poesia che cerco e difficilmente poi trovo.
Mi domando come mai non ti abbia scoperto prima, Poeta??!!”
“Una poetica lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Sì, lasci molto lavoro a chi legge, eppure questo mi affascina della tua poesia, la afferri e ti sfugge: in essa ti perdi ed allora ti turba… e cerchi il senso e lo cogli e ti lascia poi subito in dubbio. Ma il dubbio stimola, ti coinvolge … Sperimentalismo? Se lo è, come credo, ben venga; io lo adoro.
Bravissimo. Vero artista.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi…”
Prima dell’alba
regalami un verso
così che io possa
sfrontata babbuccia
ricamo sulla brina
imprimere.
Al sole tenero
Vederla piangere di gioia