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Nell’anima,
impetuose sgorgano poesie di armonia con il creato,
e intanto il mare in bonaccia e le montagne lontane,
sembrano attentamente vegliare sull’argento della luna,
che fiocamente traspare tra le diafane,
variopinte organze del vespro!
Nel cuore inquieto,
si risveglia il mistero dei simulacri dell’oblio,
e con lui,
la speranza, il desiderio di gioia.
Ma è un attimo fuggente,
perché una trepidazione vibrante,
scuote la speranza,
una nebbia dei sensi,
offusca il desiderio!
È un pathos,
che di lirica linfa irrora le vene del silenzio.
Vorrei strappare le organze alla luna,
carezzare la sua pelle d’argento,
in uno struggente, tenero amplesso!
Vorrei rivivere le verdi primavere,
purificate da ogni sublime follia,
e incastonare di diversi, variopinti tasselli,
il complicato mosaico del vivere,
per poi proseguire nel fantastico universo dei sogni,
dove rimarginare le piaghe.
Nuove stelle,
vanesie si specchieranno sulle ciarliere onde opaline,
quando la sera salirà sul proscenio del mondo
e il cielo accoglierà tra le sue iridescenti galassie
la redenta ragione dell’Io,
che avrà sanato le sue piaghe,
con pure sorgenti di espiazione.
La chioma di una cometa gitana,
luminosa vaga,
in un firmamento onirico,
fuori dal tempo,
mentre l’oscurità incipiente,
Amore mio,
pulsa della tua fragranza inebriante,
che prorompe dagli intrecciati ghirigori del vespro,
in un lirico afflato delle prime, tremule stelle.
La notte, ampie spalanca le porte
e libera i misteri dell’oblio,
imprigionati negli arabeschi del cielo.
In una fugace eco di eterno,
Amore mio,
incendierò tutti i miei desideri,
in struggenti, colorate fantasie.
*
Tratta dal libro edito “Làbrys – Opus Hybridum de Labyrinthismo”
Aletti Editore
MAURO MONTACCHIESI
Làbrys-Opus Magnum de Labyrinthismo (Labirintismo), Mauro Montacchiesi