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Il Dispari 2016-05-09
Editoriale
L’editoriale di questa settimana, più di quanto non sia successo finora, vorrebbe disporre di numerose pagine per fomentare la vostra attenzione verso processi culturali quasi tutti disattesi, ingiustamente, dai “padroni del vapore”.
Con ciò volendo intendere gli organi d’informazione che sono pedisseque emanazioni di lobby editoriali.
1) Si è chiusa al Museo di Villa Arbusto, con successo di critica più che di pubblico, la mostra “C’era una volta…” promossa dal Centro per la Letteratura Estone per Bambini di Tallinn, dall’Associazione Italia Estonia di cui è Presidente Ülle Toode, dal Centro Studi sull’Estonia e il Baltico con il supporto di ELKK e la partecipazione dell’Ambasciata di Estonia e il patrocinio del Ministero della Cultura della Repubblica di Estonia.
2) Nicola Pantalone, Nik per tutti, ha stampato un pamphlet sulla sua storia artistica “Dalla sedia alla poltrona” in cui scrive, poco poco, dei suoi incontri con una certa Mina, con un certo Pippo Baudo e con altri personaggi super famosi del calibro di Bert Grund o di Mario Merola e, tanto per non lasciarsi andare alle nostalgie dei ricordi ha anche composto una nuova canzone “Il brivido più lungo”, vibrante di un’impercettibile ma decisa sensualità.
3) Jo Scaglione ha gratificato l’antologia “Otto milioni 2016” rilasciando licenza di pubblicazione per tre sue poesie edite nella raccolta ”A ritroso nel tempo“.
4) La cantante Rita Cuccaro ha deciso di presentare ad Ischia il suo nuovo CD, contenete canzoni scritte per lei da musicisti di tutta Italia, subito dopo l’inaugurazione della nuova scuola di canto e di musica che avvierà con la nostra ambasciatrice Paola Occhi che ne fungerà anche da Direttrice Artistica.
5) La scrittrice Tina Bruno, ha deciso di volere iniziare a collaborare con la redazione di questa testata.
6) Il critico d’arte Enzo Ruju è in contatto con Pasquale “Dragon” Di Costanzo per organizzare qualcosa di speciale in ambito artistico nell’isola d’Ischia.
7) Gli organi amministrativi dell’Associazione nazionale AICS hanno messo all’ordine del giorno della loro prossima convocazione assembleare il patrocinio ad un nostro progetto culturale.
8) Dall’ufficio preposto alla definizione del palinsesto del prossimo Bookcity ci è stata garantita la disponibilità di una loro sede per lo svolgimento di un nostro evento culturale attinente la quinta edizione del premio internazionale di poesia “Otto milioni”.
9) Ad EXPO in città abbiamo inoltrato domanda di partecipazione che, realisticamente, riteniamo verrà approvata così come è accaduto per l’omologa dello scorso anno.
10) La CCIAA di Milano ci ha invitati a presentare progetti sponsorizzabili da inserire nella bacheca dell’Ente.
11) Il gemellaggio tra Ischia e Torrenova sta riscuotendo l’interesse di molte altre località, tanto che è probabile addirittura l’avvio di una richiesta da parte di una CAPITALE europea.
12) Ecc.
Dall’inizio di Aprile abbiamo preparato un elenco di Artisti attingendo dall’antologia “Adotta una poesia”, in quanto essa fu edita con la sponsorizzazione di questa testata giornalistica e con la fattiva collaborazione di Gaetano Di Meglio. Di Nunzia Zambardi, Vito Iacono, Maria Bigazzi ed Elisa Barone abbiamo scritto nelle passare settimane; di Sacha Savastano scriviamo oggi, e restano in attesa le presentazioni di Virginia Murru, Michela Zanarella, Maria Calise, Antonio Mencarini, Alberto Liguoro, Nunzia Binetti, Luciano Somma, Antonio Guarracino, Liga Sarah Lapinska, Vera Roke, Katia Massaro.
Sacha Savastano
Nasce a Napoli nel 1984 e si trasferisce a Ischia fin dell’adolescenza.
Pur trovandosi catapultato in una realtà del tutto diversa, riesce quasi subito a tradurre le sue molte passioni artistiche e sociali in iniziative concrete, specialmente inerenti l’aggregazione giovanile (privilegiando l’allora neonato medium di Internet), figurando tra i fondatori di quell’embrionale agorà telematica che fu Ischianet.org, tra i primi esempi in Campania di Community Online.
Riesce anche ad assecondare la sua passione per la musica, divenendo apprezzato cantante di diversi gruppi rock locali di buon successo.
Al momento della scelta del corso di studio, è stato naturale dare seguito all’amore verso il comunicare, iscrivendosi e laureandosi con lode in “Scienze della Comunicazione” a Napoli. Nel frattempo, ha intrapreso la carriera giornalistica scrivendo per alcune free press locali e curando la rubrica culturale di alcuni siti Internet di divulgazione scientifica.
Ovviamente, l’approccio alla Poesia dell’Autore non poteva non risentire di interessi tanto variegati.
In alcune poesie di Sacha Savastano si può leggere finanche un tormento interiore manifestato nella sua più cruda essenza.
Lui, autore disinibito, non nasconde i propri dubbi, i propri dolori dietro parole edulcorate ed ovattate.
Getta sul piatto della poesia versi e parole che paiono illuminare l’ambiente in cui si pone ad agitare i suoi pensieri di una fredda luce al neon che nulla nasconde e tutto il proprio disagio interiore vuole esternare, come ad esorcizzare la potenza distruttiva della sofferenza e del male.
Savastano si muove controcorrente nel grande fiume della poesia contemporanea che il più delle volte vede i propri versi farsi voce unicamente per idilliache espressioni sentimentali o lamento straziato di cuori romanticamente infranti.
Anche quando si fa sognante, questo autore mantiene il senso pieno della realtà dell’esistere e del soffrire e ci fa partecipi di toccanti pur se implacabili stati interiori noti certo a molti e che poco hanno a che vedere col languido e quasi compiaciuto male d’amore.
Sacha Savastano è un autore che lascerà tracce evidenti di innovazione e di spregiudicatezza.
Bruno Mancini
EGOSUPEREGOALTEREGO
In questa società dominata sempre più dalla forza dell’immagine capace di comunicare, nell’immediato, fatti, azioni ed emozioni, si sta facendo strada il bisogno di apparire dando sempre più spazio al proprio ego che esprime la necessità dell’individuo di mostrarsi il più possibile.
In questa ricerca di visibilità attraverso le immagini, un ruolo importante lo svolgono i media che guardano al compiacimento dell’ego di ciascun soggetto nel suo mostrarsi e farsi notare.
Sul concetto di immagine legata al volto e al corpo che rappresentano la fisicità della persona si orienta la mostra EGO-SUPEREGO-ALTEREGO VOLTO E CORPO CONTEMPORANEO DELL’ARTE in corso al MACRO -Museo d’Arte Contemporanea di Roma- fino all’8 Maggio 2016. Curata da Claudio Crescentini, essa propone un’analisi del volto e del corpo attraverso diverse opere in cui l’artista si fa rappresentare e si auto-rappresenta.
Volti e corpi sono restituiti attraverso dipinti, fotografie, installazioni site specific, stencil di diversi artisti contemporanei su cui gioca il concetto di egocentrismo e di protagonismo.
Il percorso offre quindi un’analisi del volto e del corpo nell’arte contemporanea con particolare attenzione alle fotografie ed ai filmati in cui l’artista stesso è protagonista nel suo rappresentare e autorappresentarsi, divettando attore e spettatore insieme.
Accanto ad opere in cui l’artista si autorappresenta come quelle di Vito Acconci, Franco Angeli, Giorgio de Chirico, Stefano Di Stasio, Giosetta Fioroni, Bruce Nauman, ve ne sono altre in cui è lui stesso ad essere ripreso, “rappresentato”, da un altro artista, come nelle fotografie di Claudio Abate, Marco Delogu, Mimmo Iodice, Nino Migliori.
E poi vi sono opere di Ennio Calabria, Luigi Ontani, Luca Maria Patella, Sissi, Sten e Lex dove l’artista, pur non ritraendo se stesso, si ritrova in un altro personaggio da lui ripreso.
Sul gioco del rivedersi e del riprendere si indirizza il doppio focus dedicato ad Alberto Moravia e Achille Bonito Oliva.
I ritratti di Moravia realizzati da Renato Guttuso, Carlo Levi e Mario Schifano e quelli di Achille Bonito Oliva realizzati da Sandro Chia, Francesco Clemente e Mario Schifano diventano occasione per esplorare i modi con cui viene colto e restituito lo sguardo della persona, compresa la sua gestualità.
Nell’ambito dell’esposizione rientra la rassegna di film e video IO È UN ALTRO (auto) ritratti d’artista dalla collezione della Cineteca nazionale e del MACRO con proiezioni di film d’artista e video in cui gli artisti, fra gli anni Sessanta e Ottanta si sono soffermati sul tema del volto e del corpo umano con prospettive di autorappresentazione e presentazione di grande impatto tecnico e visivo.
Nel percorso anche il fenomeno del selfie che si è imposto rapidamente a livello mass-mediale, dando al volto e al corpo, nuovamente, un ruolo di primo piano nella società.
Tra gli artisti citati Mario Schifano, esponente della Pop Art italiana, è stato protagonista di diverse mostre in terra napoletana tra cui quella a Salerno presso la Galleria Il Catalogo nella primavera del 2015 e quella più recente a Nola “Ratio et obsessio” allestita presso il convento di Santo Spirito dove sono state esposte 50 sue opere rare.
Silvana Lazzarino
Cod 12: Marta Zemgune
L’estate, la terra del fuoco
L’autunno… L’eclisse del sole,
e poi la luna piena e rossa come sangue.
Dove sono le tracce, le schegge
dalle illuminazioni del sole?
Non c’é la soluzione in un’altra costa.
Il cielo…
Dove c’è il ballo dell’amore?
L’amore mio…
L’estate…
Come il desiderio del profumo
dei gelsomini.
La terra del fuoco e gli amanti innocenti,
inoltre, prigionieri dietro se stessi.
Il mio territorio predestinato.
Mentre raggiungerai di nuovo la costa,
mai lasciata.
Cod 22: Mario Di Nicola
Gennaio 1976
Lavo delicatamente i respiri.
Mescolo zucchero e ferro,
per riempire le mie vene.
Nel caldo focolaio della cucina,
addomestico fiamme di quercia.
Mio nonno dorme.
I suoi pantaloni verdi di velluto,
a ricordo del mezzadro.
Spinto.
Fuori nevica,
e le patate bruciate,
ombrano di scuro i denti.
Il gatto struscia alla gamba del tavolo,
mia nonna saggia,
prepara maglie per l’inverno.
Io,
guardo negli occhi una mosca.
E penso di essere l’unico a farlo.
Cod 2: Silvana Lazzarino
Il bacio
Con la velocità di un battito di ciglia,
con la forza dirompente di un uragano,
con la leggerezza nel posarsi di una farfalla sui petali di un fiore,
l’energia di un bacio sfiorato, deciso,
avvicina, unisce due corpi, due anime
emozionandole
lasciando dietro tutto il resto.
Mentre intorno una luce si disperde
a donare vitalità e incanto a questo attimo
che diventa eterno.
Il Dispari 2016-04-25
Editoriale
considerata l’amabile accoglienza ricevuta dall’editoriale dell’11 Aprile nel quale abbiamo ripreso
due stralci di presentazioni (di Nunzia Zambardi ad opera di Arianna Mercanti e di Vito Iacono scritto da Roberta Panizza) pubblicati nell’antologia “Adotta una poesia”(Edizione Lulu – http://www.lulu.com/shop/bruno-mancini/adotta-una-poesia/paperback/product-20480490.html– ISBN 978-1-4717-1209-8), ne è scaturita la logica conseguenza di continuare a dare spazio a succinte carrellate di Artisti che, a vario titolo e in differenti occasioni, hanno fatto parte delle iniziative Made in Ischia realizzate con la Direzione culturale di Roberta Panizza.
A tale scopo abbiamo preparato un primo elenco di Artisti ed il relativo calendario di pubblicazione attingendo dalla già citata antologia “Adotta una poesia”, in quanto essa fu edita con la sponsorizzazione di questa testata giornalistica e con la fattiva collaborazione di Gaetano Di Meglio.
Maria Bigazzi, Elisa Barone, Michela Zanarella, Maria Calise, Antonio Mencarini, Alberto Liguoro, Virginia Murru, Nunzia Binetti, Luciano Somma, Sacha Savastano, Antonio Guarracino, Liga Sarah Lapinska, Vera Roke, Katia Massaro, Nunzia Zambardi, sono i quindici personaggi che, due per settimana, compariranno su queste colonne tramite i testi pubblicati appunto in “Adotta una poesia”. Non ve ne sveliamo la cronologia di pubblicazione, per non farvi perdere il piacere della sorpresa nel momento in cui andrete in edicola ad acquistare le vostre copie del giornale!
Con la ovvia avvertenza che si tratta di articoli scritti alcuni anni fa (a firma mia e di Roberta Panizza) sui quali non è stato effettuato alcun intervento di aggiornamento, che ne pensate di dare la precedenza a due gentilissime Signore?
Silvana Lazzarino, dinamica, intraprendente e dagli interessi plurimi, aggiunge a questa pagina un’intervista al giovane campione Tommaso Occhi.
La pagina viene chiusa da tre poesie finaliste della quinta edizione del premio internazionale di poesia “Otto milioni” scritte da Antonella Ronzulli, Giuseppe Capoluongo, Ester Margherita Barbato.
Maria Bigazzi
Nasce nel 1956.
Vive la sua infanzia in campagna nel Valdarno fiorentino, a contatto con la natura.
All’età di otto anni si trasferisce a Firenze, dopo la perdita del padre, dove attualmente vive e lavora.
Ha iniziato a dipingere fin dall’adolescenza come autodidatta.
Dopo gli studi professionali ha maturato la sua esperienza artistica attraverso la ricerca e lo studio di diverse tecniche espressive e pittoriche, dall’olio all’acrilico per approdare infine all’acquerello. Partecipa assiduamente a vari eventi e manifestazioni artistiche in tutta Italia.
È iscritta all’Associazione artistica UCAI e ANLA di Firenze.
Le sue opere sono state esposte in mostre personali e collettive in varie Gallerie d’arte a Firenze e zone limitrofe.
Oltre alla pittura si dedica anche alla poesia e alla fotografia ispirandosi alle emozioni e meraviglie della natura, cercando di coniugare l’espressione “bellezza-dolcezza” in un unico dualismo artistico: la bellezza della pittura, la dolcezza della poesia e la meraviglia della fotografia.
Le pennellate vaporose, la selettiva determinazione delle tinte quasi mai miscelate sulla tela, né mai ripetitive, la visione paesaggistica propria di uno spirito artistico proiettato verso quanto di più positivo e lucente possa offrire la natura, fanno delle composizioni pittoriche di Maria Bigazzi un gradevolissimo connubio di sogno e di realtà, di tecnica e di sperimentalismo, di passioni
e di meditazioni che calano i disincantati visitatori delle sue mostre e del suo atelier nella condizione di Nirvana propria dell’estasi artistica.
Maria Bigazzi è artista a tutto tondo proponendosi anche come scrittrice di testi poetici.
Insieme a Liga Sarah Lapinska, Maria è l’unica Pioniere di LENOIS a far parte di questa nuova antologia sia nella sezione immagini sia nella sezione poetica.
Elisa Barone
Vive a Como dove tuttora svolge la professione di avvocato da oltre la metà dei suoi anni, ma è nata a Salerno.
Ha usato poesia e narrativa per comunicare sentimenti, ricordi, rimpianti, struggimento e commozione anche per fatti non vissuti direttamente ma, talvolta, empaticamente condivisi.
Ha pubblicato una silloge dal titolo “Farfalla” (ed. Ikona, Como, 2001), un libro di narrativa dal titolo “Il romanzo che non c’è” (ed Il Filo, Viterbo).
Poesie e racconti sono pubblicati in varie antologie e si è distinta con importanti riconoscimenti in molti premi letterari.
Della sua passione per la scrittura dice: “Fin dall’infanzia la poesia mi è stata compagna, sfogo, evasione e non ha mai voluto essere altro che un modo di esprimere in versi sentimenti, ricordi, pensieri, emozioni personali o empaticamente condivisi. La prima parte della vita si è svolta a Salerno, l’altra a Como; le due parti della vita, per la diversità dei luoghi, delle abitudini, dei legami affettivi, del clima, dei paesaggi, dell’età sembrerebbero contrapposte eppure si ovrappongono nelle poesie in cui presente e passato si intrecciano, sfumando l’una nell’altra fra ricordi e nostalgia, rimpianti e struggimento. Solo da tre anni ho scritto in prosa, e precisamente
due romanzi che ho presentato a Roma, Como e Salerno.”
Bruno Mancini
INTERVISTA A TOMMASO OCCHI CAMPIONE DI MINIMOTO
La scuola di canto lirico e poesia in memoria di Lina Cavalieri è un progetto voluto dalla soprano Paola Occhi (intraprendente Socia dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” per la quale svolge il ruolo di Ambasciatrice nelle regioni Emilia Romagna e Basilicata) al quale collaborano figure a lei vicino esperte nel settore come Santina Amici, pianista e coordinatrice onoraria, e Anna Di Trani ufficio stampa e fotografa.
Un progetto innovativo che a detta di Paola Occhi intende dare spazio non solo al canto e alla musica, ma anche alle altre espressioni artistiche quali la danza e la poesia.
A queste, magari in un prossimo futuro, si potrebbe accostare anche lo sport.
Lo sport aiuta a migliorare la qualità della vita anche se praticato come passatempo e divertimento. A livello agonistico lo sport aiuta a forgiare il carattere attraverso una sana competizione che apre al confronto e alla comunicazione con gli altri.
A proposito di sport, durante la visita alla Scuola di Canto lirico che ho compiuto per scriverne su questa pagina, era presente un ospite molto importante, una futura promessa del motociclismo: —-Tommaso Occhi, giovanissimo campione di minimoto, che a soli 12 anni ha raggiunto importanti successi. La fortuita circostanza ha consentito questa breve intervista.
-Tommaso, come nasce la passione per la minimoto.
Il mio interesse risale all’età di tre anni quando trovandomi a casa di mia nonna ero attratto dal rumore dellemoto sull’asfalto e così scendevo per vederle passare sulla strada.
A 5 anni ho chiesto la minimoto, ma era troppo presto a detta dei miei genitori e così ho dovuto aspettare. Finalmente a 9 anni è arrivata la prima minimoto e da quel momento ho partecipato a diverse competizioni.
– A quanti anni hai raggiunto il primo risultato importante?
A dieci anni quando nel 2014 ho partecipato al Trofeo del Persico classificandomi al primo posto dopo quattro gare.
– La tua emozione per questo premio?
Ero felice. Era la prima volta che partecipavo ad un campionato.
– Un inizio importante che ti ha spinto e incoraggiato a proseguire?
Sì, infatti, poi sono arrivati altri risultati come il 3 posto al Trofeo XBikes e il 1° posto nel Trofeo Estense 2014. Poi il 2° posto al Trofeo Emilia Romagna UISPe il 5° posto nel Trofeo Italia (Categoria Pulcini) nel 2015.
– Quante volte ti alleni durante la settimana?
Due volte la settimana. Il sabato e la domenica vado in varie piste per provare.
– Come ti senti l’istante prima della partenza?
Emozionato e teso e l’adrenalina è al massimo. La tensione è forte e questo è dovuto alla paura di cadere e commettere errori.
– A chi rivolgi un pensiero quando corri?
Alla mia famiglia e a quanti mi hanno aiutato.
– In questo percorso dove gli allenamenti richiedono impegno e fatica si forma il carattere del campione, costantemente messo alla prova perché si vince, ma si può anche perdere.
Che pensi a riguardo?
Nello sport si compete con gli avversari dando il meglio di se stessi e mantenendo un comportamento corretto, ma può capitare di perdere. L’importante è non mollare e rialzarsi quando si cade. Ho sempre in mente una frase di Marco Simoncelli che dice: “Si vive di più andando 5 minuti al massimo di quanto faccia certa gente in una vita intera”.
La passione, la grinta e la determinazione aiuteranno Tommaso Occhi a procedere in questo suo sogno, grazie anche alla vicinanza e al sostegno della sua famiglia.
Già così giovane ha dimostrato di avere talento e tutte le carte per raggiungere altri risultati importanti. Chissà magari potrà diventare un futuro campione di motociclismo, proprio come il suo idolo Simoncelli.
Auguriamo a Tommaso un futuro costellato di altri grandi successi e soddisfazioni.
Silvana Lazzarino
Cod 16: Antonella Ronzulli Oltre la libertà
Anime vagabonde
una moto, una tenda
una sacca sul dorso
nell’assenza di stagioni e d’approdi
Esplorano il mondo
oltre lo stesso pensare
assaporano l’essenza
nella libertà del loro insieme
Due cuori, un solo -inestimabile- desiderio
amarsi
in ogni dove
in ogni tempo
Cod 26: Giuseppe Capoluongo
Davanti al fuoco
Ormai è sera
arde ancora il ceppo
seccato dal tempo, passato
in legnaia, in attesa
fiamma che scalda
il povero corpo che ha freddo
lingue rosse nel giallo
verso il cielo, un’offerta
se stesso, per me
seduto in poltrona
sereno, ricordo
le illusioni sul domani
e brucio anch’io
le memorie, una lacrima
non vuole scendere, ondeggia
nell’iride perso, su quei ceppi
già pieni di odori, uccellini
cinguettanti per l’aria, alla ricerca
di cibo, compagni
nella primavera fiorita
dispersa senza paura
delle ombre danzanti nel buio
che mi fanno compagnia
questa sera.
Cod 06: Ester Margherita Barbato
Fatica
Una nuvola sbanda
fra colpi di vento
L’inverno è già qui
nel silenzio che incombe
sul giorno che muore
e il buio è una fitta ancestrale.
Ossessione di scelte irrisolte
di parole non dette
una sete infinita di te che non sei
di ciò che non so
e un’arsura che non trova pace.
Solo i dubbi rinascono all’alba
forti e insani e la vita ora stenta
fra le dita che più non si chiudono
a mordere sogni.
È solo fatica di andare.
Il Dispari 2016-04-22
Una nuova realtà si profila all’orizzonte
Presto il gemellaggio tra il comune di Ischia e Torrenova
Il prossimo 10 Giugno avrà inizio il penultimo atto ufficiale della cerimonia di giuramento del patto di Gemellaggio tra la Città di Ischia e il Comune di Torrenova.
In tale data, infatti, una delegazione dell’Amministrazione comunale di Ischia, in compagnia di rappresentati delle varie attività sociali operanti sul territorio, sarà attesa dall’Amministrazione di Torrenova per dare seguito, mediante la firma di un documento pubblico, alla volontà di realizzare il Gemellaggio espressa attraverso votazioni all’unanimità da parte di entrambi i Consigli comunali.
In data 4 Aprile il Vicesindaco di Ischia Dott. Vincenzo Ferrandino ha indicato, all’Amministrazione Comunale di Torrenova, il sottoscritto quale “referente per eventuali comunicazioni e per il regolare prosieguo delle successive iniziative da intraprendere”, ed ora con la Determinazione Sindacale del 21 Aprile il Comune di Torrenova ha dato incarico ad di gestire “… gli adempimenti procedurali finalizzati alla costituzione di apposito Comitato per dare attuazione concreta al gemellaggio con il Comune di Ischia“. Enzo ha intenzione di riunire, a breve, tutte le Associazioni non solo di Torrenova ma anche di alcuni Comuni limitrofi per organizzare al meglio l’evento.
L’incontro determinante tra le due comunità è avvenuto attraverso la partecipazione al Premio Internazionale di Poesia “Otto milioni – 2013” Made in Ischia, che fu realizzato con la Direzione Artistica della poetessa trentina Roberta Panizza, la collaborazione, appunto, del cantautore siciliano , e le sponsorizzazioni dell‘Istituto Agostino Lauro e del Comune di Torrenova.
Caratteristiche territoriali di Torrenova
Regione Sicilia, Provincia Messina.
Sindaco Dott. Salvatore Castrovinci
Popolazione 4,252 abitanti (01/01/2013 – Istat)
Superficie12,93 km²
Densità 328,92 ab./km²
Alcuni chilometri di spiagge prospicienti le isole Eolie.
Confinante con il Parco naturale dei Nebrodi
Altitudine da 0 a 327 mt.
Ricettività alberghiera n. 2 alberghi per circa 50 posti
Bed and breakfast n. 30 posti
Pubblici esercizi n. 30 circa
Attività commerciali n. 50 circa
Cinema: 0
Associazioni n. 11
Enti 0
Circoli n. 1
Musei 0
Teatri 0
Biblioteche n. 1
Impianti sportivi n. 10
Parchi n. 2
Nella prospettiva di rendere tale atto di Gemellaggio un’occasione utile allo sviluppo della vita sociale, economica, sportiva e culturale delle due comunità, e poiché tra la Città d’Ischia e il Comune di Torrenova esistono numerose analogie nei suddetti ambiti (compreso quello territoriale e storico) che ne hanno consigliato e che ora ne facilitano il processo di Gemellaggio, questo sembra il momento opportuno per iniziare a diffondere in maniera sommaria, ma precisa, qualche caratteristica della cittadina siciliana, e lo facciamo con l’interessante articolo di “Cenni storici di Torrenova”.
Per tutte le informazioni: emmegiischia@gmail.com Tel. 3914830355
Bruno Mancini
Cenni storici di Torrenova
La storia di Torrenova non è altro che la cronologia storica della Sicilia. Il retaggio architettonico lasciato dai vari popoli che la dominarono, oltre 13 colonizzazioni, è davvero unico al mondo. La stratificazione di tutte queste civiltà è ben visibile nel paese, anche se bisogna fare ancora molto per valorizzarlo. Basti pensare alla famosa Grotta di Scodonì dove, all’interno e nell’area antistante, sono stati trovati manufatti litici e frammenti ceramici appartenenti all’età del Rame e più precisamente alla cultura di Piano Conte.
Torrenova, inizialmente, è stata frazione di San Marco e la sua storia è legata a quella del comune Aluntino. I primi insediamenti umani nel territorio di Torrenova sembrerebbero risalire al Neolitico. Pare, infatti, che un piccolo gruppo di persone si fosse aggregato nei pressi della grotta di Scodonì, dove sono stati ritrovati diversi reperti.
In età greco-romana il territorio appartenne ad Alunzio e fu importante scalo portuale.
Fino ad ora, la prima notizia certa di Torrenova è quella di un toponimo citato da Camillo Camiliani, nella carta topografica allegata alla relazione sulla sua ricognizione del 1584, dove sono esposti in successione: Zappulla, Pietra di Roma, Torre Nuova, Foggia della Rosa Marina (foce del Rosmarino). L’immagine topografica più arcaica che si conosce ed in grado di mostrare la diversità dell’insediamento urbano tra San Marco e Torrenova, è la planimetria redatta da Filippo Davì nel 1852, in cui i nuclei abitati vengono così definiti: Caseggiato di San Marco e villaggio di Torrenuova.
Il nome deriva verosimilmente dalle numerose torri d’avvistamento che dominavano la costa, costruite dopo la fine del medioevo per arginare i continui assalti.
Il toponimo potrebbe alludere ad una delle torri che la Deputazione del regno costruì alla fine del 500 e che Camiliani indica con l’espressione “De Novo Costruita”.
Con la fine delle guerre corsare nel mediterraneo, ed il contemporaneo progredire dei sistemi difensivi, cominciò ad avviarsi un processo di crescita urbana lungo le strade litorali, che portò alla costruzione di villaggi legati alla produzione agricola.
L’Abitato, si sviluppa lungo gli assi viari S.S. 113, la strada Provinciale (che coincide con l’antica via Consolare Pompea), e arterie di raccordo.
Gli impianti urbani, quindi, non sono più unitari come quelli dei centri medievali arroccati sulle montagne ma presentano una configurazione planimetrica che denota un’espansione incontrollata.
Il nucleo urbano originario è da ricercarsi nell’attuale “contrada mare”, con un sistema dispositivo a pettine, composto da un lungo e dritto asse viario parallelo alla linea di costa e da una serie di collegamenti perpendicolari in direzione del mare.
L’economia del paese, si basava prevalentemente su due attività: la coltivazione, lavorazione ed esportazione degli agrumi e la pesca.
Mentre la seconda attività, andò via via dissolvendosi a causa delle forti ondate migratorie degli abitanti verso l’Australia, la prima anche grazie all’estensione della piana torrenovese, che si prestava a questo tipo di coltivazioni, resistette fino alla fine degli anni settanta, anni in cui si potevano contare numerose attività di lavorazione ed esportazione degli agrumi.
Oggi, a testimonianza di ciò, rimane una bellissima struttura, meritevole di restauro (già vincolata dalla Soprintendenza ai beni culturali ed ambientali di Messina), adoperata all’epoca per l’estrazione dello spirito.
Il 24 Novembre 1984, con pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana, Torrenova dopo aver condiviso secoli di storia con San Marco d’Alunzio ottenne l’Autonomia divenendo così il 108° comune della provincia di Messina.
Il Dispari 2016-04-18
EditorialeLa storia e la poesia.
La storia non si scrive una volta e basta
La proposta è di guardare alla Poesia come ad un mondo la cui avvenenza non si esaurisca nella frase: “è bello ciò che piace”.
Se è vero che nelle varie sfere delle attività umane l’ancestrale bisogno di espressione sia benvenuto, restano pur sempre numerose le difficoltà da superare affinché siano realizzate tutte le componenti utili e necessarie alla distesa e completa formulazione dei concetti che ne sono alla radice.
Accurata conoscenza del vocabolario, della grammatica e della sintassi non sempre sono sufficienti alla realizzazione di tale risultato.
Nei confronti della Poesia ciò scaturisce, in primo luogo, dal nostro disagio critico di distinguere il bello dal brutto prescindendo, in maniera assoluta, da tutti gli altri parametri che abbiano presumibilmente o concretamente contribuito alla realizzazione dell’opera.
Ci sarebbero minori intralci se esistesse un’immutabile definizione del bello o meglio, dell’arte.
Infatti, chiusi gli occhi sul passato e sul presente dell’Autore, basterebbe applicare, se esistessero, le opportune scale -come per la fisica degli elementi- per avere preciso e pronto il brodo di giuggiole poetiche in cui trastullare i nostri bisogni di fantasiosa immedesimazione.
Purtroppo, o meno male, la storia non si scrive una volta e basta.
E con essa i concetti vengono rivoltati, addomesticati, ingarbugliati, in una epopea che raramente ha trovato ingegni abili ad interpretarla definitivamente.
Ciò che possiamo immaginare sia stato il concetto fondante della poetica latina, durante l’apparentemente lontano passato (quasi 2000 anni fa significa meno di 30 vite umane), non accetterebbe per suoi neppure una minima frazione degli attuali confini nei quali racchiudiamo le nostre attuali preferenze letterarie.
E viceversa.
A questo si può aggiungere una teoria provocatoria, secondo la quale, negli anni futuri, a fronte di qualunque usura e distruzione possibile, il lento ma assiduo deterioramento di ogni sistema di trasmissione dei supporti contenenti le informazioni delle nostre attuali forme di vita, letteratura compresa, andrà riducendo costantemente ed inesorabilmente il loro numero (dei supporti, cioè dei libri dei cd dei filmati ecc). E se ciò sembra di una banalità disarmante, tale non è la conclusione (appunto provocatoria) secondo la quale, nell’anno X di un futuro remoto (ma neppure è certo che occorreranno ancora altri duemila anni), la decimazione avrà consentito la salvezza solo di alcuni supporti e, quindi, per l’ancora più banale calcolo delle probabilità riesce facile credere che allora, in quel futuro anno X, la nostre arte sarà quasi sicuramente identificata con un giornalino di Topolino ritrovato all’interno di un misterioso contenitore molto simile alla cartella che usavamo andando alle scuole elementari.
Miliardi di copie di Topolino, avranno il sopravvento su tutti i libri dei premi Nobel e dintorni!
Catullo è stato veramente il più grande della sua epoca? Boh! Non abbiamo certezze.
In pratica, ciò viene affermato dalle stesse persone che pavoneggiano i best seller spudoratamente propinati e messi in vendita come meravigliose espressioni artistiche dalle immorali case editrici internazionali.
Apprezzare la forza della Poesia implica un lungo percorso che ci porta molto lontano, e non può essere compiutamente affrontato in un balzo solo.
Ne occorrono tanti e piccoli, eseguiti, con tempo e pazienza, per far sì che il puzzle della visione poetica occupi la nostra mente, fino a dare un senso alla frase iniziale che invita a guardare alla Poesia come ad un titolo che non si esaurisca nella frase “è bello ciò che piace”.
Bruno Mancini
LO SGUARDO LUCIDO DI TOULOUSE LAUTREC
NELLA VITA PARIGINA
TRA CABARET E CAFFÈ CONCERTO
La realtà umana e sociale che anima Parigi di fine Ottocento e dintorni, è al centro dell’opera di Toulouse-Lautrec (Albi 1864 – Malromé – Bordeaux 1901).
Nato in una delle più nobili e antiche famiglie francesi, ben presto lascia il suo ambiente per trasferirsi a Parigi dove entra a contatto con l’atmosfera vivace e disincantata, ma anche triste e degradata della città. Pittore della Belle Époque ambigua e contraddittoria, della vita fugace innocente e perversa, egli si fa interprete raffinato e sensibile dello spaccato umano parigino cogliendone abitudini, vizi, gioie e dolori.
A questo straordinario artista, capace di scandagliare nei ritmi dell’esistenza fra ambienti nobili, borghesi, atmosfere sfarzose ed effimere dei locali notturni, comprese l’ambiente delle corse dei cavalli, è dedicata la mostra Henri de Toulouse-Lautrec, la collezione del Museo di Belle Arti di Budapest in corso a Roma al Museo dell´Ara Pacis fino all’8 maggio 2016.
Promossa e prodotta da Roma Capitale, da Arthemisia Group e Zètema Progetto Cultura, curata da Zsuzsa Gonda e Kata Bodor attraverso circa 170 litografie della collezione, la mostra da risalto all’opera grafica dell’artista tra manifesti, illustrazioni, copertine di spartiti e locandine, alcune delle quali autentiche rarità stampate in tirature limitate, firmate e numerate e corredate dalla dedica dell’artista. Toulouse-Lautrec coglie gli aspetti transitori della realtà a lui circostante soprattutto quella della gente comune descritta con oggettività e profondo realismo. Realismo con cui coglie atteggiamenti e stati d’animo di personaggi che animano la vita notturna e artificiosa di Montmartre: dalle amiche di famiglia alle ballerine, dalle chanteuse alle attrici, fino alle prostitute, compresi intellettuali e artisti ripresi entro cabaret, case di piacere, sale da ballo come il Moulin Rouge al Moulin de la Galettea le Folies Bergère.
Suddiviso in cinque aree tematiche il percorso che procede dalle opere dei primi anni della sua produzione sotto la guida del maestro René Princeteau, fino alle opere post-impressioniste, conduce entro un contesto umano e sociale vitale e leggero, ma anche anticonformista e talora provocatorio lungo rappresentazioni di ambienti notturni della Parigi di fine secolo tra cabaret e caffè concerto: Al Moulin Rouge: La Goulue e sua sorella (1892) e Caudieux(1893).
Il successo di ballerine e cantanti del momento è esaltato da sue litografie e stampe come Aristide Bruant nel suo cabaret (1893) realizzata per il cantautore e cabarettista francese Aristide Bruant e DivanJaponais (1893) in cui ritrae Jane Avril celebre stella del cabaret parigino. L’atmosfera leggera dei bordelli è contenuta anche in “Elles” serie di cromolitografie del 1896: Donna alla tinozza e La clownessa seduta. Anche il tema dell’amore lesbico è trattato con sensibilità in Il grande palco (1897). Intense le raffigurazioni di scene teatrali come il capolavoro della litografia Bustodi Mademoiselle Marcelle Lender (1895) con cui immortala la bellezza dell’attrice del Théâtre des Variétés il cui busto è stampato in otto colori. È poi dato risalto alla vita privata dell’artista tra la passione per le corse dei cavalli, le gite al Bois de Boulogne, l’interesse per una donna sconosciuta vista su una nave: Il fantino, Gita in campagna e Passeggiata in yacht (1895).
Il catalogo della mostra è a cura di Skira.
Toulouse Lautrec è tra i personaggi presenti nel musical per il grande schermo, ispirato all’opera La Traviata di G Verdi,“Moulin Rouge!” (2001) del regista australiano Baz Luhrmannc he ad Ischia in occasione del “Global Film” ha ricevuto il Luchino Visconti Legend Award 2013.
Silvana Lazzarino
TOULOUSE LAUTREC
La collezione del Museo di Belle Arti di Budapest
Roma – Museo dell’Ara Pacis
Orario: tutti i giorni dalle 9,30 alle 19,30, chiuso il 1 Maggio
(La biglietteria chiude un’ora prima)
www.arapacis.it
fino all’8 maggio 2016
Cod 17: Annamaria Vezio
Mondi di fuori
Traiettorie importanti
attraversano il fianco
In luci accecanti disarmanti
allineano e conducono in luoghi proibiti
Lambiscono con note sublimi
All’occhio della mente mostrano colori
Lì, accanto e discreti
È il mondo di fuori
di là del mondo di ora
di là del pensiero
In tenera attesa d’esser riconosciuto
tende mani colme:
consapevolezza amore perdono
Cornucopia di vita purissima assoluta
difficile da incontrare
difficile da riconoscere
Difficile
Traiettorie importanti
attraversano il fianco
fendono il passato
cambiano il futuro.
Cod 27: Ester Margherita Barbato
Il peso della razionalità
Hai posato
le tue certezze
sulle mie ali disarmate
-angoli consequenziali
a piani d’allegrezza–
razionalizzando
Ma rigorosa
la logica non garantisce
morbidi atterraggi
a queste deboli
evoluzioni di follia
Fragili cristalli
s’infrangeranno
fra cirro-cumuli
di oculate sentenze
Cod 07: Massimo Rozzi
Quasi l’alba.
Laggiù il cielo si staglia,
limpido fra le montagne tetre
di un inverno da annuario.
L’azzurro sembra dare sorrisi
fra il grigiore delle cime
senza colore di questo febbraio.
Il silenzio della valle dormiente,
rotto dalla statale appena ingombra,
quei pendolari che nulla sospettano.
Così fermo non voglio rompere
L’abbraccio di questo miscuglio
fra natura e uomo incosciente.
Sognatore estremo rubo l’attimo,
sveglio la gioia del secondo,
dopo un trillo troppo repentino.
Una folata di brina scende,
quel camion sembra il vento
che volteggia sulla polvere notturna.
Il Dispari 2016-04-18
Il Dispari 2016-04-11
Editoriale
In attesa di ricevere alcune notizie/informazioni utili alla preparazione, per la prossima settimana, di un esclusivo reportage incentrato sulle caratteristiche del Gemellaggio tra Ischia e Torrenova (che non sarà certamente di facciata ma concorrerà a rendere operative le lunghe serie di intese culturali, sociali, ed imprenditoriali già studiate e pronte ad essere realizzate), oggi mi diletterò a trascrivere due brevi stralci di presentazioni di Artisti ischitani pubblicati nelle nostre antologie, lasciando alla sempre più dinamica Silvana Lazzarino il compito d’illustrare le sue impressioni su una delle colonne dello sport e della cultura ischitana: Pasquale Dragon Di Costanzo.
Tratti dall’Antologia “Adotta una poesia”(Edizione Lulu – http://www.lulu.com/shop/bruno-mancini/adotta-una-poesia/paperback/product-20480490.html- ISBN 978-1-4717-1209-8): Arianna Mercanti ha descritto Nunzia Zambardi; Roberta Panizza ha presentato Vito Iacono; la mia poesia “Intorno a mezzanotte”.
«Nunzia Zambardi Nasce ad Ischia nel 1941. Il suo schema compositivo nasce dall’istinto, dalla
manifestazione del pathos corrodendo l’idea della forma come dato precostituito, rifiutando le configurazioni linguistiche stantie per porre nuovi interrogativi e dare vita a ulteriori soluzioni estetiche.
La stessa scelta di materiali non convenzionali e la conseguente alterazione del modus operandi
generano un’arte combinatoria agitata da accadimenti, da spazi insondati in cui quella che la stessa
Nunzia chiama “curiosità” per la materia diviene capacita di trasmutazione quasi alchemica delle sostanze da corpi inerti a elementi attivi, vivi della composizione.
Le singole unita, i rapporti tra linea, colore e forma si organizzano in una coesione strutturale delle parti creando un’integrazione unica tra la materia ed il suo involucro spaziale.
La luce stessa sembra scaturire dalla pasta materia ed irradiarsi nel perimetro delle bordature concepito non più come ricettacolo vuoto ma come campo energetico, come luogo privilegiato per l’azione dell’artista. ARIANNA MERCANTI»
«Vito Iacono, l’autore sul quale ci sembra interessante con queste pagine attirare la vostra attenzione, è ischitano, scrittore da sempre, grande viaggiatore e quindi conoscitore del mondo e dei suoi abitanti, spesso anche importanti, ma ha trovato nel web il luogo principe dove esprimere la propria arte con la libertà desiderata.
Chi ritiene, sottraendole buona parte delle sue incredibile prerogative, che la poesia sia un perdersi in idilliache ed eteriche descrizioni di nature incantate e di struggenti smarrimenti d’amore, non legga le sue poesie: ne rimarrebbe fortemente deluso.
Vito Iacono ha infatti la capacita di scomporre sensazioni ed emozioni a trecentosessanta gradi e di presentarle al lettore, ricostruite mediante parole, immagini e versi tali da metterlo a stretto contatto con l’interezza della sua sensibilità di poeta.
Un poeta che vive nella realtà del suo tempo e tale realtà ci fa conoscere attraverso occhi disincantati, profondi e sempre chiaramente intenti a sondare le pieghe della verità che la costituiscono.
Ecco quindi i temi della poesia del nostro autore, spaziare dal privato di situazioni interiori personali di uomo del terzo millennio, agli accadimenti di un mondo in cui idillio e bucolico hanno il più delle volte ben poco spazio. ROBERTA PANIZZA»
Intorno a mezzanotte,
magari un’ora prima
nelle notti di giugno,
l’ombra si schiara:
fra neutri e neri
la sua evidenza appare meno netta.
Bislacca
ammanta basilico e gerani,
mentre io mi giro a porgerti un gelato,
a prenderti la mano
tu non ricordi quante volte
vezzosa tra i capelli.
L’ombra mi segue.
Tranquilla
lei non domanda altro
se poi si spande in lungo e in largo
sui nostri petali distratti
dal lento moto specchiato al sole
di chi vagheggia l’eliotropismo.
Sì che non tema – venuta l’alba –
d’essere solo l’ombra di un sigillo,
ed io non sappia – verso il tramonto –
lasciare indietro l’ombra di me stesso,
magari sbircio tra le finestre chiuse
e immagino i segreti di chi tace.
Bruno Mancini
PASQUALE DI COSTANZO
elegante e aristocratico uomo delle sfide impossibili.
Dotato di grande intraprendenza e creatività, elegante e aristocratico nel portamento e nell’animo, Pasquale Di Costanzo originario di Ischia, terra da lui molto amata non solo per scorci mozzafiato e paesaggi tra i più suggestivi al mondo, ma anche per la gente incontrata e conosciuta, ha saputo conquistarsi un posto privilegiato nello scenario artistico con spettacoli di piazza e performance grazie al suo talento innato di grande showman e comunicatore, cui si aggiunge il fascino istrionico e quella simpatia con cui ha sempre ammaliato il suo pubblico.
Il temperamento forte e determinato, dovuto anche ad un’infanzia non certo facile, i molteplici interessi culturali e filosofici -tra teatro, recitazione, musica, danza e sport- lo hanno portato con tanto lavoro e costanza a costruirsi un’immagine molto interessante di uomo di spettacolo, colto, sportivo e pronto alle sfide. In prima persona ha conquistato le piazze di Ischia, di Napoli e di tantissimi luoghi della nostra penisola. Sia mediante spettacoli davvero coinvolgenti e sia partecipando a feste ed eventi legati anche alle tradizioni locali.
Il suo recitare diversi ruoli tra fantasia e mitologia (puntando sull’aspetto verbale e gestuale della comunicazione corporea), le danze e le performance acrobatiche di forte impatto visivo hanno conquistato un pubblico di adulti ragazzi e bambini, attento ed elettrizzato per le sue esibizioni sempre dense di entusiasmo e sorprese. L’esperienza maturata in questo contesto (dove sono necessari impegno, costanza e applicazione come del resto anche nello sport) lo ha portato a ritagliarsi una figura molto suggestiva: il DRAGON.
Ispirato al drago simbolo della mitologica che in sé associa nove animali tra cui l’aquila, la carpa, il serpente, espressione di forza, coraggio e esuberanza, questa figura cui si lega il nome di Pasquale Di Costanzo, coniuga disinvoltura, creatività e abilità tecnica.
L‘innata capacità di muoversi con disinvoltura e creatività su diversi fronti legati allo sport e allo spettacolo, unita al coraggio e ad un pizzico di gusto per il rischio, gli hanno permesso di andare oltre il banale. La sua capacità di concentrazione e le abilità fisiche lasciano sempre col fiato sospeso il suo pubblico. Il suo nome è tra i campioni di karatè, avendo vinto diversi titoli in tale disciplina, così come la sua immagine si lega al personaggio del citato Dragon per aver messo in scena uno spettacolo nuovo e originale dove a dominare è il fuoco da lui stesso creato soffiando su una torcia arroventata le cui fiamme, via via, si sollevano verso il cielo a creare delle vere e proprie enormi vampate.
Il suo spettacolo “con i fuochi”, esibito nelle piazze anche durante manifestazioni e feste legate alle ricorrenze tradizionali, è diventato un appuntamento di grande richiamo non solo nella sua Ischia, ma anche fuori dall’isola.
Ma Pasquale di Costanzo è anche uomo delle sfide impossibili, come quella del 2010 che lo ha visto sfidare il peso di ben 30 Kg di pietre di tufo le quali, poste l’una sull’altra sopra il suo addome, venivano spaccate una per volta senza creargli alcuna ferita.
Una tra le tante sfide da cui Pasquale Di Costanzo è uscito senza neanche un graffio, ma che ha messo alla prova la sua concentrazione e l’equilibrio interno. Una prova di forza e potenza che gli ha regalato una grande soddisfazione e che gli ha dato l’occasione d’essere tra i protagonisti di “Italia’s Got Talent”: lo show di Canale 5 dove vengono presentate le sfide più appassionanti ed originali, giudicate da Maria De Filippi, Gerry Scotti e Rudy Zerbi.
Con questa straordinaria prova di forza Pasquale Di Costanzo è rientrato nel World Record.
Ad accompagnare Pasquale Di Costanzo in questo percorso tra esibizioni originali, spettacolari e piene di sorpresa e sfide impossibili e dense di suspense, è la sua passione per tutto ciò che ruota intorno all’arte, allo sport e alla cultura e in questo senso è stato importante il suo incontro con l’Associazione Culturale “Da Ischia l’Arte – DILA” di cui è Presidente Bruno Mancini, affermato scrittore e poeta del quale proprio in questi giorni è in uscita il suo ultimo libro Erotismo, sì!
Pasquale Di Costanzo è tra i rappresentanti più noti di questa Associazione, insieme a Roberta Panizza, Antonio Mencarini, il mitico Don Backy e Gaetano Di Meglio (Direttore di questa testata giornalistica), ed in essa svolge un ruolo attivo impegnato con spettacoli ed eventi in linea con il programma della stessa Associazione che sempre più si sta diffondendo a livello nazionale grazie alla diffusione di diverse pubblicazioni editoriali ed a numerosi tipi di spettacoli: concerti, letture poetiche, incontri, convegni, mostre ecc.
Pasquale Di Costanzo nello sport e nelle performance artistiche ha dato prova di grande forza e concentrazione mentale, oltre che di creatività e originalità, portando un’atmosfera di novità nel percorso della DILA di Bruno Mancini.
Silvana Lazzarino