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Miller
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Di Bruno Mancini
Pubblicato 30/9/2024
Libro a copertina morbida
26,00 EUR
ISBN 9781326926359
Categoria Arte & fotografia
Copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standar
Pagine 168
Colore del contenuto: Colore
Dimensioni: A5 (148 x 210 mm)

Antologia di Artisti Vari contenente tutte le opere finaliste della tredicesima edizione del Premio internazionale di Arti Varie OTTO MILIONI ideato da Bruno Mancini ed organizzato dall’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte – DILA APS”.

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Photographic portrait of Pierre Carrier Belleuse
at his studio – 1913

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Gabriel GUAY (1848-1923) La dernière dryade Catherine La Rose
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preponderante, rappresentata con bellezza e raffinatezza ineguagliabili.
Bellezza della donna: è nella pittura della donna che si riconosce la peculiarità delle scuole.
Una scuola d’arte è grande solamente quando l’immagine della donna risplende sotto forma di capolavori.
Non c’è opera di grandi maestri come Tiziano, Michelangelo, Raffaello, Rembrandt o Rodin, in cui un’immagine di donna non sia come il più puro frutto dei loro sforzi, la sintesi del loro genio. L’arte cresce e si eleva attraverso l’appassionato rispetto della bellezza femminile.

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fossette di Venere, il petto nudo ed ampio con un po’ di elevazione”.
Questo non è altro che la trasposizione alla “parisienne” dell’abbondante ideale del maestro di Anversa.
Nello stesso periodo, i grandi pittori inglesi William Hogarth, Joshua Reynolds, Thomas Gainsborough, George Romney, John Hoppner, Sir Thomas Lawrence ed il pittore scozzese Henry Raeburn –per citare solo alcuni dei più famosi– si sforzarono con grande talento di rinchiudere, in una formula di una grazia tutta nazionale, gli squisiti incantesimi delle loro più belle concittadine.
Nel XIX secolo, la figura femminile ha annoverato brillantissimi interpreti scultori e pittori, tra i più conosciuti: Jean-Antoine Houdon, Antonio Canova, François-Joseph Bosio, David d’Angers, Auguste Rodin.
Molti i meno conosciuti, perfino talentuosi, tra cui merita di essere citata la signora Élisabeth Vigée Le Brun, pittrice francese.
A lei e ad altri dobbiamo bellissimi ritratti di Emma Hart come Sibilla, di Mme de Talleyrand, Mme de Récamier, l’Imperatrice Joséphine, Mme Lucien Bonaparte.
Inoltre, una menzione speciale va al pittore belga Jean-François Portaels (1818-1895), notevole ritrattista a cui dobbiamo, tra l’altro, Lady Suzan Hamilton, la Comtesse Bernier d’Hongerswal, il ritratto di Rose Caron.
Un’ulteriore menzione va a Portaels, che dipinse ineguagliabili ritratti di dame orientali – di cui Muhammad VI, l’attuale re del Marocco, è il maggior collezionista al mondo –, che a Bruxelles creò “l’Atelier Portaels”, una famosa scuola di pittura, dalla quale uscirono molti artisti promettenti e di prim’ordine.
Per chiudere col ‘900, non si può non menzionare Cesare Dell’Acqua attivo tra Trieste e Bruxelles, che ci ha lasciato un’opera monumentale, in cui la donna trova uno spazio
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talvolta anche con parrucche di una maestosità che arriva ad essere esagerata.
Forse solo Antoon Van Dijck e Pieter Paul Rubens osarono farci vedere belle braccia e spalle nude, riuscendo così a sublimare la seduzione della donna.
Rubens sarà animato tutta la sua vita da un ideale femminile che lo stesso pittore fiammingo ha descritto in un trattato sulla “Teoria della figura umana” in questi termini: … “Il corpo della donna non deve essere né troppo magro né troppo sottile, né troppo grosso né troppo grasso, ma di una pinguedine moderata secondo il modello delle statue antiche; … la carne deve essere ben solida, soda e bianca, colorata di rosa pallido, come il colore che partecipa del latte e del sangue, o formata da un miscuglio di giglio e di rose. … il viso deve essere grazioso: nessuna ruga lo deve sfigurare; il collo deve essere un po’ lunghetto, carnoso, di un bianco neve, libero e senza nessun pelo. … il petto nudo ed ampio con un po’ di elevazione… la parte del dorso che si trova fra le due ascelle deve essere piatta, un poco affondata nel mezzo e carnosa in tal modo che ci sia come un solco lungo la spina dorsale. … In sintesi, nella figura della donna bisogna osservare che i tratti ed i contorni dei suoi muscoli, il modo in cui è posizionata, il modo di camminare, di sedersi, tutti questi movimenti e tutte le sue azioni siano rappresentate in maniera che non si possa intravedere nulla che abbia a che vedere con l’uomo, ma, conformemente al suo elemento primitivo, che è il cerchio, lei deve essere interamente rotonda, delicata e morbida ed interamente opposta alla forma robusta e virile …”.
Dopo il fiammingo Rubens, nel XVIII secolo, il prototipo francese si delinea con François Boucher quale maggior rappresentante, nel modello della donna bionda e rosa, “graziosa e desiderabile, di una moderata pinguedine, con
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Nel Rinascimento, Pontefici e Principi incoraggiarono pittori e scultori ad ignorare i soggetti cristiani, in cui la donna fu sminuita durante secoli di cieco fanatismo ed ignoranza e la donna tornerà poi ad essere grande inspiratrice dell’arte, senza profanazione, con tratti puri per rappresentare la Vergine e le Sante della cristianità.
Gli artisti dell’epoca rappresentarono diversi tipi di bellezza femminile, dipingendo le Sante: Maddalena, Agnès, Geneviève, Caterina d’Alessandria, Ursula, Elena e Caterina di Siena, passando, nell’ordine, dalla bellezza pentita, alla ingenua, rustica, aristocratica, in estasi della Santa Vergine, fino alla bellezza per eccellenza, piena di grazia, modesta, adorabile, celeste.
Le preoccupazioni mistiche di Carpaccio, Ghirlandaio, Botticelli, perennemente ossessionati dalla visione della bellezza femminile, non impedirono a questi maestri di ispirarsi alla realtà della vita, delle forme e delle espressioni di una grazia squisita, fugace ed inquietante, come si vede anche nelle opere di Simonetta Vespucci.
Il nostro percorso virtuale ci porta a Venezia, dove la bellezza della donna padroneggia all’ombra di palazzi, chiese e musei.
Penso a Carpaccio, Tiziano, Veronese, Tintoretto, Giorgione, senza dimenticare Tiepolo, in cui sempre trionfa, negli affreschi, la seduzione della donna.
È Veronese, che, forse meglio di chiunque altro, ha simbolizzato la potenza vittoriosa della donna in un corpo impeccabile, meraviglioso, che splende come una stella nel cielo artistico del Palazzo Ducale.
Ed eccoci arrivati nel XVII secolo.
La donna è sempre rappresentata, come nel passato, galante e bella, talvolta troppo “solennizzata” e quasi imprigionata in austere camicie o soprabiti pesanti e
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ARTE E BELLEZZA DELLA DONNA.
Roland Smit

La leggenda racconta che la figura dell’uomo fu la prima espressione primitiva dell’arte del disegno, ma è la figura della donna che diventerà la più fervente, la più nobile, la più continua dei soggetti che hanno ispirato gli artisti di tutti tempi, di tutte le scuole, ebbri d’amore e di canti: l’eterno tema della bellezza.
Non esiste una vera e propria definizione della bellezza femminile.
Potremmo sicuramente mettere d’accordo gli uomini nel delineare alcuni dei caratteri essenziali di questo concetto, definendo quali sono i tratti comuni a tutte le donne delle quali la sola vista è un piacere, anche se ne ignoriamo le qualità morali ed intellettuali.
Considerando la Venere di Milo (130 a.C.) come modello eterno di bellezza, gli artisti non hanno avuto nei secoli che seguirono la libertà d’interpretare i loro pensieri senza essere influenzati dalla Chiesa.
Nel periodo Gotico tra il XII e XIV secolo, l’artista, tormentato dallo splendore della donna e del suo aspetto fisico, tenta di sfuggire al rigore misogino della scuola cristiana con i maestri dell’immagine, sordi alle prescrizioni di un cristianesimo iconoclastico, che vuole solo vedere nella figura femminile una fonte di perdizione, e ne esige una rappresentazione fuorviante con tratti gracili, piatti, striminziti, negando addirittura alla madre di Dio ogni superiorità plastica.
I pittori rinascimentali, ed anche alcuni maestri del XIVsecolo, allagarono il loro campo d’osservazione non accontentandosi di rappresentare soltanto tipi realistici di vergine immacolate ed in estasi.

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