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Il Dispari 2017-07-17 – Pagina culturale
Il Dispari 2017-07-17
CS | DILA
In data 11 Luglio 2017 l’Associazione culturale Da Ischia L’Arte – DILA, tramite il suo Presidente Bruno Mancini, ha sottoscritto un accordo con la Professoressa Dalila Boukhalfa per l’apertura di una sede operativa in Algeria al seguente indirizzo: “DILABLIDA Via Benyoucef Benkhedda Bt 13 num 03 AADl ouled yaich Blida Algeria tel. 393472110225 – 213561778895.
Ciò, nella convinzione che tale collaborazione internazionale potrà dare notevole risalto positivo ai progetti Made in Ischia proposti da DILA, e sarà determinate per creare i presupposti affinché si sviluppino incontri, gemellaggi, iniziative artistiche culturali e sociali tali da soddisfare l’obiettivo/slogan di “ottenere, per l’Arte in generale e per la Poesia in particolare il palco di primo piano che compete loro nell’attuale società italiana.”
l’Associazione culturale Da Ischia L’Arte – DILA,
riconosciuta l’ampia positiva divulgazione dei propri progetti ottenuta grazie alle attività professionali e sociali fino ad ora realizzate dalla Professoressa Dalila Boukhalfa, ha deliberato di nominarla Presidente della sede operativa algerina “DILABLIDA”, augurandole i migliori successi.
Bruno Mancini
Presidente dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”.
Dalila Boukhalfa
Per gli amici Caroline Dali, è nata a Oran in Algeria il 26 Dicembre 1968 e vive a Blida.
Insegnante di francese presso la scuola media e il centro di lingue stranieri dell’università di Soumaa.
Da sempre appassionata di lingue, di libri e di poesia, ha saputo trasmettere con notevole successo questi interessi ai suoi studenti.
Ha partecipato a diverse manifestazione di carattere culturale in Algeria.
Scrive a titolo personale storie per ragazzi e poesie.
Il suo sogno è di organizzare e partecipare ad eventi artistici e culturali in Italia e in Algeria, facendo affidamento sulla cooperazione, sincera e continua, con l’Associazione culturale DILA, in modo tale da creare e riaffermare rapporti, tra artisti italiani e algerini, che abbiano in lei e nella sua volitiva presenza un collante forte e determinante.
STANZE D’ARTISTA: ALLA GALLERIA D’ARTE MODERNA DI ROMA IN MOSTRA I PROTAGONISTI DEL PRIMO NOVECENTO
Tra i più problematici e contraddittori, il Novecento è stato un secolo ricco di drammi, tensioni, ma anche di innovazioni, scoperte e trasformazioni sul piano umano, sociale e scientifico.
Nel campo dell’arte vede l’affermarsi di diverse correnti tutte o quasi, orientate ad uscire dai canoni classici e tradizionali per dare vita ad un nuovo modo di ridefinire la realtà con i suoi cambiamenti e incertezze.
A ripercorrere momenti importanti delle innovazioni artistiche nel corso del primo Novecento è la mostra STANZE D’ARTISTA.
Capolavori del ‘900 italiano allestita a Roma presso la Galleria d’Arte Moderna in Via Crispi aperta fino al 1 Ottobre 2017.
Curata da Maria Catalano e Federica Pirani,
l’esposizione, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale, attraverso le opere di alcuni tra i più noti protagonisti della scena artistica della prima metà del ‘ 900 quali Mario Sironi, Arturo Martini, Ferruccio Ferrazzi, Giorgio De Chirico, Alberto Savinio, Carlo Carrà, Ardengo Soffici, Ottone Rosai, Massimo Campigli, Marino Marini, Fausto Pirandello e Scipione, intende dimostrare l’importanza di certe innovazioni sul piano ideologico e sociale, oltre che espressivo, portate dall’arte italiana dei primi decenni del Novecento.
Le circa sessanta opere di scultura, pittura, grafica a firma di questi dodici artistiche procedono dal divisionismo al futurismo, dalla metafisica al ritorno all’ordine, guidano nella complessità dei loro singoli percorsi, tantoché a ciascun artista è dedicata una “stanza” illusoria.
Nelle sale espositive, accanto ad ogni opera degli artisti, si possono trovare i loro scritti tratti da diari o lettere, testi teorici e critici, così da offre una sorta di commento critico proveniente dalla stessa fonte creativa dei capolavori in mostra.
La scrittura rappresentava per questi protagonisti dell’arte del Novecento un modo per dar voce alle loro impressioni e stati d’animo spesso riferite all’atto del creare.
Le opere in mostra,
appartenenti alle collezioni della Galleria d’Arte Moderna e provenienti da prestigiose raccolte private, mirano, in un rapporto dialogico, a restituire una più approfondita conoscenza del patrimonio artistico del primo Novecento sottolineando le caratteristiche linguistico espressive degli stessi artisti.
Tra le opere presenti citiamo quella di De Chirico che definisce la realtà quale allusione a narrazioni fantastiche con richiami a mondi mitologici o classici con “Combattimento di gladiatori” (1933-1934); quelle di Savinio dove sono presenti aspetti irrazionali, sospesi tra gusto surrealista ed atmosfere con cui tratta il mondo infantile, aspetti legati all’antichità e il conflitto fra razionale e irrazionale: Senza titolo (Foresta tropicale) 1945-1946 e Autunno(1934); quelle di Pirandello presente con Paesaggio romano (1935-1938), Scena campestre (1926), Il Sarto (1929); senza dimenticare Soffici con Campi e colline (1925), Paesaggio (1909) e Marzo burrascoso 1926-1927).
A Giorgio De Chirico
è stata dedicata un’interessante mostra ad Ischia nel 2010 presso il Complesso Museale di Villa Arbusto dove sono stati esposti 28 quadri e 5 sculture provenienti dalla Collezione Fondazione Giorgio e Isa de Chirico.
Silvana Lazzarino
Il Dispari 2017-07-10
Tina Bruno,
opinionista di questa pagina culturale, scrittrice poetessa romana, durante tutto il suo percorso letterario ha curato in modo particolare il mondo infantile, scrivendo, tra l’altro, “Favole Educative”. Un libro dedicato non soltanto ai bambini, ma anche agli adulti che si prendono cura dell’educazione formativa dei piccoli.
Tale libro, è importante ricordarlo, ha partecipato a numerosi concorsi di narrativa, ricevendo sempre ampi consensi fino a che, tra le varie recensioni e giudizi positivi, il volume è stato gratificato dalla Commissione del concorso internazionale “Scriviamo Insieme” come ”Il Migliore Libro Dì Letteratura Per L’infanzia”: senza dubbio una consacrazione a livello nazionale della qualità educativa e delle capacità letterarie di Tina Bruno.
Da “Racconti brevi”
Betty
Tra Antropologia e Cultura
Astolfo e Fidenzio erano due giovani amici.
Il primo figlio di proprietari terrieri, l’altro, del fattore della tenuta, avevano la stessa età.
Fidenzio, diplomato ragioniere, da sempre svolse mansioni di contabilità presso la masseria. Astolfo, il Marchese, dopo il diploma partì per l’America, dove conseguì la Laurea in “Scienze Naturali.”
Il giovane Marchese amava l’esplorazione di posti sconosciuti e selvaggi, la caccia, l’arte, la ricerca e le belle donne.
Spesso, in compagnia di altri ricercatori, partiva per l’Amazzonia: gli piaceva conoscere la gente del posto, sostare qualche giorno e fare ricerca sul campo.
Era il giorno 08/08/88 quando il Marchese partì insieme con altri ricercatori per conoscere la parte settentrionale dell’Amazzonia che appartiene al Brasile ed è bagnata dal Rio Delle Amazzoni.
Lungo il percorso esplorativo, il gruppo dei ricercatori sentì il bisogno di riposare un po’.
Fu proprio in quell’angolo di terra che costeggia il fiume scelto per piantare le tende, che il marchese incontrò la bella Betty.
La ragazza era in compagnia dei figli delle persone che si presero cura di lei dopo la morte dei suoi genitori in quel fiume.
Betty, questo era il suo nome,
cercava di rendersi utile dando lezioni di cultura moderna ai loro figli.
Non avendo libri, impartiva loro importanti insegnamenti attraverso l’esperienza diretta con gli oggetti, la manipolazione, l’osservazione, il gioco.
L’arrivo degli antropologi aumentò in Betty il desiderio di lasciare quel posto per incontrare gente nuova e divulgare la cultura e l’educazione iniziata dai suoi genitori.
Ottenuto il permesso di partire, il 28/08/88 arrivò alla tenuta insieme al Marchese.
Di origini svedesi era alta, bionda, occhi azzurri e portamento elegante, per cui la casa del Marchese, come spesso la gente ripeteva, era proprio quella giusta per un tipo come lei.
Accolta, su invito del Marchese, al castello dalle sue sorelle (due brave insegnanti) con lo scopo d’istruirla nel loro idioma, queste rifiutarono di accettarla come cognata.
Tale rifiuto non era giusto e il giovane Marchese non lo sopportava.
Pensò, quindi, di rivolgersi al suo fedele amico Fidenzio e di fare con lui un accordo dietro compenso, sia per zittire le chiacchiere del paese, sia per calmare la furia delle sorelle.
L’accordo era; “Far finta di partire lontano dalla tenuta e sposare Betty.”
La finzione andò avanti fino alla nascita del piccolo Louis, giorno in cui il Marchese decise di sfidare i membri della famiglia e di sposare la ragazza.
Era una notte di luna piena, del mese d’agosto, quando Betty, mise al mondo un bel maschietto e Fidenzio, presunto padre, appena ne ebbe notizia, sentì il dovere di comunicarlo ai vicini di casa.
Aprì la finestra e ad alta voce, dopo una bevuta di vino, annunciò la nascita.
– È nato, è nato
– Fidenzio deve essere impazzito, altrimenti non si spiega quest’euforia; non è figlio suo e lo sappiamo tutti, perciò per quale motivo urla? Lo sa che sono le due del mattino? Commenta con voce impetuosa rivolgendosi alla propria moglie Nardo il nasone, soprannominato così dai paesani a causa di una Malformazione al naso.
– Lascialo urlare, soddisfatto lui, felici tutti, a te cosa toglie? Rispose la moglie.
– Mi toglie il sonno! Santo cielo! Hai capito? Io alle 5 mi devo alzare per recarmi in campagna a dar da bere agli animali, e fino a quell’ora ho bisogno di dormire!
– Va bene, spegni la luce e cerchiamo di dormire, è ancora troppo presto! Esclamò Teresa, una donna sulla quarantina, madre di quattro figli, con un fisico logoro dalla fatica, dalle gravidanze e dal carattere turbolento del marito.
Paziente e rassegnata
a occupare in famiglia, sempre il secondo posto, non osò ribellarsi al volere del compagno.
– In paese era nota la bellezza di Betty, però non capisco come mai ha sposato Fidenzio.
– Scusa Nardo, ma dobbiamo per forza continuare a parlare di loro?
A fare i figli, sono tutti bravi, guarda noi.
Ne abbiamo messi al mondo quattro.
La cosa difficile è allevarli e educarli. Affermò Teresa, con un po’ d’invidia e gelosia.
– È vero ciò che dici. Buona notte!
Nardo non riusciva a prendere sonno, e ricominciò a spettegolare.
– Nardo io ho sonno, spegniamo la luce? Te lo chiedo per favore! Buona notte!
– Che notte ragazzi! Finì Nardo.
All’alba, come tutti i giorni si recò in campagna e lungo la strada, incontrò i suoi colleghi di lavoro e cominciò a spettegolare, fra loro c’èra anche compare Ciccio, suo amico speciale.
Ciccio, soprannominato dai colleghi di lavoro il ”Giornalista” per via di tutte le storie che inventava e raccontava, appena vide Nardo, gli domandò:
– Buongiorno compare hai saputo che la moglie di Fidenzio questa notte ha dato alla luce un maschio?
– Perché, secondo te, è figlio suo? Adesso ti ci metti anche tu? Quel poveraccio è solo la controfigura del Marchese, il fortunato con cui va a letto è il padrone. Affermò.
Lungo la strada incontrarono altri amici,
erano felici ed esaltati, avevano ricevuto dal Marchese l’invito di prendere parte alla festa in occasione del battesimo del bimbo.
– Si racconta in giro che verrà l’Arcivescovo a celebrare il Battesimo, quindi, ci sarà festa grande. Aggiunse Carmelo, un omino tarchiato, trent’anni d’età, ma che in realtà ne dimostrava almeno dieci di più, a causa della pelle bruciata dalla continua esposizione al sole, cui il lavoro dei campi lo sottoponeva.
Il piazzale dell’aia era pieno di tavoli imbanditi con ogni ben di Dio e Fidenzio era felice di servire le bevande e i dolci: sprizzava gioia da tutte le parti del corpo.
– È felice perché pensa che nessuna persona conosca il suo segreto, invece si sbaglia, la gente non parla, per non umiliarlo. Disse Ciccio.
– La gente oggi è felice perché sa d’avere privilegi speciali, grazie alla bontà del Marchese, che a differenza d’altri datori di lavoro, mostra d’essere veramente una persona perbene, sedendo e mangiando allo stesso tavolo dei braccianti! Esclamò compare Nardo.
Fidenzio, a un certo punto, abbandonò l’arte del vivandiere prese in braccio il bambino e annunciò al pubblico la sua nascita:
– Questo è mio figlio.
Seguì un forte applauso di buon augurio per il bambino da parte di tutti i presenti e di richiesta, per il Marchese
– Signor Marchese, dove ha trovato una donna così bella?
Al posto del Marchese rispose la gente:
– Si dice l’abbia trovata in orfanotrofio, nei paesi intorno al nostro.
Compare Ciccio, informato più di tutti, si girò verso il gruppetto di chiacchieroni e disse:
– Se proprio ci tenete a saperlo ve lo dico io.
– Compare Ciccio sbrigati a parlare muoio dalla curiosità. Affermò Nardo.
– Ricordi compare, quel viaggio in Amazzonia che il Marchese fece qualche anno fa?
– Quello che lo portò a lasciare la fidanzata che aveva in paese, la figlia del Conte, non posso andare oltre, tanto hai capito a chi mi riferisco?
– Ho capito sì, ecco perché andava sempre agli uffici comunali e al Tribunale, adesso si spiega tutto, grazie!
La festa durò fino a tardi
e verso mezzanotte alcuni invitati cominciarono ad abbandonare la tenuta.
Lungo la strada era tutto un dire, un commentare sulla festa.
Il giorno seguente come tutte le domeniche, i cittadini cattolici si recavano in chiesa per assistere alla S. Messa.
Gli uomini aspettavano in piazza le compagne, era usanza del paese entrare insieme in chiesa, nel frattempo, chiacchieravano del più e del meno, scambiavano pareri, consigli e apprezzamenti su quella o quell’altra persona.
Quel giorno il discorso, come tutti i giorni dall’arrivo della giovane donna, era centrato sul Marchese e la sua amante.
Alle 10, l’auto del Marchese, guidata da uno dei suoi braccianti, arrivò in piazza e fu parcheggiata al solito posto: un angolo appartato della piazza, che nessuno osava occupare perché riservato ad Astolfo.
Dall’auto scese per primo il Marchese,
poi le due sorelle e per ultimo la bellissima Betty.
Gli uomini presenti in piazza, salutati amichevolmente dal Marchese, risposero con riverenza e riconoscenza, non solo per la sua amicizia, ma anche perché ancora una volta, potevano ammirare la bellissima Betty.
In chiesa il Parroco invitò tutti i fedeli alla preghiera, al perdono, al ringraziamento e al riconoscimento delle buone opere del Marchese, sempre generoso con tutti.
Fra i fedeli il mormorio era continuo, tanto che al momento dell’Omelia, il prete pregò i presenti di fare silenzio e di ascoltare l’annuncio che stava per fare:
– Ieri ho saputo una bella notizia e voglio comunicarla a tutti voi: fra qualche mese il Signor Marchese sposerà la bellissima Signora Betty, siete invitati tutti alla sua tenuta per festeggiare insieme il loro matrimonio.
A quell’annuncio molti dei presenti meravigliati si domandarono: “Come può sposare Betty se lei è già sposata con Fidenzio?”
Le donne invidiose della fortuna capitata alla futura sposa, cominciarono a trovarle tanti difetti:
– La spilla che porta è proprio brutta!
– Io al suo posto a quel vestito avrei abbinato le scarpe blu.
– Sai che cosa ti dico? Quell’abito non mi piace.
Alla fine della S. Messa
il Marchese pregò i paesani di attendere qualche minuto in piazza perché doveva spiegare come stavano veramente le cose:
– Ho il dovere di chiarire il motivo che mi abilita a sposare Betty o Betta, come voi tutti la chiamate:
1) perché il suo matrimonio con Fidenzio è stato solo una recita;
2) perché il bambino è figlio mio e di Betty;
3) perché le mie sorelle dopo tanti chiarimenti hanno accettato che Betty diventi mia moglie.
Vi aspettiamo in tanti.
Il Marchese, a quel punto, salutò tutti e ripartì.
La gente si guardò intorno smarrita e tacque, non una parola di disapprovazione, non una a favore fu pronunciata.
Da quel giorno il pettegolezzo che durava da qualche tempo cessò.
Tina Bruno
Il Dispari 2017-07-03
Editoriale
Natalia Benedetti e Guido Arbonelli “Duo Namaste”
La parola Namaste è originaria di una zona compresa tra l’India e il Nepal ma è utilizzata anche in molte regioni dell’Asia e nell’Australia meridionale.
Essa, pur essendo letteralmente traducibile con “mi inchino a te” in quanto deriva dal sanscrito “namas” (inchinarsi, salutare con reverenza) e “te” (a te), viene comunemente associata ad una valenza spirituale, per cui può forse essere interpretata in modo più completo come un saluto alle qualità divine che sono in te. Unita al gesto di congiungere le mani e chinare il capo, acquisisce l’ulteriore significato di “le qualità divine che sono in me si inchinano alle qualità divine che sono in te”.
Ciò può definirne quindi il significato ultimo come un saluto tramite il quale si riconosce la sacralità sia di chi porge il benvenuto sia di chi lo riceve.
Natalia Benedetti e Guido Arbonelli
hanno scelto questo nome per il loro duo di clarinetti e canto, quale augurio di grande simbiosi che vogliono stabilire con i loro ascoltatori.
Ad Ischia ne abbiamo avuto un esempio recente durante la loro esibizione del Natale 2016 durante la quale hanno suonato anche il bellissimo inno “Girotondo di emozioni”, scritto da Guido e cantato da Natalia, dedicato a Ischia con il quale hanno vinto il premio internazionale “Otto milioni” edizione 2016.
Natalia
è anche professore di strumento e direttrice dell’Orchestra della scuola media Cocchi-Aosta e Liceo Jacopone di Todi, mentre Guido, oggi docente al Conservatorio “Cherubini” di Firenze, ha fatto parte di numerose orchestre internazionali quali la NIS simphony orchestra (Serbia), Orchestra Sinfonica di Perugia e dell’Umbria, Arturo Toscanini orchestra, Queen’s College orchestra-Usa, Orchestra Sinfonica di Constanta-Romania, nonché delle orchestre della Rai di Torino e Napoli, ed ha tenuto il corso per Professori d’orchestra presso il Teatro lirico Sperimentale di Spoleto nell’anno 2007.
Guido Arbonelli e Natalia Benedetti
hanno svolto attività concertistica a Ischia fin dagli anni ’80, invitati spesso dal compianto M° Vincenzo Sena.
Inoltre, i due musicisti hanno svolto spesso attività di docenza in masterclasses nei vari comuni dell’isola d’Ischia.
Di conseguenza, l’Isola, con il suo sole e calore, mare e amore è da sempre rimasto nel cuore del Duo tanto quando, in internet, trovano la notizia del premio letterario Made in Ischia “Otto milioni” organizzato dall’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” ne rimangono attratti fino al punto di scrivere la canzone “Girotondo di Emozioni”che ora va n giro per il mondo con i loro concerti.
Bruno Mancini
IL DOPPIO E LA COPIA CON CARAVAGGIO NEL PATRIMONIO DEL F. E .C.
Avvolgente e provocatoria, intensa e eloquente nel realismo con cui cattura fatti, atmosfere sacre e profane, e in quei contrasti unici di luci ed ombre che restituiscono allo spazio e alle figure un profondo realismo, l’opera del Caravaggio figura tra le più importanti nello scenario dell’arte del Seicento, apre ad un nuovo modo di percepire e sentire la vita nel suo scorrere con drammi e passioni, misteri e verità.
A parlare sono i suoi personaggi sia legati alla mitologia, sia al sacro o al profano, senza dimenticare le splendide nature morte dove il taglio di luce esalta ogni dettaglio accarezzando un nuovo modo di restituire spazi ordinari che diventano straordinari.
Caravaggio, tanto studiato da storici dell’arte e critici, tra cui Rossella Vodret, maggiore esperta al mondo di questo straordinario artista, è al centro della mostra in corso fino al 16 Luglio presso gli spazi di Palazzo Barberini a Roma.
Giulia Silvia Ghia,
in occasione dei trent’anni del F.E.C. (Fondo edifici di culto) presenta “Il Doppio e la Copia” quattro dipinti, o meglio due coppie di dipinti messi a confronto, due di certa mano caravaggesca e gli altri copie antiche che ritraggono rispettivamente San Francesco in meditazione del 1606 e La Flagellazione di Cristo del 1607.
Due tematiche di forte impatto emotivo e visivo, legate al sacro che Caravaggio restituisce con quegli squarci di luci che si aprono attraverso zone scure a rappresentare da una parte la meditazione sulla morte e dall’altra l’accettazione della flagellazione
I dipinti con San Francesco
in meditazione –l’uno proveniente dalla chiesa di San Pietro a Carpineto Romano e in deposito alle Gallerie Nazionali di Arte Antica e l’altro proveniente dalla chiesa romana di Santa Maria della Concezione (nota come Chiesa dei Cappuccini)– sono stati per anni al centro di una complessa vicenda attributiva conclusasi, dopo operazioni di restauro e ricerche tecniche eseguite – contestuali e parallele – su entrambi i dipinti, con l’attribuzione dell’originale alla tela proveniente dalla chiesa di San Pietro a Carpineto, oggi in deposito presso Palazzo Barberini.
La copia della pala del Caravaggio con la Flagellazione di Cristo, proveniente dal Museo di Capodimonte di Napoli che fu commissionata al Merisi dalla famiglia De Franchis, e collocata nella loro cappella nella chiesa di San Domenico, è stata attribuita al noto copista di Caravaggio, Andrea Vaccaro collocata oggi nella cappella del Rosario di San Domenico.
Nel dipinto di San Francesco
in meditazione (1606)in cui il frate è raffigurato con in mano un teschio e davanti un tronco su cui poggia una croce, la novità iconografica è proprio il teschio qui ad indicare la precarietà della vita di fronte all’ineluttabilità della morte, anticipando il motivo delle vanitas nature morte in cui accanto a fiori, frutta, o strumenti musicali e libri appare anche un teschio.
Nella Flagellazione, il Cristo, legato alla colonna dai tre aguzzini, si prepara a sopportare il dolore senza mostrare gesti strazianti ed è reso nella sua vulnerabilità come qualsiasi essere umano.
Un’opera del Caravaggio “I musici” del 1595 è esposta fino al 16 luglio a Napoli presso Palazzo Zevallosa Stigliano in via Toledo e in essa sono rappresentati quattro giovani suonatori in concerto, una sorta di allegoria di Amore e Musica.
Silvana Lazzarino
Grande successo per la mostra di Milena Petrarca vincitrice del premio “Otto milioni” 2017
Grande successo per la mostra di Milena Petrarca a Pozzuoli, sua terra natia, dedicata ad Artemisia Gentileshi.
Infatti, inaugurata il 15 Giugno ne era prevista la durata fino al 30, ma il notevole interesse suscitato nel pubblico e nella critica ne hanno consigliata la proroga per un altro mese!
Così sarà possibile visitarla tutti i giorni dalle ore 9 alle ore 23 nella sede del Bistrò-Galleria-Apotecha—Art Port in via Solfatare 131/133.
Organizzata dal Dott. Nicola Fasano art tutor scopritore di Milena quando lei aveva solo 15 anni, tra i dipinti più significativi spicca “Il volto di Artemisia – omaggio di Milena”.
Affiancate a Milena Petrarca espongono anche le pittrici Rosalia Tortorelli e Veronica Longo.
Pietrantonio Di Lucia, noto critico d’arte, ha scritto:
“All’orizzonte uno sfumato tra leonardesco e seicentesco.” e poi “Oggi la pittrice Milena Petrarca dipinge nello sfondo un paesaggio fantasioso e un tantino partenopeo a marcare la sua origine in quel di Napoli, città del canto, della musica e dell’Arte. Quel paesaggio è dato relativo e mai realistico oggettivo; è presente e passato; è oggi e storico periodo che vide le peripezie e i capolavori della bella Artemisia… ma è pure il paesaggio evanescente, prospettiva aerea di Leonardo. Quanta storia puoi leggere in quel dipinto di paesaggio!”
Silvana Lazzarino ha scritto di lei:
“Scultrice e poetessa di grande sensibilità, stilista e ritrattista che dona emozioni oltre il tempo legate all’uomo e alla sua vita tra gioie e malinconie, passioni e speranze, le opere di Milena Petrarca, presenti nei musei italiani e americani ed in prestigiose collezioni americane, francesi, inglesi e cinesi, incantano gli occhi e la mente per quel loro essere sospese tra realtà e sogno, mistero e poesia, avvolte da una luce che traspare da colori ora caldi e accesi, ora freddi e opachi.”
Nata a Pozzuoli nel 1950, vive e lavora a Latina trasferendosi periodicamente anche a New York.
Ha studiato all’istituto d’Arte Filippo Palizzi di Napoli, dove ha conseguito il titolo di maestra d’Arte.
Allieva del grande Scultore Lelio Gelli, è stata docente di discipline pittoriche presso il liceo Artistico di Latina.
Sue composizioni poetiche e sue opere pittoriche faranno parte della nuova Antologia dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” dal titolo “Penne Note Matite”, di prossima pubblicazione, a cura di Bruno Mancini e di Roberta Panizza e con la collaborazione di Silvana Lazzarino, edita da “Il Sextante” di Maria Pia Ciaghi.
Grande successo per Milena Petrarca. Le due Muse
Il Dispari 2017-06-26
Editoriale
Rita Cuccaro, che alcuni di voi certamente ricorderanno come mirabile interprete di canzoni classiche italiane durante eventi proposti nella Biblioteca comunale Antoniana diretta da Lucia Annicelli, nell’Hotel Parco Verde della famiglia Buono diretto da Guerino Cigliano e nel ristorante Coquille dell’On. Salvatore Lauro, Rita Cuccaro, dicevo, ha, proprio ultimamente, pubblicato il magnifico CD “Credere all’amore” in cui spicca la canzone “L’amore c’è” scritta dal cantautore italo australiano, Peter Ciani, particolarmente noto e amato qui a Ischia per aver dedicato diverse sue canzoni alla nostra Isola (Ischia Marrana, Ischia Ischia, e l’inno Mare mare dedicato al Comm. Agostino Lauro in occasione del premio di poesia “Otto milioni” sono solo alcuni titoli delle sue canzoni dedicate a Ischia).
Contattata telefonicamente dalla nostra Redazione, Rita Cuccaro ci ha stupiti ed entusiasmati con la bella idea di comunicarci, in anteprima, che ha già iniziato le registrazioni dei brani che faranno parte del suo prossimo album dal titolo provvisorio “I sogni si vivono a Ischia”.
Album in cui ha intenzione di inserire alcune delle canzono scritte dal cantautore siciliano , ed in particolare “Coquille” vincitrice del premio musicale “Otto milioni” (presentata in anteprima all’EXPO e al Bookcity di Milano nell’Autunno 2015), e “Nelle bugie dei sogni” anch’essa vincitrice di un’edizione del premio “Otto milioni”.
A questo punto è facile prevedere che Rita Cuccaro sarà invitata a presentare i suoi “lavori” discografici nel Museo Etnografico del mare e che li illustrerà nel modo che le resta più congeniale: Cantando!
Auguri Rita, Ischia ti aspetta!
Silvana Lazzarino al “Giardino segreto dell’anima” in Campinola di Tramonti
C’è un luogo su questa Terra, e in particolare lungo la Costiera Amalfitana, dove i pensieri diventano parole e i ricordi riaffiorano inattesi a scandagliare sensazioni che il tempo non cancella. è il “Giardino Segreto dell’anima”, sito a Campinola di Tramonti, custodito come uno scrigno dai coniugi Enza Telese e Antonio De Marco che amorevolmente da oltre quindici anni si dedicano alla manutenzione di questo scenario di piante e fiori, dove i colori e i profumi sono i protagonisti di un concerto unico fatto di sfumature visive ed emotive in cui ritrovare qualcosa di se stessi, del proprio vissuto tra nostalgie e attese, gioie e speranze.
Un giardino botanico sperimentale, dove tra i tanti tipi di fiori si resta incantati dalle 200 piante di rose e dalle molteplici variazioni cromatiche dei glicini.
Ed è proprio all’interno di questo spazio, dall’atmosfera quasi da sogno lontana dalla routine quotidiana, adatto a recuperare il bello e il vero nascosto nelle parole e negli sguardi delle persone -spesso difficile da carpire in contesti lontani dalla natura dove i ritmi della vita scorrono troppo veloci-, che lo scorso 16 giugno 2017 si è svolto l’appuntamento con la poesia e la letteratura all’interno dell’XI edizione di incostieraamalfitana.it Festa del Libro in Mediterraneo, patrocinata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e della Commissione Europea.
Un appuntamento nato in virtù del gemellaggio tra incostieraamalfitana.it di cui è direttore artistico Alfonso Bottone e il “Photofestival Attraverso le Pieghe del Tempo” di cui è direttore artistico Lisa Bernardini che insieme, da circa due anni, portano avanti un percorso dove la cultura diventa occasione per riscoprire le bellezze del territorio nazionale.
La serata, accanto all’assegnazione del premi per il terzo Concorso Nazionale di Poesia “Il Giardino segreto dell’anima” alla presenza della presidente di giuria Sonia Giovannetti, ha visto “Incontri d’autore” con la poetessa Silvana Lazzarino e gli scrittori Simonetta Bumbi e Ugo De Angelis intervistati da Alfonso Bottone.
Antonino Giordano, Gerardo Pagano e Maria Antonietta Rotter, classificati rispettivamente al primo al secondo e al terzo posto, dopo essere stati invitati da Alfonso Bottone a parlare delle proprie emozioni legate alle loro opere hanno ricevuto il premio da Antonio De Marco ed Enza Telese.
L’attrice Vania De Angelis ha letto le opere premiate regalando forti emozioni con un’interpretazione che ha commosso il pubblico presente.
La scrittrice Simonetta Bumbi con il suo “Iostoconletartarughe” (Emigli) ha fatto emergere la durezza della vita che spesso porta dolore e sofferenza.
La “nostra” Silvana Lazzarino, Socia dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” e valentissima opinionista della Redazione culturale di questo quotidiano “Il Dispari” diretto da Gaetano Di Meglio, ha presentato la sua raccolta poetica “Oltre le immagini tra visione ed emozione” (Pagine) in cui dipinge le emozioni della vita.
Non solo della sua, ma la vita in chiave universale toccando ricordi passati e presenti attraverso i luoghi più nascosti e intimi che la natura regala nei suoi volti ora solari, ora abitati dalla notte.
Ha chiuso l’interessante serata l’architetto e scrittore Ugo De Angelis con il libro “In quella foto c’è Maria” (Nane) con il quale ha restituito una visione storica e sociale ai personaggi e ai fatti, accaduti nel mese di Luglio del 1902 alle Ferriere di Conca, che portarono al martirio della piccola Maria Goretti..
La filosofia e il filosofo
La filosofia è ricerca della verità?
Esiste o non esiste una verità assoluta?
La verità va ricercata, sempre.
Il nostro cervello lavora e non si appiattisce mai, è sempre alla ricerca di realtà da scoprire, è motore sempre in funzione, che viaggia dalla nascita ed è in continuo movimento fino all’esaurirsi della sua energia.
Il pensiero che produce subisce continue evoluzioni ed elabora sempre qualcosa di diverso, spesso tenta di volare, per andare oltre l’assoluto, ma poi deve fermarsi e rientrare.
Se è vero che la filosofia è ricerca continua, allora la troviamo nella vita semplice di tutti i giorni.
La filosofia è pensiero, mobile e nobile,nche si modifica costantemente col passare degli anni. Filosofare è ricercare.
Questo è normale anche in un bambino, che non conosce ancora il mondo, il significato delle stelle, della luna, del sole e dell’universo che lo circonda e non è interessato ancora alla ricerca più profonda, ma è sempre impegnato a scoprire il nuovo ed ha voglia di apprendere, di sapere e di migliorare.
Questa è filosofia.
Ma allora il bambino è il vero filosofo?
Dunque, se noi riusciamo a conservare quel bambino dentro di noi, possiamo sperare di filosofare tutta la vita?
Dobbiamo augurarci che l’uomo dia più spazio al bambino che ha dentro, per sperare di vedere un mondo migliore.
Tutti i padri della filosofia, da Talete a Platone, ad Aristotele, a Socrate, a Pitagora e fino ai pensatori odierni, hanno espresso il loro pensiero, ma nessuno ha scoperto quello che cercava.
Una verità è certa e sicura: “Ognuno di noi, preso isolatamente, non vale nulla”, è ciò che sostiene il filosofo Aldo Masullo ed è, a mio avviso, una grande verità, è frutto della saggezza di un grande studioso.
La filosofia, dunque, è per l’uomo, fin dalla nascita, ricerca del vero, del nuovo,del suo simile, del suo spirito, della sua anima, della sua natura e dell’impossibile.
Ma allora, senza fare confusione con la fede, anche la religione è filosofia o potremmo definirla tale?
Dagli inizi della storia dell’umanità a tutt’oggi la scienza ha raggiunto moltissimi traguardi, ma l’uomo non ha scoperto la verità che cercava.
Spesso individuiamo nelle persone sagge, nel linguaggio, nel modo di fare, di pensare, di vivere, nel modo di sdrammatizzare, un filosofare perpetuo.
È uno stile di vita semplice, è un modo di vedere le cose, un po’ alla buona, non esasperato.
Si accentuano il comportamento e il linguaggio filosofico più avanti negli anni, con la maturità, con l’esperienza della vita, con l’andare verso gli altri, con la conoscenza e se si ha un poco di cultura in più, questo aiuta maggiormente nel relazionarsi al prossimo, aiuta a vivere e può essere di aiuto anche a chi ci sta vicino.
Il percorso della vita di ognuno di noi può essere breve o può essere lungo, io so quanto tempo ho vissuto, ma non quanto tempo vivrò ancora, questo non lo sa nessuno di noi, è il mistero della vita, ma so che l’impegno della ricerca è stato forte e che alla fine non ha prodotto i risultati sperati. L’uomo si è accorto sicuramente di avere scoperto solo un mondo bellissimo, che non ha saputo godere, apprezzare e proteggere.
Napoli, Marzo 2017
Adolfo Giuliani
Pietro Lapiana
Tra pensieri e sentimenti vagando
Poeta sensibile alle tematiche giovanili in quanto ha svolto l’attività di insegnante per 25 anni nelle Scuole Elementari Statali e per oltre dieci anni è stato docente di Italiano e Storia negli Istituti Tecnici e Professionali, Pietro Lapiana ha collaborato, come corrispondente, con vari giornali e riviste, tra cui “Cronache Italiane”.
Ha conseguito notevoli premi letterari.
Concordo con il poeta che gli affetti familiari costituiscono il fulcro dell’esistenza.
La sofferenza per la morte della madre non è stato mitigata con la sua poesia, nonostante che sia passato mezzo secolo dal tragico giorno e la scomparsa del padre è stata dolore incolmabile e le sue emozioni nefaste si trovano nei suoi versi.
Toccante la sua poesia:
Mio padre
Era parco di lodi e carezze
ma immenso il suo amore,
abbondava di tenerezze
celate nei recessi del cuore…
Non faceva mai mancare niente,
sopportava sacrifici e privazioni,
all’occasione si mostrava indulgente
pur di assecondare le loro aspirazioni…
Onusto di malanni più che d’età diede l’addio,
l’ultimo brindisi con i suoi cari a Capodanno,
poi una sincope nefasta lo involse nell’oblio,
solo e in silenzio, forse capì che la vita è inganno.
Era mio padre.
La sua anima poetica la troviamo in questi versi
… E scrivo
Meditabondo,
illuminato
da lampi di luce,
raccolgo parole
dal profondo
del cuore,
e scrivo.
Presidente della sede operativa di Sermoneta con competenza su tutta la Provincia di Latina per conto dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”, nonché Presidente delegato Regione Lazio per conto dell’Accademia Internazionale “Arte e Cultura di Michelangelo Angrisani”.
l Dispari 2017-06-19
Il Dispari 2017-06-19
Editoriale
Ilde Consales, mi ha scritto:
“Carissimo Bruno, ti ringrazio infinitamente!!
Sono onoratissima di essere anche io sui vostri siti!!!!..”,
po ha scritto ai suoi amici:
“…con mia grande sorpresa e con tanta gratitudine verso lo scrittore Bruno Mancini, che ha voluto dedicare sui siti di Ischia emmegiischia.com e ildispari24.it/it/, uno spazio alla mia persona, e al M° Santina Amici, che ci ha messi in contatto.
Assieme daremo vita a stimolanti attività culturali, in cui le musiche del M° Roberto Prandin e i versi di Bruno Mancini e dei poeti che seguono i progetti artistici Made in Ischia promossi dall’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”saranno i protagonisti.
Il pensiero vola anche ai miei cari e agli amici con cui condivido tanti bei ricordi dell’Isola Verde: Erika Russo, Ezio Russo, Marcella Franchini, Raffaele Giusto, Ivana Pomicino, Manuela Pomicino.”,
e di nuovo ha scritto a me:
“Che straordinaria sinergia di talenti! Sono felice ed emozionata di entrare nella vostra grande famiglia! Grazie infinite, caro Bruno Mancini!”
Ma chi è Ilde Consales?
Ilde Consales è
Professore universitario di ruolo (II Fascia) di Linguistica italiana presso Roma Tre University.
Ricercatore di ruolo e Docente universitario presso Università Roma Tre.
Precedentemente Docente di Linguistica italiana e di Didattica della lingua italiana presso l’Università degli Studi di Macerata.
Ricercatore a progetto presso Università per Stranieri di Siena.
Precedentemente Ricercatore al CNR di Firenze presso Accademia della Crusca.
Dottorato di Ricerca (PhD) presso Università degli Studi Roma Tre.
Relatrice al 2° Convegno Internazionale di Linguistica e Glottologia Italiana (CILGI 2) presso la Uniwersytet Wrocławski (sede di Economia, Diritto e Scienze dell’Amministrazione), patrocinato dall’Accademia della Crusca e dalla Società degli Italianisti Polacchi ove ha parlato di. “Le voci degli affetti e dei moti dell’animo. Le interiezioni nella grammaticografia italiana”.
Relatrice in qualità di Visiting Professor presso la Slezská Univerzita v Opavě (Rep. Ceca).
Ma Ilde Consales è anche
Soprano e cantante del Duo Tamiri con al pianoforte: M° Santina Amici) e negli ultimi mesi ha effettuato concerti presso l’Orto Botanico di Roma per l’AER (Associazione Ecologica Romana), voci recitanti Lucilla Di Pasquale, Isabella Colucci, musiche di Tiersen, Fauré, Bellini, Händel, Martini, Pergolesi, poesie di Tognolini, Lorca, Dell’Era, Schwarz, Klimer – 11 Maggio 2017; nella Chiesa di S. Maria dei Miracoli (meglio nota come una delle due “Chiese gemelle” di Piazza del Popolo, ed è quella di destra provenendo da Piazzale Flaminio) con Valentina Licastro (flauto), Carla Martirano (flauto), Santina Amici (organo), per i musicisti Cambristi di Roma con musiche di Bach, Händel, Vivaldi, Gluck, Massenet, Schubert, Marcello, Chaminade, Tulou, Gomez – 11 Giugno, 2017; nella Chiesa di S. Michele Arcangelo, Romari con M° Santina Amici all’organo (18 marzo 2017.
Presentiamo Ilda Consales,
e le diamo un caloroso benvenuto da parte di tutta la Redazione, perché con lei, finalmente, si chiude il cerchio che ci porterà alla realizzazione di video di alto spessore culturale, nei quali uniremo poesia, canto, musica, arti visive, recitazione. spot commerciali e immagini della nostra splendida isola d’Ischia.
Qui di seguito ho piacere di fare qualche nome di Artisti che sono in lista per entrare in questi progetti che avranno, certamente, il supporto della pagina culturale del quotidiano Il Dispari Redazione culturale diretto da Gaetano N Di Meglio, della splendida rivista trimestrale Eudonna di Mariapia Ciaghi, di tutti i siti (e ne sono veramente molti!) che seguono con interesse le nostre iniziative), insieme alla diffusione televisiva del programma Mancineide.
Faranno parte del progetto, oltre ovviamente a Ilde Consales e Santina Amici: Roberta Panizza poetessa e Direttrice Artistica di DILA, Liga Sara Lapinska poetessa pittrice nonché Ambasciatrice DILA in Lettonia, Angela Maria Tiberi presidente della sede operativa DILA per la provincia di Latina, Silvana Lazzarino poetessa e opinionista specializzata in critica artistica, Neri Maria Luisa direttrice musicale DILA nonché presidente dell’Ass. Arte del Suonare, Guido Arbonelli prof. Conservatorio Firenze, Roberto Prandin compositore, Antonio Mencarinii mitica VOX, Patrizia Canola pittrice che attualmente espone al Museo Etnografico del Mare di Ischia, Milena Petrarca vincitrice del premio di Arti grafiche “Otto milioni” edizione 2016, e TUTTI i poeti, TUTTI gli artisti di arti grafiche e
TUTTI i musicisti che hanno già fatto parte di una nostra antologia (se ce lo chiederanno), e poi anche la mia amica del cuore Katia Massaro presidente onorario di Oceanomaredelphis fotografa per hobby così come Roberto Federico.
Certamente dimentico molti amici, ma loro sapranno perdonarmi:-)
Bruno Mancini
Ajub Ibragimov
:dipinti melodici come le correnti delle acque e le vibrazioni delle stelle.
Ajub Ibragimov è un pittore con un suo stile inconfondibile, perché ha suo mondo unico e nelle sue composizioni talvolta meditative, talvolta espressive, tutte piene di musica, usa sia colori splendenti, sia rilassanti.
Ajub è un pittore ceceno, nato il 18.07.1969.
Ha cominciato a disegnare e poi a dipingere, ispirato da artisti a lui vicini, quando aveva otto o nove anni.
Da bambino era stimato per come riusciva a sviluppare la sua arte, dipingendo la sua ispirazione, interna ed esterna, con colori e zigzag filigranati.
Ispirato, come dice lui stesso, specialmente dalla natura, dal silenzio come l’inizio di tutte le musiche, sia quelle espresse con i colori, sia quelle proprie delle note.
Il suo maestro Adam Ilyassov, molto orgoglioso di Ajub.Adam, è sicuro, proprio come Ajub, che l’arte e la bellezza uniscono il mondo, i popoli, le fratture, superando i confini violenti di fraintendimenti e crudeltà.
A Grozny, Ajub
ha partecipato alla prima mostra nella sua vita, con le sue opere pittoriche in stile ebru: uno stile conosciuto dai tempi degli antichi persiani che era molto apprezzato in Cecenia dove veniva sviluppato da tradizionalisti artisti turchi.
Il significativo modo della pittura ebru è la danza dei colori, la musica dell’Universo, la dominanza dell’ elemento acqua, il movimento perpetuo in diversi ritmi, in diversi frequenze.
La tecnica per creare queste opere inizia con il preparare la propria anima aprendola per l’amore contemplativo, e poi prosegue usando colori che non risplendono nell’acqua e non corrono tutti insieme.
Ajub, di solito,
usa l’acrilico e l’olio aggiungendovi colle speciali per far fluire colori luminosi sulla carta marmorizzata, inumidita d’acqua come è il fondamento e l’inizio di tutte le vite.
Nel 2002 Ajub si è trasferito in Germania, pare per sempre.
Adesso abita a Norimberga e lavora in una grande industria per guadagnare i soldi necessari a continuare nella sua arte.
Quasi tutto il suo tempo libero lo dedica alla sua arte.
Non ha il conto del numero delle sue opere, sono tantissime.
Ama donarle aspettandosi, timidamente ma senza chiedere, di ricevere in cambio almeno i costosi materiali necessari alla realizzazione delle sue opere.
Dice che il suo stile di pittura è il futurismo astratto, ma nei suoi quadri crea tante forme, anche immagini e simboli concreti.
Non ha preso dal futurismo la sua aggressività, ma il dinamismo sì.
Come tanti emigranti internazionali che non accettano i confini dell’arte e non vogliono accettarli tra i popoli e tra i paesi, Ajub è anche un dadaista, negando la violenza, ma non diventando nichilista.
É, certo, un’esteta:
i suoi quadri sono anche decorativi.
É anche un surrealista, come quasi ogni dadaista.
Sto guardando ancora e ancora i quadri di Ajub.
Astrazioni filigranate, tutte nello stesso tono.
La voce di Ajub, quando ho parlato con lui, aveva intonazioni melodiche, proprio come i suoi quadri.
Ajub è uno stupendo artista disegnatore.
Dipinge strumenti musicali e tele
Vuole diventare un artista disegnatore professionista, ma non ha i soldi per gli studi.
Ajub lavora rapidamente, ha tanta forza creativa, come l’abbiamo, talvolta, noi timidi, noi limpidi, noi che conosciamo tanti segreti dei miti e della bontà.
Durante la mia lunga permanenza a Ischia in occasione della cerimonia di premiazione del premio “Otto milioni” dedicato al Comm. Agostino Lauro e sponsorizzato dall’Istituto Agostino Lauro del quale è Presidente l’On. Salvator Lauro, ho avuto modo di capire che a Ischia sono in molti a poter prendere in considerazione l’idea di promuovere l’arte di Ajub, così armonica e quasi terapeutica.
Così necessaria per tutti.
Tutti.
Liga Sarah Lapinska
Ricordandovi che il 20/03e l’8/05 abbiamo pubblicato 2 serie di 3 poesie finaliste del premio “Otto milioni”, oggi ne pubblichiamo altre 3.
Tutti i componimenti scritti da Autori stranieri sono stati tradotti in italiano da Liga Sarah Lapinska (che ringraziamo per il grande lavoro svolto) la quale, Socia Fondatrice DILA, oltre ad essere un’eccellente pittrice, poetessa e fotografa è anche traduttrice della lingua lettone in italiano, in inglese e in russo.
Franco Maccioni
Cod. 07
Franco Maccioni
Nello spiraglio di luce
L’incredula notte
nascondeva avanzi consumati.
Dietro lo spiraglio aperto
la luna filtrava argentei raggi
tra gli alberi sommersi dal sonno.
Avevo i tuoi occhi di pianto
uniche stelle generose
che dall’immenso cielo
potevo tuffarmi con gioia.
Dall’immensità del nostro amore
nell’incredula notte trascorsa,
l’orizzonte scopriva il nuovo giorno.
Le nostre mani si tenevano strette
e i tuoi occhi risplendevano ancora.
La luce del giorno abbagliava
tracciando nei nostri volti
una tremenda forza di vivere.
Antonio Fiore
Cod. 08
Antonio Fiore
A mia madre
Non si potrà sottrarre
una sola briciola di tempo
per prorogare di quanto le stelle
hanno già scritto
nella nitida luce che arde,
ma che puntualmente si spegnerà,
a prescindere dal vento,
quando la notte scenderà
per addormentare le membra.
Colmo di speranza
l’anima si dilungherà
verso l’infinito sogno,
e su questa terra
che gela la polvere dei tuoi sandali,
nel freddo silenzio
mi ritrovo a respirare i mille ricordi
da riesumare per chi ha tanto amato
e resterà ad amarti.
Angela Tiberi
Cod. 09
Angela Maria Tiberi
Cancellarmi
Cancellarmi dal tuo cuore vorresti,
ma in fondo alla tua anima
ci sono i ricordi di quei meravigliosi
momenti vissuti insieme
nel rito di quell’amore immenso che ci ha unito
fino all’estremità del cielo.
I sussurri sono dentro di noi
come lo scroscio di una cascata fresca
che accarezza ancora la nostra pelle di ricordi
indimenticabili siamo noi uniti nelle nostre anime,
anche se il silenzio ci vuole chiudere nell’oblio.
C’è una luce in noi… esiste il nostro amore
che tu vorresti cancellare come avrei voluto io.
No, non si può il nostro calore lo conosce anche il cielo.
Tu rimani in me come io in te,
e tu lo sai anche se smetti di sentirmi,
ormai vivi in me come io in te.