PETAR PITOCCO E “30 METRI. AUTO·BIO·GRAFIA”

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PETAR PITOCCO CON LA SUA INSTALLAZIONE “30 METRI. AUTO·BIO·GRAFIA” CREA INTERAZIONE TRA ARTE E DISABILITA’

L’arte contemporanea con i suoi linguaggi variegati e in costante evoluzione fatti di contaminazioni stilistico espressive a restituire diversi modi di percepire la realtà diventa un importante strumento di comunicazione emotiva per quanti vivono la disabilità. Presso la Sala Santa Rita a Roma nell’ambito del ciclo di mostre promosse dall’Assessorato alla Crescita culturale di Roma Capitale, iniziate lo scorso 5 marzo con l’artista ucraino Aljoscha che ha presentato opere fluttuanti in una sorta di esperimento della materia a creare suggestioni visive nella continuità del movimento nello spazio, dal 16 al 21 marzo sarà protagonista un artista disabile PETAR PITOCCO che nell’arte e nei suoi infiniti ritmi espressivi ha trovato la giusta occasione per dar vita al suo pensiero creativo in costante evoluzione. Al centro della sua arte evocativa sono segni o meglio parole e frasi che insieme costruiscono il suo orizzonte emotivo. Nato a Sofia nel 1996, Petar Pitocco che  frequenta il 5° anno del Liceo Artistico G. C. Argan di Roma, con l’installazione “30 metri, Auto-Bio-Grafia propone il racconto autobiografico di un anno scolastico.

Petar Pitocco installazione in mostra alla Sala Santa Rita

Petar Pitocco
installazione in mostra alla Sala Santa Rita

Il suo lavoro realizzato con la guida di due insegnanti del Liceo Artistico Argan di Roma, Ciro Dimita, che è anche il curatore dell’installazione, e Maria Teodolinda Saturno, esperta di didattica inclusiva. evidenzia l’uso di un segno intenso e incisivo distribuito lungo 30 metri di carta, capace di evocare le emozioni vissute giorno dopo giorno dall’artista studente durante l’anno. Parole che compongono frasi, pensieri scritti da Pitocco con ricorrenza settimanale a scuola che recuperano attimi, momenti di quella quotidianità fatta di gesti spontanei, incontri e confronti. Come sottolineato dalla professoressa Saturno “Questo lavoro nasce dalla constatazione, condivisa con il collega, della straordinaria bellezza della grafia di Petar e del suo bisogno di comunicare” e a proposito di desiderio di comunicare da parte di ragazzi con disabilità per far affiorare la propria personalità, il professor Dimita prosegue: “Avevamo già collaborato al progetto sull’identità This is me in cui avevo volutamente coinvolto quattro studenti diversamente abili, i cui autoritratti grafico-pittorici sono stati esposti in una mostra che ho curato negli spazi dell’ex-cartiera Latina. Il riscontro ci aveva entusiasmato, per la prima volta i compagni avevano riconosciuto in loro dei potenziali artisti. Così abbiamo pensato di proseguire insieme il percorso sul racconto del sé”.

L’opera di Petar Pitocco diventa esempio di come l’arte possa non solo essere prezioso veicolo per comunicare emozioni anche per chi vive la disabilità, ma creare inclusione scolastica come in questo caso in cui è stato scelto quale punto di partenza la scuola. La scrittura autobiografica diventa opera d’arte creando  inclusione e condivisione non solo all’interno della scuola, ma anche al di fuori a raggiungere più interlocutori possibili. Il fascino evocativo della parola scritta che è protagonista nell’installazione di Petar Pitocco non deve solo attrarre studenti, insegnanti di quell’istituto dove si è costruito il progetto, ma deve anche colpire passanti, visitatori, turisti attratti dalla forza evocativa della scrittura e dalla fascinazione visiva della grafica. Grafica, intima e densa di emozioni, che si lascia decodificare, ripercorrere con naturalezza e che trova una perfetta collocazione entro questo spazio espositivo dell’ex chiesa di Santa Rita oggi sconsacrata.  Attraverso questa installazione “30 Metri. Auto·Bio·Grafia” si può riscoprire la realtà con lo sguardo di un adolescente disabile e scoprire attraverso questa muovo punto di osservazione le potenzialità nascoste in queste persone spesso non incluse a causa di pregiudizi che creano punti  di superazione. Un’occasione per apprezzare le capacità di questi artisti diversamente abili on grado di raccontarsi attraverso i linguaggi dell’arte e allo stesso tempo un modo per arricchirsi attraverso le le differenze. A chiudere il ciclo delle tre esposizioni sarà “Pirouette” (dal 23 al 30 marzo) dell’artista Valentina Palazzari dove vengono messi in rapporto diversi materiali utilizzati in ambito edile per dare vita ad una struttura ascensionale e dinamica simile ad una giravolta.

Silvana Lazzarino

 

30 metri. Auto·Bio·Grafia

Sala Santa Rita Via Montanara (ad. Piazza Campitelli) Roma

Orario: tutti i giorni ore 16.00-19.00,

sabato 18 e domenica 19 marzo, ore 11.00-13.00 e 15.00-19.00

Per informazioni: tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 21.00) www.comune.roma.it/cultura

dal 16 al 21 marzo 2017

Ingresso libero

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