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Il Dispari 20200921 – Redazione culturale DILA
Il Dispari 20200921
Ciao a tutti,
purtroppo la vita ci insegna che esistono momenti particolarmente tristi e oggi tocca a me informarvi che il nostro caro amico Antonio Mencarini, Socio fondatore DILA, VOX di tutti i nostri progetti, non sarà più tra di noi.
Ho espresso le mie condoglianze alla moglie Elvira e lei si è detta emozionata per la stima e l’amicizia di tutto il gruppo di cui mi sono fatto testimone.
Avvieremo qualche iniziativa per mantenerne il ricordo e, certamente, la prossima edizione di Otto milioni con la relativa antologia sarà dedicata a lui.
Scusatemi la sintesi ma non credo di poter aggiungere altro se non l’invito ad un pensiero in ricordo del Caro Amico Antonio.
Dalla mia raccolta di poesie “Non sono un principe”
(2012 – 2014)
Vox
Antonio Mencarini
Assuefatto,
sbriciola,
nel silenzioso pandemonio acustico
lirismi
taniche di nefandezze oscene,
lanciando,
in orbita,
su mal celato tuttotondo fonico
Ignazio
e suo fratello:
epigoni sbiaditi
del vate siculo.
Antonio Mencarini
legge
“La Sagra del peccato”
chi non ascolta
perde.
Ecco il link ad una delle numerosissime video letture che Antonio ha regalato a tutti gli scrittori e poeti dei progetti Made in Ischia.
https://youtu.be/OA7M0CZuvBk
Pensieri inviati da alcuni amici di Antonio:
Alberto Liguoro
Sono assolutamente costernato per questa notizia.
Antonio era la vita fatta persona.
Ma come si fa?
Qualsiasi iniziativa sia in suo ricordo mi vedrà tra i partecipanti.
Dalila Chenah
Condoglianze per noi tutti mi dispiace. Trasmetti, ti prego, le mie condoglianze alla famiglia.
Franco Maccioni
Una triste notizia volteggia nei nostri cuori. Nel mio animo colori di dolore per la scomparsa del caro amico Antonio. Avrei voluto conoscerlo personalmente nelle varie attività, sempre capace, pronto e sensibile nell’esserci. Lesse una mia poesia che ebbe un premio a “Otto milioni”: mi commosse tanto la sua lettura… bravissimo. Condoglianze alla sua famiglia. R.I.P. caro Antonio nella tua Luce Nuova!
Lucia Fusco
Mi dispiace molto, condoglianze
Alberto Ghirardini
Spiace leggere : ho di lui ricordi brevi, tutti milanesi, ma piacevoli… quieti e di buon senso, di una persona appassionata, colta, educata e amica.
Estendi, ti prego, queste mie parole alla moglie
Antonio Fiore
Mi dispiace moltissimo per la dipartita del carissimo amico Antonio Mencarini, mi associo con tutti voi al dolore e al cordoglio, esprimendo dal profondo del mio cuore sentite condoglianze alla moglie e ai suoi cari.
Resterà per sempre nei nostri pensieri.
Mariapia Ciaghi
Ci uniamo nel doloro e facciamo le nostre sentite condoglianze.
Maria Luisa Neri
Mi dispiace molto. Condoglianze a te che lo conoscevi personalmente e alla famiglia da parte mia.
Giovanna Li Volti Guzzardi
Una grande tristezza!
Condoglianze alla Famiglia, non lo dimenticheremo mai, era meraviglioso!
Che Dio gli dia il Santo Paradiso!
Va benissimo ciò che farai per il nostro grande Antonio Mencarini, tutti lo porteremo nel cuore e nella mente per sempre!
Lui si godrà il Santo Paradiso e sarà felice di noi che lo pensiamo sempre, anche dalla lontana Australia!
Liga Sarah Lapinska
Perdere un amico,- e la tragedia senza parole anche se sappiamo che lo perderemo.. Mi dispiace molto.
Silvana Lazzarino
mi spiace apprendere questa notizia… ma come scrivi tu a volte non possiamo decidere noi fino in fondo… perché qualcun altro ha deciso così.
La vita è un dono e Antonio Mencarini ha saputo accogliere questo dono, viverlo a pieno restituendo a quanti conosciuti e incontrati il suo entusiasmo nell’agire in ogni contesto: dalla vita personale e familiare a quella lavorativa e dedicata alla cultura
Il suo amore per la vita che ha espresso nelle sue attitudini di poeta, scrittore e interprete nel dare con la sua eccellente voce maggior emozione alle parole, lo ha trasmesso grazie al suo saper comunicare in modo autentico.
Il suo impegno come Socio Fondatore della vostra Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” resta vivo anche se fisicamente lui non è più in questa dimensione, perché scintille di luce della sua bellezza continuano a farsi sentire in ogni vostro pensiero, ma anche progetto, iniziativa. Il ricordo di Antonio sempre vivo nella mente di chi lo ha amato e voluto bene è un modo per far brillare questa sua energia di luce che non si spegnerai mai. Il pensiero fa vibrare le emozioni e pensando a lui, la sua luce rispende ancor più.
Gli affetti e amori veri non si perdono mai… continuano ad essere in altra forma di luce, sempre vicino a chi li chiama a sé.
Un abbraccio a te Bruno e un pensiero di vicinanza e affetto per la famiglia di Antonio, in particolare per la moglie Elvira.
Alberto Liguoro.
Caro Antonio,
come dimenticare il tuo sorriso coinvolgente? I tuoi modi, sempre pacati, la tua vena ironica; la tua voce, senza acuti e toni stridenti, per cui, a parte la tua corretta conoscenza di diverse lingue, eri chiamato anche “the voice”?
Come dimenticare la lettura delle poesie, e la serata di arte, e di letteratura, col “professore” a Ischia?
E la nostra performance “Che ne facciamo dei libri?”,quel pomeriggio infuocato di sole davanti alla biblioteca “Chiesa Rossa”. Al Parco delle Cascine, a Milano?
E il dopoteatro di Bookcity col “mangiafuoco”, davanti al “Parenti”, dove era anche Pisapia?
Sempre cose belle e giuste; non intrallazzi, non sotterfugi, mai cose da “pelo sullo stomaco”.
L’incontro per un premio letterario in Svizzera, e tante altre cose; ma soprattutto la spontaneità e la sincerità della tua amicizia, che ha fatto di noi, con Bruno, che ci ha presentati, e con altri amici ischitani e internazionali, grazie anche alle moltissime iniziative da lui promosse, una FORZA CORALE, per l’affermazione e la vitalità della CULTURA.
Ciao Antonio
Sono felice di averti conosciuto; mi lasci un grande vuoto; ma sono sicuro che, prima o poi, quando sarà, ci rivedremo da qualche parte, nello SPAZIO/TEMPO, e parleremo di tante altre cose.
Silvana Arbia
Mi dispiace. Condoglianze ai famigliari e agli amici. La mia gratitudine e quella della Fondazione per la sua generosa e importante attività.
Donatella e Raffaele Brischetto
Mi associo con molto fervore allo sgomento per la dipartita di un amico e di un grande conoscitore dell’animo umano. Ciao Antonio
Tina Bruno
Antonio Mencarini, uomo di grande cultura e conoscenza, maestro di recitazione e narrazione, aveva ricevuto dalla vita il dono della voce.
Interpretava la lettura di opere letterarie con passione, creando nell’ascoltatore quelle giuste emozioni capaci di elevare lo spirito.
La sua morte ha colto di sorpresa i suoi ascoltatori che, uniti alla famiglia dal dolore e dal senso di abbandono, esternano sentite condoglianze.
E chiudo questa prima pagina di omaggio alla memoria di Antonio Mencarini con tre sue poesie.
Mare
‘O mare nun accide
‘o mare è mare
e nun ‘o sape ca te fa paura.
Edoardo De Filippo
Un solco continuo scavato da aratri invisibili
la scia bianca immacolata si perde nell’azzurro
il vento scompiglia capelli e arruffa pensieri
gabbiani e delfini danzano intorno alla barca
suonando sinfonie sul pentagramma delle onde
Così la vita che scorre intorno a noi
The sea, la mer, das meer, el mar, pelagos,
il mare.
Si ama e si teme. Calmo sereno benefico
violento cupo, capriccioso e violento.
Ha cullato la vita e ha dato la morte
Così la vita che scorre intorno a noi.
Pace silenzio bolle che salgono argentee
una murena si affaccia e ti guarda
un anemone apre i suoi colori
un rombo assale e mangia un latterino
Il tuo ricordo
Il tuo ricordo
mi trasporta lontano
tra mari in tempesta
e uragani di solitudine
Il tuo ricordo
mi ottenebra la mente
mi riporta nel tempo
tra momenti di felicità
e oscuri sentimenti
Il tuo ricordo
mi perseguita nei sogni
a volte dolcissimi
a volte assurdi incubi
Il tuo ricordo
passato e presente
tiene la mia anima in bilico
tra gioia e disperazione
Canto dell’illusione
Troppo vaneggiasti, nel miraggio
che fioriva legittimo dal sangue!
Bella esaltante nell’etereo
ti allucinò la strada del viaggio!
E tu ristavi allora, come affranto
per barbaglio accecante che rilassa…
– non ritrovavi più la nota arcana
che ritmavi – auspicio d’altro canto!
Ti gorgogliava nera nel profondo
la mota del cammino che invischiava
le ali ai tuoi piedi – che staccare
anelavi d’un balzo libero e giocondo.
Ti vedevi sulla tua terra strame
infecondo, pugno senza forza;
l’egocentrismo che ti circuiva
era serpente dalle mille brame…
O quanto tu l’odiavi !
Avanti alla pupilla vacillante e sola
era un abisso il mondo – pullulante
d’insetti putrefatti brulicanti.
L’ala tua canora che saliva
nell’iride dei sogni del mattino
si ripiegava, come flora vizza,
Ecco il link ad una delle numerosissime video letture che Antonio ha regalato a tutti gli scrittori e poeti dei progetti Made in Ischia.
Il Dispari 20200914
Il furto della foto di Maradona
nona puntata del racconto di Bruno Mancini.Le prime otto puntate sono state pubblicata il 13 e il 27 luglio, il 3 – 10 – 17 – 24 – 31 agosto, 7 settembre 2020.
Il furto della foto di Maradona
PARTE TERZA
I sogniCapitolo primo
Bruno: -«Aurora, nonostante il mio diretto coinvolgimento emotivo, questa che ho voluto raccontare, con il prezioso ausilio dei nostri straordinari compagni, sono persuaso che possa sì essere annoverata tra
“Le belle storie d’amore”,
ma sono anche convinto che essa non appartenga ad una singola persona o ad una sola coppia d’individui, né che sarebbe corretto presentarla come la catarsi del bene sul male.
Ho voluto porgerla alla tua attenzione, e naturalmente alla compiacenza dei tuoi ospiti, sviluppando i miei argomenti nella forma recitativa che è ormai consuetudine dei nostri incontri, affinché tu, Signora, possa decidere se dare o non dare un senso d’eternità all’amore tra il Popolo Napoletano e Diego Armando Maradona.
Tanto grande, così palese ed autentico.
Da un lato un uomo che inventa per se stesso un’identità collettiva, dall’altro, l’atavica civiltà di un popolo baro e ladrone che si lascia sedurre dall’integerrimo difensore della giusta amicizia.
Ne parleremo ancora, dopo, se vorrai, ora mi preme chiarire che l’averti proposto la lettura del mio diario non è stato frutto, come ho già detto durante la presentazione iniziale, di civetteria maschile, piuttosto dell’augurio che dalle sue pagine tu, Donna Guascona, possa essere spinta a valutare benevolmente la mia determinazione a punire. Non certo insita nella indole che mi riconosco.
Eppure, in questa occasione, l‘ho espressa con tanta forza da riuscire a trasferirla finanche nello stesso soggetto da sottoporre al castigo.
La baldanzosa indifferenza, con la quale i delinquenti quotidianamente depredavano (e continuano a depredare) di cose care i loro simili, è stata mortificata dalla lucida voglia di giustizia che avevo attivata con il preciso intento di indurre l’autore del furto a privare, per una volta, anche se stesso della sua unica ricchezza.
Mio nonno diceva che chi mangia cavallo non per questo diventa cavallo.
Ignazio di Frigeria e d’Alessandro aveva sottratto, durante tutta la vita, valori ben più preziosi dei semplici altrui oggetti.
Non aveva lesinato d’impossessarsi, subdolamente, finanche di sentimenti e d’idee non di sua pertinenza, pur quando questi fossero stati gelosamente custoditi dai legittimi detentori.
Mai un rimorso.
Mai un pentimento.
Nello scontro con il popolo del Pibe, detto in termini calcistici, imbambolato da finte e contro finte, pallonetti e pallonate, stop a seguire e passaggi smarcanti, genialità irraggiungibili, lui, il ladro senza coscienza, lui che tu hai già conosciuto in passato come mio fratello gemello dato in adozione dalla nascita, Ignazio di Frigeria e D’Alessandro, è finito per diventare, inconsapevolmente, un bene altrui.
I nonni non sempre hanno avuto ragione.
Aurora: -«Le assunzioni di responsabilità (tu hai affermato di averlo consapevolmente indotto al suicidio), quasi mai corrispondono a calcoli ignobili o disdicevoli.
Gli affetti perduti per sempre (Ignazio di Frigeria e d’Alessandro, nel bene e nel male, pur se vissuto in altra famiglia e differente contesto sociale, era comunque tuo fratello gemello) quasi mai si lasciano obnubilare oscurati da altrui ideali.
Perché hai telefonato ignorando chi fosse il tuo interlocutore?
Perché l’hai fatto pur non essendo certo che la persona alla quale ti rivolgevi avesse una personale responsabilità nel furto?
Come hai fatto a valutare la vita di uno sconosciuto meritevole di così immensa punizione?»
Bruno: -«Sai bene che il mio mestiere non è mentire.
Ed io so altrettanto bene che non sarei in grado di provarci neppure con uno sprovveduto.
È vero, la mia ricostruzione è stata incompleta ed il mio comportamento finale è, di conseguenza, passibile di giuste critiche.
Non mentire e non voler ingannare, non presuppongono l’obbligo confessionale della integrale illustrazione degli eventi e di un eventuale susseguente pentimento.
La ragione della mia apparente superficialità è spiegabile dalla precisa e decisa volontà, che non mi ha consentito deroghe, di stralciare dalle pagine del mio diario unicamente i fatti.
Con il loro carico di certezze e riferimenti oggettivi.
I sogni non lo sono.
I sogni sono forse una proiezione di antecedenti malesseri inespressi?
Oppure future aspettative non palesabili?
Visioni?
Chimere?
Lusinghe?
Banali effetti fisici?
Per me i sogni sono segreti.
Per me i sogni sono i segreti del mio cervello.
Per me i sogni sono i segreti della mia anima.
Nessuno ha il diritto, in nome della verità, di rivelare un altrui segreto.
Nessuno ha il diritto di tradire la propria anima o il proprio cervello.
Venerdì, la sera in cui ho ricevuto da comeicinesi@libero.it il messaggio con il numero telefonico da chiamare, è vero, non mi sono neppure posto la domanda di verificare chi fosse il titolare dell’utenza.
Per una precisa ragione.
Neppure durante tutta la successiva giornata ho cercato di sapere a chi esso appartenesse.
Per una precisa ragione.
Ed ancora, ho fatto squillare “quel” numero di telefono, la notte del 14 Agosto alle ore 23.54 senza neppure immaginare l’identità della persona alla quale mi rivolgevo con tanta sicumera.
Per una precisa ragione.
Per una ragione che non giustifica nulla, nel bene e nel male.
Per un sogno.»
Aurora: -«Se io non conoscessi la dignità dei tuoi ideali, dubiterei fortemente di trovarmi di fronte ad una verità. Sarei indotta a credere che le tue argomentazioni siano tentativi di aggiustamenti per comportamenti imprudenti se non addirittura colpevolmente semplicistici.
Se… »
Petrus: -«Signora, mi permetto di interrompere il vostro colloquio, poiché sono depositario di una confidenza che potrebbe risolvere i vostri dubbi.»
Aurora: -«Tu?»
Petrus: -«Io.»
Aurora: -«Ebbene parla.»
Petrus: -«Se potessi divagare maggiormente, mi piacerebbe raccontare l’origine della stima enorme che nutro per una persona (nonostante ella sia completamente astemia!)… »
Aurora: -«Al solito Petrus, bevi una grappa e limitati all’essenziale.
Saresti capace di narrare il diluvio universale o tutta la fuga dall’Egitto.
Essenziale, solo l’essenziale.»
Petrus: -«Grazie per la grappa, meglio doppia.
Conosco la Cristina del messaggio partito dalla casella comeicinesi@libero.it .
Detto semplicemente, ella è la nonna del nostro amico.
Giochiamo spesso insieme a dama, e pochi giorni fa mi ha tenuto impegnato un intero pomeriggio per parlarmi del suo amato nipote.»
Aurora: -«Tutto qui? Quale è la confidenza chiarificatrice?»
Petrus: -«Signora, sapete bene che le parole non scorrono senza grappa!
Hanno bisogno di liquidi spiritosi per evaporare! Ah! Ah! Ah!»
Aurora: -«Purché ti sbrighi, bevi quello che vuoi.»
Petrus: -«Sarò velocissimo.
Cristina mi ha riferito di due sogni, e del dialogo completo con le frasi precise che -ha detto- si sono scambiati lei ed il nostro amico.
Per me l’incontro con Cristina non è stato un sogno, quindi non è un segreto.
Lei non mi ha chiesto di non parlarne, quindi non espongo un segreto.
Cristina è una persona aperta, schietta, sincera.
Non ha segreti.
Ella in nessun modo mi ha chiesto, o fatto intendere, di non divulgare il contenuto della nostra conversazione.
Le sue parole sono acqua cristallina.
Beve solo quella! Ah! Ah! Ah!»
Aurora: -«Petrus, ora basta. Ridere ti fa male. Ti asciuga la gola! Ah! Ah! Ah!
Saresti in grado di ricostruire i due incontri?
Ripetere puntualmente e dettagliatamente le frasi e le scene?
Sì o no?»
Petrus: -«Nessun problema.
Anzi no, un problema: mi occorre almeno un’ora.
Nessun problema.
Anzi no, due problemi: ho bisogno di due persone che leggano la trascrizione del colloquio. Un uomo (per la parte del nostro amico) ed una donna (per impersonare la nonna Cristina).
Nessun problema.
Anzi no, tre problemi: mi servirà una terza persona per illustrare tutto ciò che non sarà dialogo.
Nessun problema… »
Aurora: -«Hai a disposizione Edith, Edoardo e Tom, due ore, una bottiglia di grappa alla ruta, e quanta birra riesci a bere.
Sbrigati, nessun problema… »
Bruno: -«Noi intanto potremmo andare ad ascoltare un po’ di buona musica napoletana, suonata al pianoforte dal mio amico col fiore di ginestra (ginestra fiore amato dalla mia donna) all’occhiello del bavero?»
Aurora: -«D’accordo. Lo sai che c’è anche la donna dalle mani ambrate… »
Il Dispari 20200907 – Redazione culturale DILA
Il Dispari 20200907
Il furto della foto di Maradonaottava puntata del racconto di Bruno Mancini.Le prime sette puntate sono state pubblicata il 13 e il 27 luglio, il 3 – 10 – 17 – 24 – 31 agosto 2020.Il furto della foto di Maradona
PARTE SECONDA
Il diario di Bruno
Undicesimo giorno
Edoardo: -«Domenica15 Agosto…
Il telegiornale della sera ha mandato in onda le interviste raccolte subito dopo il fatto.
Alcune di esse hanno rasentato, anzi sono sprofondate nel ridicolo, altre mi sono apparse come residui di comportamenti para mafiosi, tutte, tutte indistintamente sono risultate serve dell’inutilità, della banalità (le quali ormai sono caratteristiche considerate per niente offensive dagli assuefatti cortigiani telespettatori).
Il vicino che per primo è giunto nella stanza… »
Edith: -«Come tutte le notti, alle quattro sono salito a chiamarlo per andare a pescare…»
Edoardo: -«L’intervistato, amichevolmente dice pescare, io penso rubare».
Edith: -«… la porta era aperta, ma non rispondeva. Eppure teneva aperti gli occhi, ma lui non parlava. La faccia era una maschera rossa.
Era bravo. Perché l’ha fatto? Perché?»
Edoardo: -«Il giornalista, senza molti preamboli gli ha chiesto…»
Una voce dall’alto: -«Ha visto la foto di Maradona sul tavolo?
Era rubata. Lo sapeva?»
Edoardo: -«L’amico compare ha risposto, con la stessa sfacciataggine e mancanza di pudore… »
Edith: -«Adda murì mamma, mai na cosa e chesta.
è vero, lo sapete, ho qualche precedente, ma non ho mai rubato nelle chiese.
Maradona non si tocca.
Forse sbaglio, ma penso così.»
Edoardo: -«Poi è stato intervistato il medico legale, o ufficiale sanitario non ho capito bene… »
Edith: -«Un colpo tra gli occhi. L’arma della offesa gli è rimasta tra le dita, imbrattata di un rosso sangue.
Autolesionista.
Senza dubbio.
Ha fatto tutto da solo.
La foto di Maradona? Un miracolo! Neppure una goccia l’ha sporcata. Eppure era a breve distanza.
La faccia del cadavere, poveretto, era una maschera rossa. Tutto intorno schizzi, ma la foto pulita, senza una goccia!
Un miracolo.
Non credo di sbagliare.
Questo è il mio pensiero.
Un miracolo.»
Edoardo: -«A chiarire le modalità dell’atto mortale è stato un personaggio di enorme spessore: il Magg. Sott. Cap. del Nuc. Invest. Insud. Inest. Ossequiato nel suo Ufficio presso l’Alto Comando Terrestre Navale Aeronautico Satellitare Sottomarino Supervulcanico Antiterremoti Competente per Territorio… »
Edith: -«Constatata la fine avvenuta mediante colpo da se stesso inferto nella parte centrale della parete frontale.
Sopralluogato il locale di cui l’azione suddetta.
Dato ascolto ad eventuali testimoni.
Ricevuta conferma negativa a quanto prima, e prima di quanto.
Abbiamo,
Io abbiamo al giudice ed al Piemme notiziato la negatività criminosa dell’attività prodotta da improbabile seconda terza quarta e quinta soggettività di individui sottoposti a verifiche investigative aventi per oggetto il suddetto fatto inoppugnabile e di certa natura lesivatoria.
La foto di Maradona?
Dettaglio inqualificabile.
Era rubata?
Sarà la superiore giustizia suprema a deciderlo sopra tutto.
Noi, io abbiamo il compito di investigatore.
I giusti giudicano, cioè giudiziano, cioè giustiziano, cioè giudificano, i militari indagano.
Noi, io non siamo i giusti.
Ho detto qualcosa di sbagliato?
Io penso così.
Per noi, io, questa è la legge.»
Edoardo: -«L’ultimo intervento è stato realizzato tra la gente comune… »
Una voce dall’alto: -«Salve, lei è l’edicolante di Piazza Delle Vittime?
Lo conosceva il suicida?»
Edith: -«E chi non lo conosce.
Ogni mattina compra… »
La voce dall’alto: -«Comprava!»
Edith: -«…il corriere dello sport e mi parla… »
La voce: -«Parlava!»
Edith: -«… dei programmi televisivi a pagamento che ha visto la notte.
Lo conosco, lo conosco.
Solo TV ed a spasso per i bar.
Mai altro.
Brava persona.
Un poco…
Ma è vero?
La fotografia, il maleficio, il castigo universale…
Non so più cosa pensare, è tutto sbagliato.»
Edoardo: -«In una comunità microscopica come la nostra, il morso di una cagnetta rappresenta la notizia dell’anno per Sasà, l’intrepido temerario super stalinista baffuto gigante, proprietario direttore redattore telefonista autista delle sei pagine “IL RIONALE” di cronaca sport politica falce martello costume moralismo arte previdenza assistenza sanità viabilità abusivismo clientelismo bla-bla-bla-ismi.
Così come fa pagare tariffe astronomiche per pubblicizzare qualsiasi schifezza… -tutto-, nonostante la tiratura non stratosferica, egli sarebbe capace nella stessa maniera di pagare compensi irrisori… -nulla- al promotore di un simile evento!
L’edizione straordinaria uscita nella tarda mattinata mostra in prima pagina il corpo.
Si vede poco e di lato, benché la foto sia molto ravvicinata.
Ciò che si nota è una folta capigliatura, una maglietta striminzita a larghe strisce verticali, la mancanza di scarpe, ed il pantalone estivo a mezza coscia -scuro con una tasca dalla fodera rivoltata anche essa a larghe strisce verticali-.
Il titolo ad otto colonne con caratteri cubitali dice…»
Edith: -«Ancora una vittima innocente».
Edoardo: -«Più sotto l’occhiello…»
Edith: -«La nostra società crea solo emarginati».
Edoardo: -«Io avrei scritto: “Eliminato un altro colpevole”.
“La nostra società non ammette emarginati”.
Il testo (firmato Biagino) tanto piagnucolante quanto pregno di populistiche ribellioni sociali, svolazza tra luoghi comuni ed incoerenza…»
Edith: -«La nostra attuale amministrazione, demo… pluto… comunist… social… dittatoral… anarch… globalist… padana minimalist… con a capo la Sindachessa, di poche pretese ma oggetto di molte caricature, democristiana, ex democristiana, felice sorridente, convinta assertrice dei principi fondamentali ed inalienabili del matrimonio, del divorzio, della natura, della caccia e della pesca, delle zanzare e delle zoccole (topi, ratti, pantegane) gigantesche e ben nutrite, delle razze marocchine e padane, della civiltà napoletana e padana, dell’Italia e della padania, della patria unita, della patria in pezzi regionali, della patria in pezzettini provinciali, della sua minuscola patria comunale, essa, eletta dal popolo pecorone vigliacco, non è stata in grado di creare un parcheggio in Via Delle Ginestre, per dare una speranza di vita civile ai poveri emarginati.
Così nascono i ladri, e così si muore uccisi dal rimorso.»
Edoardo: -«Io avrei scritto “Anche chi è nato ladro sa che Maradona non si tocca.”
Essere mariuolo è una professione non adatta ai fessi.
Dalle pagine con foto che tutta la stampa locale ha dedicato questo pomeriggio al suicidio, desumo i particolari della scena del tragico evento.»
Edith: -«Su un foglio di carta, strappato da un quaderno a quadretti, l’addio alla vita del parcheggiatore abusivo di Via Delle Ginestre abbracciava la foto del grande Diego.»
Edoardo: -«L’immagine del Pibe, in una posa da austero condottiero con indosso la maglia azzurra, era poggiata sul tavolo della stanza cucina soggiorno pranzo antibagno lavanderia e stireria, proprio accanto al corpo abbandonato nella stagnante aria pregna d’odori di sughi bruciacchiati, di saponi marsigliesi, di panni sporchi e di piatti da lavare.
Il manoscritto dalla grafia di difficile comprensione è stato riprodotto in fotocopia e, di lato, integrato da questa più semplice trascrizione a caratteri di stampa… »
Tom: -«Dal giorno in cui ho rubato la foto di Maradona non ho più avuto pace, e non ne avrò di certo in seguito, né distruggendola né restituendola.
Il mio peccato di non averlo amato e neppure rispettato è stato enorme, finanche maggiore della mia sfrontata e baldanzosa azione.
Non chiedo scusa e non mi pento, poiché capisco che ogni tentativo in tal senso sarebbe inutile.
Chi troppo ama non sa perdonare.
Abbiate cura dei miei figli.
Loro non c’entrano.
Ignazio.»
Edoardo: -«Ignazio, il mio fratello gemello!»
DILA
NUSIV
VIRUSISCHIA