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UNA FOTO
Premio internazionale di poesia “Otto milioni”
Dedicato al Comm.re
Agostino Lauro
Dedica
Premio internazionale di poesia “Otto milioni” con il patrocinio dell’Istituto Agostino Lauro.
Progetto culturale ideato da Bruno Mancini con la Direzione Artistica di Roberta Panizza.
Prima edizione 2012 tema: “Mare – Isola”
Dedicato al Comm.re Agostino Lauro
Introduzione
Questa che offriamo alla vostra lettura è la sesta Antologia poetica elaborata nel corso dell’evoluzione dei progetti culturali che da oltre quattro anni vedono impegnati Roberta Panizza ed il sottoscritto nella determinazione di “collocare la Poesia sul palco di primo piano che le compete nell’attuale società italiana“.
Si può senza dubbio ritenere che lo slogan-concetto virgolettato nella frase precedente, oggi, mediante il volume che state leggendo, abbia ricevuto un’importantissima spinta nella dinamica di avvicinamento all’obiettivo dichiarato.
Infatti, in questa società pragmatica e consumistica, molto raramente, per non scrivere “quasi mai”, trovano attenzione, non solo i libri prettamente commerciali, ma ancor meno facilmente ricevono spazio i prodotti dell’ingegno artistico come lo sono i libri di poesie.
Ciò, a prescindere dal reale valore che la serena valutazione dei lettori potrà assegnare ai testi proposti.
Ringraziamo, quindi, con molta riconoscenza l’Istituto Agostino Lauro per come ha con benevolemente accettato il gravoso impegno di sponsorizzare questo nostro progetto antologico.
Questo è un volume “anomalo” rispetto ai precedenti in quanto porta alla vostra attenzione, in una apposita sezione dedicata al premio “Otto milioni”, uno spaccato molto eterogeneo del panorama poetico italiano.
L’anomalia consiste nella circostanza che le opere inserite in tale sezione sono state filtrate sulla base di inviti inviati dalla Direttrice Artistica Roberta Panizza ai Poeti maggiormente vicini ai progetti che in questi anni abbiamo elaborato.
È tuttavia un volume “normale” nella serie delle nostre proposte, se con tale aggettivo ci si voglia riferire alle peculiarità, propria di tutte le nostre antologie poetiche, di presentare ai lettori Autori
assolutamente autonomi e privi tra loro di qualsiasi collegamento scolastico, ideologico o anche semplicemente artistico-poetico.
L’abbiamo già scritto in molte altre occasioni eppure, ciò nonostante, riteniamo utile lasciare anche in questo volume la traccia della ragione essenziale che è alla base di tutto il nostro impegno, e lo facciamo riportando in maniera esatta parte del testo con il quale abbiamo presentato la precedente antologia “Ischia, mare e poesia”
«Molti di voi sanno che i nostri progetti cultural nascono dal desiderio di costruire una TRIBÙ di Artisti (Poeti, Narratori, Pittori ecc.) che non si accontenti di rimanere segregata tra le quattro mura dei propri “siti”, è il caso di internet ovviamente, ma decida di dare battaglia con le stesse armi e sullo stesso campo ove spadroneggiano banalità edulcorate omologate e massificate, e voglia farlo accettando di utilizzare a tale scopo alcune forme pubblicitarie comeveicolo promozionale.
Ecco pertanto che la proposta di base di tutti i progetti è stata fin dall’inizio quella di consentire che, sponsorizzando i nostri volumi di poesie, senza dubbio gli Autori dei testi, ma sicuramente anche le Aziende Commerciali, ottenessero notevoli benefici quali potrebbero essere considerati quelli derivanti da una rete alternativa di distribuzione, una forma innovativa di pubblicità aziendale, un nuovo strumento di propaganda personale, il rafforzamento di contatti operativi tra Cultura e Aziende, la gratificazione per il serio lavoro di Scrittori, Artisti, ed Imprese Commerciali, e, non ultimo, il vantaggio derivante dall’effetto sorpresa conseguente alla novità dello strumento utilizzato per promuovere i propri prodotti.
A noi piace affermare, senza dubbio è una cosa ovvia, che nessun libro viene cestinato prima ancora di essere sfogliato (come viceversa avviene per depliant, brochure, volantini, e cataloghi vari) e la nostra esperienza ci dice che i libri ed i loro contenuti (siano anche messaggi pubblicitari) vivono e vengono letti da più generazioni, continuando a fare bella mostra di sé nelle case e nelle librerie, perché: i libri sono cultura, serenità, malizia, i libri aggiungono valore agli auguri, i libri aumentano il pregio dei regali.
I libri rappresentano patrimoni di conoscenze e arricchiscono competenze.
I libri donano intensità emotive. I libri sprigionano emozioni.
I libri offrono esperienze insostituibili.
I libri spandono seduzioni.
I libri suscitano serenità.
I libri adornano di charme.
I libri diffondono culture.
I libri posseggono fascino.
I libri infondono distensione.
I libri non ingannano, ma ammaliano, sono tranquillità, suggestioni,
tentazioni, sono lusinghe, sono confronto e sono tanto altro ancora. »
Il corpo di questa antologia si compone di tre sezioni: la prima delle quali raccoglie alcuni articoli relativi al connubio Ischia-Arte sviluppati da Bruno Mancini sui temi “Il turismo ed Ischia” – “La musica e l’isola d’Ischia” – “Il cinema ad Ischia” – e da Roberta Panizza sul tema “Scrivere di poesia ad Ischia”;
nella seconda compaiono i testi partecipanti alla fase finale del Premio “Otto milioni” e nella terza gli autori Bruno Mancini e Roberta Panizza, che sono stati già presenti nelle cinque precedenti antologie “Ischia, un’isola di poesia”, “Ischia, un’isola d’amore”, “Ischia, un’isola di…”, “Ischia mare e poesia” e “Adotta una poesia”.
Nelle pagine finali di questo volume troverete una scheda di votazione da utilizzare per determinare la classifica finale del Premio “Adotta una poesia” e troverete anche le modalità relative al sistema di votazione ed all’invio delle vostre valutazioni.
Nell’invitarvi ad esprimere il vostro voto rendendo in tal modo quanto più ampia possibile la base pubblica della Giuria popolare, auguriamo a voi una piacevole lettura, e formuliamo un grande “in bocca al lupo” per tutti gli autori delle poesia in gara.
Proseguendo nel solco tracciato con la prima opera antologica della serie “La mia isola” che ha visto l’esordio della pubblicità in un volu
me di poesie, in questo sesto lavoro abbiamo dato ancor più
ascolto ai moderni “mecenati” individuati nelle aziende che hanno accettato di essere nostri sponsor pubblicitari.
Da più parti ci hanno chiesto di aggiungere qualche pagina informativa che si presti ad essere consultata quale compendio e riassunto essenzializzato di una agenda-breviario ad uso dei tanti turisti che verranno in possesso del libro.
Abbiamo, quindi, inteso inserire alcune pagine di numeri telefonici di sevizi pubblici nella convinzione che anche da tale presenza la Poesia possa ricevere uno slancio promozionale tale da consentirle di avvicinarsi al traguardo della sua ricollocazione nel palco di primo piano che le compete nell’attuale società italiana.
Ed ecco che mediante tale miscela di poesia-informazioni-pubblicità abbiamo potuto raggiungere l’incredibile numero di5000copie stampate e distribuite, lasciando sbalorditi tutti coloro che sanno come, almeno negli ultimi trenta anni, i volumi di poesie raramente abbiano raggiunto in Italiala tiratura di 400 copie!
Profilo Comm.re Agostino Lauro
Per delineare i tratti principali del personaggio che tanto ha dato all’isola d’Ischia, ecco alcuni brani tratti dal libro scritto dalla sorella del grande armatore, Antonietta Lauro, intitolato
“Agostino Lauro una vita per il Mare”.
Primi passi nel mondo del lavoro
Salvatore Lauro senior era corriere marittimo e gestiva una motobarca l’Ondina che tutti i giorni, escluso i festivi, sfidando le sciroccate e le libecciate del golfo, faceva la spola tra Porto di Ischia e Napoli, molo Immacolatella, trasportando merci e passeggeri.
Alle elementari Agostino era bravo tanto da sostenere l’esame di maturità per passare dalla IV alle tecniche in prima classe. Ma purtroppo, qui, fece ben poco frequentando la “Vittoria Colonna”, Istituto Tecnico inferiore parificato, l’unico sull’isola, dopo il seminario vescovile. Tredicenne abbandonò la scuola. Il padre non voleva che lo seguisse nel duro lavoro di andi-rivieni tra Ischia e Napoli, soprattutto per l’inclemenza del tempo.
Libero dalla scuola, Agostino oziava con i suoi coetanei per le strade di Ischia. Il padre non vedeva di buon grado questa cosa e gli chiese cosa volesse fare. Rispose che voleva zappare nella sua proprietà, dove oggi sorgono la sua casa e gli uffici della Lauro, a breve distanza dall’approdo delle navi.
Si può immaginare come trascorreva il tempo Agostino. Erano più le ore che impiegava nel piazzale del Redentore che quelle occupate in campagna. Sulla pachina del molo giocava a pallone con un gruppo di ragazzi; i suoi potenti calci mandavano la palla verso i finestroni della chiesa di Santa Maria di Portosalvo e i vetri andavano in frantumi.
Puntualmente, il vigile urbano la sera si presentava al molo dove arrivava il padre da Napoli, con l’Ondina, e gli portava la sgradita sorpresa della multa e della riparazione dei vetri. Il padre era buono e comprensivo. Sopportò questo stato di cose per moltissime volte, ma alla fine gli disse che era ora di decidersi a fare qualche lavoro.
Così andava a Napoli, seguendo il padre nel lavoro del corriere marittimo. Un giorno pensò di preparare sull’Ondina la colazione ai corrieri e a tutti gli altri caricatori. Il padre fu d’accordo e così iniziò questa nuova attività. La mattina Agostino si alzava alle 5, e andava a prendere tutto l’occorrente; se lo caricava sulle robuste spalle e lo portava a bordo: 4kg di stoccafisso, 20kg di pane, 1litro di olio. Il barile di vino (44 litri) glielo portava il produttore che lo vedeva come un aiuto dal cielo, perchè non era facile, in quel periodo, vendere il prodotto della vite. Cucinava lui stesso, avendo imparato dalla mamma. Quando Agostino, la sera, rientrava a casa, con la serietà di un uomo, portava l’incasso del suo fast food. Tolte le spese, rimanevano di utile netto dalle 10 alle 15 lire, che lui dava alla mamma. Ciò era un aiuto consistente per la famiglia.
Siamo nel 1932/33. con i suoi risparmi comprò la bicicletta che gli serviva, la sera, per raggiungere il domicilio dei clienti del padre, rendendosi utile nelle consegne delle commissioni.
Smise di fare il fast food, dovendo aiutare il padre nel lavoro di corriere. In quel periodo si metteva al timone dell’Ondina nel Porto di Ischia e guidava la barca fino a Napoli. Al ritorno faceva lo stesso. Era un capitano nato.
Comprò una seconda bicicletta che teneva a Napoli per girare tutta la città per il suo lavoro.
Provetto giocatore di calcio
A Ischia sorse la squadra di calcio e lui giocava in difesa, sempre potente e deciso. Si affermò anche come giocatore. I compagni di squadra lo chiamavano il carrarmato per la sua mole e la sua forza. Andava anche di trasferta, con grande soddisfazione dei suoi compagni di squadra. Pur essendo molto impegnato nel lavoro, non mancava mai agli allenamenti nel campo sportivo, allora ricavato nella Riserva Mazzella
La mattina prima di andare a Napoli, faceva una corsa a Casamicciola, percorreva 10 km tra l’andata e il ritorno per mantenersi in forma.
Lunedì in albis nel 1936, mentre giocava sul campo sportivo di Ischia, in una azione di contrasto battè la testa contro l’avversario. Fu costretto a ricorrere alle cure del medico, che gli suturò la ferita con quattro punti sulla fronte e la cicatrice fu sempre visibile.
All’epoca di Carnera per scimmiottarlo, si buscò un pugno sul naso che gli deviò il setto nasale. Il padre si preoccupò moltissimo e lo fece vedere a Napoli da un buon otorino che lo rassenerò. All’epoca non si facevano interventi al setto nasale.
Era un buon giocatore di carte napoletane e di poker. Anche al biliardo era una buona stecca.
Il padre si ammalò di cuore perchè aveva messo una firma di garanzia per aiutare un amico a far emigrare, clandestinamente, in America il figlio. L’amico non pagò il debito e lui dovette vendere due appartamenti che aveva a Ischia, sul Porto. Questo fu un duro colpo che non riuscì ad accettare. Morì di crepacuore.
Agostino aveva appena 19 anni quando si assunse tutte le responsabilità della famiglia e della malattia del padre, la quale si era protratta per 2 anni, durante i quali lo aveva fatto curare dai più grandi luminari della scienza medica di Napoli. Il 2 gennaio del 1937 il padre se ne andò per sempre.
Nell’immediato dopoguerra, cominciò a costruire barche. Era il suo grande sogno. La prima fu il S.S. Salvatore. Era un bel gozzo a motore di 15 metri. Con l’aiuto di una sola persona percorreva il golfo fino a Palinuro e Gaeta per caricare generi alimentari per gli abitanti di Ischia. La seconda fu la S. Maria del Rifugio, in omaggio alla titolare della nostra Chiesa. L’attrezzò con lo scafandro e tutto il necessario per il lavoro del palombaro e la diede in gestione a un tizio di Napoli, padre di molti bambini, specializzato in quel lavoro e che non poteva esercitare per mancanza di attrezzature. Fu una grande risorsa per il palombaro. Alla fine gliela vendette ricevendo tante benedizioni dalla famiglia tutta.
Faceva sempre il corriere, un giorno pensò di mettere su barche da pesca. La prima fu la Santa Maria delle Vittorie, cianciola, per il pesce azzurro con la lampara. Poi fu al volta della S. Rita, paranza per ogni tipo di pesca d’altro mare. Preparò anche una tonnara mobile, con la quale percorreva tutto il golfo, direi quasi a caccia del prezioso tonno.
La mano di San Giovan Giuseppe
era un uomo di fede viva anche se preso dai suoi problemi non frequentava con assiduità la chiesa. Quando si accingeva a compiere un viaggio metteva nella tasca della valigia l’immagine della madonna della libera e quella di San Giovan Giuseppe della Croce, nostro carissimo concittadino e protettore.
Il 17 ottobre del 1947 partì da Napoli alla volta dell’America con una nave Liberty americana. Giunto in America dopo 7 giorni di navigazione, si rese conto della vastità dell’Oceano. Vedendo la piccola Buona Speranza, così si chiamava la nave che doveva portarlo in Italia, con grande slancio di fede si rivolse a Dio, alla Madonna e a San Giovan Giuseppe, invocando il loro aiuto; sistemò le sacre immagini sotto la prua della nave, sicuro di essere assistito.
Un ischitano residente in America mandò ai suoi familiari di Ischia una copia del Progresso Italo-americano che pubblicava una foto di tutto l’equipaggio della Buona Speranza. In primo piano c’era lui, Agostino che aveva detto: “nelle nostre vene scorre il sangue di Cristoforo Colombo e quindi siamo in grado di affrontare il viaggio”.
Ottenuto il benestare salparono dal porto di New York il 5 dicembre 1947. Il viaggio fu veramente fortunoso se non apocalittico, come lui riferì in una lettera spedita dalle Gran Canarie. «Carissime è la notte di Natale, voi state in chiesa a pregare per me. Dopo 20 giorni di fortunosa navigazione, siamo giunti alla Gran Canarie , a Las Palmas. Appena giunti ci siamo inginocchiati, abbiamo ringraziato Dio e ci siano inchinati a baciare la terra, perchè credevamo di non toccarla più. Appena ricevete questa mia, preparate un pranzo per i bambini poveri: mi raccomando che ci sia tutto, dall’antipasto al dolce, come quando abbiamo invitati di riguardo. Antonietta e le amiche serviranno a tavola, in Parrocchia. Andate a Ischia Ponte, a far celebrare una messa di ringraziamento a San Giovan Giuseppe della Croce, perchè le pompe erano fuori uso e si doveva levare l’acqua che incassava la nave a mano con secchi, riposavo un poco sopra uno scanno di bordo, mentre il ciclo ci sballottava in sua balia. Sognavo e vedevo le mani di San Giovan Giuseppe e sentivo al sua voce che mi diceva: “ancora tre giorni soffrirai, ma poi vedrai un faro”. Era quello di Las Palmas, vi giungemmo esattamente dopo tre giorni di furiosa tempesta.»
Armatore con la Freccia del Golfo
Agostino continuava a fare il corriere al ritorno dall’America. A maggio 1948 si fidanzò con la plurilaureata Angelina Sogliuzzo di ottima famiglia, il cui padre, galantuomo e gran lavoratore, accettò di buon grado questo matrimonio, che si celebrò l’8 dicembre dello stesso anno.
A ottobre del 1949 nacque la prima figlia chiamata Celestina, come la nonna paterna. Per tutti fu una gioia enorme. Specie per lui che volle fare un battesimo con grande solennità, quasi come un matrimonio. Ma purtroppo quella bimba non visse sana. Poi vennero Salvatore e Anna Maria. Dopo parecchi anni, nacque Rosaria. La famiglia era al completo.
L’azienda pesca, come abbiamo già detto, all’inizio e per lungo tempo aveva reso moltissimo. Poi giorno dopo giorno l’utile divenne sempre più scarso, fino a quando Agostino fu costretto ad eliminare le barche.
Con la S. Maria delle Vittorie lavorò per la Warner Bros a Ischia per il film “Il corsaro dell’isola verde”.
Avendo abbandonato la pesca, pensò bene di darsi alla navigazione per gite turistiche, soprattutto perchè il periodo era propizio. Comprò la prima piccola nave. Era la Freccia del Golfo, un mas da guerra già trasformato. Questa prima impresa fu tanto laboriosa e gli procurò tante notte insonni, perchè i motori erano malandati e lo scafo piccolo. Era sempre in movimento con la sua Freccia e la sponsorizzava su tutti i giornali e riviste e addirittura attraverso la RAI. Cosa veramente grande per l’epoca e per la nave che era quasi insignificante.
Man mano la flotta crebbe. Dopo la Freccia arrivano le motonavi in legno Celestina,Angelina e Rosaria. Agostino Lauro le modificò, creando un portellone che consentiva di imbarcare gli autoveicoli con grande facilità. E iniziarono anche i collegamenti tra Ischia e Napoli fino a tarda sera. Una grande conquista per gli isolani ed una volano per il turismo.
L’ultimo capitolo
Era ancora un uomo dotato di grandi risorse anche se non in piena efficienza fisica, perchè aveva il pacemaker, il bastone ortopedico per i suoi dolori di artrosi alle ginocchia. Era dotato però di una grande forza di volontà per realizzare i suoi programmi.
Così il 2 gennaio 1989 alle 3 del mattino, con due amici partì d Ischia diretto a Pozzuoli per poi proseguire in macchina per La Spezia, ai cantieri navali per vedere la Freccia, il catamarano che sostituiva la piccola, grande Freccia.
Ha iniziato con la Freccia ed ha chiuso con la Freccia la sua grande carriera di armatore. Di là doveva recasi nei cantieri di Genova per vedere l’ultimo traghetto, la Heidi.
Ma fu stroncato inesorabilmente da un infarto sulla strada di Massa Marittima nei pressi di Grosseto.
Quando partì disse che sarebbe tornato il 4 gennaio e così fu, rientrò proprio quel giorno con tutti gli onori che si tributano ai grandi.
E lui era tale. 52 anni dopo la dipartita del padre, lo stesso giorno se ne andò pure lui. Il padre il 3 gennaio 1937 lui il 2 gennaio 1989, terribile coincidenza.
Quando giunse il feretro sull’Angelina, fu accolto con grande saluto di tutte le sirene delle navi che erano in porto.
Tutta Ischia si raccolse intorno a lui in un grande slancio di affetto e commozione.
La folla era enorme, il feretro portato a spalla dai suoi marinai era giunto nella chiesa di San Pietro e le persone stavano ancora al Porto. Parteciparono tutte la autorità civili e militari con i picchetti d’onore, c’era la banda musicale di Serrara Fontana, intervenuta spontaneamente e senza compenso per intonare il requiem di Verdi.
Le campane di tutte le chiese dell’isola, con i loro lenti rintocchi annunziarono a tutti che Agostino Lauro non c’era più.
Parteciparono alle esequie più di tremila persone, venute anche da Napoli, da Malta, dall’America.
Indro Montanelli scrisse: “E’ morto il re degli aliscafi del golfo di Napoli.”
L’Istituto Agostino Lauro
Il Comm.re Agostino Lauro è un personaggio storico dell’isola d’Ischia e nel segno della continuità operano i suoi figli e nipoti.
Dopo qualche tempo dalla sua scomparsa è stato fondato l’Istituto Agostino Lauro che vede tra i promotori la famiglia Lauro e amici.
L’Istituto nasce per promuovere intese con enti scientifici, culturali e educativi, la sua prerogativa è l’incentivo allo studio, alla promozione degli interventi in ambito culturale, sostegno a mostre, seminari e convegni, concedere sovvenzioni, premi e borse di studio nell’ambito delle proprie attività sempre rivolte alla promozione e crescita del territorio.
Da alcuni anni è stato anche istituito un Premio Comm.re Agostino Lauro per celebrare e dare un degno riconoscimento a chi, durante l’anno, si è distinto per la sua opera di valore per l’isola d’Ischia.
Ischia, che certamente non si fa cogliere impreparata per le attività vacanziere e il divertimento, sa essere un “paradiso nel paradiso”, un luogo dove riscoprire la cultura del particolare e tornare ad assaporare il piacere della ricercatezza.
è con questa filosofia che nasce la
“Corte degli Aragonesi”,
La “Corte degli Aragonesi”,
è un prestigioso relais sorto al centro di Ischia Porto, in piazzetta San Girolamo, a pochi passi dal mare e dallo shopping esclusivo.
Recuperando la struttura di un hotel abbandonato da circa trent’anni l’On. Salvatore Lauro e la moglie Milena hanno intravisto l’opportunità di realizzare ad Ischia una struttura alberghiera d’eccellenza.
Rispettando l’architettura tipica dell’isola, fatta di ceramica e dei cosiddetti “materiali poveri”, la “Corte degli Aragonesi” presenta un design candido, realizzato da “Vivai del Sud” (azienda leader del settore, autrice dell’arredamento dei più prestigiosi alberghi al mondo), contraddistinto da colori chiari e materiali naturali che ispirano nel visitatore purezza e semplicità.
Il relais la “Corte degli Aragonesi”,
organizzato come un bed & breakfast, vanta suite di lusso, tutte dotate di accesso indipendente affinché il cliente goda della
massima autonomia.
La “Corte degli Aragonesi”,
La sala da pranzo, ispirata alle “salle maison” dei romantici ed eleganti b&b francesi, ricostruisce un intimo ambiente domestico ed è aperta ventiquattro ore su ventiquattro. I vari locali si insinuano in un dedalo di profumi di agrumi, giardini segreti, piscine e specchi d’acqua nel segno di un lusso discreto.
Alla ricercatezza del relais ben si abbina quella del ristorante e lounge bar “Coquille.
Il “Coquille”
è un bar aperto dal pomeriggio, dove l’aperitivo può protrarsi fino alla cena.
Chi ama la cucina internazionale, ma è poco soddisfatto dell’approssimazione con la quale viene spesso propinata in Italia, trova qui il suo rifugio: al “Coquille” sono servite pietanze indiane o il sushi, altro must dell’attuale moda gastronomica.
L’eden dei sapori, una conchiglia magica nella quale perdersi alla scoperta dei piaceri della gola.
“Coquille”, ristorante del Relais Corte degli Aragonesi, è un luogo di incontro tra culture gastronomiche globali e napoletane, in un connubio esaltato dall’attenzione ai particolari che distingue l’intero complesso. L’arredamento del “Coquille” non è lasciato al caso.
è l’acqua l’elemento simbolico più ricercato: ogni tavolo ha la sua piccola “piscina”, mentre il trionfo di Nettuno è rappresentato dalla Jacuzzi in cui possono cenare su vassoi galleggianti fino a sette persone.
Il “Coquille”
è diventato in poco tempo la meta preferita di esponenti della politica, dell’imprenditoria, della moda, dello spettacolo in vacanza ad Ischia. Il personale è un omaggio al vasto mondo che si apre intorno ad Ischia e che attraverso il mare giunge ad essa: lo staff è selezionato dalla più prestigiosa accademia alberghiera internazionale.
Insomma, al ritorno dal mare, dopo una giornata frenetica, ritrovarsi qui è un piacere al quale non si può rinunciare.
Prima sezione
Informazioni
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AMBULANZE PRIVATE CROCE ROSSA 081-980303
ANTIABUSIVISMO800801670
ANTINCENDIO BARANO081-990985
ANTINCENDIO NAPOLI081-7967647
AZIENDA TURISMO 081-5074211
CARABINIERI112
CARABINIERI BARANO081-906463
CARABINIERI CASAMICCIOLA081-994480
CARABINIERI FORIO081-997008
CARABINIERI ISCHIA081-991001
CIAO ARCIPELAGO081-4972222
DISTRETTO SANITARIO MEDICINA DI BASE081-5070633
DISTRETTO SANITARIO PUNTO INFORMAZIONE081-5070655
DISTRETTO SANITARIO RIABILITAZIONE 081-5070628
DOGANA081-991291
ENEL803500
EVI081-991182
FARMACIA BARANO CENTRO 081-990012
FARMACIA CASAMICCIOLA CENTRO 081-994060
FARMACIA FORIO CENTRO 081-997031
FARMACIA ISCHIA PONTE 081-991237
FARMACIA ISCHIA PORTO 081-3331275
FARMACIA LACCO AMENO 081-900224
FARMACIA MONTERONE 081-5071489
FARMACIA PANZA 081-907064
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FARMACIA PILASTRI 081-991624
FARMACIA S. ANTUONO 081-902634
FARMACIA S.ANGELO 081-999973
FARMACIA SERRARA 081-999320
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GUARDIA COSTIERA FORIO081-5071272
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GUARDIA COSTIERA LACCO AMENO081-900685
GUARDIA COSTIERA S. ANGELO081-999882
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GUARDIA MEDICA ISCHIA 081-983292
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FORESTALE 081-3334800
IL GOLFO – REDAZIONE 081-989888
ISCHIACAR 081-981033
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Bruno Mancini
Il turismo ed Ischia
è sempre entusiasmante comprendere non solo come nuove forme di vita collettive abbiano potuto gratificare le aspettative di pochi lungimiranti pionieri, ma, ancor di più, come esse abbiano riversato benefici effetti economici, culturali e sociali sulla quasi totalità dei cittadini residenti nelle località interessate alla innovazione.
Parliamo di turismo: il nuovo modo di intendere l’utilizzazione delle risorse umane, paesaggistiche, climatiche e termali dell’Isola d’Ischia a partire dagli anni ’50.
Certo è azzardato configurare in un recente periodo storico l’inizio della trasformazione in senso turistico delle tradizionali attività marinare e contadine della popolazione isolana, e ciò in ragione di una notoria consuetudine alla utilizzazione di molti borghi locali a scopi sia terapeutici e sia di ristoro fisico-mentale, la quale, pure essendo stata essenzialmente appannaggio quasi unicamente delle classi nobili e della ricca borghesia, si perde nei ricordi non solo della storia ma addirittura del mito e della leggenda.
Che Ischia, come sostenne Philippe Champault in “Phéniciens et Grecs en Italie d’après l’Odyssée”, Paris, Leroux, 1906, abbia avuto il vanto di essere la terra ove giunse naufrago Ulisse, fu una tesi forse eccessivamente azzardata ma che comunque, tra tanti eruditi confronti, già all’inizio del secolo scorso simbolizzava la propensione ad assegnare ad Ischia una particolare peculiarità di accoglienza ed ospitalità.
Nel libro VI dell’Odissea, Omero inizia a narrare di quando Ulisse, stremato e naufrago, fu raccolto dalla bella Nausicaa, figlia di Arete e del re dei Feaci Alcinoo, per essere ospitato nella loro reggia e poi fornito della nave che lo ricondusse ad Itaca, e l’antico narratore della epica greca ripete con poetica insistenza che il benvenuto con cui fu accolto l’eroe d’Itaca ebbe caratteristiche di prodigalità e di generosità pari, almeno, all’accattivante malia dei tepori, dei
profumi e dei sapori profusi dalla natura in ogni angolo delle luminose terre appartenenti al regno dei Feaci.
Infatti, ai timorosi pensieri di Ulisse (traduzione del veronese Ippolito Pindemonte)
… Ahi fra qual gente
mi ritrovo io? Cruda, villana, ingiusta,
o amica degli estrani, e ai dii sommessa?
le parole di Nausicaa, la diletta figlia d’Alcinoo furono
… ma, poiché ai nostri lidi
ti convenne approdar, di veste o d’altro,
che ai supplici si debba ed ai meschini,
non patirai disagio. Io la cittade
mostrarti non ricuso, e il nome dirti
degli abitanti. È de’ Feaci albergo
questa fortunata isola; ed io nacqui
dal magnanimo Alcinoo,…
Eppure, l’isola d’Ischia ha conosciuto un vero notevole sviluppo turistico economico solo a partire dalla fine degli anni ’50 grazie alla nascita dell’industria del turismo.
Oltre alla forte presenza propulsiva dei due grandi industriali, Gaetano Marzotto del gruppo tessile di Valdarno (il quale dedicò molte energie nella ristrutturazione delle antiche terme comunali e nella realizzazione del complesso alberghiero termale Jolly, poste in essere a seguito della sua avvenuta guarigione dall’artrosi per merito delle acque minerali dell’Isola d’Ischia), e Angelo Rizzoli, industriale milanese giunto ad Ischia per una visita occasionale in compagnia del Prof. Pietro Malcovati (Angelo Rizzoli non solo realizzò a Lacco Ameno Alberghi ancora oggi tra i più esclusivi d’Italia propagandandoli poi brillantemente attraverso i suoi periodici ed i film girati per conto della sua omonima casa di produzione cinematografica, ma concretizzò anche e donò con molta magnanimità alla cittadinanza isolana l’ancora oggi unico Ospedale locale, che volle intestare alla moglie Anna), oltre dunque i loro eccezionali impegni, l’origine del successo turistico della nostra Isola
deve essere in gran parte identificato nell’eredità storica delle sue risorse termali conosciute ed apprezzate fin dai tempi greci e romani.
Già nel 1588 videro la luce gli studi sistematici delle risorse termali effettuati dall’idrologo di origini calabrese Giulio Iasolino (al quale è dedicata una importante via del centro urbano di Ischia Porto) con la stampa di De’ rimedi naturali che sono nell’isola Pithaecusa, hoggi detta Ischia, che, unanimemente considerato il primo trattato di idrologia medica, descrive i 69 campi fumarolici e le peculiariltà delle 103 sorgenti che scaturiscono dai 29 bacini termali presenti sull’isola.
Gli ultimi rilievi affermano che più del 70% dei circa 400 alberghi ha annesso un proprio attrezzato stabilimento termale, e molti di essi sono convenzionati direttamente con il Servizio Sanitario Nazionale.
L’Isola d’Ischia mette a disposizione dei flussi turistici italiani ed internazionali una ricettività censita, alberghiera ed extra – alberghiera, di circa 40 mila posti letto.
Se ai circa 400 alberghi vanno aggiunti oltre 2 mila esercizi di affittacamera, si ottiene una disponibilità di posti letti pari ad oltre un terzo dell’intera ricettività turistica della Regione Campania.
A partire 1989 le presenze turistiche superano i 4 milioni di unità, di cui oltre il 60% straniere. Il fatturato diretto ed indotto supera i 250 milioni di euro annui, gli addetti al settore turistico si aggirano sulle 6.000 unità.
Così come negli anni ’50 pochi uomini di grande lungimiranza ebbero l’ardire di rischiare importanti capitali e notevole credibilità personale nell’affidarsi alla opzione turistica dell’Isola d’Ischia, oggi una nuova entusiasmante sfida si sta vivendo nella sua iniziale fase realizzativa.
Una area marina protetta di notevoli dimensioni passata dalla fase progettuale e dei compromessi politici alla realizzazione piena e concreta.
Fare del nostro mare un patrimonio da conservare ai posteri per una fruizione intelligente e rispettosa delle bio-diversità e degli ambienti naturali, ed organizzare nel contempo strutture commerciali al servizio di nuove sensibilità turistiche, non sarà semplice, così come non fu agevole negli anni ’50 porre la prima pietra dello sviluppo turistico terrestre.
Augurandoci che l’impegno di tutte le genti locali riproponga un rinnovato spirito di sana emulazione, teso alla qualificazione delle infrastrutture e dei servizi utili e necessari allo scopo di promuove un efficace richiamo di nuovi flussi turistici rispettosi dell’ambiente, e con la costante attenzione verso questo messaggio d’irripetibile fascino, lasciamo volentieri alle giovani generazioni l’onere e l’onore di narrare le prossime fasi evolutive del nuovo “Regno di Nettuno”.
Bruno Mancini
Il cinema ad Ischia
Affermare che l’Isola d’Ischia sia stata una delle mete preferite dei più bei nomi della cinematografia internazionale è tanto vero quanto banale.
Basterà mettere il capo nel retrobottega di una qualsiasi delle mille e mille attività commerciali (bar, ristoranti, sartorie, boutique, night club ecc.) oppure semplicemente parlare con tassisti e gente comune, per rendersi conto che ciascuno di loro possiede almeno una foto con la dedica di un grande personaggio dell’arte in celluloide.
Ugualmente prestigioso, ma di più completa presentazione, è il libro d’oro delle produzioni che hanno inserito l’Isola d’Ischia nei loro films.
Sono oramai più di settanta anni che si è stabilito tra la nostra Isola d’Ischia e la cinematografia cosmopolita uno stretto connubio che ha originato reciproche gratificazioni culturali e commerciali.
Allo straordinario impegno organizzativo ed economico della pellicola hollywoodiana “Cleopatra” di Joseph L. Mankiewicz (ben quattro premi Oscar), al prezioso stile del film di Billy Wilder “Avanti”, e ora alla brillante commedia contemporanea di Leonardo Pieraccioni “Il paradiso all’improvviso”, vanno aggiunte numerose ed importanti produzioni cinematografiche e televisive che hanno raccontato al mondo belle storie ambientante nella nostra splendida Isola d’Ischia.
Il Corsaro nero (It.) – Amleto Palermi.
Checco Durante, Silvana Jachino, Cesco Baseggio, Ciro Verratti, Ada Biagini, Nerio Bernardi, Fausto Guerzoni, Romolo Costa, Guido Celano, Piero Carnabuci, Silvio Bagolini, Alfredo Martinelli, Diego Pozzetto, Eugenio Duse, Polidor, Cristina Olinto.
Genere Avventura, bianco e nero, 96 minuti. – Produzione Italia 1936.
Fotografia: George Fanto.
Musiche: Alessandro Cicognini.
Il Dottor Antonio (It.) – Regista Enrico Guazzoni.
Lamberto Picasso, Ennio Cerlesi, Maria Gambardelli, Mino Doro, Romolo Costa, Guido Celano, Enzo Biliotti, Achille Majeroni, Luigi Pavese, Margherita Bagni, Claudio Ermelli, Vinicio Sofia, Rocco D’Assunta, Cesare Fantoni, Michele Malaspina, Pietro Tordi, Aristide Garbini, Alfredo Menichelli, Giovanni Onorato, Giannina Chiantoni.
Genere Drammatico, bianco e nero, 101 minuti – Produzione Italia 1937
Campane a martello (It.). Luigi Zampa.
Eduardo De Filippo, Gina Lollobrigida, Yvonne Sanson, Carlo Romano, Agostino Salvietti, Ernesto Almirante.
Colore, 84 minuti – Produzione Italia 1949.
Sceneggiatura: Michael Medwin, Piero Tellini.
Fotografia: Carlo Montuosi.
Montaggio: Eraldo Da Roma.
Musica: Nino Rota.
Il Mulatto (It.) – Francesco De Robertis.
Renato Baldini, Umberto Spadaro, Angelo Maggio, Jole Fierro, Mohammed Hussein.
Genere Guerra, bianco e nero, 91 minuti – Produzione Italia 1950.
La Scogliera del peccato (It.) – Roberto Bianchi Montero.
Con Gino Cervi, Delia Scala, Margaret Genske, Olga Solbelli, Otello Toso, Gustavo Serena, Leopoldo Valentini, Ermanno Randi.
Genere Drammatico, bianco e nero, 88 minuti – Produzione Italia 1950.
Il Corsaro dell’isola verde (Titolo originale The Crimson Pirate) – Robert Siodmak.
Christopher Lee, Burt Lancaster, Torin Thatcher, Nick Cravat, Eva Bartok, James Hayter, Leslie Bradley, Margot Grahame, Noël Purcell, Frederick Leister, Eliot Makeham, Frank Pettingell, Dana Wynter, Ewan Roberts, John Chandos.
Genere Avventura, colore, 104 minuti – Produzione USA 1952.
Il Mostro dell’isola (It.) – Roberto Bianchi Montero.
Franca Marzi, Boris Karloff, Renato Vicario, Jole Fierro, Carlo Duse, Germana Paolieri, Giuseppe Addobbati, Angelo Dessy.
Genere Drammatico, bianco e nero, 90 minuti – Produzione Italia 1953.
Lacrime d’amore (It.) – Pino Mercanti.
Otello Toso, Umberto Spadaro, Achille Togliani, Katina Ranieri, Enrico Glori, Galeazzo Benti, Giulio Calì, Marco Tulli, John Kitzmiller, Giacomo Furia, Rita Rosa, Mimo Billi, Renato Lupi. Genere Musicale, bianco e nero 90 minuti. – Produzione Italia 1954.
Suor Letizia – Il più grande amore (It.) – Mario Camerini.
Antonio Cifariello, Anna Magnani, Eleonora Rossi Drago, Nanda Primavera, Bianca Doria, Nicola Maldacea, Emma Baron, Paolo Ferrara, Luisa Rossi, Giancarlo Zarfati, Marisa Belli, Aldo Pini.
Genere Commedia, bianco e nero, 100 minuti – Produzione Italia 1956.
Vacanze a Ischia (It.-Fr.-RFT) – Mario Camerini.
Con Marisa Merlini, Vittorio De Sica, Maurizio Arena, Giampiero Littera, Paolo Stoppa, Giuseppe Porelli, Nino Besozzi, Eduardo Passarelli, Laura Carli, Guglielmo Inglese, Isabelle Corey, Nadia Gray, Antonio Cifariello, Raf Mattioli, Susanne Cramer.
Genere Commedia, colore, 100 minuti – Produzione Italia 1957.
Sissi a Ischia (altro titolo Scampolo) – Alfred Weidenmann.
Con Viktor De Kowa, Romy Schneider, Paul Hubschmid.
Genere Commedia, colore, 95 minuti – Produzione Germania 1958.
Delitto in pieno sole (Plein soleil – Fr.) – René Clément. Noto anche come “In pieno sole”. Rifatto con “Il talento di Mr. Ripley” (1999) da A. Minghella.
Alain Delon, Maurice Ronet, Marie Laforêt.
Genere Drammatico, colore, 115 minuti – Produzione Francia 1959.
Appuntamento a Ischia (It.) – Mario Mattòli.
Antonella Lualdi, Linda Christian, Domenico Modugno, Paolo Ferrari, Mina, Carlo Croccolo, Mario Castellani, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Alberto Sorrentino, Ughetto Bertucci, Ugo
D’Alessio, Yvette Masson, Toni Ucci, Alberto Talegalli, Carlo Taranto, Elsa Vazzoler, Pippo Franco, Mimo Billi.
Genere Musicale, colore, 90 minuti – Produzione Italia 1960.
Morgan il pirata (It.) – Primo Zeglio.
Steve Reeves, Lydia Alfonsi, Valérie Lagrange, Chelo Alonso, Ivo Garrani, Angelo Zanolli, Giorgio Ardisson, Armand Mestral, Giulio Bosetti.
Genere Avventura, colore, 91 minuti – Produzione Italia 1970.
Diciottenni al sole (It.) – Camillo Mastrocinque.
Catherine Spaak, Lisa Gastoni, Spiros Focas, Gianni Garko, Fabrizio Capucci, Loris Bazzocchi, Franco Giacobini, Ignazio Leone, Luisa Mattioli, Giampiero Littera, Gabriele Antonini, Mario Brega, Eleonora Morana, Stelvio Rosi.
Genere Commedia, colore, 92 minuti – Produzione Italia 1962.
Cleopatra (USA) – Joseph L. Mankiewicz.
Elizabeth Taylor, Richard Burton, Rex Harrison, Pamela Brown, George Cole.
Fotografia: Leon Shamroy – Montaggio: Dorothy Spencer – Musiche: Alex North.
Scenografia: Herman Blumenthal, Hilyard Brown, John de Cuir, Boris Juraga, Maurice Pelling, Jack Martin Smith, Elven Webb, Paul S. Fox, Ray Moyer, Walter M. Scott
Genere: drammatico, storico, colore, 192 minuti – Produzione USA 1963.
Soggetto: Carlo Mario Fransero.
Sceneggiatura: Joseph L. Mankiewicz, Ranald MacDougall, Sidney Buchman.
Premi Oscar: alla migliore fotografia, per la migliore scenografia, per i migliori costumi, per i migliori effetti speciali.
Caccia alla volpe (It.-USA-GB) – Vittorio De Sica.
Paolo Stoppa, Akim Tamiroff, Victor Mature, Britt Ekland, Peter Sellers, Lando Buzzanca, Carlo Croccolo, Enzo Fiermonte, Nino Vingelli, Enrico Luzi, Carlo Pisacane, Mimmo Poli, Nino Musco,
Franco Sportelli, Tiberio Murgia, Tino Buazzelli, Daniele Vargas, Giustino Durano, Martin Balsam, Maurice Denham, David Lodge, Maria Grazia Buccella, Marcella Rovena.
Genere Poliziesco, colore, 103 minuti – Produzione Gran Bretagna, Italia 1966.
Ischia operazione amore – Vittorio Sala.
Ingrid Schoeller, Walter Chiari, Graziella Granata, Didi Perego, Adriana Facchetti, Anna Campori, Ignazio Leone, Carletto Sposito, Vittorio Caprioli, Hélène Chanel, Umberto D’Orsi, Alberto Cevenini, Evi Marandi, Tony Renis, Angelo Infanti.
Genere Epico, colore, 86 minuti – Produzione Italia 1966.
Che cosa è successo tra mio padre e tua madre? (altro titolo Avanti!) – USA Billy Wilder.
Jack Lemmon, Juliet Mills, Pippo Franco, Gianfranco Barra, Edward Andrews, Clive Revill, Franco Acampora, Sergio Bruni, Janet Agren, Franco Angrisano, Giacomo Rizzo, Yanti Somer, Lino Coletta.
Genere Commedia, colore, 144 minuti – Produzione USA 1972.
La Svergognata – Giuliano Biagetti.
Philippe Leroy, Barbara Bouchet, Leonora Fani, Pupo De Luca, Maria Pia Conte, Stefano Amato, Fiorella Masselli, Dana Ghia, Carla Mancini.
Genere Erotico, colore, 90 minuti – Produzione Italia 1974.
La Professoressa di scienze naturali – Michele Massimo Tarantini.
Lilli Carati, Alvaro Vitali, Adriana Facchetti, Giacomo Rizzo, Michele Gammino, Mario Carotenuto, Gastone Pescucci, Gianfranco Barra, Gino Pagnani, Gianfranco D’Angelo, Serena Bennato.
Genere Commedia, colore, 90 minuti – Produzione Italia 1976.
La Vergine, il Toro e il Capricorno, (It.) – Luciano Martino.
Edwige Fenech, Aldo Maccione, Alberto Lionello, Ugo Bologna, Riccardo Garrone, Cesarina Gheraldi, Adriana Facchetti, Mario Carotenuto, Tiberio Murgia, Fiammetta Baralla, Erna Schurer, Ray Lovelock, Pinuccio Ardia, Gianfranco Barra, Gabriella Lepori,
Giacomo Rizzo, Lia Tanzi, Alvaro Vitali, Olga Bisera, Laura Trotter, Anna Melita, Michele Gammino.
Genere Erotico, colore, 90 minuti – Produzione Italia 1977. 1987
Tenera follia, (It.) – Nini Grassia.
Margit Evelyn Newton, Saverio Vallone, Sonia Viviani, Pippo Barone, Milvia Corona, Alex Damiani, Laura Papi, Yari Porzio, Mimmo Postiglione.
Il Commissario Raimondi, (Fiction TV Canale 5) – Paolo Costella.
Marco Columbro, Barbara De Rossi, Antonio Campobasso, Lola Pagnani, Vincenzo Peluso, Antonio Casagrande, Luisa de Santis, Domenico Fortunato, Lorenzo Mainoni, Mariano Rigillo, Alberta Viti.
Cient’anne (It.) – Ninì Grassia.
George Hilton, Gigi D’Alessio, Mario Merola, Giorgio Mastrota, Cristina Parovel, Alessandra Monti, Angelo Maresca.
Genere Drammatico, colore, 110 minuti – Produzione Italia 1999.
Il talento di Mr. Ripley – (USA) – Anthony Minghella.
Gwyneth Paltrow, Matt Damon, Jude Law, Cate Blanchett, Stefania Rocca, Sergio Rubini, Gianfranco Barra.
Genere Drammatico, colore, 139 minuti – Produzione USA 1999
Se lo fai sono guai (It.) – Michele M. Tarantini
Lucilla Diaz, Alvaro Vitali, Stefano Fabrizi, Gianfranco D’Angelo, Clelia Rondinella, Michele Gammino, Loretta Rossi, Tommaso Zevola, Mario Scaletta, Enio Drovandi, Mario Improta, Romano Malaspina, Rocco Ciarmoli, Lucio Montanaro, Salvatore Briamonte.
Genere commedia, colore, 90 minuti – Produzione Italia 2001.
Scritto da Giuseppe Moccia – Michele Massimo Tarantini.
Il Paradiso all’improvviso (It.) – Leonardo Pieraccioni.
Leonardo Pieraccioni, Rocco Papaleo, Alessandro Haber, Angie Cepeda, Anna Maria Barbera.
Genere Commedia, colore, 93 minuti – Produzione Italia 2003.
Mentre la naturale vocazione turistica dell’Isola d’Ischia ha certamente adottato utili strategie per creare le premesse ad un
soggiorno di personaggi famosi, lo stesso processo solo negli ultimi anni è stato utilizzato allo scopo d’invogliare i produttori cinematografici ad utilizzare Ischia e le sue strutture per la realizzazione di films e sceneggiati televisivi.
Da alcuni anni, infatti, un’attenzione più decisa si sta sviluppando anche nei confronti della ricerca delle opportunità favorite dalla divulgazione di immagini proposte attraverso i mezzi della grande comunicazione.
Così nascono in breve sequenza temporale ISCHIA GLOBAL FILM & MUSIC FEST e ISCHIA FILM LOCATION FESTIVAL.
L’ISCHIA GLOBAL FILM & MUSIC FEST, che si avvale dei prestigiosi sostegni dell’Unione Europea, dell’Assessorato al Turismo della Campania e della Direzione Generale Cinema del Ministero Beni Culturali in collaborazione con l’Azienda Soggiorno “Isole d’Ischia e Procida”, ha tra gli obiettivi primari delle sue manifestazioni annuali principalmente quello di riportare l’Isola Verde tra le capitali mondiali del cinema e dello star system, come già ai tempi di Angelo Rizzoli e Luchino Visconti.
Incontri ed eventi si inseriscono in un work shop cosmopolita dove, registi e produttori di tutto il mondo, si incontrano per aggiornare le informazioni sui nuovi scenari, e dove sono chiamati a raccolta i maggiori “players” dello spettacolo mondiale per analizzare le trasformazioni del settore ed i fenomeni globali di maggiore impatto per l’industria cinematografica.
ISCHIA GLOBAL FILM & MUSIC FEST non solo si è sempre distinto nel presentare films di grossa levatura culturale, ma ha anche visto salire in maniera esponenziale le richieste di partecipazione che gli hanno consentito di realizzare una corposa sezione fuori concorso “Scenari”. Unanime è sempre il consenso del pubblico in favore dei luoghi scelti per proiezioni che vengono proposte nei panorami dalle suggestive bellezze che solo possono offrire il Castello Aragonese, la Colombaia di Luchino Visconti e la Villa di Angelo Rizzoli a Lacco Ameno.
Roberta Panizza
Scrivere di poesia ad Ischia
Scrivere di poesia e scrivere di Ischia allo stesso tempo non può che portare alla mente e quindi alla penna un nome innanzitutto, quello della nobildonna Vittoria Colonna che in epoca rinascimentale racchiuse nelle sue rime tutto il dolore per la morte del marito Fernando Francesco d’Avalos.
Quella di Vittoria Colonna è una poesia che, nata dalla sofferenza, si fa mezzo e strumento di sfogo catartico di fronte alla crudezza di una vita piena di promesse non mantenute
Nudriva il cor d’una speranza viva
fondata e colta in sì nobil terreno
che ‘l frutto promettea giocondo e ameno;
morte la svelse alor ch’ella fioriva.
Giunser insieme i bei pensier a riva,
mutassi in notte oscura il dì sereno
e ‘l nettar dolce in aspero veleno;
sol la memoria nel dolor s’aviva.
Queste rime intessute di petrarchismo, da una parte ci proiettano in una dimensione tutta intimistica dove la realtà appare solo come immagine idealizzata e fugace tratteggiata con pennellate intrise nel sentimento e dall’altra ci rimandano ad una Vittoria Colonna elemento accentratrice nella società e nella cultura ischitana del tempo.
E così dunque il paesaggio che offriva l’isola che per tanti anni la ospitò nella sede del Castello Aragonese appare nei versi della nobildonna indistinto, staccato dalla realtà, quasi solo utile allegoria delle emozioni e quindi trasfigurato dal ricordo.
Oh che tranquillo mar, che placide onde
solcavo un tempo in ben spalmata barca!
o dal dolore
venti, piogge, saette il ciel aduna,
mostri d’intorno a divorarmi pronti,
ma l’alma ancor sua tramontana scorge.
mentre troviamo una Vittoria Colonna perfettamente inserita nella vita sociale e culturale del suo tempo, circondata da studiosi, letterati ed artisti quali Michelangelo Buonarroti, Ludovico Ariosto, Jacopo Sannazzaro, Giovanni Pontano, Bernardo Tasso, Annibale Carlo, solo per citarne alcuni, quasi ad inaugurare una consuetudine che nei secoli successivi avrebbe fatto dell’isola di Ischia un gradito e frequente approdo per esponenti illustri della cultura italiana ed europea.
E’ così che nella prima metà dell’800 il poeta romantico Alphonse de Lamartine si trova a soggiornare ad Ischia per un lungo periodo descrivendola con toni di accorato entusiasmo
“Quando ci svegliammo, era giorno fatto.Un bel sole sfolgorante marezzava il mare di strisce di fuoco e si riverberava sulle case bianche di una costa sconosciuta.Una leggera brezza che veniva da quella terra faceva palpitare la vela sopra le nostre teste e ci spingeva di cala in cala, di roccia in roccia. Era la costa dentata a picco dell’amena isola d’Ischia, dove in seguito dovevo abitare a lungo e amare tanto”
“Non c’è una sola di quelle case sospesa ai declivi delle montagne, nascosta in fondo alle gole, elevata sopra una delle spianate, proietta sopra uno dei promotori, addossata al suo bosco di castagni, ombreggiata dal suo gruppo di pini, recinta dalle sue bianche arcate e dalle pergole pendenti che non sia il soggiorno ideale di un poeta o di un amante”
Entusiasmo che gli ispira i versi del poemetto “Ischia” espressi con le sue abituali grazia e raffinatezza formali
“…
Guarda dall’alto dei monti il chiarore ondeggiando
Inondare le coste come un fiume di fiamma
Dormire nelle valli o scivolar sui declivi
Zampillare laggiù dal seno fulgido del mare
L’incerto barlume nell’ombra diffusa
Tinge d’azzurrino la pallida oscurità
Fa nuotare lontano nell’onda distesa
Gli orizzonti bagnati dalla sua tenera luce
…“
Anche il poeta anglo-americano Wystan Hugh Auden negli anni 1948/58 trascorse molti periodi sull’isola lasciando una traccia poetica di questa sua frequentazione con la composizione dal titolo “Ischia”
“… sono commosso dalla Partenopea intrisa di luce, il mio grazie è per te,
Ischia, cui un buon vento m’ha portato a goderti con dei cari amici da
sporche città produttive.
Come bene correggi i nostri occhi feriti, come dolcemente ci insegni a vedere
uomini e cose in prospettiva sotto la tua luce uniforme.
Nobili i piani dell’ingegnere dalla camicia inappuntabile, ma la fortuna, tu
dici, fa di più.
Che disegno potrebbe aver[lavato con tali delicati gialli e rosa e verdi i tuoi
porti peschieri contro l’ampio Epomeo, aggrappati alle rigide pieghe della
tua gonna?… Le calde sorgenti che tradiscono la sua febbre segreta
svincolano la giuntura irrigidita e migliorano l’atto venereo…”
L’isola deve certo un grazie a presenze come quelle dei poeti citati che contribuirono insieme ad altri uomini di cultura italiani e stranieri a formare un clima di grande fervore culturale ed artistico che coinvolse anche molti isolani tra i quali, a cavallo tra l’800 e il ‘900, il poeta e scultore foriano Giovanni Maltese le cui raccolte poetiche in dialetto di Forio sono: Cerrenne, Ncrocchie e Sonetti inediti e, nella prima metà del ‘900, il poeta Giovanni Verde, anche
lui nativo di Forio, il quale ebbe modo di entrare in contatto con numerosi scrittori ed artisti quali ad esempio Gabriele d’Annunzio e collaborò a vari quotidiani e periodici. Sue raccolte poetiche sono: “Quando ne imbrocco una” e “I miei versi giocosi”.
Ed è su questo ricco terreno che a Ischia la cultura in generale, e la poesia in particolare, hanno trovato nei decenni seguenti fino ai nostri giorni, facile nutrimento ed incentivo grazie alle pubblicazioni ed alle iniziative di validi esponenti della cultura quali Giorgio di Costanzo, il Professore Ugo Vuoso, il Professor Luigi Polito, il Professore Edoardo Malagoli, e l’ex Preside di Liceo Classico Nunzio Albanelli, questo ultimo già sostenitore, e attivo collaboratore come giurato in varie edizioni, del Premio Internazionale di poesia “Ciro Coppola”.
Tale Premio fu istituito dagli amici dello studente di Casamicciola Terme, Ciro Coppola appunto, morto prematuramente nel 1976 in un incidente stradale.
I suoi amici, riunitisi in una Associazione culturale, decisero di ricordarlo dedicandogli il Premio, aperto agli studenti della scuola media superiore. Premio nato in sordina, ma al quale oggi migliaia di studenti italiani sottopongono i loro scritti in versi, rendendo tale iniziativa un importante riferimento nel panorama culturale dell’isola.
E nello stesso panorama culturale si muovono oggi poeti che possono vantare un curriculum di tutto rispetto come il poeta satirico Avvocato Nino D’ambra ed il Presidente dell’Accademia Giosuè Carducci Biagio di Meglio senza dimenticare Umberto Maselli, Franco Calise, Sacha Savastano, Maria Calise, Vito Iacono e Bruno Mancini.
Si può quindi affermare che così come nel corso dei secoli l’isola di Ischia è stata fertile terreno per la poesia e la cultura in generale, anche oggi prosegue in questo suo meritorio ed importante compito proponendosi non solo come magnifico scenario di bellezze naturali e paesaggistiche, ma come culla di attività intellettuali ed artistiche.
Bruno Mancini
La musica e l’isola d’Ischia
è tanta la musica eternamente prigioniera nel guscio di terra della nostra Isola, che resta difficile anche solo pensare di illustrare le magie che essa ha provocato negli amori dei fortunati visitatori.
Già la risacca del mare, ora placida ed ora prepotentemente padrona degli arenile e delle coste scoscese, si esibisce in un continuo concerto incurante dell’attenzione che le prestano virtuali e distratti ascoltatori; già gli alberi e gli arbusti che ricoprono gran parte del territorio della nostra Isola d’Ischia (L’Isola Verde come fu detta Ischia fin dagli anni cinquanta) nel dondolante frusciare dei rami e delle foglie, ospitano uccelli canterini dalle melodie mai uguali e nascondono cicale abbandonate in nenie che invitano alla siesta.
Sarà per la musicalità di queste risorse naturali, sarà per altre bellezze ispiratrici espresse dai colori e dai profumi della nostra terra, oppure solo per la giovialità delle nostre genti che si manifesta in ogni contatto umano, certo l’Isola d’Ischia è stata, e continua prepotentemente ad essere, protagonista sulla scena mondiale attraverso eccellenti produzioni dovute alla ispirazione di innumerevoli compositori ed alla professionalità di egregi esecutori.
A Forio d’Ischia, distante poche centinaia di metri dalla Villa “La Colombaia” dove Luchino Visconti trascorse incantevoli soggiorni, in località “Zaro”, fin dal 1990, a partire da ogni primavera, è possibile visitare la villa ed il meraviglioso giardino che fu dimora, per circa trenta anni, di Sir William Walton, uno dei più grandi compositori inglesi del novecento.
Per sua volontà, e fin dalla morte avvenuta l’otto marzo del 1983, le sue ceneri riposano in un masso di trachite incastrato su di un promontorio a circa 120 metri dal livello del mare dal quale è possibile vedere il bellissimo panorama di Forio.
E fu proprio quel luminoso tratto di costa, compreso tra la moresca cittadina di Forio, la genuina Lacco Ameno e la termale Casamicciola, che divenne, negli anni ’50 e ’60 la meta preferita di scrittori, musicisti, pittori.
Fra i tanti personaggi illustri che vi dimorarono, un posto di rilievo hanno avuto senz’altro grandissimi Artisti quali il romanziere Truman Capote che nel 1948 soggiornò nella stanza 3 della Pensione Di Lustro di Forio dove scrisse un articolo di local color sul suo soggiorno, pubblicato nel 1950 da Random House (Truman Capote nel 1954 scrisse assieme al musicista Arold Harlen la sceneggiatura ed i testi delle canzoni per il musical House of Flowers); il poeta inglese Wystan Hugh Auden (negli anni dal 1948 al 1957 trascorse molto tempo ad Ischia, soprattutto d’estate, mentre scriveva libretti d’opera, tra cui quello per La carriera di un libertino di Igor Stravinskij, e raccolte poetiche, come Nones del 1951, e The Shield of Achilles del 1955);
Il compositore e direttore d’orchestra Felix Mendelssohn (che in una lettera del 1831 alla sorella Fanny così descrisse il suo arrivo ad Ischia: «Alle nove e trenta, arrivammo alla piccola città di Ischia dove il solo albergo era tutto occupato, così decidemmo di recarci fino da Don Tommaso, due ore di strada, che percorremmo in un’ora e un quarto. Faceva un fresco meraviglioso; tra le viti, gli alberi di fico e i cespugli, si posano innumerevoli lucciole che si lasciano prendere; e quando, finalmente, piuttosto stanchi, giungemmo da don Tommaso, trovammo tutti ancora svegli, le camere pulite, frutta fresca, un affabile diacono come
cantiniere e fino a mezzanotte restammo seduti comodamente davanti a una carrettata di ciliegie… Davanti alla porta c’è un enorme ombroso albero d’arancio con molti frutti maturi, sotto i cui rami una scala conduc eagli alloggi. Sopra ciascuno dei bianchi scalini di pietra è collocato un gran vaso di fiori e il vestibolo superiore si compone di un largo portico aperto, da dove attraverso un’arcata si può vedere fuori tutto il cortile con l’albero d’arancio, la scala, i tetti di paglia, le botti di vino e i boccali, gli asini e i pavoni.
Quello che si vede davanti non è meno bello; sotto l’arco in muratura c’è un
albero di fichi d’India, così lussureggiante, che lo si deve legare stretto al muro con delle funi. Lo sfondo poi è formato dai vigneti pieni di ville, e dalle alture dell’Epomeo… »); il compositore tedesco Engelbert Humperdinck (1854 – 1921), famoso per la partitura di Hänsel und Gretel (1893) che venne in gioventù ad Ischia (1880) e abitò nella Villa Sauvé di Casamicciola (era sempre in giro per l’isola, rimanendone tanto inebriato da dichiarare: «Se si hanno davanti paesaggi così paradisiaci, si avverte il senso per la forma nobile, senza la quale non c’è alcuna opera d’arte»): ed appunto William Walton, primo compositore e ufficiale punto di riferimento della cinematografia inglese a partire dagli anni quaranta (poche partiture, solo 15, ma di indiscusso valore, con in bella evidenza la trilogia, ispirata ad opere di William Shakespeare, composta per tre film di Laurence Olivier).
Dagli anni settanta William Walton, nominato Sir dalla regina Elisabetta nel 1951, si ritirò ad Ischia concedendosi ancora per diverse composizioni, ma solo per la TV.
Neoromantico e autodidatta, Il maggiore Barbara (1941), Il primo dei pochi (1942), Enrico V (1944). Amleto (1948), Riccardo III (1955), I lunghi giorni delle aquile (1968), a livello extracinematografico lo troviamo in opere melodrammatiche Façade (1923), Troilus and Cressida (1954), nei balletti Wise Virgins (1940) e The Quest (1943) e in ouvertures da camera Belshazzar’s Feast (1931). Il Museo William Walton Giardino la Mortella, realizzato a Zaro in uno dei luoghi più affascinanti dell’isola d’Ischia, fu ideato per ospitare il lavoro del compositore e, disegnato nel 1956 da Russell Page, uno tra i più grandi paesaggisti del secolo passato, venne ricavato da un’enorme pietraia di origine vulcanica.
Nel museo, oltre ad essere conservata una bellissima collezione d’immagini realizzate dal grande Cecil Beaton, l’artista fotografo che ha attraversato tutte le avanguardie del 1900, ed una deliziosa testimonianza lasciata dal celebre disegnatore Lele Luzzanti, si svolge ogni anno un prestigioso master internazionale riservato ai
migliori giovani musicisti europei organizzato dalla Fondazione William Walton che è patrocinata da Sua Altezza Reale il Principe di Galles.
Detto così, sembra limitato al secolo scorso il contributo musicale nato dalle sensazioni che si avvertono lungo i crinali dei vigneti e tra gli spruzzi delle mareggiate nei giorni di scirocco, mentre, invece, un’altra vita forse meno documentata, più intimistica e personalizzata, si è andata continuamente dipanando all’interno della creatività di artisti d’ogni genere musicale: dal melodico al rock senza escludere alcuna altra categoria più o meno ufficiale. Se il nostro Tenore-Compositore Dario Rustichelli, pioniere del progetto culturale “La nostra isola”, ancora sente il piacere sottile della malinconia per il non lontano periodo in cui si esibiva in concerti ad Ischia e scrive ancora oggi canzoni che decantano Ischia, la bella Ischia, bisogna solo credere che gli uomini passano, purtroppo, ma la poesia che la nostra terra impone ai nostri cuori, fortunatamente, resta intatta con tutti i secoli sulle spalle.
Codice 01
Domenico Ruggiero
Al di là delle sponde
Si può arrivare
a guardare più in alto delle finestre
tese sul mare
il gioco di colore
vestito dal sole,
l’ombra di luce
delineata dall’acqua,
il riflesso d’ambra
ricucito sull’onda?
Codice 02
Luca Nicastro
Il mare nel cuore
La linea d’orizzonte
che unisce il mare al cielo
mi rammenta la mia vita:
sospesa in equilibrio
fra terrestre ed infinito,
solcata dalle barche
che sono i miei pensieri,
solitari avamposti
veleggianti nel turchese
di un naufragio senza posa.
E quei gabbiani, i desideri:
che, soli, volan liberi
al di là d’ogni miseria
oltre il vuoto e la paura,
verso il sole che, al tramonto,
di rosso vermiglio si tinge.
Cerco una mano
che mi porti lontano.
Il tuo profilo greco
scolpito su nubi d’alabastro.
E fra i marosi svanire,
dissolvermi nel sale,
farmi conchiglia per le tue collane
o rosso corallo per le tue labbra.
E nella brezza del nuovo mattino
svegliarmi fra le tue braccia
in lacrime di gioia,
e nella luce del tuo sguardo
riprendere il cammino.
Codice 03
Maria Dolceamore
Chimere
L’azzurro mare lascia
mormorando il lido
le barche fendendo l’onda,
nel cielo azzurro
con brillanti stelle
ispiratrici di sogni
e sospiri d’amore,
ardono desideri di viaggi lontani,
l’orizzonte sembra sfiorare
le mani.
Lo sguardo lontano già vede,
il cuore volare via
con le sue chimere…
Codice 04
Matteo Cotugno
Il mio mare
Il dorato della sabbia
stempera appena il desiderio
d’immergermi in te, mio mare
che hai visto l’andirivieni
delle mie stagioni sfiorirmi
lentamente addosso.
Il tuo azzurro bagna
la mia anima e sento il cielo
ch’è fuso in te all’orizzonte
raggiungermi con le onde
ad abbracciarmi lentamente
come a dirmi: eccomi, sono qui!
Tu che mi aneli ad occhi in su,
ora guarda,
ti ho raggiunto coi miei colori
per vivere in te sempre.
Il dorato della sabbia
disegna ancora castelli per me.
Codice 05
Felice Serino
Cos’è il mare
non puoi spiegarlo
alla bimba dagli occhi di luna
se non l’ha mai visto prima
se non è rimasta rapita
dal ricrearsi sull’acqua
di riflessi dorati
-ed è poesia…
lei può solo sognarlo – il mare –
come una carezza di vento
salato e spazi
aperti e voli…
vederlo nel proprio cielo
alla stregua in cui s’immagina
un altrove
chiamato paradiso
Codice 06
Claudio Beccalossi
L’isola di quiete
Veleggia il sogno verso assiepate trame
che il fato ingarbuglia e imbroglia e fagocita.
Manovra sicuro il timone e decide lui,
dispotico niente e nessuno,
la rotta in barba a correnti e folate.
Sa di vivere nell’agitato uomo in sonno,
sa ch’è breve il tempo concesso,
sa il rischio del nonnulla d’un risveglio,
del ritorno brusco alla riva cosciente.
Affonda il suo momento nel grande mare
attorno all’esistere tra approdi e naufragi.
Scivola su acque scure che non rifrangono
le gravide nubi compagne di viaggio
e continua minaccia d’improvvisi rovesci.
L’isola di quiete attende il sogno
penetrato nell’uggiosa foschia,
ultima sentinella prima di bassi fondali
e spiagge aride e deserte…
Cala la vela per l’ultimo tratto,
insidioso e traditore di pensieri belli.
Finchè la raggiunta battigia
sfregiata da risacche lascia alle spalle
marosi e gorghi che non volevano
mollar la presa sul sogno alla meta.
S’acquieta l’uomo in sonno, ora,
sentendosi al sicuro su terraferma
amica forse ma complice mai.
E appena desto sgranerà occhi
al tutto svanito come nebbia al sole.
Codice 07
Annamaria Cardillo
Il mare d’inverno
Mi piace il mare d’inverno
in doppio petto grigio;
tradito da tutti,
solitario allaga la spiaggia
e beve le dune.
Come un cimitero di guerra,
baionette senz’ombra,
gli ombrelloni inseguono un cielo
sempre più straniero.
Mi piace il mare d’inverno
dipinto di silenzio,
stordito d’onde,
travestito e bugiardo.
Lontano, due anonimi amanti
han dato appuntamento all’amore;
anche le gorgonie e i coralli
gli han fatto dono di rossi e di bruni dorati.
Il mare non guarda,
il sole ha voltato le spalle:
gli amanti si mentono
e comprano ghirigori di zucchero
al mercato delle parole.
Poi vanno.
Mi piace il mare d’inverno,
clandestino come un immigrato,
beffardo ruffiano,
ci ha nascosto fra trine di vento…
“… guarda,
ho ancora, racchiusi tra i seni,
di sabbia, granelli dorati…”
Codice 08
Anna Laura Cittadino
Verso un giorno nuovo
Non ho nulla nelle tasche
solo un briciolo d’illusione.
Ho imbarcato l’anestesia del cuore
e il vento dei disperati
sospinge la barca
verso il ricambio di un’anima.
Navigando a vista
vedrò lontana anche la nostalgia,
rimasta ancorata sulla mia isola
o forse caduta in mare dalla scogliera
il giorno in cui neanche mia madre m’abbracciato.
Non porto paure nello zainetto,
e non troverò appigli per le mie mani.
La vedi la mia imbarcazione in lontananza?
E dimmi, se la vedi, che forma ha il dolore degli altri?
Pensi che valga la metà di quello proprio?
Che le lacrime distillate da occhi che non sono i tuoi
rendono meno torbide le acque di questo mare?
Resta pure in piedi sulla scogliera
con una mano sul cuore
e l’altra sugli occhi
e girati a guardare nella direzione opposta
di dove sorge il sole
io continuerò a contare le onde
che mi separano dal nuovo giorno,
fra gradazioni di sogni, colori e sentimenti
nell’inestinguibile sete di libertà.
Codice 09
Franco De Angelis
Al Cilento
Destato dal profumo di ginestre
alzai lo sguardo e scorsi avanti
a me il golfo;
da Palinuro a Maratea
dallo scialandro algli infreschi
le tue coste a picco si tuffano nel mare blu,
di sassi dal tempo levigate
dalle forme più variegate.
Miro all’orizonte dove il sole
bacia il mare un legno, con il vento
in vela lascia dietro di se la scia, verso
terra dirige la poppa,
Villammare con Sapri del cilento sono la porta;
o capitano rotta non cambiare
questa terra vieni a baciare.
Codice 10
Luciano Somma
Ischia fine di una estate
Di fronte il mare
calda la sabbia spesso infuocata
d’agosto.
Laggiù il castello Aragonese
sotto una distesa d’azzurro
ha luce nuova
e mi riporta alla mente
secoli di storia.
A sera
là sopra “Campagnano”
col verde attorno
e tanti amici
insieme a festeggiare
la fine d’un’estate
ormai alle porte.
Sulla terrazza
alla parete
l’occhio d’un ramarro
che mi guardava
quasi per dispetto.
Codice 11
Elisabetta Corveddu
Tra cielo e mare
Ali colme di vento si librano
tra il blu e l’azzurro,
stille saline danzano
con i figli di Eolo.
Archi di delfini
intrecciano fili di tramonto.
Etereo ed onde si fondono
in un melodico ritmo,
armoniosa gestualità naturale
per salutare il sole
che la sera si spegne
tra cielo e mare.
Codice 12
Nuccia De Ianniello
Sogni infranti nel fango
Guardava dalla finestra
il mare in tempesta
pensava all’estate… i giochi le risate
intanto la pioggia incessante cadeva
e nella sua mente una luce accendeva
le luci… i colori e la magia del Natale
la casa il suo nido… un luogo sicuro…
e un cuore nascosto nel grembo di mamma
avrebbe portato il regalo più grande.
La pioggia che a volte
è una musica lenta
diventa violenta violenta
e infrange i suoi sogni,
li copre di fango.
Non è più Natale
un camino
il calore,
ma un freddo inverno
che porta l’inferno.
Codice 13
Massimo Rozzi
La mia isola
Attracco la sera, le mani
ancora sporche dalla polvere che
si impasta nelle ore laboriose.
Ho un unico approdo, piccolo,
quel tanto che basta per
governare il mio piccolo corpo.
Dentro echeggia la musica soave
che allenta ogni morsa stretta
da mani estranee alla vita.
Subito comincia la festa, fermo,
tutto il resto rimane fuori,
nessun campanello strilla da richiamo.
Le ore sono poche, ma,
trasportano lontano quel tanto per
trovare il senso alla vita.
Vagabondo lungo il giorno rientro,
in quell’isola da sogno,
realizzata ogni giorno con amore.
Codice 14
Tiziana Mignosa
Cristalli liquidi
Il momento più bello è quando ancora
nessuna voce graffia la musicalità della natura
e timido il sole
a quell’ora basso
conquistando lentamente il cielo
gli occhi addormentati invade
In lontananza
sbadigliano le case sul candore della scogliera
che ancora addosso sente
la notte appena andata
e il cuore dorme
e l’acqua è cheta
Lesto il tuffo s’esprime nell’azzurro
frizzante canto che mi desta
nell’abbraccio liquido che a cerchio ingoia me
e gli invisibili abitanti
che di luci e d’ombre m’ingarbugliano
le punte più ribelli dei capelli
E gli occhi s’aprono di nuovo
stavolta protagonisti e non più spettatori muti
mentre le mani in danza il mare suonano
cristalli liquidi
colmando l’aria di piacere
mi gorgheggiano gentili tra le dita
Nella conca di smeraldo
sciabordio di note
e intrecci di sogni colorati
che la mano allentano al sonno
mentre come fiore alla salsedine
si desta tutto il mondo intorno
Codice 15
Maria Francesca Petrungaro
Nuova vita
Mi abbandonerò alla brezza marina,
lascerò i diari del passato
e in balia delle onde
deciderò di tuffarmi nella sabbia
per sprofondare la mia inquietudine imperitura.
E tra le pietre fiammeggianti
darò alle fiamme le mie carni roventi
di lacrime e rumori.
Gabbiani stravaganti spiccheranno il volo
e l’acqua marina
attaccherà gli scogli
senza porre uno sguardo alla mia giovane morte.
Divorerò ogni istante di questo quadro funesto e
attanaglierò la mia mente
fino a farla divenire polvere.
Tu non esisti più.
Tremo.
Piango.
Mi rialzo.
Immagini cancellate,
perse,
scaraventate nel baratro dell’inferno.
Ora i miei sensi si arricchiranno di te,
della dolcezza di un nuovo libro,
da riscrivere,
da vivere,
da cantare ai gabbiani stupiti
e in cerca di cieli più azzurri.
Codice 16
Immacolata Concetta Bruno
Meraviglia
Davanti a quel connubio speciale tra cielo e mare
resto a osservare quel sole che all’alba del giorno
con i suoi raggi gran parte del mondo ama solcare.
M’incanto davanti a tanto bagliore,
provo tanta emozione e, come un bambino
mi fermo ad ascoltare i battiti del mio cuore.
Mi perdo in tanta bellezza e lascio che la brezza
inebri il mio corpo e le onde lo trascinino lontano
dove da flussi e riflussi,
seguendo il canto del mare,
si lascerà cullare.
Meravigliata e stupita,
davanti a tanto splendore,
alzo lo sguardo al cielo,
un pensiero mi preme: dare un grazie di cuore
a Colui che di tutto questo è l’Ideatore.
Codice 17
Aurelio Zucchi
Datemi un’alba
Datemi un’alba,
di quelle che vedevo tempo fa
mentre passavo l’esca viva
a Gino, mio fratello,
equilibrista sullo scoglio nero.
Assicuratevi, però,
che l’ora sia la più giusta
che il mare sia protagonista
col sole a fargli buona spalla
ancora prima d’esser semicerchio.
Mettete, se potete,
la scia di un vecchio gozzo in legno,
i primi suoi riflessi in acqua
e il viso asciutto di un pescatore
che chiamerete Peppe, e basta!
Peppe!
Dov’è che vai questa mattina?
Io vado dentro, dove lui mi porta.
Poi butterò i cento e passa ami
e aspetterò, caffè e sigaretta in bocca.
Datemi un’alba,
di quelle che vedevo tempo fa
ed io la fermerò,
dovessi usare il chiodo d’oro
al quale ho appeso nostalgie perenni!
Codice 18
Massimilaino Iacono
Riflessi da mare
Con mare attorno troppe agitazioni
e pretese di identità isolate
trasformano in dipendenze relazioni;
ami ancora con poche abboccate.
Boati da bocche vulcaniche
acini da fessure laviche
danze tra molti corpi lascivi
in cerchio aggressivi e accelerativi.
È senza mare adesso quest’isola
che tedia e aggiunge livori agli amori.
Invidia da fonti e non solo vapori;
poi ti ritrovi dabbasso inondandola.
E pochi spazi per la solitudine:
in specchi d’acqua figura si mischia,
la propria presenza causa vertigine
cercando l’altro col quale si invischia.
Perché ti confondi con il contesto?
E con l’estraneo cerchi il contrasto.
Oppure ne auspichi solo il possesso,
ritorni alla riva dalle acque riflesso.
Codice 19
Liga Sarah Lapinska
La goccia
Una goccia e quasi tutto:
il profumo della pioggia di domani
smisurato con la rugiada di ieri
dopo un attimo diventerà mare.
Ma che isole innocenti, la voglia di respirare
e verde!
Tra le bianche risate delle onde
tra i venti neri come le grida dilaniate…
Era lacrima dolce il vino acido?
Ero io gli occhi? Inoltre eri tu
la bocca?
Hai la zampetta umida e calda.
E l’unica eternita, e l’ultimo autunno…
Poi saranno altri con le stesse facce,
con le zampette simili, con i sogni uguali.
A volte non diventeranno agnosce,
negate.
Quando non sono la goccia
forse sono il mare, forse sono io,
forse sei tu. Ma le isole innocenti
sono le prigioniere degli orizzonti
già autunnali. Vince l’eternita.Va via
L’attimo.
La goccia è morta. Evviva il mare!
Codice 20
Sanita Simsone
Do le mie mani
Do per l’arcobaleno le mani
le mie umide e transparenti
le mani pallide do per la luna
per l’aquila nuda apro il cuore mio.
Do le mie mani per il raggio di sole
metto le stelle per la Scilla nel mare
per la Regina della luce, invece
do interno cesto di dolori.
Codice 21
Eva Kaufmane
Qui
Il gabbiano è splendido portato dall’aria,
invece, la sabbia porta l’onda verso riva.
Così ti amo.
I sassi piccoli, però affilati, come le disgrazie.
Con i piedi nudi mi calpesto piu profondamente.
Cosi ti amo.
Il sole e il vento sono i miei compagni
naufragiamo per l’armonia imprevista.
Qui, senza tempo.
Mi sento come sulle ginocchia di Dio
sull’ultima isola. I piedi nudi. L’anima aperta.
Qui, senza tempo.
Codice 22
Chiara Elia
Isola
Isola gialla,
isola sorridente,
isola blu,
dal cuore solitario
l’incanto del mare
preservatore,
di un fresco fruscio
di ricordi,
sussurrano qui
parole d’amore
all’unisono,
come onde agitate
e poi illuse,
isolate
come le stelle
lassù.
Candide aspettative
a scrutar
sulla spiaggia
silenziosa,
si scorge
un bagliore fragoroso
all’orizzonte.
Codice 23
Mimmo Martinucci
Il mare calmo della sera
La sera il mare calmo, con la brezza,
lambisce lieve la sua amata riva.
Ogni riflusso sembra una carezza
per chi gli è accanto come amante viva.
Se poi le onde le rinforza il vento,
sembran carezze audaci di passione,
quasi un amplesso fatto con l’intento
di far la riva sua con aggressione.
Il mare a volte bacia come amante
che aspetta ansante il ritornar dell’onda,
per riprovar carezze e sono tante
che arrivano alle dune impertinenti:
e questo ansar dell’onde la feconda,
se bacia la sua spiaggia coi frangenti.
Codice 24
Valerio Agostino Baron
Mare
Il ricordo del mio mare
lo porto nel cuore.
Grande distesa d’acqua
l’occhio scruta, non vedo la fine,
solo la linea dell’orizzonte.
Sale lieve il nuovo giorno
il sole fa capolino
i suoi raggi fendono le tenebre,
dopo poco,
un grosso globo infuocato si alza
riflettendosi nell’acqua.
Riporta il calore, la vita,
tutto intorno riprendono i colori
rimasti nell’oscurità per tutta la notte.
Ritorna la voglia del fare
ritorna la voglia d’amare.
Codice 25
Vera Roke
La concordanza della natura
Come una goccia di pioggia
assorbita nel suolo
credendo che la vita si è fermata.
Ma no, no, no!
Il ruscello diventa mare
ampio e pesante.
è il circolo della natura,
dove l’acqua e la terra sono unite.
La terra non può vivere senza l’acqua,
l’acqua non si puo esaltare senza la terra.
La goccia di pioggia porta la vita
nel circolo della natura,
poi dà la forza per la terra.
Siamo ospitati sulla terra per moltiplicarci
come le goccie di pioggia, rinforzandoci.
Codice 26
Janis Lapinskis
La fiaba
Non raccontami le fiabe
di un mare azzurro.
L’ho visto in colori diversissimi.
L’ho sentito che tuona tutto grigio,
l’ho disegnato nell’aria rossa,
L’ho guardato sporco e blu.
Dimmi ancora che il mare è azzurro,
come deve essere, il mare nostro e mio.
C’è così tanto azzurro nel sole di mezzogiorno
quando d’estate si nuota nel mare!
L’estate nella sua nudità limpida…
Codice 27
Marta Zemgune
Il silenzio sacro
Senti quanta ho sete,
quando s’abbassa l’alluvione,
che silenzio sacro guida ancora piu profondamente.
Copro la primavera fredda con la mano
poi, cancello le miserie come le giornate senza il pane.
Capisco le stelle tranne il Sole e la Luna.
Solo il silenzio sacro guida ancora piu profondamente
in questa isola, fuori, cosi piccola.
Codice 28
Agata De Nuccio
Sposerò il mare
Sposerò il mare quando il vento
taglia di netto le onde
e veste di bianco la scogliera
e il cielo stende i versi
sulla rena.
Sono perle le parole
lo sguardo della luna
leviga la ruvida solitudine
del cuore.
Sposerò il mare
quando i miei passi
non faranno ombra
e il sorriso sarà un sogno ricamato
dai colori perduti
del blu, dell’azzurro
e verde mi riconosci stella di mare.
Nella rete dei tuoi occhi
naufraga la mia solitudine
sulla sponda di un faro
siamo isole.
Codice 29
Nina Lavieri
Autunno a Camogli
Grigio di piombo
Sull’acqua ferma
Stilettate di gocce
Nelle mani del vento
Dentro un fantasma di nebbia
Unico bagliore
Una vela
La tua presenza
Nel sentore del rumore lento
Di legni marini contro l’onda
Nel giaciglio di reti, reti…
E nei pensieri
Una vicenda di promesse
Una sosta suprema
Sulla tua vela
Per io fuggire
Dagli sguardi attoniti
E chiudermi
Nelle braccia
Della tua conchiglia lucente.
Codice 30
Barbara Lo Fermo
Il mare è come una soffice tavola
Il mare è come una soffice tavola.
è come uno specchio,
che nel guardarlo
i pensieri si disperdono
nel suo grande infinto.
All’orizzonte, sembra che diventi tutt’uno con il cielo.
Ti libera, per qualche istante,
dalle tue preoccupazioni
e dagli affanni,
regalandoti attimi di pace.
Quasi ti senti leggera, come un gabbiano.
E le persone. nel guardare il tuo infinito,
sembrano entrare in contatto con te,
quasi a riuscire a capire il tuo linguaggio.
Ridai agli uomini l’energia per ricominciare.
Il rumore delle onde, diventano una melodia,
attraverso la quale l’uomo si abbondona,
come in una culla, e si lascia dolcemente dondolare.
Codice 31
Maria Grazia Vai
Bastasse l’acqua
Oltre quella che non sono
è un giorno d’acqua
e luna tra le foglie verdi
di un risveglio
è la donna che non vedi
e si nasconde
tra le spighe acerbe
dell’estate,
tra i discorsi del vento
in cui maturano
i silenzi delle fontane
Quelli in cui rotolano
come polvere di miele
i sassi che han perso
la forma della sua mano
La donna che non sai
è un ricordo
che grida il bisogno di una carezza
un volo di farfalla nella notte
condiviso
con chi ha sete
e fame di te
di polline, d’aria. Di pioggia
e Amore
come fosse quell’unica voce
che vivendoti
-vive-
tra i ciliegi della la tua Primavera.
Codice 32
Pietro De Bonis
Senza Mare
Il mare è come una persona cara
ti tira su le gocce dal cuore
sfiorandoti con la brezza.
Cavalcioni al Sole che albeggia
eccola spuntare su un grande veliero
punge forte gli occhi e il petto
come fosse il ricordo tornato vero.
La voce sua affiora dentro
come la spuma che tinteggia chiara
come lo strido di un gabbiano incerto
se restare o superare il cielo.
La marea spinge l’onde sul viso
all’uomo che non dimentica
intriso del dubbio e la certezza
che il pianto è buio e carezza.
Codice 33
Silvia De Angelis
Suggestioni marine
Dolce malìa d’un fossile marino
ch’espande nella brezza di salsella
sfocati rumori di magi diluiti nel tempo
Sottintendono suggestioni remote
di varchi ampliati da generosi vascelli
nell’intuizione di turgide vele
solcanti efflussi acquerellanti la distesa turchina
imponderabile nel moto di frenetiche correnti
ch’esibiscono imperativo mulinare
nell’andirivieni dell’acqua
soggiogante le onde del pensiero…
Codice 34
Rita Mantuano
Simbiosi
Blu immenso di misteri
immersi nella profondità dei tuoi abissi
il mio essere donna.
Immagine di quiete infinita
nella quiete di giorni assolati di luce e calore.
Tempesta furiosa di uragani dell’animo.
Violentato dall’egoismo di ombre nere di avidità.
Miracolosamente trasparente
nonostante tutto,
come il mio cuore,
che ama ancora
senza limiti.
Codice 35
Giuseppe Vetromile
Il mare che ti gira intorno
è dunque il mare che ti gira intorno,
mia sirena, mia isola d’amore e approdo.
Mare che non è vaghezza d’infinito
né profondità d’abissi freddi e tenebrosi, ma
invito di luce, come i tuoi occhi garruli
dicono al mio cuore quando s’aspetta
il sorriso della tua azzurrità. Mare,
perpetuo pretendere grani alla terrasciutta
col suo insistere di risacca scrosciante,
come il tuo aggraziato ripetermi in viso
amore in blues, amore in tarantella,
napoletana penelope del mio girovagare…
S’attarda – vedi! – quel gabbiano lento
(stesso biancore d’ala sulla spuma d’onda
più alta, placido nel lambire la cresta),
ed è quello il tuo messaggio prudente,
cara compagna di voli d’oltremare,
come di chi – temendo l’ora dell’addio –
accarezza ancora un poco la mano
tarda e ruvida del vecchio marinaio,
esitante sull’ora rossa del tramonto.
Codice 36
Gianluca Conte
Meraviglie d’Oltremare
I filari di posidonia erano lunghi come il tempo
e nel verde iridescente delle scoglie
lasciavano il porto al grido – fate presto, fate presto! –
ché nulla era per caso, tutto scritto nelle menti.
Giugno varcava le porte con fare disinvolto
incurante di male arie, mosche e giare rotte.
Quando arrivavano i barconi, colmi di pesce da scoppiare,
sull’isola era festa
Giugno ringraziava la Madonna, qualche santo
e sedeva tra la rena,
tagliuzzava la mela con la lama curva
e sorseggiando vino dal fiaschetto
rigirava il berretto indicando l’orizzonte annuvolato,
un sorriso di colpo si rabbuiava al passare dei gabbiani,
non odiava quelle bestie
ma le pensava foriere del maltempo
ed era dolce Pandora a tenergli il mento,
sarebbe finita prima o poi la sua vita,
lui l’ammirava in silenzio senza paura,
– Quando la morte verrà, mi porterà via con sé.
È il nostro destino – lo sa chi conosce i segreti del mare.
Giugno amava gli alabastri, i vetri colorati
e tra i vetri, quello che più amava
era un pesce versicolore a cui confidava:
–Tu non stai nel mare, eppure sei il mare,
tu non nuoti nel blu delle sue onde
eppure attraversi i millenni insieme a me.
Codice 37
Pseudonimo 4
Codice 38
Gabriele Fabiani
A questo stupido mare
Parlo di te,
a questo stupido mare che
mi riporta indietro e poi avanti il tuo nome.
La stessa onda che porta e toglie,
la luce ai miei occhi.
Vorrei essere inerme e inanime
ed essere trasportato via da te,
ma ogni giorno apro gli occhi,
e ogni giorno vorrei chiuderli,
per sempre.
Parlo di te a questo stupido mare,
a cui piango le mie lacrime per lavarle vie,
ma tornano indietro e continuano a bagnarmi.
Parlo di te al mare,
perché possa portarti alla deriva,
ma resti ancorata insieme a me,
mentre l’onda ora va,
ora arriva.
Codice 39
Nunzio Buono
Nessun inchiostro
La notte
ritrae il mare sui mattini
in un messaggio vuoto
come il volto d’amina nascosto
nel perdersi del giorno
nessun inchiostro versato
ha la voce di un rimpianto
e nessun vento
invocherà più ti amo.
Nel meridiano il capo
è l’ombra al mio diletto il guardo
che al cielo ha capovolto la deriva
la mano
non scrive più stagioni
alla mia sponda
e l’urlo al mio silenzio,
dal tuo silenzio
lo portano i gabbiani.
Codice 40
Santa Vetturi
Ischia bella
Dai ricordi sfocati di me bambina
il richiamo del tuo vulcanico benessere
mi ha riportato a te
nella quiete del tuo e mio autunno
e t’ho riscoperta altera e luminosa
diamante incastonato nell’azzurro.
Solitaria pellegrina ho percorso
i luoghi battuti e gli angoli più nascosti
gli occhi colmi della tua grazia
il cuore arricchito d’emozioni.
Ho assorbito l’atmosfera fatata del Castello
lambito dalle onde tempestose
e la magia di Sant’Angelo assopita
a cingere la distesa fumante dei Maronti.
Lo sguardo ho volto all’infinito rapita
dall’arancio abbagliante del tramonto soccorritore
e ho ammirato l’opera del tempo
nella roccia amena sorgente dalle acque.
Gli aromi… i suoni… i colori… ho respirato assorta
il verde metallico delle viti sui declivi epomei
e il profumo dell’agave selvaggia
abbarbicata al dirupo scosceso
il mistero cristallino del mare
confuso all’orizzonte con il cielo
e il canto antico della tua gente solare e laboriosa.
Nei quotidiani affanni della vita
visioni mi doni d’armonia
e il desiderio vivo di tornare
Ischia bella
Paradiso incantato del Tirreno.
Codice 41
Agnese Monaco
Echi di terra e di mare
Amor fraterno,
Isola di ogni mio sogno,
lido di Dei,
tra dominazioni di Rei.
Molteplici son le culture,
immerse in splendide nature,
tra echi di sirene,
che attirano le pulsanti vene.
Terre a me care,
in cui il mare,
nell’infrangersi d’onda,
accudisce l’amata sponda.
Dolci luci a picco sul riverbero,
d’acqua mi donan l’infinito siero,
di infinita quiete,
colmando la mia sete.
Tra cielo e terra,
giunge la mia incondizionata serra,
paradiso terrestre,
in cui il mondo apre le sue finestre.
Lontano da te, mia maestà,
Oh ridente città,
alcun tuo discepolo non può esser felice,
mentre io mi appongo a tuo vice.
Sollevo questo canto,
per esaltar il tuo manto,
Ischia mia da te rapita,
ti osservo dolcemente stupita.
Codice 42
Ermanno Eandi
Navigare necesse est
Non ci resta che navigare,
riempire d’aria e rabbia
le vele della nostra vita
e salpare, come sempre.
Uomo da sempre in bolina,
contro vento, contro se stesso,
contro tutto, verso il nulla…
La follia: unica bussola,
l’arte il timone, la rotta l’infinito,
la meta è dopo l’oltre.
Navigare con il volto salato,
nascondendo i dolori nella stiva
e pavesare il sorriso a prua.
Il vento brucia i ricordi,
raccolgo i miei anni,
la sirena ulula, l’ancora sale…
navigare necesse est.
Codice 43
Lorenzo Pais
Tra cielo e mare
Dove il cielo e il mare si incontrano,
là, sono custoditi i nostri ricordi,
là, sono custoditi i nostri segreti,
i nostri desideri e le nostre paure,
per questo amiamo guardare il mare,
il lontano orizzonte tra cielo e mare,
annusando l’aria,
riempiendoci i polmoni,
restando in silenzio ad aspettare,
aspettare… un segno,
aspettare… un sogno.
Nel sibilo del vento,
come trasportati da un gabbiano,
in volo a pelo d’acqua,
verso la linea di congiungimento,
verso il lontano orizzonte,
dove il cielo e il mare si incontrano,
ci sembra di sentire voci,
sensazioni e suoni,
difficili da spiegarsi a parole,
ma… sempre,
meritevoli di essere vissuti.
Codice 44
Solidea Basso
La magia del mio mare
Sospiri di mare nel gioco di onde
m’arrivano al cuore.
Respiro piano questo vento nomade
salato, speziato, foriero di ricordi.
Dove spumeggia e bacia rive,
capriccio di marea corteggia
impudico e suadente,
mani d’acqua abbracciano l’aurora
con l’impeto d’un amore fanciullo.
Sussurra il mare, per me soltanto,
misteriosa poesia,
e laddove, travolti gli argini
inesorabile dilaga
è un dolce naufragio di malinconia.
Codice 45
Antonio Fiore
L’isola-un mare di poesia
Lo schiumare delle onde
arrotolate dal vento
mormora sulla scogliera artigliosa,
mentre ombre di gabbiani
riflettono sul ciglio dell’azzurro mare.
Vestita d’incanto,
nello splendore di primo bagliore
che s’innalza impeto sul monte Epomeo,
il paesaggio tuona come echi di battello
sulle dune riverse e sfumate dall’ombreggiar
di agrumi e case ravvicinate a scale.
L’immensa distesa d’ulivi e fiori variopinti
vestono il pendio riverso sull’acqua ondeggiante,
mentre piccole imbarcazioni a rilento vanno verso terra;
e dal davanzale d’albergo il forestiero mira l’orizzonte
che ispira poeti e sognatori migranti.
E nel rammentare l’ardore dell’acqua che sgorga
il poeta stregato s’innamora, e decanta lodi
a questa accattivante conchiglia galleggiante
che cattura sogni e viandanti,
per descrivere ai propri occhi luoghi di poesia.
Codice 46
Gabriella Afa
Mare
Lento e infinito è il tuo movimento.
Respirano le onde
mentre il vento
le accarezza con malinconia.
Guardo trafitta dalla luce
quel trabucco antico laggiù
che si sporge nell’azzurro
ed io respiro avida salsedine e pace
e sento
il vivere antico
tra falò danze e leggende primitive
di vite passate
di vite spezzate…..
Come gabbiano mi involo
tra coriandoli d’azzurro
e spazio lontano
fin dove lo sguardo arriva
lì sulla linea sospesa dell’orizzonte.
E così in alto
mi sento solo un punto
un nulla nel mondo
un granello della clessidra del tempo
e gridando al sole
guardo un volo d’uccelli
che scompare nel tramonto.
Codice 47
Emma Rotini
Teatro cosmico
Batti mio cuore mentre sommi il conteggio delle ore
passate ad aspettare l’alba di questo giorno di mezza estate
il sole si nasconde stamattina e l’orizzonte è appena illuminato
da un occhio grigio-azzurro
dischiuso sopra questo mare tremolante.
La costa lontana, ma così tanto vicina
trattiene la sfera luminosa
che finalmente appare concedendosi
come l’atteso ospite d’onore ad un debutto.
Elegante nel suo lento incedere in verticale
si definisce nello sfondo
completando i suoi contorni non ancora incandescenti
mentre i miei occhi si stringono,
cercando un riparo a tanta luce accecante ed invadente.
Si posiziona infine l’astro lassù
nel terso palco d’onore di questo onnipresente teatro cosmico
per assistere un altro giorno ancora
al tragicomico spettacolo che noi attori principianti
ripresentiamo con la speranza di un applauso.
Codice 48
Paolo Battista
Alla deriva
Fondale di luce azzurrina.
Bazar di carne e canzoni.
Gli schizzi ambiziosi di due bambini
penetrano il fruscio intrigante
del mare alla deriva.
Le tiepide venature del vento
divagano tra sabbia e versi familiari.
Un pallone immobile aspetta di essere calciato.
Le reti defilate dei pescatori riaffiorano
dalla blu melodia di Nettuno, vittoriose.
Trionfo delle vanità e declino.
Frammenti di qualunquismo e corpi al sole.
Un giorno di sole nell’agosto amalfitano.
Codice 49
Margherita Delle Monache
All’isola di Ischia, al mare…
La vita è una magia
una specie di scia
che ti segue dappertutto
nel posto bello e in quello brutto
e tra le stelle, il firmamento,
se mi fermo un momento
tutto ciò che mi circonda
mi sommerge come un’onda.
Un’onda che scalda
un’onda che abbaglia
in questo mare che è una meraviglia!
Nei miei piccoli grandi pensieri
oggi come ieri
stelle marine e acqua mi accarezzano
mi dondolano
sul percorso della felicità in questa magica eternità.
Codice 50
Edang Onomo Emile Amou
L’evento dell’amore
In un angolo di notte
Il calore di una nota
La musica dell’anima
Sospiro del mio cuore
In questo mondo freddo
In cui ogni sguardo è inverno
Brucerò per te
Di un fuoco senza fiamma
E cammineremo, comunicheremo, senso dopo senso
Nella lunga notte del mondo
In cui bruciamo, del nostro stesso fuoco
Il fuoco della passione, del desiderio
Il desiderio di amare, senza fine
Al di là del mare, del bene del male, del confine
Che ci separa da noi stessi
Vorrei quattro polmoni nel cuore
Per scatenare il vento, l’evento dell’amore
Negli angoli della terra
Vorrei vivere di passione, morire d’amore
Sazio dalla mia parte di sogni
E lasciare ai figli
Una narrazione
Codice 51
Mauro Bompadre
Queste placide onde
Ancora una volta
mi perdo in un’illusione,
mentre queste placide onde
cullano i ricordi
fino all’orizzonte,
dove il cielo bacia
questo mare blu notte.
Ancora una volta
afferro questa speranza
di essere ancora per te
il primo pensiero del giorno
e l’ultimo sospiro della sera.
Ancora una volta
affido a queste placide onde
il mio testardo cuore
affinché possa giungere a te,
che sei e sempre sarai
il mio orizzonte.
Codice 52
Antonio Pellegrino
Gabbiani
Generati dalle nubi
fendono l’aria con ali veloci,
radenti, poi, sull’acqua
ingoiano il mare,
ne respirano l’odore,
ne assorbono l’essenza.
Carichi di rinnovata energia
esplodono di nuovo verso il cielo,
ne succhiano il morbido azzurro.
Stesi, ora, nell’aria tersa di umori estivi,
con occhi obliqui,
regali nell’aspetto,
dall’alto mirano la terra
e si mescolano all’infinito.
Codice 53
Emanuela Arlotta
Il mare
Adagiati su di un morbido giaciglio di sabbia bagnata
assorti in una profonda contemplazione dell’immensità,
sentiamo all’unisono il sussurro del mare,
le sue arcane parole si stagliano al confine con l’emozione.
I battiti del cuore si sincronizzano con il fruscio delle onde,
l’odore salmastro allieta il nostro respiro ora calmo,
impercettibile, sedato al termine della lotta che ci ha visto uniti
nel feroce tentativo di fonderci in un unico essere.
Codice 54
Barbara Carminitana
Il richiamo del mare
Mille gabbiani in volo solcano il cielo con le ali
seguendo il tuo canto ancestrale.
Mille sirene attendono il ritorno
dei pescatori,
mille pensieri io libero nell’aria
per farti conoscere il mio amore.
Grande e potente infondi forza e coraggio,
le tue acque calme sono un miraggio,
una ricchezza per l’anima
un sollievo per il viaggiatore.
Ammiro la tua potenza, la vastità.
la discrezione con cui custodisci
nei tuoi fondali i segreti, i
tesori…
la generisità con cui elargisci i tuoi doni.
Di te ho anche paura, soprattutto,
quando le tue acque brontolano
per difenere la tua integrità.
le tue coste, le tue spiagge,
ricordando all’uomo le proprie responsabilità.
Codice 55
Duilio Martino
Navigando in un mare di poesia
Navigando in assenza di brezza
ho bruciato ore
nel cocente silenzio della notte
soffiando otri d’incertezza
sul quel misero fiocco issato a prora.
In greve piatta
ho costeggiato anse inesplorate a ridosso
annusando uno sputo di vento
e orzando per assecondarne rotta
a scongiurare imbardate e deriva.
Ho arato sabbia
conficcando le marre rugginose – come artigli –
in fondali cedevoli e melmosi
in cerca d’appigli per non scarrocciare
naufragando su bianche scogliere.
Ho strambato e scuffiato…
stuprato la ragione
ho tranciato robuste gomene
di radicate convenzioni.
Ho ripudiato l’ovvio
sperimentando alternative soluzioni
senza mai infierire però
perché finanche dietro l’ovvio
c’è l’uomo con le sue legittime convinzioni.
Codice 56
Carlo Parente
Poesia della vita
Non nasce quando nasce l’alba
né a sera muore
quando si perdono le vele in mare
e gli amanti per il mondo.
Cresce seria e semplice
con un groppo in gola
il pianto nel cuore
e il sorriso in serbo.
Accarezza il mondo
con un ventaglio di piume.
Toglie le spine ad una rosa
si infila nei petali
e li annusa
e ne serba il profumo
per sempre.
Codice 57
Svetlana Tumanova
Leggo le poesie per un elemento naturale
Le onde del mare schiumano in gorghi.
La nebbia sul mare diventa sempre piu pesante,
invece, la sabbia colpisce i miei occhi.
Ma che gioia selvaggia penetra nel cuore!
C’è il tempo giusto per leggere le mie poesie
per un elemento naturale, corrente, ma ardente:
con questa pazzia del mare piena di tempeste.
Mi avvicini, la natura, sono parente al mare.
L’acqua violentamente copra
tutto, non chiedendo l’accordo di nessuno,
Ma noi, tutti parenti del mare, avremo
la fama dei ribelli, la fama faziosa.
L’uragano è andato via, girando in gorghi,
e si cancella negli ultimi suoi spruzzi.
Vale la pena di leggere le poesia
per un elemento naturale, selvaggio e fresco.
Per le onde che schiumano.
Per la nebbia pesante.
Per la sabbia nei miei occhi.
Nel cuore girano gorghi di gioia del mare.
Codice 58
Orazio Abbate
Il Guscio di Noce!!
Guarda pescator crespate onde
sospir facendo di ricordi vaghi.
Col cuore gonfio, ripensa alle giornate,
che giovinezza vide in alto mare.
Da lunga pipa fa boccate lente;
con fare smorto, s’alza fumo a cielo.
Non ha più fretta, lontano sono giorni
che notti al largo vide “lenze insonni”.
È un vecchio smunto in rughe
la schiena un pò ingobbita
regalo delle reti tirate con fatica.
S’appoggia ad un bastone
compagno ormai a destino…
la spiaggia attorno brilla,
saluta un vecchio amico.
C’è ancora “LEI” adesso,
a fargli compagnia,
la sua barchetta a remi…
“il guscio di una noce”.
L’amica di una vita
nel legno “martoriata”
che ora sopra un fianco…
“riposa” in mezzo a ghiaia!!
Codice 59
Gianlica Regondi
Il mare
Il rumore del mare sono
le onde finite sulla spiaggia
con improbabili castelli di sabbia
abbandonati come un ‘infanzia
Ho incontrato molte solitudini
oltre alla mia, in quei castelli
dovendo esistere con altre domande
dovendo sopportare il rumore
di questo silenzio rotto senza pace
cercando il vento che muove il mare,
che forse finisce nell’alba riflessa
di un sole sempre vivo.
Ma sono detriti di anime
le conchiglie affogate
vociano e attendono
l’ennesima onda timida
che si spenga e chiami
quest’orizzonte bianco e curvo
di ogni uomo, di ogni donna
che posso aver amato.
Codice 60
Sara Cicolani
L’isola
Mi ricordo
baci rubati
nell’isola dell’amore
e le nostre folli corse
verso il mare blu
Mi ricordo
strade sterrate e colline scoscese
il sapore del sale sulla pelle
sul corpo e nei capelli
Mi ricordo
i sorrisi complici,
le mani intrecciate
e le ore insieme
che trascorrevano sempre
troppo in fretta per noi
e quella nostra smania
di rubare il tempo
per la paura che ci lasciasse
orfani di noi
Questo ricordo
quelle notti in cui il desiderio di te
che ancora avvampa e uccide
si alterna alla luna sul mare
mi tiene sveglia
e non mi lascia
sognare di te
Codice 61
Nadezhda Slavova
Cuore di mare
Mare azzurro mare profondo
che sei nato nell’anima dal primo istante
ora calmo fino ad ieri così furibondo
di pensieri ed emozioni infrante.
Sognando il tuo soffio con sapore di sale
m’abbandono nella fantasia che m’assale
abbraccio avidamente spruzzi di divino calore
unendoli alla rugiada, l’essenza del mio cuore.
Mare tempestoso che nasci nel mio cuore
sposa le nuvole che accarezzano il tuo umore
l’aria salmastra nella solitudine di due corpi bagnati
che nuotano senza respiro nei desideri a lungo celati.
Ah, mare di luce ed eterna promessa,
rocce di lacrime e di cristallina speranza
ora mi ergo dalle profondità ove ero sommersa
cercando il faro che scorgo in lontananza.
Sugli scogli dell’amore sognato
laddove l’amor vero ho assaporato
sotto il sole, si fondono le acque e il cielo
lì troverai la casa di chi ha veramente amato.
Bevo da te, che hai sapore di sale
cercando la luce che mi è stata promessa
ritorno a scolpire castelli d’amore
tu salvami da me stessa
abbracciandomi nell’ultima onda
destinata al mio ultimo petalo di cuore.
Codice 62
Michela Zanarella
Questo mare
Questo mare
ad appoggiare l’azzurro
sul non rumore
di scoglio,
come un groviglio di sale
a godere la vita
nel ritrovarsi schiuma:
infinito che s’addensa.
Codice 63
Angelica Lubrano
M’immergerò nel blu
M’immergerò nel blu, ma lentamente,
finché il brusio diventerà placenta,
la nostalgia distillerà ricordi,
il mare incresperà la pelle
fra cielo e terra di riviera.
Ventagli di canneti, in lontananza,
danzano in sincrono
l’omaggio al dio del vento.
Socchiuderò i miei occhi e dolcemente
respirerò la voce del mio mare,
abbraccerò il tuo silenzio ruvido,
conforterò le braccia rassegnate,
risveglierò serena la passione.
Codice 64
Maria De Luca
Mare
Passeggio…
Con te, che mi sfiori…
Sensazioni e odori…
Che toccano il cuore…
Calmo e silenzioso… inviti a sognare…
Arrabbiato e increspato…
Sei dolce lamento… che con tormento…
Scavi dolore… nel mio povero cuore…
Bagni la mia pelle…
Con il sole e con le stelle…
Estate e inverno…
In ogni momento… ti vorrei accanto…
Sia con sorrisi… sia con il pianto…
Non mi arrendo… mio dolce sogno
Un giorno verrò…
E accanto a te per sempre
Io rimarrò………
Codice 65
Annalisa Civitelli
Sull’sola, assorta
Prendo a calci le onde.
Vagabonde ritornano indietro.
In piedi, di fronte al mare,
i piedi rinfrescano la loro pianta.
Uno, due, tre passi mi lascio abbagliare.
Abbinare pensieri all’orizzonte.
Isole dove immagino di stare a braccia aperte,
sulla cima del monte in piedi ad ammirare,
come un Giano bifronte
un alone che si specchia su bianche scogliere.
Lucerniere sul mare.
Assorta ammiro lo spettacolo.
Danzo e saltello.
Accovacciare il mio corpo,
mi faccio un tutt’uno con la terra.
Braccia aperte,
traspaiono le mie sensazioni alle stelle.
Respiro suoni di libertà e trovo sollievo.
Pace.
Codice 66
Rita Minniti
Di viola… di azzurro
M’inebria
questo scorcio di mare
dai colori del cielo
e di viole.
Frastagliata la costa
veduta dall’alto
esala
stupore d’intenso piacere.
Ricordi d’istanti
e memorie perenni
su onde leggere,
che sembrano fatte di carta
e di polvere.
Lo sguardo si perde lontano
laddove un traghetto
saluta
la brezza del vento
che lambisce silente
lo scafo.
Che incanto
il colore del mare,
riflessi
di viola… di azzurro
che quasi
ubriacano i sensi,
mentre armoniosi
si fondono
in un’unica danza.
E si ferma il respiro…
e si perde…
Codice 67
Franco Maccioni
Anche il mare
Anche il mare nasconde
uno strano umore con l’onde
che s’alzano minacciose.
Gli spruzzi d’acqua sembrano
coriandoli senza allegria,
lanciati in alto,
forse sperando
in una festa che non c’è.
I colori dell’arcobaleno
filtrano timidi nella nebbia,
mentre il volo dei gabbiani
sembra quasi un allegro
richiamo alla disperazione.
Nell’aria, poi, si mescolano
il dolce profumo di essenze,
mentre ripenso ad una frase
non terminata e che assilla
ancora il mio animo.
Mi lascerei cullare da questo mare
forse perché
ne conosco i suoi inganni.
Codice 68
Rita Massetti
Il cielo e le acque
Sotto le acque,
dove lo sguardo
non può entrare
e il giorno dipinge
nuove aurore,
si specchia il cielo.
Imprigionato
dal profondo cuore
si unisce la soave voce
e l’incanto,
è respiro del firmamento.
Un gabbiano
grida,
si tuffa nel profondo azzurro
grida ancora
ed è fruscio
che sfiora le acque.
Un nuovo sole sorge,
una nuova luna appare
un temporale disseta,
nel silenzio si cela il mistero.
Nella radice profonda
dove la vita è miracolo,
s’apre il cielo
cattura le acque,
e il mio sguardo si perde,
nel blu cobalto, in attesa
della stilla di vita.
Codice 69
Italo Zingoni
Tornare al mare aperto
Dischiuso al silenzio immobile del cielo,
in un mattino che la notte spenge
e chiara approda un’alba
a colmare distanze e percezioni
d’ombre su muri di cemento,
vorrei tornare al mare aperto
(e qui restare)
-occhi spalancati all’infinito
inebriati nel vuoto assoluto
mucchio di sogni accartocciati
cenere da spargere nei venti-
(e poi svanire)
pensiero puro di parole assenti
in una pagina ritornata bianca
cancellato per sempre
inevitabilmente perso
per un backup errato …
Codice 70
Anita Nuzzi
L’isola dei cento vulcani
Ci sono fragranze che resteranno
-così mi dici-
su questa terra che odora di fresco
e un poco di te.
Il bastone è rotolato via sulla battigia
e il porto si accende
illuminato dalle luci e dalle nostre parole.
Volevo dirti il silenzio d’attorno
nascosto tra le mani
-isola mia dai cento vulcani-.
Ci sono paesaggi che resteranno
-così mi dici-
nella memoria breve di un viaggiatore
colonnello apolide di un’anima antica.
La pipa si è accesa da molto
e la notte ha fatto pochi passi
nella coscienza senza sonno.
Volevo confessarti
l’uomo che sono diventato
-uno di mare
salpato all’aurora
con la poesia negli occhi che fanno giorno
uno di mare
dimenticato al largo del cielo
prossimo ai gabbiani-.
Codice 71
Patrizia Portoghese
L’isola dei ricordi
Le onde cavalcavano gli scogli
un cielo terso per cappello
gli occhi dipinti di felicità.
Ore ed ore abbracciati dal sole
che la spiaggia illuminata
era nell’espressione di chi si amava
godendo l’agognata vacanza.
In cima fantastico ammirare
la costa lambita dal mare,
mentre dall’insenatura occhieggiava lenta
prua di nave immensa.
Un bacio prolungato fu sigillo del tuo amore
di quella passione nascente senza limiti
non si fermava davanti a niente.
Né speranze né illusioni solo eterne
sembravano emozioni d’una vita insieme.
Lo sento ancora oggi
anche se non più nel cuore
lì ogni fiore profumava di noi.
Un’isola m’ha fatto ricordare che
quell’unione non si potrà scordare.
Quella luna c’ha lasciato un messaggio
le stelle accese non erano miraggio.
Le vedo anche ora sopra Ischia
seppur le mani più s’incontrano
per l’oggi e la foschia.
È così che il ricordo tal rimane
d’una notte che Venere baciò Marte.
Codice 72
Mara Zilio
Luce d’oro m’investe
Pizzicano piedi nudi
su granelli di sabbia,
inerte attendo il blu,
sgomitola vele d’onde,
scaglia grumi di sale,
corrode pensieri
increspati dal tempo,
scuote nidi d’anima.
Cristalli di spuma
sfiorano l’orizzonte,
vola nell’aria scampanellio
di sorrisi,
profumano di sale,
il cuore come un’equilibrista
è sospeso tra cielo e mare.
Luce d’oro m’investe,
sono stelle che danzano nelle onde,
seguo il loro filo magico
– torno a sognare –
Codice 73
Carmen Auletta
Selvaggia
Terra, che sempre più bella mi appari,
ogni anno, qui, lascio il mio cuore.
Isola, tu hai sposato il più bel mare
e l’hai vestito di mille colori.
Acque smeraldo e blu con verde chiaro,
sono questi i tesori che tu presenti.
Sei come la luce di un gioiello raro
e più preziosa di te non c’è niente.
Quanti pennelli ti hanno pitturata
per catturare l’anima che tieni?
Ma tu che sei una ribelle nata,
così selvaggia, a te sola appartieni!
Codice 74
Anna Lamonaca
Mare
Mare, mar mio, ondeggiante, dondolante di onde increspate dal maestrale
che carezzi l’isola d’Ischia e disegni ghirigori e insenature,
su scogli e pendii rocciosi.
Mare, mio mare,
tu nella mia essenza sei e spingi ogni mio pensiero,
a rimembranze infantili:
la sabbia aspra, bollente, percorsa con i piedi scalzi,
i sorrisi volti al sole
che di rimando la pelle imbruniva,
le corse, tra gli scogli o sulla sabbia, per gioco
impreziosita da alghe, ciottoli, sugheri e conchiglie, facendo volare alto un aquilone.
Le gare di nuoto tra le pietre pomici galleggianti e i tanti tesori per il mio cuor che ingenuo cercava.
E un granchio, il pizzico di un riccio di mare, una medusa erano un pericolo.
Mare, mar mio, col tuo sinfonico ondeggiare carezzi i pensier miei
che ondulano come su ali di gabbiano e si perdono,
smarriti tra i pescatori con le barchette nel tramonto
reti e nassi cariche, sulla spiaggetta sotto il Castello,
storie lontane, di uomini con i capelli stinti dal sale, da spaccature sulle mani.
Mare, mar mio, ti amo ancora, ci provo e sono innocente.
Quell’innocenza di un bacio rubato tra le tue onde,
di quell’antico sortilegio che sei sempre dentro di me.
Nonostante il tempo, il tutto, una ruga in più, una delusione,
uno spostamento, un cambio repentino dell’esistenza mia.
Mare, tu sei senza sponde nel cuore e nel ricordo,
in qualunque luogo, io vada ti porterò con me.
Mare tu sei come la vita che su un dolore ci mette il sale,
ma sai con le tue acque anche guarire…
Codice 75
Francesca Bucci
Il mare
Oltre il limite di ogni pensiero,
fuori dagli spazi consueti
in cui la vita fluisce,
oltre i colori dei fiori sui davanzali
di primavera,
al di là delle dolci armonie
tra suoni e parole,
i miei occhi e la mia mente
si perdono nell’infinito che si apre dinanzi: il mare.
Al mare affido
il pensiero e il tempo,
il colore e il suono,
la parola e la mia anima.
Dal mare ricevo il fresco ritorno alla vita.
Codice 76
Don Backy
Vecchie fiabe
È una novella
Che il vento gelato d’inverno
Si porta sui tetti
E scivola sopra i balconi
Coperti di neve
E passa furtiva
Nel cielo incrostato di gelo
Tra il bianco dei greggi
E lungo le rive dei mari
Tra pesci e balocchi
E dice di un uomo
Che un giorno che il sole moriva
Tra fiamme di grano
Sentendo un bisogno d’amore
Si mise a pregare
Ma non si conosce
Il volo di quelle parole
Né il loro destino
Ma pare che il loro vagare
Si spense nel mare.
1) Il Dispari
2) Teleischia
4) SERADA
5) La tua foto in copertina
6) La corte degli Aragonesi
7) Coquille
8) Alilauro
…
le restanti pagine saranno utilizzate per i testi fuori concorso dei fondatori Mancini – Panizza
Bruno Mancini
Bruno Mancini è nato a Napoli nel 1943 e risiede ad Ischia dall’età di tre anni.
Oltre ad essere ideatore del progetto “La nostra isola”che già tante soddisfazioni ha data alla cultura ischitana e non solo, è anche narratore e poeta, autore di una serie già ben nutrita di pubblicazioni.
A lui piace dire che l’origine della sua ispirazione o forse solo un iniziale impulso ancestrale ed istintivo, il vero basilare momento poetico della sua vita, si è concretizzato nell’incontro, propriamente fisico, tra i suoi sensi acerbi, infantili, e le secolari, immutate, tentazioni autoctone dell’Isola d’Ischia, dove le leggi della natura sembravano fluire ancora difese da valori di primitive protezioni.
Alcuni brevi commenti ricavati dalle recensioni ai suoi libri:
“… si fondono nell’intero componimento in una prospettiva ampia che contempla l’umano, l’umano cammino. Ed è una Commedia, una Commedia divina in chiave poetica, in versi che sento anche io estremamente dolorosi, con il preciso intento di affidarli alla penna, che non li disperda ma li urli e li renda in qualche modo eterni”.
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
Il sospiro poetico di Bruno Mancini è il tempo, che pur non mostrandosi con battiti d’ali improvvisi, s’incunea nella sua vita come un turbine entro il quale la sua anima si trova a fissare volti indefiniti, in antitesi ed in lotta contro ignoti mausolei, mentre, in assoluta autonomia, sentimenti irrefrenabili proseguono nella loro essenza, precisi e chiari, attenti a riempire ogni minimo attimo, quasi fossero regolati da un orologio svizzero
… e tu come nebbia che offusca
i bracieri fumanti
delle prime caldarroste
lì,
lungo viali alberati
della mia cara Bologna indaffarata….
Nessun miraggio di gioie
confonde al cane il suo padrone.
… e tu come pioggia che inzuppa
la rotaia urbana
di un tram al capolinea
lì,
tra portici uniformi
della silenziosa Torino d’ottobre…
Nessun deserto è breve
per la lucertola randagia.
… e tu come neve che ovatta
frontoni e guglie
di fedi spudorate
lì,
tra cabaret da sballo
della Parigi fulminante le mie notti…
Nessun miracolo gonfia le piume
di uno stanco uccello migratore.
…e tu…
…e tu…
…e tu come sole d’aprile che intenerisce
le zolle soffocate
tra bosco e spiaggia
lì,
oltre il canneto dai ciuffi in cima
sull’ultimo approdo della mia isola perduta…
Nessun mistero
soltanto attesa.
Alla carezza gelida
Rive odorose d’alghe;
sabbia,
costrutta forma di castello
dalla fantasia fanciulla,
pregna di sole
e di sapore di pesce;
vento compagno
di lunghe solitudini;
soffio della mia vela
quand’era suo dominio il mare,
quando sognavo nella tua ebbrezza regni;
acque
da assiduo moto
risospinte a riva
sui miei piedi
docili
alla carezza gelida;
acque,
insensate,
indomite,
voraci,
gracili giganti deformati
dalla fantasia del tempo:
necessità di sonno
al ritorno.
Non rubate la mia vita
Un sorriso di mare smeraldo
un profumo di ortensia maculata
lo scampanare di turisti pascolanti
lo sciacquio di graniti biancastri,
TEMPO,
la sposa non mi chiede altro
i miei ingorghi pazienteranno ancora
tra un’onda senza fine al tramonto
nel poggio di agrumi e di ninfee.
Non rubate la mia vita,
prendete i sogni.
Di Capri un po’
Enorme scoglio brullo,
come le scorze ruvide
di angurie tropicali
a chiazze agrumate
sbuffate
in macchie di ghepardi:
di Capri un po’.
Zaino seta fardello,
dagli aculei stemmi americani
tesi tra bordi sfilacciati
fruscianti
un’unghia sotto le nuche rasate:
di Capri un po’.
Telo d’intrecci esotici,
per gli occhi degli sciami giapponesi
ombreggiati dal sol levante
filato
sulle falde dei berretti:
di Capri un po’.
Progenie umana dell’isola di tutti,
contemplo
insieme alla sposa di sempre
il dolce silenzio dei nostri sogni.
Quipo
Un quipo peruviano
intrecciato
– sfilacci di ginestre
precolombiane lane
papiri, betulle e cordicelle marinaresche -,
dai nodi scuriti,
adagiato
sul banco di cristallo.
Due pietre turchine come il mare di Capri
due passi prima della Certosa
due passi dopo il lusso della nostra fuga.
Il sorriso dell’uomo padrone
esalta
l’anello che oggi ci sposa,
ancora.
Guardiamo affascinati
mimi imbiancati immobili all’angolo del bar,
udiamo incantati
dal loro talamo di legni attintati
sgorgare il suono girovago di un violino tzigano.
Voliamo
da soli voliamo
come il vento tenero dei passeri
la mano nella mano
voliamo
insieme voliamo
fin giù nei giorni conosciuti
negli anni innamorati
voliamo
coribanti voliamo
fin su nel tempo che ci appartiene
in assolato controluce
voliamo
mentre
l’ovulo di antiche zolle
pigia profondo nel mio petto,
alla radice,
e soffia sui semi sommersi
dei tuoi intimoriti ritorni,
profondo.
Voglia,
sotto un manto di stelle di Tragara
con il dolce tepore di una tarda primavera
nel profumo lontano della magnolia in fiore
tra il silenzio delle lucertole striscianti sui sassi,
voglia
il prossimo sonno
renderci liberi dai sogni!
Che giunga da lontano.
Ancora mi chiama
la voce notturna
vagante
tra le mie chiese infrante:
”Stanotte ti ho sognato.”
Un palpito?
Un eccesso?
Un rombo d’Amazzone giammai delusa?
Non basta un sortilegio a
a carpire
dalle parole astratte i
i movimenti i suoni i turbamenti, gli
gli sguardi gl’impeti gli odori, la
la scena illuminata dal sole o dalla luna.
Non basta un incantesimo per
per darmi accesso
all’antro labirinto del
del cuore di una donna.
A questo pensa il sonno.
“Stamane ti ho sognata:
le coccole nel mare – profondo –
che poi risucchia il pescatore appassionato”.
“Stamane ti ho sognata:
le coccole nel mare – placido –
simile a bimbo che venga da lontano”.
L’ultima rivista in voga
patinata
impazza i consensi
ai deserti colli delle modelle
in mostra.
La mia vamp scatena uno schianto
appariscente.
I cani barboni randagi
meticci
sguazzano musi annusanti
tra frasche e frattaglie
nei prati.
La mia fata maliarda mi segue
condiscendente.
Una fonte zampilla in rivoli lenti
limpidi
nel fresco profumo di mare
e pertiche e rocce
sui miei sensi.
La mia maga è avvolta in torrida estate
interamente.
Tu mostri ed appari
come il tempo dei sogni.
Tu scruti ed annusi
come ingenua preda.
Tu scorri e rimani
come l’acqua e la vita.
Una storia di troppo
Il quinto dito di una mano.
Forti emozioni più
forti, fortissime.
Lei troppo prima.
Nel tempo perduto di un viaggio astrale
la nostra coppia
solitaria
– in solitudini senza tempo –
s’arrocca in semplici schemi
– d’amore è troppo -.
Lei – pensa – troppo unica.
“Rivederci un giorno”
“Appuntamento in centro”
“Va bene, ai treni”
“All’ora di punta”
“Che non sia Carnevale”
Troppo amore non serve.
Lei – pensa – troppo uguale.
Troppo nuda
troppo sincera
troppo significante.
L’attesa è del troppo gradevole.
Ma il vecchio corsaro ora vuole la noia
– pretende
attende –
l’ultima emozione prima
ignota, offensiva.
Sul fasciame di un suo vascello
– disteso –
alla fonda in acque mitiche
– solo –
il sole affisso all’albero alto
– chiuso –
lasciati avvizzire i ricordi
cerca – e sbaglia –
la Noia.
L’ultima emozione è più
forte, fortissima:
se assale è solo da sola
solissima
senza illudersi d’essere attesa
assimilata
per poi dissolvere anche i rimpianti
– scrupoli –
di non essere ancora
appartenuta.
E Franco potrà dire
“Il tema è favola
la storia è antica
il passo è breve
accettati
e lascia libere le tue certezze”.
Lamento plebeo
Ho colto il senso
della tua assenza
dall’acre odore
di carta stampata.
Nel vecchio rodeo
di mitici emblemi
tu, fionda e Golia;
sul collo del vinto
catene preziose di pensieri.
Fasciati da dubbi,
contorti, snodati, strizzati,
salvati
uscimmo.
Era il millenovecentosessantuno.
Ne passa di tempo!
Oggi
il sole d’agosto
non sboccia più
semi nei sassi.
Il mare d’agosto
non gonfia più
vele nel golfo.
Manca l’addio
nella mia mente
non più plebea.
D’agosto
si muore
solo.
Albore
E sono passate le tre
e sono
passate.
Ti manca l’attesa
– ricordo le notti –
resisti agli affetti
– più certa di me –
rovisti:
e a poco
la luna seduta sul mare.
Più fine che amore
Al dunque anch’io
mi affanno di domande
che sono il vento e il capitano
del mare e del vascello,
che sono penna
e sono carta,
che sono.
Io,
come nessuno
– già qui seduto
da giorni immobili –
che attende il cenno
dalle labbra aperte
oltre il languore
fisso
nei tuoi sensi.
Eri – non ieri –
profumo
immensa
siepe di coralli.
Troppi e inutili ricordi
per l’impossibile
di una lontana primavera.
Violento un mio uragano
quasi
a timore di tintinnii
di vicine campane
schizza chicchi di grandine sui vetri.
Staccasti un figlio
dall’albero
di melo biondo
di spore di speranze.
Era l’anno
del ferro e del fuoco
per Napoli
– Abele -.
Nenie e ninne nanne
tacquero per lui
matti boati di bombe.
Ora, la bocca
resa sottile dagli anni
dal male
inghiotte i suoni
perché io non soffra.
All’ultimo soffio di pensiero
alla forza di perderti
rinasco maturo.
Mi esco
mi alzo
e nel torpore
mi spengo la luce.
Nella foresta
di alghe marine
boccaglio e maschera,
furtivo, smuovo
la tana della murena;
è già matura
la mia fobia.
La piccola occhi celesti
gote di rosso furente
inquieta,
sotto un monte
di gocce salate,
nella tana della murena;
è già deciso
il mio ritiro.
Ma quando andremo
a caccia di meduse?
dove?
In cerca di tartufi,
a cogliere ciliegie?
E poi?
In giro in bicicletta,
al cinema all’aperto?
La mia passione
è pazza.
Se fosse figlia
la chiamerei Viviana.
Ignazia – La tempesta
Un altro giorno si allontana,
è vero, ma tornerà
se solo avvolgo il mulinello
dei miei ricordi senza nome
stretti in capitoli numerici.
Passivi segreti serbati da una pass
di sette lettere e di cinque numeri.
Dopo tre mesi avanza una tempesta
sento correnti di aria fresca
lambirmi le caviglie
e vedo, immagino, vedo
legioni di zanzare volare verso ricetto d’alberi
e vado, immagino, vado,
da Lei che mai non fugge in cerca di un riparo.
Ho voglia di nudarmi
uscire per mezzora
a cielo aperto
e poi vociare a muso duro
“Fulminami, io sono pronto,
colpisci al basso ventre, creando un rombo – tu –
che scuota gli assonnati”.
Soffro dilemma tra luce e buio,
Ignazia – La tempesta.
Avanza e smuove il casco di banane
sospeso alla trave del terrazzo.
Procede, variando ombre
intorno alle pareti della stanza
per l’oscillare dei lampioni sulla strada.
Nemmeno il tempo di capire l’attimo:
fenomeni aumentano d’intensità.
Se solo avessi modo d’incontrarla
“Bagnami!”
“Affrontami!”
“Tu passerai io resto,
oppure sarò vento di tempesta”.
Rimbomba, rombando lontano,
in deviazione verso la valle degli uomini
– ottusi – che non sapevano competere.
Eppure
Cenerentola perse scarpetta di cristallo
in fuga verso casa a mezzanotte
lasciando traccia al principe dei sogni.
,
Roberta Panizza
laureatasi nel 1992 presso l’Università di Bologna, vive e lavora in Trentino Alto Adige dove insegna presso una Scuola Media.
Ha sempre amato molto la lettura ed in un momento particolarmente difficile della propria vita ha scoperto l’effetto catartico della poesia e ad essa si dedica ogni qualvolta i sentimenti riaffiorano intensamente.
Quando ha scoperto la poesia ne è rimasta letteralmente folgorata, rapita dalla visione dalle incredibili potenzialità della parola, un pozzo senza fondo a cui attingere per infiniti incastri di significato che si apriva davanti ai suoi occhi come un meraviglioso e sconfinato panorama.
Il luogo, forse inusuale, del suo incontro con la poesia è stato il web, dove, con la frequentazione di alcuni siti di scrittura, ha potuto entrare in contatto con il mondo del verso e della metafora.
Nel novembre del 2003 ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie dal titolo “Le mille porte”- Aletti Editore, ed il suo nome compare nella “Enciclopedia dei Poeti Italiani Emergenti” -Aletti Editore, Dicembre 2003.
Nel 2004 ha svolto il ruolo di giurata nel XXIX Concorso di arte espressiva “1° Premio Val di Sole” – sezione poesia.
Nel 2008 ha svolto il ruolo di giurata per la seconda edizione della “Biennale di Poesia in ricordo di don Nicolino Vacca” a S. Giovanni Suergiu.
Ancora nel 2004, allo scopo di coltivare il proprio amore per la poesia e favorire la diffusione di quest’ultima, ha creato un sito dedicato ad essa ed alla scrittura in generale, “Poesia e dintorni”, ora non più attivo.
Dal 2006 collabora con Bruno Mancini alla realizzazione di progetti culturali tendenti alla diffusione della poesia.
Tra Capri e Sant’Angelo
Sorridi
a queste onde antiche
(l’eterna patria
di marinai senza paura)
tu che viaggi sempre
i vortici del nulla
e non sai chimere per la chiglia
le schiume d’arcobaleni
e le incerte scie
di luminosa pace.
Rinunci al guado
in questo attimo di luce
ma non ti celi.
Per chi ti cerca
urli come brace.
Ora
Portami dunque
dove cade l’orizzonte
nel dopo che si svolge
tra sogni e incerto desiderio.
Esplode di tavolozze il cielo
e non vedo più confini
in questo giorno
che chiude scivolando
tra musiche dolci ed imprecise ore.
Leggimi ti prego ancora
i tuoi spartiti d’arpe
che con mano sapiente percorri
sui miei arcobaleni di passione.
Per sempre
In soliloquio d’orbite
ci cattura il nostro sole
e vaghiamo
nella profonda quiete del noi.
Altri pianeti percorrono
il grande cielo mascherato d’eterno
e silenzioso
ma noi disconosciamo il tempo
intrecciando nel rotondo danzare
le nostre aritmiche melodie.
Pulviscoli di solitudine
-orfani di proprie gravità-
ci superano accanto bisbigliando
le loro scandalose profezie.
Profezie
Lo dice l’aria
se porta venti dal calore greve
scivolati da un futuro umido di gelo
sulle braci forti di ieri
se pesante nebbia agli occhi cade
e non ti vedo.
Lontananza
è un sentimento di invalicabili perché
-orogenesi tra noi-
che svuota di universi il cuore.
Nel brulicare di stelle
La terra vibra all’unisono
con gl’inesorabili anatemi di Dio
e schiantano al suolo
cattedrali di pietra, sorrisi e parole.
Persa è la strada per i tuoi occhi ospitali
dai quali m’involavo all’infinito
nel cielo ora ermetico al tuo volto.
Ed è così pallido calore sulle mie ossa
questo brulicare tremulo di stelle!
Ti cerco
Mischia i cuori la sorte-destino
e li getta sul tappeto morbido dei sogni
prato di steli curvi di rugiada
che nello sciogliere dell’indaco
ancora non credono al mattino.
E’ fragore di luce al magnesio questo giorno
e nulla dice ai passi confusi sul selciato.
Ma io ti cerco
in faccia alle intelligenze del creato
che sanno forse i miei ti voglio
certezza e senso ancora
nella pallida sequela dei tramonti.
Perle
Luccicava di richiami a stento uditi
nel caparbio incedere degli ego
il filo d’argento dei sogni
che ancora colgo sulla strada
nostra di pensieri sgranati assieme
collana preziosa nei giorni.
Percorro di nuovo il cammino
per la grotta segreta custode a volta
dei nostri infiniti desideri.
Sesamo ha tradito gli amanti
e la gazza solitaria urla
maligna e lontana la sua gioia
ma, scalzo di fortune il cuore
e di brandelli vestito,
pesco ancora ostriche d’amore
nei tuoi occhi di cielo
e v’incastono sfarzosi ti amo.
San Lorenzo
Desideri a spasso
senza Dio s’infrangono
in pulviscoli di sogni
dentro atmosfere
incandescenti di dolore.
Pareva innocuo cielo
questo caparbio sondare
cristalline orme di speranza
ma dopo la cavalcante scia,
di lontananze
s’adombra lo sguardo.
Attesa ed incantesimi
Sorgono soli
nell’infinito non euclideo
di queste rette curve d’attesa
che in tondo gira.
Non godo più le albe d’astri
monotoni nel cerchio
che solo con raggi-desiderio
sanno sfiorare i fianchi
all’universo.
Dormite pure fate cattive
all’ombra
dei vostri incantesimi di gelo!
I destini che fissate
in quest’isola del sogno
vi schiacceranno d’indifferenza
quando anche voi piangerete!
Sete d’estate
Nell’aria immobile
di lenta attesa
balena luccicando
un sogno.
Risali ancora la mia china
lenta cuspide ombrosa
di arcobaleni accartocciati.
Lascia che oggi piovano
scomposti i desideri.
Saprò bere i temporali
dell’estate.
Premio
“Otto Milioni”
SCHEDA VOTAZIONE
e-mail e/o telefono_________________________________
Numero titolo viaggio_______________________________
Per votare bisogna barrare con una X le caselle con i codici delle poesie prescelte
Si possono votare da 5 a 20 poesie.
Schede invalidate se sono votate MENO di 5 o PIù di 20 poesie
I miei voti vanno alle poesie con i codici barrati
01 |
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76 |
Ogni voto di questa scheda vale 10 punti nella classifica finale
Le schede votate devono essere consegnate
entro il 10 Settembre 2012, alla
“Fondazione……………”
è consentito l’invio in fotocopia della scheda votata all’indirizo mail
ottomilioni@emmegiischia.com
Si potrà accedere al web per votare sul sito
Tale votazione assegnerà 1 punto ad ogni poesia votata.
Info:
emmegiischia@gmail.com
3914830355
INDICE
Agosto 2012
La nostra isola.
Ischia Porto
https://www.emmegiischia.com
emmegiischia@gmail.com
Copertine realizzate da Bruno Mancini
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€ 18.00
AI CORRISPONDENTI DI GIORNALI:
Sono corrispondente del giornale…………………
edito a………………………
Farò pubblicare lo “stelloncino” che vi riguarda e ve ne farò avere due copie, dopo di che m’invierete una copia omaggio firmata da un
Autore.