Lucia Fusco nuova amica dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”

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Lucia Fusco nuova amica dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”

Lucia Fusco nuova amica dell'Associazione culturale "Da Ischia L'Arte - DILA"

Lucia Fusco

BIOGRAFIA DELL’AUTRICELucia Fusco

è nata a Roma il 28 Ottobre 1963.

Laureata in Lettere con indirizzo in Storia dell’Arte, è maestra nella Scuola Elementare di Pontinia.

Vive nelle campagne di Sezze, con il marito, la figlia, i genitori, la famiglia. Ha vissuto per quarant’anni a Roma, nel quartiere Aurelio, pur mantenendo contatti continui con il paese e i parenti.

In gioventù ha viaggiato per l’Italia, l’Europa, l’Africa con un gruppo di amici, con spirito di conoscenza e semplicità, con zaino e sacco a pelo.

Sin da piccina ha ascoltato storie dalla voce dei nonni, bisnonni, zii e vicini, e fatto della lettura il suo piacere e interesse principale.

Ha coltivato la passione per il disegno e per il colore negli anni.

Manifesta interesse per ogni forma di attività artistica come il teatro e il cinema, e ha interpretato la mamma della protagonista nel cortometraggio “Buon Compleanno Sally” che ha vinto la prima edizione del June Film Festival di Sabaudia nel Giugno 2018.

Da molti anni partecipa alla Sacra Rappresentazione della Passione di Cristo per le vie di Sezze, come Sibilla e come Pia Donna, accompagnando Gesù per la via dolorosa. Insieme all’Associazione Araba Fenice partecipa il 27 Gennaio alla Giornata della Memoria, con letture collettive e momenti di riflessione.
Nel marzo 2005 ha vinto il II Premio “Il Paese delle Donne” per l’opera «Deiva De Angelis, una “fauve” a Roma», che accompagnava una mostra monografica sulla pittrice eugubina; nello stesso anno è stata insignita del Premio Bontà dal Centro Italiano Femminile di Latina: “Con il suo sorriso dona amore e serenità cristiana agli ultimi”.

Scrive poesie in italiano, in dialetto setino e romanesco, partecipando a numerosi incontri di poesia organizzati da Jeph Anelli.

Nell’Aprile 2014 è stata invitata nell’ambito della conferenza “L’arte come mestiere: dalle pioniere di fine ‘800 agli anni fra le due guerre” alla Fondazione Besso a Roma per presentare la figura e l’opera di Deiva De Angelis.

Nel Novembre 2014 ha ottenuto una menzione d’onore per il racconto breve “Prezioso Olocausto” dal Premio Nazionale “Narrando per Passione”; il racconto premiato è stato tradotto in lingua francese e inglese e si trova su MyHeritage.com.

L’8 Marzo 2015 è stata gratificata con una medaglia dall’Accademia Nazionale Arte e Cultura a Pontinia: “Per l’eccelso impegno verso l’infanzia”.

Scrive da diversi anni storie sul mensile Lepini Magazine, ha partecipato con i suoi scritti alla seconda edizione dell’esposizione collettiva “Pagine d’Artista” nel Gennaio 2016 presso lo “Spazio Comel – Arte Contemporanea” di Latina.

Nel Marzo 2016 ha partecipato a Cori alla prima edizione della manifestazione “Cervelli in Scena”, dove ha presentato la storia e l’opera di Deiva De Angelis.

Da quest’incontro è scaturita la collaborazione con il giornalista Gianluca Sannipoli che ha realizzato un documentario sulla pittrice.

Segue con passione il gruppo “Toponomastica Femminile”di Roma, partecipando a salotti letterari, e l’Associazione Memoria Storica di Sezze, con la quale condivide eventi culturali, intenti e passioni, e In Difesa dei Beni Archeologici, che segue con stima.

Tiene una rubrica “Donne che hanno fatto la Storia” nel periodico Nuova Informazione del Centro Studi Archeologici di Sezze.

Cristiana, animalista, canara e gattara, collabora con Chance for Dog, contro l’abbandono e il maltrattamento e persegue da un cinquantennio l’intento della difficile via che conduce al vegetarianesimo e al veganesimo.

Storie di donne che hanno fatto la Storia

NOVELLA PARIGINIdi Lucia Fusco

Alla fine degli anni Ottanta una spavalda e decisa signora giocava a fare l’artista di strada a piazza Navona e sulla scalinata di Piazza di Spagna dove in gioventù si era bagnata nella fontana della Barcaccia.

Si dice che Federico Fellini si fosse ispirato a lei per la celebre scena in cui Anita Ekberg seduce Marcello Mastroianni nella fontana di Trevi.

Novella Parigini esibiva i suoi quadri come medaglie, con grande orgoglio e poche parole.

Bambina, ricordo un signore che inutilmente tentò di tirare sul prezzo ma lei sapeva benissimo che stava vendendo un pezzetto di storia e non mollò di una lira.

Negli anni Cinquanta la pittrice era stata attraente, carina e vivace, molto diversa da come appariva negli anni della maturità, i capelli corti, appesantita, enormi caftani, trucco pesante.

Nata da una nobile famiglia senese a Chiusi il 29 Aprile 1921, la sua venuta al mondo fu baciata dalle Muse Erato e Calliope in quanto il suo nome Novella, “come l’orto e il prato”, scaturì da un’ispirazione dei versi di Gabriele D’Annunzio che inviò a Emilia Stefanelli, mamma di Novella, diverse lettere.

Benedetta, la figlia di Novella, affermò che il Vate fosse il padre naturale della pittrice.

A Parigi, dove studiò all’Accademia delle BeauxArts conobbe Jean-Paul Sartre e l’esistenzialismo.

Lo scrittore fu per lei un maestro; dalla sua amicizia Novella si arricchì di conoscenze, aprì la sua arte alla passione per i gatti, che divennero una costante nei suoi quadri.

Si confermò artista nel mondo dell’esistenzialismo parigino; gli occhi di gatto nei volti umani, gli zigomi alti, le labbra piene e i seni materni, bambini e piccoli animali in colori pastello, e la replica di queste caratteristiche nella sua produzione nel tempo anticipò processi artistici che poi riproporranno artisti come Andy Warhol.

Le donne-gatto in sfavillanti colori, sono simbolo di femminilità, sensualità e irruenza per la vita.

Pitture che il poeta Enrico Hullweck definì: “visioni estreme, forme oscillanti fra delirio e gioia, donne nude e volti di madonne, i cui occhi sono gli occhi di un felino”.

Dalle opere emerge un mondo di emozioni sottratte alla moda e al tempo; i critici d’arte non considerarono mai troppo i suoi gatti e le sue donne eppure ebbe grande successo e le sue opere si trovano nelle migliori collezioni e nei musei di tutto il mondo.
Bella, stravagante, colta, ereditò con i geni il gusto per la bellezza e per l’edonismo.

Conobbe l’esistenzialismo, il femminismo ed il surrealismo francesi, per poi sfociare in una forma antesignana e naif della Pop Art.

Ricercata, aristocratica, bizzarra nel vestire, inserita negli ambienti intellettuali parigini, nel dopoguerra, passeggiava per i boulevard rendendosi protagonista della vita della Ville Lumiere.

…Bisogna credere in sé stessi, senza limitazioni, spaziare con lo spirito senza dover rendere conto a nessuno del proprio pensiero…

Divenne amica di Jean-Paul Sartre ma si tenne lontana dai valori politici; per lei essere esistenzialista significava essere libera da tendenze, legami politici e sentimentali.

Credeva che dalla libertà dovesse scaturire consapevolezza, capacità di scelta e senso di responsabilità.

La trasgressione, l’eccesso, erano strumento di sperimentazione del pensiero libero e non un atteggiamento eversivo o rivoluzionario.

Si avvicinò all’amico surrealista Jean Cocteau, cogliendone soprattutto la libertà di espressione, l’originalità.

Il surrealismo per la pittrice non aveva a che fare con l’inconscio e con l’onirico, era una nuova ricerca espressiva per esplicare l’amata libertà.

Fu amica di Salvador Dalí che le fu anche maestro.

Le poste francesi hanno emesso un francobollo riproducente un suo dipinto.

Nel 1954 a New York allestì grandi mostre recensite da Time e altri magazine.

Nel 1962 realizzò un Cristo su commissione del Presidente Kennedy.

Negli anni Sessanta dopo Parigi, New York, la Cina, scelse Roma, e contribuì a rendere Via Margutta, palcoscenico della sua esistenza e del suo lavoro, famosa in tutto il mondo.

Ebbe anche alcuni problemi con la giustizia.

Nello studio a Via Margutta 53, un piccolo attico senza ascensore “il settimo cielo” dove Marlon Brando, Ursula Andress, Ava Gardner, Rosanna Podestà, Silvana Pampanini, Linda Christian, Vittorio Gassman, Sophia Loren, Shelley Winters, Giorgio De Chirico e tantissimi altri: “correvano qui a rifugiarsi dai paparazzi, a dormire, ad amarsi, a suonare, a mangiare a sbafo e a fare tardi“.

Party a base di pane e salame.

Federico Fellini fu suo amico di scorrazzate nelle notti romane, amava ascoltare storie, aneddoti, stranezze vissute in giro per il mondo.

Così Novella divenne ispiratrice della Dolce Vita.

Nel 1953 bussò senza avvertire lo Scià di Persia, per commissionarle un ritratto di Soraya, la principessa triste, che lei raffigurò come un’antica sfinge con occhi verdi aperti su un vuoto inquietante.

La pittrice amava comparire il gossip e le riviste scandalistiche, dove appariva per i suoi flirt e i suoi eccessi.

La sua migliore amica era Linda Christian: “E’ una donna eccezionale, perciò la perdonai quando mi soffiò Tyrone Power“.

Un’esistenza speciale, originale.

La figlia Benedetta raccontò che in casa l’animale “domestico” era un leone, che veniva accompagnato la mattina presto dal personale di servitù per una passeggiata a Villa Borghese.

In una foto lontana è a Capri, in bikini, sullo sfondo dei faraglioni, con un puma ai suoi piedi.

Novella Parigini morì a Roma il 30 Settembre 1993 dopo un tumore al seno che la tediò per tredici anni e un solo giorno di ricovero all’ospedale San Giacomo, per la cui chiesa aveva dipinto una Madonna votiva. Accanto la figlia e Ursula Andress, che visse ospite a casa sua quando era ancora completamente sconosciuta per un lungo periodo, e disse di lei: “una donna generosa e seria, molto più seria e sensibile di quello che il suo cliché mondano potesse far pensare“.

Dopo la sua morte sono state ritrovate le lettere di Gabriele D’Annunzio a Emilia, tra cui una delle prime stesure de “La pioggia nel pineto”.

Il Vate inoltre forniva le istruzioni del funzionamento di un “talismano infallibile“, cesellato dal Brozzi, come dono per Novella.

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