Come i cinesi -volume primo- L’estate con la parrucca – parte seconda – capitolo 20

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Come i cinesi -volume primo- L’estate con la parrucca – parte seconda – capitolo 20

L’estate con la parrucca – parte seconda

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capitolo 20

Bruno Mancini

COME I CINESI

volume primo

L’ESTATE
CON LA PARRUCCA

PARTE SECONDA

CAPITOLO 20°

Ed io aspettavo che l’orologio della chiesa suonasse un’ora e poi entravo: il cancello, il viale, il portone, le scale e poi la vedevo, bellissima, immobile nella penombra che non riusciva a nasconderle il sorriso.
La nostra notte si svegliava improvvisa in un bacio, in quel cercare profondità di passioni racchiuse, in un bacio, davanti ad una porta socchiusa, senza fine, senza passato e senza futuro, per qualche ora, almeno.
E poi varcavamo la porta, senza rumore, e la baciavo ancora come la prima volta, piano, dolce, il viso, gli occhi, sfiorandola, fino alle labbra e ancora fuggiva il ricordo di ogni cosa, svaniva, in quel cercare profondità di passioni racchiuse e ci abbracciavamo senz’altra volontà che quella di vivere attimi uguali.
S’apriva una vestaglia, restava nuda come la stanza, bianca, con un seno da bambina chiuso nel cavo di una mano.
-«Ti amo.»
-«Ti amo.»
-«Ti amo.»
-«Ti amo.»
E poi la baciavo, come la prima volta, gli occhi, le labbra, piano, dolce, sfiorandola.
E tutte le parole più belle ritrovavano un senso, la forza di mostrarsi libere e vere.
Una stanza in alto, al livello del ciuffo di un pino, sopra un giardino di rose, rivolta all’alba, vuota, piccola, bianca, con due finestre, sopra il pino e sopra la strada e il giardino.
Quel percorrere insieme, nella prima notte, l’ultima serie di scale, ogni gradino, ogni parola, ogni sospiro, ogni sguardo, tutto.
L’ultima volta, quando salii da solo e lei non c’era più nella penombra e non era più nella stanza, né in casa, né venne, né la vidi, né ebbi la forza di rimanere.
-«Pronto»
-«Ciao»
-«Come stai?
È successo qualcosa?
Ieri sono venuto».
-«Sì sì, sì lo so, ma scusami, ho vergogna a dirtelo, quando me ne sono accorta volevo prendermi a schiaffi io stessa.
È che mi sono addormentata.»
-«Quando non ti ho vista ho avuto paura.
Temevo avesse scoperto tutto.
Non riuscivo più ad andare avanti.
L’immaginavo dietro ogni porta, ad ogni angolo.»
-«Io per aspettare devo spegnere la luce, altrimenti si insospettisce e non potrei salire di sopra, e così ieri sera mi sono addormentata.
Avrei voluto darmi tanti pugni.»
-«Stasera?»
-«Si ma facciamo prima.
Mezz’ora prima.»
-«Ma non è presto?»

E forse in quel giorno bruciò il primo filo di paglia.
Avevo una rosa rossa, rubata in un giardino, per lei, ma quella sera il cancello era chiuso.
E il portone?
Scavalco?
E se mi vedono?
E se mi vedevano quando entravo senza scavalcare?!
Il rischio è lo stesso.
Posai la rosa.
Ci voleva pure la rosa!
Ero ancora a mezz’aria quando la strada s’animò di passi e di parole.
Presto, presto.
Dentro.
Perché fuori mi vedrebbero.
Ero dentro.
Riconobbi una voce.
Ma sono amici di famiglia!
E se ci fosse anche lui?
Lo stanno accompagnando a casa?
A quest’ora?
Impossibile!
E perché?
Per ciò il cancello era chiuso!
Lei non voleva che entrassi e non ha potuto avvertirmi diversamente!
Ed ora?
Mi nascondo nel roveto!
Steso per terra, confuso alla terra.
Come un serpente in un roveto, con in mano una rosa rossa.
Per lei.
“Buonanotte.”
“Buona sera“.
È proprio lui.
“Arrivederci, a domani.”
La notte m’aiuti!
Ed ora che accade.
Un rumore di motore vecchio.
Ed una coppia sconosciuta s’avvicina al cancello, lo raggiunge, lo supera e scompare.
Cancellare le orme sulla terra.
Non lasciare segni.
E poi piano verso il portone.
Aperto.
Sulle scale: silenziose.
Fino alla penombra.
Deserta.
Con una rosa in mano.
Soltanto lontano e vicino, da ogni direzione il lamento vario dei cani alla luna, e nelle narici un profumo di rosa, di notte, e di mare.
Un fiore sbocciato in un giardino proibito, bello e rubato, che mi aveva dato l’illusione di una gioia d’un sorriso ed era appassito nel sudore della mano ladra.
Un’illusione sbocciata in un giardino proibito, l’amore, bella e rubata, che aveva data l’immagine d’una vita, appassiva nella stanchezza di un cuore.
La mia storia avrebbe seguito un suo corso cesellato di altri abbracci, ma era avvenuto qualcosa, un motivo si era inserito dal basso, di colpi di tamburi, e diventava ritmo, cupo di colpi di tamburi, e s’imponeva scacciando i leziosi arabeschi di note, di altri baci, di altre frasi, ancora puri; quel motivo, ritmo, s’impone a colpi di tamburo, più forti di tutte le note, solo colpi di tamburo che martellano, come tuoni, di seguito, tutto intorno, soli, cupi.

Notte di cani.
Fantasma notte.
L’ultimo quarto
nell’immenso dei vicoli
e sotto il Duomo mi coglieva l’ora.

M’era carne la carne
m’era sangue il respiro.

Notte.
Notte odorosa d’alga.

Fosti ombra?

S’ode già l’alba a tristi strilli
di uccisi uccelli.

Infine l’alba è sbocciata tutta carica di una rituale lentezza mentre stappo le ultime due bottiglie di birra.
Non ho ancora sonno e la freschezza di questa luce che passa l’aria priva di polvere e si posa sulla terra avida del suo tenue tocco, è quanto di più intimo mi può offrire un giorno.
A poco a poco, tutte le forzature si mostrano stanche e si lasciano ammaliare da un sorso di birra bevuto con un senso quasi di disgusto.
Oggi ho nuotato, oggi ho ingiuriato questo mio amore per lei, oggi quasi ho pianto di ingiuriarlo e quasi mi sono imposto qualcosa di simile alla vergogna (non esattamente vergogna, stizza) per il fatto di desiderarlo.
Oggi ho nuotato, ho scritto di aver nuotato e di aver corso ed ho scritto tutte quelle impressioni precedenti sull’amore.
Ora sto scrivendo e devo dire che oggi ho scritto, ancora intorno a quelle immagini ormai definitivamente fuori dalle attuali buche aperte sulla mia anima incerta e passiva.
Ho scritto ancora di Angela, delle nostre notti, quando ci
baciavamo davanti ad una porta socchiusa, senza fine,
senza passato e senza futuro, per qualche ora, almeno.
E intanto cerco una ragione a questo presente instabile e senza volto, senza nome.
E intanto ingiurio questo mio amore per lei, e quasi piango di ingiuriarlo.
E lei è al di là del mare ed io bevo birra, su questa sdraio con in faccia una pineta dentro alla quale è sbocciata un’alba tra canti di uccelli e di cicale.

E intanto quella lettera cammina.
E intanto una mano guida una birra e una penna e sono immobile, solo, a guardare (ma vedo?) dentro quegli alberi l’alba accecata dalla luce.

Fuggire. Dormire.
Rivedo un porto e me tra la folla sulla nave, pronto a scendere e tante teste davanti alla mia, sento il fischio dl marinaio e il rumore delle passerelle, vedo muoversi le teste, sento il clamore dei primi saluti, delle prime macchine che partono, vedo l’ultimo gradino, vedo lei venirmi incontro, sento che mi parla, poche cose, dolcissime, e mi trovo ad abbracciarla ancora tra la folla che ci urta, con la mano nei capelli, sulla nuca, dolcemente, con il braccio intorno al corpo dalla seta indiana del vestito posato come un puro intreccio di fili di luce dipinta.

E continuo a non salvarlo, a non gridare!
Pietà, gioia, dolcezza, ricerca, dove siete?
Pietà di me, mia gioia, sua dolcezza, ricerca dove siete?
Solo parole, solo schiuma di birra bevuta, mia gioia, schiuma, sua dolcezza, ricerca, schiuma, schiuma.
La birra è bevuta.
A poco a poco tutte le minuscole gocce d’aria romperanno i sottili involucri esplodendo inavvertitamente, e a poco a poco le schiuma si libererà dell’aria e resterà sul fondo, ancora, soltanto qualche goccia di birra.
Pietà di me senza doni, mia gioia, sua dolcezza, ricerca.

 

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Dedica – Introduzione

 

L’estate con la parrucca – Parte prima

Capitolo1°Capitolo 2°Capitolo 3°

L’estate con la parrucca – Parte seconda

Capitolo 1°Capitolo 2°Capitolo 3°Capitolo 4°Capitolo 5°Capitolo 6°Capitolo 7°Capitolo 8°Capitolo 9°Capitolo 10°Capitolo 11°Capitolo 12°Capitolo 13°Capitolo 14°Capitolo 15°Capitolo 16°Capitolo 17°Capitolo 18°Capitolo 19°Capitolo 20°Capitolo 21°Capitolo 22°Capitolo 23°Capitolo 24°Capitolo 25°

Il Libro di Sonia

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Come i cinesi volume primo – L’ESTATE CON LA PARRUCCA – IL LIBRO DI SONIA

Come i cinesi volume primo

seconda edizione

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Come i cinesi volume primo 

seconda edizione

ID ydp88k

ISBN 9781471058912

Bruno Mancini
ISBN 9781471058912
Versione 4 |  ID ydp88k
Creato: 9 settembre 2022
Modificato: 9 settembre 2022
Libro, 142 Pagine
Libro stampato: A5 (148 x 210 mm)
Standard Bianco e nero, 60# Bianco
Libro a copertina morbida
Lucido Copertina
Prezzo di vendita: EUR 14.00

Titolo Come i cinesi – volume primo
Sottotitolo L’estate con la parrucca – Il libro di Sonia
Collaboratori Bruno Mancini
ISBN 9781471058912
Marchio editoriale Lulu.com
Edizione Nuova edizione
Seconda edizione
Licenza Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini
Anno del copyright 2022

Non è mio compito dare chiavi di lettura per un libro che, non avendo avuto lo scopo di essere accettato, né quello di essere riconducibile in una qualsiasi logica, resta e vuole restare disarticolato, contorto, intrigante. Tuttavia posso dire che in ciascuna storia, ho voluto sfumare i contorni tra “mitici emblemi” quali per esempio: “Essere ed esistere” nell’estate con la parrucca, “sentimenti e passioni” nel libro di Sonia. Anche altri labirinti, altre parrucche, altre grotte, altri libri, altre soluzioni, altri intrighi, altri dubbi, altri nodi, ne hanno continuamente turbato il percorso, ma tocca a voi svelarli. Un piccolo consiglio: leggete lentamente per evitare indigestioni! A dopo.

Come i cinesi – volume primo

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