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Il gazzo ipocrita
Per la serie Esopo news
Alcuni nomi di animali, a causa delle solite eccezioni della lingua italiana, non possiedono contemporanee definizioni di genere maschile e femminile, così come avviene, per esempio, con gallo – gallina o porco – scrofa, o struzzo –struzza.
Volendo discorrere di alcuni tipi di animali e delle loro somiglianze con alcuni individui del genere umano, i favolisti, dilettanti come me, trovano difficoltà a rappresentarne il sesso.
Infatti, in questo siparietto desidero presentare un animale di sesso maschile, ma non so se scrivere di esso indicandolo come “Il maschio gazza” oppure come “La gazza maschio”.
Per una volta i miei lettori mi perdoneranno se userò un artifizio linguistico e indicherò l’uccello di sesso maschile di cui intendo scrivere (appartenete alla razza dei Corvidi) con il nome di “Il gazzo”?
Il gazzo, così come la gazza, è quasi sempre indicato con l’epiteto di “ladro-ladra” stante la sua abitudine d’impossessarsi di oggetti non suoi.
Consuetudine questa non di rado appartenente anche ad alcuni umani.
De resto non si sa se sia stato l’uomo ad indurre i pennuti a tale tipo di pratica truffaldina o viceversa. Un po’ come avviene con l’uovo e la gallina.
L’amicizia, se è vero ciò che scrive il vocabolario Devoto Oli è qualificata come “Reciproco affetto costante ed operoso tra persona e persona nata da una scelta che tiene conto della conformità dei voleri o di caratteri e da una prolungata consuetudine”.
L’ipocrisia, invece, è segnalata come la simulazione umana (mai animale) estesa nell’ambito dell’atteggiamento morale e dei rapporti sociali ed affettivi.
In pratica, chi contesta – denigra – offende pubblicamente le persone con le quali egli dice d’essere amico (tanto più se si tratta di defunti impossibilitati a replicare fornendo le proprie versioni) è un ipocrita.
Poi un giorno capita di leggere che un umano, con le caratteristiche del gazzo, scrive ”Dobbiamo essere franchi con noi stessi (omissis). Nel 2013 fui personalmente oggetto di un feroce attacco da parte di una testata giornalistica (omissis) per aver criticato XXX (che per me resta sempre un amico omissis) per la sua campagna a favore della ecc.”
Di solito gli animali non hanno caratteristiche umane, e gli umani non ne hanno simili a quelle animalesche però, se è vero che il gazzo è ladro (ed è ladro) e se è vero (ed è vero) che chi denigra pubblicamente ed ingiustamente la persone con la quale dice essere amico è un ipocrita, e se, infine, dobbiamo dare ascolto all’incipit dell’articolo suddetto con il quale un umano scrive ”Dobbiamo essere franchi con noi stessi”, allora vorremmo che il tizio gridasse con forza “Sono un gazzo ipocrita” e la smettesse di dichiararsi amico di chi, nella pace del Signore, non può mandarlo a fanculo con la sua notoria schiettezza.
Bruno Mancini
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Scritto da Bruno Mancini
Bruno Mancini scrittore
è nato a Napoli nel 1943 e risiede ad Ischia, dalla età di tre anni.
A lui piace dire che l’origine della sua ispirazione o forse solo un iniziale impulso ancestrale ed istintivo, il vero basilare momento poetico della sua vita, si è concretizzato nell’incontro, propriamente fisico, tra i suoi sensi acerbi, infantili, e le secolari, immutate, tentazioni autoctone dell’Isola d’Ischia, dove le leggi della natura sembravano fluire ancora difese da valori di primitive protezioni.
Anche se aggiunge, con molta auto ironia e con un pizzico di provocazione:
“Le mie primissime esternazioni poetiche le ho espresse in tenerissima età, quando ancora non avevo pronunziato per la prima volta la parola mamma, ed alla fine di ogni abbondante poppata liberavo graziose ispirazioni poetizzando mediante dei rimati vagiti“.
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Bruno Mancini scrittore
Brevi commenti amichevoli ricavati dalle varie recensioni ai suoi libri pubblicati:
“Vedo una folla che si muove compatta verso un’unica meta guidata dagli incitamenti di colui che punta il dito ed una penna, che crea volti per i sentimenti.”
“…si fondono nell’intero componimento in una prospettiva ampia che contempla l’umano, l’umano cammino. Ed è una Commedia, una Commedia divina in chiave poetica, in versi che sento anche io estremamente dolorosi, con il preciso intento di affidarli alla penna , che non li disperda ma li urli e li renda in qualche modo eterni”.
“… lodo quel senso di eco lontano che riverbera le parole enfatizzandone i concetti”.
“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“…seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.”
“…lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“ Bella poesia, con alti picchi in termini d’emozione e intensità.”
“…sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Ed io invece, Bruno, ho letto a ritroso, prima la seconda parte, bellissima, ed ora la seconda, altrettanto splendida. Senso o non senso è una poesia dal forte impatto emotivo. Giochi con il lessico e le iterazioni, che adoro, ed è questa una delle poesie più belle che abbia letto qui dentro, quel genere di poesia che cerco e difficilmente poi trovo.
Mi domando come mai non ti abbia scoperto prima, Poeta??!!”
“Una poetica lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Sì, lasci molto lavoro a chi legge, eppure questo mi affascina della tua poesia, la afferri e ti sfugge: in essa ti perdi ed allora ti turba… e cerchi il senso e lo cogli e ti lascia poi subito in dubbio. Ma il dubbio stimola, ti coinvolge … Sperimentalismo? Se lo è, come credo, ben venga; io lo adoro.
Bravissimo. Vero artista.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi…”
Prima dell’alba
regalami un verso
così che io possa
sfrontata babbuccia
ricamo sulla brina
imprimere.
Al sole tenero
Vederla piangere di gioia