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L’ORLANDO FURIOSO festeggia 500 ANNII dalla prima edizione con una mostra “I voli dell’Ariosto. L’Orlando furioso e le arti” L’Orlando furioso
opera simbolo del Rinascimento italiano per i suoi contenuti che raccontano di imprese cavalleresche dove si rincorrono amori, amicizia, vendette e incantesimi, e per i luoghi entro cui si svolgono le scene, ha acquistato un valore sempre più figurativo tantoché’ nel corso dei secoli sono stati diversi gli artisti che ad esso si sono ispirati per le loro opere. A partire dal Seicento infatti pittori, scultori, incisori hanno riprodotto non solo le gesta del paladino Orlando e la sua pazzia in seguito alla fuga di Angelica,
l’amore tra questa e Medoro, ma anche le atmosfere della corte estense dove lo stesso Ariosto si dilettava a leggere i suoi versi.
In occasione dei cinquecento anni dalla pubblicazione della prima edizione dell’opera di Ludovico Ariosto nel 1516, considerata l’ultimo tra i romanzi cavallereschi e il primo tra i moderni, a Tivoli (RM) è stata allestita una mostra nel suggestivo scenario di Villa d’Este. Disincantato, misterioso, frutto della fantasia del suo autore, L’Orlando Furioso si impose quale poema classico italiano affascinando e conquistando subito diversi lettori dell’epoca del calibro di Cervantes e Machiavelli, e successivamente di Voltaire nel Settecento, fino ad arrivare a Pirandello e Calvino nel Novecento.
Curata da Marina Cogotti, Vincenzo Farinella e Monica Preti, la mostra I voli dell’Ariosto. L’Orlando furioso e le arti organizzata dal Polo Museale del Lazio, ripercorre attraverso sette sezioni l’impatto esercitato dal poema fino ad oggi sulle arti figurative. La scelta di Villa D’Este quale sito privilegiato dove ripercorrere le atmosfere più emblematiche dell’opera dell’Ariosto si lega alla figura del cardinale Ippolito II d’Este sia perché questi fece costruire e decorare la villa, sia perché viene citato più volte dall’Ariosto nel suo poema oltre al fatto che lo stesso Ariosto lo incontrò alla corte estense di Ferrara negli anni della giovinezza.
Ludovico Ariosto per quest’opera è stato definito un autore figurativo, molto visivo nelle descrizioni: i suoi contemporanei lo definivano un “poeta che
colorisce”, capace di “dipingere” le armi e gli amori con la penna e con l’inchiostro. A pochi decenni dalla sua morte venne paragonato a Taziano. Ed è proprio da questa fortuna visiva del poema che prende spunto la mostra dove sono esposti disegni, dipinti, sculture, incisioni, ceramiche, e ancora arazzi, medaglie, carte geografiche, documenti e libri illustrati (opere realizzate tra il Cinquecento e il Novecento) a ripercorrere i temi del poema ariostesco coinvolgendo visivamente ed emotivamente il visitatore. Il percorso che inizia dal piano nobile della villa, negli appartamenti del Cardinale, lungo le sette sezioni punta sulla spazialità in movimento del poema guardando sia alla fase di preparazione della scrittura relativa alla costruzione di questo universo incantato, sia a quanti tra lettori e artisti si sono confrontati con l’opera per tradurla in immagini. Vasta è stata la fortuna figurativa che ha avuto “L’Orlando Furioso”: quasi ogni episodio del poema ha dato vita a numerosi richiami iconografici già a partire da pochi decenni dopo la pubblicazione. La fortuna visiva dell’” Orlando Furioso” che si è propagata nei secoli a partire dal Cinquecento con edizioni illustrate sempre più raffinate con immagini che descrivevano le vicende dei
diversi protagonisti e con tutta una serie di cicli pittorici diffusi in tutta la penisola, è proseguita nei secoli giungendo fino ad oggi. In questo viaggio visivo ed emotivo della mostra si avvertono affinità tra l’uomo moderno e contemporaneo. Si procede dalla prima sezione “I volti e il mito dell’Ariosto” dove sono le prime tre edizioni storiche dell’”Orlando Furioso” ( 1516, 1521 e 1532) e alcuni ritratti cinquecenteschi di Ludovico Ariosto, messi in rapporto con rievocazioni storiche di episodi della vita dello stesso autore quali: il ritratto degli Uffizi di Cristofano dell’Altissimo, l’opera di Massimiliano Lodi del 1860 che descrive l’Ariosto intento a leggere negli ambienti della corte ferrarese i propri componimenti poetici e l’evocazione dell’arcadico “giardino di Ariosto” raffigurata da Anselm Feuerbach nel 1862.
Con “Cinquecento: nascita e sviluppi di un’iconografia ariostesca” si entra nella seconda sezione dove dominano tre arazzi prestigiosi appartenenti ad un monumentale paramento tessile in sette pezzi realizzato nel 1558-59 per la camera da letto di Ercole II nel palazzo ducale di Ferrara. La nascita di una nuova iconografia ariostesca è rappresentata dal dipinto di Dosso Dossi Angelica e Orlando furioso che da vita ad una parafrasi visiva della follia di Orlando e poi il tema dell’amore tra Angelica e Medoro descritto in Angelica e Medoro da Simone Peterzano pittore bergamasco della cerchia lombarda.
Alla terza sezione “Tra sei e Settecento: storie del Furioso, da Firenze alla Francia” si riferiscono tele di grandi dimensioni, pensate come elementi di cicli decorativi per palazzi cittadini e ville suburbane: Orazio Fidani, Matteo Rosselli,
Vincenzo Mannozzi, Ferdinando Tacca e Jacopo Vignali sono tra gli artisti che su committenza medicea eseguirono opere sul tema del poema dell’Ariosto. Citiamo il bronzetto Ruggero e Angelica di Ferdinando Tacca e Orlando Paladino di Tempesta e ancora tre disegni di Jean-Honoré Fragonard appartenenti ad una serie di circa 180 fogli realizzati intorno al 1780 in vista di una nuova edizione illustrata.
All’età romantica fanno riferimento i lavori di diversi artisti che agli inizi dell’800 erano affascinati dai soggetti ariosteschi. Tra questi presenti nella quarta sezione “Distrazioni romantiche” dove il paesaggio assume un ruolo di primo piano vanno citati: Giuseppe Bisi con La pazzia di Orlando e Orlando e Rodomonte combattono alla presenza di Fiordiligi, Massimo Taparelli d’Azeglio con La morte di Zerbino e Giuseppe Bezzuoli con gli amori di Angelica e Medoro.
Anche l’Ottocento ha rivelato un grande interesse per i temi ariosteschi, in particolare vanno ricordati due artisti: Jean Auguste Dominique Ingres e Eugène Delacroix presenti nella sezione “l’Ottocento in Francia e i Italia” con due opere in cui è descritto con diverse sfumature il momento in cui Angelica viene liberata da Ruggero a consolidare il tema del cavaliere che salva la dama.
Alla regia di Luca Ronconi che ha raccontato gli amori, le sfide, le magie ed i sortilegi di questa affascinante vicenda è dedicata la sezione “Il più bel Furioso del Novecento: omaggio a Luca Ronconi” dove sono esposte le foto bianco e nero scattate da Ugo Mulas in occasione della messa in scena a Milana in piazza Duomo dello spettacolo del grande regista, accompagnate dai disegni preparatori delle scenografie e dei costumi realizzati da Pier Luigi Pizzi per la versione televisiva del 1975. Ed è questa versione televisiva ad essere rievocata nella Sala della Fontana attraverso una scenografia costituita da cavalli ideati da Pier Luigi Pizzi che sembrano dialogare con gli alberi e le foglie che invadono l’ambiente cinquecentesco. Un viaggio nei sentimenti dell’uomo tra amori, gelosie, sfide, inganni che abitano un mondo fantastico e immaginario, ma che talora affiorano nella società di oggi. Nel periodo dell’esposizione sono previste una serie di manifestazioni ed eventi ad essa collegati: percorsi nel territorio, concerti, proiezioni cinematografiche, spettacoli teatrali, conferenze e letture ariostesche.
I voli dell’Ariosto.
L’Orlando Furioso e le arti
Villa d’Este, Piazza Trento, 5- TIVOLI (RM)
Orari: dal martedì alla domenica dalle ore 8.30
fino ad un’ora prima della chiusura del monumento
Aperture serali nelle giornate di venerdì e sabato
fino al 30 ottobre 2016
Per informazioni tel. 0774/312070
www.ariostovilladeste.it
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