GI02 Adriana Iftimie Ceroli – Simbolicamente la scrittura

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La storia della scrittura risale a circa 6000 anni fa.

I grandi maestri spirituali, Socrate, Buddha, Gesù Cristo non hanno lasciato come testimonianza nulla di scritto.

Un antico documento, rappresenta Toth, divinità egiziana anche della scrittura, che estrae alcuni caratteri dai ritratti degli dei.

Perciò essa ha un’origine sacra e si identifica con l’essere umano.

È il segno visivo dell’attività divina, della manifestazione della parola.

Qualche esoterico musulmano sosteneva che le parole sono il corpo di Dio.

In India, Saraswati era la dea le cui parti del corpo erano le lettere dell’alfabeto.

La pronuncia del nome della divinità suprema degli ebraici, Yahveh, è composta da quattro lettere, come quello di Allah, e ciò rappresenta la determinazione quaternaria dell’unità.

Il simbolismo cosmologico delle lettere è sopravvissuto nel rituale praticato nei tempi in cui la chiesa cattolica evocava la propria dominazione sul tempo e sullo spazio, parlando degli alfabeti latini e greci.

È facile intendere che le lettere conferivano alla Santa Scrittura un pluralismo di sensi gerarchizzati, che secondo Dante erano quattro di numero, mentre per il Corano, sette.

Seguirono gl’ideogrammi ed i geroglifici.

La scrittura cinese è essenzialmente simbolica, perché non usa alcun segno al quale si possa attribuire un altro tipo di significato.

Così possiamo affermare che scrivere o parlare in cinese comporti più la preoccupazione di diventare efficace che non quella di ubbidire ad un bisogno strettamente intellettivo.

Anche i celti usavano la scrittura.
Essa sorgeva dal dio incatenato, Ogmios, e aveva valore magico.

Il fondatore della linguistica moderna, Ferdinand de Saussure, ha fatto una distinzione pertinente: il linguaggio e la scrittura sono due sistemi ben distinti.

La scrittura materializza la rivelazione tagliando il legame umano per sostituirlo con delle lettere o dei segni.

Per fare reagire la rivelazione c’è bisogno del parlare.

“Nelle anime non si scrive con l’inchiostro”, diceva Josepf de Maistre.

Adriana Iftimie Ceroli

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