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Mariapia Ciaghi CEO e Founder de Il Sextante al Bookcity 2019
Il 17 novembre 2019 nell’ambito della manifestazione internazionale #BCM19, BOOKCITY. nell’Aula Magna della “Società d’Incoraggiamento Arti e Mestieri SIAM” di Milano, L’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” in collaborazione con il quotidiano
IL DISPARI di Gaetano Di Meglio e
Mariapia Ciaghi, CEO e Founder de Il Sextante,
hanno presentato l’evento “Il Sextante Eudonna Il Dispari DILA – Bookcity 2019” durante il quale Mariapia Ciaghi ha presentato le ultime edizioni della sua casa editrice: “Un luogo di incontro e di condivisione che esplora il mondo circostante con uno stile comunicativo con il quale dare un nuovo senso creativo al prodotto editoriale.”
Mariapia Ciaghi dal 2008 pubblica riviste (tra le quali il trimestrale Eudonna magazine
distribuito a #BCM19 Bookcity Milano
per l’annata 2019) che pone particolare attenzione verso giovani talenti e autori che da tutto il mondo, dall’Argentina all’Europa, aiutano ad esprimere concetti e ad innovare il piacere della conoscenza.
Il Sextante organizza eventi ad alto valore scientifico e artistico e si rapporta sia con un pubblico settoriale, sia con i grandi lettori, cercando di rielaborare e dare ossigeno all’offerta formativa e culturale in ogni parte del mondo.
Dialogo, Krasis e Apertura: con questi tre obiettivi ricerca nuovi orizzonti per il pensiero in un mondo in cui la sfida della conoscenza è quella di offrire risposte ai vecchi e nuovi Perché dell’uomo e dare nuova forma alle risposte possibili.
In collaborazione con l’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA“
non solo promuove eventi ma contribuisce da tre anni all’edizione dell’Antologia.
E partendo da Autori proposti da Il Sextante nell’Antologia
“Magari un’emozione!” ha presentato il libro Trentagiorni citando la prefazione del collaboratore e saggista Matteo Tuveri:
«Le parole di Lucilla Trapazzo, non nuova all’uso della sinestesia e alla riflessione sono gli occhi di una coscienza collettiva, simile al coro dell’antico teatro greco, in grado di rompere il velo della furia interiore, provocata dalle immagini, e di ricongiungersi con l’atto medesimo dello scatto compiuto da Alfio Sacco rivelando la suprema vacuità e l’interdipendenza di tutti fenomeni: parole e immagini danno forma le une alle altre in un cerchio ininterrotto di rottura, ricomposizione, speranza e rumore.
Un décollage di emozioni e mutue corrispondenze.(…)
Se la spontaneità attribuita ai versi Haiku è frutto di un allenamento interiore preciso, è anche vero che lo scatto tradisce un lento esercizio di attesa.
Entrambi – versi e immagini – dialogano taglienti, luccicanti e allusivi in un volume prezioso che unisce lampi urbani, acquerellati o sbiaditi a quelli dorati e riflessivi in cui lo stupore per le piccole cose emerge da una farfalla che si alza in volo da uno strato di ossidiana (Gialla farfalla / su roccia di ossidiana / s’alza già in volo) e da una superficie di multimateriale argentato e dorato, sporco come il nero dei versi da cui spicca il volo il lepidottero. Il tempo che passa, lasciandoci nostalgici prima del suo scorrere, in quello che per il genere Haiku è il Mono no aware, ovvero quando “ardono i ciocchi / obliquo va il pensiero / accumulando”, è la citazione personale dei due artisti dell’impermanenza delle cose (Anitya in sanscrito).
Come quegli occhi di donna persi nei giornali – sbiaditi e strappati – e accompagnati dai versi “romba il maestrale / l’onda danza sui versi / oggi è già ieri”.
Trenta sono i giorni che compongono un mese, trenta i componimenti custoditi all’interno del libro, e trenta le immagini che con essi dialogano.
Dodici, invece, gli Haiku iniziali dedicati alle stagioni.
Questa la struttura del catalogo: una cadenza del tempo, spesso misurata con il numero di lune, che compare anche negli Haiku tradizionali e in cui fa capolino anche Sanguineti: “Sessanta lune: / i petali di un haiku / nella tua bocca” (Corollario, 1997).
Trentagiorni è un luminoso gesto di unione, condivisione e preghiera nei confronti di una realtà quotidiana cui tutti siamo chiamati a partecipare in tempi difficili, con il più grande sforzo di creatività personale. (::)»
Dall’Antologia “Magari un’emozione“
Maria Luisa Neri
ha letto una poesia di
Lucilla Trapazzo:
Discrasia
Questo è giorno di cielo
e di spine. Da tempo è alto
il sole, la terra invoca mare
e margherite. Il racconto invece
abbaia. È pervicace e inciampa
in mancanza di armonia.
Certe viola di pervinca e l’azzurro
di elicriso sono a repentaglio
in cattiva mescolanza d’ombra
e luce. L’uccello della notte geme.
Non smette di artigliare in verso
ombroso e squarcia itinerari
alberi e persone che trova sulla via.
Ora si condensa e nasce ancora
e ancora stagna lapislazzuli di stelle
il pensiero artritico.
Ne ho misericordia. Già l’alba
luce antica è all’orizzonte
immensa. Impavide violette
nella neve. Nell’istante azzurro.
A seguire “Granelli di sabbia ” di Lucia Marchi
e opere di Jeanfilp artista presente anche a Bookcity.
Mariapia Ciaghi ha riportato parte di una recensione inviata a novembre dal prof. emerito Andres Pociña di Granada :
«“Granelli di sabbia” è una raccolta di poesie d’amore, per lo più scritte in versi molto brevi, di una, due, tre, quattro o cinque sillabe, e in un numero molto piccolo di versi per ciascuna poesia.
Lo segnalo all’inizio, perché è una caratteristica che caratterizza il tutto in modo molto significativo.
Nel titolo di questa mia recensione ho scritto che si tratta di “attimi d’amore”, ma devo aggiungere che si tratta di un vero amore, non fittizio, non immaginato poeticamente, ma dei momenti dell’amore che coprono un’esistenza autentica e hanno una protagonista, Lucia Marchi, che rivive la sua esperienza amorosa di anni e anni di vita, con una persona amata che si avvicina e si allontana, e con cui vorrebbe sempre essere, ma spesso non c’è, non abbiamo ragione di sapere perché.
“Attimi” d’amore, attimi della persona amata: è una parola che ci conquista dal momento in cui la vediamo apparire, in una delle prime poesie, che è appunto intitolata Attimi
E
Se non c’eri
Dove sarei
Adesso io
Che non vivo
Se non di attimi
Te lo dico (p. 29)
Lucia, all’inizio di un’introduzione molto illustrativa (e molto sincera), spiega il motivo del titolo delle sue poesie: “Granelli di sabbia è un insieme di pensieri che hanno attraversato la mia fase dell’esistenza fino ad oggi, e sono tutti attimi d’amore ”(p. 5).
Tranne una sola poesia dedicata ai suoi genitori (p. 12), così come l’intero libro, interamente dedicato a loro, e una poesia dedicata a sua figlia e un’altra a suo figlio (p. 50), le esperienze d’amore di Lucia coprono tutte le pagine, in cui l’amore, del passato, del presente, del futuro, viene interpretato come un percorso passato in unione con la persona amata, in tante poesie come in Ritornello
I nostri passi
Percorreranno
sentieri
Già passati
Ma nuovi
Perché insieme (p. 54).
L’amore, ci insegna Lucia, è una necessità assoluta nella vita, quando è presente e quando manca. La gioia della vita, il sorriso della vita, dipende sempre dalla reale esistenza dell’amore.
Il 5 ottobre 2019, alla Facoltà di Lettere di Trento, ho tenuto l’ultima delle mie dieci lezioni di teatro latino a un gruppo di circa centocinquanta studenti e studenti meravigliosi, attenti, istruiti, affettuosi, con i quali ho vissuto un’esperienza universitaria indimenticabile; per salutarli prima di partire, ho letto loro la poesia di Lucia Marchi :
Augurio
Se noi
Fra cento anni
Ci trovassimo
Ancora sorridere
Avremmo sconfitto
La noia
Dell’esistenza (p. 61),»
Marialuisa Neri ha letto due poesie di Lucia Marchi che sono state pubblicate nell’Antologia “Magari un’emozione“.
Una di queste è titolata “Granelli di sabbia”
Granelli di sabbia
Non siamo che
granelli di sabbia
nelle mani del tempo
e tra un vagito ed un sospiro
rimane
lo spazio di un sorriso
La poetica dell’incanto ci permette di essere rapiti dalla bellezza del fascino di qualsiasi genere sia, e, qualora fossimo abbattuti dal disincanto, ci accompagna incoraggiandoci a cercare un nuovo incantamento, che nella ciclicità dettata dal tempo deve riapparire ad illuminare la nostra rotta ed a rendere felice il prosieguo del nostro transito.
Dopo una pausa musicale dei giovani violinisti “Gli Archi della Donadoni” diretti da Alessandra Albo
ha presentato Testi teatrali di Pierluigi Albertoni, milanese di nascita ma romano d’azione.
Albertoni ha realizzato una sessantina di medio e lungometraggi come autore e regista.
Per il teatro ha pubblicato Danza ancora Salomè e Ivry-sur -Seine.
Ha pubblicato racconti e poiesie e ha diretto il Laboratorio del Fantastico.
Quindi “De amicitia cum Roma complice” di Miacela Bertoldi e altri volumi editi nel 2019.
Hanno preso parte all’evento anche il poeta David Wilkinson e la moglie Caterina Dominici
esprimendo la loro sensibilità internazionale attraverso un intervento molto apporezzato dai presenti.
L’incontro è stato concluso con la proiezione di alcuni video realizzati con musiche di Roberto Prandin,
testi poetici di
ed interpretazioni sceniche di
Chiara Pavoni,
Musiche Roberto Prandin, Testi Bruno Mancini, interpretazione scenica Chiara Pavoni #BCM19 SIAM