A2306 Articoli finalisti Premio “Otto milioni” 2023

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Articoli finalisti Premio “Otto milioni” 2023

A2306
Angela Maria Tiberi
recensisce Antonio Scarsella
Il Grifone, la scimmia, l’usignolo

Centro di svolgimento del giallo è Sermoneta, borgo medioevale, intrecciandosi con la musica, la cultura, la storia.
I protagonisti del romanzo sono: il campus internazionale di Musica, diventato Fondazione, il Castello di Sermoneta e la Musica, che diventano cornice di un giallo d’ambiente mentre il filo conduttore è la Musica.
Protagonista femminile è Carola Leman sposata con il settantenne Franz Kramer, violoncellista di fama mondiale, direttore del Conservatorio di Stoccolma e di altri istituti di mezza Europa, genio della musica mondiale.
I protagonisti si erano conosciuti a Stoccolma, lei giovanissima impiegata del Conservatorio e lui più di quarant’anni d’età, diventando lei, successivamente, la sua seconda moglie ed assistente di cattedra nello stesso istituto.
Il prof. Kramer teneva i suoi corsi di perfezionamento nel castello di Sermoneta, centro di importanza internazionale della Musica.
La moglie non dava motivo di tradirlo anche se aveva 45 anni e lui settant’anni: c’era complicità fra loro.
Il marito non sapeva che la sua amata fosse attirata sia dal corpo che dalla mente di giovani donne in quanto il suo desiderio di madre non era stato esaudito.
Le avventure con gli uomini non placavano la passione di Carola.
La sua prima donna fu una violoncellista, Agneska, e tra loro vi fu una grande passione e passarono una notte insieme, nella stanza numero 32 dell’Hotel Holiday Inn di Stoccolma.
Si lasciarono.
Colpo di scena del giallo è la morte della giovane Céline nel Castello di Sermoneta.
Così l’autore ci introduce nel giallo.
Chi ha ucciso Céline Bloom?
Non dico altro!
Il giallo è pieno di misteri.
Colgo l’occasione per invitare a meditare per il messaggio sconosciuto a molte persone (inciso all’ingresso del Palazzo di Vetro dell’Onu a New York.) che lo scrittore riporta nel suo testo .
Scritto da un grande poeta di religione mussulmana, vissuto in Persia a cavallo tra il XII e il XIII secolo: Mosleh ad-Din Abdollah, conosciuto come Sa’di: “I figli di Abramo sono membra di uno stesso corpo e della stessa essenza sono stati creati.
Quando anche la più piccola parte, per le avversità della vita, si addolora, anche le altre parti perdono la calma e quiete.
Tu che sei insensibile alle pene altrui mai e poi mai potrai essere chiamato essere umano”.
Complimenti ad Antonio Scarsella e un buon successo di questo fantastico libro.

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Classifica finale Articoli Premio “Otto milioni” 2023

Premio Articolo “Otto milioni” 2023

Premio internazionale Otto milioni

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Articoli finalisti Premio “Otto milioni” 2023

A2305
Tina Bruno
La poesia è la realizzazione dell’impossibile.
Leggendo la poesia di Bruno Mancini “Agli angoli degli occhi”

Agli angoli degli occhi
sotto pigrizie amiche
prepara a morte
nostalgia.
Passa più parti
lampo di tempo indietro
indietro secoli
e sempre come sempre.
Cambia
se non adesso
a morte.
Alla viola nasce il pensiero
e posso ancora muovermi
venirti accanto
e senti la corteccia
vecchia e inutile.

Le poesie del poeta Bruno Mancini hanno sempre un richiamo sentimentale che le unisce e le accomuna con il grande sentimento dell’amore.
La poesia che mi accingo a commentare oggi è inserita nella omonima raccolta ”Agli angoli degli occhi”, che lui ventenne ha scritto tra il 1962 e il 1964.
In questa poesia il poeta usa il linguaggio del corpo, comunicazione non verbale ma ricca di espressioni, capace di coinvolgere gli occhi in veri e propri discorsi senza parole.
Gli occhi rappresentano, sin dalla più tenera età, lo specchio dell’anima, comunicano e percepiscono corrugando le palpebre e, anche se un velo di tristezza rivela in età avanzata tanta malinconia, sono capaci di trasmettere stati d’animo, ricordi, sentimenti, emozioni, evocando fatti vissuti, allontanando la nostalgia che si prova quando il tempo passa velocemente e anche il corpo umano trascorre il proprio pensando al passato: a ciò che è stato e più non sarà.
A questo punto, l’autore con una similitudine, tra la viola e l’essere umano, mostra la differenza: la viola germogliando fa nascere il pensiero, mentre gli innamorati, invecchiando, amandosi nostalgicamente, lasciano agli occhi la voglia di continuare il racconto attraverso i ricordi, gli atteggiamenti, la fantasia, gli sguardi e i contenuti che trasmettono guardando.

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A2304
Adriana Iftimie Ceroli (Italia)
Simbolicamente “La rosa”

Bella e meravigliosa, profumata, la rosa è il fiore più utilizzato come simbolo nel Occidente, corrispondendo, come forma, alle ninfee in Asia, e entrambe sono simbolo della ruota. Nell’iconografia cristiana, la rosa può essere la coppa in cui gocciolava il sangue di Gesù, o la trasfigurazione delle gocce di sangue.
Il simbolo delle ferite di Gesù compare raffigurato in cinque rose, una in centro e le altre disposte su ogni braccio della croce.
Qui stiamo parlando della rosa che sta nel centro della Santa Croce, dove c’è il cuore di Gesù, il Santo Cuore.
Si tratta dello stesso simbolo, come la Rosa Candida nella Divina Commedia, che a sua volta evoca la rosa mistica dei testi sacri cristiani, simbolo della Vergine Maria.
Quindi, attraverso il sangue versato, la rosa diventa simbolo di una rinascita mistica.
Nella virtù del simbolo della rigenerazione, sulle tombe vengono posate le rose sin dall’antichità. La rosa è anche simbolo dell’amore, dell’amore puro, pulito.
Dante parla dell’amore paradisiaco paragonandolo con il centro della rosa.
Bianco o rosso, questo fiore diventa il preferito dagli alchimisti.
Spesso i loro trattati si chiamavano la rosa dei filosofi.
La rosa azzurra è simbolo dell’impossibile.

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Classifica finale Articoli Premio “Otto milioni” 2023

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A2303
Viesturs Āboliņš (Lettonia)
La storia dei ragni

– Nonno, perché ci chiamano mangiatori di ragni?
– Perché mangiamo i ragni.
– Perché mangiamo i ragni?
– Perché sappiamo come catturarli. Perché noi siamo intelligenti. Capiamo cosa pensano i ragni.
– Nonno, raccontami! Cosa pensano i ragni? Voglio anch’io diventare intelligente, voglio anch’io catturare i ragni!
– I ragni hanno il loro segreto: le Regole più Importanti. Qualunque cosa accada, il ragno segue sempre questa Regola: se c’è pericolo, se, semplicemente, ha paura o qualcosa è andato storto, deve sempre nascondersi nel profondo.
Né il becco di un gabbiano né la bocca di un tricheco raggiungeranno il ragno lì.
Solo l’uomo con la sua abile lenza può raggiungere il ragno sul fondo del mare.
L’uomo sa che i ragni hanno i loro ottimi posti nel mare.
Solo i ragni più vecchi e più saggi conoscono la strada per questi luoghi.
Anche se ricordano questi luoghi in modo impreciso, da qualche parte qui o un po’ più in là. Ecco perché i branchi di ragni nuotano lungo la riva, cercando la strada per i luoghi ottimi: i ragni più saggi sono davanti, quelli comuni nel mezzo, e i più stupidi e inesperti sono dietro.
Un uomo blocca già per tempo il percorso dei ragni con una rete da pesca.
Un branco irritato, seguendo i ragni saggi lungo la barriera, va nel profondo, perché le Regole dei ragni insegnano che occorre sempre cercare una deviazione dove è più profondo.
E lì, ecco, più lontano dalla riva, spunta anche una lunga rete dall’altra parte, accerchiando il branco da due lati.
Inoltre la rete sale diagonalmente dal basso, creando un passaggio più stretto e costringendo il branco a salire.
I ragni più saggi, che guidano il branco, capiscono che le Regole vengono violate.
Il branco spunta piuttosto che tuffarsi nel profondo.
Loro cominciano a frenare, cercano di ristabilire l’ordine e di tuffarsi nel profondo.
Ma altri ragni stanno salendo da dietro, la tensione e la confusione crescono.
E poi il branco viene affrettato dai più stupidi e inesperti.
Loro spingono l’intero branco un po’ più avanti…
I ragni più saggi vengono schiacciati attraverso un passaggio spaventoso è si trovano in una gabbia ampia e profonda.
Ma dopo i ragni esperti, l’intero gruppo entra nella scatola e si tuffa…
– Nonno, ma i ragni possono nuotare fuori dalla gabbia allo stesso modo?
– Possono. Ma allora quella sarebbe la più grave violazione delle Regole.
Ogni ragionevole ragno sa che la via d’uscita da una situazione pericolosa va sempre cercata nel profondo.
Pertanto, solo i ragni più stupidi nuotano accidentalmente lungo il passaggio che restringe e poi nuotano fuori dalla gabbia.
Ma l’intero branco cercherà diligentemente una via nel profondo.
– Nonno, ma cosa succede se i ragni improvvisamente cambiano l’idea pensando che le Regole a volte debbano essere cambiate?
– Guarda la testa del ragoo – occhi grandi, bocca grande e cervello piccolo.
Il ragno guarda e mangia con la testa, ha difficoltà a pensare.
I ragni hanno bisogno delle stesse regole per tutte le occasioni della vita.
Pertanto, saremo sempre più intelligenti dei ragni e quindi li mangeremo sempre.
– Nonno, quando sarò grande ci saranno ancora i ragni? Non li mangeremo tutti?
– Sì, con talmente e tali Regole, i ragni non possono sopravvivere nel nostro mare a lungo. Ma se siamo più intelligenti, allora dovremmo essere in grado di salvarli e pescare gradualmente, in modo che ce ne siano sempre abbastanza da mangiare.
Post scriptum
Questa storia è una bugia, ma ha la sua parabola e istruzione non solo per i pescatori.

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A2302 – Sandra Švarca (Lettonia)
Proseguendo la strada

La strada per il faro costeggiava il molo, un mucchio ben ordinato di enormi massi, creando una strada particolare, circondata dall’acqua su entrambi i lati, ricoperta di asfalto per comodità dell’equipe di riparazione e dei vacanzieri.
In una calda giornata estiva, è impossibile immaginare un piacere più grande che percorrerlo, inalare il vento fresco che profuma di alghe e di segreto, ammirare irrequieti gabbiani e giganti albatros, osservare le navi di ogni paese immaginabile del mondo percorrerlo.
Il sole era caldo, ma il suo calore era calmato dal fresco proveniente dall’acqua: era così facile respirare; sembrava che tutto il corpo fosse saturo degli aromi tonificanti del mare…
Come un traguardo covato, quando lo raggiungi, non devi aspirare altrove, come obiettivo di strada essenziale.
La strada per raggiungerlo sembrava semplice, agevole e facile: vai e basta.
Il vento si alzò inaspettatamente, il mare si mosse, sollevandosi, innervosendosi, svegliandosi da una fantasticheria serale ispirata dal caldo estivo.
Le onde cominciarono a salire qua e là con le cavità di schiuma in cima; i gabbiani sopra l’acqua improvvisamente urlarono freneticamente, correndo indietro come se avessero improvvisamente perso l’orientamento.
La striscia di asfalto secco che si estendeva tra le acque agitate su entrambi i lati si faceva sempre più stretta.
I vacanzieri si sono rannicchiati insieme, cercando di proteggere scarpe e vestiti dagli schizzi d’acqua, che erano sorprendentemente freddi in quella giornata estiva.
Le signore gridavano quando il vento soffiava particolarmente forte, tenendosi cappelli e gonne con le mani.
Ma il mare è diventato sempre più forte, i toni turchesi sono scomparsi da qualche parte, le onde sono diventate grigie.
All’improvviso sembrava che il faro fosse molto più lontano di un minuto fa, che non c’era bisogno di andarci, che era un’idea stupida cercare di vedere da vicino il suo alloggiamento corroso con stupide iscrizioni: “Eccomi … “, che non c’è niente di attraente in esso, che il mare al di là non è così delizioso come pensavamo quando ci trovavamo sulla riva.
Alcuni viaggiatori tornavano indietro.
Ma c’erano alcuni che hanno proseguito la loro strada…

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