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Madre Celeste,
concedimi la gioia infinita
di un tenero bocciolo che vagisce alla vita,
cancella la nostalgia che infesta l’anima,
fammi trovare una limpida sorgente
sul brullo sentiero della vita,
così, come fresca una linfa
che plachi le aspre arsure del destino.
Madre Celeste,
resuscita tra le mie oscillanti incertezze
le illusioni annegate.
Mi sento come un’alba tenue
che pavida tentenna
davanti ai primi crini di sole.
In questi afflati di crepuscolo
mi sento annegare in un’opaca palude di tedio
e mi convinco
che anche le mie spasmodiche fughe oniriche
siano state già preordinate.
Concedimi, Madre Celeste,
la gioia infinita di un raggio di sole
che superbo bacia la terra,
dischiudimi gli arcani che attraverso l’universo
aliano nel grembo dei cirri,
così, in modo ch’io possa comprendere verità immortali,
rarefatte nelle evanescenze del tempo.
L’anima, talora,
sembra volermi rinnegare.
Il tempo incede veloce esondando
dagli incerti, fragili argini della vita
e io, Madre Celeste,
come un bambino mi aggrappo al tuo grembo,
similmente a un’eco
che s’insinua nel crepuscolo di un’utopia.
Cala il sipario del vespro
e io mi consumo nella selva di un’irta esistenza.
La mia anima è reclusa in una cripta d’acciaio
e il tormento, talora, diventa nitido e violento,
risvegliandomi al tempo delle fiabe.
A stento percepisco il tuo ansioso afflato,
Madre Celeste,
e intanto rigagnoli di bagliori planano
sul viso incerato di luna.
Chissà,
incontrerò stille di pianto negli occhi della verità
e anch’io approderò alle porte del mistero.
Si dissolve la notte e spunta l’aurora.
Le mie mani s’illudono di sentire le tue.
La mia anima vibra nella fantasia
di un inusitato universo.
Chiudo gli occhi e finalmente m’inebrio di serenità.
*
Tratta dal libro edito “Làbrys – Opus Hybridum de Labyrinthismo”
Aletti Editore
Làbrys-Opus Magnum de Labyrinthismo (Labirintismo), Mauro Montacchiesi