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“La nostra isola”
Presentazione antologia poetica
“Ischia, un’isola di…”
Il Meeting iniziato il 19 Luglio 2010 nella sala congressi dell’Hotel Miramare e Castello di Ischia e che continuerà ogni sera fino al prossimo sabato 24 Luglio, il 20 LUglio è stato aperto dalla curatrice dell’opera, la professoressa trentina Roberta Panizza con il testo che segue .
Gentili ospiti dell’isola d’Ischia, gentili Signore e signori, amici,
ieri abbiamo aperto la prima serata di questo meeting culturale rendendo omaggio a Domenico, già fondatore, direttore ed anima del quotidiano “Il Golfo” nel ricordo del suo impegno, a sostegno del progetto culturale “La mia isola” ideato da Bruno Mancini e questo fin dalle prime fasi, per così dire embrionali, della sua presentazione.
Oggi il nostro saluto e ringraziamento va agli sponsors della prima ora che hanno puntato sulle nostre antologie praticamente al buio, sulla fiducia, decidendo di contribuire allo sviluppo del progetto nella sua interezza:
Katia Massaro, Valerio Biancardi, Gaetano Colella, e «last but not least» ultimo ma non il meno importante, l’amico poeta Direttore Umberto Maselli il quale ha convinto la “3 Le Mans ” (Società che ad Ischia gestisce questo prestigioso Albergo Miramare e Castello, e l’altro Mareblu dai quali siamo ospitati per il secondo anno consecutivo) a, possiamo ben dire, ..abbracciare l’innovativa idea di creare ad Ischia un polo di sviluppo turistico legato alla cultura.
Il Direttore Dottor Giovanni Monti è stato, durante il reading dello scorso anno, ed è in questi giorni il solerte organizzatore di tutti gli aspetti logistici legati all’evento risolvendo in maniera inappuntabile tutte le esigenze nostre e dei nostri ospiti.
Un nostro particolare ringraziamento –sempre- va a tutti gli amici del quotidiano “Il Golfo” e del settimanale “Il corriere dell’isola” che seguono con assiduità ogni progetto che proponiamo.
Per chi non era presente alla serata di ieri ricordiamo che il progetto culturale “La mia isola”, motore di questa manifestazione, ha come obiettivo primario la diffusione della poesia, dell’arte e della cultura in generale e si avvale, data la frequente latitanza delle istituzioni che spesso lasciano la cultura in balia di sé stessa e dei propri mezzi, del supporto di sponsor e della loro pubblicità in generale.
Idea forse ardita, ma perseguita con decisione data l’importanza dei fini che ci prefiggiamo.
Un cenno ora alla struttura della serata che, come le altre della manifestazione, è divisa in due parti: nella prima parte si procederà, con la conduzione di Antonio Mencarini alla presentazione e lettura delle poesie di alcuni autori inseriti nell’antologia che presentiamo “Ischia, un’isola di…”, ed a seguire ci sarà un piacevole stacco musicale proposto da abili esecutori.
Nella seconda parte, un nuovo illustre rappresentate della cultura e della società aggiungerà al suo saluto di buon auspicio per i nostri progetti, l’invito alla cooperazione da parte di tutte le realtà culturali, turistiche, sociali e perché no, anche politiche operanti sul territorio.
Infine, dopo un altro piacevole stacco musicale, chiuderemo sperando di offrire ancora emozioni mediante i particolari allestimenti con cui Antonio Mencarini presenterà alcune poesie mie e di Bruno Mancini.
ROBERTA PANIZZA
ARNOLDO FOA’,
ALLA PRESENZA DI
BRUNO MANCINI, ROBERTA PANIZZA E ANTONIO MENCARINI,
SULLA TERRAZZA A MARE
DELL’HOTEL MIRAMARE E CASTELLO DI ISCHIA,
DURANTE IL MEETING DEDICATO ALLA PRESENTAZIONE AL PUBBLICO ED ALLA STAMPA
DELL’ANTOLOGIA POETICA
“ISCHIA,UN’ISOLA DI…”,
NE HA ACCETTATO UNA COPIA CON DEDICA, NE HA LETTE ALCUNE POESIE ED HA VOLUTO FIRMARNE E DEDICARNE TRE COPIE:
UNA A BRUNO MANCINI, UNA A ROBERTA PANIZZA ED UNA A TUTTO IL GRUPPO DI ARTISTI CHE NE FANNO PARTE,
COPIA, QUEST’ULTIMA CHE ABBIAMO CONSEGNATO CON MOLTO PIACERE AD ANTONIO MENCARINI.
Presentazione antologia poetica
“Ischia, un’isola di…” a cura di
Roberta Panizza e di Bruno Mancini
Meeting Hotel Miramare e Castello
20 Luglio 2010 PRIMA PARTE
Elia Belculfiné
Nato a Caserta, ora vive in provincia a Cascano di Sessa Aurunca.
Ha studiato lingue in un liceo privato. Suona la chitarra, con gli insegnamenti del grande maestro di blues Lino Canta, e strimpella il vecchio pianoforte della madre.
La sua poesia ha quindi forti legami con la musica.
Se qualcuno chiedesse a Belculfiné il motivo per cui scrive, lui risponderebbe: “Perché non dipingo, perché non sono un pittore”.
Scrive per intima esigenza, per necessità di comunicazione e ritiene che “La gioia che ne deriva è diventata il bisogno e la gioia di altre menti, poi”.
Quando aveva nove o dieci anni scrisse una decina di poesie sopra alcuni fogli colorati che rilegò con ago e filo e ne fece quindi dono alla sua cara e stimata nonna. Dopodiché non scrisse più nulla fino ad una decina di anni fa con i primi ingenui versi adolescenziali ed ora continua a comporre ricercando una sorta di pienezza, una maturità d’animo da costruire nella vita soprattutto e, di riflesso, nella poesia.
– lettera –
Un pettine d’osso: non ci stanno
tutti gli amori, e i mancati amori. Ti penso |
dal nylon di un’innocenza ferita
che mi porto addosso |
da anni;
ahimè, sanguinante | come un bacio. Ma
terminale: una rosa interdetta.
Ho conosciuto | la menzogna
delle stelle, l’antichità della luce che
precede il movimento.
A San Lorenzo
la notte adolescente è una lunga alchimia.
E mi stringevi la mano,
mentre componevo pensieri
che non finivano
mai sulla carta, in quei giorni così spaziosi
da contenermi gli errori.
Adesso cerco una stella
viva. E torno sul treno | Galaxy | che
ci siamo stati in tanti […]
E tu che temevi potessero | scoprirci.
Separasti il sogno
calibrando | gli sguardi
su un riscontro fuggente. | Un sogno e |
era mio soltanto. || Hai
un figlio adesso, ho sentito dire. ||
Non mi hai amato.
Lo so. E ti rivedo senza screzio di
presagio, né ruggine a stimare gli istanti.
Io amo: non ho risoluzione di persistenza.
Non me ne vergogno e, insieme,
questo temo;
la mia capacità | di filo d’erba,
la mia nulla tempra di
specchio | che nei miei occhi io non vi
scorga più i miei occhi,
ma gli occhi dei molti
fantasmi che abitano | le mie finestre. |
– spartito –
Ho raccolto i pensieri: un fiore
perduto – le nostre ferite: sigillo | immenso –
bacio d’agosto: non può
invecchiare | e sei simile ai versi, intanto
che guardo la luna
e so che, lontano, nello stesso
istante, tu la guardi.
Ripercorro la verticale di pochi anni; non
trovo spazio né fibra di tempo che si
incurvi | e la tua mente rivedo
gemella dei
miei polsi. |
Porto le ustioni di tante carezze: non
risolvono la mia sete. || Lascia
che ancora |
tu sia simile
ai versi, ineguagliabile | disarmonia,
perché possa | fregiarti
di sorsi i bracci, nel discernimento di
una disattenzione severa.
Ti ho inteso
crescere a dismisura nelle mie
preghiere | farti sembianza di pluralità e
amore.| Lascia che
ti pronunci intero, anima mia | le tue
uve turgide di luce
inebriavano di sogno la privazione e
la fotografia.
Ti osservavo in lunghe canzoni
senza disagio di voce; non ti ho mai detto
– t’amo – […]
Lascia che questo barbaglio di suoni,
meditati appena,
sia albero e cornucopia; partitura per
cetra, infine, e la notte.
Che io tenga
fra le mani le tue! | Ricadono le note –
cerchi nei cerchi in | un rovescio di balsami;
sono stigmate grande | le nostre
pietre più pure.
Clementina Petroni
residente nel Castello Aragonese, prima di essere “Castellana “ depositaria del grande privilegio di custodire (lei dice “accudire”) i maggiori retaggi della storia sociale e culturale dell’Isola d’Ischia, è donna moderna.
Nata a Forio d’Ischia, diplomata ragioniera e segretaria di amministrazione, fin da piccola ha avuto sempre contatti con innumerevoli Artisti conosciuti durante i loro soggiorni nell’Isola d’Ischia, iniziando, da circa trenta anni, un suo personale percorso creativo che l’ha spinta ad esprimersi prima nella produzione di ceramiche e poi di policrome e fantastiche opere di pittura.
Scrive e pubblica racconti, favole, così come vuole la tradizione tramandata dalla poetessa Vittoria Colonna che nel Castello Aragonese aveva dimora, e, come lei, Clementina Petroni collabora con il marito Antonio Mattera alla rivitalizzazione del fascinoso luogo di cultura mediante un ricco cartellone di eventi che non disdegna alcuna forma artistica.
Concerti, mostre pittoriche, letture poetiche, sono impegni ai quali lei, donna moderna, abbina una presenza nella vita politica e sociale che molto spesso la colloca tra le più decise avanguardie della tutela del territorio e dei diritti civili, fino ad indurre l’ex parlamentare europeo Franco Iacono a definirla “… polemista tenace”.
Pietro Paolo Zivelli ha scriito:
”La pittura di Clementina Petroni interagisce per il suo affettuoso, commovente candore, per lo spirito rievocato, libero nel sogno, che aleggia in volteggianti figurazioni e legato a luoghi e momenti, frutto di un’accurata rivisitazione”.
Poeticamente formatosi durante le continue frequentazioni dell’Antica Libreria Vito Mattera di Forio, il suo stile si propone con la stessa modernità di approccio che espongono i temi dei suoi versi e dei suoi racconti.
Ed ecco che nulla di desueto viene presentato come comodo cliché di una poesia dalla aristocrazia salottiera, le parole sono moderne, i temi sono moderni, lei, Clementina Petroni è una donna moderna.
Profumo d’eterno
Profumo di eterno
nell’aria annuso,
là sui gradoni
dove c’è l’ulivo.
Giochi d’ombra
la sera danzano,
sulle mura che il tempo scolpisce.
Il silenzio è compagno,
nella notte che accende le stelle
e placa la mia inquietudine.
Crepuscolo
Si colorano di rosa
le nuvole,
all’orizzonte il sole va morendo.
Tormentati cuori si acchetano.
Col suo velo ammantato d’oro
cala la sera.
La campana dell’inganno
La campana dell’inganno,
stridula si diffonde.
Tra assopite anime
di un gregge
che ingoia fiumi di parole,
senza mai nutrirsi.
Non più il vento
echeggia armonioso
tra i rintocchi.
Solo farsa di festa
tra agitati spettri
senza volto.
Superbo Maniero
(Castello Aragonese – Ischia)
Giochi d’ombra, nelle stradine
illuminate dalla luna.
Si ergono al cielo mura
che raccontano storie,
groviglio di anime,
cui linfa, come rigagnolo scorre
tra pietre erose dalla salsedine.
Non sono morti gli avi
che al superbo maniero
portarono fasti e gloria.
Non andranno via i fantasmi
che si agitano nella notte.
Come foglie d’autunno,
ipocriti e millantatori
cadranno.
Vigileranno anime,
pronte a destarsi nella tempesta.
Giorni
Ha strali di luce quest’alba
clessidra – colore
gelo dei sogni
per chi vive di flebili attese
all’ombra dei giorni.
Che tremula fiammella
al soffio della sera
la fioca stella del mattino!
E intanto
traghettano ore stanche di dolore
ippogrifi monchi di magia.
Intorno a mezzanotte,
magari un’ora prima
nelle notti di luglio,
l’ombra si schiara:
fra neutri e neri
la sua evidenza appare meno netta.
Bislacca
ammanta basilico e gerani,
mentre io mi giro a porgerti un gelato,
a prenderti la mano
tu non ricordi quante volte
vezzosa tra i capelli.
L’ombra mi segue.
Tranquilla
lei non domanda altro
se poi si spande in lungo e in largo
sui nostri petali distratti
dal lento moto specchiato al sole
di chi vagheggia l’eliotropismo.
Sì che non tema – venuta l’alba –
d’essere solo l’ombra di un sigillo,
ed io non sappia – verso il tramonto –
lasciare indietro l’ombra di me stesso,
magari sbircio tra le finestre chiuse
e immagino i segreti di chi tace.
SECONDA PARTE
ROBERTA PANIZZA
Sete d’estate
Nell’aria immobile
di lenta attesa
balena luccicando
un sogno.
Risali ancora la mia china
lenta cuspide ombrosa
di arcobaleni accartocciati.
Lascia che oggi piovano
scomposti i desideri.
Saprò bere i temporali
dell’estate.
Sete d’estate
Summer thirst
In the still air
imbued with dull waiting
flashes a shiny dream.
Go up my slope
slow shady spire
of crumpled rainbows.
Let the ruffled desires
rain today.
I’ll be able to drink
summer’s storms.
(Traduzione poetica di Antonio Mencarini)
Nei boschi di castagni
lumache senza chiocciole
mute
vischiose
non segnano scie contorte sulle foglie.
Sul mio terrazzo ogni mattina
un nuovo arazzo si sovrappone
al vecchio
ghirigoro
del giorno da poco terminato.
Io sia molesta spugna
che cassa i segni
impressi in tenebre di tragitti
– e non importa se con stelle o senza.
Rodolfo Valentino
The Four Horsemen of the Apocalypse
già non lasciava impronte
mentre ballava il tango.
Nei boschi di castagni
Shelles snails
Shelles snails
silent
sticky
in the chestnut groves
leave no trails on warped leaves.
At dawn on my terrace
new tapestry overlaps
the old laces
of the just elapsed day.
As though I were
a bothersome sponge
wiping out footsteps
leaved on dark paths
– and no matter with or without stars.
Rodolfo Valentino
The Four Horsemen of the Apocalypse
while dancing Tango
didn’t leave any traces.
(Traduzione poetica di Antonio Mencarini)
MIRAMARE 2010 – Il Golfo inaugurazione Prima pagina
C O N T A T T A C I emmegiischia@gmail.com
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Nuovo amico del progetto culturale “La nostra isola”
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