Il Dispari 20210712 – Redazione culturale DILA

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Il Dispari 20210712 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20210712

Il Dispari 20210712 – Redazione culturale DILA

Capitolo 2

… 
Senza aver catturato neppure una preda nonostante le numerose calate in cui mi ero impegnato durante quella ora iniziale, ancora mi distraevo fantasticando intorno al dialogo improbabile tra un totano ed una pantegana!

Il totano: -«Che tu, tracotante, sia silente, aggiunge infimo blasone alla forestiera origine da cui provieni e che ci accingiamo, con giusto impegno e faticoso esame, ad irridere o laudare, a confinare nei ghetti della vergogna oppure a sdoganare da calunniose erculee maldicenze. Negarsi il nesso tra rimorsi e sorsi di discorsi infissi nei fossi messi tra i sassi dei troppi “io fossi”, non ritara la rara misura della tenue natura, né ritarda la sorda onda che ti conduce alla luce.

La sorella di quel mio conoscente (un pescatore subacqueo che vedo spesso in giro, un sub con grosse pinne rondine del quale odo vibrazioni mentali durante le sforzate apnee che usa fare da queste parti), venti tempi dopo la nascita, per effetto delle sue “cose” fu serrata, allegra giovinetta, tra quattro mura sette alberi e cinque gatti, e, tuttavia, nessuno ha mai venerato il monastico dolore delle sue progressive privazioni al cospetto di Apollinee forme esibite da fustolenti fustacchi.

Come faccio a non impegnare la tue deludente sapienza verso la dicotomia di una follia e di una folle: lame dai bordi affilati, innocue se divaricate su un cuscino d’appoggio, bensì taglienti quando attacchino unite nel frangere il tessuto?

Allora mi intrigo ad appiccicare le ventose dei miei sette (ne manca uno che ho perso in combattimento) tentacoli sui diversi strati di questo privato mondo sotterraneo e sottomarino, mutando colore e dimensione, mimetizzandomi.

Poi vedremo insieme come finirà… ».

Il Dispari 20210712 – Redazione culturale DILA

E poi la mia fantasia continuava spostandosi sulla figura silenziosa del ratto…

la pantegana non capiva un tubo.

Essa, da sempre abituata agli sparagnini termini rivieraschi – fame scogli venti gatti – nascondeva l’imbarazzo di fronte all’incomprensibile magniloquente eloquio abissale, spruzzando perfide puzze ad ogni passaggio dei ghirigori che ripeteva intorno al capoccione smisurato del totano poeta.

Ad ogni giro alzava la coda un po’, di più, un po’ di più, di più di un po’, un po’ di più di un po’. Sfiorava i vettini terminali dei suoi tentacoli appassiti mostrando, ad ogni giro, un po’ di più, di più di più il sottocoda schioppettate.

Disse il totano: -«Melliflua tenebrosa, la seduzione è un’arte degli arti abbarbicata nei rovi incastrati tra i detriti degli orti, conserta, con serti, nei cesti concerti di gesti per cupidi musicanti alati.

Vai vaneggiando per vezzeggiate vezzose villiche promiscuità!

Promiscuità è il tocco di un tentacolo di totano nella pelvica passera di una patente pantegana. Riduci i giri, risparmia i sogni, ripensa al tuo delirio di femminilità un dì concupita, ed ora in ansia per asfittici orgasmi.

Rimedia al torto dell’offesa carnale con la ragione degli istinti naturali. Io sono il totano, se voglio… se voglio io sono Poeta.

La sorella dell’imprudente apneista dalla maschera appiccicata al volto di cui ti ho detto, a trenta tempi dalla nascita usava cospargere di miele e di nettare le rotonde bigliette dei suoi capezzolini, dai pizzi puntuti, per avvampare l’infimo piacere del trucido compagno: assatanato assassino dei viaggi in nuvoletta.

Ancora mi stupisce, procace ammasso di nefande nequizie, il vano turpiloquio che gli slabbrati ondeggiare dei tuoi chiapponi sbudellano dal mio teorema concettoso.

Vedrai, insieme, inoltre, infine, sarà tutto facile… ».

Il Dispari 20210712 – Redazione culturale DILA

Capitolo 3

Quella mattina mi ero immerso, era inizio settembre, con il sole delle prime ore non ancora velato dalla parte basa dell’atmosfera.

Esatto, mi ero immerso.
Mi ero immerso e basta.
Contava poco come, quasi niente dove, ancora meno per cosa, assolutamente non mi chiedevo perché.
Mi ero immerso e basta.
Più o meno come seguissi il piffero di una magia lusingatrice che mi spingesse lontano verso abissi di strane dimensioni, astratte, immateriali, quasi da vivere in altri tempi cosmici.
Magia dissimile certo, forse opposta, rispetto all’irripetibile incantesimo che, durante l’indolente sfrontata giovinezza, sentii trascinarmi semplicemente verso un altrove, corposo, multiforme, edonistico, attimizzato in ogni sfaccettatura.

Sapore di sale.

Una melodia, intrufolatasi per vie misteriose nella parte della mente addetta agli addobbi acustici delle decisioni importanti, prima che io cominciassi a nuotare aveva suonato il tema “maestoso” che caratterizza la sinfonia numero sette di Beethoven, cui aveva fatto seguire, senza alcuna soluzione di continuità, le prorompenti battute iniziali che aprono l’Uccello di fuoco di Stravinsky. Prepotentemente, questi ultimi accordi, come una esplosione d’artiglieria narrata in tante vecchie storie di trincee e di orgogliosi disprezzi del pericolo, mi scoppiavano intorno e dentro, mentre la mia testa traboccava d’immagini e ripeteva l’ultima frase con la quale Gilda, la sera prima, uscendo di casa, aveva sbattuta la porta. “Il tuo scetticismo uccide la tua fortuna”.
Volevo, sapevo di volere, e sapevo di poter volere.
Cosa?
Volevo volere.
Io non mi ero bardato con cinture e boccaglio per inseguire pesci impauriti o sconvolgere come fulmine tra i licheni nel bosco, le alghe e gli avannotti.
Neppure avevo armeggiato intorno ai tridenti allo scopo d’infilzarne le punte limate e stralimate, molate, scartavetrate e lucidate, nelle squame di scorfani immobili o nei morbidi opercoli delle seppioline…

Ancora non sapevo che un flauto magico mi spingeva verso di lei.
In effetti, senza averne coscienza, non altro che per lei mi ero gravato in vita con tre chili di piombo.
Un simbolo, la murena. l’immobile predatrice.
La bestia mai impaurita dal progressivo avvicinamento della morte che si accosta mimetizzata in una macchia scura: la tuta nera del subacqueo che piomba in discesa dal cielo.
Feroce se mostra la bocca spalancata, già pronta a ghermire.
Tenace, lascia scoperti i denti arcuati: ganci indeformabili come l’acciaio.
Solitaria.
Rinchiusa in una tana in cui lo spazio è minimo.
Arrotolata su se stessa in modo da aderire con forza alle pareti al fine d’impedire alla preda azzannata di fuggire trascinandola con sé.
Volevo la murena: una poesia.
Ne andavo alla ricerca.
Senza averne consapevolezza.
Attende il momento atto a coglierti di sorpresa, e se ti morde un dito, non puoi far altro che tagliarlo per non restare ancorato al fondo dalla tenacia del suo aggancio.
Molti Cacciatori sono stati cacciati, cioè molti Pescatori sono stati pescati, voglio dire che molti Sub sono rimasti sub, molti Poeti non hanno mai affrontato una murena.
Molti Traditori sono stati traditi.

Quella mattina, come ho già detto era inizio settembre, Gilda era rincasata quasi all’alba perseguendo a suo modo l’intento di dare un segnale concreto ed immediato alla ennesima litigata che avevamo protratto per tutta la sera precedente, prima che sbattesse la porta uscendo:
Hai chiamato l’idraulico?»
No. »
Perché?
Quanto tempo dovremo stare con la goccia che cade nel lavello?
Possibile che la casa non debba mai essere in ordine?
Mi senti?
Mi ascolti?
Dico a te, mi odi?
Non solo non gli hai telefonato, ma fai pure l’offeso.
Il silenzioso.
L’insofferente.
Quando mi portavi le rose rubate, ai tempi del nostro amore, non aspettavi due volte per accontentare un mio desiderio!
Era bello.
Ero bella.
Ti piaceva.
Ti piacevo.
è sempre stato solo questo.
Piacere.
La molla che fa girare il mondo attraverso i coglioni…»
E basta.
Appena ti mollo, cazzo, non la finisci più.
Non l’ho chiamato.
Capito?
Non l’ho chiamato.
E non lo chiamo.
E basta… »
No, basta lo dico io.
Che molli, che cazzo, che basta.
Che basta, che cazzo, che molli.
E una, e due, e tre, e insomma quanto pensi che potremo andare avanti così?
Un giorno litighiamo per il cibo, una sera discutiamo per la gente, una notte sbuffiamo per una toccata, e poi gli orari, e poi la macchina, e poi, e poi l’idraulico.
Sono stanca. »

Quella mattina di settembre, giunto ormai a quasi la metà del tempo che di solito prevedevo di utilizzare per l’immersione, mi resi conto che dovevo almeno per un attimo tentare di designare, sebbene posticcio, un qualche obiettivo da prospettare per la mia battuta di caccia, ed occuparmene, tralasciando sia le immagini del totano filosofeggiante e dell’attigua pantegana in attenta adorazione, e sia le considerazioni relative alle ossessioni che mi stavano procurando le ultime vicende affettive.

Il Dispari 20210712 – Redazione culturale DILA

 

Il Dispari 20210705 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20210705

Il Dispari 20210705 – Redazione culturale DILA

La menopausa di mia sorella

Racconto a puntate – prima parte

Se vi piace leggere racconti a puntate, questa pagina fa al caso vostro, poiché da oggi e per alcune puntate settimanali (di lunedì) pubblicheremo una parte del racconto “La Menopausa di mia sorella” inserito nel quinto volume della serie “Per Aurora” scritto dal sottoscritto e acquistabile tramite ISBN 9781409281849  al prezzo di USD 13.36 più spese di spedizione

https://www.lulu.com/en/en/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-quinto/paperback/product-1zmn68dj.html?page=1&pageSize=4

oppure facendone richiesta all’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILAdila@emmegiischia.com al prezzo di € 14.00 comprese spese di spedizione.

Il Dispari 20210705 – Redazione culturale DILA

La menopausa di mia sorella

Racconto a puntate – prima parte

Capitolo 1

 Il totano:- «Cara Pantegana vivo da tredici periodi in questo lembo di liquido abisso rilucente, ma mai prima avevo posato l’olfatto l’udito lo sguardo su nerulee rotondità foriere di simili fetidi squittii.

D’onde vieni, chi sei, perché dondoli poppe e deretano, scomposta e sguaiata, al limitar della mia terra marina?

Pria che tu risponda, sarebbe giusto che sia io a presentare le mie tavole anagrafiche, per dovere d’ospitalità e per sesso.

D’altro canto, nel giroscopico testo unico di civili atteggiamenti, anche il blasone e l’età vengono qualificati come caratteristiche da rispettare con tutte le stucchevoli forme d’ossequio che le situazioni richiedono.

Tuttavia, e solo in quanto le mie onorificenze non ricevono unanime riconoscimento al pari di quelle feudali, né godono di privilegi uguali a quelli riservati alle specie e sottospecie di politici, mi induco a posare la prima pietra della nostra conoscenza.

Cosa c’è?

Quid accidit?

Ho profferto parole insensate o… insensate sono le tue ignoranze?

Ripeto il concetto con termini d’uso plebeo ed esempi tratti dalle notizie del telegiornale, e vengo a chiederti se hai mai saputo di un vincitore del Premio Nobel che, in ragione di tale riconoscimento, abbia sistematicamente beneficiato di aerei personali o auto blu con chauffeur in livrea dai bottoni d’oro.

No, mai successo.

Eppure quel Nobel per la medicina… sì lui… ha salvato con la sua scoperta milioni di ammalati, e, forse, miliardi di futuri contaminati.

 Il premio in denaro, la festa alla presenza del RE, il suo nome inciso nel libro d’oro della onorificenza, tante foto in giro per il mondo, sui giornali, per televisione… e basta.

Non farnetico dicendo che sia rimasto povero, eventualmente lo fosse stato, ma affermo che ogni successivo privilegio gli sarà stato intestato in virtù del suo lavoro e non come puro riconoscimento per un titolo certamente più prestigioso di tante patetiche onorificenze politiche e settarie.

 Non mi dilungherò nel tediarti con la ricostruzione dei cavilli e delle sopraffazioni usate contro di me da masse d’incolti meridionali per giungere a farmi sprofondare in questo abisso, strumentalizzando una mia mai dimostrata mancanza di rispetto nei confronti della loro populistica deità artificiale di origine argentina – spesso ritratta in brache bianche, maglietta azzurra ed un pallone di cuoio appiccicato al piede sinistro – soprannominata El Tibe o El Cibe o qualcosa di simile.

Eppure avevo cantato i pastori dell’Ellade in guerra, i fieri naviganti fuggiti dalle troiane mura, l’inferno e il paradiso (il purgatorio mi venne meno bene), Lucia la santarella, il cinque maggio, il piccolo Lord, Cappuccetto rosso e Biancaneve.

 Nessuna gratitudine sconfigge mai il danno di un’ultima minima offesa.

Il Dispari 20210705 – Redazione culturale DILA

Il nostro apporto alla gioia, non effimera, di una emozione continuamente dettata finanche a distanza di secoli per mezzo solo di parole – a volte tradotte da un altro idioma -, e poi i nostri casti baci alla cultura, e poi l’essere o l’essere stati nei pensieri, sentimenti, amori per tutti e di nessuno, cioè tutta la linfa di me poeta, io poeta, travagliato pazzo visionario maledetto stramaledetto stramaledettissimo poeta, tutto ciò non ha retto lo scontro neppure con la stupida statica fotografia di una specie di mini guitto in mutande soprannominato El Sibe o El Bibe o qualcosa di simile.

Tu prova ad aprire il tuo sguardo oltre le comode finestre dei provincialotti inconsistenti particolari luccichii idealistici, e subito comprenderai quanto vero sia che, per ognuna di quelle inondanti apparizioni, il mio contributo poetico filosofico ne ha già, da tempo immemore, sancito la storica immortalità mediante la trasposizione artistica in epopee travagliate e sublimi.

La sorella di un mio conoscente, a dieci tempi dopo la nascita ha avuto le sue “cose” ed è diventata signorinella pallida, però nessuno ha scarnificato l’evento fino all’essenziale apogeo dell’univoco nucleo di recondite armonie bellamente stipate nell’intangibilità delle sue intime segrete sensibilità femminee.

Ciò mi consente di credere che: o non tutti gli eventi hanno per diritto di nascita uguale dignità storica, oppure è vero che anche ciascuna singola stronzata acquisisce una particolare indefessa dignità attraverso il contributo che il “caso” il “fato” il “culo” il “destino” la “sorte” appiccica, non sempre materialmente sul tempo di quelle loro non pavide apparizioni: vedremo casa accadrà… ».

In un gioco senza senso, antico quanto me, nuotando, inventavo questo tipo di storie improbabili delle quali il più delle volte non avrei avuto memoria giunto a riva, e che in gran parte, pur trovandole originali e degne di attenzioni letterarie, non utilizzavo per i miei scritti.

Immaginavo?

Ero convinto che la pantegana, espulsa dalla sua comoda tana dimora della Torre di Guevara a seguito di lavori di ristrutturazione tesi, finalmente, a rendere fruibili agli umani i residui dell’antica struttura soggetta a centenarie asportazioni fraudolente, sguazzando senza arte né parte in una melma fluida di gran lunga meno appiccicosa del liquame presente nella sua familiare fognetta interrata, digiuna, ovviamente bagnata, frullata nel precipitato percorso dal cantiere allo scarico a mare, spelacchiata, con la testa dolente, sofferente di continue vertigini, la coda mozza, la pelle maculata per bozzi e piaghe, bitorzoli, tritorzoli, e di certo gonfia d’acqua salmastra penetratale nel ventre attraverso la bocca l’ano e gli altri orifizi, ascoltando il totano erudito, tacesse.

Dopo circa un’ora di variazioni, integrazioni, puntualizzazioni, precisazioni, riferite al tema principale della nuova elucubrazione natatoria avente per soggetti questi due elementi accomunati in una improbabile coppia di acquatici, mi trovai pochi metri dietro il promontorio denominato Punta Pisciazza, sotto il costone che delimita a sud-est la baia di Cartaromana.

Ero quasi giunto in vista della conca che da quel punto si apre senza percettibili soluzioni di discontinuità fino al Castello Aragonese.

L’escursione subacquea mi sembrava appena iniziata anche se avevo le dita bianchicce, spugnate, le mani mollicce, spugnate, i piedi insensibili strizzati nelle pinne tipo rondine extra-large, il naso tumefatto, spiaccicato contro il vetro indeformabile della maschera “pinguino nero”.

Ogni parte del mio corpo si era conformata in una condizione fisica differente, se non addirittura opposta rispetto allo stato in cui si trovava al momento dell’immersione.

Prima no, prima di scendere in acqua le mie dita, le mani, erano arse, grinzose per le lunghe ore al sole, le narici erano atrofizzate dall’afa, i piedi dolenti per gli impervi percorsi sugli scogli, e non avevo il respiro rumoroso affrettato scomposto ansante a seguito delle apnee lunghe minuti senza fine sfilacciati nell’agguato all’enorme murena che m’era apparsa – intravista – in una fessura di roccia frammista a cespugli di alghe – ondulanti – da cui era formato il fondo del promontorio di Punta della Pisciazza, in direzione della Grotta del Mago lasciata la Baia di Cartaromana.

Il Dispari 20210705 – Redazione culturale DILA

Capitolo 2

 

Senza aver catturato neppure una preda nonostante le numerose calate in cui mi ero impegnato durante quella ora iniziale, ancora mi distraevo fantasticando intorno al dialogo improbabile tra un totano ed una pantegana!

 

Il totano: -«Che tu, tracotante, sia silente, aggiunge infimo blasone alla forestiera origine da cui provieni e che ci accingiamo, con giusto impegno e faticoso esame, ad irridere o laudare, a confinare nei ghetti della vergogna oppure a sdoganare da calunniose erculee maldicenze. Negarsi il nesso tra rimorsi e sorsi di discorsi infissi nei fossi messi tra i sassi dei troppi “io fossi”, non ritara la rara misura della tenue natura, né ritarda la sorda onda che ti conduce alla luce.

La sorella di quel mio conoscente (un pescatore subacqueo che vedo spesso in giro, un sub con grosse pinne rondine del quale odo vibrazioni mentali durante le sforzate apnee che usa fare da queste parti), venti tempi dopo la nascita, per effetto delle sue “cose” fu serrata, allegra giovinetta, tra quattro mura sette alberi e cinque gatti, e, tuttavia, nessuno ha mai venerato il monastico dolore delle sue progressive privazioni al cospetto di Apollinee forme esibite da fustolenti fustacchi.

 

Il Dispari 20210628 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20210628

Il Dispari 20210628 – Redazione culturale DILA

La soprano Rezarta Dyrmyshi, nuova amica dei progetti culturali Made in Ischia

Alla fine dello scorso mese di maggio, nella splendida location romana “Interno 4”, è stato realizzato (come vi abbiamo informati lunedì 21 giugno in questa stessa pagina) un concerto speciale organizzato dall’Attrice e Regista Chiara Pavoni, nella sua funzione di Presidente di Sede operativa dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA“, che è stato caratterizzato dalla registrazione video della prima esecuzione mondiale di tre musiche composte dal maestro Roberto Prandin su testi di Bruno Mancini.

Tale evento, da considerarsi come ringraziamento al M° Prandin per la sua collaborazione con i progetti culturali Made in Ischia dell’Associazione DILA, ha visto la partecipazione di tre brave e belle cantanti di musica classica accompagnate dalla pianista Giovanna Santoro.

Di Giovanna Santoro abbiamo già scritto in una puntata precedente, così oggi richiamiamo la vostra attenzione verso la soprano Rezarta Dyrmyshi che nel concerto ha cantato, in prima esecuzione mondiale, il brano musicale “Tra eutanasia e ghigliottina” che Roberto Prandin ha scritto su testo di Bruno Mancini, e vi diamo appuntamento alle prossime settimane quando vi presenteremo le altre due soprano, Lorena Sarra e Maria Letizia De Bernardinis.

Dell’intero concerto è stato realizzato un video disponibile sul Youtube al link

https://youtu.be/yWUWh1rUpRY

Il Dispari 20210628 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20210628 – Redazione culturale DILA

Rezarta Dyrmyshi

Il Dispari 20210628 – Redazione culturale DILA

Rezarta Dyrmyshi

Il Dispari 20210628 – Redazione culturale DILA

Rezarta Dyrmyshi

Il Dispari 20210628 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20210628 – Redazione culturale DILA

Chiara Pavoni

Il Dispari 20210628 – Redazione culturale DILA

Chiara Pavoni

Rezarta Dyrmyshi ha conseguito il diploma superiore di canto presso il liceo artistico “Onufri  Elbasan” (Albania).

Ha proseguito gli studi nella “Accademia delle belle Arti” di Tirana e successivamente presso il Conservatorio di musica “Santa Cecilia” di Roma.

Durante la permanenza a Tirana ha svolto diverse attività artistiche tra cui la partecipazione al “Pax Day”, uno tra i cori più importanti dell’Albania.

Presso l’Accademia delle Belle Arti di Tirana ha vinto, con il massimo dei voti, una borsa di studio indirizzata ai giovani talenti.

Sulle pagine di cronaca musicale si legge che la sua voce è stata subito apprezzata per la sua purezza, per il suo colore limpido e caldo, tanto che è stata nominata “La voce di cristallo”.

Ha partecipato a diverse master class, tra cui quella con il soprano Daniela Dessi.

La sua grande passione per la musica, e l’arte in generale, l’ha spinta a coltivare un interesse particolare per la musica leggera, pop, e altri generi musicali.

Spinta da questo interesse, in collaborazione con la “Mediterraneos Productions”, ha inciso un CD composto da cover, dove ha registrato alcuni brani famosi in veste lirica presentato al “Premio Eudonna”.

Successivamente ha vinto il primo premio del concorso “Il Cantagiro”,  per la sezione lirico pop internazionale.

Rezarta Dyrmyshi ha partecipato al musical “Salvo D’Acquisto” di Antonio Pappalardo svolto nella Cattedrale metropolitana di “Santa Maria Assunta” di Napoli.

Le varie esperienze di Rezarta Dyrmyshi nel campo operistico sono state caratterizzate dalle interpretazioni dei ruoli di “Serpina” in “La Serva Padrona” di G. B. Pergolesi, “Carolina” in “Il matrimonio segreto” di D. Cimarosa, “Susanna” in “Le nozze di Figaro” di W. A. Mozart,  “Gilda” nel “Rigoletto” di G. Verdi,  “Lucia” nella “Lucia di Lammermoor” di G. Donizetti, “Mimmi” e “Musetta” in “La Bohème” di G. Puccini, “Liu” nella “Turandot” di G. Puccini, e “Violetta” in “La Traviata” di G. Verdi.

Ha fondato, insieme all’oboista Enio Marfoli e alla pianista Federica Simonelli, il “Trio Mission” con un vasto repertorio che spazia dal genere classico, alle colonne sonore, e alla musica pop.

Attualmente svolge un’intensa attività concertistica anche in formazione da camera.

Oltre alla attività concertistica, si dedica all’insegnamento con specifici riferimenti alla tecnica vocale.

Chiara Pavoni ci dice di essere impegnata a realizzare le condizioni per concretizzare un evento ad Ischia durante il quale potremo assistere ad un concerto di Rezarta Dyrmyshi.

Al termine del concerto di maggio, Rezarta Dyrmyshi ha rilasciato questa breve intervista a Chiara Pavoni.

D: -“Ti era mai capitato di cantare dei testi poetici su musica contemporanea?”

R: -“Allora, mi è capitato di fare dei concerti su testi scritti da poeti e da scrittori, ma di musica contemporanea, no. Non di questo genere diciamo”.

D: -“Quindi…”

R: -” Musica contemporanea, sì, ho cantato, ma non di questo genere, non con una precisa impronta poetica.”

D: -“Progetti per il tuo futuro?”

R: -“Ultimamente abbiano deciso di fare un gruppetto. Siamo noi tre…. e quindi ci piacerebbe fare un bel progetto insieme con una bellissima musica che spazi dall’opera classica al musicol al pop lirico”

D-“Bene, allora chiudiamo il concerto dandoci un ambizioso appuntamento: andremo tutte a Ischia!”

R:-“Magnifica idea alla quale io aderisco con entusiasmo!”

Questo è il testo scritto da Bruno Mancini per la musica di Roberto Prandin cantata da Rezarta Dyrmyshi

TRA EUTANASIA E GHIGLIOTTINA

Tra eutanasia e ghigliottina,
le mie sbizzarrite molecole,
tra sortilegi
avvenenti attese
improbe rincorse nella nebbia
oppure disincanti
monotone certezze
tranquille soste sulle spiagge,
le mie sfavillanti molecole,
hanno fermato il tempo all’improvviso.

E così sia.

Il Dispari 20210628 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20210621 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20210621

Il Dispari 20210621 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20210614 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20210614

Giovanna Santoro, nuova amica dei progetti culturali Made in Ischia

Il concerto organizzato dall’Attrice e Regista Chiara Pavoni, nella sua funzione di Presidente di Sede operativa dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”, che si è volto, alla fine del mese di maggio nella splendida location romana “Interno 4”, per rendere omaggio alle musiche composte dal maestro Roberto Prandin su testi di Bruno Mancini, ha visto la partecipazione di tre brave e belle cantanti di musica classica accompagnate dalla pianista Giovanna Santoro.
Dell’intero concerto è stato realizzato un video disponibile sul Youtube al link

https://youtu.be/-FPmZf59hjM

Il Dispari 20210621 – Redazione culturale DILA

 

Avremo modo nelle prossime settimane di presentarvi le tre soprano, Lorena Sarra, Maria Letizia De Bernardinis, Rezarta Dyrmyshi, mentre oggi richiamiamo la vostra attenzione verso la pianista Giovanna Santoro che è stata l’esecutrice della partitura musicale, di notevoli difficoltà tecniche ed interpretative, che ha accompagnato tutti i brani del concerto.

Giovanna Santoro è una pianista molto versatile in grado di esprimersi ad un alto livello professionale, sia nel ruolo di solista, sia in formazioni concertistiche comunque composte, sia come accompagnatrice in concerti lirici e sacri con cantanti solisti o con formazioni corali.

Come solista, il suo vasto repertorio spazia dal barocco al periodo contemporaneo.
Ha avuto modo di prendere parte a molteplici tournee in Francia, Slovacchia, Belgio, Repubblica Ceca e Germania.

Ha partecipato a varie trasmissioni radiofoniche e televisive: “Poltronissima” e “La Barcaccia” condotte da Enrico Stinchellae, e alla diretta mondiale su Rai uno in occasione dell’incontro nazionale di Azione Cattolica con il Papa Wojtila presso Piazza San Pietro in Vaticano.
Come solista ha accompagnato il cantante Cusumano in quattro puntate su Rai due, nel programma “Scalo76 talent”.
Come pianista solista ha fatto parte di una puntata della fiction televisiva “Furore”; è stata ospite di “La prosa di RADIODUE; si è esibita in performance musicali al “Fiuggi Festival” sotto la direzione di Pippo Franco; e nella rassegna “I concerti al teatro delle Erbe” di Milano con la Direzione artistica di Antonio Bonello.
Pianista in vari concerti del clarinettista Nicola Bulfone (primo clarinetto dell’orchestra del Friuli Venezia Giulia); pianista accompagnatrice del Coro “Novi Cantores” diretto dal M° Giandomenico Gravina; pianista accompagnatrice in sessioni di esami in Conservatori tra cui il “G: Verdi” di Milano e, per il canto, alla Scala.
Vanno segnalate, inoltre, numerose sue esibizioni con la Corale “Beata Maria De Matthias” di Frosinone, ed altre, ugualmente numerose, con il coro polifonico “Josquin Des Pres” diretto dal M° Mauro Gizzi e, tra le sue numerose attività, è degna di nota la sua partecipazione in concerto con orchestra con il M° Marco Frisina al “Festival Dei Due Mondi” di Spoleto del 2012.

Primo premio al concorso internazionale musicale di Cortemilia; Commissario di commissione esaminatrice nei concorsi musicali della Città di Tradate.
Insegnante di pianoforte principale presso la scuola “Green Music” di Segrate, l’Accademia filarmonica di Cardano al campo, il “Fabro Armonioso” di Saronno.

Organizzatrice di eventi e concerti lirici e strumentali, in collaborazione con Enti pubblici e strutture private, Giovanna Santoro, sensibile ai temi sociali, ha suonato in diverse occasioni per serate benefiche, anche per associazioni animaliste.

Ci sarebbe molto altro da dire sulla carriera e sui premi ricevuti da Giovanna Santoro, ma, per ora, l’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” la ringrazia per la disponibilità e per la professionalità, rivolgendole un caloroso “BENVENUTA”.

D’altra parte, crediamo che avremo presto l’opportunità di ascoltarla a Ischia, in presenza, poiché la dinamica e volitiva Chiara Pavoni nutre l’ambizione di riproporre il concerto, qui da noi sull’isola, non appena la situazione sanitaria e le norme relative agli eventi pubblici lo consentiranno, invitando, fin da ora, i responsabili delle strutture pubbliche e private ischitane a proporre la candidatura delle loro location.
E per finire questi sono i testi delle tre canzoni eseguite nel concerto:

Il Dispari 20210621 – Redazione culturale DILA

Bruno Mancini
TRA EUTANASIA E GHIGLIOTTINA

Tra eutanasia e ghigliottina,
le mie sbizzarrite molecole,
tra sortilegi
avvenenti attese
improbe rincorse nella nebbia
oppure disincanti
monotone certezze
tranquille soste sulle spiagge,
le mie sfavillanti molecole,
hanno fermato il tempo all’improvviso.

E così sia.

———-°°°°°°°°°°°—————

Bruno Mancini
QUANNO

Quanno chest’ora
‘e primma matina griggia
appicciarrà
spèrcianno all’uocchie tuoje
quanno ‘e palumme
farranno ‘ammore
int’’o nivo deserto
e tu trapassarraje
int’’o ggelo ‘e chesta vita scura
quanno ‘e mmane meje, ‘e ddete
nun mangiarranno cchiù ll’aria
inutilmente suppliccanno
ammore ammore…

Questa traduzione in napoletano
è stata effettuata da Luciano Somma
————-°°°°°°°°°______
Bruno Mancini
E SENTO JASTEMMÀ ‘O CIELO

E sento jastemmà ‘o cielo
e sento l’aria che pogne sta carne
e sento ‘o gallo ‘nfame
vicino ‘a morte ‘e Cristo
a me ricorda ‘o tradimento.

Sona ancora ‘a campana mia
sona ‘ncopp’’a sta pelle
‘a sinfonia ‘e nu silenzio d’alba,
ma me riporta mo cu’’o primmo sole
l’angoscia ‘e me sentì sultanto n’uosso.

Questa traduzione in napoletano
è stata effettuata da Luciano Somma

INFO:
Giovanna Santoro <giovannalapo@yahoo.it>
Chiara Pavoni <Artistapavoni@gmail.com>
DILA <dila@emmegiischia.com>

Il Dispari 20210621 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20210621 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20210621 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20210621 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20210614 – Redazione culturale DILA

Le attività culturali e sociali di Paola Occhi con l’Associazione “Da Ischia L’Arte – DILA”

Una serie di notizie di tutto rispetto per il loro valore, non solo artistico – culturale ma anche sociale, ci giunge dalle iniziative realizzate con tenacia da Paola Occhi.
Infatti Paola Occhi, nelle sue molteplici funzioni di Presidente della Nazionale cantanti lirici, Presidente delle Sedi dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte” attive nelle Regioni Emilia Romagna, Toscana e Basilicata nonché in Florida, California e Connecticut e Ambasciatrice di Pace della stessa DILA, ha perfezionato un accordo con l’Ospedale Santa Maria Goretti di Latina per la donazione di un pianoforte da ubicare nella sala d’attesa dell’Ospedale, con l’intento di alleviare le sofferenze dei degenti tramite musicoterapia e concerti.

Oltre all’Associazione “Da Ischia L’Arte – DILA” e alla Nazionale cantanti lirici, diversi cittadini e il Gruppo bandistico Gabriele De Julia di Pontinia hanno contribuito all’acquisto del pianoforte.
Ora si aspetta solo il momento propizio, restrizioni COVID permettendo, per effettuare la cerimonia di consegna che avverrà nel Reparto di Chirurgia Oncologica di Senologia Breast Unit diretta dal Professore Fabio Ricci.

Non è la prima volta che Paola Occhi si impegna per compiere una simile donazione, in quanto già da alcuni anni lei si è attivata per donare analoghi pianoforti, sempre con la partecipazione dell’Ass. “Da Ischia l’Arte – DILA” in Ospedali di Mirandola e di Roma.

Paola Occhi, portata a termine brillantemente questa iniziativa, si è già messa in azione per la pubblicazione di due libri, uno di favole in poesia con la poetessa Orietta Bellomo (finalista della decima edizione del premio internazionale di poesia “Otto milioni”), e un altro avente per tema la narrazione della storia di una famiglia italiana emigrata in America verso la fine dell’800.
Inutile dire che una parte dei proventi realizzati con la vendita di questi libri sarà impegnata in attività di sostegno ai progetti socialmente utili programmati da Paola Occhi con la sua DILA.
Non è inutile, però, invitarvi a prenotare le copie dei libri poiché ne è prevista la stampa di una prima edizione (con tutte le copie firmate dagli Autori e dal Presidente dell’Associazione DILA) che avrà un costo contenuto e una tiratura limitata.
INFO e PRENOTAZIONI: Paola Occhi <presidenti.dila@emmegiischia.com>.

Il Dispari 20210614 – Redazione culturale DILA

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Quinto e ultimo gruppo poesie finaliste decima edizione

Premio internazionale “Otto milioni”

Il premio internazionale “Otto milioni”, ideato da Bruno Mancini e giunto alla decima edizione, anche quest’anno è stato affidato alla gestione e alla organizzazione dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” con la collaborazione della testata giornalistica IL DISPARI di Gaetano Di Meglio, dell’Associazione culturale algerina ADA di Dalila Boukhalfa, del Magazine trimestrale EUDONNA e della Casa Editrice IL SEXTANTE entrambe di Mariapia Ciaghi.

Il Premio si sviluppa in sei sezioni (poesia, arti grafiche, musica, giornalismo, narrativa, recitazione) e, nei giorni scorsi, un’apposita Giuria ha definito il gruppo delle finaliste della sezione “Poesia” che gareggeranno per la vittoria finale attraverso due ulteriori  differenti sistemi di votazione (web e giurie tecniche).

Il gruppo è composto da 40 delle circa 300 poesie provenienti da tutto il mondo.

Il 3 maggio ne abbiamo pubblicate undici, il 10 maggio ne abbiamo pubblicate sette, il 17 maggio ne abbiamo pubblicate nove, il 31 maggio ne abbiamo pubblicate nove, e oggi, con l’avvertenza che i testi di alcune poesie contengono imperfezioni linguistiche in quanto sono stati tradotti da idiomi piuttosto desueti grazie alla versatilità della poetessa Liga Sara Lapinska, completiamo la pubblicazione con le ultime quattro poesie invitandovi ad esprimere i vostri gradimenti accedendo alla pagina web che contiene tutti i link per le votazioni:

https://www.emmegiischia.com/wordpress/finaliste-premio-poesia-otto-milioni-2021/

Il Dispari 20210614 – Redazione culturale DILA

Poesia 37 Natalina Stefi
Terza età

Per quanto l’aspettassi, per quanto
la temessi,
per quanto ha ossessionato
i tuoi pensieri,
ora, che è ormai giunta,
ti sorprende,
in quel tuo corpo stanco
e i no di ieri.
Eppure, in te, c’è ancora
l’entusiasmo
di mille idee, mille progetti
in piedi;
ma il domani già sorride
con sarcasmo dei nuovi sogni
e le mete che intravedi.
T’imponi di scacciare  la paura
e, alla tua vita, di continuare
il gioco.
Ma il tempo tuo vissuto è, per natura,
ormai maggiore di quello
che verrà dopo.
E ancor ti affannerai con mille
impegni,
chiedendo agli anni tuoi
spensieratezza;
ma il cielo avrà tracciato i suoi
disegni:
che, dei domani, ormai ,
non c’è certezza!!

—-°°°—-

Poesia 38 Emanuela Eleonora Di Stefano
Titina

Posa i cuscinetti sulla mia spalla
ed il tremolio allegro delle vibrisse
m’invita al gioco.
La mia rosea mano persa
in quei gesti cerimoniosi
tra le morbide fibre tricolori,
ma lei mi agguanta
come un fascio di rose
il dorso indifeso,
ed io mi concedo la gioia
di avere la sua felina amicizia
mentre con i suoi baci e
dolciastri  lamenti mi lenisce.

—-°°°—-

Poesia 39 Anita Zvaigzne
Voglio di nuovo

Voglio dire di nuovo parole buone,
quando la costa lontana aspetta già all’estero.
Sì, lascia, avvolgendo con pensiero leggero,
che il mio albero di ritorno è visto nella nebbia.
Voglio dire di nuovo parole buone,
quando il semaforo è già in verde acceso.
Resta, aspetta con pensieri gentili a casa,
quando la strada sarà camminata rocciosa.
Voglio di nuovo tacere… sì, lasciami andare via,
senza rimproveri ulteriori, senza accuse ulteriori.
Solo pochi momenti di gioia e comprensione,
e le mie mani che chiedono l’amore.

—-°°°—-

Poesia 40  Virginio Sannino
Zolle di terra

Il tempo e la vita
azzannano feroci
carne e spirito,
profonde cicatrici.

Le chiamano rughe
quei solchi scavati
altalenanti pieghe
di sorrisi e di pianti

In parte celati
da composto contegno
in parte ostentati
da ridicolo sdegno

Zolle di terra
in un campo di guerra
Arate e rivoltate,
di sogni seminate.

 

Il Dispari 20210607 – Redazione culturale DILA

DILA

NUSIV

DILA

Premi Otto milioni

Bruno Mancini

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