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Il Dispari 20211108 – Redazione culturale DILA
Il Dispari 20211108
Dal libro di Bruno Mancini “Per Aurora volume terzo”
La sesta firma. 2a puntata
Se vi piace leggere racconti a puntate, questa pagina fa al caso vostro, poiché dalla scorsa settimana abbiamo iniziato a pubblicare (ogni lunedì) una parte del racconto “La sesta firma” inserito nel terzo volume della serie “Per Aurora”.
… Capitolo secondo
Un caffè senza zucchero al mattino “Buongiorno Signore“, “Buongiorno Geltrude“, per letto un lenzuolo, un cuscino e d’inverno un piumone, tre minuti necessari ad asciugare le pozze d’acqua sul pavimento del bagno, a pranzo sempre le stesse pietanze, per mesi, fino alla nausea, “Domani si cambia Geltrude, domani formaggio“, e sempre formaggio, tre mesi, quattro anni, quindici settimane certamente.
Per le sue ore di libertà avevamo concordato tutti i pomeriggi liberi fino al crepuscolo; il giovedì e la domenica intera giornata.
Dopo l’imbrunire, solo i compiti di compattare un sacchetto di spazzatura, dare una lieve sistemata al disordine della mia giornata, scegliere e stendere una tovaglia pulita per la cena notturna, ed infine verificare la chiusura delle persiane.
Quella sera, al suo “Buonanotte Dottore”, improvvisamente, mi accorsi di essere rimasto solo.
Fino a quel momento assente nella mia attenzione, la sua presenza discreta divenne, in un bip, la sterile verginità che mi aveva impedito ogni sussulto verso la realizzazione d’incredibili obiettivi.
Lentamente, con frasi incomplete, iniziai a parlare da solo, a voce non alta, ma comunque incisa nel vecchio silenzio di quella particolare sera uguale a tante precedenti.
Rivolto ad un foglio, una penna, ed una bionda teoria di fredde bottiglie dal tappo a corona, non dissimili, per monotonia, dagli stessi oggetti arruffati in tanti altri crepuscoli.
La strada comunale poco distante inventava da destra e da sinistra striduli scricchiolii d’amori traditi, sirene prive di lusinghe, lacerate certezze di vita, un grano di pioggia sul selciato, gli assoli intermittenti di autoclavi e condizionatori.
Per me nessun senso di stupore, solo attenzione rivolta verso la scoperta di una solitudine mai altre volte considerata.
Avevo già accondisceso precedentemente, in più occasioni, alla tentazione onirica del giro del mio mondo in solitaria.
Non la prima, la seconda esperienza di assoluto inconsapevole isolamento l’avevo vissuta, tanto tempo fa, con la barca a remi “Ricciulì”, dal Castello Aragonese a Vivara e ritorno.
Quattordici anni non ancora compiuti, l’estate abbronzava la pelle sul corpo, il mare sembrava un lago.
Su un natante di quattro metri circa, con grezzi remi di legno incordati agli scalmi da rudimentali sfilacci di sagole.
Acquisivo ogni metro di mare, le singole porzioni di miglio marino che mi distanziavano dalla meta, silenziosamente, ascoltando l’affanno che la fatica e la fuga dall’ignoto mi espellevano dal petto.
A me ragazzo sprovvisto di precedenti simili esperienze, gli schizzi spruzzati dai remi nelle uscite dalle crespe ondose dondolanti sulla leggera corrente, quasi raffiche d’invisibili mostri nuotanti e volanti, acceleravano i battiti cardiaci nello sforzo per ulteriori faticose palate.
A me battelliere improvvisato e sprovveduto, i gorgoglii che erano provocati dai vortici lasciati nel lento, ma incessante procedere del Ricciulì, prodromi di altri disgraziati ticchettii, rubavano ogni pensiero diverso dalla frenesia della fuga.
Vidi.
La vidi.
La pinna azzurrognola fendeva il mare cento metri dietro la poppa, minacciosamente a ridosso del guscio di legno dall’antica vernice protettiva ormai solo un labile ricordo. Scricchiolava tutto il fasciame, reso fragile da continui affondi in battigie di sabbie pietrose, bruciato dal sole dal vento e dalla pioggia che si erano accaniti per anni come spietati saccheggiatori delle Molucche, e sgangherato per i ripetuti cozzi contro semi affioranti barriere di mitili.
La pinna, alta un palmo sullo scintillante fermento lasciato dalla scia della poppa del natante, rifletteva, quasi a voler attirare la mia attenzione, i raggi del sole ormai al tramonto.
Da regata avventurosa, la sfida Castello Aragonese – Vivara – Castello Aragonese, oltre la mia piacevole intenzione, era lì trasformata, per effetto di un’imprevista regia, nella fuga affannosa da una pinna sconosciuta.
Forse era un tonno.
Sapevo che a volte passavano piccoli gruppi di delfini in quel tratto marino, ma non avevo mai sentito parlare d’avvistamenti né di squali predatori od orche in miniatura, né di sperdute balene.
Forse era un tonno, eppure nessuno avrebbe potuto convincermi della sua innocuità.
Remavo, remavo ancora, remavo tanto ancora, remavo violentemente tanto ancora, remavo la sabbia freneticamente tanto ancora, remavo la sabbia della battigia forsennatamente tanto ancora, allontanandomi dalla pinna.
Il Ricciulillo, bagnino padrone della quasi omonima barca, corse verso il punto in cui stavo raggiungendo la riva, mi sollevò come un pupazzo di pezza (era forte, era scuro per la salsedine essiccata, era burbero, era animalesco), mi lanciò verso l’alto, le nuvole, il cielo, in una vertigine da girotondo spaziale (era la controfigura di un totem, di un capo indiano, i miei amici indiani, un ritratto maschile di Gauguin, un profilo di Modigliani, l’ottava battuta della prima sinfonia), fermò la mia ricaduta ad un mezzo palmo dalla rena sottile chiara bollente della spiaggia miraggio sabbioso deserto texano incastonato tra due blocchi di scogli tipo rio bravo alti tre metri (poteva farlo, era atletico, sfrontato, spaccone, era forte era agile era padrone dei suoi movimenti), e quasi urlando affinché tutti ascoltassero, disse: “Bravo picciri’, sai remma’ buono. T’aggia ’ mpara’ a fa’ o meglio vogatore“.
Rotolavo nella sabbia, infelice e felice, guardando verso il lato di arenile opposto al mare, alla pinna, alla scia riflessa dal sole, sapendo benissimo che il Ricciulillo, il semideo marino bagnino, non l’aveva, lui, né vista né considerata.
Non vale nascondere i paradossi della quotidianità utilizzando scampoli di pseudo epocali avventure.
Sarebbe un sistema in grado di funzionare per il brevissimo periodo, ma che in definitiva lascerebbe ancora più scoperto il nervo dolente.
Quella sera, come tutte le sere, Geltrude mi augurò “Buonanotte Dottore”, così scoccando, involontariamente, la scintilla che avrebbe fatto esplodere la contraddizione della mia vita.
Io mi sentii solo.
Radicalmente.
Ciò, nonostante il soffocante abbraccio della totalizzante invasione che l’elettromagnetismo d’origini ignote mi chiedeva di ricambiare.
Avrei potuto ascoltare le frequenze 120 130 140 150 160 1357…, austriache, giapponesi, eritree, sud tirolesi, saigonesi, etiopi, baranesi, del cinquantaduesimo anniversario della rivoluzione cubana, ventisei luglio 2005, oppure telefonare ai numeri di appello pubblico per frodi commerciali, richieste di informazioni dei nostri concittadini dispersi negli attentati egiziani, inglesi, afgani, iracheni, pachistani, serbi, israeliani, giordani, siriani, libici, algerini, tunisini, sud tirolesi, irlandesi, baschi, turchi, americani, genovesi, rodesiani, indonesiani, giapponesi, americani, a m e r i c a n i, a m e r i c a n i, finanche ai numeri di appello pubblico contro te, contro lui, la strada sconnessa, i predatori di tartarughe sperdute, lo sciopero selvaggio dei reduci dalla cassa integrazione, il tassista furbacchiotto, il controllore scostumato, il vigile urbano acquattato nella sala giochi del bar gelateria, le cacche sulla strada dei cani randagi, le caccone sui marciapiedi lasciate da cani liberi provvisti di medaglietta e collare, le caccacce agli ingressi di case e negozi defecate comodamente da cani al guinzaglio di signore profumate abbronzate sculettanti smorfiose sussiegose tamarre, t a m a r r e, t a m a r r e, tamarrissime.
Ero, al contrario, sedotto dal volere cercare rifugio in una paradossale autosufficienza.
Lentamente, iniziai ad entrare in una sfera d’impermeabilità, ove si ergeva sovrana l’inibizione a montare sui salvagenti, infiocchettati da suadenti programmi pubblicitari e resi indispensabili nella globalizzazione dell’era elettromagnetica.
Ciambelle di salvataggio adatte ad appigliarvi fittizi bisogni. Cinture protettive utili per fungere da ripari ad esigenze artatamente indotte. Elementari manuali di sopravvivenza dei cittadini metropolitani proposti da sedicenti esperti.
Essa, l’inibizione, aveva radici in un’apparentemente semplice sensazione di libertà.
Ogni volta che si tenta di superare una linea di demarcazione, c’è un elemento dalle coordinate XYZTIO (ics ipsilon zeta tau io) che si trova a cavallo, in equilibrio, tra un lato ed un altro, tra due dimensioni differenti, tra un prima ed un poi, tra l’io e il non.
In bilico su un concetto, non riuscii a decidere se l’allontanarsi di Geltrude aveva insinuato in me la necessità di una compagnia, oppure se, al suo lasciare la stanza, non mi ero sentito avvampato per il sospetto che, vuoto, era tutto quanto mi contornava.
Specchio specchio delle mie brame chi è il più solo del reame?
Segue lunedì prossimo
Il Dispari 20211101 – Redazione culturale DILA
Il Dispari 20211101
Dal libro di Bruno Mancini “Per Aurora volume terzo”
La sesta firma
Prima puntata
Capitolo primo
«Quand’ero piccolo andavo in bicicletta e non sapevo andarci.
I pedalini mi scivolavano e cascavo.
E qualcuno mi raccattava.»
Ora sono grande vado in bicicletta e so andarci.
Le ruote veloci slittano e casco.
E non voglio essere raccattato.
Capitolo secondo
Respiravo ancora gli odori senza nomi, fluttuanti, sottili e sgargianti, che disordinatamente si erano accavallati negli squarci di porte lasciate socchiuse dal barcollante Petrus durante le ore di grande intensità emotiva da poco terminate.
La splendida serie di riconoscimenti con i quali la sera prima, il tre agosto, “La Signora” (per me amica Aurora), aveva voluto premiare la mia scoperta del gravissimo errore gestionale (che se non fosse stato corretto in tempo sarebbe risultato oltremodo nocivo alla reputazione di cui lei era fiera, nonché pericoloso per le attività connesse alle delicate funzioni dirigenziali del suo ruolo), e mi riferisco al titolo di
“Grande Super Guida Delle Praterie Tra L’Essere E Il Nulla”,
alla nomina di
“Cittadino Onorario Con Le Chiavi Del Regno”,
all’assegnazione di
“Un Bonus, Cioè Un Supplemento Di Vitalità”,
al dono di
“Una Bacchetta Da Direttore D’Orchestra”,
aveva impresso un sigillo determinate, non solo sul mio presente, ma anche sulla mia vita futura.
Trucidi plebei (moscoviti, marocchini, del mio quartiere, o forse di terre sconosciute), avevano profuso, nel lontano palazzo dal quale ero tornato, accordi olfattivi disarmonici rispetto ai composti insiemi di ricercate essenze vaporizzate con isterica altezzosità da nobili decaduti lì presenti.
Dico trucido, e penso al bagnino ischitano diventato famoso per essere stato, negli anni cinquanta, la controfigura di un super eroe della cinematografia americana.
Dico nobile, e vedo tre ricchissime baronesse in un angolo appartato della pasticceria Italia, una bionda una bruna ed una di bassa statura, contendersi, per tirchieria, briciole di torta alla crema vaniglia e cioccolato.
Non solo l’olfatto impregnava la tollerante attenzione che aveva seguito guardinga i miei passi nel regno d’Aurora, ma anche tutti gli altri sensori della mia macchina corporale conservavano frammenti decisamente significativi di quelle atmosfere che potrei definire profetiche.
Donne dalla grande bocca, ed altre con capelli rosso fuoco, il servitore indecente, un principino del forellino, bambocci dai nasi moccolosi, la bella statuina, mani di fata, ectoplasmi frignanti “Lei non sa chi sono io”, bonazze umane siliconate, uomini in camici neri, figure femminili ricoperte da bianchi teli, tanti altri invocanti “Fratelli, pregate!”, il mostro in mostra, la mostra, e poi passerelle di star siliconate e parate silenziose di coppole siciliane… tutti presenti in una bagarre senza fine.
Chiamatemi l’uomo dell’eccesso, oppure, se volete, l’ultimo kamikaze della libidine mentale infinita.
Quando solleverò la bocca dal fiero pasto…
Il culo non entra nel pugno.
Il pugno non entra nel culo.
Non si sfugge alle regole di convivenza esistenti in qualsiasi aggregato formato da elementi viventi.
Formiche, uomini, o marziani, poco cambia, in quanto essi stabiliscono la liceità di particolari comportamenti, imponendoli ai membri aderenti ad ognuna delle loro formazioni associative. Senza distinzioni.
Nonostante siano rappresentate mediante varie configurazioni, tutte le scelte d’aggregazione proteggono e tutelano i delicati meccanismi di autodifesa strutturati, nel tempo, da innumerevoli generazioni.
Nei loro quartieri i turchi, negli alveari le api, i microbi i vermi i lunatici, i senza pettegolezzi, gli automobilisti, i medici, i sorci verdi, le marpione, i narratori, i narrati, i Renato pittore barbiere, i venditori di gelati patatine sandali magliette cinesi africane indonesiane, i ridicoli ipse dixit, le tigri del Bengala, i bengalesi, i costruttori di bengala, i cacciatori di tesori, i predicatori, le amebe i sarcodini i flagellati, le religiose le odalische le sacerdotesse le soldatesse le oratrici le professoresse le leonesse le mogli, le “Io sono”, le pulci del letto del cane del gatto dell’orto del lago del porto.
Cioè.
Qualsiasi stratificazione di un insieme composto da esseri viventi gestisce se stesso con un codice di comportamento collettivo.
Ad un simile calderone di forme sensoriali passivamente recepite, si aggiungeva, con poca opportunità, una malcelata insopportabile percezione di sentirmi condizionato dall’invasione del super elettromagnetismo.
Intorno ad ogni singolo palazzo che frequentiamo, i confini fisici delle pareti, pur variamente delineati, non regolano il traffico enorme di onde emesse da strutture diffuse su gran parte del pianeta che ci ospita.
Né, tanto meno, a flussi intercontinentali di elettroni, oppure a segnali provenienti da fonti collocate in differenti galassie, è mai in alcun modo impedito l’accesso agli ambienti della nostra quotidianità; quantunque essi siano, nella stragrande maggioranza, rilevabili con immediatezza da sistemi ed apparecchiature d’intercettazione quasi elementari.
Da quanti regolamenti era saturato, in quell’attimo – ora – giorno, il mini cosmo della stanza – botte – cisterna – serbatoio inesauribile per le mie bevute di birre popolari?
Da una parte ero conscio di potere assumere i connotati di un soggetto attivo, ed utilizzare la facoltà di spedire i miei sms al tropico di tutti i cancri e capricorni quando solo lo avessi voluto, ma poi subito dopo, senza concedermi una tregua, la certezza di essere lì a ricevere serie stratosferiche di bip invisibili (non udibili -intoccabili – esistenti, ma che un attimo dopo, nell’identico luogo, sarebbero risultati assenti, pur essendo ancora presenti sotto un’altra forma), mi confondeva in maniera ossessiva.
Sbalordito dalla certa consapevolezza che i medesimi bip erano, nello stesso tempo, anche in altri luoghi!
Già queste si configuravano come situazioni di palese impotenza.
Inoltre, in quelle prime ore di calma apparente, successiva al mio arrivo sull’isola, anche altri intrighi, ingorghi ed inquietanti paradossi, osarono inseguirmi, strisciando come bisce ondeggianti ed ondulanti tra ombre del vero e del falso, fino nel bunker silenzioso delle indescrivibili e mai descritte mattanze di fredde birre gialle super popolari.
Erano lì a sfidarmi.
Li avevo davanti alle palpebre semichiuse per il travaglio del viaggio, pronti alla lotta ed agevolati dalla stanchezza mentale che mi aveva oppresso per la precedente notte quasi insonne.
Il divertimento di schizzarne le ipotetiche simbologie, con la fresca lacca acetonica che stava accomodando sulle mie unghie la professionista bolognese giunta a ritemprarmi con massaggi e trattamenti vari, era una forte tentazione: è vero, mi tentava.
Come puntare sul trentasei rosso al tavolo di Venezia San Remo Montecarlo Montevico Montecitorio Montecristo Montevergine.
Non sempre è possibile adagiarsi negli eccessi, abbandonarsi alle lusinghe della semplicità, non sempre dovevo fare ciò che volevo, né mai avrei voluto fare ciò che dovevo.
Scodellavo il tempo tra il rosso e il nero, il dispari e il pari di una scelta assurda tra libertà e ragione, sbattute entrambe sul tavolo, come “fiero pasto”, da parte dei padroni mentali che mi squarciavano sbudellavano seviziavano sezionavano.
La ragazza bolognese, portò un ultimo ritocco al lavoro di ripristino delle rughe che invecchiavano i miei occhi, raccolse i pochi suoi attrezzi, ci augurò buon proseguimento con un sorriso a tutta bocca, ed uscì accostando la porta delicatamente.
Geltrude, con molta discrezione, provvide a controllare la chiusura degli infissi.
Tolse la biancheria dalla lavatrice. La stese, formando una meticolosa ragnatela multicolore, pluriforme, sgocciolante ed odorosa per i fiori e gli oli peruviani che componevano le scaglie di sapone grezzo usato nel lavaggio.
Geltrude, nata nella Sardegna isola mondo universo.
Geltrude: due gambe di venti soli centimetri, arcuate verso l’esterno delle caviglie oltre ogni soluzione proponibile dalla scienza che si occupa della deambulazione umana.
La sua odissea l’aveva voluta sbarcare un giorno senza data, sconfitta ed affranta, tra le quattro mansioni di cui necessitavano i lenti giri della mia ruota quotidiana.
“Per Aurora volume terzo”: Language Italian, Paperback 166 pages, ISBN-10 = 1409282015. ISBN-13 = 978-1409282013,Item Weight 308 g, Dimensions 15.24 x 1.07 x 22.86 cm. in una nuova edizione con tutte le copie numerate e firmate dall’autore, è prenotabile al prezzo di 16 euro, comprese spese di spedizione in Italia, scrivendo a dila@emmegiischia.com
Il Dispari 20211025 – Redazione culturale DILA
Il Dispari 20211025
Cerimonia di premiazione decima edizione del
Premio di Arti varie “Otto milioni” 2021
La cerimonia di premiazione della decima edizione del Premio internazionale di arti varie “Otto Milioni”, si terrà a Roma, sabato 20 novembre 2021 alle ore 18 nello spazio magico “Interno 4″ di Chiara Pavoni in via Della Lungara 44.
In tale occasione saranno presentate le due antologie collegate al premio.
La prima, dal titolo”XEdizione”, contiene tutte le opere di arti grafiche e tutti i testi delle poesie finaliste delle rispettive due sezioni del Premio, oltre a contributi culturali proposti da Artisti di varie discipline; la seconda, dal titolo “Sinfonia con l’Africa due”, realizzata in sinergia con l’Associazione algerina “ADA” di Dalila Boukhalfa, presenta una raccolta di Artisti internazionali i cui testi sono stati tradotti in diverse lingue: arabo, francese, inglese, lettone e russo.
Durante la premiazione saranno consegnati gli attestati artisticamente decorati in oro dalla pittrice Milena Petrarca già vincitrice della sezione Arti grafiche del Premio in oggetto.
Come è facilmente comprensibile, perdurando l’incertezza sulle restrizioni imposte per il contenimento della pandemia COVID, e in considerazione dello spazio disponibile, la partecipazione all’incontro potrà avvenire solo previa prenotazione che dovrà essere approvata da Chiara Pavoni nella sua qualità di organizzatrice dell’evento, e che dovrà essere richiesta (anche tramite e-mail a dila@emmegiischia.com) entro il 15 novembre.
I primi cinque classificati delle due sezioni, saranno avvisato in privato e, se decideranno di essere presenti alla cerimonia, otterranno l’accesso garantito per due persone.
L’evento avrà, comunque, un interessante sviluppo on-line con trasmissione in streaming delle fasi salienti consistenti nelle premiazioni, in interviste e in letture di testi.
Un caloroso ringraziamento va riservato, fin da ora, alla attrice Chiara Pavoni che, non solo metterà a disposizione il suo spazio magico “Interno 4” con tutta la sua organizzazione in una situazione piuttosto problematica, ma svolgerà anche funzioni di Madrina speciale della cerimonia in nome e per conto della nostra Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”.
La decima edizione del Premio “Otto milioni” articolato in due sezioni, poesia e arti grafiche, è stato, anche questa volta, organizzata dall’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” con la collaborazione della testata giornalistica IL DISPARI di Gaetano Di Meglio, dell’Associazione algerina ADA di Dalila Boukhalfa, del magazine EUDONNA e della casa editrice IL SEXTANTE di Mariapia Ciaghi,
Convinti che tutti i premiati saranno in prima linea per diffondere i progetti culturali Made in Ischia e che ne vorranno far parte ancora per il futuro, concludiamo questa decima edizione del Premio “Otto milioni” complimentandoci con i finalisti.
SEZIONE POESIA:
Angela Maria Tiberi, Anita Ķēķe, Anita Zvaigzne, Anna Rancāne, Broņislava Dzene, Eduards Aivars, Elīna Zālīte, Elita Viškere, Emanuela Eleonora Di Stefano, Eva Mārtuža,
Flora Rucco, Ināra Gaile, Ingrīda Zaķe, Invar El-Voron, Janis Jan Zarins, Liga Sarah Lapinska,
Ligija Kovaļevska, Luciana Capece, Lucio Rinaldini, Mairita Ķērpe-Dūze, Maria Francesca Mosca, Milena Petrarca, Modris Andžāns, Natalina Stefi, Orietta Bellomo, Rosaria Zizzo, Vera Roķe, Viesturs Āboliņš, Virginio Sannino.
SEZIONE ARTI GRAFICHE
Abu Pahaev, Adam Ilyasov, Ajub Ibragimov, Alessia Gaveglia, Art Linh, Astra Empele, Chijia He, Daniel Hooper, Dita Dīķe, Ēriks Bāris, Frank W. Tansey, German Vizulis, Gianfranco Cilento, Guillermo Lopez Alonso De Linaje, Guna Oškalna-Vējiņa, Heino Blum, Herminia Mesquita, Ingvar El Raven, Jeanfilip, Jelena Plotnikova, Kārlis Īle, Liene Liepiņa, Liga Lapinska, Makka Ilyasova, Miguel Pinero, Milena Petrarca, Miriana Milanovic, Nunzia Zambardi, Osama Salama, Safa Bn, Sebastiano Grasso, Sergey Kyrychenko, Sigal Bali, Simasilver Konya, Thamer M. Alhiti, Tomas Fernandez, Valerien Bressy, Vera Roķe, Vilis Vizulis, Yair Aharon, Yuri Serebryakov, Zara Ilyasova.
IO FUI MORTALE
Poesie sessuate di Bruno Mancini (2005 – 2009)
Si potrebbe agevolmente iniziare e concludere la presentazione di questo volume aggiungendo a poesia l’aggettivo “vera”, peraltro di difficile collocazione nella moltitudine di voci che si muovono incontrollate attraverso la quasi infinita prateria contenuta nel recinto della Poesia.
Oppure si potrebbe equiparare la discontinua plasticità dei toni espressi nelle liriche proposte, con le note a volte quasi imperative ma anche effimere, fragili e fuggevoli, dei migliori spartiti di George Gershwin, oppure amalgamare le parole con le quali lo scrittore c’induce a godere per il peso di continue emozioni, con i decisi colpi di pennello con cui un grande sognatore ad occhi aperti come Paul Cézanne immortalava scorci in apparenza anonimi di borghi e di esistenze.
È il tempo il suo sospiro.
Il sospiro poetico di Bruno Mancini è il tempo, che pur non mostrandosi con battiti d’ali improvvisi, s’incunea nella sua vita come un turbine entro il quale la sua anima si trova a fissare volti indefiniti, in antitesi ed in lotta contro ignoti mausolei, mentre, in assoluta autonomia, sentimenti irrefrenabili proseguono nella loro essenza, precisi e chiari, attenti a riempire ogni minimo attimo, quasi fossero regolati da un orologio svizzero.
Mancini è in una quotidiana altalena tra il suo “sono” ed il suo “voglio”, intanto che, appena un palmo sotto di lui, l’erba delle vicissitudini che sfuggono al controllo continua a muoversi pur senza trasmettergli segnali di certezze.
La turbolenta semplicità del suo porgersi in una dimensione umana e per niente fittizia nell’elaborazione culturale induce, chi lo conosce personalmente, a spostare sempre con maggiore evidenza l’attenzione verso l’essenza della realtà esistenziale che egli esprime, piuttosto che andare incontro solo alla proiezione fantastica realizzata dai suoi scritti.
Così, infine, è la sua immagine “reale” – più che la lettura delle sue poesie, più che la serie dei volumi pubblicati o degli attestati di stima ricevuti, più che tanti ricordi delle incantevoli seducenti malie proposte dalle recitazioni dei suoi versi -, l’accattivante essenza che lascia affermare la convinzione con la quale ho iniziato ad elaborare questo articolo scrivendo di essere in presenza di un volume di “vera” poesia.
Macroscopiche assoluzioni
per chiodi infissi nella mia coscienza,
Padre,
con benna estirpo ad una ad una
tra scricchiolanti cantilene,
e strascico avvolti
in folti fogli fitti di poesie,
Madre, nel nostro tempo d’inutili menzogne.
Né sia truce in questi occhi non più asprigni
lo sguardo austero dei tuoi decreti,
Padre, nel banno affisso sul muro di gomma
impiastricciato dalle mie storie fascinose,
dov’io m’illudo
in voglie e volti in veglie,
Madre,
fra dolci inganni che non sono tradimenti.
Ci sia indulgenza se non perdono
per la mano che respinge i miei sorrisi
per la mano che raccoglie le mie lacrime.
Io fui mortale.
Ignazio di Frigeria
Pubblicazione antologia Arti Varie “X Edizione”
Desidero comunicarvi che, anche in questo tribolato anno 2021, l’antologia made in Ischia abbinata al premio internazionale “Otto milioni” è disponibile per la diffusione con ISBN 9781291252408
su
https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/decima-edizione/paperback/product-d48dzn.html?page=1&pageSize=4
Già sapete che è intitolata XEdizione.
Nella presentazione del libro è scritto che:
“Accingendomi a scrivere questo breve testo di presentazione del volume che raccoglie, o meglio, fa da sponda alle opere di arti grafiche e alle poesie finaliste della decima edizione del Premio internazionale “Otto milioni” 2021, mi sono immediatamente trovato ad essere arbitro impegnato ad assegnare un primato tra la qualità del contenuto del libro e la storia, complessa ed innovativa che è alla base del Premio e, di rimando, della serie antologica ad esso collegata.
Nel dubbio, esprimo sinteticamente entrambe le riflessioni.
Questa antologia “XEdizione” ricalca il solco ben delineato da tutte quelle che l’hanno preceduta, essendo stata impostata con la determinazione di chi crede che l’Arte non sia appannaggio di pochi adepti e che ciò valga sia rispetto agli Artisti “produttori” e sia nei confronti dei beneficiati “clienti”, comprendendo in questa seconda categoria i critici professionisti, i giornalisti, gli accademici e tutti gli altri addetti ai lavori.Vi troverete, quindi, opere dalle più svariate caratteristiche tecniche, di ogni livello culturale, e di differenziati impulsi emotivi.In nessun caso abbiamo apportato modifiche, seppure atte a correggere imperfezioni linguistiche piuttosto evidenti ed elementari, molte delle quali, comunque, sono addebitabili alle traduzioni effettuate da lingue non comuni e alcune delle quali, invece, rappresentano simboliche alterazioni tese all’adeguamento della lingua scritta con quella parlata. Per noi vale come legge il concetto per il quale nelle antologie troveranno sempre posto sia le opere che ricevano i segni del nostro più alto gradimento, sia tante altre opere che appartengano a sfere non perfettamente il linea con i nostri canoni di piacevolezza artistica.Il premio “Otto milioni”, da sempre ad iscrizione assolutamente gratuita, suddiviso in sei sezioni (poesia, narrativa, musica, arti grafiche, recitazione, giornalismo) ha attraversato l’ultimo decennio in un crescendo di adesioni che sono state generate da molte centinaia di Artisti, cittadini di numerosissime Nazioni ubicate non solo in Europa ma in quasi tutti i continenti.Le antologie, nelle quali ogni anno abbiamo pubblicati i florilegi delle opere finaliste, hanno ottenuto notevoli consensi e riconoscimenti, tanto da essere pubblicate, in alcuni anni, in oltre 5000 copie, e tanto da essere esposte nel book store del Castello Sforzesco di Milano in occasione delle ultime edizioni del BookCity.Per questi e per altri simili motivi siamo ottimisti nel ritenere che, terminata la lettura, potrete compiacervi di averla iniziata!”
Questo è l’elenco, in ordine alfabetico, degli Artisti partecipanti
Abu Pahaev, ADA, Adam Ilyasov, Adriana Vitali Veronese, Ajub Ibragimov, Alessia Gaveglia, Angela Maria Tiberi, Angelo Malandruccolo, Anita Ķēķe, Anita Zvaigzne, Art Linh, Astra Empele, Broņislava Dzene, Bruno Mancini, Chiara Pavoni, Chijia He, Dalila Boukhalfa, Daniel Hooper, Dita Dīķe, Domenico Umbro, Eduards Aivars, Elīna Zālīte, Elita Viškere, Emanuela Di Stefano, Ēriks Bāris, Eudonna, Eva Mārtuža, Flora Rucco, Frank W. Tansey, German Vizulis, Gianfranco Cilento, Gianluigi Filippini – Jeanfilip, Giovanna Santoro, Guillermo L. De Linaje, Guna Oškalna-Vējiņa, Heino Blum, Herminia Mesquita, Il Dispari, Il Sextante, Ināra Gaile, Ingrīda Zaķe, Ingvar El Raven, Janis Jan Zarins, Jelena Plotnikova, Kārlis Īle, Liene Liepiņa, Liga Sarah Lapinska, Ligija Kovaļevska, Lorena Sarra, Lucia Fusco, Luciana Capece, Lucio Rinaldini, M. L. De Berardinis, Mairita Ķērpe-Dūze, Makka Ilyasova, Maria Francesca Mosca, Maria Luisa Neri, Miguel Pinero, Milena Petrarca, Miriana Milanovic, Modris Andžāns, Natalina Stefi, Nunzia Zambardi, Orietta Bellomo, Osama Salama, Paola Occhi, Rachid Marif, Raffaele Pagliaruli, Rezarta Dyrmyshi, Roberto Prandin, Rosaria Zizzo, Safa Bn, Santina Amici, SE.RA.DA., Sebastiano Grasso, Senouci Bereksi, Sergey Kyrychenko, Sigal Bali, Simasilver Konya, Stefano Degli Abbati, Thamer M. Alhiti, Tina Bruno, Tomas Fernandez, Valerien Bressy, Vera Roķe, Viesturs Āboliņš, Vilis Vizulis, Virginio Sannino, Yair Aharon, Yuri Serebryakov, Zara Ilyasova.
Potrete guardarne le copertine e leggerne le caratteristiche di stampa accedendo a
https://www.emmegiischia.com/wordpress/xedizione/
Scrivendo a dila@emmegiischia.com potrete acquistarne una copie al prezzo di copertina, ossia 22€, usufruendo della spedizione gratuita in Italia.
Questa promozione è valida fino ad esaurimento delle copie stampate per la prima edizione.
Grazie per la vostra attenta partecipazione ai progetti culturali dell’Associazione “Da Ischia L’Arte – DILA”.
Bruno Mancini
Presidente DILA
CS |DILA rinuncia al BOOKCITY 2021
Cari amici,
nonostante tanta buona volontà e tanta disponibilità a sacrifici economici ed organizzativi, devo comunicarvi che non parteciperemo alla già programmata edizione 2021 di Bookcity, a causa di una serie di circostanze che, messe insieme, hanno fortemente sfavorita la nostra iniziativa.
Mi riferisco a tutte le obbligazioni e a tutte le limitazioni imposte dalle norme anti covid, penalizzanti in rapida successione sia noi stessi, sia la nostra Associazione DILA e sia la stessa struttura organizzativa di Bookcity.
Non vi tedio con il loro elenco ma, per completezza di informazione, trascrivo qui di seguito il testo della e-mail con la quale ho comunicato a BCM21 la definitiva rinuncia alla nostra partecipazione.
Con un forte augurio del rapido superamento di questo infausto periodo di crisi sanitaria, sociale ed economica, sarà mia cura fornirvi, non appena possibile, tutte le informazioni relative al luogo, alla data e alle modalità di partecipazione dell’evento che ci accingiamo ad organizzare, in sostituzione dell’annullato Bookcity, per effettuare la cerimonia di premiazione dei vincitori delle due sezioni (arti grafiche e poesia) della decima edizione del premio internazionale “Otto milioni”, e per la presentazione della annessa antologia “Xedizione”.
Conto sulla vostra comprensione.
Cari saluti.
Ischia 15 ottobre 2021
Bruno Mancini Presidente DILA
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Gentilissima Dottoressa […] buongiorno.
Riscontro la sua pregiata e-mail con la quale, dando seguito alle richieste di adesione alla manifestazione Bookcity 2021 proposte dalla nostra Associazione DILA identificabili in
1) “Premio OTTO MILIONI”, giunto alla sesta presenza in BookCity
3) “L’ECO PERMANENTE”, giunto alla terza presenza in BookCity
2) “SINFONIA CON L’AFRICA”, giunto alla seconda presenza in BookCity
ci comunica la collocazione del Premio Otto Milioni nel Centro Commerciale Bonola in data 2021-11-19 alle ore 11:00 (sezione NARRATIVA E POESIA Narrativa, Premi letterari), aggiungendo che potrebbero ancora avvenire delle variazioni perché le sedi possono chiedervi qualche modifica di rilievo.
Desidero innanzitutto ringraziare Lei in particolare per la buona considerazione con la quale ha accolta anche quest’anno la nostra Associazione DILA, e per l’inserimento nel palinsesto BCM21 di almeno uno dei nostri tre progetti, nonostante le indubbie limitazioni alle quale deve adeguarsi anche BookCity, ma subito dopo, con molto rammarico, devo chiederle di volere annullare l’evento in oggetto a causa di una sopravvenuta serie di circostanze le quali, messe insieme, hanno fortemente sfavorita tale nostra iniziativa.
Nella prospettiva di un rapido superamento di questo infausto periodo di crisi sanitaria, sociale ed economica, formulo l’auspicio di potere riprendere la collaborazione già a partire dalla prossima edizione 2022.
Ringraziando Le porgo i più cordiali saluti.
Bruno Mancini
Presidente DILA