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IL DISPARI 20240722 DILA APS
IL DISPARI 20240722
Così o come
Un racconto di Bruno Mancini
inserito nel volume “Per Aurora volume terzo”
Dodicesima puntata
Parte terza
CAPITOLO PRIMO
Lo sfoglio quotidiano di giornali previsto dalla mia ultima relativa professione, tra tante baggianate e scempiaggini bazzecole e pettegolezzi di rado, ma a volte, mi aveva concesso l’opportunità di aggiungere un tassello alla collezione delle teorie preferite.
Un fedele scudiero dei miei pensieri mi aveva fornito una lancia.
Un’idea che avevo attinta dalla quinta pagina dell’organo di stampa nazionale utilizzato per il mio lavoro durante l’ultimo mese di agosto.
Pareva forgiata apposta!
Da quel concetto ero rimasto particolarmente colpito.
Per la sintesi e per il rigido schematismo, amalgamato ad un probabilismo assolutamente incontrollato, che esso avvalorava come imparziale strumento decisionale.
Un dotto estensore di cui non ricordo il nome, l’aveva espresso scrivendo (ed io avevo recepito il testo come la sfacciata seduzione di un tango argentino nello struggente abbandono di ogni illusione):
“…Ogni azione che compie ogni individuo, fisica mentale o di qualunque altro tipo, trasferita nel super elaboratore della natura, riduce, di una determinata percentuale, il carburante attivo (come nei video giochi) a svantaggio dello stato vitale complessivo.
In proporzione, ciò avviene anche per le parti, una o più di una, oppure infinite, che compongono il presente di chiunque (uomini, animali, vegetali, minerali ecc.).
Quindi il cuore, le ossa, no meglio, la sopravvivenza del cuore, delle ossa, insomma di ogni elemento, ad ogni azione che lo vede coinvolto, restituisce una porzione della vis vitale di sua pertinenza, fino al completo esaurimento.”
Due più due fa quattro.
Quattro più quattro fa otto.
Io volevo capire se un’analoga valutazione era alla base della nostra convocazione.
Ad ogni azione una diminuzione di carburante.
Ciò per ogni individuo identificato comparando il suo esclusivo DNA.
Il mio DNA identico a quello di Ignazio.
Perché coincideva l’anno il mese il giorno e l’ora delle nostre convocazioni?
Perché non supporre la…
Sììììì. Sììììì. è così. Sìììì è cosììììì.
-«Aurora. Auroraaaaaa… aiutami.
Rendi efficienti tutti i sistemi d’informazione, convoca i direttori dei reparti, i responsabili di zona, gli analisti, i tecnici e tutti i grandi burocrati.
FERMA IL TEMPO.
Ne resta poco.
Non può bastarmi.
Blocca i bip.
Fidati.
C’è un grosso sbaglio.»
E lei:-«Una sola volta ho deciso l’interruzione dello sviluppo naturale della evoluzione e, grazie a te, essa risultò provvidenziale.
Ripeterla, potrebbe significare per me l’angoscia di un irrimediabile errore.
è vero, anche i regni più antichi possono finire.
Sappi comunque che la mia decisione di dare credito alla tua sicurezza, ha origine dalla stima che ho per te, più che dal nostro affetto.
FERMATE IL TEMPO.
Per quindici minuti nessuno arrivi e nessuno parta.
Non ci siano bip.
FERMATE IL TEMPO.
Quindi, se non verificherete errori di funzionamento del nostro sistema… allora… allora nominerete un altro responsabile al mio posto.
I milioni d’anni della mia coscienza non accettano di deludere un amico.
A qualunque costo.
FERMATE IL TEMPO.
HO DETTO.»
Meno quindici:
Tornai sulla schermata che al mio arrivo avevo attivato, quasi meccanicamente, facendo clic sulla freccetta (non lampeggiante e non splendente) indicante “Continua”: e potei rileggere il messaggio allo scopo di controllare se ne risultava specificato il collaterale modello di attuazione: “L’efficiente tecnologia trasportata di là da nostre opportunistiche appendici… ecc. ecc.”
Altro clic, ancora, altro clic e, proprio come avevo letto in quell’articolo nel mese di agosto, sullo schermo fu indicata la struttura operativa del progetto: “Ogni azione che compie ogni individuo, fisica mentale o di qualunque altro tipo, trasferita nel super elaboratore, riduce di una percentuale il carburante attivo (come nei video giochi) per una sua singola forma vitale; per una o più di una, od anche per tutte insieme.
Cioè il cuore, le ossa, no meglio, la sopravvivenza del cuore, delle ossa.
Insomma ogni elemento a seguito di ogni azione restituisce una parte della sua vis vitale, fino ad esaurimento ecc.”
Meno dodici:
-«Compariamo il mio DNA e quello di Ignazio.»
-«Comparazione in atto.
Comparazione eseguita.»
-«Risultato?»
-«Perfettamente identici.»
Aurora si accostò alla mia spalla.
Meno dieci:
-«Confrontiamo, i diagrammi di decremento energetico relativo a tutte le mie funzioni, con gli stessi assegnati ad Ignazio.»
-«Elaborazione in atto.
Diagrammi elaborati.»
-«Risultato?»
-«Le loro funzioni sono assolutamente identiche nello spazio, nel tempo, e nella quantità.»
Aurora, mi respirava nei capelli.
Meno otto:
-«Analizziamo il diario di Aurora.»
-«Impossibile, è segreto.»
Aurora, la Donna Guascona, non permise la mia sconfitta, puntò l’indice contro il Capo Burocrate:
-«Prima, fermando il tempo, ho detto di farlo a qualunque costo.
Eseguite.
Nessun segreto potrà impedirmi di rispettare l’impegno assunto.
Nessuno.
Distruggete il sigillo.
Aprite il mio diario»
Il tesoriere dei segreti, scattò sull’attenti, ed ubbidì impartendo il comando.
Meno sei:
Una voce disse:
-«Diario in rete.
Diario aperto.»
Meno quattro:
-«Aurora, ricordi la volta che venni a presentarti “L’Appuntamento” tra l’uomo dal fiore di ginestra e la donna dalle mani ambrate? Che giorno era?»
Meno cinque:
-«Cercatelo. Ditemi la data.»
Meno quattro:
–«Ricerca in corso.
Ricerca ultimata.»
-«Risultato?»
-«Ventiquattro marzo mille novecento novanta due, ore diciotto. Annotazione: ospite Bruno.»
-«Aurora, vuoi chiedere se c’era anche Ignazio?»
-«Controllate.»
Meno tre:
-«Controllo in corso.
Controllo effettuato.»
-«Risultato?»
-«No, non c’era.»
Meno due:
-«è certo?»
-«Confermato. Non c’era.»
-«Aurora hai inteso?
Non c’era Ignazio insieme con noi quando accompagnai da te l’uomo dal fiore di ginestra e la donna dalle mani ambrate che sai considero la mia Anima e il mio Cervello.
Giusto?
Chi potrà spiegarmi perché nel diagramma del suo DNA viene scaricato questo incontro?
Ed anche nel mio?
O lui o io!»
Meno uno:
-«In quanti eravamo, Aurora? Ricorda e decidi, manca un attimo.»
-«STOP.
Tutto fermo.
Tutti fermi.
Si faccia avanti il responsabile.
SUBITO!!!»
Non furono parole, furono imperativi categorici ed io pensai: «Si salvi chi può, è l’ora del giudizio universale».
Un suono di ciaramelle accompagnò la mia anima deliziosa che ancora prima del verdetto, senza indugio, iniziò a declamare i versi, dedicati un tempo al nostro “Arrivederci”:
… … …
Ed oggi ascoltare
venerdì di piazze
domeniche di folle
e il resto,
tutto rifatto
scotto:
segna nuovo equilibrio
per non staccare stampe
da muri di nuovo imbiancati.
Sedersi su un albero,
presso un’onda chiara, scura,
ai piedi del viale del nostro viaggio, nella poltrona di fronte al fuoco, su un angolo del letto a luci ancora spente,
non oltre,
noto:
lasciamo ad altri
tratteggi di scie di lumache storie di applausi e di avventure scolpite … per Uno.
Ora se vuoi è l’ora di andare.
NUSIV