Orgasmo da Rotterdam

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Giuliano Amato alla Consulta, orgasmo da Rotterdam

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Giuliano Amato alla Consulta, orgasmo da Rotterdam

 di Marco Travaglio | 13 settembre 2013

Giuliano Amato alla Consulta, orgasmo da Rotterdam

Giuliano Amato alla Consulta, orgasmo da Rotterdam

Un giorno o l’altro, magari da qualche casuale intercettazione o ritrovamento di elenchi o liste, scopriremo le doti nascoste di Giuliano Amato, l’uomo che non doveva pensionarsi mai, la salamandra che passava indenne tra le fiamme, il dinosauro sopravvissuto alle glaciazioni, il “sederinodoro” (come diceva Montanelli) che riusciva a occupare contemporaneamente mezza dozzina di cadreghe alla volta.

Giuliano Amato alla Consulta, orgasmo da Rotterdam

I collezionisti di poltrone e pensioni troveranno sul Fatto Quotidiano di oggi l’elenco completo delle sue. Ma qui c’è di più e di peggio: in un Paese dove nessuno riconosce più alcun arbitro imparziale, figura terza, autorità indipendente, non si sentiva proprio il bisogno di trapiantare un vecchio arnese della politica in quello che dovrebbe essere il massimo presidio della legalità costituzionale: la Consulta. Già negli ultimi anni, spesso a torto e qualche volta a ragione, la Corte è finita nella rissa politica per sentenze o decisioni che puzzavano di compromesso col potere. Specie da quando l’arbitro supremo che sta sul Colle ha smesso la giacchetta nera e s’è messo a giocare le sue partite politiche trasformando la Repubblica in sultanato (vedi bocciatura del referendum elettorale e verdetto sul caso Mancino).

Giuliano Amato alla Consulta, orgasmo da Rotterdam

Lo vede anche un bambino che di questi tempi la Consulta e gli altri organi di garanzia hanno bisogno di un surplus di indipendenza e di terzietà. Invece che t’inventa Re Giorgio? Prende un suo amico, ex braccio destro di Craxi, deputato e vicesegretario Psi, vicepremier, due volte premier, ministro del Tesoro (due volte), dell’Interno, delle Riforme, degli Esteri, senatore dell’Ulivo e deputato dell’Unione, candidato al Quirinale nel ’99, nel 2006 e nel 2013, “vicino” (si dice così?) al Montepaschi, consulente Deutsche Bank, insomma ex tutto, e lo promuove giudice costituzionale. Possibile che Napolitano non conosca un giurista meno incistato nel potere politico e finanziario di lui? Gli dicono nulla nomi come Pace, Carlassare, Cordero? Già la Corte è piena di politicanti camuffati da giureconsulti e nominati dal Parlamento, cioè dai partiti. Almeno il Quirinale avrebbe potuto, anzi dovuto scegliere una figura indipendente, fuori dai giochi, magari sotto i 50 anni (e, se non è troppo, donna): invece ha voluto il Poltronissimo. Nonostante certi suoi trascorsi, o forse proprio per quelli.

Giuliano Amato alla Consulta, orgasmo da Rotterdam

Nel 1983, spedito da Craxi e commissariare il Psi travolto dallo scandalo Zampini, Amato rimproverò al sindaco Novelli di aver portato il testimone d’accusa in Procura anziché “risolvere politicamente la questione” (tipo insabbiarla). Nell’84-85 ispirò i vergognosi decreti Berlusconi – le prime leggi ad personam di una lunga serie – donati da Craxi all’amico Silvio quando tre pretori sequestrarono le antenne Fininvest fuorilegge. Infatti nel ’94 il Cavaliere riconoscente lo issò all’Antitrust, dove Amato non si accorse mai del monumentale trust berlusconiano sul mercato della tv e della pubblicità (in compenso sbaragliò impavido un temibile trust nel ramo fiammiferi e accendini). Non riportiamo qui, per carità di patria, i fax di Bettino da Hammamet sul “professionista a contratto” che in tante campagne elettorali non s’era mai accorto delle tangenti al Psi.

Giuliano Amato alla Consulta, orgasmo da Rotterdam

Molto più interessante è la sua intervista del 2009 a Report. Bernardo Iovene gli ricorda che il decreto Craxi-Berlusconi dell’85 era “provvisorio” e doveva durare solo 6 mesi, in attesa della legge di sistema sulle tv; ma lui s’inventò che era solo “transitorio”, quindi non andava neppure rinnovato una volta scaduto. Anziché arrossire e nascondersi sotto il tavolo, Amato s’illumina d’incenso: “Sa, noi giuristi viviamo di queste finezze: la distinzione fra transitorio e provvisorio è quasi da orgasmo per un giurista… Quando discuto attorno a un tavolo tecnico e qualcuno dice ‘questa cosa è vietata’, io faccio aggiungere ‘tendenzialmente’…”.

Ora che dovrà esaminare la legittimità delle leggi firmate dall’amico Giorgio, sarà tutto un orgasmo.Provvisorio e tendenziale.

Il Fatto Quotidiano, 13 Settembre 2013

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Napolitano ha nominato Giuliano Amato

giudice della Corte costituzionale

Presidente del Consiglio, ministro della Repubblica in tre diversi governi (Goria, Prodi, D’Alema), già senatore e deputato, giurista e docente universitario. Con questo curriculum l’ex socialista (e braccio destro di Craxi) e poi democratico diventa nuovo componente della Consulta. Il centrodestra lo ha candidato due volte al Quirinale

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 12 settembre 2013

Due volte premier, ministro della Repubblica in tre diversi governi (Goria, Prodi, D’Alema), costituzionalista e professore nonché presidente della Repubblica ‘mancato’. Gradito al centrodestra, che per due volte lo ha candidato al Quirinale, è stato socialista per poi legare il suo destino politico ai post comunisti e quindi ai Democratici. Ora Giuliano Amato, 75 anni, torinese può aggiungere nel suo sconfinato curriculum anche la nomina da parte del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano alla poltrona di giudice della corte Costituzionale. Un nuovo prestigioso incarico questo che sarà gradito dal governo delle larghe intese di Letta, ma soprattutto su cui non avrà da ridire Silvio Berlusconi che lo ha sempre ben visto sul Colle.

A lungo socialista e braccio destro di Bettino Craxi, sopravvissuto senza conseguenze giudiziarie alla bufera di Tangentopoli, è sempre stato utilizzato in politica (e per incarichi importanti) anche dagli ex comunisti (nella loro lunga transizione dal Pci verso il Pd, passando per il Pds e i Ds). Fin da giovanissimo si dedica alla politica, aderendo inizialmente al Partito Socialista e divenendone neli Anni 80 il vicesegretario generale. Deputato nelle fila del Psi dal 1983 al 1994 e nell’Ulivo dal 2001 al 2008 Amato è stato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con Craxi, ministro del Tesoro nei governi Goria e D’Alema. Ma il dottor Sottile può vantare soprattutto nel suo cursus honorum anche due tornate da Presidente del Consiglio, la prima nel biennio 1992-93 e la seconda nel 2001-2001.

Più volte si è parlato di Amato come possibile Presidente della Repubblica. La prima nel 2006, quando sembrava che potesse succedere a Carlo Azeglio Ciampi al Colle; il suo nome era stato proposto anche allora dal centrodestra. L’Unione guidata da Romano Prodi preferisce però candidare Giorgio Napolitano, che viene poi eletto. Nello scorso aprile il nome di Amato è di nuovo tra i papabili per il Colle. Per giorni sembra che la sua figura possa essere l’ideale per far convergere i voti di un Parlamento senza una maggioranza netta ma col favore e la preferenza del Pdl. Una nomina questa di Amato che quindi potrebbe essere gradita dal governo delle larghe intese di Letta, ma soprattutto su cui non avrà da ridire Silvio Berlusconi. Amato non è mai sceso in trincea contro il Cavaliere, pur scegliendo il destino del centrosinistra. Vicinissimo a Craxi (e quindi vige la proprietà transitiva) è stato in prima fila ai tempi dei decreti sulle antenne tv che hanno dato il via libera al duopolio anomalo che caratterizza il sistema televisivo italiano. Amato è anche il capo del governo che decise nottetempo i prelievi forzosi dai conti correnti (1992) a causa delle casse dello Stato disastrate.

Amato negli ultimi anni anni è stato al centro di accuse riguardanti i redditi percepiti per i vari ruoli politici ricoperti (la cifra si aggirerebbe sui 30mila euro mensili). Il professore ha sempre rispedito queste critiche al mittente, chiarendo che percepisce 11mila euro di pensione oltre a un vitalizio parlamentare che devolve in beneficenza. Le polemiche più furibonde, soprattutto da parte del centrodestra e dei suoi giornali di riferimento (oltre che da parte della famiglia Craxi) hanno riguardato, però, soprattutto il suo lungo sodalizio politico-istituzionale con Bettino Craxi e la successiva collaborazione con quel mondo post-comunista indicato, dai ‘fedelissimi’ dell’ex segretario del Psi passati al fronte berlusconiano, come il ‘mandante’ della fine politico-giudiziaria del politico socialista poi morto latitante ad Hammamet.

Il dottor Sottile “sostituirà Franco Gallo, che dal 26 gennaio ha presieduto la Consulta e che è destinato a concludere il proprio mandato sabato 14 settembre”. Ieri Gallo è stato ricevuto al Quirinale e dal presidente della Camera Laura Boldrini. Il capo dello Stato, tra le cui prerogative rientra appunto anche quella di scegliere cinque dei quindici giudici delle leggi, “ha firmato il decreto di nomina ieri pomeriggio, dopo aver ricevuto Gallo in visita di congedo”. Primo impegno dei giudici costituzionalisti sarà l’elezione del nuovo presidente: tra i papabili, secondo il quotidiano di via Solferino, ci sono Luigi Mazzella (eletto dal centrodestra e già ministro della Funzione Pubblica del governo Berlusconi) e Gaetano Silvestri (in quota centrosinistra). La Consulta è composta da quindici giudici: cinque sono nominati dal Colle, cinque dal Parlamento e cinque dalla magistratura.

Tanti i commenti, il primo arriva da Giuliano Cazzola, dirigente nazionale di Scelta civica per l’Italia ed ex deputato del Pdl. ”La nomina di Giuliano Amato alla Consulta non è solo il giusto riconoscimento per una personalità di grande intelligenza, cultura ed esperienza maturata, ad altissimo livello, in tutte le occasioni in cui è stato chiamato a servire il Paese. Questa nomina del presidente della Repubblica rende onore al Paese e dimostra una volta di più che, con Giorgio Napolitano, l’Italia è in buone mani” scrive in una nota.


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