20250113 DILA APS – IL DISPARI

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20250113 DILA APS – IL DISPARI

Gli INCIPIT scelti da Chiara Pavoni.

“Ara il romanzo della Gurfa” di Caterina Luisa De Caro

Caterina Luisa De Caro scrittrice siciliana, autrice di“Ara il romanzo della Gurfa”, edito da edizioni Aurora Boreale, ha scritto 5 libri tra saggi e romanzi.

Ha pubblicato, inoltre, diversi articoli su giornali e riviste di approfondimento culturale.

Incipt Ara il romanzo della Gurfa

_ “A breve la vita si risveglierà!” pensò Ara, mentre si lasciava cullare nel silenzio dalla musica divina degli astri, meditando sulla bellezza del racconto di come il cielo fosse un’immagine specchiata di quello che gli uomini rappresentavano con i riti in terra. Ogni rumore echeggiava tra le rocce. L’armonia del santuario imitava la musica remota delle stelle che tramontavano. Per lei era l’ultimo canto della notte. Volse lo sguardo a quello che rimaneva dell’immenso cielo stellato, falcato dall’arco della Via Lattea che tutto percorreva e che con la lucevelocemente svaniva.

Sorrise Ara nel vedere come il bagliore l’alba stesse esibendosi in lontananza. Ora, tornata in sé, si preparava a farsi sostituire dalla vigilante fedele cui toccava vegliare la fiamma. Il fuoco sacro ardeva sulla pira al centro del piazzale del grande edificio sacro. Questo per i Sicani era il santuario più santo dedicato nel territorio dei tre fiumi alla Madre.

Maestosa e pur nascosta, la grotta adibita a santuario, richiamava la presenza della Dea in tutto il creato: la Gurfa, come centinaia di secoli dopo l’avrebbero chiamata i popoli venuti dal mare o il Magnifico Santuario, come lo chiamava Ara, era il centro ove officiava i Misteri alternandosi con le altre sacerdotesse.

Il compito più arduo delle religiose era rimanere sveglie nella notte, poiché bisognava evitare lo spegnersi della pira accesa sull’altare posto all’aperto in questa stagione autunnale, affinché non entrassero influenze nefaste a gettare un cattivo auspicio alla tribù. Servivano le preghiere e i sortilegi avvaloranti la potenza delle guarigioni che potevano avvenire solo in un luogo non contaminato da presenze estranee e funeste.

Anche gli altri templi nelle varie vallate dell’isola si stavano preparando al giorno. I santuari collocati dove le forze telluriche emettevano magnetismo erano in accordo con il dinamismo astra-le che rispecchiava la Grande Madre: quell’Hybla la cui presenza si manifestava in tutto nelle sue triplici espressioni di potere sul mondo terrestre, celeste e acquatico.

Ara si guardò intorno. Da est stava albeggiando. Le lievi vibrazioni delle piccole placche di pietre, metalli, ossa di uccello e onagro, appese sui lunghi fili di lino, echeggiavano al suono del vento freddo.  Il rumore delle piastre era stato trovato dagli uomini per tenere lontani gli spiriti maligni che lo temevano, infastidendoli e tormentandoli, facendoli fuggire. Le entità poteva-no essere scacciate solo dalle sonorità armoniche degli strumenti musicali e dei canti sciamanici che, nel santuario, si eseguivano durante i riti fortificando le vibrazioni esistenti.

In quell’autunno mite dell’isola, tutte le piante del bosco consacrato alla Dea Hybla realizzavano un paesaggio onirico melodioso immergendo il santuario in una dimensione magica. Ogni cosa nel santuario, sovrastante il bosco, era armonia e bellezza.Gli alberi di melograno, in bella mostra con i loro colori vivaci abbellivano il santuario, erano pieni di frutti maturi, evocanti i crani coronati dei re sacri che avevano regnato alla Gurfa.

20250113 DILA APS – IL DISPARI

Bruno Mancini
Dalla raccolta poetica
LA MIA VITA MAI VISSUTA
Fantasia – Chi sa se tornerò

Ho fermato il rotto della cuffia e sono uscito
come un cavallo alato
dalla nuova leggenda dei porcospini:

elfi di foreste germaniche
incappucciati,
seduti su ignari dormienti,
ammaliano giovani con incantesimi da incubo;

silfi tra nuvole teutoniche
evanescenti eteree
nel pantheon d’immaginifiche leggende
timide ingannano con inquietanti silenzi;

gnomi celtici in labirintici sottosuoli
barbuti o baffuti
ammantano tesori immondi
di fate, coboldi, folletti e demoni.

Non fuggo!
 
Verifico.

Li vedo ancora intenti a bivaccare
intorno a finto buio
artate nebbie
e squallide desolazioni d’anime.

Argonauta dei miei bisticci,
claunesca bocca forno
col cuore in panne,
cristallo amorfo di lava

oggi neolitica ossidiana,
ipotenusa – obliqua geometria distante dalla genesi
d’irrisolti dilemmi in rotte divergenti,
vendo i miei versi a meno di un centesimo!

Non fuggo
 
Sfido!

Venite avanti
sciacalli ipocondriaci,
voi tracimando, aggiungerò al dolce amaro
il nero cardamono nepalese del blasfemo.

Che sia notte di festa!
Natale, Capodanno, Ferragosto,
la vincita al lotto, il viaggio verso l’eremo … oppure no,
notte di emozioni violente vertigini

con turbolenta imbambolata
sull’amaca in giardino;
notte di poesia
perfetta sbilenca

come murena in fuga tra gli anfratti;
notte di abbandoni-addii
rotonda frustrante
per me che non m’ubriaco più di niente, distorto contorto.

Non fuggo!
 
Cerco.

Io vado come a funghi
coi petardi lasciati in giro
ancora non esplosi fragile
amante amato dalla mia sola Lei

rosolio-assenzio
Fantasia-Poesia
che ancora non ha infranto il gusto del proibito,
né so se tornerò umano e basta.

Soltanto dopo morto,
scommetti pure, Argo,
sarò cornice immobile
di un film in movimento.

20250113 DILA APS – IL DISPARI

Antonella Ariosto
COLORI

Con quali colori
mi avresti dipinto
se la passione
nelle vene bruciava?
Velata o discinta
mi avresti disegnata
con gli occhi
ancora accesi di passione?
Luce o penombra

in quegli anfratti intimi
abitati solo da noi.
Ore di dedizione
sull’altare di un sogno
ancora palpitante
e uno specchio
che riflette
senza lasciare tracce.
Indizi scomparsi
nel buio della sera
mentre andavo via.
Il tuo odore sulla pelle mia
in un viaggio di ritorno
a testa bassa.

20250106 DILA APS – IL DISPARI

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Apriamo il 2025 con poesie ed arte pittorica

Mara Concetta Leone: nuova amica dei progetti Made in Ischia

Passioni indotte

Quando, sfuggendo ad una forma di indolenza mentale resa continua dalla “frenesia della vita moderna” vissuta pur nella quiete dell’isola d’Ischia, mi induco a riflettere su vari argomenti degli aspetti generali della vita artistica e culturale che maggiormente incidono nel bagaglio che amo avere al  mio fianco, ecco che il tema della valenza delle opere classificabili come artistiche mi spiazza in un bivio di incertezze tra il privilegiare la chiara ispirazione dell’artista oppure il palese gradimento che ricevo dalla osservazione di un’opera.

Ossia, estremizzando al massimo, mi chiedo se la feroce evidente passionalità riversata nelle forme e nelle tinte dei quadri di Van Gogh valga, nel mio giudizio, più o meno della leggiadra euforia ricavata dalla visione della eccellente maestria pittorica della Primavera di Botticelli.

Poi, un giorno quasi per caso, mi trovo di fronte ad alcuni quadri che mi rapiscono per quanto sono palesemente originati da furore emotivo e per quanto, di quello stesso furore, riescono ad incuneare nella mia emotività.

Il bivio diventa rettilineo che mi trasporta in un percorso tra scenari di opposte e specifiche bellezze.

Mancando le etichette con i titoli, anche volendo non riuscirei ad assegnare un’aggettivazione a ciascuna delle tredici tele di Mara Concetta Leone che Chiara Pavoni ha messo in mostra nella Casa della Cultura Interno 4 di Roma, e quindi ne parlerò brevemente sorvolandole tutte insieme come se io fossi un vento del nord soffiante in un tragitto terminato sulle dune del Sahara.

Infatti, la calma mai statica del suonatore di tromba trova il suo opposto nell’equilibrato dinamismo nella coppia di ballerini, mentre la tranquilla carezzevole testa di donna anziana si confronta con la fragile ma astuta ricerca di sopravvivenza del bambino con un secchio per la raccolta di acqua.

E poi il tema delle civiltà antiche, e poi un bacio ad occhi chiusi, e poi una gitana dai capelli corvini vestita di rosso, e poi un triste carretto in tinte grigie e poi… poi in Via Della Lungara ci siamo deliziati  nel possedere pezzi di cuore di Mara Leone esposti in una mostra suggestiva e incantevole che ha fatto suonare in tutti noi seducenti campanelli di emozioni.

Bruno Mancini

Mara Concetta Leone

Colori concepiti con Amore e partoriti dall’Anima.

Mara Concetta Leone, apprezzata pittrice di Lamezia Terme (CZ), comincia a dipingere all’età di 10 anni, rigorosamente “con l’occhio”: padrona dell’arte di vedere tutto – regolarmente secondo bellezza – dipinge la sua realtà e non i suoi sogni.

Versatile tanto nei soggetti che nelle tecniche impiegate, le sue oltre 250 opere adornano pareti dall’Italia all’Australia.

Per Mara i colori sono, al pari di esseri viventi, individui completamente evoluti.

Ogni sua opera è quindi concepita con grande e rinnovata emozione: si tratta dei “suoi figli”, partoriti dall’anima, con tanto di dolore per il distacco subito.

Come una madre, li desidera collocati nel posto giusto, poiché l’artista non dipinge quello che vede, ma quello che si vedrà.

Contatti: 335/8070242 (anche Whatsapp) – Email: maralem266@gmail.com

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Bruno Mancini

Dalla raccolta di poesie

Sasquatch (1968 – 2009):       

Adesso no

Adesso no.
Sonori squillano sopiti palpiti.
Ignazio è briciola
ondivaga in cerca di assonanze.

Disceso dal barchino di Caronte,
lui fu quel remo
ruotante in aria
che ne squarciava nebbie.

Vorrei capire,
verbo completo,
se il tempo mi scoppietta tra le mani
o sono stato il fabbricante dei petardi.

20250106 DILA APS – IL DISPARI

Poesia inedita di

Angela Prota

Creò la Pace

E la Bellezza del Creato
bussò alla mia porta,
vittoriosa!
Spalancò la finestra
sul mondo di casa…
Sull’uscio di una porta antica
ove suoni inascoltati
si nascondevano al presente
e s’inoltrava silenziosa
tra gli schemi retorici
ed irrisori della mente
nella fitta sterpaglia
di giudizi… preconcetti,
confronti e svilimenti,
dolenti paradigmi,
copioni di idee
indecisioni, paure ed ansie
di sconfitte annunciate…
Ma, in un colpo di vento
tra gramigne e sterpaglie,
boccioli di rose appassite
e grida inascoltate
della coscienza pulsante,
nel cammino faticoso
di una Croce
ed il pianto ininterrotto
di una madre,
che trascina la pietà
misericordiosa… immortale
che la Bellezza dell’anima
conduce in un varco di Luce…
nell’Immenso…
tra le Stelle sorelle
del Firmamento,
creò la Pace!
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In esclusiva per Il Dispari

Liga Sarah Lapinska intervista il cileno Fabaries Vásquez
“L’arte è l’espressione più pura della libertà.”

D: Racconta un po’ i tuoi successi.

R: Ho avuto l’opportunità di partecipare a diversi concorsi e di tenere varie Mostre. 

Uno dei miei risultati più significativi è stato ottenere il terzo posto al Premio internazionale di Arti varie OTTO MILIONI 2022, grazie a Bruno Mancini e ai suoi amici, e grazie all’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte DILA APS” organizzatrice del Premio.
Ho preso un prezioso supporto da mio padre, Fabio Vásquez, e dal mio caro amico Julio Fuentes. 

Tra i miei colleghi più amati ci sono, sicuramente mia madre, Gladys Ibáñez, e i miei studenti che mi ispirano costantemente.

D: Cosa consiglieresti per conoscere il Cile?

R: Consiglio a chi vuole conoscere il Cile di esplorare la sua diversità. 

Dai deserti del Nord ai ghiacciai del Sud, è un paese dei contrasti. 

Adoro Valparaíso e Villarrica.
Tra i poeti e gli artisti cileni, consiglierei i cantautori Víctor Jara e Violeta Parra, una donna che ha rotto le barriere generazionali con il suo salvataggio culturale.

Propongo di esplorare la creatività brillante di Gabriela Mistral e Pablo Neruda.
La mia città natale è Santiago.

D: Come descriveresti il ​​tuo stile pittorico?

R: Il mio stile pittorico è caratterizzato dalla miscela di simbolismo e misticismo, soprattutto in temi come la vita, la morte e la connessione tra le dimensioni.

D: La tua famiglia ha sofferto sotto le repressioni durante il regime di Pinochet?
Cosa ne pensi di Salvador Allende? 

Pensi che un artista possa coniugare l’arte con la politica?

R: La dittatura non colpì direttamente la mia famiglia con i detenuti scomparsi, ma colpì profondamente il mio prozio,Praxíteles Vázquez.
Dovette nascondere gran parte del suo lavoro poiché le sue opere erano considerate pericolose per il regime. 

Inoltre, realizzò una statua di Che Guevara, che fu fatta saltare con la dinamite mesi prima del colpo di stato militare, rendendolo un possibile bersaglio di persecuzioni.

Quindi egli dovette persino nascondersi per un po’di tempo.
Ho sempre ammirato Salvador Allende per le sue ambizioni di costruire un Cile più egualitario.
Credo che l’arte deve essere anche uno strumento essenziale per riflettere sulle ingiustizie sociali.
I miei eroi saranno le persone che produrranno i cambiamenti per cambiare l’ambiente in modo positivo e che non hanno paura di lasciare la loro zona di comfort, come fecero Gesù e Gauthama Buddha.

D: Con quale tecnica dipingi?

R: Dipingo di solito con olio su tela.

Preferisco i colori intensi e contrastanti.
Dipingo sia nei momenti di dolore che di gioia, perché entrambi gli stati sono necessari per bilanciare il mio stato d’animo.

D: Dove hai studiato?

R: Il maestro Santos Assereto mi ha guidato nei miei primi passi presso la Società Nazionale di Belle Arti del Cile.
Le mie opere sono state pubblicate su varie piattaforme in Cile e a livello internazionale. 

Alcune delle pubblicazioni includono riviste come “Ophelia” dall’Argentina e “Artepoli” dalla Spagna e piattaforme come Artsteps. 

In Italia i miei lavori sono apparsi periodicamente in antologie e sulle pagine del quotidiano “Il Dispari”.

D: Il tuo proverbio preferito?

R: “L’arte è l’espressione più pura della libertà.”

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20241025 DILA ASP IL DISPARI professionisti

https://www.emmegiischia.com/wordpress/20241025-dila-asp-il-dispari-professionisti/

Liga Sarah Lapinska intervista Alvi Dakho, membro del Governo della Cecenia e Ministro della politica statale e dell’informazione – sesta puntata

 

Liga: Cosa c’è di nuovo nell’archeologia del Caucaso?

Alvi: Come si sa, l’archeologia è una disciplina della storia attraverso la quale i ricercatori studiano il passato dell’umanità sulla base di fonti materiali e manufatti specifici rinvenuti in vari siti di scavo. 

Significativo è anche il ruolo dell’archeologia negli studi caucasici.

Per quanto riguarda lo studio della storia dei ceceni devo dire che, nella ricerca archeologia, il patrimonio scritto e materiale è quasi assente ma particolarmente importante a causa delle conseguenze degli eventi distruttivi del passato (inclusa la Guerra del Caucaso del XIX secolo e la deportazione nel febbraio 1944). In  pratica, linguistica, folklore orale e materiale etnografico, ricerca genomica (materiale sul DNA), tutto questo è forse lo strumento scientifico più importante nello studio della nostra storia nel periodo attuale. 

Oggi, il Centro per la ricerca archeologica dell’Accademia cecena delle scienze sta conducendo gli scavi in ​​insediamenti come Khambi-irze, Old Achkhoy, Roshni-chu e altri siti che sono stati identificati nelle aree di Nakhcha-Korta, Giala-Korta e molti altri, situati nella zona culturale e storica dell’agglomerato Achkhoy-Martan.
Dal 1 agosto di quest’anno, abbiamo censito congiuntamente un sito archeologico lungo le rive del fiume Mart (Fortanga), situato in prossimità della parte centrale della città di Achkhoy-Martan, dove, secondo i materiali in nostro possesso, almeno dal XII al XIV secolo c’era una fortificazione militare, chiamata “ТIеман-Гlап” –  “TIeman-GIan”.
Un seminario scientifico, con la nostra partecipazione, il 21 agosto di quest’anno è stato specificamente dedicato alla considerazione di questo argomento presso il Dipartimento di Etnologia dell’Istituto di Studi Umanitari dell’Accademia delle Scienze della Repubblica Cecena.

 Liga: Quanto tempo fa le popolazioni si stabilirono in Cecenia, Daghestan e in altre parti del Caucaso? Cosa facevano e quali lingue parlavano?

Alvi: È impossibile rispondere in modo univoco, poiché continua la ricerca su questi aspetti della nostra storia.

Non sarebbe un errore affermare che questo processo sia avvenuto durante il Paleolitico.
Molte lingue esistono nel Caucaso fin dall’antichità, alcune sono scomparse e altre hanno subito nell’aspetto una graduale trasformazione. 

Non molte di queste lingue sono rimaste nel crogiuolo degli eventi storici in una forma abbastanza completa. 

Ogni lingua dei popoli caucasici ha una storia millenaria, inclusa la lingua dei Nokhchi.
K. M.  Tumanov nelle sue opere scopre una lingua “preistorica” comune ai popoli caucasici, in cui un posto significativo è dato alla lingua del popolo Nokhchi (ceceno), una lingua le cui radici risalgono alla base lessicale sumerica e hurrita-urartiana. 

 Liga: Pronto per un viaggio in Italia?

Alvi: No, dato che sono impegnatissimo nel mio carico di lavoro e anche nelle mie attività creative e, sfortunatamente, al momento non tutto è calmo nel mondo. 

Spero, magari, di visitare un giorno questa brillante Isola d’Ischia della quale mi parli e comunicare con il pubblico ischitano e italiano. 

A me sembra che gli italiani, in un certo senso morale, emotivo, comportamentale, per non parlare delle somiglianze esterne, siano simili ai caucasici. 

https://www.emmegiischia.com/wordpress/20241025-dila-asp-il-dispari-professionisti/

Professionisti DILA APS 2024 – Calendario pubblicazioni 

IL DISPARI & DILA APS rubrica Professionisti

Professionisti DILA APS 2023 – Calendario pubblicazioni

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LUCIANO SOMMA | I MIEI COMPAGNI DI VIAGGIO: ANTONIO MENCARINI

Ed ora iniziamo il 2025 parlando del compianto ANTONIO MENCARINI, VOX per gli amici ischitani dell’Associazione DILA APS, conosciuto alcuni anni or sono sempre on line.
Del resto tra i chiaroscuri d’internet vi è questo grande vantaggio di raggiungere persone ovunque si trovino per amicizie e collaborazioni.
Dotato d’una calda voce inconfondibile ha curato per 2 anni la trasmissione CAFFE’ DI NOTTE su RADIO ANTENNA CAPRI insieme al noto cantautore CARLO MISSAGLIA.
Con me ha collaborato incidendo poesie sia in Italiano che in napoletano raggruppate in 2 album inviati a suo tempo a molte radio, anche estere, che ancora oggi trasmettono la sua voce.
Ora che purtroppo non è più tra noi è emozionante ascoltare la sua voce interpretare i miei versi con una compartecipazione degna della sua fama di fine dicitore.
Per il suo impegnativo lavoro di responsabile commerciale d’una catena d’uno dei maggiori supermercati italiani ha girato mezzo mondo per moltissimi anni fino all’età del pensionamento.
Napoletanissimo ha vissuto a Milano.
Spesso nei week end si recava ad Ischia.
Memorabili le sue collaborazione alle tante iniziative di Bruno Mancini che lo vedevano appunto sull’isola, in aereo da Milano-Napoli e aliscafo per Ischia!

Già nel primo breve lasso di tempo, solo qualche mese, successivo alla sua decisione di credere nel progetto nato ad Ischia, Mencarini volle e riuscì ad allestire e mandare in onda cinque puntate di trenta minuti ciascuna durante le quali Ischia, le Poesia delle nostre antologie con in primo piano Roberta Panizza, Bruno Mancini, Sacha Savastano, Franco Calise, Nunzia Binetti, Virginia Murru, Alberto Liguoro, Umberto Maselli, Liga Sarah Lapinska, e il sottoscritto, insieme alla musica di Nicola Pantalone, Dario Rustichelli vennero proposte attraverso una importante radio della Romagna.
Le pagine di questo giornale ne hanno illustrate le doti umane ed artistiche più e più volte come giusto riconoscimento alla sua visione dell’arte unificatrice di popoli e di tradizioni.

LUCIANO SOMMA
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LUCIANO SOMMA | I MIEI COMPAGNI  DI VIAGGIO: COSETTA GIGLI

Ho avuto la soddisfazione e l’onore di conoscere la notissima soprano COSETTA GIGLI che ha cantato una canzone con mio testo UNA PREGHIERA A TUTTO IL MONDO (L.Somma- F.e L.Mosello).

L’ha cantata in diverse occasione anche se non risulta nessuna sua incisione.

Il suo repertorio spazia in tutti i campi musicali, ma il genere prediletto è sempre stato l’Operetta. è stata conduttrice televisiva di varie emittenti di livello nazionale. in veste di soprano e attrice.

Cosetta Gigli è discendente del famoso tenore Beniamino Gigli, con cui, grazie alla tecnologia discografica, ha potuto incidere il brano Mattinata di Leoncavallo.

Protagonista nelle operette “Al Cavallino Bianco” – “Cin Ci Là”- “La Vedova Allegra” – “Il Paese dei Campanelli” nelle quali figuravano noti comici quali Diego Parassole, Pippo Santonastaso, Franco Oppini eLucio Caizzi.

La presento, prendendo a prestito, ciò che ho trovato sui social

D: Dove è nata?
R: Sono nata a San Marcello Pistoiese.

D: Che ricordi ha della sua vita da bambina?
R: Non ricordo molto, se non questa grande passione per il canto e lo spettacolo.
Ero una bambina timorosa, piano piano ho vinto la timidezza, soprattutto grazie alle mie esibizioni.

D: Che scuole ha frequentato?
R: Ho frequentato il liceo, l’università di lingue, il conservatorio e la bottega di Vittorio Gassman.

D: Andava bene a scuola?
R: Sì, andavo bene.

D: Da bambina, cosa diceva che avrebbe fatto da grande?
R: Da piccola avevo intenzione di avere un posto nel campo dello spettacolo.

D: La sua prima professione?
R: Ho iniziato a fare le supplenze alle scuole medie a 18 anni e ho vinto il concorso nella scuola materna insegnando musica ai bambini piccoli, quando non lo faceva ancora nessuno, dopo vari concorsi.

D: E la sua professione attuale?
R: Attualmente insegno alla scuola media e faccio concerti ovunque.
Da ragazza facevo anche sfilate di moda e adoravo danzare.

LUCIANO SOMMA

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Premi Otto milioni

Bruno Mancini

 

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Natalia Costa & Lucio Filisdeo

Brasile in cucina – Insalata di ceci – Salada de grāo de cico

 

INGREDIENTI

  • 1 tazza di ceci già ammollati
  • 2 pomodori senza i semi
  • 1 cipolla piccola
  • 4 cucchiai di erbe aromatiche tritate
  • 2 cucchiai di succo di limone
  • 6 cucchiai di olio
  • sale

 
PREPARAZIONE
Cuocete i ceci senza farli diventare troppo morbidi, quindi scolateli accuratamente e teneteli da parte.
Private i pomodori dei semi, tagliateli a cubetti e mescolateli ai ceci, alla cipolla sminuzzata e alle erbe aromatiche.
Condite con un’emulsione preparata con il succo di limone, l’olio e del sale.
Mescolate bene e lasciate raffreddare.
 
Per arricchire questa insalata, potete unirvi dei dadini di pancetta affumicata rosolata senza condimento.

Legenda valida per tutte le ricette

  • Gli ingredienti delle ricette sono sempre per 4-6 persone.
  • Con cucchiaio si intende quello da minestra.
  • Il cucchiaino è quello da tè.
  • La tazza è quella a tè.
  • La tazzina è quella da caffè.
  • Le temperature di cottura sono espresse in gradi centigradi.
  • Gli ingredienti: verdure, frutta, carne e pesce sono sempre già mondati, se non diversamente precisato.
  • Se la preparazione prevede l’utilizzo di scorza di arancia, limone ecc. scegliete sempre agrumi non trattati.
  • Con olio si intende olio extravergine di oliva leggero, salvo indicazioni diverse.
  • L’aceto è sempre aceto di vino rosso, se bianco o a base di altri ingredienti viene specificato.
  • Con pepe si intende sempre il pepe nero, se di altro tipo viene specificato.
  • Con zucchero si intende il prodotto semolato, se grezzo, di canna o altro viene specificato.

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Natalia Costa & Lucio Filisdeo

Brasile in cucina – Insalata di aragosta – Salada de lagosta

INGREDIENTI

  • 500 gr. di coda di aragosta bollita
  • 4 uova sode
  • 12 olive nere
  • foglie di lattuga tenere
  • 1 cucchiaio di cipolla tritata
  • 1 cucchiaio di prezzemolo tritato
  • succo di limone
  • olio
  • sale, pepe

PREPARAZIONE

Tagliate a cubetti la polpa dell’aragosta e mescolatela con la cipolla e il prezzemolo.

Condite il tutto con un’emulsione di olio, succo di limone, sale e pepe.

Disponete su un piatto di portata le foglie di lattuga, versate il composto di aragosta e guarnite con le uova a rondelle e le olive denocciolate.

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Legenda valida per tutte le ricette

• Gli ingredienti delle ricette sono sempre per 4-6 persone.
• Con cucchiaio si intende quello da minestra.
• Il cucchiaino è quello da tè.
• La tazza è quella a tè.
• La tazzina è quella da caffè.
• Le temperature di cottura sono espresse in gradi centigradi.
• Gli ingredienti: verdure, frutta, carne e pesce sono sempre già mondati, se non diversamente precisato.
• Se la preparazione prevede l’utilizzo di scorza di arancia, limone ecc. scegliete sempre agrumi non trattati.
• Con olio si intende olio extravergine di oliva leggero, salvo indicazioni diverse.
• L’aceto è sempre aceto di vino rosso, se bianco o a base di altri ingredienti viene specificato.
• Con pepe si intende sempre il pepe nero, se di altro tipo viene specificato.
• Con zucchero si intende il prodotto semolato, se grezzo, di canna o altro viene specificato.

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Continuando a parlare di vini: onori militari al Clos Vougeot

Dopo il IX secolo caratterizzato dall’espandersi della viticultura favorita dalla dinastia dei Carolingi e in particolare da Carlo Magno, lo Stato francese, retto dalla dinastia dei Capetingi, fu terra di carestie, sommosse, disordini sociali che contribuirono al declino della viticultura popolare favorendo quella religiosa.

Le viti, coltivate utilizzando procedure maggiormente razionali e praticamente tramandata fino ai nostri giorni, venivano coltivate nei territori affidati alle cure dei monasteri ove principalmente trovavano assistenza e protezioni numerosissimi poveri e oppressi.

Resta documento che i Benedettini dell’Abbazia Cluny bevvero vino da loro prodotto nelle loro terre fin dall’anno 910.

Altri reperti storiografici dicono che nel 1110 i Cisternensi collocarono proprie basi in Borgogna dedicando molta attenzione alla coltivazione di vigneti ubicati nella valle del fiume Vouge, ove, in virtù di successivi lasciti e donazioni, riuscirono ad ottenere una superficie di 123 acri che ancora oggi possiamo vedere circondata dal muro di protezione edificato nel 1336 intorno al famoso Clos Vougeot.

A proposito della fama riconosciuta ai vini di Clos Vougeot, il celeberrimo scrittore francese Stendhal (pseudonimo di Marie-Henri Beyle nato Grenoble il 23 gennaio 1783 e morto a Parigi il 23 marzo 1842) raccontò un aneddoto tanto verosimile che presto divenne leggenda. In sintesi, disse che il Colonnello Baptiste-Pierre-François Bisson  (1767 – 1811 iscritto nella  colonna 16 dell’Arco di Trionfo di Parigi), nel 1794 mentre era di stanza all’Armata del Reno avrebbe fermato la 43° brigata di linea nell’attraversamento della Cote de Nuits in Borgogna e avrebbe ordinato alle proprie truppe un vero e proprio presentat-arm dinanzi al Clos Vougeot.Nella prossima puntata parleremo delle vicende storiche che coinvolsero la proprietà e la produzione vinicola propria del villaggio di qualche centinaio di abitanti che, fino al termine degli anni 70 del secolo scorso, coltivavano vigne tra il torrente della Cote e il fiume Soana.

Oggi, in prospettiva delle piacevolezze enogastronomiche di questo periodo di festività natalizie, mi spingo a segnalare che alcuni vini di Clos Vougeot  hanno corpo e stoffa piena  e diffusa, si caratterizzano per un bouquet ampio e rilevato che ricorda talvolta il tartufo e la reseda (pianta presente anche in tutte le regioni d’Italia, con maggiore frequenza  al centro-sud e particolarmente ai bordi delle massicciate ferroviarie, delle strade, e dei terreni incolti), mentre altri hanno gusto speziato e accenni di roccia frantumata al naso rilasciando dolcezza di frutta al palato.

Ignazio Di Frigeria

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Natalia Costa & Lucio Filisdeo

Brasile in cucina – Insalata di aragosta – Salada de lagosta

INGREDIENTI

  • 500 gr. di coda di aragosta bollita
  • 4 uova sode
  • 12 olive nere
  • foglie di lattuga tenere
  • 1 cucchiaio di cipolla tritata
  • 1 cucchiaio di prezzemolo tritato
  • succo di limone
  • olio
  • sale, pepe

PREPARAZIONE

Tagliate a cubetti la polpa dell’aragosta e mescolatela con la cipolla e il prezzemolo.

Condite il tutto con un’emulsione di olio, succo di limone, sale e pepe.

Disponete su un piatto di portata le foglie di lattuga, versate il composto di aragosta e guarnite con le uova a rondelle e le olive denocciolate.

20241213 DILA ASP IL DISPARI professionisti
Legenda valida per tutte le ricette

• Gli ingredienti delle ricette sono sempre per 4-6 persone.
• Con cucchiaio si intende quello da minestra.
• Il cucchiaino è quello da tè.
• La tazza è quella a tè.
• La tazzina è quella da caffè.
• Le temperature di cottura sono espresse in gradi centigradi.
• Gli ingredienti: verdure, frutta, carne e pesce sono sempre già mondati, se non diversamente precisato.
• Se la preparazione prevede l’utilizzo di scorza di arancia, limone ecc. scegliete sempre agrumi non trattati.
• Con olio si intende olio extravergine di oliva leggero, salvo indicazioni diverse.
• L’aceto è sempre aceto di vino rosso, se bianco o a base di altri ingredienti viene specificato.
• Con pepe si intende sempre il pepe nero, se di altro tipo viene specificato.
• Con zucchero si intende il prodotto semolato, se grezzo, di canna o altro viene specificato.

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Continuando a parlare di vini: onori militari al Clos Vougeot

Dopo il IX secolo caratterizzato dall’espandersi della viticultura favorita dalla dinastia dei Carolingi e in particolare da Carlo Magno, lo Stato francese, retto dalla dinastia dei Capetingi, fu terra di carestie, sommosse, disordini sociali che contribuirono al declino della viticultura popolare favorendo quella religiosa.

Le viti, coltivate utilizzando procedure maggiormente razionali e praticamente tramandata fino ai nostri giorni, venivano coltivate nei territori affidati alle cure dei monasteri ove principalmente trovavano assistenza e protezioni numerosissimi poveri e oppressi.

Resta documento che i Benedettini dell’Abbazia Cluny bevvero vino da loro prodotto nelle loro terre fin dall’anno 910.

Altri reperti storiografici dicono che nel 1110 i Cisternensi collocarono proprie basi in Borgogna dedicando molta attenzione alla coltivazione di vigneti ubicati nella valle del fiume Vouge, ove, in virtù di successivi lasciti e donazioni, riuscirono ad ottenere una superficie di 123 acri che ancora oggi possiamo vedere circondata dal muro di protezione edificato nel 1336 intorno al famoso Clos Vougeot.

A proposito della fama riconosciuta ai vini di Clos Vougeot, il celeberrimo scrittore francese Stendhal (pseudonimo di Marie-Henri Beyle nato Grenoble il 23 gennaio 1783 e morto a Parigi il 23 marzo 1842) raccontò un aneddoto tanto verosimile che presto divenne leggenda. In sintesi, disse che il Colonnello Baptiste-Pierre-François Bisson  (1767 – 1811 iscritto nella  colonna 16 dell’Arco di Trionfo di Parigi), nel 1794 mentre era di stanza all’Armata del Reno avrebbe fermato la 43° brigata di linea nell’attraversamento della Cote de Nuits in Borgogna e avrebbe ordinato alle proprie truppe un vero e proprio presentat-arm dinanzi al Clos Vougeot.Nella prossima puntata parleremo delle vicende storiche che coinvolsero la proprietà e la produzione vinicola propria del villaggio di qualche centinaio di abitanti che, fino al termine degli anni 70 del secolo scorso, coltivavano vigne tra il torrente della Cote e il fiume Soana.

Oggi, in prospettiva delle piacevolezze enogastronomiche di questo periodo di festività natalizie, mi spingo a segnalare che alcuni vini di Clos Vougeot  hanno corpo e stoffa piena  e diffusa, si caratterizzano per un bouquet ampio e rilevato che ricorda talvolta il tartufo e la reseda (pianta presente anche in tutte le regioni d’Italia, con maggiore frequenza  al centro-sud e particolarmente ai bordi delle massicciate ferroviarie, delle strade, e dei terreni incolti), mentre altri hanno gusto speziato e accenni di roccia frantumata al naso rilasciando dolcezza di frutta al palato.

Ignazio Di Frigeria

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Brasile in cucina – Insalata di aragosta – Salada de lagosta

INGREDIENTI

  • 500 gr. di coda di aragosta bollita
  • 4 uova sode
  • 12 olive nere
  • foglie di lattuga tenere
  • 1 cucchiaio di cipolla tritata
  • 1 cucchiaio di prezzemolo tritato
  • succo di limone
  • olio
  • sale, pepe

PREPARAZIONE

Tagliate a cubetti la polpa dell’aragosta e mescolatela con la cipolla e il prezzemolo.

Condite il tutto con un’emulsione di olio, succo di limone, sale e pepe.

Disponete su un piatto di portata le foglie di lattuga, versate il composto di aragosta e guarnite con le uova a rondelle e le olive denocciolate.

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Legenda valida per tutte le ricette

• Gli ingredienti delle ricette sono sempre per 4-6 persone.
• Con cucchiaio si intende quello da minestra.
• Il cucchiaino è quello da tè.
• La tazza è quella a tè.
• La tazzina è quella da caffè.
• Le temperature di cottura sono espresse in gradi centigradi.
• Gli ingredienti: verdure, frutta, carne e pesce sono sempre già mondati, se non diversamente precisato.
• Se la preparazione prevede l’utilizzo di scorza di arancia, limone ecc. scegliete sempre agrumi non trattati.
• Con olio si intende olio extravergine di oliva leggero, salvo indicazioni diverse.
• L’aceto è sempre aceto di vino rosso, se bianco o a base di altri ingredienti viene specificato.
• Con pepe si intende sempre il pepe nero, se di altro tipo viene specificato.
• Con zucchero si intende il prodotto semolato, se grezzo, di canna o altro viene specificato.

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Apriamo il 2025 con poesie ed arte pittorica

Mara Concetta Leone: nuova amica dei progetti Made in Ischia

Passioni indotte

Quando, sfuggendo ad una forma di indolenza mentale resa continua dalla “frenesia della vita moderna” vissuta pur nella quiete dell’isola d’Ischia, mi induco a riflettere su vari argomenti degli aspetti generali della vita artistica e culturale che maggiormente incidono nel bagaglio che amo avere al  mio fianco, ecco che il tema della valenza delle opere classificabili come artistiche mi spiazza in un bivio di incertezze tra il privilegiare la chiara ispirazione dell’artista oppure il palese gradimento che ricevo dalla osservazione di un’opera.

Ossia, estremizzando al massimo, mi chiedo se la feroce evidente passionalità riversata nelle forme e nelle tinte dei quadri di Van Gogh valga, nel mio giudizio, più o meno della leggiadra euforia ricavata dalla visione della eccellente maestria pittorica della Primavera di Botticelli.

Poi, un giorno quasi per caso, mi trovo di fronte ad alcuni quadri che mi rapiscono per quanto sono palesemente originati da furore emotivo e per quanto, di quello stesso furore, riescono ad incuneare nella mia emotività.

Il bivio diventa rettilineo che mi trasporta in un percorso tra scenari di opposte e specifiche bellezze.

Mancando le etichette con i titoli, anche volendo non riuscirei ad assegnare un’aggettivazione a ciascuna delle tredici tele di Mara Concetta Leone che Chiara Pavoni ha messo in mostra nella Casa della Cultura Interno 4 di Roma, e quindi ne parlerò brevemente sorvolandole tutte insieme come se io fossi un vento del nord soffiante in un tragitto terminato sulle dune del Sahara.

Infatti, la calma mai statica del suonatore di tromba trova il suo opposto nell’equilibrato dinamismo nella coppia di ballerini, mentre la tranquilla carezzevole testa di donna anziana si confronta con la fragile ma astuta ricerca di sopravvivenza del bambino con un secchio per la raccolta di acqua.

E poi il tema delle civiltà antiche, e poi un bacio ad occhi chiusi, e poi una gitana dai capelli corvini vestita di rosso, e poi un triste carretto in tinte grigie e poi… poi in Via Della Lungara ci siamo deliziati  nel possedere pezzi di cuore di Mara Leone esposti in una mostra suggestiva e incantevole che ha fatto suonare in tutti noi seducenti campanelli di emozioni.

Bruno Mancini

Mara Concetta Leone

Colori concepiti con Amore e partoriti dall’Anima.

Mara Concetta Leone, apprezzata pittrice di Lamezia Terme (CZ), comincia a dipingere all’età di 10 anni, rigorosamente “con l’occhio”: padrona dell’arte di vedere tutto – regolarmente secondo bellezza – dipinge la sua realtà e non i suoi sogni.

Versatile tanto nei soggetti che nelle tecniche impiegate, le sue oltre 250 opere adornano pareti dall’Italia all’Australia.

Per Mara i colori sono, al pari di esseri viventi, individui completamente evoluti.

Ogni sua opera è quindi concepita con grande e rinnovata emozione: si tratta dei “suoi figli”, partoriti dall’anima, con tanto di dolore per il distacco subito.

Come una madre, li desidera collocati nel posto giusto, poiché l’artista non dipinge quello che vede, ma quello che si vedrà.

Contatti: 335/8070242 (anche Whatsapp) – Email: maralem266@gmail.com

20250106 DILA APS – IL DISPARI

Bruno Mancini

Dalla raccolta di poesie

Sasquatch (1968 – 2009):       

Adesso no

Adesso no.
Sonori squillano sopiti palpiti.
Ignazio è briciola
ondivaga in cerca di assonanze.

Disceso dal barchino di Caronte,
lui fu quel remo
ruotante in aria
che ne squarciava nebbie.

Vorrei capire,
verbo completo,
se il tempo mi scoppietta tra le mani
o sono stato il fabbricante dei petardi.

20250106 DILA APS – IL DISPARI

Poesia inedita di

Angela Prota

Creò la Pace

E la Bellezza del Creato
bussò alla mia porta,
vittoriosa!
Spalancò la finestra
sul mondo di casa…
Sull’uscio di una porta antica
ove suoni inascoltati
si nascondevano al presente
e s’inoltrava silenziosa
tra gli schemi retorici
ed irrisori della mente
nella fitta sterpaglia
di giudizi… preconcetti,
confronti e svilimenti,
dolenti paradigmi,
copioni di idee
indecisioni, paure ed ansie
di sconfitte annunciate…
Ma, in un colpo di vento
tra gramigne e sterpaglie,
boccioli di rose appassite
e grida inascoltate
della coscienza pulsante,
nel cammino faticoso
di una Croce
ed il pianto ininterrotto
di una madre,
che trascina la pietà
misericordiosa… immortale
che la Bellezza dell’anima
conduce in un varco di Luce…
nell’Immenso…
tra le Stelle sorelle
del Firmamento,
creò la Pace!
20250106 DILA APS – IL DISPARI

 

20241230 DILA APS – IL DISPARI

20241230 DILA APS – IL DISPARI

Chiudiamo in poesia il 2024 con Elisabetta Biondi Della Sdriscia
nuova amica dei progetti Made in Ischia

Il canto di Orfeo
PALLIDE LE TUE LABBRA

“Pallide le tue labbra
E la luce della luna:
la felicità è un istante
strappato alla vita!
Mi raccolgono nel sogno di te,
nel ricordo di un bacio
che mi ha impresso sul cuore
la linea piena delle tue labbra.
Unità perduta,
istante di perfezione:
era il centro del mondo,
era un punto smarrito
ai margini del firmamento,
era la tua anima, era la mia,
era il cuore pulsante dell’universo.
Era il tempo passato,
era il futuro,
tutti gli sitanti
di un eterno presente…
C’eri solo tu, c’ero solo io,
nell’eterno presente della mente!”

Così cantava, Orfeo,
al suono della lira:
raccolto nel sogno svanito
cantava il ricordo di un bacio.

———……———-

ATTENDO IL TUO RITORNO

Attendo il tuo ritorno, nel tramonto:
al cielo incendiato racconto del dolore,
della malinconia struggente dell’assenza.

Del tuo corpo, baciato con passione,
e di quanto lo abbia sospirato;
delle tue labbra piene, mio tormento,
vertigine insaziata sortilegio.

Piangendo gli racconto che il dolore
È sofferenza che mi toglie il fiato
E trafigge in un punto imprecisato
Sopra lo sterno, tra stomaco e cuore.
Morire di dolore perché il cuore
trabocca tenerezza è un paradosso
difficile a capirsi. E quanto tu
ritorni e mi sorridi il dolore svanisce
e dimentico i momenti che ho trascorso,
le notti insonni, le lacrime, i tormenti.
Basta un tuo bacio, amore, per guarire
Fino a quando, di nuovo, te ne andrai.

———……———-

TELEMACO

Sono venuto a cercarti,
perché tu non ritornavi.
Ho navigato mari perigliosi e
percorso sentieri inesplorati,
perché volevo trovarti.
Ho incontrato visi ostili e
sorrisi sconosciuti mentre
cercavo di riconoscere
i miei tratti in altri volti,
mentre cercavo in ogni donna
tracce del tuo passaggio.

Ma tu non c’eri mai,
né eri accanto alla tua sposa
che disfaceva la tela faticosa.
Non eri accanto al padre, ormai
canuto e stanco, non difendevi
l’onore della casa da pretendenti
sguaiati. Il servo fedele invano
lucidava il vigoroso arco mentre
mi raccontava le tue imprese
lontane: come di Troia espugnasti
le ingenue mura con il cavallo
astuto, e dieci anni era
durata la guerra, dieci anni….

Di poco ero io più grande mentre,
ascoltando Eumeo, io ti attendevo,
ma tu ti attardavi per canto
di sirena o per gli occhi di Circe
incantatrice. L’odioso Polifemo
ti era più caro delle candide
braccia della sposa, né mai tela
cresceva sul tuo telaio operoso,
mai ordito vidi più lento e senza
trama. Lei ti attendeva con lavoro
paziente, frenando pianto
tumultuoso nel petto. Era
certa, diceva, del ritorno,
era certa, diceva, del tuo affetto.

Ora che le onde ti hanno riportato
alle rocce di Itaca lontana,
nelle tue rughe cerco invano
il mio volto. Ruvida è la tua mano
né io voglio più quella carezza
che attendevo senza addormentarmi,
non voglio più il bacio che, pensavo,
avrebbe sciolto tutto il mio dolore.
Tu mi narri di mari che da solo
Ho solcato, cercando il tuo ritorno,
di maghe e di Feaci che anch’io
ho conosciuto, di voci di Sirene
inascoltate: l’ho conosciuto
anch’io quel canto, era quello
dolce di mia madre che mi cullava
mentre t’aspettavamo.

La poetessa e scrittrice Elisabetta Biondi Della Sdriscia nata a Livorno, vive a Roma da molti anni.
Vincitrice di molti concorsi di poesia e narrativa, ha pubblicato “E siamo bacio entrambi” con la Casa editrice “Pagine” nel 2021.
Sempre con Pagine ha pubblicato nel 2016 il suo primo libro “Divento voce” mentre la sua raccolta più recente !A latitudine incerta” è uscita in giugno per le Edizioni Setteponti.
Ancora inediti, invece, alcuni racconti.

Antonella Ariosto

20241230 DILA APS – IL DISPARI

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Dalla raccolta di poesie “Non sono un principe”
(2012 – 2014):
Adesso

Manca solo un rito woodoo,
ogni mattina scrutare
nel controluce dei contrasti
il volo di uccelli pavoni,
attendere per coito fertile
configurazione astrale,
spargere sale
e ciabattare con un rosario in mano.

Manca l’ultimo anello
dalla follia alla scemenza.

Pelle disidratata da pianti inutili,
scoppiano i timpani
ai canti di sirene,
il neologismo “Amore”
è solo una carezza sulla gota.

Sarebbe giusto chiudere,
adesso,
al manto di luna che offusca le stelle,
il cerchio dei misteri
– superstizioni
pietosi inganni –
con l’unico miracolo possibile:
“Serenità”.

20241230 DILA APS – IL DISPARI

QUEST’ANNO NON VOGLIO REGALI

Quest’anno non voglio regali
rinuncio stavolta agli auguri
i troppi episodi mortali
mi rendono i giorni insicuri.
Qui l’aria è infuocata dal male
èmina che esplode la terra
dove anche il respiro è fatale
si vive ogni giorno una guerra.
Non voglio più un mare di sangue
né rabbia del cielo in tempesta
la gente che trema e che langue
ma un senso di vita più onesta.
Dov’è che sei Cristo mio Dio
nessuna ferita è guarita
è tutto soltanto un oblio.
Dov’è quella fede infinita
che nasce guardando il tramonto
galoppa l’immenso universo
portando al Natale ch’è pronto
un nuovo domani diverso.

LUCIANO SOMMA
Da BENESSERE – Dicembre 2024

20241230 DILA APS – IL DISPARI

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Gaetano Di Meglio

Miramare Gaetano .jpg

Direttore del quotidiano Il Dispari

DILA & IL DISPARI 2017 Redazione culturale

distribuito in edicola insieme al quotidiano “Il Mattino” di Napoli

Il mattino logo

ha scritto:

Al Presidente Bruno Mancini e a tutti i Soci Fondatori dell’Associazione Culturale “Da Ischia L’Arte – DILA”

  • Cari amici, come da accordi verbali con Bruno Mancini ed in considerazione della valenza culturale e sociale dei progetti proposti dalla “nostra” Associazione DILA, ho piacere di rendere disponibile una pagina settimanale del quotidiano Il Dispari, da me diretto, per offrire una costante informazione dei programmi DILA ed una qualificata presentazione delle Opere e degli Artisti che vorrete mettere in mostra.
    Tutto ciò tenendo in massima evidenza possibile il rapporto con la realtà geografica, isola d’Ischia in primis, nella quale viene distribuita la testata Il Dispari che, vi ricordo, è venduta in abbinamento con il quotidiano Il Mattino di Napoli.
    La pagina sarà inserita, salvo imprevisti, nell’edizione del lunedì.
    Il format suggerito è quello di 2-3 articoli della lunghezza totale di circa 6.000 battute spazi compresi con l’aggiunta di 1-2 foto.
    Augurando a DILA e al Il Dispari una felice e lunga collaborazione

————|————

Gaetano Di Meglio
Il Dispari Quotidiano | Il direttore

m. +39 346.6226480
u. +39 081.18909067
www.google.com/+gaetanodimeglio
dir@ildispari.com
www.ildispari.it

Alla attenzione di tutti gli Amministratori dei gruppi ai quali sono iscritto.

Nella pagina

IL Dispari 20150525 testata -comp

che il quotidiano Il Dispari (distribuito in edicola insieme al quotidiano Il Mattino di Napoli) ha recentemente assegnata all’attività redazionale dell’Associazione culturale “Da Ischia L’Arte – DILA” (della quale sono Presidente), sarò lieto di pubblicare notizie di carattere artistico culturale indicate dagli Amministratori dei gruppi ai quali sono iscritto.

Ciò vuole rappresentare la naturale trasformazione dell’Associazione “Da Ischia L’Arte DILA” nell’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte DILA APS”  iscritta nel registro nazionale del terzo settore (RUNTS).

Compatibilmente con lo spazio di volta in volta disponibile, e con l’avvertenza che i contenuti dovranno essere interessanti specialmente per la comunità ischitana, invito chi di voi vorrà partecipare a questa iniziativa ad inviarmi un cenno di adesione e gli opportuni recapiti telefonici/e-mail a

dilaaps@dilaaps.it

Per ulteriori informazioni rispondo dal 3914830355 tutti i giorni dalle 14 alle 24 con avvertenza che NON rispondo a numeri segnalati come anonimi.
Bruno Mancini

Presidente DILA APS

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Il canto di Orfeo
PALLIDE LE TUE LABBRA

“Pallide le tue labbra
E la luce della luna:
la felicità è un istante
strappato alla vita!
Mi raccolgono nel sogno di te,
nel ricordo di un bacio
che mi ha impresso sul cuore
la linea piena delle tue labbra.
Unità perduta,
istante di perfezione:
era il centro del mondo,
era un punto smarrito
ai margini del firmamento,
era la tua anima, era la mia,
era il cuore pulsante dell’universo.
Era il tempo passato,
era il futuro,
tutti gli sitanti
di un eterno presente…
C’eri solo tu, c’ero solo io,
nell’eterno presente della mente!”

Così cantava, Orfeo,
al suono della lira:
raccolto nel sogno svanito
cantava il ricordo di un bacio.

———……———-

ATTENDO IL TUO RITORNO

Attendo il tuo ritorno, nel tramonto:
al cielo incendiato racconto del dolore,
della malinconia struggente dell’assenza.

Del tuo corpo, baciato con passione,
e di quanto lo abbia sospirato;
delle tue labbra piene, mio tormento,
vertigine insaziata sortilegio.

Piangendo gli racconto che il dolore
È sofferenza che mi toglie il fiato
E trafigge in un punto imprecisato
Sopra lo sterno, tra stomaco e cuore.
Morire di dolore perché il cuore
trabocca tenerezza è un paradosso
difficile a capirsi. E quanto tu
ritorni e mi sorridi il dolore svanisce
e dimentico i momenti che ho trascorso,
le notti insonni, le lacrime, i tormenti.
Basta un tuo bacio, amore, per guarire
Fino a quando, di nuovo, te ne andrai.

———……———-

TELEMACO

Sono venuto a cercarti,
perché tu non ritornavi.
Ho navigato mari perigliosi e
percorso sentieri inesplorati,
perché volevo trovarti.
Ho incontrato visi ostili e
sorrisi sconosciuti mentre
cercavo di riconoscere
i miei tratti in altri volti,
mentre cercavo in ogni donna
tracce del tuo passaggio.

Ma tu non c’eri mai,
né eri accanto alla tua sposa
che disfaceva la tela faticosa.
Non eri accanto al padre, ormai
canuto e stanco, non difendevi
l’onore della casa da pretendenti
sguaiati. Il servo fedele invano
lucidava il vigoroso arco mentre
mi raccontava le tue imprese
lontane: come di Troia espugnasti
le ingenue mura con il cavallo
astuto, e dieci anni era
durata la guerra, dieci anni….

Di poco ero io più grande mentre,
ascoltando Eumeo, io ti attendevo,
ma tu ti attardavi per canto
di sirena o per gli occhi di Circe
incantatrice. L’odioso Polifemo
ti era più caro delle candide
braccia della sposa, né mai tela
cresceva sul tuo telaio operoso,
mai ordito vidi più lento e senza
trama. Lei ti attendeva con lavoro
paziente, frenando pianto
tumultuoso nel petto. Era
certa, diceva, del ritorno,
era certa, diceva, del tuo affetto.

Ora che le onde ti hanno riportato
alle rocce di Itaca lontana,
nelle tue rughe cerco invano
il mio volto. Ruvida è la tua mano
né io voglio più quella carezza
che attendevo senza addormentarmi,
non voglio più il bacio che, pensavo,
avrebbe sciolto tutto il mio dolore.
Tu mi narri di mari che da solo
Ho solcato, cercando il tuo ritorno,
di maghe e di Feaci che anch’io
ho conosciuto, di voci di Sirene
inascoltate: l’ho conosciuto
anch’io quel canto, era quello
dolce di mia madre che mi cullava
mentre t’aspettavamo.

La poetessa e scrittrice Elisabetta Biondi Della Sdriscia nata a Livorno, vive a Roma da molti anni.
Vincitrice di molti concorsi di poesia e narrativa, ha pubblicato “E siamo bacio entrambi” con la Casa editrice “Pagine” nel 2021.
Sempre con Pagine ha pubblicato nel 2016 il suo primo libro “Divento voce” mentre la sua raccolta più recente !A latitudine incerta” è uscita in giugno per le Edizioni Setteponti.
Ancora inediti, invece, alcuni racconti.

Antonella Ariosto

20241230 DILA APS – IL DISPARI

20241230 DILA APS – IL DISPARI

Dalla raccolta di poesie “Non sono un principe”
(2012 – 2014):
Adesso

Manca solo un rito woodoo,
ogni mattina scrutare
nel controluce dei contrasti
il volo di uccelli pavoni,
attendere per coito fertile
configurazione astrale,
spargere sale
e ciabattare con un rosario in mano.

Manca l’ultimo anello
dalla follia alla scemenza.

Pelle disidratata da pianti inutili,
scoppiano i timpani
ai canti di sirene,
il neologismo “Amore”
è solo una carezza sulla gota.

Sarebbe giusto chiudere,
adesso,
al manto di luna che offusca le stelle,
il cerchio dei misteri
– superstizioni
pietosi inganni –
con l’unico miracolo possibile:
“Serenità”.

20241230 DILA APS – IL DISPARI

QUEST’ANNO NON VOGLIO REGALI

Quest’anno non voglio regali
rinuncio stavolta agli auguri
i troppi episodi mortali
mi rendono i giorni insicuri.
Qui l’aria è infuocata dal male
èmina che esplode la terra
dove anche il respiro è fatale
si vive ogni giorno una guerra.
Non voglio più un mare di sangue
né rabbia del cielo in tempesta
la gente che trema e che langue
ma un senso di vita più onesta.
Dov’è che sei Cristo mio Dio
nessuna ferita è guarita
è tutto soltanto un oblio.
Dov’è quella fede infinita
che nasce guardando il tramonto
galoppa l’immenso universo
portando al Natale ch’è pronto
un nuovo domani diverso.

LUCIANO SOMMA
Da BENESSERE – Dicembre 2024

20241230 DILA APS – IL DISPARI

20241223 DILA APS – IL DISPARI

20241223 DILA APS – IL DISPARI

FRANCESCA TIRICO nuova amica dei progetti MADE IN ISCHIA

NOTE DI PROFILO ARTISTICO A FRANCESCA TIRICO DI LUCIANA CAPECE PER  “IL QUADERNO DI FRANCESCA” POESIE ED ILLUSTRAZIONI- ALBATROS

Ormai un punto di riferimento comunicativo è l’Editoria “IL DISPARI” Diretta professionalmente dal Dott. GAETANO DI MEGLIO.

Cui Ringrazio per l’ausilio delle volumetriche propalazioni articolate, sempre con il valido riferimento Associativo del Gent.mo Presidente DILA APS BRUNO MANCINI al quale porgo, con senso di rilevata stima, i più sentiti Ringraziamenti.

L’arrivo della Poetessa FRANCESCA TIRICO a l’Evento del GIARDINO VERANO è stato sottolineato da un applauso di meritata presenza.

Il suo sguardo, correlato al dolce sorriso, ha aperto ai presenti ARTISTI di Interno 4 una finestra di viscerali momenti festosi colmi di tenera gioia.

Uno scambio dettato dal cuore da ognuno di noi tra i sentieri dell’emozione stretti da abbracci.

Un podio il suo di perfetta attenzione nell’incarnata disponibilità di ascoltare le varie esibizioni in un transito di alternanza di POETI pronti a dar letture del suo meraviglioso scrigno: IL QUADERNO DI FRANCESCA! (ALBATROS).

Opera Artistica Culturale non solo biografica, ma dedicata con delicatezza ad un sociale con teorie faticose, difficili, però innovative per una riproduzione d’amore ancora più elevata.

Una targa alle regole giuste, tempio del rispetto iconografico per tutto.

Gigantesca è la bellezza interiore ed esteriore della Scrittrice FRANCESCA, nel suo proliferare gesta di condivisione partecipativa sul piano della familiarità, ove bene è stata accompagnata dalla presenza dell’affetto dei suoi cari.

Le suggestioni nel declamare i versi della Poetessa FRANCESCA TIRICO, supportati dalla musicista LUCIA PAVONE anche Ella presente col suo Libro “PENELOPE E IL CUORE”, hanno aggiunto un ricco procedimento alla essenza delle sue scritture, in un canale di alternanza di titoli più volte elencate dalla nota Presentatrice Attrice e Modella nonché Vicepresidente DILA APS CHIARA PAVONI.

Tutto tra plausi e contemplazione verso le Liriche anche di altri ARTISTI, tra cui la sottoscritta, ove con soddisfazione abbiamo esibito parte dei nostri repertori.

L’opera è una pura illuminazione poetica consona alla essenza della vita!

Strofe che il tempo sbriciola tra i viottoli delle pagine di ogni cuore, fino allo scadere del vissuto e oltre i silenzi terreni.

Il suo percorso di studio, già elogiato alla Scuola Media, poi diplomata al Liceo Scientifico TULLIO LEVI e iscritta alla Facoltà di Medicina Odontoiatria dell’Università “LA SAPIENZA” di Roma con obiettivo la Laurea nonostante le varie problematiche fisiche, ha dentro un mare eccezionale di quoziente intellettivo.

Potenziale messo a disposizione in ampia area Culturale.

Una galleria piena di risorse stilistiche,  attraverso l’antica virtù del bene, ove vibra per respirare pulsazioni emozionali in una poliedrica mentalità, custodia autorizzata dalla stessa sapiente, di volgere con sostenibilità e ardimento, una bandiera di sapere, visto gli studi approfonditi.

Una trasmissione di elaborati onde senza cordoni di polemiche invita come un barometro a risalire al tratto nostalgico per accogliere in ogni fonte interna quel feeling tanto ricercato in questo mondo algido di trasversale male dilagato, per traslocare a titolo di progresso su pianeti di genuina missione umanistica.

Senza inceppi dannosi che sanno dare nel cantiere del quotidiano.

Pergamene di Rivincite.

Nella complessa partecipazione degli Scritti, le Liriche della magistrale Poetessa TIRICO volgono da guida quasi di modifiche per una linea dritta senza più curve, ma che intervistino il titolare d’ogni animo per fenomeni di massa preparati al trofeo superlativo d’amore come protagonisti!

LUCIANA CAPECE Scrittrice – Poetessa- Saggista- Aforista- Prefatrice- Critico Letterario-Critico Teatrale- Recensora 

20241216 DILA APS – IL DISPARI

 

Dalla raccolta di poesie
“La sagra del peccato”
di Bruno Mancini

L’AMORE, PER ESSERE

Cantate, cantate
ragazzi del Borgo
sui cordoli
sui giunti
– Fratelli dell’ultima speranza –
sugli alti tralicci
sulle creste dei vulcani
cantate

un nuovo pallore
mi comprime il viso
eietto
fili bianchi
vene varicose
passioni represse
al miele dei suoi peluzzi.

Suonate, suonate
ragazzi dell’Arso
quasi fosse domenica
senza fine e senza sonno
– Fratelli di madri diverse –
nelle serre
che mutano fiori
suonate

un nuovo tremito
mi sconquassa le braccia
distillo liquidi salati
occhi annebbiati
il mio
senso di colpa
contro l’audacia dei suoi capezzoli.

Ballate, ballate
ragazzi del Porto
sulle spolette
di bombe Afgane
– Fratelli di anni di provette –
come serpenti
nei boschi inceneriti
ballate

un nuovo affanno
mi smaneggia il petto
azzanno
lingua profonda
freddezza immensa
il mio orgasmo invadente
tra le sue dita attorcigliate al fungo.

Fuggite, fuggite

dal Borgo, dall’Arso, dal Porto
mosche insaccate nei carburi
– Fratelli di Ignazio –
dal carnevale
antico, falso e bigotto

fuggite

un nuovo grido
mi scatena l’anima
senza prudenza
“Andiamo”

come rinato nudo e puro
nella sagra del peccato

al fuoco del tuo sguardo
“Andiamo”

oltre i velluti
verso un diario della follia
spingendo insieme gli anni
“Andiamo”

acconcio in gabbia
il polline che resta
d’illimitate perversioni
“Andiamo”

sfiorandoti, per essere
l’uomo che scaglia
la prima pietra
“Andiamo”

stringendoti, per essere
l’uomo che punta
senza paure il dito
“Andiamo”

amandoti, per essere
infine
uomo
“Andiamo”

e punto il dito.

 LA SAGRA DEL PECCATO

“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”

“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”

Data di pubblicazione 3 gen 2023
ISBN 9781470913205
Pagine 78
Libro a copertina morbida
Euro 14.00
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