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Aperture Mostre dal 13 Dicembre 2013
VERDI A ROMA. Mostra storico-documentaria
Pascarella, lo scultore Vincenzo Luccardi e il senatore Giuseppe Piroli.L’esposizione, articolata in nove sale, ricostruisce la genesi e la fortuna delle opere rappresentate per la prima volta nei teatri romani Argentina e Apollo: I due Foscari (1844), La battaglia di Legnano (1849), Il trovatore (1853) e Un ballo in maschera (1859) insieme alle prime capitoline di Otello (1887) e Falstaff (1893), presso il teatro Costanzi. Il progetto espositivo comprende altresì bozzetti, figurini e costumi di scena provenienti dal Teatro dell’Opera di Roma e da altri prestatori (come i costumi appartenuti al baritono Tito Gobbi, del quale la mostra vuole omaggiare il centenario della nascita). In ultimo, la sezione multimediale propone una ricca selezione di registrazioni audio-video, con diversi inediti.L’iniziativa, dedicata al musicologo linceo Pierluigi Petrobelli, è stata possibile grazie alla sinergica collaborazione con l’Istituto Nazionale Studi Verdiani, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e il Teatro dell’Opera di Roma.
Orari di apertura: Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana, via della Lungara 10 Roma, venerdì 13 dicembre 2013 la Mostra sarà aperta al pubblico dalle ore 13 lunedì, mercoledì e venerdì 9-13 / martedì e giovedì 9-17 / sabato 9-14 sarà aperta al pubblico dalle ore 13
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LE STANZE PER LA MUSICA chitarre, liuti, mandolini
La collezione Carlo Alberto Carutti rappresenta oggi uno dei più importanti nuclei internazionali di strumenti musicali a corda, che si distinguono per rarità, qualità, stato di conservazione, fruibilità e talvolta per l’appartenenza a celebri personaggi del mondo della musica, dell’aristocrazia e della nobiltà dell’epoca. L’insieme, che ripercorre quattro secoli di storia della grande liuteria a corda europea, è composto da oltre sessanta strumenti a corde pizzicate e sfregate. Oltre ad alcuni interessanti esemplari di violini, viole, pochettes e viole d’amore, sono presenti una cinquantina di strumenti a corde pizzicate fra i quali chitarre battenti, eptacorde, decacorde e “en bateau”, oltre a preziose chitarre settecentesche e ottocentesche, realizzate da celebri costruttori, fra i quali ricordiamo Fedele Barnia, Jean Baptiste Voboam, Gerard Deleplanque, Jean Nicolas Lambert e ancora Gaetano e Carlo Guadagnini, Giovanni Battista e Gennaro Fabricatore, Joseph e Louis David Pons, René Lacôte, Nicolas Grobert e Antonio de Torres. Completano il corpus della collezione alcune rare english-guitars, ghironde oltre a numerosi mandolini e alcuni liuti.
Da ultimo va evidenziata la presenza di una splendida chitarra costruita a Mirecourt da Aubry-Maire e appartenuta al cantante spagnolo Lorenzo Pagans; la stessa chitarra appare imbracciata da Pagans nel celebre dipinto di Degas, oggi conservato presso il Musée d’Orsay a Parigi.
La collezione, di cui è disponibile in cd room il catalogo ragionato a cura di Giovanni Accornero, sarà visibile dal 13 dicembre 2013 presso il Museo Civico Ala Ponzone di Palazzo Affaitati Via Ugolani 4 a Cremona.
Orario: 17,30 inaugurazione; 18,00 concerto; 19,30 visita guidata
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La Radice del Segno – Hans Hartung. L’Opera grafica
La mostra che l’Istituto Nazionale per la Grafica dedica all’opera grafica di Hans Hartung prende l’avvio dalla donazione della Fondazione Hartung-Bergman al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Il corpus della donazione, che consta di 138 fogli, viene esposto nelle sale di Palazzo Poli, accanto ad alcuni dipinti e disegni, questi ultimi esposti per la prima volta, mettendo a fuoco la produzione grafica del maestro franco-tedesco e rendendo tangibile ed evidente il debito della pittura nei confronti della grafica. La parola chiave che costituisce la linea guida dell’esposizione romana è infatti Hartung, graveur peintre. La definizione ribalta la tradizionale connessione tra pittura e incisione ed è stata coniata da Rainer Michael Mason, uno degli interpreti più attenti dell’opera grafica di Hartung.
La produzione grafica, qui ampiamente documentata, offre un ventaglio di soluzioni stilistiche e di processi esecutivi che solo apparentemente contraddicono il modo di operare spontaneo e veloce dell’artista. In tal senso, il laboratorio di diagnostica delle matrici dell’Istituto ha fornito approfondimenti inediti sulle tecniche usate, sia per le matrici che per le stampe dimostrando la costante vitalità della ricerca, di pura astrazione che, a partire dai Blitzbücher o “libri dei lampi”, non ha mai smesso di trarre spunto dalla realtà nel tentativo di “fissare il dinamismo e la forza dell’energia” (Hans Hartung) attraverso il gesto fermo, come lo definisce Achille Bonito Oliva nel suo testo scritto per il catalogo edito dalla Fondazione Hartung-Bergman.
L’arte di Hans Hartung è stata molto amata dal pubblico e seguita con attenzione dalla critica italiana nel corso degli anni, a partire dal 1948, anno in cui Giulio Carlo Argan, per primo, lo presentò alla XXIV Biennale di Venezia nella collezione Peggy Guggenheim, fino alle ultime retrospettive.
La mostra è stata realizzata con il sostegno della Direzione generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee del MIBACT. L’iniziativa, condotta in collaborazione con la Fondazione di Antibes, sottolinea, il forte radicamento di Hartung al Novecento europeo ed inserisce l’Italia nel circuito virtuoso di collezionisti pubblici della grafica del maestro, accanto alla Bibliothèque Nationale de France, al Kupferstichkabinett degli Staatlichen Museen di Berlino, al Cabinet des Estampes del Musée d’art d’histoire di Ginevra.
Redattore: ANTONELLA CORONA
Inaugurazione: 12 dicembre 2013 ore 17,30 – Data Fine: 02 marzo 2014
Luogo: Roma, Palazzo Poli (Fontana di Trevi) via Poli, 54
Orario: dalle 10,00 alle 19,00 tutti i giorni escluso il lunedì
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Universo Depero – Oltre 100 opere del maestro trentino dal 1912 al 1950
La mostra fa parte di un progetto teso alla valorizzazione dell’artista, come confermano i tanti eventi internazionali che lo coinvolgono tra cui Depero y la reconstruccion futurista del universo proposta sino al 12 gennaio 2014 a La Pedrera di Barcellona, la grande rassegna sul futurismo in programma al Guggenheim di New York dal 21 febbraio al 1° settembre 2014 a cui farà seguito, in giugno, la personale Depero futurista alla Fundacion Juan March di Madrid.
I prestiti del Mart sono arricchiti da testimonianze significative provenienti da altre realtà museali fondazioni, gallerie e musei aziendali come la Campari con cui si è sviluppato un lungo sodalizio durato dal 1925 al 1939. Non manca, poi, un nucleo di testimonianze che fanno parte della collezione personale dell’artista Ugo Nespolo che ha sempre considerato Depero un suo fondamentale punto di riferimento.
“Attivo per quarant’anni, Fortunato Depero è un personaggio a tutto tondo che ha sfidato le convenzioni attraverso un processo creativo in grado di spaziare dal teatro alla pubblicità; dal design all’artigianato attraverso la sperimentazione di differenti tecniche, come dimostrano le sue celebri tarsie di stoffe colorate.”, affermano i curatori Alberto Fiz e Nicoletta Boschiero che ricordano come proprio Umberto Boccioni, nel 1916, rimproverava amichevolmente a Depero di “osare troppo”.
Nel celebre manifesto Ricostruzione futurista dell’universo firmato da Giacomo Balla e Fortunato Depero nel marzo 1915 gli intendimenti erano chiari: “Noi futuristi, Balla e Depero, vogliamo realizzare questa fusione totale per ricostruire l’universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente. Daremo scheletro e carne all’invisibile, all’impalpabile, all’imponderabile, all’impercettibile. Troveremo degli equivalenti astratti di tutte le forme e di tutti gli elementi dell’universo, poi li combineremo insieme, secondo i capricci della nostra ispirazione, per formare dei complessi plastici che metteremo in moto.”
La mostra in programma ad Aosta affronta l’Universo Depero nelle sue differenti declinazioni: sono esposte oltre 100 opere tra dipinti, arazzi, tarsie, panciotti futuristi (il Panciotto di Tina Strumia proviene del museo dell’Aeronautica Gianni Caproni di Trento), mobili, sculture, bozzetti, progetti, libri (tra cui il celebre Libro imbullonato del 1927), disegni e schizzi in un’esposizione che ripercorre l’iter creativo dell’artista dai suoi esordi in ambito simbolista (la mostra si apre proprio con un’opera simbolista come Il taglialegna del 1912) alla sua adesione al futurismo giungendo sino alle realizzazioni degli anni Quaranta quando appare evidente il recupero della tradizione e dell’arte popolare.
In una rassegna così concepita, non mancano le riflessioni sul teatro e la danza (appaiono di particolare significato i progetti per I Balli Plastici provenienti dal Mart, oltre a due storici dipinti come Tarantella e Al Teatro dei Piccoli. Balli Plastici), sulle tappe che hanno condotto nel 1919 alla nascita di Casa Depero, sull’esperienza americana (qui nascono i progetti per Vanity Fair e Vogue), così come sullo stretto legame con il mondo pubblicitario che per Depero ha lo stesso valore della ricerca artistica indipendente, tanto che nel 1926 espone alla Biennale di Venezia una sua pubblicità per Campari, Squisito al selz.
La rassegna è divisa in sei sezioni che delineano le fasi salienti della sua esperienza artistica: 1) Esordi e Futurismo; 2) Clavel e il Teatro; 3) Casa del Mago; 4) Pubblicità; 5) Stile d’acciaio; 6) Rivisitazioni.
Come emerge con chiarezza, l’artista trentino si è imposto per la ricerca di una nuova estetica in grado di sensibilizzare ogni aspetto dell’esistenza. Non solo pittore e scultore di talento, ma anche scenografo, costumista, pubblicitario, designer e maestro nelle arti applicate. Universo Depero, insomma, affronta l’opera di un artista che ha saputo rinnovare il rapporto arte-vita senza mai rinunciare alle implicazioni ludiche e ironiche.
Come ricorda Alberto Fiz “non è azzardato affermare che Depero, attraverso la sua Casa d’arte Futurista a Rovereto, una factory ante litteram, abbia saputo anticipare di quasi mezzo secolo alcune tematiche proprie della pop art e dell’indagine di Andy Warhol e di Alighiero Boetti.” Per realizzare le tarsie, Depero, insieme alla moglie Rosetta, abile ricamatrice, decise di assumere alcune collaboratrici che, sotto la guida dell’artista, diede vita a composizioni in stoffa colorate che rappresentano un unicum nell’arte del Novecento. Proprio alla figura di Rosetta è dedicata La casa magica, una tarsia del 1920 esposta ad Aosta.
Depero compie una svolta radicale nella ricerca pittorica e plastica futurista cogliendo la portata rivoluzionaria di un’indagine che va oltre il quadro: “Rispetto ad una mostra di quadri, è più bello un negozio scintillante; un ferro da stiro elettrico è più bello di una scultura; la macchina per scrivere è più importante d’una tronfia architettura, ” ha scritto l’artista. Oltre al futurismo, infatti, partecipa all’esperienza del déco e prende parte ad alcune rassegne del movimento Novecento. Nell’evoluzione della sua indagine creativa, l’universo di forme e di colori va incontro a una fusione panteistica tra la componente meccanica e la natura (a questo proposito, in mostra compaiono alcuni dipinti emblematici degli anni Venti come Proiezioni crepuscolari, Fulmine compositore, Il legnaiolo, Alto paesaggio d’acciaio e Anacapri. Riesumazioni alpine, quest’ultimo proveniente dal museo Magi ‘900 di Pieve di Cento) in un percorso che comprende differenti soggetti come cavalli al galoppo, automi metropolitani, ma anche casolari alpestri, rustici bevitori o scultorei animali montani.
Tra le tarsie, accanto a La casa magica, va ricordato il frammento di Modernità del 1925 che rappresenta l’unica parte esistente del grande arazzo andato distrutto. L’opera, realizzata per l’Exposition Internationale des Arts Décoratifs et Industriels Modernes di Parigi nel 1925, era stata lodata dallo stesso Marinetti che non esitò ad affermare: “Depero audacemente in Modernità ha sconfinato e presentato nei finissimi panni colorati, nella perfetta tecnica del mosaico cucito, una visione macchinaria di treni, traversati da automobili in pazza corsa, su di una via azzurra in fuga che si prolunga nel cielo e si fonda nella scia di un rosso volante aeroplano.”
Nell’ambito dell’allestimento verrà realizzato un tappeto-installazione con 100 maxibottiglie di Campari Soda che riproducono in formato gigante la storica monodose disegnata da Depero nel 1932.
Sarà proiettato, tra l’altro, Esplosioni di un artista del 2008, il video che il regista Luciano Emmer, un anno prima della sua scomparsa, ha voluto dedicare a Depero.
Una mostra, dunque, che consente di ripensare, in termini nuovi, l’indagine di un artista che ha fatto dell’arte un’esperienza destinata a modificare la percezione dello spettatore che si trova coinvolto in spazi dove ogni dettaglio del proprio contesto ambientale e sociale viene ripensato in maniera radicale.
L’esposizione è accompagnata da un catalogo monografico in italiano e francese pubblicato da Silvana Editoriale con i saggi dei due curatori, i testi selezionati di Depero, oltre agli interventi di Ugo Nespolo e Alessandro Mendini.
Organizzata dall’Assessorato Istruzione e Cultura della Regione autonoma Valle d’Aosta a cura di Alberto Fiz e Nicoletta Boschieroin collaborazione con il Mart di Rovereto
Inaugurazione: giovedì 12 dicembre 2013 (alle ore 18.00)
Costo del biglietto: 5,00€; Riduzioni: 3,50€ gratuito per i minori di 18 anni e per i maggiori di 65 anni
Luogo: Aosta, Museo Archeologico Regionale Piazza Roncas
Orario: dal martedì alla domenica 10.00 – 18.00. Lunedì chiuso
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Mosé e gli altri restauri in mostra
Queste opere fanno parte dell’Eredità Bardini, appartenente allo Stato italiano dal 1996, composto da migliaia di pezzi in attesa di essere restaurati e presentati al pubblico.
Le opere che qui presentiamo hanno come centro d’attrazione il bellissimo dipinto di Alessandro Gherardini, restituito alla fruizione del pubblico e degli studiosi, per essere ammirato e studiato come la sua bellezza invoca ed impone. Si tratta dell’olio su tela Mosè e le figlie di Jetro, realizzato tra il 1690 e il 1700 e restaurato di recente da Muriel Vervat.
Scrive Cristina Acidini: “Un grande quadro del Settecento fiorentino ritorna pienamente godibile nella elegante complessità della sua composizione e nella ricchezza della tavolozza chiaroscurata e vivida. Una scena pastorale di fascino fresco e arcadico, che ricompare all’apprezzamento degli studiosi e del pubblico. E di paragonabile valore e interesse sono gli oggetti d’arte applicata, pure provenienti dall’infaticabile attività di scopritore e raccoglitore di Stefano Bardini, al quali si deve la sopravvivenza fino a noi di frammenti illustri d’un nobile passato artistico e artigiano”.
La mostra continua, presentando un piano di tavola in scagliola, di scuola carpigiana, di fattura squisita. Rimpiangiamo che nel corso del tempo si siano perse le delicate incisioni che rendevano la fattura più simile ad un merletto che a quella di un piano di tavolo.
Seguono alcune parti di un paliotto d’altare in scagliola, sempre di scuola carpigiana, qui presentato in stato frammentario, ma indicativo della maestria e della creatività raggiunta da questa scuola già alla metà del seicento.
Alcuni tessuti di pregevole fattura chiudono questa presentazione.
La diversità di materiali – dipinti, scagliole, tessuti – tutti trattati con arte e fantasia, ci rendono orgogliosi di offrire al pubblico che visita la Villa medicea di Cerreto Guidi un percorso di poche, raffinate , sceltissime opere d’arte recuperate che valorizzano i bellissimi saloni e sale dell’illustre Villa Medicea di Cerreto Guidi.
La Villa medicea di Cerreto Guidi, diretta da Marilena Tamassia, è aperta da lunedì a domenica dalle ore 8,15 – 19,00; chiusura: secondo e terzo lunedì del mese, Natale e Capodanno.
Data Fine: 14 marzo 2014
Luogo: Villa medicea di Cerreto Guidi
Città: Cerreto Guidi
Indirizzo: Via Ponti Medicei n. 12
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La Sardegna dei 10.000 Nuraghi – Simboli e miti dal Passato
È la prima volta che la civiltà nuragica della Sardegna è protagonista a Roma e lo fa attraverso una esposizione di grande fascino, che svela i segreti di una civiltà antichissima come quella che ha realizzato i nuraghi e che dalla Sardegna ha intessuto relazioni commerciali e culturali con le altre popolazioni insediate nel Mediterraneo, e anche con l’Etruria meridionale. Mai prima d’ora i bronzetti sardi qui rinvenuti erano stati esposti accanto a quelli ritrovati sull’isola.
Sviluppatasi in un lungo arco cronologico, tra l’età del Bronzo e gli inizi dell’età del Ferro (XVII-IX sec. a.C.), la civiltà nuragica, che prende nome dal singolare e imponente monumento che la caratterizza, il nuraghe, spicca nel panorama dell’Europa antica per varietà e ricchezza delle sue manifestazioni culturali.
Tra XVII e XIII sec. a.C. l’occupazione sistematica e capillare del territorio portò all’edificazione di migliaia di nuraghi sia semplici che complessi, distribuiti in sistemi insediativi costituiti da un numero variabile di torri, di abitati e di luoghi di culto funzionali al controllo delle risorse. Oggi queste architetture megalitiche, i cui elevati si ergevano in origine ben oltre i 20 metri, imprimono al paesaggio sardo un segno inconfondibile. Queste imponenti costruzioni, che hanno richiesto un eccezionale impiego di forza-lavoro, erano sede di attività legate all’esercizio del potere politico, amministrativo, militare e religioso, manifestazione evidente della forza e della ricchezza della comunità.
Il profondo cambiamento che coinvolge la civiltà nuragica intorno al XII secolo a.C. interrompe la costruzione di questi monumenti. Il contesto socio-economico vede una riorganizzazione generale delle comunità in un sistema fortemente gerarchico.
È questo il periodo in cui i Nuragici ebbero un ruolo da protagonisti e la Sardegna fu al centro di intensi scambi di uomini e merci, punto di transito delle rotte verso Occidente e Oriente. Navigatori essi stessi, i Nuragici furono sagaci interpreti di nuove tecniche metallurgiche, apprese ed elaborate in modo originale, e quindi ritrasmesse in tutto il Mediterraneo.
In questo contesto culturale le élites, per legittimare il proprio potere politico e religioso e garantirsi sentimenti di adesione collettiva, ricorsero al passato illustre. Per questo motivo riprodussero il nuraghe sia in pietra, con i grandi simulacri presenti nei luoghi di culto e nelle capanne delle riunioni, sia in bronzo, come singoli oggetti oppure come parti di rappresentazioni più complesse quali gli alberi maestri delle navicelle oppure i cosiddetti “bottoni”, che divengono dei doni cerimoniali.
Il modello di nuraghe diventa il Simbolo di un Simbolo, l’elemento aggregante della comunità, la bandiera, espressione dell’unità sociale e dell’autodeterminazione della forza collettiva. E intorno al modello si crea un importante apparato figurativo, immagine del popolo dei nuraghi e un insieme di arredi e corredi liturgici fondamentali per l’espletamento dei culti e dei rituali che rappresentano il background intorno al quale si crea una tradizione e si realizza il mito.
La Mostra di Villa Giulia è stata suddivisa in 4 sezioni.
La prima Immagini di un popolo ruota intorno ad un documentario (regia di Roberto Cretton testi di Franco Campus e Pina Maria Derudas). Le architetture, la vita quotidiana e la sfera del sacro vengono proposti con l’ausilio di suggestive scene di fiction e ricostruzioni virtuali, accompagnate da musiche anche originali, attraverso una chiave di lettura che mette l’accento soprattutto sugli aspetti sociali e sul ruolo che occupa l’Isola delle Torri, protagonista di primo piano sulla scena Mediterranea fra l’età del Bronzo e l’età del Ferro.
La seconda sezione dal titolo I Luoghi e i simboli offre uno spaccato dei luoghi della poliedrica civiltà nuragica. Un percorso geografico si dipana dal nord al sud dell’isola e interessa le numerose località che hanno restituito il simbolo di questa civiltà: manufatti in bronzo o pietra riproducono in varie dimensioni il nuraghe.
Nella terza sezione Identità e Orizzonti si intende sottolineare il ruolo del monumento quale bene riconosciuto sia oggi che nel passato. Due figure di guerrieri, un arciere e un “pugilatore”, riproducono fedelmente le grandi statue in pietra provenienti dallo straordinario complesso cultuale e funerario di Mont’e Prama. L’allestimento ricrea in scala reale interni di nuraghi, altari sormontati da spade votive, scenari ed ambientazioni in un quadro di grande suggestione.
La quarta ed ultima sezione Simboli e segni della memoria focalizza l’attenzione sulla funzione che le riproduzioni di nuraghe ebbero nel contesto di origine. Le navicelle votive con l’albero maestro conformato a torre, con animali sulle murate, sono chiaramente espressione di una narrazione e segni del potere: nuraghi in bronzo, doni cerimoniali, sono funzionali ad instaurare un’alleanza fra uomini e dei. Verranno esposte opere poco note al grande pubblico provenienti dai più importanti musei nazionali e civici della Sardegna, testimoni di un racconto mitico e della memoria culturale del popolo nuragico.
L’esposizione – rielaborazione di quella sarda “Simbolo di un simbolo”, inaugurata nell’ottobre del 2012 nel piccolo centro di Ittireddu (SS), finanziatore dell’evento, e poi ospitata al Museo “G. A. Sanna” di Sassari fino al 30 novembre 2013, è corredata da un catalogo, che accoglie i contributi di numerosi studiosi e approfondisce le tematiche presentate in Mostra.
Durante la giornata inaugurale il pubblico potrà rivivere le antiche atmosfere musicale sarde fin dalla mattinata, grazie alle esibizioni del coro polifonico sardo Associazione culturale coro di Ittireddu diretto dal maestro Silvio Bossi e del gruppo folk “Santu Jagu” di Ittireddu.
Redattore: ANTONELLA CORONA
Data Fine: 16 marzo 2014
Costo del biglietto: 8,00€; Riduzioni: 4,00€
Luogo: Roma, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia – Piazzale di Villa Giulia
Orario: 8,30-19,30, dal martedì alla domenica
Città: Roma
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Vittorio Zecchin, Duilio Cambellotti e Le Mille e una notte
Di Zecchin si presentano i sei pannelli di proprietà del Museo di Ca’ Pesaro a Venezia e una serie di vasi in vetro che l’artista realizzò per la ditta muranese Venini. Di Cambellotti si avrà in mostra la serie originale delle venti tavole per l’illustrazione del libro, di proprietà dell’Archivio Cambellotti di Roma. Inoltre, sono state selezionate, insieme alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, una serie di pubblicazioni della celebre raccolta di fiabe, tra cui la prima in lingua francese di Antoine Galland.
Per suggerire l’ambiente originario in cui le storie de Le mille e una notte si sono generate, vengono infine presentate due mattonelle persiane del XVIII secolo, che rappresentano il mondo orientale fiabesco che vede nascere quei suggestivi racconti. Anche la lucerna ad olio che viene esposta è un esemplare in uso nell’India coeva alla genesi letteraria delle storie e rappresenta anche il tòpos di una delle fiabe più conosciute, quella de La lampada di Aladino, rimasta nell’immaginario collettivo ininterrottamente per diverse generazioni. Mattonelle e lucerna sono stati gentilmente concessi alla mostra dal Museo Nazionale d’Arte Orientale di Roma.
L’esposizione del Museo Boncompagni Ludovisi raccoglie quindi intorno al tema trattato una serie di testimonianze di quanto esso fosse stato popolare all’inizio del XX secolo e quale interesse abbia generato per l’Oriente, interesse che coinvolgerà il gusto in ogni campo del costume sociale.
La mostra è realizzata in collaborazione con il Museo di Ca’ Pesaro a Venezia, con la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma e con il Museo Nazionale d’Arte Orientale “Giuseppe Tucci”di Roma.
E’ curata da Mariastella Margozzi, direttrice del Museo Boncompagni Ludovisi, insieme a Matteo Piccolo, funzionario della Galleria Internazionale di Ca’ Pesaro di Venezia, e a Flora Parisi, funzionaria della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. Il progetto di allestimento è dell’architetto Massimo Licoccia, funzionario della Galleria nazionale d’arte moderna.
La realizzazione è di Articolarte srl.
Redattore: ANTONELLA CORONA
Inaugurazione: venerdì 13 dicembre 2013, ore 18.00
Data Inizio:14 dicembre 2013
Data Fine: 03 marzo 2014
Costo del biglietto: gratuito
Luogo: Roma, Museo Boncompagni Ludovisi per le Arti decorative – Via Boncompagni
Orario: Martedì – domenica 8.30 – 19.30 (ingresso fino alle 19.00) Chiuso tutti i lunedì, 1 gennaio, 1 maggio
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Il respiro del Mediterraneo -Trame e colori dell’accoglienza
Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia – ANIMI – Società Magna Grecia
Organizzazione generale Annalisa Cipriani
Con il contributo di Officine Fotografiche RomaUn’opportunità per riscoprire attraverso foto, manufatti tessili, video, l’arte popolare e le sue contaminazioni tra vie d’acqua e di terra, nelle tradizioni millenarie del bacino del Mediterraneo, riproposte in terra di ’ndrangheta, con i manufatti artistici realizzati nei Borghi solidali dell’Aspromonte ionico, dove il sostegno di Libera ha permesso di coltivare le terre confiscate alla mafia e ripopolare i paesi abbandonati della Locride, accogliendo comunità di profughi e rifugiati politici dell’area mediterranea e mediorientale, teatro perenne di guerre e persecuzioni, fughe e approdi tra sponde opposte dello stesso mare.Un occasione per coinvolgere gli studenti nell’esempio di una cittadinanza attiva e in un esperienza di viaggio creativo lungo “le rotte dei traffici dei mercanti, le migrazioni delle anguille, fughe di popoli e nascita di dee,
”il Mediterraneo magico” di Predrag Mattvejevic, lontano dalle cronache dolorose di questi giorni. Guida sarà il progetto Reflecting “Art and Textile” promosso dal Liceo Artistico Mattia Preti-Frangipane ex istituto d’arte di Reggio Calabria, in gemellaggio con una scuola della città di Adana in Turchia: uno straordinario lavoro di ricerca realizzato con una rigorosa selezione iconografica del patrimonio storico-archeologico delle due sponde del Mediterraneo, che ha influenzato l’arte tessile di quelle popolazioni in un rimando di forme colori simboli di una civiltà comune che la mostra permetterà di conoscere meglio. Insieme alla bellezza degli antichi arazzi conservati con i grandi telai nei laboratori dell’ex’Istituto d’Arte calabrese, un luogo e una memoria da salvaguardare e musealizzare nell’attesa di un ripristino dei laboratori di arti applicate negli ordinamenti scolastici, insieme agli insegnamenti della geografia e della storia dell’arte: il DNA del “popolo italiano che si era sempre distinto nel coltivare in ogni angolo della sua terra la bellezza” (Umberto Zanotti Bianco, 1957).Inaugurazione, sabato 14 dicembre, ore16,00Programma giornata inaugurale
Saluti di Francesco di Gennaro, Soprintendente al Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini”
sono invitati Laura Boldrini, Presidente della Camera dei Deputati; Pietro Grasso, Presidente del Senato della Repubblica; Marco Rossi-Doria, Sottosegretario del MIUR; Antonia Pasqua Recchia, Segretario Generale del MiBACT
Presentazione di Italia Nostra e ANIMI-Società Magna Grecia Come nasce una mostra tra passato e futuro Una lettura delle testimonianze Anna Sirinian, Mirko Grasso, Simone Misiani, Tito Squillaci, Roberta Filardi Proiezione del video dedicato a Umberto Zanotti Bianco, a cura di Giuliano Petrelli.
Informazioni Evento: Data Inizio:14 dicembre 2013
Data Fine: 30 gennaio 2014
Costo del biglietto: 6,00€; Riduzioni: 3,00€
Luogo: Roma, Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini” – Piazza Guglielmo Marconi n.14
Orario: lunedì-sabato 9,00-18,00 domenica 9,00-13,30
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Strade. Al Museo si incontrano le strade del mondo
Le STRADE che percorrono la terra, le strade che la modellano, uniscono o separano. Su questo tema hanno lavorato per mesi un gruppo di cittadini modenesi provenienti da quattro continenti.
Il dialogo è partito dalle STRADE rappresentate e suggerite dai materiali esposti nel Museo Civico Archeologico o da antichi luoghi della città e del territorio modenese: dalla strada recentemente scoperta al parco Novi Sad, ai percorsi dei pellegrini etruschi lungo i valichi dell’Appennino, dalla “via dell’ambra” alle rotte percorse dagli esploratori modenesi nell’800 o evocate dai materiali della raccolta del lavoro contadino e artigiano di Villa Sorra.
Da questi incontri sono emerse storie, ricordi e testimonianze di mondi lontani che hanno reso possibile congiungere idealmente le strade di Argentina, Congo, Albania, Marocco, Colombia, Romania, Russia, Turchia, Ucraina, Filippine, Perù, Togo, Camerun, Costa D’Avorio, Bangladesh.
Da questi incontri è nata la mostra “Strade. Al museo di incontrano le strade del mondo”, visitabile fino all’8 giugno 2014
Allestita in una delle nuove sale di recente acquisizione del museo, la Sala Boni, l’esposizione è promossa dal Comune di Modena –Assessorato alla Cultura, Istruzione, Politiche sociali, Centro Stranieri, dal Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena, dall’Associazione Casa delle Culture di Modena e dall’Università di Modena e Reggio Emilia in collaborazione con IBC Regione Emilia-Romagna e Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna
Il pubblico viene accolto da un richiamo alle celeberrime “impronte di Laetoli”, le più antiche orme di primati bipedi della storia, che in questo contesto evocano l’inizio di un cammino che non si è mai interrotto.
L’allestimento è scandito dalla successione di sezioni che rappresentano i principali filoni del dialogo partecipato.
– Lungo la strada: dalle strade dei migranti, a quelle dei pellegrini, a quelle delle merci … infiniti percorsi che hanno come protagonisti il viaggiatore e la sua meta
– In strada: la strada come biblioteca di memorie e saperi, come luogo di aggregazione e socializzazione, come amplificatore di cerimonie e rituali che coinvolgono la comunità
– Perdersi e trovarsi: la strada come simbolico rito di passaggio declinato fra codici, segni e linguaggi, dalle favole della tradizione occidentale alle esperienze iniziatiche dei giovani africani
– Le nostre strade: nelle strade si sedimenta la memoria pubblica ma anche quella privata degli individui e i nomi delle strade ne comunicano i significati. Nomi che non appartengono solo alla toponomastica ufficiale ma anche e soprattutto a quella “alternativa” che modenesi e cittadini stranieri attribuiscono al alcuni luoghi della città.
La sinergia fra interviste, slide show, postazioni audio e multimediali, testimonianze originali dei partecipanti, installazioni e oggetti delle raccolte del Museo consente al visitatore di comprendere il senso di un percorso partecipato. I partecipanti al progetto sono al tempo stesso cittadini modenesi e portatori di diverse culture, figure di riferimento nell’ambito della propria comunità di appartenenza che hanno aderito a “Strade” consapevoli delle ricadute positive che un’iniziativa di questo tipo può generare in termini di armonia sociale e sviluppo del dialogo interculturale.
Anche quest’anno è disponibile l’agenda interculturale 2014 (in omaggio il giorno dell’inaugurazione, in vendita nei giorni successivi presso il bookshop del Palazzo dei Musei a 7 euro) che come sempre contiene le festività di tutti i paesi coinvolti e raccoglie testi e immagini della mostra che accompagneranno chi la sfoglia per tutto il 2014.
Come consuetudine verrà dato in omaggio a tutti i visitatori della mostra il calendario 2014 realizzato grazie al contributo degli Amici dei Musei
La proposta per le scuole
In considerazione del valore educativo e del potenziale comunicativo di cui la mostra è portatrice, il Museo ha elaborato per le scuole di Modena una proposta di visita “partecipata” per favorire la riflessione sulle proprie strade e la scoperta di nuove strade.
Le visite, guidate dai curatori della mostra, sono rivolte gratuitamente alle scuole primarie e secondarie del Comune di Modena (prenotazione on-line al sito mymemo.comune.modena.it/itinerari; informazioni al numero 059 2033117)
Inaugurazione domenica 15 dicembre 2013, alle ore 17, alla presenza di Cécile Kyenge, Ministra per l’Integrazione
Durante la presentazione, Magda Siti e Stefano Vercelli leggeranno alcune storie di strada raccontate dai partecipanti.
A seguire brindisi augurale, degustazione di cibo di strada e consegna dell’agenda.
Il percorso all’interno dei Musei Civici sarà animato dalla presenza di artisti di strada
Data Fine: 08 giugno 2014
Costo del biglietto: gratuito;
Luogo:Modena, Museo Civico Archeologico Etnologico – Palazzo dei Musei – Viale Vittorio Veneto 5
Aperture Mostre dal 13 Dicembre 2013 – Aperture Mostre dal 13 Dicembre 2013 – Aperture Mostre dal 13 Dicembre 2013
Aperture Mostre dal 13 Dicembre 2013 – Aperture Mostre dal 13 Dicembre 2013 – Aperture Mostre dal 13 Dicembre 2013
L’incanto dell’affresco. Capolavori strappati da Pompei a Giotto, da Correggio a Tiepolo
La mostra, curata da Claudio Spadoni, direttore scientifico del MAR e da Luca Ciancabilla, ricercatore del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università degli Studi di Bologna e realizzata grazie al prezioso sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, intende illustrare le vicende che negli ultimi tre secoli hanno segnato l’evoluzione tecnica e la fortuna critica della prassi estrattista: l’arte di distaccare le pitture murali. Protagonisti assoluti delle sale della Loggetta Lombardesca sono più di un centinaio di capolavori un tempo sulle volte, sulle pareti e sulle facciate dei più noti edifici sacri e profani della nostra penisola: decine e decine di affreschi trasportati a massello (cioè segati insieme al muro), strappati o staccati e poi condotti su tela, o su altri supporti, fra la seconda metà del Cinquecento e gli anni ottanta del Novecento, per la prima volta riuniti nella medesima sede espositiva.
Frammenti, scene intere, porzioni monumentali di alcuni fra i più straordinari cicli pittorici murali firmati da Giotto, Buffalmacco, Vitale da Bologna, Pisanello, Andrea del Castagno, Melozzo da Forlì, Bramante, Luca Signorelli, Perugino, Ercole de Roberti, Pinturicchio, Garofalo, Raffaello, Romanino, Correggio, Moretto, Pontormo, Giulio Romano, Niccolò dell’Abate, Lelio Orsi, Paolo Veronese, Ludovico e Annibale Carracci, Guido Reni, Domenichino, Guercino, Tiepolo. Un progetto innovativo che attraversa la storia della pittura murale italiana dai dipinti di Ercolano e Pompei a quelli realizzati da Giambattista Tiepolo nella Villa Valmarana a Vicenza, il tutto in un continuo confronto e rimando con la storia del gusto, del restauro, del collezionismo e della conservazione delle opere d’arte. Un racconto inedito, ancora completamente ignorato dal grande pubblico, presentato nei suoi momenti principali: dai masselli cinquecenteschi motivati da fini devozionali, passando per le esaltanti sperimentazioni sette-ottocentesche delle tecniche dello strappo e dello stacco, quando i primi estrattisti conducevano su tela gli antichi affreschi per salvaguardarli dal degrado e dalla distruzione, ma anche per tramutarli in quadri da galleria a disposizione del mercato antiquario italiano ed europeo, fino ai trasporti del secondo Novecento, quando venne a consumarsi la cosiddetta “stagione degli stacchi” e quella della “caccia alle sinopie”, i disegni preparatori che gli antichi maestri avevano lasciato sotto gli intonaci dipinti.
Redattore: RENZO DE SIMONE
Orari
fino al 31 marzo: martedì – venerdì 9-18; sabato e domenica 9-19; chiuso il lunedì, dal 1° aprile: martedì – giovedì 9-18; venerdì 9-21; sabato e domenica 9-19; chiuso il lunedì. La biglietteria chiude un’ora prima
Aperture festive 9-19: Pasqua, Lunedì dell’Angelo, 25 aprile, 1° maggio, 2 giugno
Data Inizio: 16 febbraio 2014
>Data Fine: 15 giugno 2014
Costo del biglietto: 9,00 euro; Riduzioni: 7,00 euro
Luogo: Ravenna, Museo d’Arte della città di Ravenna
Eventi Festività natalizie 2013-2014
IschiaPresentazione Antologia La mia vita mai vissuta
Partecipazione Antologie LENOIS
ideate da Bruno Mancini con la Direzione Artistica di Roberta Panizza
Antologie LENOIS (poesie, prose, racconti, immagini pittoriche, fotografiche ecc.) Nessun onere è richiesto per partecipare alle selezioni.
Tema libero.
Si partecipa inviando 4 pagine di testi (in word) e/o d’immagini (in Jpeg)
tramite e-mail alla casella di posta elettronica
emmegiischia@gmail.com
Agli Autori selezionati (nessun onere è richiesto per partecipare alle selezioni) vengono proposti questi programmi promozionali:
1) Proposta pubblicazione testi in Antologie LENOIS
2) Proposta pubblicazione immagini in Antologie LENOIS
Adotta una poesia – Quarta di copertina
Ischia, mare e poesia – Copertina
Ischia, un’isola di poesia – Gaetano Colella – Copertina
Ischia, un’isola d’amore – Quarta di copertina
Ischia, un’isola d’amore – Miramare – Copertina
Ischia, un’isola di poesia – Copertina
Ischia, un’isola di poesia – Fruscio – CopertinaIschia, un’isola di poesia – Quarta di copertina
Da Ischia sempre poesia – Copertina
Da Ischia sempre poesia – Copertine
Ischia, un’isola di… – Miramare – Quarta di copertina
Ischia, un’isola di… – Miramare – Copertina
Ischia – Otto milioni – Copertine
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- Alcuni spazi d’informazione culturale e di riproduzione video all’interno del palinsesto di teleischia (digitale terrestre e web)
- Il coordinamento e la gestione delle informazioni culturali per i sei comuni dell’isola d’Ischia del portale IDC “Italia Della Cultura”
- Il sito www.emmegiischia.com
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