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Il Dispari 20210215 – Redazione culturale DILA
Il Dispari 20210215
Bruno Mancini | Luciano Somma e Gustavo Martucci cantano la Napoli che vorremmo
Molti di voi ricorderanno la felice collaborazione realizzata da questa testata giornalistica con il poeta Luciano Somma, il quale, detto per chi non lo conoscesse, è stato insignito dei principali riconoscimenti artistici assegnati dalle più importanti Associazioni, Fondazioni ed Enti operanti in Italia, ottenendo centinaia di premi tra cui, per ben due volte, la medaglia d’argento del Presidente della Repubblica italiana.
Luciano Somma continua, da molti anni, la collaborazione con la nostra Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” realizzando video nei quali legge poesie di Autori partecipanti al Premio “Otto milioni” ritenute meritevoli della sua attenzione.
Super esperto della lingua napoletana (lingua e non dialetto!), Luciano Somma è fortemente impegnato anche nella composizione di testi da utilizzare come canzoni; sensibile attivista di percorsi sociali, Luciano Somma patisce con forte partecipazione la disgraziata situazione sanitaria ed economica della nostra Italia in generale e di Napoli in particolare, tanto che ha messo in campo tutte le sue competenze ed ha coinvolto molti suoi amici nella realizzazione di un prodotto musicale volto ad invertire i peggiori luoghi comuni che da sempre fanno scempio della nostra cultura meridionale.
È, infatti, in cantiere un video contenente 10 canzoni con testi di Luciano Somma e musica, voce ed arrangiamento di Gustavo Martucci, che gli autori hanno voluto proporre partendo da NAPULE FUTTETENNE, presentata con successo al Festival di Napoli 2020 , organizzato da Massimo Abbate: manifestazione svoltasi, per la prima volta nella storia, on line causa pandemia, in Mondovisione, riscontrando l’interesse da parte di oltre 2.500.000 di telespettatori!
A Luciano Somma è stato assegnato l’ambito “Premio alla carriera”.
Altri titoli delle canzoni del disco sono “CANZONE VOLA E VA”, “VARCA D’’O BBENE”, “NUN M’HE CAPITO”, “NA TERRA D’AMMORE”, “NAPULE E’ D’’A MIA”, “‘A CANUSCITE NAPULE”, “VENTO DI NAPOLI”, “EFFETTO NAPOLI”, “MAJE NISCIUNO”.
In ognuno vi è uno spaccato di vita napoletana, per dimostrare che la città non è solo delinquenza e criminalità, sporcizia e disordine, come spesso viene etichettata, ma in essa sono presenti eccellenze di laboriosità seppure disagiate a causa della carenza di strutture necessarie per poter operare occupare tutta la massa lavorativa disponibile.
Ecco dunque il motivo d’una forte percentuale di disoccupati o sottoccupati.
Il disco lancia messaggi sociali prospettando la possibilità di vivere di Pesca, Agricoltura, Turismo, e mettendo all’indice lo “strano scherzo del destino” per cui queste attività languono costringendo molte persone ad inventarsi un lavoro per “tirare a campare”.
“È ora che ci si svegli da questo torpore e s’invitino i giovani ed i giovanissimi, che sono poi le risorse del futuro, a cercare con tutti i mezzi di attivarsi perla realizzazione di una vita più vita, con onestà e dignità”, è questo il messaggio lanciato da Luciano Somma ed è un messaggio che ci sentiamo di condividere.
È un tentativo, certo.
Nessuno nutre certezze, ma è un tentativo che va fatto, ed è stato effettuato, infatti, con forza e determinazione, seppure usando un mezzo apparentemente poco efficace come è la musica leggera, ma che può diventare dirompente se si invitano tutti gli artisti, e Napoli è ricca anche di questo, a promuovere altri messaggi affinché l’eco possa giungere in alto.
E rompere finalmente un’atavica e colpevole sordità.
Grazie Luciano, noi dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” anche a nome delle decine di Associazioni, italiane e straniere, che aderiscono alla nostra NUSIV (network Uniti Si Vince) con Dalila Boukhalfa (Presidente dell’Associazione algerina ADA in prima linea), e noi della Redazione culturale di questo quotidiano IL DISPARI con in testa il Direttore Gaetano Di Meglio ci siamo e ci saremo.
Luciano Somma ha realizzato molti video letture di testi finalisti del premio internazionale “Otto milioni” dedicato al compianto Comm. Agostino Lauro e di alcune mie poesie.
Perché andiamo
Dalla raccolta di poesie
“Segni” (1964 – 1987)
Dissertazioni
1/A
Perché andiamo
dove fogli di cactus
affissi alle porte
chiudono umanità.
Dove orme di zoccoli
richiamano fughe.
Dove né bello, né buono,
né vero,
né noi. Andiamo a scrivere
quello che resta dei nostri palpiti,
delle nostre “disillusioni”
contro evanescenze prive di sogno.
Ora se vuoi, è l’ora di andare.
Parliamo sottovoce
Dalla raccolta di poesie “La mia vita mai vissuta”
(1990 – 2014):
Paura-Dogma (3)
…
Parliamo sottovoce
creando alambicchi per le nostre intese
dalla vinaccia al puro distillato.
Un vecchio adagio,
proverbio di contrada,
basta a formare il tema di una gita fra i vigneti.
se solo tu fossi un essere vivente
andremmo in cerca di tartufi
e non di verbi dissotterrati
da logori abbandoni!
Poesia
Amore
Malattia.
Dea della vita
anche a volte sedotta e sfavillante
ma di certo al momento dell’addio
“Intimità dimenticata”.
Parliamo sottovoce
Agli angoli degli occhi
Dalla raccolta di poesie
“Agli angoli degli occhi”
(1962 – 1964):
Agli angoli degli occhi
Agli angoli degli occhi
sotto pigrizie amiche
prepara a morte
nostalgia.
Passa più parti
lampo di tempo indietro
indietro secoli
e sempre come sempre.
Cambia
se non adesso
a morte.
Alla viola nasce il pensiero
e posso ancora muovermi
venirti accanto
e senti la corteccia
vecchia e inutile.
Amico
Dalla raccolta di poesie
“La sagra del peccato”
(1957 – 2003):
Amico
Ho poco tempo
per essere
la copia antica
di me stesso,
o come bianca leggenda
attesa
da voce di grotta
sommersa
tra chele ed aragosta
insinuante
e danze d’alga
incerta
e flussi di onda
nebulosa.
Mi punge una figura
di uomo nudo
col volto incastonato
da denti spezzati,
e un cuore in mano.
C’è ancora,
se voglio
un goccio di pazienza.
Alla carezza gelida
Dalla raccolta di poesie “Davanti al tempo”
(1960 – 1963):
Alla carezza gelida
Rive odorose d’alghe;
sabbia,
costrutta forma di castello
dalla fantasia fanciulla,
pregna di sole
e di sapore di pesce;
vento compagno
di lunghe solitudini;
soffio della mia vela
quand’era suo dominio il mare,
quando sognavo nella tua ebbrezza regni;
acque
da assiduo moto
risospinte a riva
sui miei piedi
docili
alla carezza gelida;
acque,
insensate,
indomite,
voraci,
gracili giganti deformati
dalla fantasia del tempo:
necessità di sonno
al ritorno.
Ceri nel buio di una notte
Dalla raccolta di poesie “Davanti al tempo”
(1960 – 1963):
Ceri nel buio di una notte
Ceri nel buio di una notte
oltre desiderate vane trasparenze.
Desiderate notti
quando solo si sentiva muovere
senza posa, incantata,
una mano su un cuore
– ed era niente finanche l’eterno –
e l’addolciva e lo spaccava
fiore di neve su azzurro.
Stelle sul mio cammino,
e una scala mostrava e velava,
e tu, che pure velavi.
Ceri nel chiuso di una stanza,
alti sopra disumana speranza.
Speranza di ritorno
solitario a carpire volo d’affetto,
veloce abbaglio
che la mente perdona.
E chiuderò nell’ossessione incerta.
Il Dispari 20210208 – Redazione culturale DILA
Il Dispari 20210208
Bruno Mancini |La “visione” di Raffaele La Capria
Per la serie Esopo news
Nei giorni scorsi ho ricevuto due telefonate da persone amiche che si trovano in grandi difficoltà nella lotta contro malattie incurabili o quasi.
Vivono su paralleli molto distanti tra di loro, eppure ho sentito nelle loro parole la stessa ansia di contatto umano capace di dare un sollievo al pianto della disperazione.
Ed ho pensato a tutta l’insipienza del genere umano impegnato nel costruire armi per offendere piuttosto che medicine per difendersi… ed alla morte che spadroneggia per tale follia collettiva.
Resta la voglia di operare affinché sia realizzata la visione ideologica espressa nel brano scritto nel 1952 da uno degli innovatori della narrativa italiana del ‘900: “Non ci sono paesini abbastanza isolati, non ci sono giorni abbastanza privati, né paralleli abbastanza lontani. Un rapporto si stabilisce sempre, prima o poi, non c’è scampo.- Raffaele La Capria“.
Dalla mia raccolta di poesie
“Sasquatch”
(1968 – 2009):
A loro
Non conosco le ragioni,
eppure sono attento,
dei suoi silenzi che ammantano distacchi.
Io vivo ancora.
I figli scalzano
immortali ambizioni, i porti certi dei fratelli.
Il nostro tetto
è il limite del nostro sguardo.
Dalla mia raccolta di poesie
“Sasquatch”
(1968 – 2009):
Adesso no
Adesso no.
Sonori squillano sopiti palpiti.
Ignazio è briciola
ondivaga in cerca di assonanze.
Nella discesa dal barchino di Caronte,
lui fu quel remo
ruotante in aria
che ne squarciava nebbie.
Vorrei capire,
verbo completo,
se il tempo mi scoppietta tra le mani
o sono stato il fabbricante dei petardi.
Dalla mia raccolta di poesie
“Sasquatch”
(1968 – 2009)
dedicata a Lina D’Onofrio:
Conversazione solitaria
Un mostro sacro s’aggira
sfiorendo
i teneri baccelli di versi smarriti
nel simplex
“futileggiante” click
di chi distrugge il proprio tempo,
nemmeno molto,
magari tutto,
contro smodato non svelare il sesto senso,
mai ultimo e mai privo di tormento,
per chi Poeta nasce e muore.
PUREZZA
Il gran “magone” non lo porgo
a peso,
affumicato,
a scaglie,
dorato,
in pillole,
stracciato tra due servi ed un padrone.
SEVIZIA
Diario di giorni non vissuti
smaltati con lacche giapponesi,
io soffio
in torride fornaci
dove gl’impasti
catturano fanghi e detriti
-magmatici anacronistici
“un giorno ancora
e sarà maggio allora
il mese delle rose o dei traslochi!”-
e i miei bizzarri
sparire in sabbie mobili
che… attenta… sembrano miele
intanto che mi tolgono respiro e forze.
Angela Maria Tiberi intervista Liga Sarah Lapinska
parte seconda
Ringrazio Liga Sarah Lapinska, a nome mio personale, ma anche a nome di Bruno Mancini e di Gaetano Di Meglio, per averci concesso questa intervista, la cui parte prima è stata pubblicata lunedì 1 febbraio 2021 e che proseguo chiedendole:
D: Qual è l’artista della tua nazione che ha influenzato la tua anima nell’amore dell’arte?
R: Ahimè, non ho la nazionalità.Sono ebrea, spagnola, libica, lettone, tatariana, bielorussa.Amo quasi tutte le canzoni degli ebrei e mi ispirano molto.Timna Brauer, Ofra Haza, Shulem Lemmer, Jaakov Shapiro, registi dei film ebrei.Le canzoni dei ghetto sono molto commoventi.Marģeris Vestermans ha fatto un lavoro importantissimo raccogliendo le canzoni degli ebrei prigionieri, spesso pieni di speranza, durante l’Olocausto.Il pittore Murillo, lo scrittore Federico Garcia Lorca, i cantanti Monserrat Caballe, Jose Carreras e Enrico Macias sono nati in Spagna.In lingua lettone scrive Rainis, vi raccomando di leggere le sue opere di ogni genere.In lingua lettone cantano Margarita Vilcāne, Viktors Lapčenoks e Haralds Sīmanis.Vi raccomando di conoscere meglio le poesie e le canzoni tradizionali di tatariani e bielorussi.
D: Perché hai scelto questo stile d’arte nella pittura e nella poesia?
R: Non ho scelto io il mio stile.Posso ringraziare il nostro Creatore per le mie abilità di pittrice e di poetessa e anche la gente che riconosce che l’arte è la mia vocazione.Vivo in una casa problematica.Grazie a Māris Dzelme che è responsabile di questa casa.Ha insieme con i nostri amici fatto tanto per realizzare i compromessi necessari con persone più rigorose che non vogliono lasciarmi lavorare tranquilla e che negano che anche altri, non sono loro, si possano ammalare non per una settimana o per mesi ed anni.
D: Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
R: Sono sopravvissuta ad alcune tragedie come la recente morte di mia madre Ārija.Lei, a proposito, volentieri regalava i nostri libri ai suoi amici.Allora so che cosa voglio fare come artista e come astrologa, però oggi mi sento troppo triste per sapere che cosa farò nella mia vita come figlia dell’uomo.
D: Perché ami l’Italia e quali sono i tuoi ricordi italiani.
R: Da piccolissima ho sentito nei miei sogni la lingua spagnola.La lingua italiana l’ho imparata gradualmente dalle trasmissioni della radio romana, ah sì, un po’ dalle canzoni sanremesi e dalla corrispondenza con i miei amici in Italia.Mi aiutava il mio spagnolo adesso già un po’ dimenticato.
D: Perché preferivi la lingua italiana a quella spagnola?
R: Sapevo che un giorno avrei visitato l’ Italia.É successo.Sono stata a Roma e in Campania.Non sono stata ancora in Sicilia, la terra della quale vorrei sentire il profumo e vederla non solo nelle cartoline postali.Amo molto il Sud Italia e la sua gente calda, aperta e cordiale, non solo il sole quasi tropicale verso il mare di smeraldo e le pareti delle rocce radianti nel Sud.Ritornerò in Italia?Non lo so.Il mio gatto e i miei amici in Lettonia dicono, che non vogliano lasciarmi andar via da sola.
D: Descrivi in breve il tuo curriculum vitae.
R: Sono nata a Riga nel 1971, 5 Novembre. Vivo nella città di Jelgava.Secondo i miei certificati, sono artista- disegnatrice e posso insegnare la lingua italiana sia per bambini sia per adulti, come ho già fatto talvolta.Ho interrotto i miei studi nella Università della Lettonia a causa di circostanze emergenti.Un criminale, killer e violentatore, di nome Egils Norkalns con la sua banda era deciso ad uccidere me, la mia mamma, sua sorella Ārija, sua mamma Hermīne Bittmett e non solo.Ci siamo trasferiti a Olaine e, dopo, siamo tornati di nuovo a Jelgava durante le persecuzioni di questi criminalisti fuori legge.All’ inizio della mia carriera lavorativa sono stata sorvegliante in un liceo musicale.Negli anni seguenti ho prodotto traduzioni dall’italiano, dal tedesco e dall’inglese per il Seminario cattolico di Riga.Poi ho insegnato la lingua italiana con certificato.Per i cinque anni seguenti sono stata Consigliere Comunale di Jelgava e nello stesso periodo sono stata membro del gruppo di vendite all’asta e membro della commissione per la privatizzazione delle case del Comune di Jelgava.Sono risultata vincitrice in alcuni concorsi in Lettonia, preso il Seminario per giovani attori, e in Italia come pittrice, scrittrice, traduttrice e giornalista nel concorso internazionale annuale “Otto Milioni”.Sono una dalle fondatrici del partito “Nuovo Centro” (Jaunais Centrs, in lettone ), adesso trasformato in “La Concordanza” ( Saskaņa ).Ultimamente non ho avuto il tempo per le attività sociali.La Lettonia è un paese molto povero.Solo se siamo più o meno onesti, allora sia i cosiddetti più “talentuosi” come me e sia i cosiddetti “incolti” che lavorano fisicamente, non rischiamo di morire di fame e di stenti.Troppe formalità secondo le leggi di Lettonia per noi.Durante la pandemia di Covid vi è stato in Lettonia un deficit finanche di vitamina D.Ringrazio a te, mia cara Angela, per la nostra intervista!E piacere di risentirti!
Il Dispari 20210201 – Redazione culturale DILA
Il Dispari 20210201
Angela Maria Tiberi intervista Liga Sarah Lapinska
D: Buongiorno Liga Sarah Lapinska, a nome mio personale, ma anche a nome di Bruno Mancini e di Gaetano Di Meglio, ti ringrazio per averci concesso questa intervista che avvio chiedendoti come hai iniziato ad amare la poesia e la pittura.
R: Innanzitutto saluto i lettori del quotidiano IL DISPARI e mi scuso con loro per il mio italiano difettoso.
Poi ringrazio Gaetano Di Meglio, Direttore di questo giornale, Bruno Mancini Presidente dell’Associazione “Da Ischia L’Arte – DILA” e te che, tramite questa intervista, avete voluto dare visibilità alla collaborazione con cui gli Artisti della Lettonia partecipano ai progetti Made in Ischia.
Venendo alla domanda, posso dire che il mio amore per l’Arte è iniziato un giorno nel quale mi sono addormentata nella mia stanzetta blu e, nei sogni, ho sentito poesie, canzoni e cori di voci vellutati che parlavano con me in differenti lingue.
Svegliandomi ho avuto fretta di scrivere i versi e anche la musica.
Siccome non conosco abbastanza bene le note, ho scritto la musica a modo mio, usando puntini, righe ed altri simboli.
Comunque, non penso che potrei diventare una musicista di buon livello.
Talvolta però canto molto volentieri.
Con una delle mie poesie dal titolo “Io, l ultima donna ingenua”, ho vinto il primo premio al concorso internazionale “Otto Milioni” che ogni anno ha luogo in Italia e precisamente nella vostra meravigliosa isola d’Ischia.
Ecco, alcuni versi di quella poesia
“Forse ti farò male se ti spezzerò con le mie radici,
cresciute lentamente nel caos delle esperienze,
delle acque fertili e delle zolle fragili.
Solitudine trascendentale
supera i limiti di facce egoiste
e i tratti degli occhi sinceri.
Poiché tutte le verità sono troppo parziali,
tutte le solitudini sono sempre parziali.
Devi essere paziente.
Forse lontano dai mille monti e mille mari
fissati solo sulle mappe,
nel domani astratto, sarò un albero della riva,
un pino sulla riva, nel vento eterno,
più eterno del mondo.”
Colgo l’occasione per ringraziare la pittrice Nunzia Zambardi che ha preso spunto da questa mia poesia per realizzare un dipinto su una tela dorata che, con piacere, mi ha regalato nei giorni in cui ho soggiornato ad Ischia, la mia isola speciale.
Ho visto nei colori intensi visioni ed immagini, le facce degli eroi e dei martiri, mari, monti, pianeti e stelle.
Ho visto lei stessa come l’ebrea Maryam, vestita tutta in pizzo con il bambino privo di nazionalità che, purtroppo, in questa vita non mi nascerà, passando per strada piena di piume di uccelli, sia colombe, sia corvi, sia gabbiani.
Ho visto nei miei sogni il padre di suo figlio, di nome Igor Kulev.
Purtroppo, nella realtà l’ho perduto dalla mia vista.
Spesso nelle mie numerose opere grafiche e nei miei dipinti si riflette ciò che ho visto nei miei sogni, una notte dopo l’altra.
Ho iniziato a disegnare e dipingere appena ho potuto prendere in mano qualche penna.
Preferisco l’inchiostro nero, qualche penna di fibra e qualche pastello.
D: Quali sono i soggetti dei tuoi disegni?
R: Me stessa con il bambino mio non nato, madonne, eroi, martiri, danzatori, mari, monti, pianeti, stelle, cavalli, ornamenti filigranati in stile Turco e Semitico e, soprattutto, Tunisino.
D: Racconta il tuo impatto con la scuola e l’insegnante che ti fece amare l’arte.
R: Sono artista da piccolissima.
Non dimentico le mie insegnanti di musica, Gunta Paškovska e Biruta Tilgaile.
Loro mi hanno incoraggiata a cantare nel coro della scuola facendomi complimenti per il mio fortissimo timbro di voce.
Poi, dopo qualche tempo, al villaggio Svēte ho incontrato Inese Irbe, una insegnante di scrittura. Questa signora tollerante mi ha dato il consiglio di non smettere mai di scrivere e di studiare la lettura.
D: L’adolescenza è stata influente per la scelta dello stile della pittura e della poesia?
R: Non direi così.
Penso, che il mio stile sia cambiato poco dalla mia infanzia.
Adesso ho più esperienze, volute e non volute, che lasciano i loro stampi sulle mie pitture, poesie e fiabe.
Penso, che le mie grafiche più recenti e le mie fiabe più recenti sono più significative di quelle di me bambina.
D: Come hai conosciuto il Presidente Bruno Mancini?
R: Ho inviato a Bruno Mancini, che chiamo il Pescatore, una dalle mie poesie. “I tigli nella pioggia, i fuochi nella nebbia”.
Per caso.
Egli fu subito interessato, un uomo brioso ed onesto.
Gli ho chiesto se conosceva l’indirizzo di un calciatore di nome Fernando De Napoli che ha giocato per tanti anni a FC “Napoli”.
Forse Bruno mi fraintendeva pensando che io fossi innamorata di questo simpatico calciatore. Bruno non sapeva che scrivo con simpatia anche all’attore Silvester Stallone (un bravo pittore), a Raffi Kharajanyan (un brillante pianista armeno) e dedico le mie opere d’arte a Vitas (un giovane cantante di gran talento nato a Daugavpils in Lettonia).
Abbiamo cominciato la corrispondenza cordiale che continuerà fin quando saremo vivi.
Per la prima volta ho incontrato Bruno in persona durante la premiazione del nostro concorso “Otto Milioni- 2014”.
Ho capito, appena ho guardato nei suoi occhi castani chiari, che lui sia un amico per sempre.
D: Qual è l’artista italiano che ha influenzato la tua anima nell’amore dell’arte?
R: Pittori Raffaello e Sebastiano Grasso, scultore Michelangelo, cantanti Alice, Franco Battiato, Angelo Branduardi, Adriano Celentano, Andrea Parodi.
D: Qual è l’artista russo che ha influenzato la tua anima nell’amore dell’arte?
R: Pittori Nikolay Kramskoy e Ivan Shishkin, musicisti Pelageya e Vika Tziganova, Alexey Ribnikov, bandi musicali dei zingari. Scrittori Alexey Tolstoy e Aleksandr Kuprin.
Fine prima parte. La seconda parte sarà pubblicata lunedì prossimo
Bruno Mancini |L’incertezza della certezza
Per la serie Esopo news
In questi giorni sto rileggendo alcuni libri di uno scrittore che ho ammirato praticamente da sempre.
Nel testo di un vecchio volume, edito nel 1962 ed ormai senza copertine e con le pagine quasi distaccate dalla rilegatura, mi ha fatto piacere rilevare che alcune mie sottolineature, antiche di oltre 50 anni, continuano ad avere per me lo stesso rilievo positivo di allora.
Ad un tratto ho smesso di leggere e sono restato per molti minuti fermo a valutare prima, ed accarezzare poi, un pensiero tra il nostalgico e l’incredibile.
Ero da solo nel tramonto in riva al mare (il mare è uno dei personaggi importanti del libro), quando mi sono reso conto, infatti, di aver vissuta quasi tutta la vita nella logica, etica e pragmatica, sentimentale e sociale, derivante ed appartenente ad una frase sottolineata con un sottile tratto di matita.
E ciò che ancora ora mi seduce in questa scoperta non è tanto la certezza di avere agito e pensato nel modus vivendi, desiderato seppure a volte maledetto, stigmatizzato nella frase dello scrittore, ma la rivelazione di non essermene reso assolutamente conto pur nella lunga inseparabilità che ci ha uniti.
“Senza lotta non si può stare soli; ma star soli vuol dire non voler più lottare.”
L’incertezza della certezza non smette mai di stupire!
Sempre lui, Cesare Pavese ma da un altro libro.
“Ma ormai io non potevo più perdonarle di essere una donna, una che trasforma il sapore remoto del vento in sapore di carne.”
Più lo rileggo e più sono convinto di aver fatto bene ad ammirarlo per oltre mezzo secolo.
La nostra antologia di Arti varie “ARTE ALTROVE”, la cui splendida copertina è stata realizzata con il quadro “Parnaso” del pittore Jeanfilip, sta facendo il giro del mondo promossa e pubblicizzata “anche” dalla moltitudine di Artisti che ne fanno parte.
Ringraziamo Ajub Ibragimov per questa sua indicativa testimonianza.