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Arti grafiche Opere finaliste Otto Milioni 2025
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Arti grafiche Opere finaliste Otto Milioni 2025
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20250221 DILA ASP IL DISPARI professionisti
INGREDIENTI per Purè di patate dolci
PREPARAZIONE
Cuocete le patate, sbucciatele e passatele allo schiacciapatate.
Mescolate in una pentola con gli altri ingredienti, poi scaldate il tutto su fuoco basso, rimestando continuamente fino a raggiungere la consistenza del purè
INGREDIENTI per Soufflé di asparagi – Soufflé de asparago
PREPARAZIONE
Se gli asparagi sono freschi, fateli cuocere in acqua bollente con un pizzico di sale.
Tagliateli poi grossolanamente e teneteli da parte.
Sciogliete a fuoco basso il burro in una pentola, aggiungete la farina e lasciatela rosolare.
Unite alla miscela il latte caldo, e lasciate addensare, sempre mescolando, per 10 minuti.
Ritirate dal fuoco e incorporate il formaggio grattugiato, i tuorli, sale e pepe.
Mescolate e aggiungete gli asparagi e il formaggio fresco tagliato a cubetti.
Montate a neve gli albumi e amalgamateli delicatamente al composto.
Trasferite il tutto in una teglia da forno imburrata, avendo cura che l’impasto non superi i ¾ della teglia, e spolverate con del grana grattugiato.
Fate cuocere nel forno già caldo a 160° per 20 minuti circa.
INGREDIENTI per PUREA DI ZUCCA
1 kg. di polpa di zucca
1 cucchiaio di farina
1 cucchiaio di burro
1 confezione di panna
2 cucchiaini di sale
PREPARAZIONE
Tagliate a dadini la zucca e cuocetela in poca acqua bollente finché il liquido non sarà completamente consumato.
Toglietela dal fuoco e passatela al tritatutto con il frullatore fino ad avere un composto omogeneo.
Versate il passato in una pentola, aggiungete tutti gli altri ingredienti e fate cuocere la purea per 10 minuti, mescolando continuamente.
Servite la purea di zucca calda, per accompagnare dei gamberi al sugo di pomodoro (per esempio i gamberi con cuori di palma) o della carne in umido, come la coda di manzo al vino rosso, o alla salsa di pomodoro.
• Gli ingredienti delle ricette sono sempre per 4-6 persone.
• Con cucchiaio si intende quello da minestra.
• Il cucchiaino è quello da tè.
• La tazza è quella a tè.
• La tazzina è quella da caffè.
• Le temperature di cottura sono espresse in gradi centigradi.
• Gli ingredienti: verdure, frutta, carne e pesce sono sempre già mondati, se non diversamente precisato.
• Se la preparazione prevede l’utilizzo di scorza di arancia, limone ecc. scegliete sempre agrumi non trattati.
• Con olio si intende olio extravergine di oliva leggero, salvo indicazioni diverse.
• L’aceto è sempre aceto di vino rosso, se bianco o a base di altri ingredienti viene specificato.
• Con pepe si intende sempre il pepe nero, se di altro tipo viene specificato.
• Con zucchero si intende il prodotto semolato, se grezzo, di canna o altro viene specificato.
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Nata l’8 Febbraio del 1998 a Crotone da madre FRANCESE, Soraya Piccolo, e padre POTENTINO, Salvatore Garofano, ha frequentato l’Istituto Magistrale G. V. Gravina.
Frequenta la scuola di canto nello studio Musicale di Crotone di Max Mungari Recording con la maestra di canto Paola Cortese moglie dello stesso Mungari.
Ha partecipato a diverse manifestazioni canore in teatri e piazze ottenendo diversi successi, da semplice medaglie fino a trofei come migliore voce.
Nel Giugno del 2010 viene selezionata a Vibo Valentia, dalla talent-scout Isabella Abiuso, dove passa a pieni voti, per poi essere visionata a Roma dal regista Roberto Cenci.
Proprio il suo cavallo di battaglia, la canzone “Je Suis Malade”, fa innamorare il regista, tanto da consentirle l’immediato contratto per il programma “Io canto” che si svolge su canale 5 in prima serata.
Non perde tempo e dopo poche puntate viene subito premiata dalla giuria, per poi arrivare fino all’ultima puntata in finale superando e incantando tutta l’Italia.
Dopo la bellissima avventura e dopo aver ricevuto le lodi da mezza Italia, decide di incidere sette inediti e la famosissima cover “Je suis malade”. appena uscito l’album dal titolo “Inutile innamorata” prodotto da Max Mungari Recording per la casa discografica SONY.
Di Luciano Somma e Franco Matricano ha inciso DOLCE MELODIA che ha partecipato anni or sono al concorso TV MILLE VOCI di GIANNI TURCO riscuotendo ampi consensi.
Trascorremmo una giornata con la sua famiglia a Bacoli (Napoli) della quale serbo un ottimo ricordo.
LUCIANO SOMMA
Presento alcuni giovanissimi compagni e compagne di viaggio.
Per Gabriella Aruanno, nella foto a corredo col padre, conosciuta a Bisceglie (Bari) nel 2006 ho scritto la canzone FUEGO (L. Somma – F. Matricano) che per anni ha allietato i villeggianti nei vari villaggi turistici, IL SENSO DELLA VITA (L. Somma – F. Bonagura – F. Colasanto) vincitrice di vari concorsi ed IL MONDO SCIVOLA SU ME (L. Somma – R. Maggese).
Cantante oggi in piena attività e conosciutissima.
Gabriella Aruanno ha partecipato alla trasmissione televisiva “Io canto” dove ha duettato con Elisa, è stata nel coro con Renato Zero, e con gli attori del musical “La bella e la bestia”.
Nel 2008 è stata invitata dal produttore RAI Dottor Candelaresi, durante la settimana del Leone d’oro di Venezia andato in onda su RAI 1, ha cantato a Napoli con Silvia Mezzanotte, al Teatro Parioli di Roma con Marcello Cirillo e Annalisa Minetti, ha rappresentato l’Italia nella repubblica di Macedonia dove si è classificata 3a con il brano “Il senso della vita” (L. Somma – F. Bonagura e F. Colasanto).
Con lo stesso brano ha vinto il premio letterario “I fiumi “ a Venezia.
Ha partecipato al tour di area Sanremo organizzato dalla Sanremo promotion, è stata in tour con il “Summer show 2012” di Radionorba, dividendo il palco con Irene Fornaciari, Marina Rei e tanti altri artisti.
Finalista del festival di Castrocaro è stata ospite fissa di Miss mondo e Miss universo, è stata ospite al Premio internazionale “Zeus” presentato dal giornalista RAI Franco Di Mare e relatore l’attore Sebastiano Somma,
Nel 2011 le è stato attribuito il premio internazionale della cultura arte e spettacolo in onore di “Sergio Nigri” flautista bisceglise allievo di Giuseppe Verdi e il premio “Dea ebe” con motivazione: per il talento vocale e la dedizione verso la sofferenza altrui.
Dal 2006 ad oggi, nel periodo natalizio, collabora con il Ministero di Grazia e Giustizia regalando un sorriso ai ragazzi del “Fornelli” il carcere minorile di Bari.
Testimonial, con Checco Zalone, di un’Associazione di bambini affetti da leucemia del Policlinico di Bari.
Nel settembre 2012 ha partecipato alle riprese del programma “Diventerò una star” in onda su sky.
Tantissimi sono i concorsi vinti e le apparizioni in varie tv locali.
LUCIANO SOMMA
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20250217 DILA APS – IL DISPARI
Di non fermarsi durante la lunga strada, ecco ciò che noi artisti, auguriamo ai nostri spettatori e ai nostri lettori, ecco, dov’è il vero scopo da creare e della creatività
Nella fotografia :
Ingrīda Zaķe ed io, Līga Sarah Lapinska
Poesie scelte dalla scrittrice Antonella Ariosto
Francesca Liani
Nell’illusione d’appartenerci
A te che non sei presenza
eppure scorri lieve
tra i miei versi
sangue caldo nelle vene
che abiti in me
come sconosciuto
tra pensieri scomposti e
incoerenti
radice profonda del mio caos errante
approdo insperato di questo fluire incessante.
Sei brivido che incendia la pelle
corda d’arpa che vibra nell’anima.
Rapisci ogni mia volontà
fammi visione per i tuoi occhi,
cibo della tua bocca,
porto sicuro delle tue mani.
Donami l’illusione d’appartenerci,
e sarò lì ad attenderti
oltre il confine del tempo.
Grazia Distefano
VORREI
Di giorno vorrei volare
per cercarti tra le nuvole
Di giorno vorrei amarti
per abbracciare le mie lacrime
Di sera vorrei avvolgerti
tra gli spazi del mio cuore
Di notte vorrei rubarti
per dar luce ai miei sogni
Buon San Valentino a te
che hai reso magico il tempo vissuto insieme.
Ti amo fin lassù.
Patrizia Palombi
L’essenza dell’Amore
San Valentino non è il trionfo dell’ordinario,
non è un gesto programmato, né una celebrazione vuota.
È un momento che sfida l’abitudine,
un invito a riflettere sull’amore non come possesso,
ma come esistenza condivisa.
Amare significa disarmarsi.
Non si tratta di trovare qualcuno che colmi i vuoti,
ma di accettare che quei vuoti esistono
e che l’altro li osservi senza paura.
È la vulnerabilità che si trasforma in forza,
il riconoscimento che l’amore è sempre un rischio:
il rischio di essere visti nella propria interezza
e nonostante questo, di essere scelti.
In un’epoca in cui l’effimero regna sovrano,
questo giorno ci chiede di fermarci e
di interrogarci su cosa significhi davvero amare:
forse non un patto eterno, ma un incontro consapevole,
il coraggio di farsi prossimi,
nonostante le distanze interiori che ci separano.
Non è mai una favola semplice.
L’amore autentico è uno spazio condiviso
dove la libertà non si scontra, ma si amplifica.
È il luogo in cui si impara a negoziare la propria ombra,
a lasciarsi trasformare dal riflesso dell’altro
senza rinunciare a sé stessi.
San Valentino non celebra il possesso,
ma l’impegno:
di esserci, anche quando è scomodo;
di costruire, anche quando è faticoso;
di restare, anche quando sarebbe più facile scappare.
È una rivoluzione sottile,
un atto politico dell’anima:
scegliere l’amore come processo,
non come fine.
Fondamentale è lo scampolo introduttivo del presente ringraziamento all’Editore Dott. GAETANO DI MEGLIO per il contatto di stampa IL DISPARI con lo scrigno meritevole di una mano sempre tesa del caro Presidente DILA APS BRUNO MANCINI.
L’OPERA DONNA SOTTO LO STESSO CIELO è un grido d’usuale quotidiana denuncia: la solidarietà femminile nel periodo pandemico.
Progetto presentato nel 7° Municipio di Roma nella ricorrenziale Giornata Internazionale contro la violenza sulle Donne.
Coinvolti Psicologi, Sociologi, Docenti, Università, Associazioni, Poeti e Artisti per cambiamento che apporti successo alla tematica.
<Dal Silenzio Alle Parole e All’Azione> FRANCESCA BREZZI sottolinea Amnesty International tutela dei diritti umani.
< Donna Della Shoah> Premio Nobel RITA LEVI MONTALCINI stila identità, rispetto e pregio senza intaccare tipologie religiose: a LEI versi dedicati <Cervello Sapiente> V.G. Scuola Primaria PLESSO MATISSE ad esempio della sua condotta scientifica, e idee avvalorate dai Plessi MANDRIAN E MATISSE per premiare donne sofferenti da oppressori.
Il Libro Antologico marca cicatrici mai guarite come <Ricordi Necessari> Luciana Raggi.
Simili note di croce <Per La Giornata Della Memoria> TIZIANA COLUSSO.
Vede ritrosi rituali privi d’albe <Cerimonia> ALESSANDRA CARNOVALE.
Idem <Come Te Sorella> ANGELA ROSA DONATELLI alle Donne iraniane per lenire carnale pena.
Colori di libertà ANTONIETTA TIBERI <Celeste Come Il Cielo> omaggio a Donna violentata nel pudore, calvario infinito per morte di un figlio di PEPPINO IMPASTATO.
Trafitta da sfide ostili <Annaspa Nel Dolore> LUCIANNA ARGENTINO.
Una firma PAOLA OLIVA <Ballata Per Lea Garofalo> storia da non dimenticatoio.
Mira alla pietà LORETTA LIBERATI <Graffi Sul Muro> innalza sull’ara virtuosa l’eroina sacra a Dio.
MAURIZIO MAZZURCO <In Principio Era Dio> evoluzione nella specie peggiore.
Vene nere di crepa <Tragicamente Rosso> MICHELA ZANARELLA l’urlo tinge di sangue il silenzio e oscura il firmamento per carni di fanciulla.
ANGELA DONATELLI <Storia Di Anna> non accettazioni indegne in nome dell’amore.
PAMELA DI LORENZO <Questo Genere Di Persona Mi Spaventa> profilo analitico contorto <All’Improvviso Un Colpo Dietro La Schiena> ostenta l’uomo bestiale.
Redini di salvezza i CENTRI ANTI VIOLENZA anonimato e incolumità alla Donna preda d’ossessioni.
ANTONELLA GIORDANO <Sepolta Nella Terra> fa dedica a LEA GAROFALO per la tempra.
ANGELA FERRARA <M’ama Non M’ama> Donna come Margherita spoglia nel deserto delle paure.
<Tra Le Linee> IRENE SABETTA cataloga vite svuotate nell’esilio perenne.
MONICA MARTINELLI <Esistono Ancora Le Radio Libere?> descrive fuga liberatoria.
MARIA SPINELLI <Poesia Memoria> tesori di ricordi silenti.
TANIA DI MALTA<I Capelli> Donna incatenata al martirio da ingiusta morale.
Elogia inno alla bellezza in fioritura MARIA BRUNELLESO < L’Estate Delle Donne>.
LUCIANA RAGGI E MAURIZIO MAZZURCO <Seminare Speranze> un manifesto che assembla connessioni mentali di Artisti con gratitudine a chi leggerà il volume.
Posto a ringraziamento per spessore contributivo Operale per stirpe futura.
Che si renda Giustizia di STIMA alla DONNA per popoli produttivi di valori mai più nelle spire del male.
Fedeltà Giuridica a Dignità Umana per sacrale amore vittorioso.
LA DONNA PER ECCELLENZA È UNA ROSA VELLUTATA SENZA SPINE!
NEMAPRESS EDIZIONI.
LUCIANA CAPECE: Scrittrice – Poetessa – Saggista – Aforista – Prefatrice – Critico Letterario – Critico Teatrale – Recensora
Aleksandra Tatarinceva ha compiuto otto anni il 1 dicembre 2024.
Il 2024 è stato importante per lei come per una artista: la prima intervista sul quotidiano “Il Dispari”, la prima pubblicazione nell’antologia “Più voci più immagini”, la prima mostra, proprio come lei l’ha voluta, nei locali dell’Accademia di Lettonia delle Scienze, con il titolo “Lo specchio di Madre Natura”, insieme agli artisti Viesturs Āboliņš, Aleksandars Adamovičs, Dagnija Jankovska, Liga Sarah Lapinska, Jevgenija Sundejeva, Guna Oškalna e Juris Zēbergs, e anche un viaggio fuori dalla Lettonia.
Aleksandra esprime un enorme “grazie” alla professoressa Baiba Rivža, a sua nonna Anna Tatarinceva e a Liga Sarah Lapinska per l’organizzazione della mostra, nonché a Bruno Mancini e Gaetano Di Meglio per le pubblicazioni effettuate in Italia.
S’inchina
un fugace pensiero
gorgogliando nella mente,
s’affonda negli occhi
uno spiraglio di luce…
Sfinimento nelle membra
allo smarrimento dei ricordi:
infuriava la passione
nelle carezze,
nei baci d’amore,
nel sospiro ansante
ed era estasi.
Si smarriva lo sguardo
tra il brusio lieve
delle farfalle in volo,
si confondeva il battito
del cuore con quello delle ali
che accarezzavano il volto.
Non mi sfiori la brezza
in quell’attimo di sogno infinito,
in questa voragine
che l’anima stordita in lampi
di luce s’avvolge…
Tratta dal volume VITA REGINA – Editore Luciano Zampini Poeta- Noiqui – ISBN 9798863506203 – €15,60
Mi sostanzio d’istanti contesi
al sorgere del sole: io non voglio che
il sogno svanisca nel pallido albore
del mattino, nel bacio frettoloso
del commiato! Ho mietuto con te gli ultimi
baci della notte, con l’ardore
di chi sa che svaniranno nel vento…
Vorrei che il tempo fosse quest’istante:
un sogno il tuo volto vicino, piano,
tra i capelli d’argento, nascondo nei
baci i “ti amo” che il sorgere del sole
impedirà. Ebbra di baci rubati alla
luce mi sento scrosciare nel cuore
un arcobaleno di emozioni: tu
mordi le mie labbra schiuse sotto
le tue e siamo bacio entrambi.
Tratta dal volume: “E siamo bacio entrambi”; Casa editrice Pagine; 15.00 euro; ISBN 978-8875576677
ù
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Oggi è il compleanno di Gaetano Di Meglio.
Gli facciamo gli auguri, ma tanti, TUTTI insieme? Inizio io Auguri guagliò!
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Il Dispari 20230828 – Redazione culturale DILA APS
[…]
Quando
un giorno avrai uno specchio
avrai due occhi
per ascoltare una canzone
in solitudine
Ah! Vasco
dimmi quel posto.
Io vengo.
Uhh Uhh Uhh.
Capitolo D
«Il mio mestiere di responsabile di un ufficio di vigilanza mi concede molte libertà, in special modo quando devo controllare l’operato delle guardie, e per me rende prive di segreti le persone e gli ambienti e tutti gli aspetti della vita notturna.
Mi dà inoltre spesso la possibilità di viaggiare, conoscere bella gente, località famose, modi di vita diversi: a volte patriarcali in altri casi finanche eccentrici.
Così è stato in questa occasione.
Effettuo un servizio di vigilanza a bordo della ammiraglia di tutta la flotta turistica italiana!
Su e giù per il mediterraneo carichi di milionari, petrolieri, avventurieri, signore vere, e signore false, signorine di grandi speranze, e signorine per modo di dire, tutta bella gente.
Li riconosco bene.
In più ho il senso dell’investigatore per deformazione professionale, la curiosità di controllare ogni azione, persona, oggetto, non perfettamente riconducibile a determinate abitudini.»
«Per ciò ti chiamano Manson?»
«Esatto.»
«Perché Red?»
«La camicia.»
«Rossa?»
«Esatto.»
«Sempre?»
«In questa occasione posso rivelare un grande segreto.
Per me grande.
Mai detto.
Mai detto prima.
Ne indossavo una uguale durante la repressione dell’Ungheria, nel periodo in cui facevo il giardiniere in una villa con un grande cancello di ferro battuto, un viale ed un pollaio e… »
«Va bene, va bene.»
«L’ho conosciuto come dirigente ufficio fidi di una banca di media grandezza che è nostra cliente per il trasporto valori.
Faccio anche questo.
Aveva optato per un profilo sociale e professionale decisamente anonimo, allo scopo di non dover subire pressioni o influenze da parte di nessuno.
Credo.
Finanche con i dipendenti non ha stabilito alcun rapporto, e, lui per loro, è quasi uno sconosciuto.
Così dicono.
Escludendo due segretarie e due contabili, tutte donne di mezza età che oltre l’ufficio sono solo casa e famiglia.
Conosco tutti.
Originario di un paesetto di cultura marinara, nello scegliere la sede definitiva del suo lavoro aveva privilegiato la cittadina rivierasca, né grande né piccola, per non privarsi della vicinanza con il mare.
L’ho visto spesso con la donna.
Neppure i giornali, neppure la benzina o le sigarette si possono considerare azioni del suo quotidiano.»
Capitolo E
Interrompo il vigilante Manson Red, mentre ci sta presentando un ritratto conciso delle particolari abitudini di Vasco, perché non voglio continuare a nascondere di essere stato turbato, e ve ne sarete certamente accorti, dalla opportunità di sedere accanto ad una donna, Aurora, tanto misteriosa quanto guascona.
Il particolare stato emotivo caratteristico di ogni prima volta ha confuso non poco la lucidità delle analisi che ho voluto proporre, e ciò, se non ha impedito che mi addentrassi nei cunicoli delle personalità di Vasco e Medea con una obiettività assolutamente predominante nei confronti di qualsiasi valutazione, ha di certo limitata la scorrevolezza dell’inserimento di pieghe comportamentali meno evidenti e comunque ugualmente rappresentative.
Durante questa prima parte della conversazione con Manson Red, e che il giustiziere rosso continuerà a proporci, quella mancanza è risultata per me evidente e dolorosa, proprio in virtù della precisione con la quale, lui, ha invece evidenziato e dato valore a minimi dettagli.
Ora che l’emozione dei primi momenti è parzialmente superata ripenso al difficile percorso, impervio per il fisico e tormentato per la mente, con cui mi sono fin qui confrontato e, per un verso mi ammanto di orgoglio, per un altro mi pungolo a non sciupare tutto.
Devo continuare tenendo ben presente la necessità di essere più incisivo nel tentativo di catturare la vostra completa attenzione anche verso i particolari apparentemente insignificanti.
Perché possiate valutare, ascoltando confidenze, superando buchi e approssimazioni, assegnando forme ad intuizioni, ricalcando contorni sbiaditi, volteggiando ancora con la fantasia, mimando pensieri, immedesimandovi, ecco, ora lo posso dire, per capire profanandovi, se questa che vi sto proponendo sia veramente una nuova bella storia d’amore.
Aurora, per alcuni è un nome che poco si addice al ruolo che ricopre.
Profanandosi.
Sono seduto accanto alla donna, guascona, Aurora, che tutti chiamano “La Signora».”
Profanandomi.
Capitolo F
L’uomo vestito di bianco con un anello di rubino al dito, dalla pedana del piano bar inizia a suonare “Never let me go”, un lento motivo di struggente malinconia, nel preciso momento in cui, sulla parete di fronte formata da uno specchio opaco di dimensione eccezionale, si materializzano, come fantasmi, come in un film, scene di vita di incredibile nitidezza srotolate con la stessa inquietante tristezza delle note semplicemente accennate.
La sua compagna con un ventaglio di seta giapponese a colori sgargianti e stecche di bambù che ondeggia in docili semicerchi, voltandosi e rivoltando il busto eretto infisso nelle lame del vestito, gli porge una birra, gli accende una sigaretta, gli accarezza i capelli.
L’uomo vestito tutto di bianco con un bocciolo di ginestra (ginestra, fiore amato dalla mia donna) all’occhiello del bavero non guarda.
Non vuole guardare.
Sa già tutto.
Nessuna meraviglia, neppure un briciolo di stupore.
Una vita ad ascoltare i pianti e le sciocchezze di gente che non gli ha mai chiesto “Ma tu?”
Ora suona ad intuito, senza bisogno di conoscere, e non vuole sapere, non guarda, batte i tasti, e ti immerge in una delle sue risposte: “Anche io”.
Ti confonde con un suono, è sua la tua emozione, angoscia, allegria.
Forse alza gli occhi, forse stringe il bicchiere, dondola la testa, sembra tanto vicino alla tastiera, rivolge un tenero sorriso alla compagna dalla pelle ambrata, insieme a lei anima e cervello, le mani quasi toccano il bocciolo di ginestra, non guarda e sa già tutto.
Ecco Vasco: è notte, ritorna al vecchio palazzo.
Vasco, che stringe una grossa coperta rossa arrotolata sotto un braccio, si avvicina con molte cautele al cumulo di rifiuti verso il punto preciso in cui poche ore prima l’aveva visto.
Lo scorge al di sotto di un mucchio di rami di ginestra (ginestra, fiore amato dalla mia donna) e glicini… libera le braccia poggiando la coperta sulle spalle ed inizia a…
«In ogni luogo il silenzio notturno appartiene ad una speciale categoria di sensazioni: quelle che si evidenziano attraverso una grande attenzione.
è una mia idea.
Non è come l’acqua fredda sul corpo nudo, il silenzio di un luogo è una miriade di vitalità miscelate in apparenti assenze.
Mi spiego?
In combinazioni differenti per ciascun angolo, piazza, terrazza, casa, albergo, barca, bosco, montagna, ed esso cambia, ma non tutti se ne accorgono… »
«Come una toccata di Bach? Quattro note per ventidue variazioni?»
«… non capisco ma se lo dice Lei!
Ammanta il territorio nella sua specificità, evidenzia gli oltraggi, si insedia, si intrufola, possiede la tua tranquillità senza che tu ne sia consapevole.
Non è il mio caso.
Mai.
Io l’ho studiato, li ho studiati, con costanza ed attenzione, con affetto, usando sensibilità fisiche e percettive custodite e difese con la maggiore cura e tenute separate da applicazioni volgari e banali.
è tutto vero.
Se un pullman passa in lontananza so chi lo guida, da dove viene e, forse, anche quante persone sta trasportando!
Esagero, solo fino ad un certo punto.
Certo è che conosco tutti i silenzi di tutte le ore di tutti i luoghi che ho frequentato.
Di tutta la mia isola.
Lui fu una specie di frammento che improvvisamente si spezza.
Entrava nel raggio di azione della mia particella notturna con cautela ed imperizia, movimenti d’aria, respiri, passetti rapidi, per avvicinarsi ai luoghi prescelti; e poi un lento spostare oggetti disarticolati, gracchianti, sconnessi, per riporli, infine, in vicine sporgenze, e di nuovo in auto con il motore a basso regime e luci fisse sugli anabbaglianti.
Non ho mai udito la sua invasione in una notte di pioggia.»
«Ha mai portato via qualcosa?»
«Solo una volta.
Una busta. Pareva un biglietto d’auguri.
E non mi sbaglio.»
Prosegue lunedì prossimo
ISBN 9781471081149, pagine 93, copertina morbida, A5 (148 x 210 mm), 14.00 €, acquistabile all’url:
https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-primo/paperback/product-29772m.html
(24/08/1917 – 27/01/1999)
Aurea amica
di spettacoli vivi,
perle d’affetto
per la famiglia.
Donna di umorismo
e ricchezze morali.
Tuo fu il SOLE
nel vivido giorno.
Tuoi gli incantesimi
per la famiglia.
Tu, un mondo
di vivacità
nel sentimento.
Tuo il dolore
sotto chiave.
Ritorno fanciullo
negli arcobaleni
della tua giostra.
Omaggio la tua memoria
nel giardino Sacro
e si accende
ogni AMARCORD
del tuo cuore!
A presto, Sara!
Biagio Di Meglio – scrittore poeta
Sara Bressy e Antonio Mancini
Questo racconto “Vasco e Medea”, che stiamo pubblicando a cadenza settimanale, fa parte del primo volume della serie “Per Aurora” che ho scritto a partire dagli anni ’80 e che continuo a scrivere seppure con molte lunghe pause.
Terza edizione 22 agosto 2022, ISBN 9781471081149, pagine 93, rilegatura copertina morbida, dimensioni A5, 14.00 €, acquistabile all’url:
https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-primo/paperback/product-29772m.html
Scrivendo un commento a questo articolo (di almeno 1000 battute), e inviandolo in formato word entro il prossimo 25 agosto a bruno@dilaaps.it (completo di nome, cognome e indirizzo postale) l’Associazione “Da Ischia L’Arte – DILA APS” regalerà una copia del libro ai primi 10 autori dei commenti ricevuti.
Buona lettura
Capitolo decimo
Per tutto il percorso di ritorno, ed ancora sulla nave, Vasco cammina distante da lei, è agitato, irrequieto, è chiuso in un mutismo provocante, fremente, beve, fuma, l’avresti potuto scambiare per un condottiero prima della battaglia, il produttore dietro le quinte, un condannato a morte, l’aquila che vola sul coniglio… distratto da pensieri…
La tentazione di dirle tutto, aprirsi, togliere il velo ormai tenue che copriva i suoi anni di assenze notturne, gli tentava il centro, il motore dell’inconscio, mentre una forza diversa opponeva la vergogna della rappresentazione completa delle sue azioni.
Vergogna o pudore?
Spesso dipendono più che altro dal momento in cui viene attivata la domanda.
Il suo Vasco, l’idolo, non provava certo vergogna cantando “tu sola nella tua stanza” oppure “quanti anni hai bambina”, ma sappiamo poco, forse niente, certamente per pudore, dei suoi veri momenti, della realtà dei suoi approcci, dei suoi amplessi. A volte è il contrario.
Non sempre il contrario è l’opposto.
L’opposto del contrario?
Cos’è?
Se è opposto non è contrario e se non è opposto non è contrario
You are my melody.
A raffiche gli giungevano i simbolismi recuperati nelle notti più fortunate, obbligandolo a sorreggere il peso dei segreti di cui erano ammantati, scrigni di inganni e seduzioni, di dubbi e follie, di sogni e speranze, di offese e regali, di vita di morte di occasioni banali di viaggi di
incontri di sciocche manie di furti di attese, grandi, minuti, di grandi minuti, dipinti, squarciati, dipinti squarciati… basta!
Basta basta. Basta.
Capitolo undicesimo
Medea vedendolo nuovamente a disagio, raggiunge il convincimento che lui si stia preparando ad affrontare l’argomento delle avventure notturne.
Pronta è pronta.
Decisa è decisa.
Non solo ad ascoltare.
A giustificare.
Ma per ferirlo a sua volta rivelandogli la mancanza di inibizione delle notti che l’avevano vista protagonista.
Dopo il ritrovamento del biglietto ed i successivi allontanamenti sospetti di Vasco, aveva, infatti, iniziato a cercarlo, dapprima con molte cautele poi… visitando locali notturni, luoghi per soli uomini, bische ecc.
Tanto più frequentemente lui usciva, tanto più freneticamente lei lo cercava, ed a poco a poco il cercarlo era diventato solo la facciata moralistica che usava per soddisfare con maggiore audacia il profondo esibizionismo che la eccitava.
Gonne sempre più corte.
Trucco evidente.
Sguardi accecanti.
Frasi equivoche.
La sua passione: stupire.
Basta. Basta. Basta.
Capitolo dodicesimo
«Sono il padrone della notte e delle donne.
Sono mie le donne di notte.
Le femmine sguainate luccicanti sui marciapiedi e nei locali di prima grandezza.
Provare a togliermi il controllo, è un guaio.
Un guaio grosso.
Grossissimo.
Quasi come cercare di togliermi il fazzoletto rosso che porto da sempre intorno al collo.
Un guaio grossissimo che pochi hanno tentato ed ora sono pieni di sfregi.
Una volta la vidi passare indifferentemente in macchina davanti ai nostri posti di lavoro.
A Napoli è difficile lavorare.
Qui no. Qui se fai il bravo nessuno ti caca.
A Napoli ti squadrano subito.
Appena scendi di sera in una piazza, non dico in una strada, non dico in un vicolo, sei già pappone o puttana.
Ma Napoli è bella.
C’è il sole, la luna e Marechiaro.
La gente non si fa i fatti suoi.
Quella signora dopo i primi passi, come si dice… timidi, noi diciamo cazzimmosi, si ripresenta alle due di notte nel Club Italia con la gonna gialla sotto la patana, qui voi dite sopra le ginocchia.
Guarda tutti quanti, e pure me.
Me di più.
Pareva mi conosceva.
E ci ho dovuto provare per forza.
Stava a casa mia, nel mio territorio, con le cosce da fuori e mi guardava come se mi conosceva.
A me, Salvatore il puttaniere!»
Capitolo tredicesimo
Lasciargli sul corpo e nella mente i segni squassanti di una passione artificiale, artatamente impudica e violenta, tenera e vendicativa, ponendo in un solo amplesso tutti i registri delle sue esperienze, tutta la prorompente eccessiva sfacciata bellezza del suo corpo di donna non più bambina, i giochi estremi di mani esperte di labbra avvampate di pelle di luna, tenerezze ossessioni, morbidezze stupori, in una altalena di grida e di sussurri che per anni la sua mente aveva elaborato, posizionato, montato come in un film…
… con arte e per vendetta.
Capitolo A
Ora che molti elementi strutturali sono definiti la trama è delineata i personaggi sono caratterizzati gli ambienti percepiti, non mi resta altro da fare che presentare la storia.
Solo perché conto nell’infinito carisma che ha la mia gloria su voi milioni di ascoltatori, tenterò questa nuova impresa.
Consapevole di andare contro le più elementari leggi (regole) narrative, mi lascio sedurre dall’unica sfida veramente globale, indefinibile, e nella quale anche i valori di merito sono in continua osmosi e si auto modellano scevri da apparenti turbative esterne, la sfida che ignora blasoni e teoremi, rifiuta dottrine madrine padrini fratellini la sfida…
«La sfida?»
STUPIRE
1
A cavallo dell’orso
scimmiotta
la folla disseminata
nel prato di uno stadio
Ah Vasco!
tra fumo stellare
il verso del lupo nella steppa
Uhh Uhh Uhh.
Capitolo B
So bene che il primo requisito che devo dimostrare di avere, è la mancanza assoluta di immaginazione. Niente può essere più chiaro di ciò che è.
Il passaggio forzoso attraverso strumenti esplicativi, amplificanti, ed anche solo riproduttivi, la mia testa fa anche tutto questo, viola, se non snatura addirittura, il “diritto d’autore” di qualsiasi… vi lascio pensare e decidere da soli a cosa alludo.
Tuttavia in questo caso se non applicassi un quantum di collante, Vasco e Medea apparirebbero, distaccati andare per strade diverse, uniti in apparenza da abitudini e condizionamenti.
Loro no.
Loro sono due forme della stessa natura, lo sono stato e lo saranno, loro sono anima e cervello, sono idee.
STUPIRE: anche se stessi.
PROFANARE: anche se stessi.
Fino ad essere accattoni anche di proprie sensazioni.
Simboli stupendi di persone particolari.
Mi manca il fiato, ho pensato troppo in fretta, ho perso il filo, ho tessuto troppo in fretta.
2
Ritorna assassino
nell’ombra ballerina dei vincenti
il fallo abbandonato nella doccia
Ah Vasco!
per uomini incerti
in teneri sguardi alla luna
Uhh Uhh Uhh.
Capitolo C
Il termine profanare è sempre stato inteso con riferimenti di sacralità.
Religiosa, umana, storica, una chiesa, un monumento, una ingenuità, una genuinità, il mio ricordo, il tuo sentimento, <Profanare il secchio dell’immondizia è possibile.>
Il nostro ideale, la loro stima, la banca, la banca no, la banca si svaligia.
E la valigia?
La banca è una valigia e la valigia non si svaligia, si profana. Avete seguito il pensiero?
<Breve preambolo per capire se il verbo profanare può essere riflessivo.>
<Se è lecito dire “Voleva profanarsi”.>
Lecito è lecito, coerente non so.
Comunque non è la coerenza che mi intriga.
Profanare se stessi è profanare?
Mi mangio un panino.
No!
Mangio un panino.
Mi mangio una mano.
ANCORA DI PIù NO!
Mangio una mano.
Anche se la mano è la mia?
Mangio una mia mano.
Mi profano.
No!
Profano la mia…
… il mio…
Profanare senza invadere, introdurre, inserire dall’esterno non ha senso.
Allora come faccio a profanarmi?
Introdurre, invadere, inserire dall’esterno, per esempio, qualcosa nella mia bocca potrebbe essere una profanazione.
Se l’azione la compio io in qualche modo, è lecito (lecito?) considerarla una profanazione?
Dovrei essere estraneo nel senso di entità diversa da me stesso.
Mi mordo la coda.
Mi chiudo in un angolo cieco (vicolo cieco) per non lasciare le parole al loro significato plausibile accettato corrente indiscusso, le parole si ribellano mi aggrediscono mi chiudono in un angolo e non mi lasciano dire che Medea voleva profanarsi.
Oltre la vendetta.
Senza dolcezza e senza violenza.
Come svuotare un secchio di immondizia.
Quando
un giorno avrai uno specchio
avrai due occhi
per ascoltare una canzone
in solitudine
Ah! Vasco
dimmi quel posto.
Io vengo.
Uhh Uhh Uhh.
CONTINUA lunedì prossimo.
Seconda puntata
Questo racconto “Vasco e Medea”, che abbiamo iniziato a pubblicare lo scorso lunedì 7 agosto e che continueremo a pubblicare con cadenza settimanale nei prossimi lunedì, fa parte del primo volume della serie “Per Aurora” che ho scritto a partire dagli anni ’80 e che continuo a scrivere seppure con molte lunghe pause.
Dettagli: data di pubblicazione della terza edizione 22 agosto 2022, ISBN 9781471081149, pagine 93, rilegatura copertina morbida, dimensioni A5 (148 x 210 mm), prezzo 14.00 €, acquistabile all’url:
https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-primo/paperback/product-29772m.html
Scrivendo un commento a questo articolo (di almeno 1000 battute), e inviandolo in formato word entro il prossimo 18 agosto a dila@emmegiischia.com (completo di nome, cognome e indirizzo postale) l’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte DILA APS” regalerà una copia del libro ai primi dieci autori dei commenti ricevuti.
Buona lettura
Capitolo settimo
«[…] Ho pianto molto in quei giorni.
La crisi.
Vasco spesso di notte usciva da casa per farvi ritorno quasi all’alba.
Assenze sempre più frequenti.
Tornava a volte macchiato, con strani odori sul corpo e sui vestiti.
Neppure attento a non farsene accorgere.
Non usava precauzioni, non nascondeva, ma non diceva. Almeno la curiosità di verificare se Medea lo stesse aspettando… se fosse ancora in casa, niente neanche questo. Un automa.
Un muto.
Un automa muto.
E certo lei soffriva.
“Lina aiutami. Che devo fare?” diceva le prime volte.
Dopo qualche giorno smise di piangere.
Al mio paese dicevano “Prima della luna nuova”.
Prima della luna nuova ho visto che usciva anche lei.»
Udite le accorate parole di Lina (Carmela, la ragazza di casa), che presentano senza fronzoli le fasi iniziali di questa vicenda, mi accingo ad effettuare la ricostruzione di un momento successivo, mettendo insieme diverse fonti tra cui le confidenze dei marinai imbarcati sulla nave crociera che la nostra coppia aveva scelto per tentare di superare il periodo travagliato provocato dal ritrovamento del biglietto.
è molto verosimile, quasi perfetta.
Capitolo ottavo
Il tavolo era ricoperto da una tovaglia orlata da arabeschi di un giallo molto simile ai fili di paglia che usavano, una volta l’anno, in primavera, porre ai margini della gabbia, per consentire alla coppia di canarini la formazione del nido su cui deporre le uova.
Cip e Ciop erano di un giallo molto intenso tanto che, specialmente la femmina, si potrebbe definire colore dell’oro vecchio.
Medea: «Speriamo che Carmela non dimentichi di cambiare l’acqua nella vaschetta. Domani, quando ci fermiamo, le telefono, ti pare? Vieni anche tu così la saluti.»
«Credi sia il caso?»
« Perché no.»
«Sai penso che in questi ultimi tempi non sia stata neutrale, cioè… »
«No guarda lei non è in causa, se tu qualche volta mi avessi avvisato che uscivi… »
«Uscivo, uscivo… »
«… dove andavi… »
«Così, andavo, ora lo sai, che cambia?»
«… perché… »
«Guarda, dammi una spiegazione, una risposta, mi trovi cambiato?
Vuoi ancora del vino?
A volte preferirei una bettola per non sentire il rumore di tante posate contemporaneamente.
In cosa sono diverso?
Uguale.
Dillo che sono uguale anche se sai qualcosa di nuovo.
Nella taverna si urla, qui il brusio è più invadente, avviluppante, è bello avviluppante, rende l’idea, l’idea che ho della gente ma… »
«La notte preferisci le taverne.»
«La notte, che c’entra la notte, parlo di locali per pranzare, cenare, trascorrere un’ora in compagnia di una bella donna come te, mi sembra che… »
«Che voglio sapere, sapere!
Niente più di quanto non vuoi dirmi, è giusto anche per me, anche per me, è giusto, non sei cambiato, una persona non deve essere considerata… »
«Una persona?
Io sono una persona?
Credevo qualcosa di più!»
«Sì certo, non volevo banalizzare… la persona amata non deve essere vista in maniera diversa se si viene a conoscenza di una parte della sua vita prima ignorata, non devo farlo con te, è così, bravo, anche per me… sì voglio ancora del vino, e un dolce di mandorle.»
-«Signore e Signori, buona sera, è il Capitano che vi parla.
Tra circa quattro ore getteremo l’ancora in una stupenda baia dell’isola d’Ischia.
Famosa in tutto il mondo.
Meglio conosciuta come, “L’isola della eterna giovinezza” per le sue miracolose acque minerali, ed anche “L’isola verde” per la rigogliosità della sua vegetazione.
Avrete l’opportunità di visitare questo splendido gioiello del Mediterraneo per circa due giorni.
Infatti, come sapete, salperemo dopodomani alle ore 10 per il prosieguo della nostra crociera.
Un ufficiale di turno è a Vostra disposizione per organizzare escursioni, visite guidate, ingressi a tutti i tipi di locali, by night, piscine, teatri ed altro, e… se vorrete… anche romantici pernottamenti… »
«Andiamo, prendiamo il dolce sul ponte.» Medea si alzò, poggiò il tovagliolo, guardò in direzione dell’altoparlante e disse «Non si fa così, non si fa.»
Capitolo nono
Quantunque la traversata fosse stata allietata da un mare piatto a perdita d’occhio, neanche una casa, un promontorio, un albero,
Un albero a mare!
e, tra sole e luna una brezza venticello, in parte fenomeno naturale in parte dovuta al movimento del bianco natante, avesse appiattito anche la temperatura dell’angolo tra le scialuppe ove erano soliti appartarsi, al primo impatto con i lastroni di lava vulcanica che pavimentavano il bordo terminale della banchina di ormeggio, entrambi barcollarono come due birilli con il fondo appesantito per un giocattolo infantile.
Medea «Oh!»
Vasco «Appoggiati!»
Medea «Fermiamoci un attimo.»
Vasco «Gira anche a te?»
«Mi manca la terra.»
«Proprio ora che sei atterrata.»
«Atterrata?»
«Posata sulla terra.»
«Oh!»
«Ancora?»
«Di nuovo.»
«Sta bene, appoggiati.»
«Fai tutto prima di me!»
I grossi lastroni di lava grigia levigati dai passi di migliaia di persone, contornavano un tratto minimo dello spiazzo destinato alle manovre di attracco; subito accanto, una macchia bruttura di asfalto sconnesso adduceva a diverse stradine, queste sì, già dal primo impatto, coreografiche, quasi personalizzate dagli abitanti e dalle attività annesse.
Scelsero, per me era facile intuirne il motivo, il viottolo a tratti in leggera pendenza incassato tra pareti di tufo verde chiazzate da prepotenti arbusti di gialle ginestre (ginestra, fiore amato dalla mia donna).
Su in cima, oltre filari di limoni ed oleandri carichi di frutti e di fiori, giunsero ad un gruppo di vecchie costruzioni tinteggiate con impasti di calce dai colori pastello, chiari, luminosi; prive di un ordine apparente e senza segni esterni identificativi che non fossero gerani rosso fuoco ai balconi, glicini appiccicati alle pareti.
Due pini e due palme tutti ultra centenari, quasi cingevano come baluardi il più vecchio palazzo, al cui ingresso un alto cancello di ferro battuto adornato da volute arabesche, mostrava in fondo ad un viale polveroso, tratti sconnessi di un muro di cinta in parte crollato, formato da pietre grigie semplicemente sovrapposte, che ostruiva, spezzava, limitava, la fitta boscaglia e le piante di alto fusto subito accanto predominanti.
Una strada di recente costruzione, sgradevole, sgraziata, stonata, si immetteva in quella minima piazzola dal lato opposto rispetto alla direzione del loro arrivo, a sinistra del cancello, completando il suo percorso in una specie di slargo appositamente adibito a deposito di rifiuti.
Assurdo.
Criminali.
La vecchia villa sfregiata.
Pazzi.
Stronzi.
L’incanto accecato.
Rimasero confusi tra ginestre (ginestra, fiore amato dalla mia donna) e pattume, entrambi fissi, con i sentimenti oltraggiati, tentando di capire se profanare è una vendetta o una maledizione, se il male sopravvive a se stesso per debolezza del suo antagonista oppure per sciocchi abbagli di clemenza.
Mai un silenzio li aveva visti così uniti, insieme indifesi, cruenti, aggressivi.
«Maledetti.
Siate maledetti.»
Da Vasco e Medea lo stesso grido.
Fu lì che lo rividero.
Un barbuto (custode?) con la camicia rossa, uscendo dal cancello, si diresse ad aggiungere, spingendolo su una carriola da muratore, un vecchio apparecchio radiofonico ai rifiuti del cumulo di immondizia.
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Il Dispari 20231009 – Redazione culturale DILA
Il Maestro Franco De Biase ha vissuto con successo le prime esperienze musicali, da ragazzo, tra i gruppi emergenti della musica blues napoletana già negli anni ’70 e ’80.
Come esponente e fondatore del gruppo “Virus”, menzionato anche nella Enciclopedia della Musica Rock Napoletana, ha partecipato a svariate manifestazioni musicali della Regione Campania come “Estate a Napoli” e “Rassegna di gruppi blues”, e ad alcuni concerti presso il Teatro Posillipo, ed anche ad altre numerose manifestazioni e rassegne di musica rock-blues.
In seguito si è dedicato allo studio della musica classica, diplomandosi in Canto nel 2002 presso il Conservatorio di Vibo Valentia.
Nel 2016, presso il Conservatorio S. Pietro a Majella di Napoli, ha conseguito la Laurea di 2° Livello in Composizione di Musica Applicata alle Immagini con votazione 110, e, nel 2018, la Laurea di 2° Livello in Composizione con la votazione di 110 e lode.
Negli anni 80 ha fatto parte del Coro “La Polifonica” diretto da Joseph Grima (M° di Direzione Corale al Conservatorio di Napoli), partecipando a numerosi concerti.
Come esponente del coro ha fatto parte, nel 1984, dell’Opera “Macbeth” di G. Verdi diretta al Teatro S. Carlo di Napoli dal Maestro Riccardo Muti.
Nel 2016/17 viene invitato dalla Maestra Elsa Evangelista (in seguito Direttrice del Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli) a partecipare come artista del coro in qualità di Tenore, a numerosi concerti.
Continuando a frequentare l’ambiente del teatro San Carlo, negli anni 80 /90, partecipa, come artista figurante, a numerose prove di Opere liriche: prove d’orchestra, di regia, di ballo, ecc. sotto la guida di artisti di grande rilievo, tra cui Riccardo Muti, Daniele Oren, Federico Fellini, Lina Wertmuller, e numerosi altri.
Da queste straordinarie esperienze sono nati il suo interesse e passione per il “Teatro in Musica”
e si è formata la sua personalità artistica nel genere teatrale, il cui stile si avverte anche nelle sue composizioni di canzoni napoletane, seppure di un sapore nuovo e nello stesso tempo classico.
Nel 2013, in occasione del Convegno Internazionale di Studi “Gesualdo dentro il ’900”, nel 4° Centenario dalla scomparsa del grande musicista Carlo Gesualdo Principe di Venosa (1566-1613), ha partecipato al Laboratorio di Composizione tenuto dal Maestro Enrico Renna, componendo un brano per orchestra di fiati dal titolo “A Gesualdo da Venosa e le sue vittime”, eseguito poi, nella sala Scarlatti, dall’Orchestra di fiati del Conservatorio “ S. Pietro a Maiella” diretta dal Maestro Paolino Addesso.
In seguito, nel volume pubblicato in collaborazione con il Conservatorio di Musica San Pietro a Majella di Napoli e il Dipartimento di scienze Sociali dell’Università di Napoli, dal titolo “NINNA NANNA UN CANTO SENZA FINE” a cura di Giovanni Guanti e Daniela Tortora, partecipa con la composizione “NOTTE NEL MEDITERRANEO” (dramma in musica per quintetto d’archi, coro e fiati dedicato alla tragedia dei migranti.)
Sue composizioni per orchestra: “DREAM” sinfonia in tre movimenti; “DON FERNANDO” dramma in musica su Testo di Mario Scippa; “L’ERRANTE” musica a programma in tre movimenti; “FRAMMENTI DI UNA VISIONE SONORA” musica a programma in quattro movimenti.
Musica per teatro: “FAVOLA SACRA” Dramma in tre atti per orchestra e strumenti elettronici (su libretto proprio).
Alcune piccole composizioni dodecafoniche per flauto e pianoforte, Due piccole fughe per Quartetto d’archi in scrittura atonale.
Canzoni napoletane: “Pianefforte e notte” su testo di Salvatore di Giacomo; “LUNA NOVA” testo di Salvatore di Giacomo.
Musica e parole: “LASSA FA ‘O CORE”; “‘NA CANZUNCELLA”; “‘A CUNFUSIONE”; “CORONA VIRUS”; ” ARABESCA”.)
Numerose canzoni elaborate su testi di poesie di autori anonimi napoletani, destinate al teatro leggero.
Musica Rock e Funhy: RESTA CCA; VOGLIA D’ESTATE; ACUSTICO; FORSE ‘O MUNNO PUTTESSE CAGNA’; PRESTO TUTTO CAMBIERA’.
Attualmente, prosegue nello studio e nell’approfondimento di tutto ciò che riguarda la composizione per orchestra, componendo nuovi lavori musicali, unendo a questo la passione per la pittura, realizzando quadri propri al fine di creare delle performance multimediali ispirate alle proprie composizioni musicali.
Un evento di questo tipo, si è svolto nella galleria d’arte in piazza Municipio nel 2010.
In seguito, presso la Villa Cerillo a Bacoli, con la partecipazione e l’ intervento del Filosofo Prof. Giuseppe Ferraro docente di Filosofia Morale presso l’Università Federico 2° di Napoli, ha presentato un’installazione d’arte “LA NECESSITA’ DI UNA NUOVA VISIONE DEL MONDO” composta da propri quadri ispirati alle sue composizioni musicali, unendo musica ed esoterismo (di cui si occupa da numerosi anni).
Da molti anni impartisce lezioni di pianoforte, chitarra moderna, canto, solfeggio, armonia, e composizione
Franco De Biase sarà uno dei protagonista dei prossimi eventi che l’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte – DILA APS” terrà a Milano nell’ambito della manifestazione internazionale del libro e della lettura BookCity 2023 (17- 18 novembre).
Infatti, insieme alla Soprano Angela Prota, applaudita interprete di alcuni eventi culturali effettuati nel Salone Onofrio Buonocore della Biblioteca Antoniana di Ischia, è impegnato nella realizzazione di un brano musicale, scritto su testi di Bruno Mancini, che loro due presenteranno in anteprima durante la cerimonia di comunicazione dei vincitori delle quattro sezioni del Premio internazionale di Arti Varie OTTO MILIONI che, appunto, DILA APS proporrà a Milano il prossimo 17 novembre.
E poi… in replica a Ischia!
Angela Maria Tiberi
Vicepresidente dell’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte – DILA APS”
Diāna Paulušenko e Vineta Stepiņa, due ottime amiche impegnate nell’Associazione per i disabili “Zvaigzne” (in traduzione “La Stella” ) guidata da Dzintra Saulkalne e dai suoi colleghi nella città di Jelgava ìn Lettonia, posano tutte e due felici con l’antologia “Penne Note Matite” e con il mio disegno “Malinchony” esposto alla mostra “Tēma”, grazie alla professoressa di economia Baiba Rivža e all’artista di moda Daiga Latkovska.
Diāna Paulušenko è un’ottima padrona di casa, mentre Vineta Stepiņa è una artista autodidatta che crea oggetti di artigianato astratti e molto originali.
Anche suo figlio Edgars e il suo amico Leon sono artisti.
Diāna e Vineta augurano l’ energia creativa e il successo agli artisti e agli appassionati d’arte in Italia, invitandoli a venire a trovaci in Lettonia più spesso.
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Il Dispari 20231002 – Redazione culturale DILA
Pronto Il “Plotone” dei protagonisti DILA APS per il prossimo BookCity 2023
In attesa della conferenza stampa che la Direzione di BookCity terrà al Piccolo Teatro Grassi di Milano il prossimo 24 ottobre per comunicare tutti i riferimenti utili a seguire la dodicesima edizione della manifestazione internazionale del libro e della lettura, l’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte – DILA APS”, fiduciosa che i progetti culturali presentati riceveranno la stessa magnifica accoglienza che li ha gratificati in tutte le sei edizioni nelle quali DILA ha partecipato, è già in azione per mettere a punto il Cast di Artisti e Relatori e la scaletta degli eventi.
Oggi, in anteprima, vi presentiamo tutti i 15 Soci e Collaboratori che daranno lustro ai progetti Made in Ischia.
Bruno Mancini – Presidente DILA APS (foto1)
Alexandra Firita – Scrittrice rumena (foto2)
Angela Maria Tiberi – Vicepresidente DILA APS (foto3)
Angela Prota – Cantante lirica (foto4)
Antonella Ariosto – Scrittrice (foto5)
Chiara Pavoni – Attrice – Regista (foto6)
Lucia Pavone – Poetessa (foto7)
Lucia Abbatantuono – Scrittrice (foto8)
Mariapia Ciaghi – Editrice (foto9)
Maria Luisa Neri – Violinista (foto10)
Davide Felice – Scrittore (foto11)
Franco De Biase – Compositore (foto12)
Franco Fratini – Scrittore (foto13)
Massimo Abbate – Patron Festival Napoli (foto14)
Roberto Castaldo – Attore (foto15)
BOOKCITY MILANO è un’iniziativa voluta dal Comune di Milano e dall’Associazione BookCity Milano (Fondazione Corriere della Sera, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Fondazione Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri), a cui si è affiancata l’AIE (Associazione Italiana Editori).
BOOKCITY MILANO si articola in una manifestazione di tre giorni (più uno dedicato alle scuole), durante i quali vengono promossi incontri, presentazioni, dialoghi, letture ad alta voce, mostre, spettacoli, seminari sulle nuove pratiche di lettura, a partire da libri antichi, nuovi e nuovissimi, dalle raccolte e biblioteche storiche pubbliche e private, dalle pratiche della lettura come evento individuale, ma anche collettivo.
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Il Dispari 20230925 – Redazione culturale DILA
Per dire la verità, voglio ammettere pubblicamente di essere stato molto dubbioso sulla opportunità di pubblicare questo editoriale.
Non avrei voluto firmarlo per una questione di riservatezza che mi spinge sempre (e quasi sempre di riesco) a restare piuttosto defilato dalle attività culturali che contribuisco a divulgare.
Però, in questo caso, mi è sembrato che avrei commesso un ingiusto torto nei confronti di Angela Maria Tiberi, strenua attivista dell’Associazione DILA APS, se avessi lasciata la firma della notizia in un vago anonimato.
Non mi sono sentito di non offrire il giusto risalto “editoriale” a quello che è stato uno dei più ambiti riconoscimenti poetici da lei ricevuti.
Comunque chiedo indulgenza a chi ritenga, comprensibilmente direi, trattarsi di una estrema forma di mancato controllo della mia vanità!
Sul sito ufficiale del Comune di Milano
https://www.comune.milano.it/-/area-p.-domenica-17-settembre-a-palazzo-marino-strade-di-poesia
si legge:
«Milano, 13 settembre 2023 – Nuova stagione in Aula Consiliare per “Area P. Milano incontra la poesia”.
Domenica 17 settembre, alle ore 10:30 a Palazzo Marino, appuntamento con Strade di poesia, a cura di Luigi Ruggeri, giunto alla decima edizione.
Lo scopo dell’iniziativa è di promuovere il valore della poesia come strumento di comprensione della realtà oltre che di condivisione sociale.
L’edizione di quest’anno vedrà la presentazione di alcune plaquette poetiche facenti parte della Collana “Amici di Gibran” dedicate al grande poeta, pittore e aforista libanese del quale quest’anno ricorre il 140° anniversario della nascita.
Ingresso libero fino a esaurimento posti.»
Ebbene, in tale prestigiosissimo contesto, nel Salone d’onore (oggi conosciuto come Salone dell’Alessi), Angela Maria Tiberi, Vicepresidente dell’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte DILA APS” ha ricevuto il Gran Premio Speciale dal Presidente Luigi Ruggeri dell’Associazione Teatro Cultura Beniamino Joppolo di Patti, Sicilia, per la poesia dedicata al sottoscritto e inserita nella silloge “Indimenticabile” (Collana Amici di Gibran edizione MAGI) con copertina dell’artista Milena Petrarca.
Infiniti auguri a lei e tanti complimenti a Milena Petrarca (pluri vincitrice in diverse edizioni del nostro Premio OTTO MILIONI).
La poesia premiata è stata:
Uomo dolce e gentile,
navighi sulla tua barca lontana
dalla riva del mare
per dimenticare gli affanni
e riaccendere la speranza
dell’Amore che vibra
nei cuori umani stanchi
di orrori e tragedie
che la storia tramanda ai posteri
come la storia dell’orca assassina
affamata di sangue,
ma educata ai valori profondi
che solo l’uomo vigoroso
sa rispettare e donare
a chi odia senza ragione e pietà.
Nel biglietto d’invito alla premiazione, con lo stemma del Comune di Milano – Area P MILANO INCONTRA LA POESIA – Strade di Poesia a cura di Luigi Ruggeri, troviamo scritto:
«Scopo dell’iniziativa “Strade di Poesia” giunta quest’anno alla 10^ Edizione è quello di promuovere il valore della poesia
come strumento di comprensione della realtà oltre che di
condivisione sociale.
L’edizione di quest’anno vedrà la presentazione di alcune
plaquette poetiche facenti parte della Collana “Amici di
Gibran” dedicate al grande poeta, pittore e aforista libanese
del quale quest’anno ricorre il 140° anniversario della nascita.
Le poesie dei poeti partecipanti al Tour poetico itinerante
saranno, come sempre, veri e propri fiori poetici, vessilliferi di
sapienza e verità, che affermano il valore della poesia e l’arte
come voce di illuminazione, libertà e liberazione spirituale oltre che civile.
Si tratta di voci che non fatichiamo a considerare sapienziali perché scaturenti ad un’energia poetica che, a nostro avviso, deve essere esaltata e soprattutto diffusa.
Grazie a questa polifonia di voci ci è stato possibile mettere in
connessione l’essenza della poesia contemporanea con gli stili
e le poetiche di ognuno degli autori, per cui è possibile ad ogni
scrittore, che vede il mondo con i propri occhi, creare la “sua
poesia”, che a sua volta ci presenta il profilo intimo e
profondo dell’autore che l’ha scritta.
Ognuno di loro è artefice della bellezza della vita avvolta dai
profumi che ciascuna stagione porta con sé.
Ognuno di loro è spettatore del nascere e del morire del giorno, dell’abbraccio di un bambino, del sorriso, del pianto. Ognuno di loro è “passato”, “presente”, “futuro”, incedere delle stagioni nel tempo, di modo che le espressioni artistiche di questo Volume Antologico possano avvicinare la poesia a un pubblico differenziato; con una ricchezza di temi e di spunti, quali: il dolore, la morte, l’amore, la fede, che rendono “vive”, in chi legge, le stesse emozioni.
Grazie a loro possiamo offrire un contributo alla formazione
spirituale e morale della Nazione, sicuri di poter carpire e far
nostra la bellezza della varietà dell’Universo e comprendere il
loro parlare fantastico, nel viaggio verso l’”Isola” dei “valori”che rappresenta la letteratura dell’anima di questi splendidi poeti del terzo millennio.
Da quest’anno Strade di Poesia ha cercato di sviluppare il
connubio con la Narrativa sia essa come Romanzo o indagine
sociologica, che come testimonianza storica.
Quest’anno è prevista la presenza della scrittrice Rita Coruzzi e del giornalista Giammarco Menga che si intratterranno
brevemente con noi per parlare dei due libri editi: “La
Giudicessa. Storia di Eleonora di Arborea” e “Un gioco da ragazzi” per testimoniare il rapporto forte con la poesia.
Due realtà: la storia che per Aristotele dalla poesia può trarre
alimento filosofico e il gioco del calcio che per Pasolini, era
addirittura “l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo”.»
Palazzo Marino (el Marin in dialetto milanese), costruito tra il 1557 ed il 1563 su progetto dell’architetto perugino Galeazzo Alessi, è un palazzo nobiliare di Milano.
Molti scultori della Fabbrica del Duomo parteciparono attivamente alla realizzazione degli intagli del palazzo.
Venne acquistato dallo Stato nel 1781, divenendo, all’indomani dell’Unità d’Italia, la sede centrale del Comune di Milano.
L’acquisto del palazzo da parte del comune coincise con la demolizione dell’isolato posto tra il palazzo e la Scala e l’apertura della nuova Piazza della Scala
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Il Dispari 20230918 – Redazione culturale DILA
[… ]
Lasciargli sul corpo e nella mente i segni squassanti di una passione artificiale, artatamente impudica e violenta, tenera e vendicativa, ponendo in un solo amplesso tutti i registri delle sue esperienze, tutta la prorompente eccessiva sfacciata bellezza del suo corpo di donna non
più bambina, i giochi estremi di mani esperte di labbra avvampate di pelle di luna, tenerezze ossessioni, morbidezze stupori, in una altalena di grida e di sussurri che per anni la sua mente aveva elaborato, posizionato, montato come in un film con arte e per vendetta modulato come lo sguardo di una tigre.
Se invece fosti femmina
anima
aliena
the stardust melody show
inno
pacchiano
al mio ottuso incarnato destino
Un colpo di tamburo di Max Roach.
Capitolo H
Il segreto dei sapori non riduce il piacere di un gustoso manicaretto.
Una donna, presente con discrezione negli anni passati della mia vita, guarniva gli arrosti bruciati con un trito di capperi ulive nere e bacche di mirto affondate in brandy di pessima qualità.
Bistecca stupenda.
Il massimo al lume di candela.
Anzi il massimo del massimo guardando Adriano Celentano in un suo spettacolo televisivo.
Lo dico con molta ignoranza e senza allegria.
Se il segreto dei sapori non riduce il piacere di un gustoso manicaretto…
… (Se)…
… il dubbio di una azione non condiziona l’emotività di una partecipazione attiva.
Un’altra donna, più giovane, che mi pestava i piedi per farsi baciare gli occhi, scopriva di notte, forse dormendo, forse, le tonde colline di sabbia del Sahara a sbalzo sul fondo della sua schiena.
Ancora più bello quando il lume acceso vi abbozzava chiari scuri in movimento.
Stupendo ogni volta che Cicciolina compariva nella storiella del film notturno sul canale 9870000.
Se il dubbio di una azione non condiziona l’emotività di una partecipazione attiva…
… (Se)…
… il segreto della verità è l’inganno della forza.
Vasco non disse mai la verità.
Medea non seppe mentire.
Il segreto della verità nasce dentro noi, a chi di più a chi meno, come i peli sul corpo.
In età diverse…
… di varia intensità…
… discontinui per sesso e per radici.
I peli sul corpo, barba, baffi, capelli, ciglia, sopracciglia, ascelle, pube, torso, petto, dita, culo, cosce, gambe, nuca, naso, orecchie, forse dimentico, sì dimentico cuore, stomaco, ed allora aggiungo anima e cervello.
Qualcuno li toglie, altri li ignorano.
La prima donna che, spavalda, tentò di vivere nella mia casa, li gratificava di affettuose attenzioni.
Vasco non sapeva mentire.
Medea amava i forti.
La mia prima donna, spavalda, aveva bellissimi capelli.
«Due coyote contemporaneamente Uhhh Uhhh per due minuti quasi senza prendere fiato. Incredibile.
Più lungo dell’ululato del coyote nel film “Oltre le ombre rosse”, quando Ellor Queen esce dal coma procurato dall’agguato per rapina che ha visto morire la sua amata Annì (Mary Vorter), e si sente pronto ad iniziare la caccia ai delinquenti criminali. Dura un minuto.
Non mi sbaglio.
Un minuto secco.
In nessun film ne avevo mai sentito uno simile al loro.
Quasi due minuti.
Insieme.
Se devo dare credito alla mia esperienza quel doppio Uhhhh…
… Uhhhhh mugolato da entrambi contemporaneamente poteva solo significare la fine di una verginità, e vista la posizione… dicono a pecora, a pecora e caprone, a cagna e cane, a cavallona… dicono i giornali: sesso contro natura, innaturale io dico, allora, allora io faccio il vigile notturno, di queste cose ne capisco.
Poi il silenzio, il mio silenzio, uno dei miei silenzi… fino a quando giunse Benna Nera.»
«Forse udendomi arrivare, lo sapete faccio molto rumore, si erano nascosti aspettando che passassi.
Forse esausti da quel doppio Uhhhh Uhhhh che dice Manson Red si erano appisolati, che ne so, certo non li ho visti in mezzo a tutte quelle schifezze, voglio dire non si distinguevano tra quelle masserizie.
Luce niente, nemmeno un lampione per cento metri, finestre aperte nessuna, figuriamoci, sono anni che il vecchio palazzo è disabitato, c’è solo il vecchio, non mi ricordo come si chiama, il custode…»
«Attilio?»
«Sì Attilio proprio lui. Le luci non le accende nemmeno a Natale, e non è perché dorme!
No, di notte va avanti e indietro lungo il viale, conosce tutte le pietre, i fossi, le radici, le tane dei topi, e va avanti e indietro per ore al buio, dal pollaio al cancello, dal cancello al muro rotto, e così e così e così.
Come se aspettasse.
Mai capito chi.
Mai arrivato nessuno.
Cioè non c’era nessuna luce di nessun tipo, nemmeno la luna, controllate, quella notte non era una notte di luna, allora come potevo vederli con quelle due lucette ai lati del mezzo, non servano a niente, solo a segnalarne la sagoma, io vado perché conosco le strade, allora come potevo vederli e come potevo pensare che stavano nell’immondizia silenziosi e fermi?
Così è successo.
Con la benna.
La benna, sì la parte sporgente del mio mezzo, quella specie di cucchiaio gigante posto avanti alla pala meccanica, una coppiglia, volendo posso farne un disegno.
Lo sapete serve a rimuovere i rifiuti, l’immondizia, calcinacci, tronchi d’albero, macigni, è tremenda non si ferma davanti a nessun ostacolo, basta un colpo e bang come un timbro gigantesco schiaccia tutto.
Ad agosto c’era una carretta di auto abbandonata, ci credete con un colpo la ho schiacciata di mezzo metro, con il secondo era poco più alta di una lavatrice, e con il terzo pronta ad essere caricata sul camion.
Poteva capitare a tutti, a me come a lui o come a loro.
Così è successo.
Con la benna.
Ho messo la prima ho accelerato al massimo ho alzato la benna per scamazzare l’immondizia e poi l’ho abbassata di colpo, con forza e la benna li ha…»
«Signori è l’ora del flambè».
Capitolo I
Posso affermare che avevano entrambi trovato ciò che veramente cercavano.
Al di là dei feticci ossessivi e dei ritorni al passato.
Per una volta, l’ultima, oltre le disperate solitudini.
La radio, il disco, gli uomini con la camicia rossa, i russi in Ungheria, il cancello con volute di ferro battuto, i loro nomi, Vasco, Medea: altari di false devozioni, patiboli di sacrifici insensati.
Mentre Benna Nera muoveva la pala meccanica, per Vasco rifioriva la sua donna abbandonata, piena di seduzione, dal passato misterioso, sua, donna, intrigante, fascinosa, e lei si aggrappava al suo amore totale, dedicato unico inossidabile, si appagava con una trasgressione voluta, voluta con tutte le forze, in uno stupefacente protagonismo sfacciato.
Stupire.
Medea e Vasco due individui semplici nelle azioni, due tipi particolari superando le apparenze.
La dama senza età seduta al mio fianco, né bella né brutta, né dolce né bassa, né alta e neppure cattiva, Aurora, chiamata da tutti “SIGNORA” guarda le mie mani colme di carte, di fotografie e di nastri registrati.
«Confondi» mi dice «sapere e sentire.
Misceli tutto perdendo, in un amalgama da sabbie mobili, il senso del vero e del falso, finzione e realtà.
Così è la vita, non te ne faccio colpa, da sempre arruffona, di comica indulgenza e di sfrenate accuse.
Vasco e Medea.
Tu la vali.
Io no.
Finzione e realtà come Aurora e Signora, nel regno del mio pensiero trovano luoghi diversi per rendersi eterni.
Mi dispiace.»
Mi concede il tempo di baciarli sulla fronte, e spariscono in una nuvola. Buf.
Fine?
Capitolo dopo fine
A Medea
1
Il piccolo bagliore nel cesto
di lumache
vinceva avvinghiato da
bolle
vischiose
profondi mongoli sonni.
2
Così Medea scoprì il suo
sesso
innaturale
fendendo sfregiando fra
panche
d’intimoriti
silenzi maciullati in urla.
3
Se invece fosti femmina
anima
aliena
the stardust melody show
inno
pacchiano
al mio ottuso incarnato destino.
A Vasco
1
A cavallo dell’orso
scimmiotta
la folla disseminata
nel prato di uno stadio
Ah Vasco!
tra fumo stellare
il verso del lupo nella steppa
Uhh Uhh Uhh.
2
Ritorna assassino
nell’ombra ballerina dei vincenti
il fallo abbandonato
nella doccia
Ah Vasco!
per uomini incerti
in teneri sguardi alla luna
Uhh Uhh Uhh.
3
Quando
un giorno avrai uno specchio
avrai due occhi
per ascoltare una canzone
in solitudine
Ah! Vasco
dimmi quel posto.
Io vengo.
Uhh Uhh Uhh
A VASCO E MEDEA
Ancora non si placa
l’eco
maledetta
del suo urlo
tra le braccia
rosse
bastardo.
Ancora non è fermo
il disco
uhh uhh uhh
la notte non è più
sicura
bambina.
Ancora non è sopita l’eco
indecente volteggio
sul letto acciottolato di Medea.
Scorrono nelle case
i volti
falsate riprese
sul palco rosso
del tiranno.
Oh Vasco!
Potessi credervi
sapessi illudervi!
Una volta in più Medea riconquista la sua verginità e Vasco il suo dominio.
Anche in questa occasione, invece, il mio lettore barbaramente assediato sconfitto distrutto
ridotto in catene, comprende che
“Vivere insieme a me
hai ragione hai ragione te
non è mica semplice,
non lo è stato mai per me.” (Vasco Rossi)
Alla prossima.
“… e smettila di piangere…
siamo soli.” (Vasco Rossi)
Fine.
Un racconto di Bruno Mancini
ISBN 9781471081149, pagine 93, copertina morbida, A5 (148 x 210 mm), 14.00 €, acquistabile all’url:
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